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Grover Furr
Indice
KRUSCIOV MENTÌ
LA DIMOSTRAZIONE CHE TUTTE LE "RIVELAZIONI"
SUI "CRIMINI" DI STALIN (E DI BERIA) CONTENUTE
NEL FAMIGERATO"RAPPORTO SEGRETO"
DI NIKITA KRUSCIOV AL XX CONGRESSO
DEL PARTITO COMUNISTA DELL'UNIONE
SOVIETICA IL 25 FEBBRAIO 1956 SONO FALSE
Grover Furr
K R U S C I O V M E N T Ì
LA DIMOSTRAZIONE CHE TUTTE LE "RIVELAZIONI" SUI "CRIMINI" DI STALIN (E DI BERIA) CONTENUTE
NEL FAMIGERATO"RAPPORTO SEGRETO" DI NIKITA KRUSCIOV AL XX CONGRESSO DEL PARTITO
COMUNISTA DELL'UNIONE SOVIETICA
IL 25 FEBBRAIO 1956, SONO FALSE
Titolo originale:
KHRUSHCHEV LIED. The Evidence that Every "Revelation" of Stalin's (and Beria's) "Crimes" in Nikita Khrushchev's Infamous "Secret Speech" to the 20th Party Congress of the Communist Party of the Soviet Union on February 25, 1956, Is Provably False.
Erythros Press & Media, LLC, 2011.
SOMMARIO
TOC \z \o "1-3" \hIntroduzione
La scuola delle falsità di Krusciov: “Il discorso più influente del XX secolo”
Capitolo 1. Il culto e il “Testamento” di Lenin
Capitolo 2. Collegialità “calpestata"
4. Stalin “annientava moralmente e fisicamente” I dirigenti che gli si opponevano
5. Repressioni di massa in generale
9. Stalin trascurava il Partito
Capitolo 3. “Arbitrarietà” di Stalin verso il Partito
11. 1° Dicembre 1934, “direttiva” firmata da Enukidze
12. Krusciov lascia intendere il coinvolgimento di Stalin nell’assassinio di Kirov.
13. Telegramma di Stalin e Zdanov al Politburo del 25 settembre 1936.
14. Rapporto di Stalin al Plenum CC del febbraio-marzo 1937
15. “Molti membri criticarono la repressione di massa”, soprattutto Pavel Postyshev
Capitolo 4. I “casi” contro i membri del partito e le questioni connesse
21-24. S.V. Kossior, V. Ia. Chubar ‘; P.P. Postyshev; A.V. Kosarev
26. Le risoluzioni del Plenum CC del gennaio 1938
28. “Il telegramma della tortura”
29. Rodos torturò Chubar’ e Kossior per ordine di Beria
Capitolo 5. Stalin e la guerra
30. Stalin trascurò i segnali di guerra
34. Stalin”demoralizzato” dopo l’inizio della guerra
37. Stalin pianificava le operazioni militari su un mappamondo
Capitolo 6. Complotti e Affaires
39. Deportazioni di nazionalità
Capitolo 7. Beria, “Imbrogli” e “Crimini”
45. Kaminsky accusa Beria di lavorare con il Musavat
48. Il fratello di Ordzhonikidze
Capitolo 8. Ideologia e cultura
49. Stalin, la Breve Biografia
51. Stalin firmò l’ordine di un monumento a se stesso il 2 Luglio 1951
Capitolo 9. Gli ultimi anni di Stalin al potere
54. Stalin propose un enorme aumento della tassazione sui kolchoz
56. “Disorganizzazione” del lavoro del Politburo
57. Stalin sospetta Voroshilov di essere un “Agente inglese”
58. Andreev; 59. Molotov; 60. Mikoian
Capitolo 10. Una tipologia di prevaricazione
Tipologia di prevaricazione krusciovinana
Smascherare una bugia non è la stessa cosa che stabilire la verità
Prove storiche e prove giudiziarie
La tortura e gli storici problemi ad essa correlati
Una tipologia di prevaricazione kruscioviana
Capitolo 11. I risultati delle “rivelazioni” di Krusciov; riabilitazioni falsificate
Capitolo 12. Conclusioni: L’eredità duratura dell’inganno kruscioviano
Perché Krusciov attaccò Stalin?
Implicazioni: L'influenza sulla società sovietica
Debolezze non risolte del sistema di socialista sovietico
Citazioni da fonti primarie e da altre fonti
1. Il Culto della personalità.
4. Stalin “annientava moralmente e fisicamente” i dirigenti che gli si opponevano.
5. Repressioni di massa in senso generale
9. Stalin trascurava il Partito
11. 1 Dicembre 1934 “direttiva” firmata da Enukidze
12. Krusciov lascia intendere il coinvolgimento di Stalin nell’assassinio di Kirov
13. Telegramma di Stalin e Zdanov al Politburo del 25 settembre 1936.
14. Rapporto di Stalin al Plenum CC del febbraio-marzo 1937.
15. “Molti membri misero in discussione la repressione di massa”. Soprattutto Postyshev.
28. “Il telegramma della tortura”
29. Rodos torturò Chubar & Kosior per ordine di Beria
30. Stalin non tenne conto dei segnali di guerra
34. “Demoralizzazione” di Stalin dopo l’inizio della guerra
37. Stalin pianificava le operazioni militari su un mappamondo
39. Deportazioni di nazionalità
45. Kaminsky su Beria collaboratore del Mussavat
46. Kartvelishvili (Lavrent’ev)
48. Il fratello di Ordzhonikidze
49. Stalin, la Breve Biografia
51. Stalin firmò l’ordine di un monumento a se stesso il 2 Luglio 1951
54. Stalin propose un enorme aumento delle tasse sui kolkhos
56. “Disorganizzazione” del lavoro del Politburo
57. Stalin Sospettava che Voroshilov fosse un “agente inglese”
58. Andreev; 59. Molotov; 60. Mikoian
Il cinquantesimo anniversario del “Rapporto Segreto” di Nikita S. Krusciov, del 25 febbraio 1956, ha suscitato prevedibili commenti. Un articolo del London Telegraph lo ha definito “il discorso più influente del XX secolo.” Lo stesso giorno, sul New York Times, William Taubman, che nel 2004 aveva vinto il Premio Pulitzer per la biografia di Krusciov, definiva il Rapporto “una grande impresa” il cui anniversario “merita di essere celebrato”[1].
Qualche tempo fa ho riletto per la prima volta dopo molti anni il “rapporto segreto” di Krusciov nella versione online della edizione già apparsa nel 1962 in un numero speciale di The New Leader.[2] Leggendo, osservai che il noto studioso menscevico Boris Nikolaevsky, nelle sue annotazioni al discorso di Krusciov, esprimeva l’opinione che alcune delle dichiarazioni di Krusciov fossero false. Per esempio, all'inizio del suo discorso, Krusciov dice:
Ultimamente, soprattutto dopo lo smascheramento della banda di Beria, il Comitato Centrale ha esaminato una serie di questioni manipolate da quella banda. Questo ha rivelato un quadro molto negativo della caparbietà brutale collegata con il comportamento scorretto di Stalin.
Nella nota 8 di Boris Nikolaevsky a questo brano, si legge:
Questa affermazione di Krusciov non è del tutto vera: le indagini sugli atti terroristici di Stalin nell'ultimo periodo della sua vita furono avviate da Beria. (...) Krusciov, che ora si descrive quasi come fosse l’iniziatore delle indagini sulle camere di tortura di Stalin, in realtà ha cercato di bloccarle nei primi mesi dopo la morte di Stalin.
Mi sovvenne che Arch Getty aveva scritto qualcosa di molto simile nel suo eccellente lavoro Origini della grandi purghe.
Altre incongruenze nel racconto di Krusciov mostrano un’apparente confusione tra Ezhov e Beria. Anche se talvolta il nome menzionato è Ezhov, Beria è accusato di altrettanti misfatti e repressioni, ma fino al 1938 quest’ultimo era solo un segretario regionale. Inoltre, molte relazioni affermano che il terrore poliziesco cominciò a scemare quando Beria prese il posto di Ezhov nel 1938. È possibile che Krusciov abbia sostituito opportunamente Beria al posto di Ezhov nel suo rapporto? Che altro potrebbe aver alterato? In ogni caso, la recente esecuzione di Beria da parte di Krusciov e dei suoi dirigenti lo rendeva un comodo capro espiatorio. L’uso opportunistico di Beria da parte di Krusciov getta qualche sospetto circa l'esattezza di altre sue affermazioni. (p. 268 n.28; enfasi mia GF)
Così pensai che alla luce dei molti documenti provenienti dagli archivi segreti sovietici ora disponibili, una ricerca seria avrebbe potuto scoprire che anche altre “rivelazioni” di Krusciov su Stalin potevano rivelarsi false.
In effetti, ho fatto una scoperta molto diversa: non una delle affermazioni specifiche di “rivelazione” che Krusciov fece su Stalin o Beria si è rivelata essere vera. Tutte quelle che possono essere controllate per la verifica, risultano essere false. Si scopre che Krusciov non si limitò a “mentire” su Stalin e Beria, praticamente non ha fatto altro che mentire. L'intero “Rapporto segreto” è costituito da invenzioni. Questa è la “grande opera” per la quale Taubman ha lodato Krusciov! (Si potrebbe scrivere un articolo a parte, anche se molto più breve, per esporre le falsità dell’editoriale di Taubman sul New York Times per celebrare il discorso postribolare di Krusciov).[3]
Come studioso, questa è stata per me una scoperta inquietante e addirittura sgradevole. Se, come avevo immaginato, avessi trovato che, ad esempio, un 25% delle “rivelazioni”di Krusciov erano false, la mia ricerca avrebbe sicuramente suscitato scetticismo e sorpresa. Ma in generale si poteva prevedere accettazione e apprezzamenti del tipo: “Un buon lavoro di ricerca da parte di Furr”, e così via.
Ma temevo, e le mie paure sono nate dall’esperienza con la prima edizione in russo del volume nel dicembre 2007, che nessuno mi avrebbe creduto, se io avessi affermato la falsità di ciascuna delle “rivelazioni” di Krusciov. Non importa con quanta ampiezza o cura potessi citare le prove a sostegno delle mie argomentazioni. Confutare l'intero Rapporto di Krusciov vuol dire sfidare l'intero paradigma della storia sovietica del periodo di Stalin, paradigma su cui si fonda il Rapporto. Il discorso più influente del XX secolo – se non di tutti i tempi – una completa frode? Il concetto era troppo assurdo. Chi vorrebbe mai affrontare il riesame della storia sovietica, del Comintern, della stessa storia del mondo, che la logica di tale conclusione richiederebbe? Sarebbe stato infinitamente più facile per tutti credere che avessi fatto “carte false” nascondendo la verità e falsificando i fatti, proprio quello di cui accusavo Krusciov. Il mio lavoro poteva essere ignorato, e il problema “risolto”. Soprattutto perché è nota la mia simpatia per il movimento comunista mondiale, di cui Stalin era il leader riconosciuto. Quando un ricercatore giunge a conclusioni che sembrano sostenere sue idee preconcette, è quasi ovvio sospettare di una qualche mancanza di obiettività, o peggio. Sarei quindi stato molto più contento se la mia ricerca fosse giunta alla conclusione che il 25% delle “rivelazioni”di Krusciov su Stalin e Beria erano false. Tuttavia, dato che la quasi totalità di quelle “rivelazioni” che possono essere controllate sono davvero delle falsità, l'onere della prova diventa più gravoso per me come studioso di quanto sarebbe di norma. Ho organizzato quindi la relazione su questa ricerca in modo un po’ insolito. Questo libro è diviso in due sezioni distinte ma correlate. Nelle prima sezione (capp. 1-9) prendo in esame tutte le asserzioni fatte da Krusciov nel Rapporto e che costituiscono l'essenza delle sue cosiddette “rivelazioni”. (Come si vedrà, ho identificato 61 di tali affermazioni). Ognuna di queste “rivelazioni” è preceduto da una citazione dal “Rapporto segreto”, che viene poi esaminata alla luce di prove documentali, per la maggior parte da fonti primarie e solo in pochi casi cito da fonti secondarie. Per dimostrare il carattere falso del discorso di Krusciov al XX Congresso del Partito, mi sono assunto il compito di presentare la prova migliore che sono riuscito a trovare, per lo più tratta da ex archivi sovietici. Dal momento che lunghe citazioni documentali, intervallati con il testo, avrebbero reso difficile la lettura, ho esposto solo brevemente gli elementi di prova nel testo e ho riportato citazioni più complete delle stesse fonti primarie (e in qualche caso secondarie) nelle sezioni relative a ogni capitolo in Appendice. La seconda sezione del libro, (capp. 10-12) è dedicata a questioni di natura metodologica e alla discussione di alcune conclusioni che discendono da questo studio, sottolineando una tipologia di falsità, o metodi di inganno impiegati da Krusciov. C’è anche uno studio di materiali relativi alla “riabilitazione” di alcuni dirigenti del partito citati nel Rapporto. Per i riferimenti alle fonti primarie, oltre alla documentazione accademica tradizionale attraverso note e bibliografia, ho cercato per quanto possibile di indicare al lettore i documenti principali disponibili in parte o per intero su Internet. I riferimenti URL erano validi alla data di uscita dell'edizione in lingua inglese di questo libro. In alcuni casi, io stesso ho messo a disposizione importanti documenti primari su Internet, in formato PDF. Ciò consente di indicare i numeri di pagina, impossibile se si utilizza il linguaggio HTML.
In conclusione vorrei ringraziare i miei colleghi negli Stati Uniti e in Russia che hanno letto questo lavoro in bozze e hanno contribuito con le loro critiche; ovviamente non sono responsabili di eventuali errori e carenze che nonostante il loro impegno rimangono nel libro.
La mia gratitudine particolare va al mio collega moscovita, Vladimir L'vovich Bobrov: eccellente studioso, ricercatore, curatore e traduttore, padrone sia della lingua russa materna, sia dell’inglese. Non avrei mai intrapreso, e tanto meno completato questo lavoro senza la sua ispirazione, guida e assistenza d’ogni genere. Sarò grato per osservazioni e critiche a questo lavoro da parte dei lettori.
Krusciov:
Compagni! Nel rapporto del Comitato centrale del partito al XX Congresso, una serie di interventi da parte dei delegati al Congresso, ed anche in precedenza in riunioni plenarie del CC del PCUS [Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica], è stato affrontato ampiamente il tema del culto della personalità e sulle sue conseguenze dannose.
Dopo la morte di Stalin, il Comitato centrale del partito ha dato corso a una politica tendente a spiegare brevemente, ma con chiarezza, che è inammissibile ed estraneo allo spirito del marxismo-leninismo esaltare una persona e trasformarla in un superuomo fornito di qualità soprannaturali a somiglianza di un dio; un uomo ritenuto quindi in grado di saper tutto, vedere tutto, pensare per tutti, onnipotente e infallibile.
Tale immagine di un uomo, in particolare di Stalin, è stata promossa e alimentata in mezzo a noi per molti anni.
Il presente rapporto non ha lo scopo di valutare minuziosamente la vita di Stalin e le sue attività.
Sui meriti di Stalin è già stato scritto un numero sufficiente di libri, opuscoli e saggi. È universalmente noto a tutti il ruolo di Stalin nella preparazione e attuazione della rivoluzione socialista, nella guerra civile e nella lotta per l’edificazione del socialismo nel nostro paese.
Ci occupiamo qui di una questione che ha grandissima rilevanza per il partito sia nel momento presente che per l’avvenire: come è accaduto che il culto della persona di Stalin sia andato continuamente crescendo e sia divenuto, a un certo punto, fonte di una serie di gravissime degenerazioni dei principi del partito, della democrazia del partito e della legalità rivoluzionaria.
Questo discorso è spesso considerato come una delle “rivelazioni” di Krusciov dei crimini e misfatti compiuti da Stalin. La questione del “culto della personalità”, o “culto dell’individuo”, intorno alla figura di Stalin è stata il tema principale del Rapporto. Ma non fu Krusciov a “rivelare” l’esistenza di un “culto della personalità”. La questione era ben nota, essendo stata discussa nelle riunioni del Presidium già subito dopo la morte di Stalin. Tuttavia Krusciov non afferma esplicitamente che Stalin ha promosso il “culto”: una scelta deliberata da parte di Krusciov. Nel suo intervento Krusciov sottintende, o meglio, dà per scontato, quello che avrebbe dovuto ma non poteva dimostrare, e cioè che lo stesso Stalin aveva favorito questo culto al fine di ottenere un potere dittatoriale. In tutto il suo intervento, Krusciov non fu in grado di citare nessun episodio autentico dell’incoraggiamento da parte di Stalin del “culto”, probabilmente perché non riuscì a trovarlo.
Krusciov ha imperniato tutto il Rapporto su questa menzogna; il resto delle sue “rivelazioni” è stato costruito all’interno dello schema esplicativo del “culto della personalità”, che secondo Krusciov, Stalin ha creato e alimentato.
Il presente studio dimostrerà che praticamente tutte le “rivelazioni” di Krusciov su Stalin sono false. Intanto sarà bene chiarire che lo stesso quadro esplicativo di Krusciov: la nozione di “culto” costruito da Stalin, in seguito al quale tutti gli altri suoi cosiddetti “crimini” potevano essere commessi impunemente, è di per sé una menzogna. Non solo Stalin non ha commesso i crimini e i misfatti che Krusciov gli attribuisce, ma Stalin non ha creato nessun”culto”. L’evidenza dei fatti mostra che, al contrario, Stalin si è opposto al disgustoso “culto” che lo circondava.
Alcuni hanno argomentato che era ipocrisia di facciata l’opposizione di Stalin al culto per la sua persona. Dopo tutto, Stalin era così potente che, se davvero avesse voluto por fine al culto, avrebbe potuto farlo. Ma questa argomentazione presuppone ciò che vorrebbe dimostrare: affermare che fosse così potente vuol dire supporre che Stalin era già in realtà ciò che il “culto” lo aveva fatto diventare, un autocrate con poteri illimitati su tutto e tutti in URSS, e ciò è assurdo.
1. L’opposizione di Stalin al Culto
Più e più volte nel corso degli anni Stalin ha respinto lodi e adulazioni dirette verso la sua persona; concordava con la valutazione negativa di Lenin del “culto della personalità” e ha detto sostanzialmente le stesse cose dette da Lenin. Krusciov cita Lenin, ma senza riconoscere che Stalin affermava le stesse cose. In questo volume c’è un lungo elenco di citazioni di Stalin a prova della sua opposizione al “culto” per la sua persona[4] e molte altre se ne potrebbero aggiungere: quasi ogni libro di memorie di coloro che hanno avuto contatti personali con Stalin riporta ulteriori aneddoti che dimostrano l’opposizione e anche il disgusto di Stalin per l’adulazione della sua persona.
Ad esempio, nel volume di memorie pubblicato postumo: Stalin. Kak Ia Ego ZnAl (“Stalin come l’ho conosciuto”, 2003) l’autore, Akakii Mgeladze, ex segretario generale del partito comunista georgiano in seguito punito ed emarginato da Krusciov, cita spesso l’avversione di Stalin per il “culto” per la sua persona. Mgeladze, morto nel 1980, racconta che Stalin voleva impedire ogni celebrazione speciale del suo 70° compleanno nel 1949; vi aderì con riluttanza solo per l’insistenza degli altri dirigenti di partito: l’evento doveva servire a unire il movimento comunista riunendo i suoi leader di tutto il mondo. Stalin ebbe più successo nell’impedire che altri membri del Politburo, nel 1937, rinominassero Mosca “Stalinodar” (=“Dono di Stalin”). Ma il suo tentativo di rifiutare l’onorificenza di Eroe dell’Unione Sovietica fu vanificato quando il riconoscimento, che non aveva mai accettato, fu fissato a un cuscino nella bara alla sua morte.
2. Tentativo di Malenkov di convocare un Plenum CC Per quanto riguarda il “Culto”, Aprile 1953
Subito dopo la morte di Stalin, Malenkov propose di convocare un Plenum del CC per affrontare gli effetti deleteri del culto. Malenkov era abbastanza sincero da biasimare se stesso ed i suoi colleghi, ricordando a tutti che Stalin li aveva spesso messi in guardia contro il “culto”, senza alcun risultato. La proposta fu respinta dal Presidium e il Plenum speciale non si tenne; se il Plenum si fosse riunito, il “Rapporto segreto” di Krusciov potrebbe non esserci mai stato. Krusciov sicuramente partecipò alla discussione, anche se non è chiaro se appoggiò o no la proposta Malenkov. quindi Krusciov certamente sapeva del tentativo di Malenkov di affrontare il “culto” apertamente e senza indugi, ma non ne parla, negando così di fatto che il tentativo ci sia stato.
3. Plenum del Luglio 1953 - Beria attaccato con l’accusa di opporsi al “Culto”
Al Plenum del luglio 1953, riunitosi per attaccare un Beria assente (e forse già morto), vari personaggi accusarono Beria di voler demolire il culto di Stalin. Il ruolo di primo piano di Krusciov in questo Plenum e nella congiura contro Beria mostra che era complice nell’attacco a Beria e quindi si schierò a sostegno del “culto” come arma per screditare Beria.
4. Chi ha favorito il “Culto”?
Lo studio delle origini del “culto” va oltre gli obiettivi di questo articolo. Molti indizi evidenziano che gli opposizionisti o diedero inizio al “culto” attorno Stalin, o vi parteciparono con entusiasmo come copertura per le loro attività di opposizione. In un momento di distrazione durante uno dei suoi ochnye stavki (confronti faccia a faccia con gli accusatori) Bucharin dovette ammettere di avere invitato certi ex opposizionisti che lavoravano al giornale Izvestia, a riferirsi a Stalin con lodi eccessive, e lui stesso usava il termine “culto”. Di un altro opposizionista, Karl Radek, si è spesso detto che abbia scritto il primo vero esempio di “culto”, lo strano, futuristico Zodchii Sotsialisticheskogo Obshchestva (“L’architetto della società socialista”), pubblicato nel numero di gennaio 1934 di Izvestia e poi in opuscolo a parte.
5. Krusciov e Mikoian
Krusciov e Mikoian, le figure principali del Politburo di Stalin che hanno istigato e promosso attivamente il movimento di “destalinizzazione”, sono stati tra coloro che, nel 1930, avevano promosso il “culto” con più entusiasmo.
Se fosse tutto qui, si potrebbe supporre che Krusciov e Mikoian avevano un tale rispetto di Stalin al punto di esserne in soggezione. Questo è stato certo il caso di molti altri. Le memorie di Mgeladze mostrano un esempio di funzionario di partito di primo piano che ha mantenuto la sua ammirazione per Stalin molto tempo dopo che diventasse di moda disfarsene.
Ma Krusciov e Mikoian avevano partecipato alle discussioni del Presidio del marzo 1953 durante il quale era stato bocciato il tentativo di Malenkov di convocare un Plenum del Comitato centrale per discutere del “culto”. Erano stati loro a dirigere il Plenum del giugno 1953 durante il quale Beria era stato fortemente criticato per essersi opposto al “culto” di Stalin.
Questi aspetti, e il fatto che le “rivelazioni” di Krusciov sono in realtà invenzioni, significa che doveva esserci dell’altro.
Krusciov:
Temendo per l’avvenire del partito e dell’Unione Sovietica, V.I. Lenin mostrò la necessità di esaminare il problema dell’allontanamento di Stalin dal suo posto di Segretario generale; inquadrò esattamente la personalità di Stalin, sottolineando che era eccessivamente prepotente, non si comportava correttamente nei confronti dei compagni, era capriccioso e abusava del suo potere.
Nel dicembre del 1922, in una lettera al Congresso del partito, Vladimir Ilich scriveva: ‘Dopo aver assunto la carica di Segretario generale, il compagno Stalin ha accumulato un potere immenso e non sono affatto sicuro che egli sia capace in ogni occasione di farne uso con la necessaria prudenza.’
Dobbiamo interrompere questa citazione per sottolineare un fatto importante: Krusciov sostiene che qui Lenin accusa Stalin di “abusare del suo potere.” In realtà, Lenin scrisse solo di non esser certo che “[Stalin] sia capace in ogni occasione di farne uso con la necessaria prudenza” nulla nelle parole di Lenin accusa Stalin di “abusare del suo potere.”
Krusciov continua:
Questa lettera è un documento politico di enorme importanza, conosciuto nella storia del Partito come il “testamento di Lenin” ed è stato distribuito ai delegati del XX Congresso del Partito. L’avete letto e senza dubbio lo rileggerete spesso. Si potrà riflettere sulle parole chiare di Vladimir Ilich che esprimono la preoccupazione per il partito, il popolo, lo stato e la direzione futura della politica del partito.
Vladimir Ilich scriveva:
“Stalin è troppo arrogante e questo difetto, che può essere tollerato tra di noi e nei rapporti tra comunisti, non è tollerabile in chi ricopre il posto di Segretario generale. Propongo perciò che i compagni considerino la possibilità dì allontanare Stalin da tale carica e di sostituirlo con un altro uomo che, soprattutto, differisca da Stalin per un’unica dote, cioè una maggiore tolleranza, una maggiore lealtà, una maggiore disponibilità e considerazione per i compagni, un temperamento meno capriccioso, ecc.”
Questo documento di Lenin è stato reso noto ai delegati del XIII Congresso del partito che esaminarono la possibilità dell’allontanamento di Stalin dalla carica di Segretario generale. I delegati si espressero a favore del mantenimento di Stalin alla segreteria, nella speranza che egli tenesse conto delle osservazioni critiche di Vladimir Ilich superando i difetti che hanno suscitato le gravi preoccupazioni di Lenin.
Compagni! Il Congresso deve essere informato di due nuovi documenti, che confermano il carattere di Stalin già delineato da Vladimir Ilich Lenin nel suo “testamento”. Questi documenti sono una lettera di Nadezhda Konstantinovna Krupskaia a Kamenev [Lev B.], allora a capo dell’Ufficio Politico, e una lettera personale di Vladimir Ilich Lenin a Stalin.
Ve li leggerò.
LEV BORISOVICH!
A causa di una breve lettera che Vladimir Ilich, con il permesso dei medici, mi aveva dettato, Stalin ieri si è permesso di rivolgersi a me con parole insolitamente grossolane e volgari. Non da ieri, ma da trent’anni faccio parte del partito e mai avevo udito da nessun compagno una sola parola volgare. Gli affari del partito e quelli di Ilich sono cari a me quanto a Stalin. Ho bisogno al momento del massimo autocontrollo. So ciò che si può o non si può discutere con Ilich meglio di qualsiasi medico, so che cosa lo rende nervoso e cosa no, in ogni caso, lo so meglio io di Stalin. Mi rivolgo a voi e a Grigori [E. Zinoviev] come ai compagni più vicini di Vladimir Ilich e vi chiedo di proteggermi da interferenze volgari nella mia vita privata, da minacce e vili invettive. Non ho dubbi su quale sarà la decisione unanime della Commissione di controllo, con cui Stalin ha creduto bene minacciarmi, ma non ho la forza né tempo da perdere in questa stupida faccenda. Sono un essere umano e i miei nervi sono a pezzi”.
N. KRUPSKAIA
Nadezhda Konstantinovna ha scritto questa lettera il 23 dicembre 1922. Dopo due mesi e mezzo, nel marzo del 1923, Vladimir Ilich Lenin Stalin ha inviato la seguente lettera:
Al compagno Stalin:
Copie per: Kamenev e Zinoviev
Caro compagno Stalin!
Vi siete permesso di dare ordini a mia moglie al telefono e di rimproverarla aspramente. Benché ella vi abbia comunicato che accettava di dimenticare quanto era stato detto, nondimeno ne ha parlato con Zinoviev e Kamenev. Non ho intenzione di dimenticare tanto facilmente le offese contro di me, e ovviamente considero diretto contro di me ciò che è stato fatto contro mia moglie. Vi chiedo, pertanto, di scegliere se ritrattare le vostre parole e scusarvi, o preferite la rottura dei nostri rapporti.
Saluti, LENIN
5 marzo 1923
(viva emozione in sala)
Compagni! Non farò alcun commento: questi documenti parlano eloquentemente da soli. Se Stalin, mentre Lenin era ancora vivo, ha potuto comportarsi così verso Nadezhda Konstantinovna Krupskaia che il partito conosce bene e apprezza vivamente come fedele compagna di Lenin e combattente attiva per la causa del partito sin dalla fondazione, si può facilmente immaginare come Stalin trattasse gli altri. Queste caratteristiche negative si sono sempre più sviluppate e negli ultimi anni hanno assunto un carattere assolutamente insopportabile.”
Il documento in questione non era diffusamente “noto nella storia del Partito come ‘Testamento di Lenin”. Krusciov prese questa espressione da Trotsky, che nel 1934 aveva scritto un libro con quel titolo. Nel partito bolscevico non era mai stato conosciuto con quel nome, tranne che tra gli opposizionisti. C’è un antefatto a proposito dell’uso di: “Testamento di Lenin” che non torna a vantaggio di Krusciov.
Nel 1925 Trotsky, in una dura critica del libro di Max Eastman Since Lenin Died, aveva esplicitamente respinto come falsa l’affermazione di Eastman che Lenin avesse lasciato un “testamento” o delle “ultime volontà.” Come altri membri del Politburo, Trotsky dichiarò che Lenin non l’aveva fatto. Tutto ciò sembra corretto: non vi è alcuna prova che Lenin abbia inteso questi documenti come un “testamento” di qualche tipo. Poi, nel 1930, Trotsky cambiò idea e iniziò a scrivere di un “Testamento di Lenin”, stavolta come parte del suo attacco a Stalin. Pertanto Krusciov o più probabilmente, uno dei suoi collaboratori, deve aver preso questa espressione da Trotsky, anche se mai l’avrebbero ammesso pubblicamente. Altri passi dell’intervento di Krusciov sono simili a scritti di Trotsky. Ad esempio, Trotsky considerava i Processi di Mosca montature ingannevoli, e ciò era ovvio, perché era coimputato contumace. Anche se solo nel maggio 1957 fu ufficialmente “riabilitato” Ikramov Akbal (processo “Bucharin”, marzo 1938), uno dei condannati nei Processi di Mosca,[5] già nel Rapporto segreto Krusciov deplorava le esecuzioni di Zinoviev, Kamenev e dei trotskisti, quasi ad implicita affermazione della loro innocenza; ma la loro pena non si può considerare troppo dura se erano colpevoli dei crimini che nel 1936 avevano confessato.
In realtà tutto il tenore del discorso di Krusciov che accusava Stalin come unico responsabile di aver deviato dal socialismo con crimini immensi, era identico al ritratto tenebroso che Trotsky tracciava di Stalin. La vedova di Trotsky se ne rese conto, e il giorno dopo il “rapporto segreto” presentò domanda di riabilitazione del defunto marito.[6] Il fatto che Natalia Sedova-Trotskaia apprese del discorso cosiddetto “segreto” subito dopo che fu pronunciato, fa pensare che i trotskisti avevano ancora informatori di alto livello nel PCUS.
Ci sono poi buone ragioni per ritenere che la lettera di Lenin a Stalin del 5 marzo 1923 possa essere un falso. È la tesi di Valentin A. Sacharov che ha pubblicato presso Moscow University Press un volume erudito e accurato. La sua argomentazione generale è illustrata in vari suoi articoli e in recensioni del libro[7].
Non vi è dubbio che all’epoca lo stesso Stalin e tutti quelli che sapevano della lettera credevano che fosse autentica. Anche se fosse vera, la lettera di Lenin a Stalin del 5 marzo 1923 non dice ciò che spesso si suppone dimostri, ossia che Lenin si allontanò da Stalin. Infatti, meno di due settimane dopo, la moglie di Lenin, Nadezhda Konstantinova Krupskaia (in questo scambio di messaggi chiamata “c(ompagna) Ulianova (NK)”) disse a Stalin che Lenin le aveva chiesto con insistenza di fare promettere a Stalin di procurargli capsule di cianuro per porre fine alla sua grande sofferenza. Stalin si disse d’accordo, ma poi il 23 marzo riferì al Politburo che non se la sentiva di farlo, “anche se sarebbe stato un gesto molto compassionevole.”
Di questi documenti, citati da Dmitri Volkogonov nella sua biografia di Lenin,[8] peraltro molto sfavorevole, vi è copia in Volkogonov Documents nella Library of Congress e sulla loro autenticità non vi è alcun dubbio. Lidia Fotieva, una delle segretarie di Lenin, annotava nel 1922 che Lenin le aveva detto che avrebbe chiesto capsule di cianuro se la sua malattia fosse andata avanti oltre un certo punto[9].
Pertanto, anche se la lettera di Lenin del 5 Marzo 1923 fosse autentica, e lo studio di Sacharov avanza forti dubbi, Lenin aveva ancora fiducia in Stalin e contava su di lui: non c’era stato allontanamento tra loro due.
Secondo Volkogonov (e altri),
La mattina del 24 dicembre Stalin, Kamenev e Bucharin discussero la situazione: non avevano il diritto di imporre al loro capo [Lenin] di tacere; ma erano essenziali cure, prudenza, massima tranquillità. Fu deciso quanto segue:
1. Vladimir Ilich potrà dettare per 5-10 minuti al giorno, ma non in forma di corrispondenza e Vladimir Ilich non deve aspettarsi risposte a queste note. Non sono ammesse riunioni.
2. Amici e familiari non sono autorizzati a comunicare alcunché della vita politica a Vladimir Ilich, in modo da non turbarlo presentando questioni da esaminare[10].
Secondo Robert Service (Lenin), Lenin subì gravi “eventi” (probabilmente ictus) nelle seguenti date:
· 25 maggio 1922 - un “ictus imponente” (p. 443);
· Dicembre 22-23, 1922 - Lenin “perse l’uso di tutto il lato destro” (p. 461);
· La notte del 6-7 marzo 1923 - Lenin “perse l’uso degli arti del lato destro del corpo.” (pp. 473-4).
Il 18 dicembre il Politburo incaricò Stalin come responsabile della salute di Lenin e vietò a chiunque di discutere di politica con lui. La Krupskaia violò questa regola e per questo fu rimproverata da Stalin, il 22 dicembre; quella stessa notte Lenin ebbe un grave ictus.
Il 5 marzo 1923 Krupskaia disse a Lenin che Stalin l’aveva trattata male in dicembre. Amareggiato, Lenin scrisse a Stalin la famosa nota. Secondo la segretaria della Krupskaia, V. Dridzo, la cui versione di questo evento è stata pubblicata nel 1989, questo è ciò che accadde:
Dal momento che Nadezhda Konstantinovna e i suoi rapporti con Stalin sono citati sempre più spesso in varie pubblicazioni, voglio raccontare quelle cose che so per esperienza diretta.
Perché solo due mesi dopo la conversazione sconveniente di Stalin con Nadezhda Konstantinovna, V.I. Lenin scrisse la lettera in cui chiedeva che Stalin si scusasse con lei? Forse sono io l’unica a sapere davvero come si sono svolte le cose, poiché Nadezhda Konstantinova me ne ha parlato spesso.
Accadde all’inizio del mese di marzo 1923. Nadezhda Konstantinovna e Vladimir Ilich stavano parlando di qualcosa. Squillò Il telefono. Nadezhda Konstantinovna andò a rispondere (nell’appartamento di Lenin il telefono era nel corridoio). Quando tornò, Vladimir Ilich le chiese: ‘Chi ha chiamato?’ - ‘Era Stalin, lui e io ci siamo riconciliati.’ - ‘Che vuoi dire?’
E Nadezhda Konstantinovna dovette raccontare tutto quello che era successo quando Stalin le aveva telefonato, rivolgendosi a lei molto scortesemente, e minacciando di deferirla alla commissione di controllo. Nadezhda Konstantinovna chiese a Vladimir Ilich di non farci caso, dal momento che lei non ci pensava già più e tutto era stato risolto.
Ma Vladimir Ilich fu irremovibile. Era profondamente offeso dal comportamento irrispettoso di I.V. Stalin verso Nadezhda Konstantinovna e il 5 Marzo 1923 dettò alla moglie un messaggio a Stalin, con copie a Zinoviev e Kamenev, in cui insisteva che Stalin si scusasse. Stalin ha dovuto scusarsi, ma non ha mai dimenticato e non ha perdonato Nadezhda Konstantinovna; questo ebbe effetto sul suo rapporto con lei.” [11]
Il giorno seguente Lenin subì un altro grave ictus. In entrambi i casi Lenin ebbe un ictus poco dopo aver discusso di politica con Krupskaia, cosa che, come membro del partito, lei non avrebbe dovuto fare. Questo non può essere stata una coincidenza: i medici di Lenin avevano fortemente sconsigliato di innervosire o far agitare Lenin. È possibile quindi che i comportamenti di Krupskaia abbiano scatenato gli ultimi due gravi ictus.
Lidia Fotieva, che fu a lungo una delle segretarie di Lenin affermò:
Nadezhda Konstantinovna non sempre si è comportata come avrebbe dovuto. Potrebbe aver detto troppe cose a Vladimir Ilich. Era abituata a condividere tutto con lui, anche in situazioni in cui non avrebbe dovuto farlo ... Per esempio, perché disse a Vladimir Ilich che Stalin era stato scortese con lei al telefono? ...
Tra l’altro, quando la moglie di Stalin si suicidò nel 1932, Krupskaia scrisse la seguente lettera di consolazione a Stalin, pubblicata sulla Pravda il 16 novembre 1932:
Caro Iosif Vissarionych:
In questi giorni tutto in qualche modo mi fa pensare a te, vorrei stringerti la mano. È difficile perdere una persona che ti è vicina. Ricordo sempre i colloqui con te nell’ufficio di Ilich durante la malattia. Mi hanno dato coraggio in quei momenti.
Ti stringo la mano
ancora una volta. N. Krupskaia.
Questa lettera conferma che Stalin non si era allontanato dalla moglie di Lenin, dopo la polemica del dicembre 1922. Stalin era tenuto in grande stima da parte di tutti coloro che frequentavano la casa di Lenin. Lo scrittore Aleksandr Bek ha raccolto i ricordi di Lidia Fotieva che disse:
Voi non capite quei tempi. Non capite quale grande significato avesse Stalin per noi. Stalin è stato grande ... Maria Ilinichna [Ulianova, sorella di Lenin] quando Vladimir Ilich era ancora in vita mi disse: ‘Dopo Lenin, Stalin è la persona più intelligente del partito ... per noi Stalin era un’autorità. Gli volevamo molto bene. Era un grande uomo. Eppure spesso diceva: ‘Io sono solo un allievo di Lenin.’ (In Bek, op.cit.)
Krusciov stava semplicemente cercando di far fare a Stalin una “brutta figura”, piuttosto che cercare di far capire che cosa era successo.
È ovvio che Krusciov ha utilizzato la lettera di Lenin a Stalin fuori contesto, e così facendo ha gravemente distorto la situazione. Ha omesso il fatto che il Comitato Centrale aveva incaricato Stalin di assicurarsi che Lenin restasse lontano dalle questioni politiche per il bene della sua salute. Il divieto menzionava esplicitamente “amici” e “persone della cerchia familiare.” È assai remota l’ipotesi che le segretarie di Lenin violassero una direttiva del Comitato centrale; probabilmente con: “persone familiari”, si voleva proprio includere la sorella di Lenin e la moglie Krupskaia. Stalin aveva criticato la Krupskaia per aver violato questo isolamento.
Krusciov non menziona la risposta di Stalin del 7 marzo 1923 alla nota di Lenin, o la successiva richiesta di Lenin a Stalin per il veleno. Omettendo questi fatti, Krusciov stravolge il contesto della nota di Lenin a Stalin del 5 Marzo 1923 e volutamente distorce il rapporto di Lenin con Stalin.
Krusciov omette il ricordo nostalgico della sorella di Lenin, Maria Ilinichna. Non è stata richiesta la testimonianza delle segretarie di Lenin Volodicheva e Fotieva, e di Dridzo, segretaria della Krupskaia, che erano ancora in vita. Ha omesso di dire che le azioni di Krupskaia in violazione del divieto del CC di far agitare Lenin potrebbero essere stata la causa di due ictus di Lenin. Ha omesso di dire che con Stalin non c’era stata rottura, se due settimane dopo Lenin si fidava solo di Stalin con la richiesta segreta di portargli un veleno se Lenin l’avesse chiesto. Infine, ha omesso la riconciliazione tra la Krupskaia e Stalin.
In questa vicenda Krusciov si sforzò di mettere Stalin in cattiva luce a tutti i costi. Non ha mostrato alcun interesse per ciò che era realmente accaduto o la comprensione degli eventi nel loro contesto.
In diversi punti del suo discorso, Krusciov lamenta la mancanza di collegialità di Stalin e violazioni della direzione collettiva. Ecco un tipico brano:
Dobbiamo prendere seriamente in considerazione e analizzare in maniera corretta la questione in modo da poter escludere ogni possibilità di ripetizione sotto qualsiasi forma di ciò che è avvenuto durante la vita di Stalin, il quale non tollerava assolutamente la collegialità nella direzione e nel lavoro, e praticava una violenza brutale, non solo verso tutto ciò che gli si opponeva, ma anche verso ciò che al suo carattere dispotico e capriccioso sembrava contraddire le sue idee.
Questa accusa molto generica può essere facilmente confutata, ma solo in termini altrettanto generali, con le testimonianze di molti altri che hanno lavorato con Stalin e più da vicino di quanto Krusciov avesse mai fatto. Il maresciallo Georgii Zhukov aveva lavorato a stretto contatto con lui durante la guerra, e testimonia il metodo di lavoro di Stalin. Nella prima citazione egli ha presente ovviamente il “rapporto segreto” di Krusciov, che definisce un bugiardo. Il generale Shtemenko dice la stessa cosa.[12] Secondo Ivan A. Benediktov, per un lungo periodo ministro dell’agricoltura, le decisioni sono sempre state prese collegialmente. Dmitri T. Sepilov, molto più giovane di Stalin, non ha operato a contatto altrettanto stretto con Stalin, ma il suo racconto è rivelatore. Anche lo stesso Krusciov, nelle sue memorie, si contraddice e definisce “caratteristica” la capacità di Stalin di cambiare opinione di fronte a qualcuno che non sia d’accordo con lui e difenda validamente il proprio punto di vista. Anastas Mikoian sostenne Krusciov molto apertamente ed era assai ostile a Stalin. Tuttavia Mikoian lamenta che la democrazia e la leadership collettiva non sono mai state raggiunte, in nessun momento, sotto Krusciov e Breznev. È stato lo stesso Krusciov che si è rifiutato di adottare metodi collegiali ed è soprattutto per questo che è stato rimosso nel 1964. Sembra proprio che Mikhail A. Suslov, che pronunciò l’intervento principale contro Krusciov, riecheggiasse sia la lettera di Lenin del 1922 sulle “caratteristiche” di Stalin, sia le accuse del “Rapporto segreto” di Krusciov sul “culto” per Stalin. La coincidenza non sarà sfuggita a Krusciov e ai presenti.
Stalin agiva non con la persuasione, il chiarimento e la paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le sue idee ed esigendo una sottomissione assoluta alla sua opinione. Chiunque si opponesse ai suoi disegni o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la correttezza della propria posizione era destinato ad essere estromesso dal gruppo dirigente e, in seguito, “liquidato” moralmente e fisicamente.
Non c’è un solo esempio, durante tutta la vita di Stalin, della “rimozione” di qualcuno “dalla funzione direttiva”, perché quella persona è in disaccordo con Stalin. È significativo che Krusciov stesso non faccia nessun riferimento ad una specifica situazione. Stalin era il Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito. Poteva essere rimosso dal Comitato Centrale in qualsiasi momento. Il suo era un solo voto nel Politburo e nel CC. Stalin ha cercato in quattro occasioni di dimettersi dalla carica da Segretario Generale. Ogni volta il suo tentativo è stato respinto. L’ultimo tentativo del genere, anch’esso respinto, è stato al XIX congresso del partito, ottobre 1952.
Krusciov e gli altri, non solo avrebbero potuto opporsi, ma di fatto si opposero a Stalin. Alcuni casi sono riportati più avanti: per esempio, nell’episodio delle tasse sui contadini, approvate nel febbraio 1953.[13] Nessuno di coloro che si opponevano all’aumento delle tasse è stato “rimosso dagli organismi dirigenti”, “moralmente annientato” o, qualunque cosa ciò significhi, “fisicamente annientato”.
Anche se Stalin non rimosse mai nessuno dalla direzione per averlo contrastato, Krusciov lo ha fatto. Krusciov e gli altri fecero arrestare improvvisamente Lavrentii Beria il 26 giugno 1953, con false accuse e senza alcuna prova. In seguito fecero uccidere Beria ed altri sei che erano stati suoi stretti collaboratori: Merkulov, Dekanozov, Kobulov, Goglidze, Meshik e Vlodzimirskii.
Beria non fu l’unico rimosso da Krusciov dal gruppo dirigente del partito per disaccordo con lui. Nel luglio 1957 Krusciov convocò il Plenum del CC per rimuovere dalla direzione Malenkov, Molotov, Kaganovic e Sepilov solo perché in disaccordo con la sua politica e avevano cercato di far votare l’allontanamento di Krusciov dalla direzione del Partito. La prepotenza di Krusciov fu una delle ragioni principali per il suo allontanamento dal Comitato centrale nel 1964. Krusciov e coloro che lo sostenevano avevano bisogno di una qualche spiegazione o scusa per non esser riusciti ad opporsi a Stalin in tutti i suoi presunti “crimini” in tutti gli anni in cui essi condivisero con lui la direzione del partito. Si direbbe che la minaccia di “annientamento” divenne il loro alibi. Krusciov dichiarò molte volte che, se loro avessero tentato di “ripristinare le norme leniniste del partito”, o avessero chiesto a Stalin di ritirarsi, “di noi non sarebbe rimasto nemmeno una goccia.”[14] Altri nel movimento comunista colsero la debolezza di questa scusa:
Quando nel 1956 Anastas Mikoian guidò la delegazione del PCUS in Cina per partecipare all’VIII Congresso del PC cinese, Peng [Te-Huai] gli chiese esplicitamente come mai solo ora il partito sovietico criticava Stalin. Mikoian rispose: ‘Non abbiamo osato prendere posizione allora; farlo avrebbe significato la morte.’ Al che Peng replicò: ‘Che razza di comunista è uno che teme la morte?’[15]
È ovvio che l’accusa era falsa.
Krusciov:
Degno di nota è il fatto che durante la furiosa lotta ideologica contro trotskisti, zinovievisti, bukhariniani e gli altri, non sono mai state usate misure repressive estreme contro di loro: la lotta era combattuta sul terreno ideologico. Ma alcuni anni dopo, quando il socialismo nel nostro paese era ormai consolidato, quando le classi sfruttatrici erano state in gran parte eliminate, quando la struttura sociale sovietica era radicalmente cambiata e la base sociale dei gruppi e movimenti politici ostili al partito si era molto ridotta, quando gli avversari ideologici del partito erano già da tempo sconfitti politicamente, allora si scatenò la repressione contro di loro. Fu proprio in quel periodo (1935-1937-1938) che cominciò la repressione di massa attraverso l’apparato dello stato, dapprima contro i nemici del leninismo: trotskisti, zinovievisti, bukhariniani, da tempo sconfitti politicamente dal partito, e poi anche contro molti onesti comunisti, contro i quadri del partito che avevano sostenuto il pesante fardello della guerra civile e il primo e più difficile periodo della industrializzazione e della collettivizzazione, contro coloro che avevano combattuto attivamente i trotskisti e i destri per difendere la linea leninista del partito.
Del discorso di Krusciov niente fu più sconcertante dell’accusa che Stalin avesse istigato una repressione massiccia e ingiustificata nei confronti dei quadri bolscevichi. Prenderemo in esame le sue accuse specifiche più avanti, qui segnaliamo alcuni punti fondamentali. Krusciov stesso era responsabile di repressioni di massa, forse più di ogni altro singolo individuo (a parte Nikolai Ezhov, capo della NKVD dal 1936 a fine 1938, che era certamente più spietato di chiunque altro).[16] A differenza di Stalin e della direzione centrale del partito cui riferiva, ma come Ezhov e molti altri, Krusciov doveva sapere che molti, o la maggior parte di coloro che da lui furono soppressi erano innocenti, o almeno, che i loro destini erano decisi senza un’indagine approfondita.
Krusciov prese le difese di Ezhov e di Genrikh Iagoda (predecessore di Ezhov a capo del NKVD), fino al primo Febbraio 1956, ventiquattro giorni prima del “rapporto segreto”; ancora nella “bozza” del suo discorso del 18 febbraio 1956 ribadiva questa difesa, anche se in termini più moderati. Non è facile spiegare questo, a meno che Krusciov non stesse già cercando di negare che nessuna di quelle congiure avesse effettivamente avuto luogo, e pertanto tutti coloro che erano stati repressi erano innocenti. Krusciov in effetti assunse questa posizione, anche se molto dopo il XX Congresso. Nel suo discorso Krusciov ha affermato che era Stalin responsabile di tutte le repressioni di Ezhov. Ma doveva sapere che questo era falso, poiché disponeva di molte più prove di noi oggi. Da quel poco che ora sappiamo, emerge che Ezhov era colpevole di massicce repressioni illegali. Durante le indagini che hanno accertato le colpe di Ezhov, Krusciov era membro candidato o a pieno titolo del Politburo. Ma anche altri sapevano, come Mikoian, Molotov, Kaganovic e Voroshilov. Mikoian era un fedele collaboratore di Krusciov, ma l’acquiescenza al discorso di Krusciov da parte di Molotov, Kaganovic, e Voroshilov, anche se solo temporanea, non si può spiegare nello stesso modo.[17]
Krusciov dichiarò innocenti e “riabilitati” molti leader del Partito giustiziati, nonostante le prove di cui oggi disponiamo dopo la pubblicazione di parte dei documenti che li riguardano. Alcuni li dichiarò a priori vittime innocenti di repressioni immotivate, prima ancora che fossero conclusi o solo avviati l’esame degli elementi di prova, le richieste del Procuratore, le decisioni della Corte Suprema. Per fornire prove a Krusciov che i dirigenti del partito erano stati uccisi ingiustamente, fu redatto il Rapporto Pospelov[18], che pervenne a conclusioni scontate e non prese in considerazione una grande quantità di prove che ora sappiamo esistevano. Anche nella sua forma attuale Il Rapporto Pospelov non dimostra l’innocenza delle persone di cui si esamina la repressione. Le testimonianze di cui ora disponiamo indicano l’esistenza di una diffusa serie di cospirazioni anti-governative, destro- trotskiste, che coinvolgevano molti importanti dirigenti di partito: i capi della NKVD Iagoda e Ezhov, leader militari di alto rango, e molti altri.[19] In generale, questo è più o meno il quadro tracciato dal governo di Stalin all’epoca, ma alcune circostanze importanti, come ad esempio la partecipazione di Ezhov alla guida della cospirazione di destra, non sono mai state rivelate pubblicamente. Molte prove puntuali suggeriscono che lo stesso Krusciov potrebbe aver partecipato a questo complotto destro-trotskista.[20] Tale ipotesi, suggestiva anche se non conclusiva, è coerente con gran parte degli elementi di prova che abbiamo e spiegherebbe bene l’attacco di Krusciov a Stalin, e anche la storia successiva del PCUS.
Nella sezione Appendice più avanti, e online in russo e in inglese sono riportate:
· Prove di repressioni massicce di Krusciov;
· Estratti delle confessioni di Iagoda, Ezhov e Frinovski (vice di Ezhov) che riguardano la loro partecipazione al complotto destro-trotskista, nella sezione dedicata a Ezhov.
Krusciov:
Fu Stalin a formulare il concetto di “nemico del popolo”. Questa espressione rendeva in effetti inutile dimostrare gli errori ideologici di un uomo o di uomini impegnati in una controversia; il suo uso, violando tutte le norme della legalità rivoluzionaria, ha reso possibile la repressione più crudele contro chiunque, in qualunque forma, fosse in disaccordo con Stalin, contro chi fosse solo sospettato di intenzioni ostili o avesse una cattiva reputazione. Questo concetto di “nemico del popolo” eliminava la possibilità di ogni forma di lotta ideologica o l’esternazione di osservazioni su questo o quel problema, anche solo di carattere pratico. Contro ogni norma della scienza giuridica attuale, sola prova di colpevolezza diventava la “confessione” dello stesso imputato, ottenuta, come inchieste successive hanno provato, con pressioni fisiche sull’accusato. Ciò ha portato a evidenti violazioni della legalità rivoluzionaria e al fatto che molte persone del tutto innocenti, che in passato avevano difeso la linea del partito, divennero vittime. Per quanto riguarda coloro che un tempo si erano opposti alla linea del partito, va detto che spesso non c’erano ragioni abbastanza gravi per la loro eliminazione fisica. La formula “nemico del popolo” è stata introdotta proprio allo scopo di annientare fisicamente tali individui.
Stalin non è certamente “all’origine del concetto”. L’espressione ennemi du peuple è stata ampiamente utilizzata durante la Rivoluzione francese; per esempio nel 1793 da Jean-Paul Marat nel primo numero del suo bollettino rivoluzionario L’Ami du Peuple.[21] L’uso successivo deriva dalla rivoluzione francese. E’ anche il nome di una commedia di Ibsen. Maxim Gorky usò l’espressione nel suo schizzo “Chersoneso Taurica” ("Khersones Tavricheskii") nel “Giuramento dei Chersonesi”, un bozzetto pubblicato nel 1897.
Poiché tutti i rivoluzionari del 1917 tendevano a vedere la rivoluzione in Russia attraverso le lenti della rivoluzione del 1789, l’espressione è stata ampiamente utilizzata fin dall’inizio: Lenin la usò prima della rivoluzione. Il Partito democratico costituzionale, detto dei “cadetti”, che era il partito della ricca borghesia, fu messo fuorilegge da parte del Consiglio dei commissari del popolo il 28 novembre 1917 come “nemico del popolo.” La firma è di Lenin.
Un locus classicus per l’utilizzo di “nemici del popolo” negli anni ‘30 è il decreto del Comitato esecutivo centrale e del Soviet dei Commissari del Popolo del 7 agosto 1932, noto anche come “legge delle tre orecchie”. Qui “nemici del popolo”, non si riferisce affatto a oppositori nel partito, ma piuttosto a perseguire, secondo legalità, ladri, rapinatori e truffatori di vario genere. La legge fu firmata da Kalinin, presidente del Comitato Esecutivo Centrale (CEC, il potere legislativo), da Molotov, Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo (l’esecutivo), e da Enukidze, Segretario del CEC. Dal momento che non era un membro di spicco del legislativo o dei rami esecutivi del governo sovietico, non fu Stalin a firmarlo. “Nemico del popolo” (in russo, vrag naroda) si trova una dozzina di volte nelle opere di Stalin a partire dal 1917. Krusciov stesso lo usò di frequente.[22]
Krusciov:
Nel suo “testamento” Lenin ha avvertito che “la parte sostenuta da Zinoviev e da Kamenev nell’Ottobre non è stata certamente un evento casuale”. Ma Lenin non ha posto il problema del loro arresto e ancor meno della loro eliminazione.
Implicitamente Krusciov accusa qui Stalin di avere eliminato Zinoviev e Kamenev senza giustificazione. Egli evita l’intera questione delle loro confessioni per gravi crimini al processo del 1936. Questa è l’argomentazione principale. Lenin era furioso con Zinoviev e Kamenev per la loro attività di “crumiraggio” al tempo della rivoluzione bolscevica. Naturalmente il loro arresto e l’esecuzione non erano contemplati: in quel momento non erano accusati di coinvolgimento in omicidi. Nessuna prova è mai emersa a suggerire che le confessioni di Zinoviev e Kamenev fossero estorte. Dal 1991 sono emerse prove che avvalorano le loro confessioni di colpevolezza anche se il governo russo ha finora rifiutato di pubblicare i documenti di indagine sul loro caso. Abbiamo ora prove ulteriori della loro colpevolezza. Una di queste prove, o almeno la prova che lo stesso Stalin era convinto che fossero colpevoli e che la loro cospirazione esistesse realmente, è una lettera privata di Stalin a Kaganovic, pubblicata nel 2001 per la prima volta. Dalla lettera appare evidente che Stalin sta leggendo le confessioni degli imputati durante il processo e cerca di capire e trarre conclusioni dalle stesse. La sezione della confessione di Dmitriev pubblicata la prima volta nel 2004, è parte di un rapporto investigativo inviato da Beria a Stalin il 23 ottobre 1938. Beria era in procinto di rimuovere uomini della NKVD che avevano cospirato per incastrare persone innocenti, distorcere indagini e aiutare gli elementi di destra, Bucharin, Rykov ed altri, a rovesciare il governo. L’accusato, D.M. Dmitriev, che era stato capo della NKVD nella regione di Sverdlovsk, si riferisce precisamente all’interrogatorio della moglie di Kamenev a cui Stalin alludeva e attesta l’autenticità della lettera di Stalin a Kaganovic del 23 agosto 1936, inclusa tra i documenti in Appendice. È del tutto coerente con il complotto della destra.
Disponiamo ora di alcuni interrogatori preliminari di Zinoviev, Kamenev, Bucharin che si trovano nei Volkogonov Papers, in cui tutti si accusano reciprocamente: le confessioni si confermano a vicenda, coerentemente con la loro testimonianza al processo. Siamo anche in possesso degli appelli di clemenza alla Corte Suprema, scritti dopo la loro condanna, in cui riaffermano la loro colpa. Anche il rapporto di riabilitazione sul loro caso, pubblicato nel 1989, sebbene ampiamente modificato, contiene indicazioni della loro colpevolezza, perché in esso Zinoviev dichiara due volte di “non esser più” un “nemico”.
La condanna di Zinoviev e Kamenev, tra gli altri, alla fucilazione per tradimento non si può considerare immotivata se erano colpevoli come suggeriscono tutte le prove di cui ora disponiamo. Si può supporre che Krusciov non avesse prove della loro innocenza, o certo li avrebbe fatti rilasciare. Abbiamo tutte le ragioni per concludere che Krusciov ha mentito ipocritamente quando deplorava la sorte di Zinoviev e Kamenev.
Krusciov:
“Prendiamo l’esempio dei trotskisti. Ormai è trascorso un periodo sufficientemente lungo dal punto di vista storico, possiamo parlare della lotta contro di loro con molta calma e analizzare la questione con sufficiente obiettività. Dopo tutto, vicino a Trotsky si trovavano elementi la cui origine di classe non può certo dirsi borghese. Un certo numero di essi erano intellettuali del partito, altri erano reclutati fra gli operai. Possiamo ricordare molte persone che, in un periodo della loro vita, si unirono ai trotskisti. Ma quegli stessi individui avevano avuto un ruolo attivo nel movimento operaio prima della rivoluzione, durante l’Ottobre e nel consolidamento della vittoria della più grande delle rivoluzioni. Molti i loro ruppero con il trotskismo e ritornarono ai princìpi leninisti. Era necessario annientare queste persone?”
In un discorso a Plenum di febbraio-marzo 1937, il 3 marzo, Stalin si riferì ai trotskisti in termini molto ostili. Ma non sostenne che occorreva perseguitare gli ex trotskisti. Pur sottolineando la necessità di una vigilanza rinnovata, Stalin propose anche l’istituzione di corsi ideologici speciali per tutti i principali quadri di partito. Stalin riteneva cioè che il problema del trotskismo fosse dovuto a un basso livello di comprensione politica tra i bolscevichi. Il 5 marzo, nel discorso conclusivo dello stesso Plenum, Stalin si pronunciò con forza contro la punizione di tutti coloro che erano stati trotskisti, e chiese “un approccio individuale, differenziato.” Questo è esattamente ciò che Krusciov, nel “Rapporto segreto” dichiarò che Stalin non aveva fatto. Quindi Krusciov sostenne esattamente ciò che Stalin aveva sostenuto nel Plenum di febbraio-marzo 1937,[23] pur negando che Stalin l’avesse fatto. La somiglianza tra gli interventi di Krusciov e di Stalin è tale che Krusciov può in effetti aver copiato questo passaggio proprio dal discorso di Stalin!
C’è una grande quantità di prove documentali che Trotsky e i suoi sostenitori sono stati coinvolti in complotti anti-sovietici, anche con i nazisti. La documentazione completa richiederebbe uno studio a parte,[24] ma le dichiarazioni del generale Pavel A. Sudoplatov e alcuni documenti nazisti che confermano che Sudoplatov stava dicendo la verità sono riportati in Appendice.
Nei primi anni dopo la morte di Lenin, i Congressi del partito e i Plenum del Comitato Centrale si sono svolti più o meno regolarmente. In seguito, quando Stalin cominciò ad abusare sempre più del suo potere, questi princìpi sono stati brutalmente violati. Ciò è stato particolarmente evidente negli ultimi quindici anni della sua vita. Era forse normale che trascorressero oltre tredici anni tra il XVIII e XIX Congresso del partito, anni nei quali il partito e il Paese hanno vissuto tanti importanti eventi?
Krusciov lascia intendere che Stalin non convocò il congresso. Da ciò che è stato pubblicato finora dagli ex archivi sovietici, si evince che il gruppo dirigente staliniano voleva convocare un Congresso nel 1947 o 1948, ma la proposta fu respinta dal Politburo per motivi non noti. Fu Andrei Zdanov, molto vicino a Stalin, ad avanzare la proposta, ed è assai improbabile che Zdanov avrebbe fatto questa proposta senza il consenso di Stalin.
Inoltre, come membro del Politburo Krusciov era lì a sentire! E’ significativo che Krusciov non abbia affermato esplicitamente che Stalin “rifiutò” o” non riuscì” a convocare un congresso: molti dei presenti potevano essere a conoscenza del progetto di una convocazione precedente. Krusciov non accenna alla guerra del 1941-45 o a quella russo-finlandese del 1939-40. Se si contano solo gli anni di pace, un Congresso nel 1947 o 1948 sarebbe stato tempestivo: tre anni di pace (1940-1, 1946, 1947) dal diciottesimo congresso del partito nel 1939.[25] Così ancora una volta Krusciov non è stato sincero: un Congresso era previsto per il 1947 o 1948, ma non ebbe luogo. Krusciov doveva conoscere i dettagli di quella discussione molto interessante, comprese le ragioni per non fu convocato il Congresso, ma non vi ha mai fatto cenno. Né lui né alcuno dei suoi successori ha mai reso note le trascrizioni di questo e dei successivi Plenum del CC, fino ad oggi mai pubblicate. Krusciov ha anche sostenuto l’accusa seguente, simile e altrettanto falsa:
“Basterà ricordare che durante tutti gli anni della guerra patriottica non si è mai riunito il Plenum del Comitato centrale. È vero che vi fu un tentativo di convocazione del plenum del Comitato centrale nell'ottobre del 1941, quando i membri del Comitato centrale da tutte le parti del paese furono convocati a Mosca. Essi aspettarono per due giorni l’apertura del plenum, ma invano. Stalin non volle neppure andare a parlare con i membri del Comitato centrale. Questo fatto mostra quanto fosse sfiduciato Stalin nei primi mesi di guerra e con quanta arroganza e disprezzo trattasse i membri del Comitato centrale.”
Perfino Boris Nikolaevsky, in una nota all’edizione originale di questo discorso in New Leader, riconosce che si tratta di una menzogna, anche se per ultimo Nikolaevsky mostra che preferisce credere a Krusciov piuttosto che alle fonti sovietiche del periodo staliniano.
Se ci si dovesse fidare delle fonti ufficiali sovietiche, questa dichiarazione di Krusciov non sarebbe vera: Secondo la raccolta Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica nelle risoluzioni e decisioni di congressi, convegni e plenum del Comitato centrale (pubblicata dall’Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin del Comitato centrale del partito nel 1954), si tenne un plenum del Comitato centrale durante la guerra (27 gennaio 1944), quando si decise di dare alle varie Repubbliche federate il diritto di avere propri ministeri degli esteri e si decise di sostituire l’Internazionale con il nuovo inno nazionale sovietico. Ma è probabile che Krusciov abbia ragione, non ci fu un Plenum del Comitato centrale nel 1944 ed è stato perpetrato un inganno: Il plenum, annunciato come avvenuto, non ha mai avuto luogo.
Pio desiderio da parte di Nikolaevsky!
Infatti, se Krusciov ha mentito su questo punto, su che altro potrebbe aver mentito? L’edizione russa 1989 del discorso di Krusciov riconosce che questi due Plenum sono stati programmati[26] e che uno di loro ha avuto luogo, ma senza sottolineare l’ovvia conclusione: Krusciov aveva mentito.
Nell’ottobre 1941 i principali membri del partito erano al fronte, nel momento cruciale della guerra. Con le armate naziste vicino a Mosca, non potevano essere richiamati per una riunione di CC. E infatti, non solo si tenne un Plenum del CC il 27 gennaio 1944, Plenum nel quale fu cambiato l’inno nazionale sovietico, ma praticamente tutti i presenti al discorso di Krusciov nel 1956 dovevano saperlo. Eppure Krusciov dichiarò il contrario![27] Forse è meglio spiegarlo come uno degli errori di Krusciov. È stata certamente una delle tante falsità nel suo discorso evidenti anche in quel momento.
Krusciov:
La commissione è venuta a conoscenza di importanti materiali tratti dagli archivi del NKVD e di altri documenti, comprovanti la fabbricazione di processi contro comunisti, per false accuse e per abusi evidenti della legalità socialista che hanno portato alla morte di persone innocenti. È apparso subito evidente che molti attivisti del partito, dei soviet e dell’economia, che erano stati bollati come nemici nel 1937-38, non sono mai stati in realtà nemici, spie, sabotatori, ecc., ma sono sempre stati onesti comunisti: si è voluto bollarli d’infamia in questo modo ed essi, spesso incapaci di sopportare più a lungo torture barbare, si erano autoaccusati (per ordine di investigatori falsari e corrotti) di crimini gravissimi e inverosimili.
[...]
È stato accertato che
dei 139 membri e supplenti del Comitato centrale del partito eletti al
XVII Congresso, 98, cioè il 70%, erano stati arrestati e fucilati (la
maggior parte nel 1937-1938) (Indignazione nella sala.) ... La stessa
sorte fu riservata non solo ai membri del Comitato centrale, ma anche
alla maggioranza dei delegati del XVII Congresso; dei 1966 delegati con
diritti di voto o di consulenza, ben 1108 sono statie
arrestati con l’accusa di crimini controrivoluzionari, cioè decisamente
più della maggioranza.
Questa affermazione è uno dei miei tre “casi speciali”[28] per i seguenti motivi: Krusciov lascia intendere che Stalin sia stato responsabile di qualcosa, ma non dice esattamente che cosa, né fa un’accusa esplicita. Quindi, a rigor di termini, non vi è alcuna “rivelazione”, e niente da commentare.
La dichiarazione di Krusciov intendeva certo significare che Stalin aveva fatto assassinare tutti quei membri di partito, implicazione completamente falsa, e sarà smentita poco più avanti nel presente saggio. Tuttavia, anche se questa implicazione era chiaramente intenzionale e falsa, come vedremo, Stalin non è accusato di nulla in modo esplicito.
Oggi disponiamo del Rapporto della “Commissione Pospelov,”[29] che prende nome da Petr N. Pospelov, direttore dell’Istituto Marx-Engels-Lenin e segretario del Comitato Centrale, che la diresse. Pospelov, uno storico, in seguito scrisse anche la prima bozza del “rapporto segreto”di Krusciov. Mentre Stalin era in vita, gli scritti di Pospelov erano tra gli esempi più lampanti del “culto”. Pospelov divenne stretto collaboratore di Krusciov e come storico è considerato politicamente molto di parte, e ciò non sorprende: anche se non sapessimo nulla di lui, la relazione che porta il suo nome fa capire che era proprio così.
Il rapporto della commissione Pospelov giunse alla conclusione che molti dirigenti del partito giustiziati erano innocenti. Ma gli elementi di prova citati nella relazione non dimostrano la loro innocenza: semplicemente la commissione li dichiarò innocenti. Dalla struttura stessa del rapporto si capisce che lo scopo era individuare in Stalin il colpevole di repressioni di massa e mettere a tacere alcune prove che contraddicevano la conclusione prevista.
Disponiamo anche delle relazioni sintetiche predisposte per le “riabilitazioni” di importanti personaggi del partito repressi negli anni ‘30. Alcune di queste relazioni furono preparate prima del Rapporto Pospelov, molte altre dopo. Curate e pubblicate dalla fondazione “Memorial” di Alexandr N. Iakovlev, includono la relazione Pospelov, ma anche molto altro. “Memorial” è un’organizzazione molto anti-comunista ed estremamente ostile a Stalin. Si può presumere che avrebbe incluso qualunque prova e tutto ciò che tendesse a far apparire Stalin colpevole di reprimere persone innocenti.[30]
In questa sezione affrontiamo i seguenti aspetti:
· Vi è una grande quantità di prove che suggeriscono che un numero notevole di alti membri del partito la cui repressione è citata da Krusciov sembra che siano stati riconosciuti colpevoli; o almeno, vi sono prove tali della loro colpevolezza che le sintesi dei loro casi indicati nella Relazione Pospelov sono del tutto insufficienti per stabilire la loro innocenza.
· Ezhov è responsabile di aver ordito procedimenti contro molti cittadini sovietici, forse anche alcuni dei membri di partito citati da Krusciov. Ezhov ha confessato di averlo fatto e per questo è stato processato e giustiziato (vedi più avanti la sezione 17 su Ezhov).
· Molte, se non la maggior parte, delle indagini che hanno stabilito il fatto delle false confessioni e delle torture contro gli arrestati, sono state fatte durante il mandato di Beria a capo del NKVD, dopo aver sostituito Ezhov alla fine del 1938.
· · Krusciov ha avviato un insabbiamento delle ragioni specifiche degli arresti e delle informazioni su indagini, processi ed esecuzioni di membri del Comitato centrale.
Krusciov si riferisce al gran numero di eletti al CC e delegati al XVII Congresso che sono stati poi vittime della repressione. Né Krusciov né il resoconto dettagliato pubblicato poi[31] dei delegati al CC forniscono particolari su quando e perché numerosi delegati sono stati arrestati, processati e molti di loro giustiziati.
Ma Krusciov lo sapeva bene e possiamo esserne sicuri, perché abbiamo le relazioni di “riabilitazione” e anche la relazione della Commissione Pospelov. Dal loro contenuto si evince che ci sono numerosi motivi per gli arresti e le esecuzioni.
Secondo il rapporto della Commissione,
· “La maggior parte” erano innocenti. Ciò implica che alcuni non lo erano, anche se la Commissione non specifica che fossero colpevoli, a parte il caso Ezhov.
· Alcuni sono stati falsamente accusati da altri. Sia Eiche sia E.G. Evdokimov dichiarano di avere accusato falsamente altri, anche membri del CC, quando sono stati picchiati o torturati.
· Alcuni sono stati spinti sotto tortura a firmare false confessioni e accuse contro gli altri.
Inoltre, la Commissione sottolinea che confessioni e interrogatori di molti di quegli accusati sono stati inviati a Stalin che li inoltrò ad altri del Politburo. Sappiamo ora che è vero, dato che alcuni di questi documenti sono stati pubblicati.
Sia Krusciov sia la Commissione Pospelov cercano di incolpare per la repressione anche Beria, oltre ad Ezhov. Ma i fatti da loro riportati (molti raccolti durante l’indagine di Beria sui crimini del NKVD e gli eccessi durante il mandato di Ezhov) e le loro statistiche, smentiscono questa teoria. La realtà è che Beria mise fine alla Ezhovshchina” [L’era di Ezhov].
La relazione della Commissione Pospelov alza appena il sipario su quello che realmente accadeva, mentre il “Rapporto segreto” di Krusciov tiene decisamente tutto nascosto. Ma i materiali pertinenti non sono stati messi a disposizione dei ricercatori né mentre c’era l’Unione Sovietica né dopo il 1991. Così la verità di quello che è successo continua ad essere nascosta. È ragionevole supporre che ciò avvenga perché uno studio in questa direzione tenderebbe a scagionare Stalin e Beria, che Krusciov & Co. hanno fatto in modo di incolpare di tutto.
In verità Krusciov stesso era uno dei maggiori colpevoli delle repressioni di massa. Ne abbiamo discusso brevemente nel capitolo precedente e in Appendice citiamo i documenti di prova.
In questo capitolo e nel seguente, esamineremo i casi dei dirigenti di partito citati da Krusciov e oggetto di repressione. In nessuno di questi casi i documenti di “riabilitazione” tra cui la relazione della Commissione Pospelov, citano prove sufficienti per stabilire la loro innocenza. In vari casi, infatti, la stessa relazione ammette l’esistenza di prove contraddittorie.
Dalla fine dell’Urss e dall’apertura molto parziale ad alcuni ricercatori degli ex archivi sovietici, sono venute alla luce prove relative alle accuse contro gli alti funzionari di partito menzionati da Krusciov e discussi nella relazione della Commissione Pospelov. Il governo russo non ha voluto rendere pubblici i materiali completi di indagine su nessuno di quei personaggi, non possiamo quindi essere certi che costoro fossero colpevoli. Ma le prove a nostra disposizione oggi, dimostrano l’inadeguatezza assoluta delle conclusioni della Commissione Pospelov, che questi uomini erano innocenti. Gran parte delle prove a nostra disposizione oggi punta verso la loro colpevolezza.
Krusciov:
La sera del 1° dicembre 1934, per iniziativa di Stalin (senza la convalida dell’Ufficio Politico, che l’avrebbe approvata due giorni dopo, per caso) ...
Questa affermazione è falsa. Krusciov rimproverava alla direzione del partito che questa legge era stata firmata da un ente governativo - il Presidium del TsIK - ma non dal Politburo del Partito.
La Costituzione sovietica non parla del Politburo del Partito, e non c’era dunque ragione per cui il Politburo dovesse approvare quella decisione, firmata da Kalinin e Enukidze, rispettivamente Presidente e Segretario del Comitato esecutivo centrale. Krusciov non fornisce alcuna prova del fatto che è stata approvata “su iniziativa di Stalin.” Stalin aveva scritto in una nota sulla bozza del progetto che egli era “per la pubblicazione.” Questo significa che il progetto gli era stato sottoposto per chiedergli se era d’accordo con la sua pubblicazione; e poiché il progetto gli era stato presentato non poteva essere un’iniziativa partita da lui.[32]
Nell’edizione russa ufficiale 1989 del Rapporto Krusciov la questione di questo decreto è falsata: vi si afferma che non è stata presentata per l’approvazione ad una sessione del Comitato Esecutivo Centrale dell’URSS. Nessuna prova vien data a sostegno di questa affermazione. Ma anche se fosse così, che c’entra Stalin? Non era Presidente del CEC, e in ogni caso, ciò è irrilevante per il nostro scopo poiché Krusciov non si riferiva affatto alla ratifica da parte del CEC. Egli lamentava che il Politburo, organo di partito, non l’aveva previamente approvato. Ma ciò non era richiesto.
Il fatto che Krusciov deplorasse che Stalin non aveva richiesto l’approvazione di questo decreto da parte del Politburo rinforza la tesi sostenuta da alcuni ricercatori che uno dei motivi dell’attacco di Krusciov a Stalin fu il tentativo di Stalin di allontanare il partito dai compiti di governo della società e di gestione dell’economia. Questa teoria è stata sostenuta in vario modo da studiosi come Iurii Zhukov, Arch Getty, e Iurii Mukhin, ed anche dall’autore del presente lavoro.[33]
Krusciov:
Bisogna dire che ancor oggi le circostanze dell’assassinio di Kirov nascondono molti elementi inspiegabili e misteriosi ed esigono un esame più attento. Ci sono ragioni per credere che Nikolaev, l’assassino di Kirov, sia stato aiutato da una delle guardie incaricate di proteggere Kirov. Un mese e mezzo prima dell’uccisione, Nikolaev era stato arrestato per comportamenti sospetti, ma è stato rilasciato senza nemmeno perquisirlo. È poi molto sospetta la morte dell’agente della Ceka incaricato di proteggere Kirov: era stato prelevato per un interrogatorio il 2 dicembre 1934, e rimase ucciso in un “incidente” d’auto mentre gli altri occupanti della vettura rimasero illesi.
Dopo l’assassinio di Kirov, alti funzionari del NKVD di Leningrado sono stati condannati a pene molto lievi, ma nel 1937 furono fucilati. Possiamo supporre, per far scomparire le tracce che avrebbero condotto agli organizzatori dell’uccisione di Kirov.
In questo passo, pur senza affermarlo apertamente, Krusciov lascia intendere che Stalin era coinvolto nell’omicidio di Kirov. Come Arch Getty ha sottolineato, diverse commissioni sovietiche e post-sovietiche hanno tentato di trovare le prove che Stalin fosse coinvolto nell’assassinio di Kirov, senza riuscirvi. In una ricerca più ampia in The Road to Terror (141-7), Getty conclude che finora non vi sono prove che Stalin avesse a che fare con l’assassinio di Kirov. Anche Sudoplatov conclude che non c’è motivo di sospettare di Stalin di questo assassinio.
Getty e la maggior parte dei ricercatori russi, ritiene che Stalin abbia montato un caso falso per incastrare gli opposizionisti che sono stati processati condannati e giustiziati per il coinvolgimento nell’assassinio di Kirov. Ma ci sono numerose prove che non sia andata così. anche se solo poco materiale investigativo. Solo una minima quantità di documenti relativi all’assassinio di Kirov è accessibile ai ricercatori, e ancor meno è stato pubblicato, abbiamo tuttavia la trascrizione parziale di un interrogatorio di Nikolaev, l’assassino, che accusa un gruppo zinovievista clandestino che comprendeva Kotolynov, e uno stralcio dell’interrogatorio di Kotolynov del giorno prima, in cui si assume “la responsabilità politica e morale” dell’assassinio di Kirov da parte di Nikolaev.[34]
Krusciov:
Le repressioni in massa aumentarono enormemente a partire dalla fine del 1936. Un telegramma di Stalin e [Andrei] Zdanov, inviato da Sochi il 25 settembre 1936, era stato indirizzato a Kaganovic, Molotov e altri membri dell’Ufficio politico. Il testo del telegramma era il seguente:
“Riteniamo assolutamente necessario e urgente che il compagno Ezhov sia nominato commissario del popolo per gli Affari interni. Iagoda ha definitivamente dato prova di essere incapace di smascherare il blocco trotskista-zinovievista. La GPU ha quattro anni di ritardo in questo affare. Ciò é stato osservato da tutti i militanti e dalla maggioranza dei rappresentanti del NKVD.”
Questa frase di Stalin che il “NKVD è in ritardo di quattro anni” nell’applicazione della repressione e che era necessario “mettersi al passo” con il lavoro trascurato aveva spinto gli uomini del NKVD sulla via degli arresti e delle esecuzioni di massa.
La frase di Stalin non si riferiva alla repressione, tanto meno di massa, ma all’insoddisfazione per le indagini sul blocco trotskista-zinovievista di recente scoperto.
Getty[35] dimostra che la frase “quattro anni di ritardo” significa quattro anni, non dalla piattaforma Riutin, ma dalla scoperta del blocco dei destri e trotskisti, formatosi nel 1932. Esprime cioè sospetti su Iagoda. Anche Thurston, Jansen e Petrov concordano.[36]
In realtà, Krusciov sapeva anche questo, ma tenne nascosto il fatto nel “rapporto segreto.” La bozza Pospelov-Aristov del discorso di Krusciov diceva chiaramente che i “quattro anni” partivano dalla formazione del blocco nel 1932. (Doklad Khrushcheva, 125). Pospelov e Aristov introdussero l’espressione naverstat’ upushchennoe (“recuperare ciò che è stato trascurato”). Ma era una loro invenzione. Stalin non aveva usato quelle parole.
Krusciov adottò questa espressione, ma omise il fatto che si intendeva “quattro anni” dalla formazione del blocco. Il Rapporto Pospelov omise anche il riferimento al “blocco” e spiega che “quattro anni” indicava l’urgenza di repressione (Doklad Khrushcheva, 220). Un punto fermo di Krusciov e Pospelov è che non esisteva alcun blocco.
È chiaro che con “lavoro trascurato” il telegramma di Stalin e Zdanov si riferiva all’indagine sul blocco dei destri-trotskisti e la loro intesa con i rappresentanti di governi esteri per organizzare una “congiura di palazzo” con “terrore” (terror = assassinio, omicidio). Sia Getty, sia l’eminente studioso trotskista Pierre Broué affermano che un tale blocco esisteva realmente. Le loro ricerche negli archivi personali di Trotsky alla Harvard University, accessibili dal 1980, lo provano al di là di ogni dubbio.[37]
Krusciov:
Il rapporto di Stalin al plenum di febbraio-marzo 1937 del Comitato centrale, “Lacune nel lavoro e nei metodi del partito per la liquidazione dei trotskisti e degli altri praticanti il doppio gioco”, conteneva un tentativo di giustificazione teorica della politica del terrore di massa con il pretesto che la marcia in avanti verso il socialismo rende evidentemente più acuta la lotta di classe. Stalin afferma che questo è l’insegnamento della storia e di Lenin.
Il Rapporto di Stalin in questo Plenum non conteneva alcuna giustificazione teorica di questo tipo. Krusciov ha gravemente distorto le parole di Stalin. Stalin non ha mai detto che “la marcia in avanti verso il socialismo rende evidentemente più acuta la lotta di classe”. Quello che ha detto è stato:
... più andiamo avanti, più grandi sono i successi che otteniamo, tanto maggiore sarà la rabbia dei residui delle classi sfruttatrici in rotta, tanto più cercheranno di danneggiare lo Stato sovietico, sempre più essi faranno ricorso a forme di lotta estreme, ai mezzi più disperati di lotta, come l’ultima risorsa delle persone condannate. Dobbiamo aver chiaro che i residui delle classi sconfitte non sono isolati: hanno il sostegno diretto dei nostri nemici al di là dei confini dell’URSS.[38]
Stalin continuò sollecitando un approccio individuale per la formazione politica, tutt’altro che repressioni o “terrore.” Per quanto riguarda il “sostegno diretto dei nemici al di là dei confini dell’URSS”, Stalin aveva ragione. Erano già state già raccolte molte prove che gli agenti stranieri reclutavano cittadini sovietici per sabotaggio e spionaggio, e molte altre prove sarebbero state scoperte nei mesi dopo il Plenum.
Lenin aveva detto qualcosa di molto simile in un passo citato da Stalin in un discorso dell’aprile 1929. Anche in quell’intervento le soluzioni sollecitate da Stalin erano la vigilanza, e insieme, corsi di formazione politica per tutti i quadri di partito di livello superiore. Il punto centrale del suo discorso è la richiesta di formazione politica, non di repressione di massa.
Il 5 marzo 1937 Stalin pronunciò anche l’intervento conclusivo del Plenum CC di febbraio-marzo. Questo discorso di chiusura del Plenum non potrebbe mai essere definito una “giustificazione teorica della politica di terrore di massa”. Stalin esplicitamente sostenne che “ci deve essere un approccio individuale, differenziato.”
Più avanti nel suo intervento Stalin riprese l’argomento, esplicitamente dichiarandosi contro un orientamento di massa. Stalin sostenne che solo poche migliaia di membri del partito potevano simpatizzare con i trotskisti: “Circa 12.000 membri del partito simpatizzavano con il trotskismo in una certa misura. È questa tutta la forza dei signori trotskisti”.[39]
Anziché richiedere una “politica di terrore di massa,” Stalin si pronuncia con forza contro di essa. Iurii Zhukov (Inoi Stalin, 360 sgg.) definisce il discorso di Stalin aperto e disponibile. La risoluzione preparata sulla sua relazione fu approvata all’unanimità, ma non è mai stata pubblicata. Zhukov la cita da una copia di archivio (362-3).
Lungi dal proporre “repressione di massa”, come falsamente affermava Krusciov, Stalin esigeva una maggiore preparazione politica all’interno del partito, soprattutto per i dirigenti, come i membri del Plenum del CC. Voleva che ogni dirigente scegliesse due sostituti, in modo da poter partecipare a corsi di partito di quattro mesi, mentre i responsabili locali avrebbero frequentato corsi della durata di sei mesi.
Molti o la maggior parte dei delegati al Plenum erano primi segretari o segretari locali di partito e avrebbero potuto interpretare questo piano come una minaccia: in effetti, dovevano scegliere i loro potenziali sostituti.
Sembrava quasi una sorta di “concorrenza” per questi posti di responsabilità. Se i segretari di partito andavano ai corsi, chi poteva dire se sarebbero tornati?
In realtà, furono i primi segretari e altri in tutto il paese, tra cui, come abbiamo visto, lo stesso Krusciov, che misero in atto la “repressione di massa” e i corsi non furono mai istituiti. Al Plenum seguente nel giugno del 1937, i Segretari si rivolsero invece a Stalin con storie spaventose di minacce da parte dei reazionari e di kulaki di ritorno. Chiesero poteri straordinari per imprigionare ed eliminare decine di migliaia di queste persone. Di ciò discuteremo più avanti in maggior dettaglio.
All’inizio dello stesso Plenum, il 27 febbraio, Stalin lesse la relazione della commissione di indagine su Bucharin e Rykov; in tutto tre rapporti di Stalin - il massimo numero in qualsiasi Plenum. In questa relazione Stalin consigliava una risoluzione molto tollerante. Getty e Naumov (pp. 411-416) hanno esaminato il voto della commissione e notano che le indicazioni di Stalin furono le più moderate di tutte: il confino. Ezhov, cui dobbiamo il resoconto originale, insieme con Budienniy, Manuilskii, Shvernik, Kosarev e Iakir votarono tutti per “rinviarli a giudizio con la raccomandazione di fucilarli.”
Si veda la discussione dettagliata di Vladimir Bobrov e Igor ‘Pykhalov[40] in un articolo che prende in esame un’insinuazione, diffusa nelle sue memorie dalla vedova di Bucharin, Larina, che Stalin si era pronunciato per l’esecuzione, mentre Iakir si era opposto - esattamente il contrario di ciò accadde realmente; solo un po’ di “folklore” anti-stalinista, elevato al rango di “fatto” storico fino a quando non sono stati pubblicati i documenti in epoca post-sovietica.
Stalin aveva prospettato che la lotta di classe si sarebbe acutizzata al procedere dell’Unione Sovietica verso il socialismo. Non lo disse nel 1937, ma al Plenum congiunto del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo, nell’aprile 1928:
Qual è il problema qui? Il problema non è che più procediamo impetuosamente nel compito di costruzione del socialismo, più forte crescerà l’opposizione dei capitalisti. Non è questo il punto. Il problema è: perché l’opposizione dei capitalisti diventa più forte? (Enfasi mia, GF)[41]
Secondo Bordiugov e Kozlov questa tesi era stata ulteriormente sviluppata da Valerian Kuibyshev al Plenum di settembre 1928. Essi aggiungono che al Plenum di aprile 1929 Bucharin vi si era opposto, ma in modo equivoco: Bukharin si era detto d’accordo che la lotta di classe in certi periodi si acutizza, e il 1929 era uno di quei periodi, ma disse che non era un principio generale.
Krusciov:
Al plenum del Comitato centrale di febbraio-marzo 1937, molti membri misero in dubbio la correttezza della linea stabilita per le repressioni di massa col pretesto di combattere la “doppiezza”.
Il compagno Postyshev molto abilmente espresse questi dubbi. Egli disse:
Ho riflettuto a lungo sul fatto che i duri anni di lotta sono ormai passati. I membri del partito che avevano “disertato” sono stati liquidati o sono passati nel campo nemico; gli elementi sani hanno combattuto per il partito. Erano gli anni dell’industrializzazione e della collettivizzazione. Mai avrei pensato che conclusa quella fase molto dura, Karpov e persone come lui si sarebbero trovati nel campo nemico. (Karpov era membro del Comitato centrale ucraino, Postyshev lo conosceva bene.) Ora, secondo la testimonianza, sembra che Karpov sia stato reclutato dai trotskisti nel 1934. Personalmente non credo che nel 1934 un onesto membro del partito, che ha condotto una lotta incessante contro i nemici, per il partito e per il socialismo, possa trovarsi nel campo nemico. Non lo credo... non posso immaginare che sia possibile lavorare per il partito negli anni difficili e poi nel 1934 unirsi ai trotskisti. È una cosa strana ...”[42]
A metà degli anni ’90 è stata finalmente pubblicata la trascrizione di questo Plenum del Comitato Centrale di febbraio-marzo 1937. Possiamo ora verificare che, mentre la citazione di Postyshev è autentica, il commento di Krusciov è volutamente falso. Krusciov, ovviamente, sapeva che stava mentendo: egli disse “Molti membri ... hanno messo in dubbio la correttezza ...” In effetti, neppure un solo membro lo ha fatto, neanche Postyshev! Dopo la frase citata da Krusciov, Postyshev continuò a condannare Karpov, e chiunque altro si fosse unito alle forze del nemico.
Postyshev è stato in realtà più determinato di tutti a espellere un gran numero di persone, e per questo è stato rimosso da membro candidato del Politburo al Plenum CC di gennaio 1938. Getty dimostra chiaramente che Postyshev è stato punito in questo Plenum per la repressione eccessiva e dice che “il troppo vigile Postyshev è stato sacrificato onde porre fine alle espulsioni di massa nel partito ...”[43] L’analisi di Iuri Zhukov concorda nel sostenere che al Plenum di gennaio 1938 il gruppo dirigente staliniano cercò ancora una volta di por freno alle repressioni illegali dei primi segretari. Il documento che conferma l’espulsione e l’arresto di Postyshev per la repressione in massa di persone innocenti è citato ampiamente nella traduzione di Getty e Naumov.
Krusciov era presente a quel Plenum e certamente sapeva tutto della sorte di Postyshev e del perché era stato cacciato. Partecipando al Plenum, Krusciov doveva anche sapere che “molti membri” non “misero in discussione la giustezza” delle repressioni. Lo stesso Krusciov aveva pronunciato un duro discorso repressivo al Plenum CC di febbraio-marzo 1937, in cui appoggiò con fervore la repressione.
Tra l’altro, fu Krusciov che sostituì Postyshev come membro candidato del Politburo[44] Secondo Getty e Naumov lo stesso Krusciov fu uno di quelli “attaccarono duramente Postyshev.”[45]
Quindi Krusciov stava mentendo. Lungi dal “metterle in discussione” Postyshev stesso era uno di quelli più impegnati nelle repressioni di massa, al punto che è stato il primo a essere rimosso da candidato nel Politburo, e subito dopo espulso dal partito e arrestato. La trascrizione parziale di questo Plenum, ora disponibile, lo conferma. Le repressioni illegali e arbitrarie di Postyshev sono documentate in una lettera di Andreev a Stalin del 31 gennaio 1938.
Postyshev fu subito arrestato, e confessò poi il coinvolgimento in una sorta di cospirazione per partecipare a un complotto di destra di cui accusò anche altri, compresi alcuni primi segretari e membri del CC. Secondo Vladimir Karpov, Postyshev confermò la sua confessione a Molotov.
Vista la documentazione da noi citata – solo una piccola parte di ciò che esiste, ma non è ancora disponibile – vi è ragione di credere che l’arresto, il processo e l’esecuzione di Postyshev fossero giustificati. La sua esecuzione è avvenuta più di un anno dopo il suo arresto. Sappiamo che c’è un archivio con una lunga indagine su di lui e un verbale del processo, ma praticamente nulla di tutto ciò è stato divulgato dal governo russo.
Krusciov:
Il Comitato Centrale ritiene assolutamente necessario informare il Congresso dei molti “casi” architettati contro i membri del Comitato centrale del partito eletti al XVII Congresso del Partito. Un esempio di provocazione vile, di odiosa falsificazione e di violazione criminale della legalità rivoluzionaria è il caso dell’ex candidato dell’Ufficio politico del comitato centrale, uno dei funzionari più eminenti del partito e del governo sovietico, il compagno Eiche, membro del partito dal 1905.
Krusciov prosegue citando da diversi documenti relativi al caso Eiche, tra cui parte del testo della lettera di Eiche a Stalin del 27 ottobre 1939. Questa lettera – in realtà una denuncia di maltrattamenti – esiste. Non c’è motivo di dubitare della protesta di Eiche, che è stato picchiato dagli inquirenti per confessare cose che non ha mai fatto. Tuttavia, non vi è neanche ragione di credere che Eiche stesse dicendo la verità o tutta la verità.[46]
.
Il Rapporto Pospelov cita un po’ più estesamente dal testo della lettera di Eiche, ma non contiene alcuna prova in merito alla colpevolezza o innocenza di Eiche. La frase conclusiva è: “Al momento è indubbiamente certo che il caso Eiche è stato falsificato”.[47]
Dovremmo tenere a mente alcune cose che sono, o dovrebbero essere, ovvie. Il fatto che qualcuno sia stato picchiato o torturato non significa che quella persona fosse “innocente.” Il fatto che una persona sotto tortura possa aver reso false confessioni non significa che la persona non fosse tuttavia colpevole di altri reati. Il fatto che qualcuno afferma di essere stato picchiato, torturato, intimidito, ecc. per ottenere una falsa confessione, non significa che stia dicendo la verità sulla realtà della tortura o sulla falsità delle confessioni rese. Naturalmente, questo non significa neppure che egli stia mentendo.
In altre parole, le prove sono necessarie. La lettera di Eiche non è una prova sufficiente per stabilire con certezza alcunché, compreso se sia stato torturato o no.
In una delle poche citazioni che abbiamo dal suo processo nel 1940, Ezhov sostiene di essere stato picchiato perché confessasse il falso. Tuttavia, non vi è alcun dubbio che Ezhov era colpevole di pestaggi e torture, falsificazione di confessioni, creazione di casi contro molte persone innocenti per poi fucilarle.
Tuttavia questa è solo una parte della storia di Eiche. Non la conosciamo tutta, perché né Krusciov, né alcuno dei suoi successori alla testa del PCUS, Gorbaciov, Eltsin, o Putin, ha mai pensato bene di pubblicare i documenti riguardanti Eiche, o anche di permettere l’accesso ai ricercatori.
Ci sono buoni riscontri che suggeriscono che sia stato proprio Eiche ad aprire la strada per i Primi segretari che esigevano poteri straordinari per uccidere migliaia di persone e inviarne altre migliaia a quello che divenne il Gulag.
Fu proprio Eiche che iniziò la repressione di massa che Krusciov pretende di denunciare.[48] Iuri Zhukov sintetizza quel che conosciamo. (KP, 16 nov. 2002). Egli ritiene che Ezhov stesse organizzandosi per questo con i Primi segretari, e avrebbe arrestato e giustiziato Stalin se Stalin si fosse opposto (KP, 16 Nov 2002, 20 Nov. 2002).
All’inizio del 2006 è stato pubblicato un volume con trascrizioni di due lunghi interrogatori[49] di Ezhov e del suo vice nella NKVD, Frinovski. Entrambi confessano di far parte della congiura dei destri che comprendeva Bucharin, Rykov, Ezhov e il suo predecessore Iagoda a capo del NKVD. Frinovski fa i nomi di Evdokimov, Ezhov e anche Iagoda, come capi cospiratori destristi. Egli cita in particolare Eiche, una prima volta come frequentatore di Evdokimov, una seconda volta insieme con Ezhov e Evdokimov.[50] Evdokimov era molto vicino a Ezhov, e fu processato, condannato e giustiziato insieme con Ezhov nel febbraio 1940. È chiaro che Frinovski presumeva che Eiche fosse coinvolto nello stesso gruppo di cospiratori di destra di cui lui stesso faceva parte, con Ezhov, Evdokimov e altri, o non ne avrebbe parlato a questo proposito, ma non dà indicazioni specifiche riguardo a Eiche.
L’ipotesi di Zhukov spiega meglio i fatti già noti anche prima della pubblicazione delle affermazioni di Frinovski dell’11 aprile 1939. In esse Frinovski conferma l’esistenza di un vasto complotto di destristi in tutta l’Unione Sovietica. Evdokimov, che ha riferito di questa cospirazione a Frinovski nel 1934, gli ha detto che già nel 1934 i destri aveva reclutato un gran numero di importanti funzionari sovietici in tutta l’URSS.[51] Erano precisamente i processi e le esecuzioni di queste persone che Krusciov affermava Stalin avesse ordito. La dichiarazione Frinovski chiarisce che non si trattava di fatti inventati.
Evdokimov sottolineava che era necessario reclutare tra i livelli più bassi del Partito, dello Stato e dei contadini, cioè i membri dei kolkoz, al fine di approfittare dell’ondata di rivolte che già erano in corso e che i destri speravano di organizzare in movimento per un coup.[52]
Secondo Jansen e Petrov, che hanno avuto accesso ai documenti, molti dei quali sono stati poi riclassificati come riservati dal governo russo, Eiche interferiva con l’attività del NKVD, insistendo per l’arresto di persone nei cui confronti non c’erano prove.[53] Ezhov disse ai suoi subalterni di non ostacolare Eiche, ma di collaborare con lui. Ciò è coerente con l’affermazione di Frinovski circa il modo in cui Ezhov, e lui stesso, agivano – pestando e incastrando persone innocenti, fingendo di combattere un complotto per nascondere la loro cospirazione.
Zhukov ritiene che l’obiettivo di Eiche e degli altri primi segretari, fosse di evitare ad ogni costo le elezioni con possibilità di scelta del candidato, previste per il dicembre 1937, sostenendo che le cospirazioni dell’opposizione erano troppo pericolose.[54] Che ci credessero o no, al Plenum CC dell’ottobre 1937 riuscirono a convincere Stalin e Molotov ad annullare le elezioni competitive.
Stalin era sotto pressione anche per altri eventi. Uno dei suoi più stretti collaboratori sulle questioni costituzionali ed elettorali, Ia.A. Iakovlev, fu improvvisamente arrestato il 12 ottobre 1937. In una confessione-interrogatorio pubblicata solo nel 2004, Iakovlev disse di aver lavorato per l’organizzazione clandestina trotskista dall’epoca della morte di Lenin, e di collaborare con Trotsky attraverso una spia tedesca.[55] Tenuto conto di questa valanga di prove che cospirazioni reali ed estremamente pericolose coinvolgevano personaggi di alto livello nel governo sovietico, nel partito e nell’esercito, Stalin e il Politburo non erano in condizione di ignorare le richieste pressanti di un certo numero di Primi segretari per una guerra aperta contro il pericolo.
È interessante osservare che Eiche sembra sia stato processato e giustiziato nello stesso periodo di Ezhov e dei suoi affiliati. Può darsi che le accuse reali contro Eiche al processo non fossero di spionaggio, ma di aver cospirato con Ezhov per accusare, forse torturare, e procedere a esecuzioni senza prove. A.S. Iakovlev, il progettista di famosi velivoli, ha scritto nelle sue memorie che Stalin aveva detto che Ezhov era stato fucilato perché aveva “ucciso molte persone innocenti.”[56] Sembra che Ezhov sia stato giustiziato per questo e per la sua partecipazione al complotto dei destri. Forse fu così anche per Eiche.
Il testo completo della lettera di Eiche a Stalin del 27 ottobre 1939 è stato allegato alla relazione della Commissione Pospelov. In esso, Eiche chiarisce che è stato accusato di cospirare o collaborare strettamente con Ezhov. (p. 229) Le prove che citiamo qui e che furono a disposizione di Petrov, suggeriscono fortemente che Eiche è stato ampiamente coinvolto nella repressione di massa con Ezhov.
L’affermazione di Eiche nella sua lettera a Stalin di essere stato picchiato e torturato per rendere false confessioni è molto credibile, dal momento che egli nomina Ushakov e Nikolaev [-Zhurid] come suoi torturatori. Sappiamo da altra fonte che questi due agenti del NKVD torturarono molti altri, e proprio per questo furono processati e giustiziati sotto Beria.
Nikolaev-Zhurid fu infine arrestato nel mese di ottobre 1939 sotto Beria. Lo stesso mese in cui Eiche scrisse la sua lettera a Stalin. Nikolaev-Zhurid fu giustiziato e probabilmente processato ai primi di febbraio 1940, nello stesso periodo di Ezhov, Eiche e anche Ushakov.
Questo suggerisce che Ezhov e i suoi uomini potrebbero aver tentato di accusarsi a vicenda, al fine di mascherare la propria responsabilità. Ciò concorda con la descrizione di Ezhov fatta da Frinovski, il quale afferma esplicitamente che Ezhov voleva che Zakovskii fosse fucilato in modo che Beria non avrebbe potuto interrogarlo e probabilmente conoscere il ruolo di Ezhov nelle massicce repressioni illegali e nella cospirazione dei destristi.[57]
Eiche fu arrestato il 29 aprile 1938, molto prima che Beria avesse un ruolo nel NKVD, e quindi molto prima che Ezhov dovesse temere che Beria interrogasse Eiche. Dalla sintesi dei documenti che Jansen e Petrov hanno avuto modo di esaminare, sembra chiaro che tra Ezhov e Eiche c’era ostilità. Dalle dichiarazioni di Frinovski e da altre fonti sappiamo che Ezhov e i suoi uomini torturavano sistematicamente coloro che arrestavano, colpevoli o no, per costringerli a fare confessioni che li incriminassero.
Ciò che manca è il resto del fascicolo Eiche, compresi i documenti del processo: le accuse contro di lui al suo processo nel febbraio 1940, prove, testimonianze, le richieste della pubblica accusa, (obvinitel’noe zakliuchenie) e la sentenza. Sappiamo che il “fascicolo delle indagini investigative” su Eiche esiste – o almeno esisteva ai tempi di Krusciov, perché è stato citato come l’incartamento da cui è stata tratta la lettera di Eiche.
L’unica cosa che conosciamo del fascicolo Eiche è la lettera a Stalin. Il resto del contenuto non è stato rilasciato. Ma nel discorso di Krusciov o nella relazione Pospelov la lettera di Eiche a Stalin non era completa. In particolare, Eiche ha scritto che non era disposto a:
... “subire di nuovo pestaggi per Ezhov, che era stato arrestato e denunciato come controrivoluzionario, e che è stato la mia rovina [o ‘che mi ha distrutto’]; ciò va oltre le mie forze”[58]
La parte in neretto è stata accuratamente cancellata nel Rapporto Pospelov, come anche le seguenti parole:
Le mie confessioni circa legami contro-rivoluzionari con Ezhov sono la macchia più nera sulla mia coscienza.
Eiche evidentemente credeva che Ezhov fosse un controrivoluzionario, aveva confessato legami controrivoluzionari con Ezhov che qui egli nega, e incolpa Ezhov, non Beria, per la sua rovina.
Krusciov voleva dare la colpa a Beria invece che a Ezhov. Eiche accusa Ezhov, quindi è facile capire perché Krusciov ha omesso questi passaggi. L’affermazione di Eiche che Ezhov era in realtà un controrivoluzionario avrebbe potuto suscitare interrogativi nel Comitato Centrale e domande scomode per Krusciov. Gli interrogatori di Ezhov recentemente pubblicati e le dichiarazioni di Frinovski gettano una luce sull’attività cospirativa di Ezhov e la sua persecuzione di persone innocenti. Krusciov e Pospelov li hanno poi nascosti, per addossare tutta la colpa a Stalin e Beria.
Vorremmo saperne molto di più, ma gli interrogatori/confessioni di Frinovski e Ezhov sono del tutto coerenti con i fatti delineati sopra.
Anche se interrompe un po’ l’ordine originale, è opportuno esaminare qui che cosa dice Krusciov di Ezhov, dal momento che è strettamente legato ad Eiche.
Krusciov:
Stiamo giustamente accusando Ezhov per le attività corrotte del 1937. Ma dobbiamo rispondere a queste domande: Ezhov potrebbe aver arrestato Kossior, per esempio, senza che Stalin lo sapesse? C’è stato uno scambio di opinioni o una decisione dell’Ufficio politico a questo proposito? No, non c’è stato, come non c’è stato niente del genere in altri casi dello stesso tipo. Potrebbe Ezhov aver deciso questioni così importanti come la sorte di personaggi così eminenti del partito? No, sarebbe dar prova di ingenuità considerare questo lavoro opera del solo Ezhov. È chiaro che tali questioni sono state decise da Stalin, e che senza i suoi ordini e la sua approvazione Ezhov non avrebbe potuto farlo.
Gli interrogatori di Ezhov e Frinovski pubblicati all’inizio del 2006 confermano pienamente che Ezhov torturò deliberatamente e uccise un gran numero di persone innocenti. Organizzò queste atrocità di massa per coprire il suo coinvolgimento nella cospirazione dei destri e nello spionaggio militare tedesco, e anche in un complotto per assassinare Stalin o un altro membro del Politburo, e impadronirsi del potere con un coup d’état.
Queste confessioni sono i documenti più recenti e più drammatici a emergere da anni, assai interessanti per la nostra ricerca. Essi contraddicono completamente le accuse di Krusciov su ogni punto: la sua tesi che Ezhov stava solo eseguendo ordini di Stalin, che i leader militari sono stati “incastrati”, e che i processi di Mosca erano contraffatti (come suggerisce Krusciov). Ora (2010) disponiamo di molti altri interrogatori di Ezhov, e tutti confermano con molti dettagli[59] l’esistenza della sua gravissima cospirazione.
Krusciov, i suoi sostenitori e quelli che hanno fatto la “ricerca” per il Rapporto Pospelov e i rapporti di “riabilitazione”, avevano tutte queste le informazioni a loro disposizione. Perché non ne hanno trattato nei loro Rapporti? La ragione più ovvia è che le hanno nascoste in modo da giungere a conclusioni esattamente opposte alla verità.
La domanda sorge spontanea: perché Ezhov fece tutto questo? Zhukov pensa che potrebbe essere stato in combutta con un certo numero di primi segretari in una sorta di cospirazione. Gli uomini di Ezhov operavano insieme con i Primi segretari nelle province. Nei documenti a disposizione di Jansen e Petrov nei primi anni ‘90 e ampiamente citati nel loro libro, il capo della NKVD della regione siberiana occidentale S.N. Mironov, racconta di avere avuto mandato da Ezhov di non interferire con Eiche, anche se quest’ultimo insisteva nel voler arrestare persone senza prove e interveniva di persona nelle indagini.[60] I verbali di coloro che furono processati contemporaneamente a Ezhov non sono stati divulgati. Sembra molto probabile che un certo numero di costoro, tra cui Eiche, sono stati processati e condannati per aver collaborato con Ezhov a uccidere persone innocenti.
Le confessioni di recente pubblicazione e di Frinovski e Ezhov confermano ora che Ezhov stesso era a capo di una importante cospirazione di destra, in collusione con i militari tedeschi, e che ha cospirato per prendere lui il potere in URSS.
Tutte queste informazioni, e molte altre, erano naturalmente a disposizione di Krusciov e dei suoi investigatori. Eppure, ancora il primo febbraio 1956, Krusciov affermava che Ezhov era completamente innocente, e la colpa era di Stalin![61] Nel “rapporto segreto” modificò appena questa opinione su Ezhov: spostando su Stalin tutta la responsabilità per le azioni di Ezhov.
Stalin invece accusava Ezhov, e la sua testimonianza è del tutto coerente con gli elementi di prova presentati da Jansen e Petrov. Almeno in Russia, il brano delle memorie del progettista di aerei A. Iakovlev, a cui Stalin spiega come Ezhov avesse incastrato uomini innocenti, è molto conosciuto. Molotov e Kaganovic hanno detto cose simili nei loro colloqui con Felix Chuev.
Ezhov fu rimosso dal suo incarico, evidentemente con difficoltà. Nell’aprile 1939 Ezhov fu arrestato e confessò subito i gravi abusi commessi nelle indagini: pestaggi, confessioni falsificate, torture ed esecuzioni illegali. Jansen e Petrov, basandosi in parte su documenti non più a disposizione dei ricercatori e in parte su alcuni documenti rilasciati solo nel 2006, mostrano l’estensione enorme di questi abusi e descrivono i metodi criminali di Ezhov e dei suoi uomini. Non c’è alcuna prova, – proprio nessuna – che Stalin o la direzione centrale volessero che lui agisse così, molte prove invece che consideravano criminale tutto ciò.
Krusciov:
Il compagno Rudzutak, membro candidato dell’Ufficio Politico, membro del partito dal 1905, che aveva trascorso dieci anni in un duro campo di lavoro zarista, ritrattò completamente in tribunale la confessione che gli era stata estorta. ... Dopo un attento esame del caso, nel 1955, si è stabilito che l’accusa contro Rudzutak era falsa e che era basata su materiali diffamatori. Rudzutak è stato riabilitato postumo.
Secondo i documenti di riabilitazione, Rudzutak confessò davvero.[62] Evidentemente si trattava di una confessione molto dettagliata in cui fece il nome di “più di sessanta persone” coinvolte con lui nel complotto – tra cui Eiche, che è menzionato due volte nelle due pagine della sua relazione di riabilitazione. Poi al processo ritrattò la confessione, affermando di essere stato “costretto” a confessare da “un bubbone [gnoynik], non ancora estirpato dal NKVD.” È interessante notare che non affermò di essere stato torturato, perché chiaramente la relazione di Rudenko lo avrebbe detto. Molotov ha poi dichiarato a Chuev che Rudzutak era stato torturato e non aveva confessato.[63]
Contro di lui ci sono molte testimonianze. Le relazioni di riabilitazione di Rudenko del 24 dicembre 1955 non provano l’innocenza di Rudzutak e riconoscono che Rudzutak fu accusato da molti altri imputati.
Ovviamente è assai discutibile condannare qualcuno per un reato grave basandosi solo sulla sua confessione. Allo stesso modo, una persona non può essere dichiarata innocente solo perché nega, e nega coerentemente la sua colpa. Ma numerose accuse indipendenti da parte di vari imputati, interrogati da investigatori diversi, sono determinanti in qualsiasi sistema giudiziario. Per esempio, negli Stati Uniti di oggi, gli imputati sono regolarmente condannati per cospirazione esclusivamente sulla testimonianza di presunti congiurati. E tutti i partecipanti sono responsabili di crimini commessi da altri membri della cospirazione. .
Non ci sono prove in quella “riabilitazione” che Rudzutak fosse innocente, come afferma Krusciov. L’unica “prova” che il rapporto di riabilitazione può presentare è che le testimonianze contro di lui sono “contraddittorie.” Ma non è la prova che sono false. Al contrario: se molte confessioni o testimonianze fossero identiche sarebbe abbastanza evidente che sono state “orchestrate” in qualche modo.
Rudzutak evidentemente ritrattò la confessione al processo, ma non possiamo essere sicuri che ritrattò tutto. I verbali di riabilitazione di Rudenko del 1955 danno informazioni molto più esaurienti sulle accuse contro Rudzutak. Il Rapporto Pospelov menziona solo l’accusa che era in una “organizzazione nazionalista lettone, impegnata in atti di sabotaggio, ed era una spia dei servizi segreti stranieri.”[64] Krusciov falsificò anche questo:
Non lo hanno nemmeno convocato al Politburo, Stalin non voleva parlare con lui. ... Attraverso una verifica approfondita effettuata nel 1955 è stato stabilito che il caso contro Rudzutak è stato falsificato. Ed è stato condannato sulla base di prove diffamatorie.
Non c’è niente di ciò nei documenti su Rudenko o nel rapporto Pospelov. Forse Krusciov semplicemente se lo è inventato.
Molto è stato omesso. Per esempio, i materiali di riabilitazione di Rudzutak non menzionano neppure Tukhachevsky, anche se Rudzutak è stato strettamente associato a lui nelle espulsioni, ecc.[65]
È così che possiamo essere certi che Krusciov ha mentito: se il rapporto di “riabilitazione” di Rudzutak non lo assolve, in realtà Krusciov non sapeva se Rudzutak fosse colpevole o no. Krusciov parlava di “flagrante violazione della verità”: non poteva sapere, ma affermava di sapere. E, naturalmente, Krusciov e Pospelov avevano accesso a tutti gli archivi di Rudzutak e a tutti i materiali di indagine connessi. Se esistevano prove a discarico, perché non le hanno citate?
Eppure, ora sappiamo che Ezhov e i suoi uomini, su sue istruzioni, fabbricavano confessioni contro molte migliaia di persone. È molto probabile che ci fosse qualche falso nel caso Rudzutak. Ezhov e i suoi investigatori potrebbero aver falsificato alcuni dati contro Rudzutak, anche se Rudzutak aveva ammesso la sua colpevolezza su alcune questioni, ed era stato coinvolto in moltissime altre.
Sarebbe estremamente importante, quindi, poter controllare attentamente tutte le prove allora disponibili agli investigatori e tribunali sovietici. Ma questo è proprio ciò che non ci è consentito. Né ai tempi di Krusciov, né all’epoca di Gorbaciov quando la “glastnost”, ossia la “trasparenza”, avrebbe dovuto portare alla “apertura” degli archivi, e fino ad oggi, non è stata rivelata che una minima parte dei materiali di indagine, perfino contro i principali imputati nei tre famosi processi di Mosca del 1936 e 1937.
Nessun documento del caso Rudzutak è mai stato pubblicato, durante l’URSS o dopo. Questo di per sé è sospetto, poiché Rudzutak è stato arrestato in stretto collegamento con Tukhachevsky.
Rudzutak era uno di coloro che Stalin accusò di coinvolgimento nella cospirazione militare il 2 giugno 1937, nella sessione straordinaria allargata del Collegio del soviet militare.[66] Eppure non è stato giustiziato fino al 28 luglio 1938, più di un anno dopo il gruppo di Tukhachevsky. Ciò suggerisce che è stata svolta un’indagine lunga e complessa. Ma noi non abbiamo accesso a niente di tutto ciò.
Rudzutak è stato condannato per le testimonianze di altri, nonostante la mancanza di una sua confessione. Egli è menzionato in diversi documenti del NKVD pubblicati in Lubianka 2, come ad esempio:
· · N ° 290, M.L. Confessione molto dettagliata di Rukhimovich. Rudzutak è citato a p. 484.
· · N ° 323, pp. 527-37; Rudzutak è citato a p. 530.
Naturalmente tutto ciò non prova la sua colpevolezza, tanto più che sono documenti del genere “Ezhov”, confessioni rese durante il mandato di Ezhov come capo della NKVD, e abbiamo visto sopra cosa accadeva quando Ezhov era in carica. Ma è incompatibile anche con l’affermazione che Rudzutak fosse innocente, cioè con la sua “riabilitazione”. La confessione di colpevolezza di un imputato può non essere veritiera, per un motivo o per un altro, ma non può mai essere una prova di innocenza.
Le annotazioni private di Stalin su questi[67] e altri documenti sono coerenti con la visione di chi cerca di capire dai rapporti di polizia che gli vengono sottoposti, ma non con qualcuno intento a “ordire” alcunché. È difficile immaginare qualcuno fare annotazioni di questo tipo, da mostrare solo ai più stretti collaboratori, se non le considera vere.
Rudzutak è nominato più volte nel processo di Mosca del 1938 dagli imputati Grinko, Rozengolts e Krestinskij, che testimoniano su di lui a lungo e in modo molto dettagliato. In un altro interrogatorio, una confessione appena pubblicata agli inizi del 2006, Rozengolts è citato da Tamarin come colui che lo ha reclutato nella cospirazione destro-trotskista.[68]
Secondo Krestinskij, Rudzutak era fondamentale per la cospirazione. Molotov conferma che Rudzutak gli aveva detto di essere stato picchiato e torturato, ma si era rifiutato di confessare. Tuttavia molto testimonianze sono contro di lui.[69]
Krusciov:
Dalla confessione del compagno Rozenblum, membro del partito dal 1906, arrestato nel 1937 dalla NKVD di Leningrado, si vede come ex funzionari della NKVD costruivano vari “ centri anti-sovietici “ e “blocchi” fittizi con metodi provocatori.
Durante l’esame del caso Komarov, nel 1955, Rozenblum rivelò quanto segue: quando Rozenblum fu arrestato nel 1937, fu sottoposto a terribili torture, durante le quali gli è stato ordinato di confessare false informazioni che riguardavano lui e altre persone. È stato poi portato nell’ufficio di Zakovskii, che gli offrì la libertà a condizione che egli convalidasse dinanzi al giudice una falsa confessione messa a punto nel 1937 dal NKVD, in materia di “sabotaggio, spionaggio e diversione in un centro terroristico di Leningrado.” (Movimento in sala.) Con cinismo incredibile, Zakovskii descrisse l’ignobile “sistema” con cui si fabbricavano “complotti antisovietici”
“Per illustrarmi il metodo”, dichiarò Rozenblum, “Zakovskii mi ha presentato diverse possibili varianti dell’organizzazione di questo centro e delle sue sezioni. Dopo avermene spiegata nei dettagli la struttura, Zakovski mi disse che il NKVD avrebbe preparato il processo contro questo centro, aggiungendo che il giudizio sarebbe stato pubblico. Davanti al giudice dovevano essere portati 4 o 5 membri di questo centro: Chudov, Ugarov, Smorodin, Pozern, Shaposhnikova (moglie di Chudov) con altri 2 o 3 membri di settori di questo centro ...”
“... Il processo del centro di Leningrado deve essere costruito solidamente e per questo motivo sono necessari testimoni. L’origine di classe (naturalmente in passato) e il prestigio nel partito del testimone giocheranno un ruolo non trascurabile”.
Zakovskii disse: “Non avrai bisogno di inventare nulla. Il NKVD ti preparerà uno schema pronto per ogni settore del centro, dovrai studiare attentamente e ricordare bene tutte le domande e le risposte che la Corte potrebbe chiederti. Questo caso sarà pronto in quattro-cinque mesi, forse sei. Durante tutto questo tempo ti preparerai in modo da non compromettere le indagini e te stesso. Il tuo futuro dipende da come va il processo e dai suoi risultati. Se cominci a mentire e a testimoniare il falso, tanto peggio per te. Se “tieni duro” salverai la pelle e sarai nutrito e vestito a spese del governo fino al giorno della tua morte.”
Questo è il genere di cose turpi che si praticavano allora. (Movimento nella sala.)
Krusciov non afferma esplicitamente, ma decisamente lascia intendere, che Stalin era coinvolto in questo. In realtà, le prove che abbiamo oggi e che Krusciov aveva anche allora, dimostrano che Zakovskii era uomo di Ezhov.
Rozenblum ha testimoniato sulla fabbricazione di casi da parte di Zakovskii. Costui era “uno dei più stretti collaboratori di Ezhov”.[70] Zakovskii è stato arrestato il 30 aprile 1938, e condannato a morte il 29 agosto 1938. Beria è stato nominato vice di Ezhov nel mese di agosto 1938.
Se qui Rozenblum[71] stava dicendo la verità, si possono trarre due conclusioni. In primo luogo, Zakovskii non poteva aver fatto tutto questo senza le direttive di Ezhov. Pertanto è chiaro che Ezhov è stato coinvolto in una qualche grossa cospirazione per acquisire un ruolo importante, fabbricando grandi complotti. Questo è coerente con le informazioni a disposizione, riportate da Jansen e Petrov, riguardanti la cospirazione di Ezhov, che più sopra abbiamo esaminato brevemente.
In secondo luogo, Beria (che significa Stalin e quelli intorno a lui nel Politburo) ha preso parte alle indagini, e infine ha scoperto ed eliminato questa cospirazione. Stalin e Beria si attivarono per schiacciare il complotto di Ezhov, non per favorirlo. Ciò è coerente con le deduzioni di Zhukov.
Per Jansen e Petrov (151), Ezhov fece uccidere Zakovskii nel mese di agosto 1938 per toglierlo da mezzo, onde non potesse testimoniare contro di lui (Ezhov). Frinovski lo afferma nella sua confessione dell’11 aprile 1939 recentemente pubblicata (febbraio 2006). Secondo Frinovski e altre prove che abbiamo, Zakovskii faceva parte della cospirazione di Ezhov. Frinovski cita Ezhov nel mese di ottobre 1937 dicendo che Zakovskii “è completamente ‘nostro’”. Poi, il 27-28 agosto 1938, Evdokimov, braccio destro di Ezhov, disse a Frinovski di assicurarsi che fossero stati uccisi Zakovskii e “tutti gli uomini di Iagoda”, perché Beria potrebbe riaprire il loro caso e “questi casi potrebbero rivoltarsi contro di noi.”[72]
Zakovskii è stato esplicitamente accusato di torturare ”regolarmente” le persone nel telegramma di Stalin del 10 gennaio 1939 (che in verità è stato inviato, o ri-inviato, nel mese di luglio; per questo telegramma, vd. infra). Anche senza le recenti dichiarazioni e confessioni di Ezhov, Frinovski e altri, ciò sarebbe una prova evidente che Stalin si è opposto a questo tipo di comportamento.
Ma Krusciov ha omesso questa parte del telegramma di Stalin nel “rapporto segreto”, senza dubbio perché sarebbe stato in contrasto con l’impressione che cercava di suscitare. Pertanto Krusciov accusa Stalin del complotto Ezhov, mentre in realtà Stalin aveva fatto arrestare, processare e giustiziare Ezhov, proprio per questa cospirazione.
Krusciov:
Ancora più ampia è stata la falsificazione dei casi praticata nelle province. La sede NKVD della regione di Sverdlovsk “scoprì” il cosiddetto “Gruppo di rivolta degli Urali” – struttura del blocco di destri, trotskisti, socialisti rivoluzionari, capi religiosi – il cui supposto capo era Kabakov, Segretario del Comitato di Partito della provincia di Sverdlovsk, membro del CC del PC(b), membro del partito dal 1914. I materiali investigativi di allora mostrano che in quasi tutti i distretti, oblast [province] e repubbliche esistevano organizzazioni e centri presumibilmente di “spionaggio, terrorismo e sabotaggio diversivo di trotskisti e destri” e che i capi di tali organizzazioni di regola – per ragioni non note – erano primi segretari di comitati di partito o Comitati centrali comunisti degli oblast o delle repubbliche.
Nonostante il rifiuto del governo russo di rilasciare i materiali di indagine di questo periodo, ci sono parecchie prove contro Kabakov.
L’ingegnere minerario americano John D. Littlepage fu assunto durante la Depressione per lavorare allo sviluppo dell’industria mineraria in URSS, e al suo ritorno negli Stati Uniti (era originario dell’Alaska) scrisse un libro di memorie dei suoi anni laggiù:. In Search of Soviet Gold, NY, Harcourt, Brace and Co., 1938 (1937), in cui tratta del sabotaggio negli Urali. Littlepage sospetta proprio di Kabakov; sostiene che Kabakov non aveva mai curato con competenza lo sfruttamento produttivo della zona ricca di minerali da lui amministrata; ritiene potesse trattarsi di una forma di sabotaggio, e non esprime sorpresa quando Kabakov fu arrestato poco dopo il processo Piatakov, in quanto i due erano stati a lungo strettamente associati. Più di recente, James Harris ha esaminato il procedimento penale Kabakov e citato prove contro Kabakov, senza rilevarvi falsità.[73]
Kabakov è stato estromesso dal CC e dallo stesso partito con una risoluzione fatta circolare al CC del 17-19 maggio 1937, e confermata nella seduta successiva il 29 giugno. Ciò potrebbe suggerire un qualche tipo di rapporto con la cospirazione militare Tukhachevsky, che veniva scoperta in quel periodo, o con la cospirazione dei destri in generale, dato che Iagoda in quel periodo era interrogato intensamente.
Kabakov è indicato da L.I. Mirzoian, ex primo segretario del CC del partito comunista del Kazakistan, come capo della organizzazione clandestina destro-trotskista.[74] Nella relazione Ezhov al Plenum CC di giugno 1937 sulla natura diffusa della cospirazione[75] figura il suo nome.
P.T. Zubarev, uno degli imputati nel processo di Mosca “Bucharin” del marzo 1938, afferma che Kabakov gli era noto per essere un membro della cospirazione di destra negli Urali già nel 1929. Zubarev ha affermato di aver lavorato già allora a stretto contatto con Kabakov in questa cospirazione. Anche Rykov, uno dei principali coimputati di Bucharin, fa il nome di Kabakov come membro importante della cospirazione di destra. Non vi è alcuna prova che Rykov o qualcuno degli accusati sia stato sottoposto a tortura.
Kabakov è stato menzionato come capo di un’organizzazione controrivoluzionaria negli Urali in una nota al Politburo firmata da A. Ia. Stoliar, primo segretario dell’organizzazione di partito di Sverdlovsk, successore di Kabakov. D.M. Dmitriev, agente NKVD di Sverdlovsk, confessò in seguito di essere lui stesso coinvolto in una cospirazione e indica anche Stoliar come cospiratore. Ma parla anche della “liquidazione della kabakovshchina” negli Urali nel 1937; vale a dire, Kabakov è stato il primo ad andarsene, ma altri congiurati, tra cui lo stesso Dimitrev e Stoliar, sono rimasti. L’annotazione di Stalin sulla nota di Stoliar suggerisce non che sta organizzando questa notizia, ma che ne viene a conoscenza.[76]
Nel dichiarare Kabakov “riabilitato”, dunque, Krusciov esprimeva forti dubbi sulla correttezza dei processi di Mosca del 1938, come aveva già fatto a proposito del processo del 1936 dichiarando che Zinoviev e Kamenev erano stati trattati troppo duramente. Per ciò che qui interessa, è chiaro che Krusciov non disse la verità su Kabakov nel suo “rapporto segreto”.
Krusciov:
Molte migliaia di comunisti onesti e innocenti sono morti a causa della mostruosa falsificazione di questi “casi”, come conseguenza del fatto che è stato accettato ogni tipo di “confessioni” calunniose, e come risultato della pratica di costringere all’accusa di se stessi e di altri. Allo stesso modo sono stati realizzati i “casi” contro eminenti dirigenti di partito e dello stato – Kossior, Chubar, Postyshev, Kosarev e altri.
(Per Postyshev, vd. Capp. 3 e 9.)
Kossior, Chubar, Postyshev e Kosarev sono elencati in quest’ordine preciso, in una lettera del 16 marzo 1939 a Stalin, di V.V. Ulrikh, Presidente del Collegio militare della corte suprema dell’URSS, che è riprodotto in facsimile qui:
http://www.memo.ru/history/vkvs/images/ulrih-39.jpg
La sezione pertinente recita come segue:
Collegio Militare
Della Corte Suprema
Dell’Unione delle RSS
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15 Mar 1939
N. 001119 ...
Re: n. I-68/112
TOP SECRET
Copia n ° 1
AL COMITATO CENTRALE DEL ACP (b)
Per il compagno J.V. STALIN
Tra il 21 febbraio e 14 marzo 1939 il Tribunale militare della Corte Suprema dell’URSS in sessioni segrete a Mosca ha sentito i casi di 436 persone.
413 sono stati condannati alla fucilazione. Le sentenze sono state eseguite in base alla legge del 1° dicembre 1934.
Alle udienze del Collegio Militare le seguenti persone hanno integralmente confessato la loro colpa:. KOSIOR SV, CHUBAR V. IA, POSTYSHEV PI, KOSAREV A.V., ...
Secondo il resto della nota di Ulrikh, altri accusati hanno ritrattato le loro confessioni, ma “sono stati giudicati colpevoli in base ad altre prove del caso.” Cioè, Kossior, Chubar, Kosarev e Postyshev non hanno ritrattato le loro confessioni, come altri hanno fatto, ma le hanno confermate al processo.
Nella confessione-interrogatorio del 26 Aprile 1939 Ezhov fa i nomi di Chubar e Kossior come due di un certo numero di funzionari sovietici di alto rango che passavano informazioni ai servizi segreti tedeschi – in parole povere, spie tedesche. Ezhov dice che l’agente tedesco Norden era in contatto con “un gran numero” di altri.[77]
Secondo i materiali di riabilitazione di Postyshev preparati per Krusciov, Kossior coinvolse Postyshev, ritrattò quindi le sue confessioni, per poi ribadirle di nuovo.[78] Nelle sue confessioni Postyshev chiamava in causa Kossior, così come Iakir, Chubar, e altri. (Ibid., 218) Chubar ‘è stato implicato nel complotto destro-trotskista da Antipov, Kossior, Pramnek, Sukhomlin, Postyshev, Boldyrev, e altri.[79]
Intervistato da Felix Chuev, Lazar M. Kaganovic, avanti negli anni, disse che aveva difeso Kossior e Chubar, ma aveva desistito quando gli fu mostrata una lunga confessione manoscritta di Chubar.[80]
Molotov disse a Chuev che lui stesso era presente quando Antipov, amico di Chubar, accusò Chubar. Chubar negò risolutamente ed era furente con Antipov. Molotov conosceva entrambi molto bene.[81]
Secondo il Rapporto Pospelov preparato per Krusciov, Kossior fu arrestato il 3 maggio 1938 – e cioè sotto Ezhov – furono entrambi torturati (non ci sono particolari) e sottoposti a interrogatori prolungati fino a 14 ore di fila. Dei 54 interrogatori di Kossior solo 4 sono stati conservati.[82] Finora questo ha tutte le caratteristiche di una trama di Ezhov.
Tuttavia, Kossior è stato giustiziato il 26 febbraio 1939, tre mesi dopo la cacciata di Ezhov. A quel punto i casi erano in fase di revisione, e da tempo si era accertato che Ezhov e i suoi uomini avevano torturato uomini innocenti.
Sappiamo, dalla lettera di Ulrikh citata sopra, che Kossior e Chubar riconobbero le loro colpe al processo, ma altri no. Nessun dettaglio di questo processo è stato rivelato, né nella relazione Pospelov né nei materiali di riabilitazione. Ancora una volta, appare che i documenti dell’era Krusciov non erano uno studio oggettivo dei materiali investigativi, ma piuttosto un tentativo falsificato per far sembrare “innocenti” tutti coloro che erano stati condannati.
Nella lunga trascrizione della confessione-interrogatorio dell’ottobre 1938, di Dmitriev, ex capo del NKVD a Sverdlovsk, Dmitriev parla di “gruppo clandestino controrivoluzionario guidato da Kossior, che era uno dei centri più occulti dei destri in Ucraina.”[83]
La confessione di Ezhov rende più chiaro che mai che Chubar e Kossior erano colpevoli di coinvolgimento nell’0rganizzazione clandestina dei destri. Anche senza ulteriori informazioni. È ovvio che vi era una grande quantità di prove contro di lui; Krusciov non le mostrò, e da allora non sono mai state rese pubbliche.
Non è vero, come ha dichiarato Krusciov, che i materiali di riabilitazione hanno stabilito che il caso contro Kosarev era stato inventato.
Ci sono informazioni molto scarse su Kosarev nei materiali di riabilitazione pubblicati. (Reabilitatsiia Kak Eto bylo 1, 79-80, 166-8, 219, d’ora in avanti: RKEB 1) egli di fatto confessò, e alcuni estratti sono stati pubblicati; il rapporto di riabilitazione del 1954 afferma che Kosarev è stato torturato da Beria per confessare (167). Il suo fascicolo personale – interrogatori, processo, ecc. – non è mai stato messo a disposizione dei ricercatori.
Kosarev è indicato nella lettera di Ulrikh del 16 marzo 1939, come uno degli imputati che ha confermato la sua ammissione di colpevolezza al processo (vedi sopra). Sappiamo anche che Postyshev accusò Kosarev.
Secondo il rapporto di riabilitazione Kosarev era stato ostile a Beria quando Beria era Primo segretario del partito georgiano. Sempre secondo il rapporto, Kosarev è stato torturato per confessare, e forse anche ingannato. Kosarev confessò al processo. Secondo il rapporto di riabilitazione è stato ingannato perché pensava che questo lo avrebbe salvato. Ci sono esempi in cui gli imputati sostengono di essere stati picchiati per confessare durante gli interrogatori, e poi al processo hanno ritrattato le confessioni. Ma è difficile immaginare perché qualcuno dovrebbe confessare un crimine gravissimo al processo, al fine di salvare se stesso!
I Materiali di riabilitazione su Kosarev si preoccupano molto di dare a Beria la colpa di tutto, come la lettera scritta dalla vedova Kosarev nel dicembre 1953, mentre Beria e altri erano presumibilmente sotto processo. (RKEB 1, 79-80); Krusciov subito sostenne che tutti gli arrestati e condannati durante il mandato di Beria come capo del NKVD sono stati ingannati o “incastrati”.
Kosarev fu arrestato il 29 novembre 1937 dopo che Ezhov era stato già estromesso. Aveva avuto qualche contatto con Ezhov, essendo stato direttore del giornale Komsomol dove lavorava la moglie di Ezhov. Jansen e Petrov ipotizzano che egli possa essere stato coinvolto con Ezhov in qualche modo, anche se avvertono che ciò era poco probabile. (185)
Ma in un interrogatorio di recente pubblicazione (febbraio 2006), A.N. Babulin, nipote e convivente di Ezhov, suo compagno di cospirazioni e testimone della “degenerazione morale”, di Ezhov e di sua moglie Evgeniia, fa il nome di Kosarev come uno degli “ ospiti più assidui di casa Ezhov”, insieme con Piatakov, Uritskij, Mikhail Koltsov, Glikina, Iagoda, Frinovski, Mironov, Agranov, e altri uomini del NKVD poi processati e giustiziati insieme a Ezhov. Che strane frequentazioni per un dirigente “innocente” del Komsomol! Nel proprio interrogatorio di recente pubblicazione Ezhov dice che Koltsov e Glikina – entrambi sulla lista Babulin di “ospiti più frequenti” – erano spie inglesi, insieme alla sua ex-moglie Evgeniia.
Vadim Rogovin scrisse che Kosarev è stato estromesso dall’incarico di capo del Komsomol e arrestato, per la repressione ingiustificata dei lavoratori del Komsomol. Articoli sulla stampa popolare, qualcuno pubblicato dalla famiglia di Kosarev, sostengono che egli era stato ingiustamente accusato e denunciato da Olga P. Mishakova, una lavoratrice del Komsomol che Kosarev avrebbe trattato male.[84]
Chiunque fosse in torto, sembra proprio questo il motivo dell’arresto di Kosarev, come riporta Mgeladze nelle sue memorie. La relazione di riabilitazione del 1954 non ne parla affatto e attribuisce l’arresto di Kosarev all’odio personale da parte di Beria, per alcune cose negative che Kosarev avrebbe detto di Beria.
Dopo l’arresto di Beria nel giugno 1953, Krusciov, appoggiato dal resto della leadership PCUS, andava demonizzando Beria in ogni modo possibile. Questa mancata menzione perfino della vera ragione dell’arresto di Kosarev è un’ulteriore prova che le relazioni di riabilitazione sono state realizzate per scopi politici, non erano studi seri delle prove a carico di coloro che erano stati repressi.
Non abbiamo sufficienti e affidabili informazioni su Kosarev che non siano voci o aneddoti, per affermare che aveva un rapporto molto sospetto con Ezhov e sua moglie, e molti altri amici degli Ezhov, tutti, a quanto sembra, coinvolti nella cospirazione di destra con al centro il NKVD di Ezhov.
Le relazioni di riabilitazione su Kosarev affermano che è stato torturato. (RKEB 1, 79-80, 166-8, 219). Poiché Frinovski dice che Ezhov fece torturare colpevoli e innocenti, tra cui alcuni suoi amici, per deviare le indagini dalla sua propria cospirazione, può darsi che egli avesse torturato anche Kosarev. (Vedi al n. 16. Ezhov, supra).
Certamente non abbiamo alcuna prova che Stalin o Beria “incastrarono” Kosarev. Anche resoconti aneddotici accusano Stalin solo di essere troppo credulone. Quello che sappiamo per certo è che Krusciov e la “commissione di riabilitazione” nascosero una grande quantità di informazioni su Kosarev, e su molti altri.
Nel caso di Kosarev, sono stati tenuti nascosti i suoi collegamenti con Ezhov, che sembrano essere stati la sua rovina. Questi non sono nemmeno menzionati nei materiali di riabilitazione del periodo kruscioviano. La conclusione più cauta cui possiamo giungere è che Krusciov dichiarò Kosarev innocente “in flagrante violazione della verità,” senza alcun serio esame della sua colpevolezza o innocenza.
Akakii Mgeladze, divenuto poi primo segretario del Partito georgiano, ma negli anni ‘30 una figura di spicco del Komsomol, amava e rispettava Kosarev quando questi era a capo del Komsomol. Secondo le sue memorie scritte negli anni ‘60 e recentemente ripubblicate, Mgeladze parlò di Kosarev con Stalin nel 1947 (p. 165). Stalin ascoltò e poi pazientemente spiegò che la colpa di Kosarev era stata accuratamente verificata da Zdanov e Andreev.[85]
Ciò è in linea con quello che sappiamo da altre fonti – che a questi membri del Politburo, così come ad altri, era stato assegnato il controllo sugli arresti del NKVD e le accuse contro membri di primo piano[86] del partito. Mgeladze, che chiaramente avrebbe voluto credere che Kosarev era del tutto innocente ed era stato incastrato da Beria per motivi personali, oppure che aveva semplicemente fatto qualche errore o altro, disse allora a Stalin che lui stesso aveva letto quei rapporti ed anche un rapporto di Shkiriatov, ed era impossibile mettere in dubbio ciò che affermavano.
Se il racconto di Mgeladze è significativo, è perché Mgeladze aveva grandi difficoltà a credere che Kosarev fosse colpevole – al punto da affrontare Stalin, sia pure educatamente, su questa questione – e Stalin tranquillamente ripeté la sua convinzione, basata sulle indagini, che Kosarev era stato colpevole. Secondo Mgeladze, Stalin continuò spiegando che tutti fanno errori e che molti errori erano stati fatti nel 1937. Ma Stalin non si riferiva al caso di Kosarev.
Fino ad oggi tutti i materiali documentali relativi alla destituzione di Kosarev, agli arresti, indagini e processo sono tenuti segreti dal governo russo. Kosarev è stato criticato e rimosso dalla guida del Komsomol al 7° Plenum del CC del Komsomol, riunito a Mosca il 19-22 novembre 1938. La trascrizione del Plenum esiste, è citata in una recente biografia di Georgii M. Popov, che parlò in quel Plenum. Quindi esisteva ai tempi di Krusciov. Ma Krusciov non lo menziona.[87]
Krusciov:
Si è lasciato correre sulla pratica scellerata di far preparare al NKVD liste di persone sotto la giurisdizione del tribunale militare e le cui sentenze sono state preparate in anticipo. Ezhov inviava queste liste personalmente a Stalin per l’approvazione della pena proposta. Nel 1937-1938, 383 di questi elenchi con i nomi di molte migliaia di lavoratori del partito, dei soviet, del Komsomol, dell’esercito e dell’economia sono stati inviati a Stalin, che ha approvato queste liste.
Questi elenchi esistono e sono stati pubblicati, prima su CD[88] e ora su Internet, come “Liste delle esecuzioni staliniste”. Ma questa denominazione è tendenziosa e imprecisa, non si trattava infatti di elenchi di persone “da fucilare”.
Gli stessi redattori anti-stalinisti di queste liste dicono, come Krusciov, che si tratta di “sentenze” preparate in anticipo. Ma la loro stessa ricerca smentisce questa affermazione. Gli elenchi riportano le richieste dell’accusa in caso di condanna dell’imputato – cioè la sentenza che la Procura avrebbe chiesto al giudice di applicare. Si tratta in realtà di elenchi comunicati a Stalin (e ad altri membri del Politburo o della Segreteria) per “revisione” – rassmotrenie – una parola che è usata più volte nell’introduzione alle liste. (Http://www.memo.ru/history/vkvs/images/intro1.htm)
Ci sono molti esempi di persone che non sono state condannate, o sono state condannate per reati minori, e quindi non giustiziate. Più avanti nel discorso, Krusciov fa il nome di A.V. Snegov, presente nelle liste almeno due volte:
· ·http://stalin.memo.ru/spiski/pg13026.htm No. 383;
· http://stalin.memo.ru/spiski/pg05245.htm N ° 133.
In quest’ultimo riferimento Snegov è specificatamente posto nella “Categoria 1”, che significa: pena capitale in caso di condanna. Dal breve riassunto fornito della procura, pare ci fossero parecchie prove contro di lui. Tuttavia Snegov non è stato condannato a morte, ma a un lungo periodo in campi di lavoro.
Secondo gli stessi redattori di queste liste “molti” i cui nomi sono sulle liste non sono stati in realtà fucilati, e alcuni sono stati liberati.
Per esempio, uno studio selettivo della lista per la regione di Kuibyshev firmato il 29 settembre 1938 ha dimostra che non un singolo individuo in questa lista è stato condannato dal VSVK (Tribunale militare della Corte suprema), e un buon numero sono stati rilasciati.
· http://www.memo.ru/history/vkvs/images/intro.htm
Così Krusciov sapeva che Stalin non “condannava” nessuno, ma rivedeva le liste per possibili obiezioni. Possiamo essere certi che Krusciov lo sapesse, perché è giunta fino a noi una nota di S.N. Kruglov, Ministro degli Affari Interni (MVD) a Krusciov del 3 febbraio 1954 che non parla di “sentenze preconfezionate”, ma dice la verità:
Questi elenchi sono stati compilati nel 1937 e nel 1938 dal NKVD dell’URSS e presentate al CC dell’ACP (b) per la revisione. [enfasi mia, GF][89]
Il procuratore presentava al processo non solo le testimonianze, ma anche una sintetica indicazione ai giudici in caso di condanna.
Sembra che siano stati inviati per la revisione solo elenchi di membri di partito, escludendo i senza partito. Nella maliziosa introduzione, i redattori osservano che chi firmava le liste “non erano tutti i membri del Politburo, ma solo quelli più vicini a Stalin”[90] Ma l’evidenza suggerisce che le liste non erano sottoposte al Politburo, ma ai membri della Segreteria del partito. Gli stessi redattori fanno notare che Ezhov, membro della Segreteria, ma non del Politburo, firmava “come segretario del Comitato Centrale.”[91]
Krusciov ha nascosto il fatto che proprio lui era ampiamente coinvolto nella scelta delle persone da inserire nelle liste e nella scelta della tipologia di punizioni proposte, non Stalin.
Krusciov afferma che il NKVD preparava le liste. Ma non menziona il fatto che il NKVD agiva insieme con la direzione del partito, e che un gran numero di nomi su quelle liste – forse più che da qualsiasi altra regione dell’Unione Sovietica – aveva origine in aree sotto il controllo di Krusciov.
Fino al gennaio 1938 Krusciov fu primo segretario del Partito a Mosca e nell’oblast ‘(provincia) di Mosca. In seguito fu primo segretario in Ucraina. La lettera a Stalin (cfr. la sezione 4) per chiedere l’autorizzazione a far fuori 8500 persone è del 10 luglio 1937, la stessa data della prima delle “liste di fucilazione” moscovite.[92]
Nella stessa lettera Krusciov conferma anche la sua partecipazione alla troika responsabile della selezione di quei nomi, insieme con S.F. Redens, capo della direzione del NKVD di Mosca, e il sostituto procuratore K.I. Maslov (Krusciov ammette che “quando necessario” è stato sostituito dal secondo segretario A.A. Volkov).
Volkov rivestì la carica di secondo segretario della Regione di Mosca del PC(b) solo fino all’inizio del mese di agosto 1937, quando divenne primo segretario del partito bielorusso. Da quel momento non fu più un subordinato di Krusciov, il che potrebbe avergli salvato la vita.[93] Maslov rimase Procuror (procuratore) della regione di Mosca fino al novembre 1937. Nel 1938 fu arrestato e nel marzo 1939 giustiziato, dopo essere stato riconosciuto colpevole di attività sovversiva controrivoluzionaria.[94] La stessa sorte toccò a K.I. Mamonov che prima occupava la posizione di Maslov e poi fu fucilato lo stesso giorno di Maslov.[95] Anche Redens non sfuggì alla punizione: arrestato nel novembre del 1938 come membro di un “gruppo di spionaggio diversionista polacco”, processato e condannato, fu giustiziato il 21 gennaio 1940. Jansen e Petrov descrivono Redens come uno degli uomini di Ezhov. Negli anni del “disgelo” Redens è stato riabilitato su insistenza di Krusciov, ma con tali palesi violazioni delle procedure legali che nel 1988 la riabilitazione di Redens è stata annullata, – proprio mentre era invece in corso una grande ondata di riabilitazioni![96]
In altre parole, con l’eccezione di Volkov, tutti i più stretti collaboratori di Krusciov che hanno partecipato alla repressione a Mosca e nell’Oblast di Mosca, sono stati duramente puniti. Come ha fatto Krusciov a sfuggire alla stessa pena? La risposta a questo enigma è ancora da scoprire. Nel capitolo finale prenderemo in esame alcuni fatti interessanti che riguardano Shcherbakov, successore di Krusciov a capo del partito moscovita, che si collegano a questa domanda.
Krusciov:
Le deliberazioni del plenum di gennaio 1938 del Comitato Centrale del Partito Comunista di tutta l’Unione (bolscevico) avevano apportato un certo miglioramento alle organizzazioni di partito. Tuttavia, una repressione diffusa esisteva anche nel 1938.
Krusciov implica, e lo afferma un po’ più avanti, che la repressione è stata guidata da Stalin. Come abbiamo già visto, tuttavia, l’evidenza suggerisce fortemente che fu condotta da Ezhov e da una serie di primi segretari, tra cui Krusciov stesso come uno dei principali “repressori”. Stalin, e coloro della direzione centrale del partito che non erano coinvolti nella cospirazione di destra volevano una repressione limitata. Alla fine furono severamente puniti coloro di cui fu provato che avevano ordito inchieste e ucciso o punito persone innocenti.
Getty e Naumov hanno prodotto lo studio finora più ampio, sul Plenum del gennaio 1938.[97] Dal loro resoconto è chiaro che la direzione centrale staliniana del partito era molto preoccupata per le repressioni insensate. Fu a questo Plenum che Postyshev fu rimosso, solo per questo motivo. Il commento di Thurston conferma che Stalin stava cercando di tenere a freno i Primi segretari, NKVD e la repressione in genere.[98]
Al Plenum CC del gennaio 1938 Malenkov pronunciò il rapporto, e riecheggiando ovviamente Stalin, disse che erano avvenute troppe espulsioni irragionevoli. Per i nostri scopi è molto significativo il fatto che Postyshev fosse la persona individuata come più colpevole. La risoluzione del 9 gennaio 1938 accusò soprattutto Postyshev per questo, lo criticò, e lo rimosse dall’incarico di Primo segretario del comitato cittadino (obkom) di Kuybyshev.
Secondo I.A. Benediktov, che è stato un alto funzionario nel settore agricolo (come commissario del popolo o come primo vice ministro dell’agricoltura) nel periodo 1938-1953, nonché membro del CC e assiduo partecipante alle riunioni del Politburo, fu Stalin in questo Plenum che cominciò a correggere gli abusi delle repressioni. Altri dettagli sono forniti da Lev Balaian, il cui studio sulle falsificazioni di Krusciov, sebbene incompleto, è molto utile.
Alla testa del NKVD kruscioviano in Ucraina a partire da gennaio 1938 era A.I. Uspenskij. Avvertito da Ezhov, Uspensky sfuggì all’arresto il 14 novembre 1938 e finse il suicidio scrivendo in un biglietto che si gettava nel Dnepr. Uspenskij fu poi individuato e arrestato il 14 aprile 1939. Stalin pensava che Ezhov avesse avvertito Uspenskij dopo aver ascoltato una sua telefonata a Krusciov.
Se Uspensky era colpevole, anche Krusciov era responsabile di incastrare persone innocenti, – erano entrambi nella stessa troika.[99] In interrogatori oggi non più disponibili per i ricercatori, Uspenskij riferì le indicazioni di Ezhov per falsificare i casi in massa.[100] (Jansen e Petrov 84, 148).
Krusciov:
Nel frattempo, la banda di Beria, che gestiva gli organi di sicurezza dello Stato, era abilissima a provare la colpevolezza degli arrestati e l’autenticità dei materiali che falsificava.
Questo è falso. Thurston illustra in che modo Krusciov distorce ciò che realmente accadde quando Beria assunse il comando del NKVD e descrive il “liberalismo sorprendente”, instaurato immediatamente sotto Beria. Finisce la tortura, i detenuti ottengono di nuovo dei privilegi. Gli uomini di Ezhov vengono rimossi dagli incarichi, molti di loro sono processati e condannati per le repressioni.[101]
Secondo il rapporto Pospelov, gli arresti diminuirono enormemente, oltre il 90%, nel 1939 e nel 1940 rispetto al 1937 e 1938. Le esecuzioni nel 1939 e nel 1940 scesero a meno dell’1% dei livelli di esecuzioni di massa del 1937 e 1938.[102] Beria divenne capo del NKVD nel dicembre del 1938, quindi questo corrisponde esattamente col periodo di comando di Beria. Krusciov conosceva questi dati, ma li omise nel “rapporto segreto” e quindi li nascose all’uditorio.
Fu negli anni di Beria che ebbero luogo i processi e le esecuzioni di uomini che si erano distinti per repressioni illegali, uccisioni di massa, torture, e falsificazioni. Molte persone erroneamente represse furono liberate dai gulag e dalle prigioni[103] – sicuramente più di 100.000. Krusciov sapeva anche questo e lo nascose.
Krusciov:
Quando l’ondata di arresti di massa iniziò a diminuire nel 1939, e i capi delle organizzazioni di partito territoriali cominciarono ad accusare i funzionari del NKVD di utilizzare metodi di pressione fisica sugli arrestati, il 10 gennaio 1939 Stalin inviò un telegramma in codice ai segretari delle commissioni di oblast e krais, ai comitati centrali dei partiti comunisti delle repubbliche, ai Commissari del popolo degli affari interni e ai capi delle organizzazioni NKVD. Il telegramma recitava:
“Il Comitato Centrale della Partito Comunista di tutta l’unione (bolscevico) chiarisce che l’applicazione di metodi di pressione fisica nelle attività del NKVD è consentita dal 1937 con il permesso accordato dal Comitato centrale della Partito Comunista di tutta l’unione (bolscevico) ... È noto che tutti i servizi segreti borghesi utilizzano metodi di pressioni fisiche contro i rappresentanti del proletariato socialista, e li utilizzano nelle forme più ignobili.
“Ci si chiede come mai i servizi segreti socialisti dovrebbero essere più umanitari contro i folli agenti della borghesia, contro i nemici mortali della classe operaia e dei lavoratori dei kolkos. Il Comitato Centrale del Partito Comunista di tutta l’unione (bolscevico) ritiene che la pressione fisica dovrebbe essere ancora utilizzata obbligatoriamente, solo nel caso di nemici del popolo noti e ostinati, in quanto metodo giustificato e opportuno.”
In questo modo, Stalin avrebbe ratificato in nome del Comitato Centrale del Partito Comunista di tutta l’unione (bolscevico) la violazione più brutale della legalità socialista, la tortura e l’oppressione, che ha portato, come si è visto alla calunnia e all’autoaccusa di persone innocenti.
Krusciov ha deliberatamente ingannato il suo uditorio in almeno tre, forse quattro modi.
· ·Ha omesso parti importanti del testo del telegramma che compromettevano le sue asserzioni.
· · Non ha detto ai presenti che il testo del “telegramma” che stava leggendo, certamente non era mai stato inviato. Infatti, il testo che abbiamo sembra sia una copia prodotta nel 1956.
· · Krusciov non rese noto il carattere dubbio di questo ipotetico telegramma. Lo sappiamo perché è stato discusso nel successivo plenum del Comitato centrale di giugno 1957 chiamato a punire Malenkov, Molotov e Kaganovic.
· · Krusciov potrebbe infatti, aver fatto confezionare un falso “telegramma”.
· · il testo “originale” di questo telegramma, che è stato pubblicato nel corso degli anni ‘90 è assai problematico. Ci vorrebbe un lungo articolo solo per districare tutte le questioni che esso pone. Alcune saranno chiarite nella discussione più avanti.
L’intera prima parte del discorso sul “telegramma” è molto sospetta, a cominciare dalla prima frase, che fa apparire angelici i segretari di partito. E nel suo intervento Krusciov centra esattamente questo punto – i “capi delle organizzazioni locali del partito” si lamentavano della tortura, ed era tutta colpa di Stalin e di Beria! Stalin e il suo braccio destro Beria, erano i “cattivi”, i Primi segretari di partito tentavano di resistere!
Grazie alla ricerca di Zhukov su documenti primari, pubblicato in Inoy Stalin, sappiamo che in realtà erano gli stessi primi segretari di partito che insistevano per le esecuzioni di massa. Stalin e la direzione centrale del partito nel Politburo (la “direzione ristretta”, come la chiama Zhukov) si opposero con forza. Zhukov sostiene di aver visto un documento in cui Krusciov chiede il permesso di portare “la categoria uno” a 20.000 – un numero, senza nomi. Getty cita la richiesta di Krusciov di 41.000 persone in entrambe le categorie.[104]
Sembra, quindi, che un obiettivo principale del “rapporto segreto” sia stato quello di coprire la sete di sangue dei primi segretari come lui. Krusciov dà un po’ la colpa a Ezhov – lo cita un paio di volte. Ma Krusciov accusa soprattutto Beria, che odia, ma che in realtà fu colui che bloccò la Ezhovshchina e corresse gli abusi revisionando le sentenze. Naturalmente, Krusciov attribuisce le colpe principali a Stalin, che era responsabile più di chiunque altro nel voler fermare la repressione.
La prima cosa da notare, per i nostri scopi, è ciò che Krusciov ha rimosso: tutta la parte in grassetto (Cfr. Appendice 28.). Il brano omesso fa diverse cose:
· · Qualifica, limita e restringe le condizioni in base alle quali potevano essere utilizzati “mezzi di pressione fisica”.
· · Cita per nome uomini del NKVD di alto rango e ben noti, stretti collaboratori di Ezhov e sottolinea che sono stati puniti.
Tra essi,
Zakovskii, che Krusciov, attraverso Rozenblium,
ha citato come artefice principale di false accuse (vedi la sezione 18.
supra). Se Krusciov avesse citato questa parte del telegramma,
avrebbe minato la tesi principale del suo “Discorso”: che era Stalin a
promuovere le repressioni di massa, piuttosto che cercare di impedirle.
Nella confessione-interrogatorio di recente pubblicazione, Ezhov cita
Zakovskii come uno dei suoi uomini più devoti, e conferma anche di avere
ordinato l’uccisione di Zakovskii per impedirgli di informare Beria
delle falsificazioni degli omicidi in cui Ezhov e i suoi uomini erano
impegnati.
Il “telegramma della tortura” è un esempio complesso delle prevaricazioni kruscioviane, e meriterebbe un lungo studio analitico. I punti principali per i nostri scopi sono i seguenti:
1. Il documento che abbiamo – del “10 gen. 1939”, è nella migliore delle ipotesi, una bozza. Non è su carta intestata ufficiale. Non è firmato, da Stalin o chiunque altro. L’edizione più recente, semi-ufficiale, non afferma più che è “firmato” da Stalin, ma sostiene che ci sono correzioni manoscritte con la grafia di Stalin.[105] Questo è puro inganno, i curatori della pubblicazione non citano alcuna prova al riguardo: è chiaro che vogliono convincere i lettori che questo è un documento autentico del 1939.
2. Se non è un falso, potrebbe essere forse una “bozza” mai spedita. L’apparenza è di una copia scritta a macchina nel 1956, e questo è indicato direttamente sul telegramma. Inoltre, il carattere tipografico dell’aggiunta del 1956 e quello del resto del telegramma appaiono identici.
Tutto questo dovrebbe essere verificato in modo scientifico e oggettivo. Ma il governo russo non ha intenzione di studiare questo o i molti altri documenti di dubbia veridicità scoperti, sembra, dopo la fine dell’URSS. Se si tratta di una copia, come è probabile, dov’è il documento originale di cui è copia?
3. Al Plenum CC del luglio 1957, in cui il “gruppo antipartito” di Molotov, Malenkov, Kaganovic e Sepilov è stato chiamato a rispondere di aver tentato di estromettere Krusciov l’anno prima, Molotov afferma che la decisione di utilizzare la “pressione fisica” contro alcuni arrestati esisteva davvero, ma firmata da tutti i membri del Politburo. Krusciov insiste poi che documenti sono due, e che sta parlando del secondo; ma non riprende il discorso sul primo. Qual è questo primo documento? Non sappiamo.
Per quanto riguarda il presunto secondo documento, per un altro membro del CC in questa discussione, l’originale è stato distrutto, ma una copia è rimasta nell’obkom (Comitato regionale) del Daghestan. Tuttavia tale copia non è certamente la copia che abbiamo, perché il testo che abbiamo non è su carta intestata ed è, nel migliore dei casi, un progetto, forse una copia dattiloscritta successiva (1956) di una bozza, e forse anche un falso completo. Nessun’altra copia è saltata fuori, neppure il documento dell’“Obkom daghestano”.
Sicuramente Krusciov non avrebbe mai distrutto questa preziosa prova contro Stalin – a meno che in qualche modo non incriminasse anche lui stesso, o in alternativa, a meno che non sia mai esistita! In questa ipotesi, il fatto che A.B. Aristov (uno dei principali sostenitori di Krusciov nel Comitato Centrale) abbia menzionato la “copia dall’obkom Daghestan” poteva essere un bluff per intimidire il “gruppo antipartito” di fronte al resto del CC.[106]
Getty dichiara di aver trovato il testo di un telegramma simile datato 27 luglio 1939.[107] Se autentico, (non è stato pubblicato), e se era corretta l’affermazione di Molotov nel luglio 1957 che tutti i membri del Politburo avevano firmato un telegramma, anche Krusciov l’avrebbe firmato, poiché Krusciov è diventato membro del Politburo il 22 marzo 1939, e membro candidato (prendendo il posto di Postyshev in disgrazia) dopo la riunione del CC di gennaio 1938. Questo avrebbe reso Krusciov responsabile quanto Molotov, Malenkov e Kaganovic.
Se il telegramma fosse stato realmente inviato il 10 gennaio 1939, come affermato da Krusciov nel “rapporto segreto”, egli non l’avrebbe firmato. Tuttavia lo avrebbe certamente (a) visto, e (b) sarebbe stato responsabile della sua applicazione, vale a dire l’impiego di “pressioni fisiche” sui prigionieri, fin da quando era primo segretario in Ucraina, dove ha represso migliaia di persone.
Pertanto è possibile che Krusciov abbia cercato le copie autentiche del telegramma del 27 luglio 1939, e distrutto tutte quelle che riusciva a trovare. Prima di fare ciò, egli aveva fatto una copia con lo stesso testo (omettendo il nome di Ezhov, che è nella versione successiva), ma pre-datato al periodo anteriore alla sua partecipazione al Politburo. Non possiamo essere certi.
Molti studiosi e altri ci hanno assicurato che Krusciov aveva fatto distruggere un gran numero di documenti; Iuri Zhukov, Nikita Petrov, Mark Junge e Rolf Binner tutti attestano che Krusciov ha distrutto più documenti di chiunque altro.[108] Benediktov, ex ministro dell’agricoltura, ha detto la stessa cosa in un articolo pubblicato nel 1989. In questo scenario, il documento trovato da Getty è una copia che Krusciov non è riuscito a trovare e distruggere. Non sappiamo.
Quello che sappiamo è che, quantomeno, Krusciov citava selettivamente da quel documento con l’intento di ingannare l’uditorio.
Krusciov:
Non molto tempo fa – solo alcuni giorni prima di questo Congresso – abbiamo convocato al Presidium del Comitato Centrale il giudice istruttore Rodos, che a suo tempo aveva indagato e interrogato Kossior, Chubar e Kosarev. È un miserabile, con il cervello di una gallina e moralmente completamente degenerato. Quest’uomo era colui che, decidendo la sorte di importanti funzionari di partito, esprimeva giudizi che investivano anche il campo della politica; stabilendo i loro “crimini”, forniva materia da cui trarre rilevanti implicazioni politiche. Si pone la questione se un uomo con un tale intelletto può da solo disporre indagini per provare la colpevolezza di persone come Kossior e altri. No, senza direttive adeguate non avrebbe potuto farlo. Alla sessione del Presidium CC ci ha detto: “Mi è stato detto che Kossior e Chubar erano nemici del popolo e per questo motivo io, come giudice istruttore, ha dovuto far loro confessare di essere nemici”.
(Indignazione nella sala.)
Non poteva riuscirci che con torture prolungate e questo fece secondo le dettagliate istruzioni di Beria. Dobbiamo dire che nella sessione del presidium del Comitato centrale egli dichiarò cinicamente: “Pensavo di eseguire gli ordini del partito”. Così gli ordini di Stalin per l’impiego dei metodi di pressione fisica sugli arrestati erano messi in pratica. Questi e molti altri fatti mostrano che tutte le norme per la soluzione corretta dei problemi all’interno del partito erano ridotte a nulla e che tutto dipendeva dal capriccio di un solo uomo.
L’inganno di Krusciov qui sta nell’implicare che le confessioni ottenute con le percosse da Rodos, erano gli unici motivi per cui Chubar e Kossior sono stati condannati e giustiziati. Come abbiamo già visto, vi è abbondanza di prove a carico sia di Chubar sia di Kossior che non hanno a che fare con i “mezzi di pressione fisica.” Per esempio, sono stati entrambi nominati da Ezhov nella sua confessione-interrogatorio del 26 aprile 1939 come membri della cospirazione di destra e spie tedesche.
Krusciov fa capire che Rodos era uomo di Beria.[109] Ma i materiali di riabilitazione affermano che è stato coinvolto nelle indagini sui sospetti anche durante il mandato di Ezhov (RKEB 1, 176).
È possibile che Rodos avesse semplicemente “eseguito gli ordini”, come sostiene di aver fatto. Se, come affermato da Krusciov e dal “telegramma”, la stessa tortura fosse stata autorizzata dal Comitato Centrale, e se a Rodos era stato detto di torturare alcuni imputati, come pare abbia ammesso, allora stava solo eseguendo degli ordini; in tal caso non avrebbe commesso alcun reato. Forse il vero crimine di Rodos è di esser stato alle dipendenze di Beria ed anche di Ezhov. Krusciov ha fatto del suo meglio per attribuire tutta la colpa a Beria.
Rodos fu processato e condannato nel periodo 21-26 febbraio, 1956 – proprio durante il XX Congresso del partito![110] (RKEB 1 411, n. 13). Perché? Ciò suggerisce che Rodos potrebbe essere stato “processato” e giustiziato per farlo tacere. Come capo della sezione investigativa del NKVD Rodos avrebbe preso parte attiva alle indagini sulle attività di Ezhov ed era responsabile dei casi di coloro che erano nella stretta cerchia intorno alla moglie di Ezhov, tra cui Isaac Babel, Vsevolod Meierkhold, e altri.
Un’altra possibilità è che la sua sorte servisse a mettere in guardia gli altri per farli collaborare con le “riabilitazioni” di Krusciov, far loro dire quello che si voleva dicessero. Pavel Sudoplatov, uno dei subordinati di Beria, fu imprigionato per quindici anni con ogni evidenza per essersi rifiutato di falsificare accuse contro Beria, sfuggendo all’esecuzione solo con il difficile stratagemma di fingersi pazzo per alcuni anni.
I materiali del processo a carico di Rodos non sono mai stati rilasciati. Chiaramente non era stato perseguito dopo l’espulsione di Ezhov, come era capitato a molti altri agenti NKVD che avevano torturato e fabbricato casi di tanti altri imputati. È stato sicuramente conveniente per Krusciov avere Rodos e Beria su cui scaricare la colpa delle repressioni. Questa fretta di sbarazzarsi di Rodos suggerisce che potrebbe esserci stato un qualche tipo di collegamento tra Krusciov e Ezhov che rimane a noi ignoto oggi e le cui origini risalgono agli anni in cui Krusciov era un primo segretario.
Roman Rudenko, procuratore sovietico capo e creatura di Krusciov, chiese al generale Pavel Sudoplatov di scrivere una falsa testimonianza contro Beria dopo la morte di quest’ultimo. Sudoplatov si rifiutò, fu arrestato e accusato di aver partecipato a un’immaginaria “cospirazione” di Beria. Secondo il racconto di Sudoplatov, il generale Ivan I. Maslennikov, Eroe dell’Unione Sovietica, si tolse la vita piuttosto che aderire a una richiesta simile. Sudoplatov riuscì a sfuggire all’esecuzione solo fingendosi pazzo, ma rimase in carcere 15 anni.[111] Può darsi che qualcosa di simile sia successa a Rodos.
Krusciov:
Il potere accumulato nelle mani di una sola persona, Stalin, produsse gravi conseguenze durante la Grande Guerra Patriottica… Durante la guerra, e dopo la guerra, Stalin aveva avanzato la tesi che la tragedia vissuta dalla nostra nazione nella prima parte della guerra fosse il risultato dell’attacco ”imprevisto” dei tedeschi contro l’Unione Sovietica… Stalin non si curò affatto di quei segnali. Per di più, Stalin ordinò che non si desse alcun credito alle informazioni di quel tipo, per non provocare l’avvio di operazioni militari… tutto fu ignorato: gli avvertimenti di alcuni dei comandanti dell’Esercito, le dichiarazioni dei disertori dell’esercito nemico, e financo le aperte ostilità del nemico… È forse questo un esempio di vigilanza da parte del capo del partito e dello stato, in quel momento storico particolarmente significativo?
E’ vero, la Germania aggredì l’Unione Sovietica, e quindi questa affermazione di Krusciov è senza ombra di dubbio corretta.
C’è una quantità enorme di prove per confutare il resto delle sue affermazioni. Tuttavia, l’attacco si è realmente verificato. Il Maresciallo A.E. Golovanov era persuaso che qualunque responsabilità, doveva essere condivisa da tutti i comandanti militari di alto grado, così come la gloria della vittoria.
Documenti divulgati dopo la fine dell’URSS hanno dimostrato che Stalin e i capi sovietici si aspettavano un attacco tedesco, ma che contraddittori e incerti erano gli avvertimenti forniti dai servizi segreti e da altre fonti. V.V. Kozhinov sottolinea il problema di distinguere, nel valutare le informazioni raccolte, tra una disinformazione deliberata, il semplice errore e le informazioni precise, e quanto contraddittori fossero i servizi informativi a disposizione dei capi sovietici. L’esercito tedesco aveva un sistema di disinformazione per diffondere notizie false ad uso della dirigenza sovietica. E’ stato reso pubblico un particolareggiato ordine in tal senso del feldmaresciallo Wilhelm Keitel, del 15 febbraio 1941.[112]
Come Kozhinov sottolinea, le accuse di Krusciov in merito possono essere rigirate contro la sua stessa tesi. Gli storici non biasimano il presidente Roosevelt per non aver previsto l’attacco a Pearl Harbor. Perciò accusare Stalin di non aver previsto il tempo e il luogo preciso dell’attacco nazista significa cadere preda del “culto della personalità”, essere convinti che Stalin dovesse possedere capacità sovrumane, e inspiegabilmente non fosse riuscito a farne uso.[113]
I sovietici non potevano proclamare una mobilitazione perché sarebbe stata universalmente recepita come una dichiarazione di guerra. Era stata proprio una mobilitazione simile a far scoppiare la prima guerra mondiale. E avrebbe dato a Hitler l’opportunità di dichiarare guerra, lasciando l’URSS indifesa di fronte a un accordo separato tra Hitler e gli Alleati. In un piano per l’Operazione Ost redatto nel 1940, il General maggiore Marks dichiarava con rammarico che “I russi non ci faranno il favore di attaccarci [per primi].”[114]
I sovietici non potevano contare sugli avvertimenti britannici, perché chiaramente la Gran Bretagna desiderava mettere Hitler contro l’Unione Sovietica e indebolire entrambi, se non addirittura sfruttare l’occasione per fare la pace con Hitler contro i sovietici, come auspicato da molti nei circoli britannici.
Il Maresciallo K.A. Meretskov, che pure non stimava Stalin, era convinto che la situazione immediatamente precedente la guerra fosse molto complessa, impossibile da prevedere. Le sue memorie furono pubblicate nel 1968, dopo la destituzione di Krusciov. Zhukov, che era stato rimosso da Stalin dopo la guerra e aveva aiutato Krusciov ad attaccare Stalin nel 1957, riteneva che l’Unione Sovietica sotto Stalin avesse fatto tutto il possibile per prepararsi alla guerra.
I Marescialli Vasilevskii e Zhukov non concordavano sul fatto che Stalin dovesse ordinare a tutte le truppe di prendere posizione lungo il confine. Commentando un articolo di Vasilevskii nel 1965, dopo l’espulsione di Krusciov, Zhukov disse di ritenere che questo sarebbe stato un grave errore.
Anche se qui Krusciov non ne fa menzione, vale la pena citare il più famoso “avvertimento” di un imminente attacco tedesco, trasmesso dalla famosa spia sovietica Richard Sorge, che operava all’ambasciata tedesca in Giappone; recentemente l’”avvertimento” è stato denunciato come un falso creato durante gli anni del “Disgelo”di Krusciov.[115]
Krusciov:
Dobbiamo affermare che le informazioni di questo tipo riguardanti la minaccia di un’invasione armata tedesca del territorio sovietico giungevano anche dalle nostre fonti militari e diplomatiche; tuttavia, poiché la dirigenza era prevenuta nei confronti di tali informazioni, i dati erano inviati con timore e valutati con riserva. Così, ad esempio, informazioni inviate da Berlino il 6 maggio 1941 dall’addetto militare sovietico, il capitano Vorontsov, affermavano: “Il cittadino sovietico Bozer … ha comunicato all’addetto navale aggiunto che, secondo una dichiarazione di un certo ufficiale tedesco del quartier generale di Hitler, la Germania si prepara a invadere l’URSS il 14 maggio attraverso la Finlandia, i Paesi Baltici e la Lettonia. Allo stesso tempo, Mosca e Leningrado subiranno pesanti incursioni aeree e reparti di paracadutisti verranno lanciati sulle città di confine ...
In questo caso sappiamo che Krusciov mentì deliberatamente, perché ora disponiamo del testo integrale della lettera Vorontsov. Krusciov omise la valutazione che ne diede l’ammiraglio Kuznetsov, che cambia l’intero senso della lettera. Krusciov nascose deliberatamente all’uditorio il fatto che la Marina avesse stabilito che si trattava di disinformazione destinata a indurre in errore la dirigenza sovietica! (Vd. Appendice)
Il subdolo riferimento di Krusciov alla lettera Vorontsov era evidentemente un’idea sua. La lettera non è menzionata nella Relazione Pospelov, nella bozza Pospelov-Aristov del Discorso di Krusciov del 18 febbraio 1956, e neppure nelle aggiunte di Krusciov a quella bozza del 19 febbraio 1956. Ignoriamo come e da chi Krusciov abbia avuto la lettera.
I curatori del Doklad Krusciova (Rapporto Krusciov) non la ristampano, né individuano dove sia stato pubblicato l’originale, né la discutono in alcun modo. Non potevano assolutamente ignorare l’originale della lettera, perché era stata pubblicata sulla più importante rivista militare Voenno-Istoricheskii Zhurnal (n ° 2, 1992, 39-40). Essi erroneamente identificano “Bozer” con Schulze-Boysen, spia sovietica all’interno delle SS tedesche, anche se Bozer è chiaramente identificato come “cittadino sovietico.”
Sembra come se essi volessero nascondere la bugia di Krusciov non segnalandola. Tutto questo indica un deliberato insabbiamento da parte dei curatori di questo libro considerato autorevole.
Esempi come la lettera di Vorontsov esigono che si esaminino le possibili motivazioni di Krusciov per mentire nel Rapporto Segreto.
Un po’ più avanti nel “Discorso Segreto” Krusciov tornò sul tema degli “avvertimenti”:
Anche l’episodio seguente è noto: alla vigilia dell’invasione del territorio dell’Unione Sovietica da parte dell’esercito hitleriano, un cittadino tedesco attraversò il nostro confine e dichiarò che le armate tedesche avevano ricevuto l’ordine di iniziare l’offensiva contro l’Unione Sovietica la notte del 22 giugno alle ore 3. Stalin fu immediatamente informato, ma persino quest’avvertimento fu ignorato.
Anche questa dichiarazione di Krusciov è falsa. Contrariamente alla lettera di Vorontsov, rimasta segreta fino a poco tempo fa, la storia del soldato tedesco era ricordata da molti presenti nell’uditorio di Krusciov.
Il soldato in questione si chiamava Alfred Liskow. Il suo avvertimento non fu affatto ignorato. La sua diserzione, alle 9 di sera del 21 giugno, fu segnalata alle 3.10 di notte del 22 giugno per telefono, 40 minuti prima dell’invasione nazista. Quindi Stalin non fu “informato immediatamente”, né esiste alcuna prova che lo “avesse ignorato”, come sostiene Krusciov. Il comandante del plotone di Liskow, un certo tenente Schulz, aveva parlato ai suoi uomini: “verso sera” (pod vecherom) dell’imminente invasione.
Liskow fu inviato a Mosca. Il 27 giugno 1941 la sua storia apparve sulla Pravda[116]. Fu stampato un volantino con la sua storia, il ritratto, e un appello ai soldati tedeschi perché disertassero dalla parte sovietica. Secondo un resoconto, un’unità fece immediatamente saltare un ponte e raggiunse posizioni difensive, dove fu annientata completamente dall’attacco tedesco poche ore dopo.
Nelle sue memorie, scritte negli anni ‘60, Krusciov stesso non sostenne più che l’avvertimento del soldato tedesco fosse stato ignorato.
Krusciov:
Conseguenze molto dolorose, soprattutto all’inizio della guerra, fecero seguito all’annientamento da parte di Stalin di molti comandanti militari e commissari politici nel periodo 1937-1941 a causa della sua diffidenza e per mezzo di accuse infamanti. In quegli anni si organizzarono repressioni contro settori di quadri militari, partendo letteralmente dai comandanti di compagnia e di battaglione e arrivando ai centri militari più elevati; in quel periodo furono quasi completamente liquidati i quadri dirigenti che avevano maturato esperienza militare in Spagna e in Estremo Oriente.
Krusciov non afferma esplicitamente, ma piuttosto allude, alle seguenti accuse che lui e altri avanzarono in seguito:
· Il Maresciallo Tukhachevsky e sette altri comandanti condannati e giustiziati con lui l’undici giugno 1937, non erano colpevoli di ciò di cui erano accusati - cospirazione per rovesciare il governo e contatti di spionaggio con la Germania e il Giappone.
· Vennero giustiziati o congedati così tanti comandanti militari che la preparazione militare sovietica fu estremamente danneggiata. I comandanti militari giustiziati o congedati erano migliori – più preparati, con maggiore esperienza militare – di coloro che li sostituirono.
Queste affermazioni sono smentite dalle ricerche. I fatti stanno diversamente.
1. Dalla fine dell’URSS è stato pubblicato un gran numero di prove le quali confermano che Tukhachevsky e gli altri comandanti erano colpevoli così come precisato nell’accusa. Da Krusciov in poi, fino ad oggi nella Russia post-sovietica, questi stessi comandanti sono stati considerati degli eroi dell’URSS. Il governo, che controlla l’archivio presidenziale dove oggi sono conservati i materiali al riguardo e relativi a processi e indagini degli anni 1936-1938, ha rilasciato solo piccoli frammenti di questa documentazione; gli storici ufficiali ancora negano che i comandanti fossero colpevoli.
Ma anche quella documentazione dimostra la loro colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. Per esempio, nella sua confessione-interrogatorio del 26 aprile 1939, recentemente pubblicata (febbraio 2006), Ezhov conferma pienamente l’esistenza di tre distinte cospirazioni militari concorrenti: una costituita da “importanti comandanti militari” guidati dal maresciallo A.I. Egorov; un gruppo trotskista guidato da Gamarnik, Iakir e Uborevich e un “gruppo di ufficiali bonapartisti” guidato da Tukhachevsky.[117]
Per rendere più credibile la sua perfidia, nel 1957 Krusciov aveva fatto “riabilitare” Tukhachevsky e la maggior parte degli altri. Ma fino al 1962 Krusciov non istituì una commissione per studiare la questione della loro colpevolezza. La relazione, con ulteriori prove della loro colpevolezza, fu tenuta segreta fino al 1994.[118]
2. Krusciov e gli storici anti-comunisti che sono venuti dopo di lui hanno esagerato di molto il numero e la percentuale dei comandanti militari giustiziati o congedati durante il periodo 1937-38. Al tempo di Krusciov esistevano buoni studi in materia, e ne sono stati fatti anche oggi. Allo stesso modo, aumentò il livello di formazione militare, e anche di esperienza campale (almeno di esperienza nella prima guerra mondiale) a seguito della sostituzione degli ufficiali giustiziati, arrestati e licenziati con quelli che furono promossi per sostituirli.
Le migliori sintesi russe di recente pubblicazione su questo argomento sono:
· Gerasimov, G.I. “Destvitel’noe vliyanie repressiy 1937-1938 gg. Na ofitserskiy korpus RKKA. Rossiiskiy Istoricheskiy Zhurnal n. 1, 1999. Online qui: http://www.hrono.ru/statii/2001/rkka_repr.html·
· Pykhalov, Igor’. Velikaya Obolgannaya Voyna. Mosca: “Yauza”, “Eksmo”, 2005, Cap. 2: “Byla li ‘Obezglavlena’ Krasnaya Armiya?” Online: http://militera.lib.ru/research/pyhalov_i/02.html
Il Maresciallo Konev, parlando nel 1965 con lo scrittore Konstantin Simonov, era in completo disaccordo con Krusciov. Inoltre, Krusciov stesso era direttamente responsabile per avere “annientato” la maggior parte dei comandanti del Distretto Militare di Kiev (Ucraina). Volkogonov cita una direttiva di Krusciov, datata marzo 1938. La versione più lunga, nell’edizione russa, è qui tradotta (cfr. Appendice); una molto più breve è nell’edizione inglese, Dmitrii A. Volkogonov, Stalin: Triumph and Tragedy. (NY: Grove Weidenfeld, 1991), p. 329.
Krusciov:
Non sarebbe corretto dimenticare che, dopo il primo grave rovescio e sconfitta sul fronte, Stalin pensò che questa fosse la fine. In uno dei discorsi di quei giorni, disse: “Tutto ciò che Lenin ha creato, lo abbiamo perso per sempre.” Dopo di che, Stalin per molto tempo di fatto non diresse le operazioni militari e smise di fare qualunque altra cosa.
Questo è completamente falso, e Krusciov doveva saperlo. La maggior parte di coloro che lavorarono a stretto contatto con Stalin durante le prime settimane di guerra (e successivamente) erano ancora viventi e in posizioni elevate. Eppure non hanno mai segnalato nulla di simile. Krusciov stesso era in Ucraina, durante l’intero periodo, e non poteva avere nessuna conoscenza di prima mano di ciò che Stalin diceva o faceva.
Sono stati oggi pubblicati i registri di coloro che erano ammessi nell’ufficio di Stalin per lavorare con lui, e dimostrano che Stalin fu estremamente attivo dal primo giorno di guerra. Naturalmente i diari erano a disposizione anche di Krusciov. Quelli dei giorni 21-28 giugno 1941 sono stati pubblicati in Istoricheskii Arkhiv n. 2, 1996, pp. 51-54, e documentano la continua attività di Stalin. Abbiamo anche messo “online” le copie in facsimile delle pagine manoscritte originali.[119]
Il Maresciallo Zhukov non nutriva per Stalin una particolare simpatia. Stalin lo aveva degradato dopo la guerra, quando Zhukov era stato sorpreso a rubare per sé il bottino di guerra tedesco. Zhukov aveva anche sostenuto Krusciov nel 1957 quando estromise gli “stalinisti” Malenkov, Molotov e Kaganovic. Tuttavia Zhukov sembra aver mantenuto una buona dose di rispetto per Stalin, e smentisce nelle sue memorie le affermazioni di Krusciov.
Georgi Dimitrov, il capo bulgaro del Comintern, scrisse nel suo diario che egli fu convocato alle 7 del mattino del 22 giugno 1941al Cremlino, dove trovò Poskrebysev (segretario di Stalin), il Maresciallo Timoshenko, l’Ammiraglio Kuznetsov, Lev Mekhlis, direttore della Pravda e capo della Direzione politica dell’esercito e Beria, capo della NKVD. Egli notò: “La calma impressionante, la risolutezza e la fiducia di Stalin e di tutti gli altri.”[120]
Nel tentativo di convalidare la falsità di Krusciov sulla presunta inattività di Stalin, i biografi di Stalin del periodo della Guerra fredda hanno sottolineato la circostanza che non ci sono voci nel registro dei visitatori del gabinetto di Stalin nei giorni 29 e 30 giugno. Pertanto, concludono, il suo presunto crollo doveva essere avvenuto allora.
Perfino lo storico dissidente sovietico e feroce anti-stalinista Roy Medvedev ha dichiarato menzognera questa versione dei fatti. La versione di Krusciov, dice Medvedev, è “una totale invenzione”[121], ma è apparsa nelle biografie di Stalin di Jonathan Lewis e Phillip Whitehead (1990), di Alan Bullock (1991), e nella Oxford Encyclopaedia of the Second World War (1995). Medvedev prosegue citando le prove.
Stalin fu sempre molto attivo dal 22 giugno in poi, inclusi il 29 e 30 giugno. Il 29 giugno si verificò una famosa discussione con i suoi comandanti, tra cui Timoshenko e Zhukov. Mikoian la descrisse a G.A. Kumanev (Riadom so Stalinym, pp. 28-9). Inoltre il 29 giugno Stalin formulò e firmò l’importante direttiva sulla guerra partigiana. Il 30 giugno fu emanato il decreto del Soviet Supremo, del Consiglio dei Commissari del popolo e del Comitato Centrale del Partito, che istituiva il Comitato della Difesa dello Stato.
Il Generale Dmitri Volkogonov e Pavel’Sudoplatov concordano nell’affermare che Krusciov stesse mentendo. Entrambi quando hanno scritto i loro libri, negli anni ‘90, erano ostili a Stalin, specialmente Volkogonov.
Krusciov:
Stalin era molto lontano dal capire la situazione reale che si stava sviluppando al fronte. Ciò era naturale, perché, durante tutta la Guerra Patriottica, non aveva mai visitato un settore del fronte o una qualsiasi città liberata tranne che per un breve spostamento sulla via per Mozhaisk durante una situazione di stallo al fronte. A questo episodio sono stati dedicati molti lavori letterari pieni di ogni sorta di fantasie e tante illustrazioni. Contemporaneamente, Stalin interferiva con le operazioni e rilasciava ordini che non prendevano in considerazione la reale situazione in un dato settore del fronte e non riuscirono a produrre altro che enormi perdite umane.
Oltre a Krusciov, nessuno afferma questo! Al contrario, scrivendo dopo la caduta di Krusciov, il Maresciallo Zukov giudicò Stalin un capo militare estremamente competente. Nelle sue memorie il Maresciallo Vasilevsky fa uno specifico riferimento a queste dichiarazioni di Krusciov e prende energicamente le distanze. Il Maresciallo Golovanov ha parlato di Stalin e delle sue abilità di comandante nei termini più elogiativi.
Krusciov:
Mi permetterò in proposito di far emergere un fatto caratteristico che illustra come Stalin diresse le operazioni sui vari fronti. Qui al Congresso è presente il Maresciallo Bagramian, un tempo a capo delle operazioni al quartier generale del fronte sud-occidentale, che può confermare quello che sto per dirvi. Quando nel 1942 nella regione di Kharkov si sviluppò una situazione di eccezionale gravità per il nostro esercito... E quale ne fu il risultato? Il peggio che ci saremmo aspettati. I tedeschi circondarono le concentrazioni del nostro esercito e di conseguenza perdemmo centinaia di migliaia di nostri soldati. Questo è il “genio” militare di Stalin, questo è ciò che ci è costato.
Non solo questo è sbagliato - la maggior parte dei generali non biasima Stalin - ma alcuni dicono che sia da deplorare Krusciov stesso!
In un articolo per l’anniversario del “Discorso Segreto” di Krusciov, lo scrittore Sergei Konstantinov riassunse le reazioni di molti capi militari alle osservazioni di Krusciov su Stalin. (Vedi Appendice) Secondo l’accademico A.M. Samsonov, Zhukov dissentiva con il resoconto di Krusciov. Nelle sue memorie Zhukov condanna sì Stalin, ma solo in parte.[122]
Come abbiamo visto (cfr. Appendice, sez. 35) il Maresciallo Vasilevskii definì apertamente una bugia la versione di Krusciov sulla difesa di Kharkov. Dice che Krusciov e il Generale Kirponos avevano in realtà ricevuto piani e razzi lanciagranate campione, nonché istruzioni su come costruire loro stessi le armi. In effetti, afferma Vasilevskii, la colpa era di Krusciov, non di Stalin. Lo storico Vadim Kozhinov sottolinea che Krusciov aveva usato questa storia per screditare Malenkov,[123] e aveva completamente ignorato l’ovvia circostanza che, come Primo Segretario dell’Ucraina da più di tre anni, Krusciov avrebbe potuto provvedere assai prima alla preparazione dei fucili.
La Short History of the Great Patriotic War (edizione 1970, pp. 164-5), pubblicata dopo la caduta di Krusciov presenta questa versione, che condanna il comando del fronte anziché Stalin e la GKO. Ciò è coerente con la lettera di Stalin del 26 Giugno 1942 citata da molte fonti, tra cui la “biografia di Timoshenko” di Portugalskii et Al. che condannava non solo Bagramian, ma anche Timoshenko e lo stesso Krusciov.
In precedenza, nel “Discorso Segreto” Krusciov aveva affermato che “Chi si opponeva a questa concezione o tentava di dimostrare il suo punto di vista e la correttezza della sua posizione era destinato alla cancellazione dal gruppo dirigente e alla successiva distruzione morale e fisica.” Questo non è vero, e Krusciov non fornì neppure un solo esempio. Il Maresciallo Timoshenko sopravvisse a Stalin 17 anni, Krusciov 18, il Maresciallo Bagramian 29 anni. Tutti costoro avevano insistito sul loro “punto di vista”, ma nessuno fu punito e tanto meno “annientato”.
Dmitry Volkogonov, che era profondamente ostile a Stalin, suggerisce che Krusciov dopo tanti anni ricordasse male, oppure che semplicemente mentisse sull’argomento nel suo “Rapporto Segreto”.
Krusciov:
Telefonai a Vassilevsky e lo pregai:
“Alessandro Mikailovich, Prendete una carta – Vassilevsky è qui presente – e spiegate al compagno Stalin la situazione”.
Bisogna notare che Stalin preparava i suoi piani su di un mappamondo (animazione in sala). Sì, compagni, egli aveva l’abitudine di tracciare la linea del fronte su un mappamondo. Dissi al compagno Vassilevsky:
“mostrategli la situazione sulla mappa…”
Questa è forse la menzogna più evidente dell’intero discorso di Krusciov. Nessuno ha mai sostenuto questa affermazione. Molte fonti la respingono, anche con indignazione. Rinvio il lettore alle citazioni sia dei capi militari sia di Molotov.
Krusciov:
Stalin era molto interessato alla valutazione del compagno Zhukov come capo militare. Mi chiese spesso cosa pensassi di Zhukov. Gli dissi: “Conosco Zhukov da molto tempo, è un buon generale e un buon capo militare.”
Dopo la guerra Stalin cominciò a dire ogni sorta di sciocchezze su Zhukov, tra le altre la seguente: “Voi lodate Zhukov, ma lui non se lo merita. Si dice che prima di ogni operazione sul fronte Zhukov usasse prendere una manciata di terra, annusarla e dire: ‘Possiamo iniziare l’attacco,’ o al contrario, ‘L’operazione prevista non può essere eseguita’. A quel tempo dissi: “Compagno Stalin, non so chi abbia inventato questa cosa, ma non è vera.”
Forse lo stesso Stalin inventò questi fatti per minimizzare il ruolo e il talento militare del maresciallo Zhukov.
Nessun altro ha mai sentito Stalin dire queste cose. Secondo un’osservazione dello stesso Zhukov citata da vari scrittori, Stalin lo rimosse ma non lo insultò mai. Questa osservazione di Zhukov era probabilmente un esplicito rimprovero a Krusciov sull’argomento, dal momento che è difficile immaginare per quale altra ragione avrebbe potuto farla.
Stalin destituì Zhukov dopo la guerra, quando si scoprì che il Maresciallo si era appropriato una gran quantità di bottino di guerra tedesco, invece di conferirlo allo Stato perché fosse utilizzato per riparare le immense distruzioni operate dai tedeschi durante la guerra.[124] Dal momento che tutti sapevano della rimozione di Zhukov dopo la guerra, ma pochi conoscevano i particolari della motivazione, probabilmente Krusciov in questo caso stava solo cercando di guadagnare il favore di Zhukov. L’anno successivo si appoggiò a Zhukov per sconfiggere gli “stalinisti” Malenkov, Molotov, Kaganovic e Sepilov, che avevano cercato di farlo destituire.
Krusciov:
Compagni, veniamo ad altri fatti. L’Unione Sovietica è giustamente considerata un modello di stato multinazionale, perché in pratica abbiamo assicurato l’uguaglianza e l’amicizia di tutte le nazioni che vivono nella nostra grande Patria.
Tanto più mostruosi sono gli atti cui Stalin diede inizio e che sono grossolane violazioni dei principi leninisti fondamentali della politica delle nazionalità dello Stato sovietico. Ci riferiamo alle deportazioni di massa di intere nazioni dai loro luoghi natii, insieme a tutti i comunisti e ai giovani comunisti del Komsomol senza alcuna eccezione; questa azione di espulsione non fu dettata da alcuna considerazione militare ....
Non soltanto un marxista-leninista, ma anche nessun uomo di buon senso riesce a comprendere come sia possibile ritenere intere nazioni responsabili di attività ostili, includendo donne, bambini, vecchi, comunisti e Komsomol, usare contro di loro la repressione di massa, esporli alla miseria e alla sofferenza per gli atti ostili di singole persone o gruppi di persone.
Krusciov non sta “rivelando” queste deportazioni, esse erano ben note mentre avvenivano. La “novità” è costituita dalle sue tre accuse contro Stalin: (1) le deportazioni sono state fatte “senza alcuna eccezione”, (2) le deportazioni non erano “dettate da considerazioni militari;” (3) le “nazioni” sono state punite “per gli atti ostili di singoli o gruppi di persone.” Queste sono le “rivelazioni” di cui ci occuperemo.
Krusciov cita karachai, calmucchi, ceceno-ingusci, balkari. Per qualche ragione non menziona i tartari della Crimea o i tedeschi del Volga.
Gli eventi che
hanno portato a queste deportazioni, le deportazioni stesse e le loro
conseguenze, sono molto ben documentatie
negli archivi sovietici. Anche se nessuna di queste informazioni
d'archivio è stata pubblicata se non dopo la fine dell'Unione Sovietica,
Krusciov vi aveva senza dubbio accesso. Lui o i suoi collaboratori,
dovevano sapere che ognuna delle critiche di Krusciov era falsa.
1. Esempi di eccezioni alle deportazioni sono citati da Pykhalov e dai documenti sovietici pubblicati da N.F. Bugai, il principale esperto russo su questa questione e un ricercatore estremamente anti-stalinista.
2. La necessità militare per le deportazioni era di garantire le retrovie dell’Armata rossa. In ognuno dei casi di nazionalità deportate, gran parte della popolazione aiutava attivamente o passivamente i tedeschi ribellandosi contro il governo sovietico, e costituiva un grave pericolo per le forze sovietiche. Inoltre, i sovietici non potevano essere sicuri che l'esercito tedesco nel 1944 non si sarebbe spinto di nuovo verso est, come aveva fatto in ciascuno dei tre anni precedenti.
Secondo Bugai e A.M. Gomov, che sono ostili a Stalin e non approvano affatto le deportazioni,
... Il governo sovietico ha nel complesso regolato correttamente le priorità, basando tali priorità sul suo diritto di mantenere l'ordine nelle retrovie, in particolare nel Caucaso del Nord.[125]
Nel “rapporto segreto” Krusciov notava con un tentativo di umorismo:
Gli ucraini hanno evitato di andare incontro allo stesso destino solo perché erano troppi e non c'era dove deportarli; altrimenti avrebbe deportato anche loro. (Risate e animazione nella sala.)
Questa doveva essere una battuta, dato che Krusciov non sosteneva che Stalin volesse deportare davvero gli ucraini. Ma forse Krusciov menzionava gli ucraini per un motivo: perché, come ben sapeva, un piccolo numero di ucraini, la maggior parte dei quali erano entrati in Unione Sovietica con i nazisti, aveva incoraggiato i crimini dei nazisti e si ribellava a fianco dei nazisti contro l'Unione Sovietica. Ciò provocò grossi problemi nella retroguardia dell’Armata Rossa al suo avanzare verso ovest in Polonia e Germania, nel 1944-45.[126] Alla luce delle rivolte anti-sovietiche molto ampie in corso in Cecenia-Inguscezia e tra i tartari di Crimea, i sovietici avevano tutte le ragioni di temere che potessero accadere in quella regione le stesse cose.
3. La questione se intere nazionalità erano da espellere o no, verteva su due punti. In primo luogo, qual era l’ampiezza della ribellione in questi gruppi etnici? Era così estesa da coinvolgere la maggioranza della popolazione? Più avanti citeremo le prove che le ribellioni furono enormi nel caso di due di queste nazionalità che portiamo ad esempio, e coinvolsero molto di più della metà della popolazione.
In secondo luogo, vi è anche una questione di genocidio. Dividere un piccolo gruppo nazionale strettamente unito da un’unica lingua, storia e cultura, equivale a distruggerlo.
Nel caso della Cecenia-Inguscezia e dei tartari di Crimea, la collaborazione con i nazisti era molto estesa, coinvolgeva la maggior parte della popolazione. Cercare di isolare e punire “solo il colpevole” significava dividere in due la nazione, e probabilmente distruggere la nazionalità. Invece, il gruppo nazionale è stato tenuto insieme e la popolazione s’è accresciuta.
Suppongo che i miei lettori, come me, sostengano che per i crimini individuali vadano puniti gli individui. Tuttavia, la collaborazione di questi gruppi con i nazisti fu tanto ampia che punire le persone coinvolte avrebbe messo in pericolo la sopravvivenza di quei gruppi etnici in quanto tali. Avrebbe significato eliminare con il carcere e le esecuzioni ampie fasce di giovani, lasciandone pochissimi per sposare le giovani donne.
La deportazione ha mantenuto intatti questi gruppi. Le stesse deportazioni furono quasi completamente senza perdite. Ciò ha permesso alle popolazioni di questi gruppi di crescere negli anni successivi, fino ad oggi. Quindi, la loro cultura, la lingua, e in effetti la stessa sopravvivenza come popolo sono state preservate. Inoltre, si sono ambientati così bene nei luoghi di deportazione che molti non sono più tornati alle loro aree d’origine quando furono autorizzati a farlo.
Il punto è questo: punire unicamente gli individui colpevoli di diserzione o di collaborazione nazista sarebbe stato coerente con la visione illuminista della punizione individuale, non collettiva – che io stesso condivido. Ma avrebbe anche portato a un male peggiore: la distruzione di questi gruppi etnici in quanto “popoli” – in breve, al genocidio!
Tartari di Crimea
I Tartari di Crimea furono deportati in massa. Molti documenti relativi alla loro deportazione sono stati pubblicati in Russia, da archivi sovietici precedentemente segreti. Naturalmente sono stati pubblicati da ricercatori anti-comunisti, i cui commenti sono molto tendenziosi. Ma i documenti in quanto tali sono molto interessanti!
Nel 1939 c’erano in Crimea 218.000 tartari. Il che significa circa 22.000 uomini in età di leva, un 10% della popolazione. Nel 1941, secondo i dati sovietici contemporanei, 20.000 soldati tartari di Crimea disertarono l'Armata Rossa. Nel 1944 20.000 soldati tartari di Crimea si erano uniti alle forze naziste e combattevano contro l'Armata Rossa.
Quindi l'accusa di collaborazione di massa regge.[127] La domanda è: Che cosa avrebbero dovuto fare i sovietici?
Avrebbero potuto non fare nulla – lasciarli andare tutti impuniti. Beh, non l’avrebbero fatto!
Avrebbero potuto fucilare i 20.000 disertori; oppure avrebbero potuto imprigionare e deportare solo i giovani in età di leva. In entrambi i casi ciò avrebbe significato praticamente la fine della nazione tartara di Crimea, perché non ci sarebbero stati mariti per la generazione seguente di giovani tartare.
Invece, il governo sovietico decise di deportare l’intera popolazione in Asia centrale, cosa che fu fatta nel 1944. Ricevettero appezzamenti di terra e furono esentati da ogni imposta per alcuni anni. La nazione tartara rimase intatta, e alla fine degli anni ’50 era cresciuta nel numero.
Ceceni e Ingusci
Nel 1943 c’erano circa 450.000 ceceni e ingusci nella Repubblica socialista sovietica autonoma di Cecenia-Inguscezia (CHASSR). Questo significava circa 40.000-50.000 uomini in età per il servizio militare. Nel 1942, al culmine dei successi militari nazisti, 14.576 uomini furono chiamati alle armi; di essi 13.560, vale a dire il 93%, disertò e si imboscò, o si unì a gruppi di ribelli o banditi in montagna.
C'era una massiccia collaborazione con le forze tedesche da parte della popolazione cecena e inguscia. Il 23 febbraio 2000 Radio Svoboda intervistò dei nazionalisti ceceni che si vantavano con orgoglio di una ribellione armata filo-tedesca e anti-sovietica nel febbraio del 1943, quando la penetrazione tedesca verso il Caucaso era al suo massimo.
Ma questo racconto non dice tutto. La rivolta in questione ha avuto luogo, ma era sotto la bandiera nazista, e con l'obiettivo di un’alleanza con i nazisti.
Le vittime tra i deportati durante la deportazione furono assai limitate: 0,25% dei deportati, secondo Bugai e Gomov.
Dai documenti del NKVD risultano 180 treni che trasportarono 493.269 cittadini ceceni, ingusci e membri di altre nazionalità presi insieme. Cinquanta furono uccisi nel corso dell'operazione, e 1272 morirono durante il viaggio. (P. 56)
Poiché avvenne in inverno, e durante la più feroce guerra della storia europea e forse mondiale, tale cifra non sembra molto alta.
Ma il nostro intento qui non è questo; vogliamo solo verificare o confutare le accuse di Krusciov. Krusciov ha affermato: (1) che i gruppi nazionali sono stati deportati “senza eccezione alcuna;” (2) che non vi era nessuna motivazione militare per le deportazioni, (3) che la collaborazione e il tradimento sono stati “atti di singole persone o gruppi di persone.” Tutte e tre queste affermazioni di Krusciov sono false: (1) le eccezioni c’erano; (2) c’erano anche ragioni militari; (3) c’è stato tradimento di massa, non solo individuale. Le affermazioni di Krusciov non erano veritiere. La questione delle eccezioni è illustrata dalle citazioni in Appendice.
Krusciov:
Dopo la conclusione della guerra patriottica, la nazione sovietica ha sottolineato con orgoglio le magnifiche vittorie ottenute attraverso grandi sacrifici e sforzi enormi. Il paese conobbe un periodo di entusiasmo politico. ...
È proprio in quel momento che nacque il cosiddetto “affaire Leningrado”. Come abbiamo appena dimostrato, questo caso è stato organizzato. Tra coloro che hanno perso la vita innocenti ricordiamo i compagni Voznesensky, Kuznetsov, Rodionov, Popkov, e altri ....
Come è potuto
accadere che queste persone sono statie
bollate come
“nemici
del popolo”
e liquidate?
I fatti provano che l“affaire Leningrado” è anche il risultato dell’ostinazione di Stalin contro i quadri di partito.
L'affaire Leningrado è importante, misterioso e stimolante. Molte ragioni fanno pensare che non fu semplicemente una questione di falsificazione, ma erano coinvolti anche gravi crimini.
Fortunatamente per noi, non dobbiamo cercare di svelarli qui. Dobbiamo semplicemente dimostrare che Krusciov mentiva quando sosteneva che il caso fu il risultato di “ostinazione di Stalin.”[128] Questo è un esempio di “flagrante violazione della verità da parte di Krusciov.”
Krusciov cambiò
più volte il racconto su chi fosse responsabile per “l'affaire
Leningrado”, evidentemente per accordarlo con le esigenze del momento.
Il 25 giugno 1953, il giorno prima del suo arresto (e forse omicidio)
per mano di Krusciov, Beria scrisse al Presidium riguardo
all'istruttoria su M.D. Riumin, un ex agente del NKVD. In quel documento
Beria accusa Riumin di aver falsificato l'affare Leningrado. Il problema
per Krusciov sembra essere stato il diretto coinvolgimento di Ignat'ev,
ex capo della MVD, uomo rimosso da Stalin.
Un anno dopo, il 3 maggio 1954, il Presidium, con a capo Krusciov, pubblicava un documento: – Risoluzione [postanovlenie] del Presidium del CC del PCUS sull’“affare Leningrado” – che accusava Abakumov e – Beria! Ma Beria all’epoca dell’“affare Leningrado” non aveva niente a che fare con MGB, o MVD et similia.
Due anni dopo, nel “rapporto segreto”, Krusciov faceva ricadere tutta la colpa su Stalin. Poi ancora, poco più di un anno dopo il “rapporto segreto”, nel giugno 1957, Krusciov dichiarava che Stalin era stato contro l'arresto, sollecitato da Beria e Malenkov, di Voznesenskii e gli altri!
Qualunque possa essere stato il ruolo di Malenkov, Beria non era certamente coinvolto, poiché non era nel MVD in quel periodo. Non c'è motivo di pensare che Krusciov stesse dicendo la verità nel 1957 più di quanto fosse credibile in qualsiasi altro momento.
Krusciov:
Altrettanto istruttivo è il caso dell’organizzazione nazionalista mingreliana che si diceva esistesse in Georgia. Com’è noto, risoluzioni concernenti il caso erano state approvate dal Comitato centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica nel novembre 1951 e nel marzo 1952. Tali risoluzioni furono adottate senza essere prima discusse dall’Ufficio politico. Stalin le aveva dettate personalmente. Esse formulavano gravi accuse contro molti comunisti leali. Basandosi su documenti falsificati, si dimostrò che esisteva in Georgia una presunta organizzazione nazionalista, che si proponeva di liquidare, con l’aiuto delle potenze imperialiste, il potere sovietico in quella repubblica.
Per questo, molti responsabili di partito e del soviet furono arrestati in Georgia. Come in seguito è stato dimostrato, si trattava di un’accusa infondata diretta contro l'organizzazione del partito georgiano.
L'unica accusa specifica che Krusciov fa qui, è che Stalin dettò personalmente le decisioni del CC di novembre 1951 e di marzo 1952, senza la preventiva discussione al Politburo. Sappiamo che questo non è vero.
È stata pubblicata un'edizione critica della risoluzione del Politburo del 9 novembre 1951. Gli autori rilevano le correzioni di Stalin al testo originale: in alcuni casi, per renderla più precisa, ma altrove per ammorbidire le accuse più gravi di nazionalismo.[129] Tuttavia, entrambe le risoluzioni del Politburo, novembre 1951 e marzo 1952, (ibid., 352-4) sono state prese durante sessioni del Politburo (ibid., p. 351 n. 1; ... p. 354 n. 1). In quest'ultimo caso, Stalin scrisse il titolo, ma la risoluzione era all'ordine del giorno del Politburo.[130]
L’accusa principale di Krusciov è che Stalin si è reso responsabile per la falsificazione di questo caso – e che “Tutto è accaduto sotto la guida ‘geniale’ di Stalin, ‘il grande figlio della nazione georgiana’, come ai georgiani piace chiamarlo.” Questo è falso. I documenti citati da Nikita Petrov, ricercatore notevolmente anti-stalinista dell'organizzazione estremamente anticomunista “Memorial”, suggeriscono che la questione vera fosse “la lotta contro lo ‘spirito di clan’ nel gruppo dirigente georgiano”.[131]
Il 10 aprile 1953, un mese dopo la morte di Stalin, il Presidium del CC del PCUS adottò una risoluzione che accusava soprattutto S.D. Ignat'ev, capo del MGB, di aver imbastito l'intera vicenda e di aver sottoposto un certo numero di arrestati a torture prolungate, reclusione e maltrattamenti. Krusciov stesso era membro del Presidium!
Ignat'ev è stato esplicitamente indicato come responsabile almeno del mancato controllo dei suoi subordinati, M.D. Riumin, Tsepkov e altri. Il primo aprile 1953 Ignat'ev fu anche accusato dal Presidium di aver montato la “congiura dei medici” e il 3 aprile fu rimosso dal suo incarico di segretario del CC per negligenza (p. 24). Un rapporto di Beria al Presidium del 25 giugno 1953, accusa Ignat'ev di permettere ai subordinati Riumin e altri di torturare, tra gli altri, gli imputati dell’Affaire Leningrado’ (p.66).[132]
Eppure lo stesso Krusciov riaffidò a Ignat'ev posti di responsabilità, dopo che Beria fu arrestato o ucciso! Ignat'ev era presente al XX Congresso, e Krusciov fece specifico riferimento a lui riguardo alla “congiura dei medici” – proprio il ruolo per cui il Presidium lo aveva già aspramente criticato e rimosso! –
Una nota di Boris Nikolaevsky all'edizione di New Leader sottolinea anche la responsabilità di Ignat'ev nella “cospirazione mingreliana”.
La dichiarazione di Krusciov sulla “cospirazione mingreliana” non spiega le purghe in Georgia nel 1952. Anche se lascia intendere che il “caso mingreliano”, come il “caso Leningrado”, è stato messo in scena anche da Beria e Abakumov, non è che una distorsione deliberata. Fu proprio nel novembre 1951 che S.D. Ignatiev, uno degli acerrimi nemici di Beria fu nominato ministro della Sicurezza di Stato; il “caso mingreliano” fu, dunque, inventato come colpo contro Beria.
Krusciov:
L'ostinazione di Stalin si manifestò non solo nelle decisioni che riguardano la vita interna del paese, ma anche nelle relazioni internazionali dell'Unione Sovietica.
Il plenum di luglio del Comitato centrale esaminò in dettaglio le ragioni dello sviluppo del conflitto con la Jugoslavia. È stato un ruolo vergognoso quello giocato qui da Stalin. L’”affaire jugoslavo” non era costituito da problemi che non potessero essere risolti mediante discussioni da partito a partito, tra compagni. Non vi erano motivi rilevanti per lo sviluppo di questo “affare” ed era certo possibile impedire la rottura dei rapporti con quel paese. Ciò non significa, tuttavia, che i dirigenti jugoslavi non abbiano commesso errori o siano privi di difetti. Errori e lacune sono stati ingigantiti mostruosamente da Stalin, che ha provocando la rottura di relazioni con un paese amico.
Questa è un'altra menzogna. Nel luglio 1953 Krusciov, Molotov, e Malenkov attaccarono Beria che stava lavorando al miglioramento delle relazioni con la Jugoslavia. Nel frattempo, essi stessi chiamano Tito e Rankovich “agenti dei capitalisti” che “si comportano come nemici dell'Unione Sovietica.”
Ma qui Krusciov si riferisce a loro come “compagni”! In altre parole, Krusciov e gli altri attaccano Beria per aver iniziato un riavvicinamento con gli jugoslavi chiamandoli “compagni”, il che è esattamente ciò che Krusciov sta facendo qui, e attacca Stalin per non averlo fatto!
Krusciov:
Ricordiamo anche “l’affare dei medici-cospiratori.” (Animazione nella sala). In realtà non vi era alcun “affare” a parte la dichiarazione della dottoressa Timasuk, che forse per influenza o ordine di qualcuno (dopo tutto era una collaboratrice non ufficiale degli organi di sicurezza dello Stato), scrisse una lettera a Stalin, nella quale dichiarava che i medici sembrava applicassero metodi di cura impropri.
Tale lettera fu sufficiente per far giungere Stalin alla conclusione immediata che c’erano medici-complottisti in Unione Sovietica. Ordinò l’arresto di un gruppo di eminenti specialisti sovietici. Diede personalmente direttive sullo svolgimento delle indagini e sul metodo di interrogatorio degli arrestati. Ordinò che l’accademico Vinogradov fosse messo in catene, e che un altro fosse picchiato. È qui presente come delegato al congresso l’ex ministro della sicurezza dello stato, compagno Ignatiev. Stalin gli disse seccamente: “Se non otterrete le confessioni da parte dei medici, vi accorceremo di una testa.”
Stalin convocò personalmente il giudice istruttore, gli diede istruzioni, gli consigliò i metodi d’indagine da utilizzare; metodi semplici: picchiare, picchiare e ancora picchiare.
Poco dopo l’arresto dei medici, noi membri del Politburo ricevemmo i verbali con le loro confessioni di colpevolezza. Distribuiti i verbali, Stalin esclamò: “Siete ciechi come gattini appena nati. Che accadrebbe, se non ci fossi io? Il paese perirebbe, perché non sapete riconoscere i vostri nemici”.
Il caso fu presentato in modo che nessuno potesse verificare i fatti su cui si basava l'inchiesta. Non c’era possibilità di stabilire contatti con chi aveva confessato.
Avemmo la sensazione, tuttavia, che il caso dei medici arrestati non era chiaro. Conoscevamo personalmente alcuni di loro, perché qualche volta ci avevano curato. Quando dopo la morte di Stalin abbiamo esaminato questo “caso”, abbiamo scoperto che era inventato dall’inizio alla fine.
Questo ignobile "caso" è stato montato da Stalin, che tuttavia non ha avuto il tempo di portarlo a termine (come lui lo intendeva), e per questo i medici sono ancora vivi. Ora sono stati tutti riabilitati; operano negli stessi luoghi in cui lavoravano prima e curano personalità di rilievo, compresi membri del governo. Hanno la nostra piena fiducia, ed eseguono il loro compito in modo corretto, come prima.
Nell’organizzare i vari casi sporchi e vergognosi, un ruolo di primo piano è stato svolto da un nemico rabbioso del nostro partito, agente dei servizi segreti stranieri – Beria, che aveva abusato della fiducia di Stalin.
È un resoconto completamente falso del “complotto dei medici”.[133]
· · La “congiura dei medici” fu presa in esame dal MGB [ministero per la sicurezza dello Stato] nel 1952. Le lettere della dottoressa Timasuk erano state scritte nel 1948 e si riferivano alle cure prestate a Zdanov in fin di vita. Non menzionavano affatto medici ebrei. La Timasuk non ha mai avuto collegamenti con nessuna “congiura dei medici” che apparve all’orizzonte tre o quattro anni più tardi. Qui Krusciov semplicemente la sta calunniando.
· · A capo del KGB in quel periodo c’era Ignat'ev, non Beria. Il primo aprile 1953, meno di un mese dopo la morte di Stalin, il Presidium – di cui Krusciov era membro – aveva criticato Ignat'ev per la sua responsabilità nel montare il “complotto dei medici” (Beria p. 22.). Nessuno dava la colpa a Stalin.
· · È stato Beria che ha bloccato la montatura del complotto dei medici, ha rilasciato i medici e arrestato i responsabili, tra cui Ignat'ev, poi rilasciato verso la fine di giugno 1953 poco dopo la scomparsa di Beria (arrestato o ucciso).
· · Secondo la figlia Svetlana, Stalin non credeva che i medici ebrei fossero colpevoli.
Stalin era quasi sul punto di ritirarsi, e non era tenuto al corrente degli sviluppi. Stalin pensava che la MGB avesse seri problemi (Malyshev, sulla riunione del Presidium del 1° dic. 1952 in Vestnik 5 (1997), p. 141). Può darsi che Stalin volesse incaricare Beria della soluzione di questi problemi, in particolare la falsa “congiura dei medici”, anche se può aver avuto anche in mente l’“Affaire mingreliano”.
È difficile immaginare che nella riunione di emergenza del Presidium al capezzale di Stalin morente, Beria potesse essere scelto per guidare MVD e MGB insieme, – una grande concentrazione di potere nelle mani di un solo uomo – a meno che non ci fosse un accordo precedente. È improbabile che tale accordo fosse stato raggiunto nei giorni precedenti mentre Stalin era malato, perché nessuno poteva essere sicuro che Stalin sarebbe morto. Pertanto, sembra più probabile che la nomina congiunta di Beria alla direzione dei due ministeri fu decisa con il consenso di Stalin e forse, con buona probabilità, anche su suo suggerimento.
Prima della morte di Stalin gli articoli sulla “congiura dei medici” sparirono dai giornali. L’anti-stalinista ed ex dissidente sovietico Zhores Medvedev sostiene che questo fatto, insieme con altri, dimostra che fu lo stesso Stalin a metter fine agli attacchi a mezzo stampa. Medevedev sottolinea che Stalin si oppose all’antisemitismo che fin dall'inizio faceva parte della campagna. (Zhores Medvedev, Stalin i Evreiskaia Problema, Mosca 2003, pp.208 sgg.; 216 sg.). l’opposizione di Stalin all'antisemitismo era ben nota, come Medvedev riconosce.[134]
Krusciov:
Nell'organizzare i vari casi loschi e vergognosi, un ruolo fondamentale fu svolto da Beria, rabbioso nemico del nostro partito, agente dei servizi segreti stranieri, che aveva carpito la fiducia di Stalin.
Oggi nessuno sostiene la favola di Krusciov, che Beria fosse un “agente straniero”. Ciò è stato completamente smentito dalle prove. Inoltre, persino allora né Molotov né Kaganovic ci credettero, anche se nel 1953 non dissero nulla.
Nessuno tirò fuori tale accusa durante i violenti attacchi contro di lui al Plenum CC del luglio 1953, come ammise Mikoian.[135] Krusciov disse che la proposta di Beria di una Germania unita e neutrale, significava “cedere all’Occidente.” Ma già Stalin nel marzo 1952 aveva proposto agli alleati una Germania unita e neutrale. La Pravda ripropose variazioni di questa offerta in aprile e maggio 1953, dopo la morte di Stalin. Beria non avrebbe mai potuto, da solo, influenzare a tal punto l’organo del Partito.
E infatti l’affermazione di Krusciov che questo volesse dire “cedere all’Occidente” non era vera – gli Alleati erano del tutto contrari e rigettarono qualunque proposta di unificazione tedesca. Se l'Unione Sovietica avesse scelto di insistere con questa offerta, per l’Occidente sarebbe stato imbarazzante, dal momento che per quasi tutti i tedeschi sarebbe stata una tentazione allettante. Se gli Alleati avessero continuato a opporsi, sarebbe stati loro, non l'URSS, a sembrare ostili alla Germania dopo la guerra.
Nelle conversazioni con Felix Chuev l’anziano Molotov ancora spiegava (409-10), che secondo lui Beria, proponendo una Germania neutrale, si comportava da “agente dell'imperialismo”.[136] Fu la stessa accusa sollevata nel Plenum di luglio 1953. Beria era solo uno dei membri del Presidium, e si trattava solo di una proposta. Non c'era niente di sbagliato nel fatto che lui sollevasse la questione, che comunque non poteva essere messa in pratica senza l'approvazione del Presidium. Alla domanda diretta di Chuev se Beria fosse davvero un agente dei servizi segreti stranieri e se ciò fosse confermato da prove, Molotov rispose in senso negativo.
Krusciov:
C’erano indizi che Beria fosse un nemico del partito? Sì, c’erano. Già nel 1937, in un’assemblea plenaria del Comitato Centrale, l’ex commissario del Popolo per la Sanità, Kaminsky, disse che Beria lavorava per i servizi segreti Musavat. L’assemblea plenaria del Comitato Centrale si era appena conclusa quando Kaminsky fu arrestato e poi fucilato. Stalin aveva esaminato le affermazioni di Kaminsky? No, perché Stalin credeva a Beria, e questo gli bastava.
Molto materiale che smentisce questa invenzione di Krusciov è stato pubblicato dopo la fine dell'Unione Sovietica. Per esempio, solo di recente è stata pubblicata la lettera di Pavlunovsky del giugno 1937, e attesta che Beria aveva effettivamente lavorato clandestinamente per il Partito tra i nazionalisti.
Nell’autobiografia ufficiale Beria si cita il lavoro clandestino tra i nazionalisti, cosa che non avrebbe fatto se avesse pensato che non onorava il suo servizio nel Partito.[138]
L’enciclopedia biografica di Zalessky, Imperiia Stalina, è estremamente anti-Stalin, ma concorda con Beria sul fatto che operò nella clandestinità. In realtà, è impossibile immaginare Sergei Kirov che interceda a favore di Beria, oppure la stretta amicizia tra la famiglia Beria e la famiglia Ordzhonikidze (come risulta dalle memorie di Sergo Beria),se la fedeltà di Beria al partito non fosse stata adamantina.
Sembra chiaro che Krusciov faceva solo rivivere una vecchia diceria su Beria che risaliva al periodo nel movimento clandestino nazionalista. Lavorare sotto copertura è molto pericoloso, e la “copertura” di Beria doveva essere piuttosto buona, tale da ingannare il partito Musavat e far credere che Beria lavorasse per loro. Non sorprende che potesse ingannare anche i bolscevichi di base. La lettera che Beria scrisse a Ordzhonikidze nel 1933 dimostra che stava ancora cercando di contrastare questa calunnia diffamatoria. Egli difficilmente avrebbe scritto a uno dei principali membri del Politburo sull’argomento, a meno che non volesse “mettere agli atti”.
Krusciov aveva accesso a tutte le informazioni che ora abbiamo e a molte altre. Doveva sapere che si trattava di una menzogna. È stato un altro strumento per diffamare Beria.
Krusciov:
Le lunghe relazioni ostili tra Kartvelishvili e Beria erano ampiamente note, risalgono al tempo in cui il compagno Sergo [Ordzhonikidze] era attivo in Transcaucasia; Kartvelishvili era il più vicino assistente di Sergo. Il rapporto ostile spinse Beria a inventare un “caso” contro Kartvelishvili. È significativo che in questo “caso” Kartvelishvili fosse accusato di un’azione terroristica contro Beria.
Kartvelishvili (conosciuto anche con il nome russo di Lavrent'ev) fu espulso dal partito e arrestato il 22 giugno 1937, al Plenum CC del giugno 1937, e giustiziato il 22 agosto 1938, sotto Ezhov, non sotto Beria.
Esiste una comunicazione di Beria a Stalin circa la presunta scoperta da parte di Beria di un gruppo di destra clandestino in Georgia che includeva Kartvelishvili. Tuttavia,
· La nota è del 20 luglio 1937, un mese dopo l'arresto di Kartvelishvili. (Lubianka 2, n.142 p. 252).
· Kartvelishvili è citato in altri documenti da Liushkov, uno degli uomini di Ezhov, non di Beria, (n. 196 dell’11 settembre 1937, pp. 347 sgg.; n. 207 del 19 settembre 1937, pp. 368 sgg.; n. 309 del 29 marzo 1938) Liushkov era coinvolto nella cospirazione di Ezhov, e fece torturare e uccidere molti uomini innocenti. Ma Ezhov era al 100% contro Beria. Sicuramente Liushkov non stava sostenendo Beria, facendo il nome di Kartvelishvili.
· . Secondo i documenti di riabilitazione di Postyshev, Kartvelishvili fu identificato come cospiratore anche da Postyshev (RKEB 1, 219).
· . Anche Ia.A. Iakovlev, stretto collaboratore di Stalin nella stesura della Costituzione del 1936, vice-presidente della Commissione di Controllo del Partito e membro del CC, fa il nome di Kartvelishvili. Iakovlev fu arrestato improvvisamente il 12 ottobre 1937, e nella sua lunga confessione del 15-18 ottobre 1937 cita Kartvelishvili tra molti altri. Dalle annotazioni e successive note di Stalin è chiaro che Stalin fu colto di sorpresa dalla confessione di Iakovlev.
L’archivio sulla riabilitazione di Kartvelishvili (RKEB 1, 331-2) dà a Beria la colpa di tutto: e anche se Kartvelishvili fosse stato accusato ingiustamente, ciò non può essere vero. La maggior parte dei documenti contro di lui proviene da Liushkov o, nel caso della confessione di Iakovlev, non ha assolutamente nulla a che fare con Beria.
Kartvelishvili fu arrestato nel giugno del 1937, molto prima che Beria avesse a che fare con il NKVD. È difficile trovare la data precisa della sua esecuzione. Una pagina web di “Memorial”[139] dà come data l’agosto del 1938. Se questo è esatto, allora Beria non sarebbe potuto essere coinvolto nel suo interrogatorio ed eventualmente nella tortura, perché Beria era appena diventato vice di Ezhov nel NKVD proprio il 21 o 22 agosto 1938. Sembra che Beria sia rimasto al suo posto come Primo segretario del CC del PC georgiano fino al 31 agosto 1938, e a quanto pare arrivò a Mosca per prendere il suo posto solo all’inizio di settembre.[140]
Secondo il Rapporto Pospelov (RKEB 1, 332), Lavrent'ev-Kartvelishvili fu torturato finché non confessò e rivelò altri nomi. Questo è plausibile, poiché abbiamo la dichiarazione di Frinovski che Ezhov e i suoi dipendenti, compreso lo stesso Frinovski, facevano questo regolarmente.
Considerando le date, tuttavia, Beria non avrebbe potuto essere responsabile del destino di Lavrent'ev-Kartvelishvili. Krusciov doveva saperlo. Probabilmente questa è la ragione per cui la data dell’esecuzione di Lavrent'ev-Kartvelishvili non è riportata nel Rapporto Pospelov, che fu redatto per aiutare Krusciov a incolpare Beria. Citare una data dell'esecuzione precedente all’arrivo di Beria nel NKVD, avrebbe contraddetto lo scopo del Rapporto Pospelov, che non era certo quello di arrivare alla verità!
Krusciov:
Ecco ciò che il vecchio comunista, compagno Kedrov, scrisse al Comitato Centrale tramite il compagno Andreyev (allora segretario del Comitato Centrale): “Mi rivolgo a voi per chiedere aiuto da una oscura cella del carcere di Lefortovsky. Che il mio grido di orrore giunga alle vostre orecchie; non rimanete sordi, prendetemi sotto la vostra protezione; vi prego, aiutatemi ad allontanare l'incubo degli interrogatori e a dimostrare che è tutto un errore. Soffro, sono innocente ...”
Il vecchio bolscevico, compagno Kedrov, fu giudicato non colpevole dal Collegio militare. Ma nonostante questo fu fucilato per ordine di Beria.
Non conosciamo i dettagli del caso Kedrov perché i materiali non sono stati messi a disposizione dei ricercatori. Per i nostri scopi, non ne abbiamo bisogno. Un’agenzia governativa russa ha pubblicato ora una raccolta di documenti da cui possiamo affermare con certezza che l'ordine di esecuzione di Kedrov fu firmato dal Procuratore Bochkov.[141] Beria lo fece semplicemente eseguire. Non era “un suo ordine”.
In verità ora sappiamo di più sul caso Kedrov. Per esempio, sembra non esserci alcun dubbio sul fatto che la sua condanna a morte fu emessa da un tribunale. Non abbiamo qui modo di esplorare tutti gli aspetti della questione Kedrov. Tutto era però a disposizione di Krusciov, che ancora una volta mentì quando fece le sue affermazioni in merito a Beria e Kedrov.
Krusciov:
Beria trattò crudelmente anche la famiglia del compagno Ordzonikidze. Perché? Perché Ordzonikidze aveva tentato di impedire a Beria di mettere in atto i suoi piani criminosi. Beria si sbarazzò sempre di tutti coloro che avrebbero potuto essergli di ostacolo. Ordzonikidze fu sempre un avversario di Beria e lo disse a Stalin. Invece di esaminare la questione e adottare misure appropriate, Stalin permise la "liquidazione" del fratello di Ordzonikidze e portò lo stesso Ordzhonikidze a un tale stato che fu costretto a suicidarsi.
Secondo una ricerca di Oleg Khlevniuk (In Stalin’s Shadow: the career of ‘Sergo’ Ordzhonikidze. NY: Sharpe, 1995), Sergo si tolse la vita, molto probabilmente a causa della sua cattiva salute. Era stato seriamente malato per molto tempo e, di fatto, nel suo ultimo giorno di vita aveva lavorato regolarmente.[142]
La sua morte non aveva proprio nulla a che fare con Stalin, con suo fratello, o con Beria. Al contrario: “A giudicare da fatti ben noti, Ordzhonikidze protesse attivamente Beria e mantenne buoni rapporti con lui fino alla metà degli anni ‘30.” (106)
Ricerche condotte recentemente (ottobre 2008), da Vladimir L. Bobrov hanno dimostrato che anche la storia del suicidio di Ordzhonikidze è priva di fondamento, è un’altra invenzione del periodo kruscioviano. Senza dubbio Ordzhonikidze morì per cause naturali – infarto cardiaco – come fu riferito all’epoca.[143] Khlevniuk semplicemente continua a ripetere le menzogne di una introduzione alla biografia di Ordzhonikidze, non firmata, del periodo kruscioviano, come se si trattasse di fatti reali. L’introduzione fu omessa quando il volume fu ristampato quattro anni più tardi, dopo la cacciata di Krusciov.[144]
Intorno al 24 ottobre 1936, suo 50° compleanno, Sergo seppe che suo fratello Papulia era stato arrestato in Georgia (p. 105).[145] Valiko, fratello di Sergo, difese Papulia presso il Comitato Centrale della Georgia e il risultato fu che venne cacciato. Beria era il capo del partito georgiano, così Sergo telefonò a Beria a metà dicembre per chiedere aiuto. Secondo Khevniuk “Beria dimostrò notevole preoccupazione...”, indagò, fece reintegrare Valiko, e inviò un breve, cortese messaggio a Sergo (p. 108).[146]
Sergo muore per infarto nella notte del 17 - 18 febbraio 1937 (147).[147] Quel giorno aveva avuto una giornata di lavoro del tutto normale. Ma aveva sofferto a lungo a causa della sua cattiva salute, e stava peggiorando. Khlevniuk, che odia profondamente Stalin, si dà un gran da fare per trovare le prove che Stalin abbia qualcosa a che fare con la morte di Sergo, e prova a “ricostruire” un diverbio al telefono tra i due uomini, ma non ci riesce. Khlevniuk non riuscì nemmeno a dimostrare che tale telefonata abbia mai avuto luogo, e tanto meno quale potesse essere il contenuto della telefonata!
Papulia fu fucilato nel mese di novembre 1937 (173). Khlevniuk non dà a questo proposito altre informazioni che evidentemente non aveva. E’ ovvio che la morte di Sergo non potesse essere collegata con l'esecuzione di Papulia.
Secondo Sergo Beria, i rapporti tra Sergo [Ordzhonikidze] e il fratello Papulia erano alquanto freddi. Lo stesso Papulia era ostile all’Unione Sovietica, e quando veniva a Tbilisi, Sergo andava sempre dai Beria invece che dal fratello.
Al tempo di Krusciov e poi anche di Gorbaciov, circolavano come “fatti veri” voci che Ordzhonikidze fosse un “liberale”, contrario ai processi di Mosca, e così via. Non vi è alcuna prova di ciò. Secondo Arch Getty:
Non sembra che Ordzhonikidze si sia opposto al terrore in generale, compreso quello contro Zinoviev, Kamenev, Bukharin, e infatti Stalin gli chiese di tenere il discorso principale al Plenum CC del febbraio 1937 sui sabotaggi nell'industria. La bozza del discorso che Ordzhonikidze stava preparando per la riunione plenaria del febbraio 1937, come relatore ufficiale sui sabotaggi nel settore industriale, fu approvata da Stalin ed era in linea con le difficoltà del periodo: RTsKhIDNI (TSPA), f.558, op.1 d. 3350, ll. 1-16.[148]
In sintesi: ogni affermazione che Krusciov fa su Beria e la famiglia Ordzhonikidze è una menzogna.
· · Ordzhonikidze non era un avversario di Beria. Anzi, quando andava a Tbilisi, invece di stare col fratello maggiore Papulia, rimaneva con la famiglia Beria.
· · Secondo Khevniuk, Papulia fu giustiziato nel novembre del 1937, molto tempo dopo la morte di Sergo (17-18 febbraio 1937), che pertanto non poteva essere stata motivata dalla “liquidazione” di Papulia.
La morte di Ordzhonikidze non aveva niente a che fare con Beria. Oleg Khlevniuk, anti-stalinista per eccellenza, conclude che Ordzhonikidze si uccise a causa della sua cattiva salute. Tutti gli indizi suggeriscono che la storia del”suicidio” sia una falsificazione del periodo kruscioviano.
Krusciov:
Compagni, se il culto della personalità ha raggiunto simili mostruose proporzioni, lo si deve soprattutto al fatto che Stalin stesso, in tutti i modi, incoraggiò la propria glorificazione. Ciò è confermato da numerosi fatti. Uno degli più caratteristici esempi della sua auto- glorificazione, a dispetto della più elementare modestia, è la pubblicazione nel 1948 della“Breve biografia”
Il libro è l’espressione della più sfrenata adulazione, un esempio di trasformazione di un uomo in divinità; si fa di lui un saggio infallibile, “il più grande capo, il sublime stratega di tutte le nazioni e di tutti i tempi”. In ultimo, è impossibile trovare altre parole per portare Stalin alle stelle. Non occorre dare qui esempi delle odiose adulazioni, di cui il libro è zeppo. Basterà dire che tutte queste lodi erano state approvate dallo stesso Stalin e che egli ne aveva aggiunte altre di suo pugno alle bozze.
Che cosa Stalin considerava essenziale che fosse scritto in questo libro? Voleva raffreddare l’ardore degli adulatori che redassero la sua breve biografia? No! Ha sottolineato i punti in cui riteneva che l’elogio dei suoi meriti fosse insufficiente. Ecco alcuni esempi che caratterizzano gli interventi di Stalin, aggiunti di sua mano:
“In questa lotta contro scettici e capitolardi, contro trotskisti, zinovievisti, bukhariniani e kamenevisti ormai definitivamente saldati insieme, c’era, dopo la morte di Lenin, saldo il nucleo dirigente del partito (...) che sollevò il grande vessillo di Lenin, raccolse il partito attorno alle direttive di Lenin e condusse il popolo sovietico sulla strada maestra dell’industrializzazione del paese e della collettivizzazione dell’economia rurale. Capo di questo nucleo dirigente e forza motrice del partito e dello stato era il compagno Stalin”. [(1) – vedi sotto per la discussione, GF]
Così scrive lo stesso Stalin! Poi aggiunge:
“Benché eseguisse le sue funzioni di capo del partito e del popolo con abilità consumata e godesse dell’appoggio illimitato dell’intero popolo sovietico, Stalin non permise mai che il suo lavoro fosse sfiorato da vanità, presunzione o glorificazione personale” [(2) – vedi sotto per la discussione, GF]
Dove si è visto un capo cantare in questo modo le proprie lodi? È degno questo di un capo marxista-leninista? No. Proprio contro una tale pratica Marx ed Engels presero una ferma posizione. Simili procedimenti erano sempre vigorosamente condannati da Vladimir Ilich Lenin. Nel testo originario della biografia di Stalin si poteva leggere la frase seguente:
“Stalin è il Lenin di oggi”. [(3) – vedi sotto per la discussione, GF]
La frase parve a Stalin troppo debole, sicché di suo pugno la cambiò in quest’altra: “Stalin è il prezioso continuatore dell’opera di Lenin o, come si dice nel nostro partito, Stalin è il Lenin di oggi”.[(3) – vedi sotto per la discussione, GF]. Vedete come è stato espresso bene il concetto, non dalla nazione, ma dallo stesso Stalin. Sarebbe possibile dare molti altri esempi di lodi che Stalin si tributava da sé, scorrendo il manoscritto del libro. In modo particolarmente generoso egli si copriva di lodi che riguardavano il suo genio militare e il suo talento di stratega. Citerò ancora un’aggiunta redatta da lui sul tema del genio militare staliniano.
“Nelle mani del compagno Stalin, la scienza militare sovietica contemporanea ha fatto nuovi progressi,” scrive. “Il compagno Stalin ha elaborato la teoria dei fattori permanenti, che decidono l’esito delle guerre, della difesa attiva e le leggi della controffensiva e dell’offensiva, della collaborazione d’insieme fra i servizi e le armi, della funzione delle grandi masse corazzate e dell’aviazione nella guerra moderna e dell’artiglieria come il più formidabile tra i fattori militari. Nelle diverse fasi della guerra il genio di Stalin ha trovato le soluzioni giuste, che tenevano conto di tutti gli elementi della situazione” [(4) – vedi sotto per la discussione, GF].
Più avanti Stalin scrive;
“Il genio militare di Stalin si manifestò sia nella difesa che nell’offesa. Il genio del compagno Stalin gli permetteva di indovinare i piani del nemico e di sventarli. Le battaglie nelle quali il compagno Stalin ha diretto l’esercito sovietico sono brillanti esempi di operazioni militari condotte con maestria”.[(5) – vedi sotto per la discussione, GF].
In questo modo fu scritta l’esaltazione di Stalin come stratega. E da chi? Da lui stesso, non più nella sua parte di stratega, ma in quella di autore-editore e di artefice tra i più importanti di questo auto incensamento biografico.
Compagni, questi sono i fatti. Dovremmo piuttosto dire i fatti vergognosi!
I cambiamenti apportati da Stalin a questa biografia sono stati pubblicati, prima in Izvestiia TSK KPSS n.9, 1990, e poi ristampati ampiamente. Questo ci permette di vedere come Krusciov abbia mentito sulle modifiche di Stalin alla biografia. Anche V.A. Belianov, il redattore anti-stalinista di queste selezioni per la rivista, ha ammesso che molte delle correzioni di Stalin tendevano a rimuovere le lodi smaccate attribuite dagli autori e a farlo apparire modesto.
Krusciov ha deliberatamente distorto il senso di alcune modifiche dei brani che cita. Per esempio, Krusciov cita solo la prima parte della frase seguente, contrassegnata da (2) nel brano sopra. In questo modo Krusciov cambia deliberatamente il significato del tutto. Ecco la parte omessa da Krusciov:
Nella sua intervista con lo scrittore tedesco Ludwig, dove sottolinea il grande ruolo del genio di Lenin in materia di trasformazione del nostro Paese, Stalin disse semplicemente di sé: “Per quanto mi riguarda, sono solo un allievo di Lenin, e il mio obiettivo è quello di essere degno di lui.
Nel passo precedente marcato (1), in corrispondenza dei puntini di sospensione: (…), Krusciov omette i nomi, inseriti da Stalin, di molti altri dirigenti del partito. Ecco il passo completo, le parole omesse da Krusciov sono in neretto.
“In questa lotta contro scettici e capitolardi, contro i trotskisti, gli zinovievisti, i bukhariniani e i kamenevisti, c’era, dopo la morte di Lenin, saldo il nucleo dirigente del partito (...) che sollevò la bandiera di Lenin, raccolse il partito attorno alle direttive di Lenin e condusse il popolo sovietico sulla strada maestra dell’industrializzazione del paese e della collettivizzazione dell’economia rurale. Il nucleo dirigente era composto da Stalin, Molotov, Kalinin, Voroshilov, Kuibyshev, Frunze, Dzerzhinskii, Kaganovic, Ordzhonikidze, Kirov, Iaroslavskii, Mikoian, Andreev, Shvernik, Zdanov, Shkiriatov, e altri ...
Nel passaggio segnato (3) sopra, è evidente anche senza l’originale che Stalin ha trasformato un passaggio che lo identificava con Lenin, in un passaggio che mette in chiaro che lui è solo un continuatore dell’opera di Lenin.
Krusciov attribuì le parti (4) e (5) di cui sopra a Stalin. È un errore. In realtà, esse sono state scritte dal general maggiore M.R. Galaktionov, che scrisse questa parte della biografia. L.V. Maksimenkov, che sottolinea il fatto, continua:
Inoltre, in contraddizione con l’accusa di Krusciov, Stalin, nel modificare questo testo, ha sistematicamente abbassato il suo carattere trionfalistico. Ad esempio, l’appellativo burocratico pseudo-democratico “compagno Stalin” sostituisce l’originale “Generalissimo Stalin”, “insegnamento” [“dei fattori che operano in modo permanente”] è sostituito da Stalin con “posizione” e “forme immortali dell’arte strategica militare”è diventato” significative “.[149]
Maksimenkov esamina estesamente le osservazioni molto critiche di Stalin, ora disponibili, sulla bozza della seconda edizione postbellica della sua biografia. Dal documento originale risulta che la prima direttiva di Stalin fu di scrivere una nuova biografia di Lenin – un dato non menzionato durante l’era Krusciov o anche più tardi nel corso della Perestroika gorbacioviana.
Stalin ha fortemente criticato il “carattere socialista-rivoluzionario” delle lodi tributate dagli autori della “Breve Biografia”, stigmatizzandole come “formazione da idolatri.” Stalin respinse l’attribuzione a sé degli insegnamenti presenti nella bozza, assegnandole invece a Lenin.
Maksimenkov conclude che Krusciov ha distorto completamente la natura delle correzioni di Stalin alla biografia, e sottolinea che altri scrittori di periodo sovietico kruscioviano e post-kruscioviano non li corressero neppure. Altri passi, non presenti nella versione degli autori originali e fatti inserire da Stalin, comprendono, tra l’altro, un lungo brano sull’importanza delle donne nella rivoluzione e nella società sovietica.
Nel 1998, mentre esaminava le carte personali di V.D. Mochalov, uno dei membri del gruppo dei biografi, Richard Kosolapov si imbatté in sue note manoscritte di due incontri con Stalin riguardanti la biografia. Li pubblicò alle pagine 451-476 del suo libro Slovo Tovarishchu Stalinu.
Kosolapov è un ammiratore di Stalin e dirige uno dei partiti neo-comunisti in Russia. Ma questo suo lavoro specifico è più volte citato nelle note in calce alla recente biografia di Stalin di Robert Service, un lavoro molto ostile nei confronti di Stalin.[150] Quindi si può considerare opportuno citarlo anche qui. In Appendice si può consultare un estratto che mostra come Stalin ha condannato l’adulazione di se stesso nella prima stesura della biografia.
Krusciov:
Come è noto, il volume “Breve Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica” [conosciuto come Breve corso] fu scritto da una commissione del Comitato centrale del partito. … Basta leggere questa espressione nella bozza della Breve Biografia: “Una commissione dei Comitato centrale del Partito comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica, sotto la direzione del compagno Stalin e con la sua partecipazione personale più attiva, ha preparato una “Breve Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica”.
Ma neppure questa frase soddisfaceva Stalin. Essa fu sostituita nella versione definitiva della “Breve Biografia” con quest’altra:
“Nel 1938 uscì il libro “Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica”, breve corso scritto dal compagno Stalin e approvato da una commissione del Comitato centrale del P.C. (bolscevico) dell’Unione Sovietica”.
C’è bisogno di aggiungere qualcosa?
Come vedete, una metamorfosi sorprendente aveva trasformato l’opera di un gruppo in un libro scritto da Stalin. Non occorre spiegare come e perché tale metamorfosi si sia prodotta. …
E quando Stalin afferma di aver scritto egli stesso Il Breve Corso. Storia del Partito Comunista (bolscevico), questo suscita almeno stupore. Può un marxista-leninista così scrivere di sé, innalzando al cielo la propria persona?
Sembra che nessuno, tranne Krusciov, abbia mai detto che Stalin rivendicasse la paternità del Breve Corso. Né Krusciov né nessun altro ha mai fornito alcuna prova che Stalin abbia sostenuto di averlo scritto. Molotov affermò categoricamente che Stalin non ha mai detto di averlo scritto.
Sia come sia, in realtà, la prima indicazione della paternità del Breve Corso apparve nella prima edizione della “Breve Biografia” di Stalin (1940) – un libro secondo Maksimenkov (cit. sopra), con cui Stalin non aveva alcun rapporto come redattore o curatore. Maksimenkov spiega:
Occupato a dirigere
la “ Guerra d’Inverno” sovietico-finlandese, [Stalin] prese le distanze
dalla redazione del libro ... Il 14 dicembre 1939, una settimana prima
del sessantesimo compleanno di Stalin, la prima stesura della biografia
a suo nome gli fu inviata con
unaun
lettera di accompagnamento firmata da Mitin e Pospelov: “Caro compagno
Stalin. Vi inviamo questa bozza della “Breve biografia”, a cura
dell’Istituto Marx-Engels-Lenin, insieme con le indicazioni per la
propaganda e l’agitazione. Chiediamo che esaminiate questo lavoro e ci
diate le vostre indicazioni in merito alla possibilità della sua
pubblicazione “Stalin sottolineò tutto il testo della lettera di
accompagnamento e scrisse con una matita verde attraverso la pagina:
“Non ho tempo per ‘esaminarlo’. Rimandarlo al MELI [Marx-Engels-Lenin
Insitute]. J. Stalin.”[151]
La frase sul ruolo di Stalin nella realizzazione del Breve Corso non è stata inserita dallo stesso Stalin, ma è uscita dalla penna di uno dei molti autori e curatori che hanno lavorato al libro. E qui Krusciov ha di nuovo mentito.
Ci resta solo da chiarire la questione: Qual è stato il ruolo effettivo di Stalin nella scrittura del Breve Corso?
In uno dei suoi appunti Roi Medvedev, non un simpatizzante di Stalin, scrive di lui come “il principale autore del Breve Corso.” Lo storico nota che la contestazione virtuale di Krusciov a Stalin per plagio è del tutto priva di fondamento. A riprova della sua posizione fa riferimento alla pubblicazione in Voprosy Istorii dei testi dattiloscritti con le correzioni di Stalin e una serie di altri materiali.[152]
A parte le ovvie lacune e l’incompletezza dei documenti primari, secondo Medvedev non vi è dubbio che il lavoro sul Breve Corso è stato condotto sotto la direzione e con la partecipazione attiva di Stalin come uno degli autori principali del libro di testo.
Krusciov aveva affermato che Stalin non aveva il diritto di scrivere che era l’autore del Breve Corso, perché, disse, non l’aveva scritto. Come si è visto, in realtà Stalin aveva tutte le basi per sostenere che era stato uno degli autori principali, ma non ha mai fatto questa affermazione a chiunque o dovunque. Anche Molotov, uno dei più stretti collaboratori di Stalin, non sapeva con precisione quanto Stalin avesse contribuito e credette avesse scritto solo la sezione sulla dialettica, poiché a un certo punto avevano discusso di questo.
In questo caso Krusciov si è superato in astuzia. Ha detto che Stalin rivendicava una paternità che non gli competeva. In realtà, Stalin era davvero l’autore principale, ma non aveva mai preteso di essere tale.
Krusciov:
È un fatto che Stalin in persona abbia firmato il 2 luglio 1951 una risoluzione del Consiglio dei ministri dell’U.R.S.S., che riguardava l’erezione sul canale Volga-Don di un impressionante gigantesco a Stalin; il 4 settembre dello stesso anno egli emise un decreto per mettere a disposizione 33 tonnellate di rame per fondere la statua colossale.
Questo non è un “fatto”, ma una semplice affermazione. Abbiamo solo la parola di Krusciov sull’argomento. I documenti non sono mai stati riprodotti, e nessun altro ha sostenuto di averli visti. Krusciov non sostiene che Stalin ha presentato o suggerito questo monumento, sicché supponiamo non l’abbia fatto.
Secondo il
“Libro giornale dei visitatori dell’ufficio del Cremlino di Stalin”, del
2 luglio 1951 Stalin ha lavorato per 1 ora e 45 minuti. Il Presidium si
era riunito il 26 giugno e il suo “ufficio di presidenza”, composto da
Beria, Bulganin, Kaganovic, Mikoian, Molotov e Krusciov stesso, si è
incontrato con lui il 2 luglio dalle 9.30 alle 11.15[153]
quindi potrebbe aver firmato tale risoluzione del Consiglio dei
ministri, se fosse stata presentata in tale data. Non sappiamo se fu
presentata o
nomeno.
Ma è importante notare che il semplice fatto della “firma di Stalin” in sé e per sé non significa niente in quel periodo. Il 16 febbraio 1951 il Politburo adottò una decisione che il Presidium sarebbe stato presieduto da altri, e che per la firma di Stalin, se necessaria come Capo dello Stato (Presidente del Consiglio dei Ministri), si poteva usare un timbro di gomma. Questo documento e i timbri di gomma, sono stati esposti a Mosca[154] (si veda l’Appendice per gli URL di questi reperti).
Stalin quindi non firmava più “le decisioni e le istruzioni del Consiglio dei Ministri dell’URSS”, ma in sua assenza erano ancora emesse con la sua firma. Dato che dal febbraio 1951 la situazione era questa, è logico supporre che era ancora così nel luglio dello stesso anno. Non possiamo affermare in un modo o nell’altro con certezza se Stalin abbia personalmente firmato questi documenti senza vedere gli originali, e forse nemmeno allora.
Per quanto riguarda l’ordine’ del 4 settembre 1951 è improbabile che Stalin avrebbe potuto emetterlo. Era in congedo, o “assente”, probabilmente per problemi di salute, tra il 10 agosto 1951, e l’11 febbraio 1952, quando tornò nel suo ufficio.[155]
Il punto principale è questo – e Krusciov lo sapeva – Stalin fu politicamente attivo solo sporadicamente in quel periodo. Membri del Politburo, tra cui lo stesso Krusciov, dissero nel 1953 che Stalin non era stato politicamente attivo. Stalin già al XIX Congresso del Partito nel mese di ottobre 1952, affermò: “Non leggo più i giornali.”[156]
Secondo il “Registro dei visitatori dell’ufficio di Stalin al Cremino” il carico di lavoro di Stalin cominciò a diminuire nel mese di febbraio 1950. A giudicare da questa fonte, Stalin ha lavorato 73 giorni nel 1950, ma solo 48 giorni nel 1951, e 45 giorni nel 1952.[157]
Pertanto, è molto dubbio che Stalin personalmente firmasse l’ordine il 4 settembre 1951. Per quanto riguarda quello del 2 luglio 1951, semplicemente non sappiamo.
Ma anche se Stalin avesse personalmente firmato il documento – cioè, anche se questo non fosse uno dei casi per cui il Politburo aveva deciso di apporre la sua firma con un timbro – la cosa ha poco significato. Anche Krusciov non pretende che Stalin abbia dato il via all’ordine per il monumento.
Krusciov:
Nello stesso tempo Stalin aveva dato prova della sua mancanza di rispetto per la memoria di Lenin. Non è una coincidenza, nonostante la decisione presa da più di trenta anni di costruire un palazzo dei Soviet come monumento a gloria di Vladimir Ilich, il palazzo non è mai stato costruito, la sua creazione sempre rinviata e il progetto è stato abbandonato.
Nel suo recente articolo sulla storia dei progetti, dei concorsi di architettura e l’abbandono definitivo del progetto per la costruzione del Palazzo dei Soviet, Maksim Volchenkov fa un riferimento diretto al Discorso di Krusciov, mostrando che la dichiarazione di quest’ultimo è semplicemente non vera. Neppure Krusciov costruì questo edificio. Il comitato incaricato di esso gradualmente volse la sua attenzione ad altri edifici. Il progetto di costruzione di un Palazzo dei Soviet fu abbandonato – non da Stalin, ma dai suoi successori.
Krusciov:
Non possiamo non ricordare la risoluzione del 14 agosto 1925 del governo sovietico che riguardava la “fondazione di premi Lenin per il lavoro culturale”. Questa risoluzione era stata pubblicata nei giornali, ma fino ad oggi non vi sono premi Lenin. Anche questo si dovrà correggere.
Questo non è vero, e la maggior parte dei presenti al XX Congresso del Partito doveva saperlo. In realtà, c’erano stati dei premi Lenin, dal 1925 al 1934, nei settori della scienza, della tecnologia, letteratura, arte e architettura. Non è chiaro il motivo per cui non furono più attribuiti, ma nessuno sembra aver criticato Stalin per questo.[158]
Tuttavia l’Ordine di Lenin (Orden Lenina) è stata la più alta decorazione in URSS. È stato assegnato per altissimi meriti in molti campi, con continuità dal 1930 fino alla fine dell’Unione Sovietica.
Stalin ha anche respinto la proposta di un “Ordine di Stalin” da crearsi in suo onore. Informazioni in proposito in appendice. Krusciov ovviamente doveva saperlo.
Nella fase di preparazione per la celebrazione del sessantesimo compleanno di Stalin nel dicembre 1939, fu sollevata di nuovo la questione di istituire premi in nome di Stalin.[159] Non abbiamo alcuna indicazione che Stalin avesse a che fare con questa iniziativa. Una cosa è chiara: i premi Stalin non sono stati avviati invece o in sostituzione del premio Lenin. Sono stati istituiti in un periodo in cui non c’erano premi annuali nel campo delle scienze e delle arti in URSS. Di conseguenza la contrapposizione dei premi Lenin e Stalin è scorretta e disonesta.
Krusciov:
C’è di
più. Nel riesaminare questo progetto
[“aumento dell
prezzo di certi prodotti, per creare incentivi materiali per i kolchoz,
gli MTS [stazione per trattori], e per i lavoratori dei sovchoz per
sviluppare l’allevamento del bestiame”] Stalin propose che le
tasse pagate dalle fattorie collettive e dal loro personale fossero
aumentate di quaranta miliardi di rubli. A suo giudizio, i contadini se
la passano bene e i kolchosiani, per
pagare questa nuova imposta, non avrebbero dovuto far altro che vendere
un pollo in più.
Immaginate che cosa significava questa decisione. Di sicuro quaranta miliardi di rubli sono una somma che i colcosiani non avevano mai ricavato dai prodotti venduti al governo. Nel 1952, per esempio, i kolchoz e i kolchosiani avevano ricavato 26.280 milioni di rubli per tutti i prodotti consegnati e venduti al governo.
La presa di posizione di Stalin era determinata da qualche dato di fatto? Certamente no. In tali casi i fatti e le cifre non lo interessavano minimamente.
Secondo Krusciov, Stalin avrebbe detto ciò nel febbraio del 1953, poco prima della sua morte. Nessun altro ne parla; su questo punto abbiamo solo la parola di Krusciov.
Krusciov parlò la prima volta di questo presunto aumento delle tasse durante il Plenum CC del luglio 1953 dedicato esclusivamente alla condanna di Beria. Mikoian e Malenkov si riferirono alla cifra di “40 miliardi di rubli” dopo che ne parlò Krusciov. Ma entrambi lo fanno in modo tale che è evidente che non ne avevano mai sentito parlare prima che Krusciov la menzionasse.
Mikoian, che al Plenum del CC dell’ottobre 1952 si espresse apertamente contro la tassa addizionale sui contadini, afferma che Stalin propose “solo un pollo in più” per le tasse dei contadini. Ma Mikoian ammette di non averlo sentito personalmente, dato che non era presente. Mikoian non fa menzione dei “40 miliardi di rubli” nel riportare questo episodio nelle sue memorie.[160]
Krusciov:
In uno dei suoi interventi Stalin aveva espresso a Postyshev il suo disappunto e gli aveva chiesto:
- Voi, che cosa siete in effetti?
Postyshev aveva risposto senza esitazione: “Sono un bolscevico, compagno Stalin, un bolscevico.”
Questa affermazione fu dapprima considerata una mancanza di rispetto verso Stalin; in seguito venne considerata un vero e proprio misfatto e provocò la morte di Postyshev, che senza alcuna giustificazione fu bollato come “nemico del popolo”.
Si è già visto che Postyshev fu rimosso, poi arrestato, e infine processato e giustiziato, per avere represso un enorme numero di membri del partito senza prova alcuna. Krusciov era presente a questo Plenum (gennaio 1938), e lo sapeva. Pertanto Krusciov ha mentito quando disse che Postyshev fu messo a tacere “senza alcuna giustificazione.”
E’ assai probabile che Krusciov stesse mentendo anche circa il colloquio di cui sopra. Solo Krusciov registra questo presunto scambio tra Postyshev e Stalin, e solo nel suo Discorso segreto. Nessun altro, a quanto pare, ha mai sostenuto di averlo sentito dire da Stalin. Non è neppure nelle memorie di Krusciov.
Secondo Getty e Naumov non vi è alcuna prova di un particolare attrito tra Stalin e Postyshev fino al Plenum del gennaio1938. Come abbiamo visto nel corso del Plenum Postyshev fu cancellato dal gruppo di candidati al Politburo e arrestato poco dopo. Quindi questo “discorso” di Stalin – se mai ha avuto luogo – deve essere avvenuto in questo Plenum del gennaio 1938.
Commentatori come Boris Nikolaevsky ritennero che fosse avvenuto nel Plenum del CC di febbraio-marzo 1937. Questo perché gli studiosi credevano nella precedente affermazione di Krusciov nel “Discorso segreto”, che Postyshev si fosse opposto a Stalin in questo Plenum. Ma la voluminosa trascrizione di quel lungo Plenum è stata pubblicata nel 1992-5. Anche in questo caso, come abbiamo già visto, quella trascrizione prova che Krusciov mentì: Postyshev non si oppose affatto a Stalin in quel Plenum. Né questo preteso scambio tra Stalin e Postyshev avvenne in quell’occasione.
Le trascrizioni del Plenum del gennaio 1938 non sono state pubblicate integralmente, ma solo per stralci, e alcuni ricercatori hanno letto le trascrizioni integrali negli archivi. Nessuno di loro ha detto di aver trovato questo scambio. Quindi è molto probabile che Krusciov stia di nuovo mentendo; ma non possiamo esserne assolutamente certi.
Anche se, un giorno verrà alla luce la prova che Stalin l’abbia detto, non fu certo la motivazione per l’arresto, il processo, la condanna e l’esecuzione di Postyshev, colpevole di repressione di un gran numero di membri del partito. Se Stalin abbia detto o no queste parole – e ribadiamo che non ci sono prove che lo abbia fatto, a parte l’affermazione di Krusciov – Krusciov mentì nel dire che quella fu la giustificazione per la sorte di Postyshev.
Allora perché Krusciov fece quest’ultima accusa? Probabilmente, al fine di fornire un “alibi” ai membri del Politburo che avevano lavorato a stretto contatto con Stalin per molti anni.
Molti comunisti e cittadini sovietici si chiederanno: perché i più stretti collaboratori di Stalin non hanno mai aperto bocca su uno qualsiasi dei “crimini”di cui Krusciov lo accusava? Perché non presero provvedimenti per fermare Stalin, dal momento che erano a conoscenza di queste cose? Per quanto debole, l’unica risposta che Krusciov e gli altri potrebbero fornire era questa: “Saremmo stati uccisi se avessimo protestato. Guardate cosa è successo a Postyshev, soltanto per aver detto ‘Sono un bolscevico’! “
Krusciov:
L’importanza dell’Ufficio politico del Comitato centrale è stato ridotto e il suo lavoro è stato disorganizzato con la creazione all’interno dell’Ufficio politico di varie commissioni – i cosiddetti “quintetti”, “sestetti”, “settetti” e “novenari”. Questa è per esempio, una risoluzione dell’Ufficio Politico del 3 ottobre 1946:
Proposta di Stalin:
1. La Commissione dell’Ufficio Politico per gli affari esteri (Sestetto) dovrà occuparsi in futuro, oltre agli affari esteri, anche delle questioni delle costruzioni e di politica interna.
2. Il Sestetto coopterà il presidente della Commissione di stato per la pianificazione economica compagno Voznesensky, e sarà d'ora in poi chiamato Settetto.
Firmato: il Segretario del Comitato centrale, J. Stalin.
Che terminologia da giocatore di carte! (Risate in sala). È chiaro che la creazione in seno all’Ufficio politico di queste commissioni – “quintetti”, “sestetti”, “settetti” e “novenari”– è contraria al principio della direzione collegiale. Il risultato fu che alcuni membri dell'Ufficio politico sono stati in questo modo tenuti lontani dalla partecipazione alle decisioni degli affari di stato più importanti.
Come ammette Edvard Radzinsky, un biografo ferocemente ostile a Stalin, Krusciov mentiva. I sottocomitati all’interno del Politburo rappresentavano semplicemente un metodo per la divisione del lavoro. Non era nulla di nuovo, né un’innovazione di Stalin.
Krusciov:
A causa della sua estrema sospettosità, Stalin si trastullava anche con il sospetto assurdo e ridicolo che Voroshilov fosse un agente inglese (Risate in aula). Proprio così – un agente inglese.
Nelle sue memorie Krusciov riferisce molte voci che, egli dice, erano note solo a “pochi di noi”. In questo caso non esiste altra documentazione. Ad esempio, non è nelle memorie di Mikoian, in cui si trovano molti falsi “ricordi”, come ad esempio Stalin che gli dice che Benes lo aveva assicurato della colpevolezza di Tukhachevsky – evento mai avvenuto.[161] Quindi, anche se Mikoian lo avesse “ricordato”, si potrebbe legittimamente metterlo in dubbio. In realtà, non l’ha fatto.
Questi hanno tutti a che fare con il Plenum del Comitato Centrale del 16 ottobre 1952, che ebbe luogo immediatamente dopo il XIX Congresso del Partito.
Andreev
Krusciov:
Con decisione unilaterale, Stalin aveva anche allontanato un altro uomo dal lavoro dell’Ufficio Politico – Andrei Andreyevich Andreyev. Questo è stato uno dei più sfrenati atti di arbitrio.
A rigor di termini, non sappiamo esattamente quello che disse Stalin, perché non è mai stata pubblicata alcuna trascrizione ufficiale (secondo Mikoian, non ne è stata fatta nessuna). E neppure è stato mai pubblicato il verbale del XIX Congresso del Partito.[162] Subito dopo la morte di Stalin, la direzione del partito fece del suo meglio per cambiare le decisioni più importanti prese in entrambe le sessioni e cancellare qualsiasi ricordo di esse.
NonQuindi
non abbiamo
quindi alcuna motivazione ufficiale che spieghi
perché Andreev non fu mantenuto nel Presidium appena rinominato (ex
Politburo). Ma abbiamo abbastanza informazioni da altre fonti per vedere
che Krusciov non sta dicendo la verità.
Andreev ha perso la sua posizione in
seno al Consiglio dei ministri il 15 marzo 1953, dieci giorni dopo la
morte di Stalin.[163]
Se fosse stato un “atto arbitrario di ostinazione” non rinominare
Andreev al Presidium del Comitato Centrale del PCUS, perché Krusciov,
Malenkov e Berija
lo rimossero anche dal Soviet dei ministri? (Era stato nominato al
Presidium del Soviet Supremo, una posizione molto meno impegnativa)
Secondo l’unica parte che abbiamo del discorso di Stalin al Plenum del Comitato Centrale del 16 ottobre 1952, lui in realtà non nominò Andreev al nuovo presidium perché Andreev era sordo.[164] Konstantin Simonov dice qualcosa di simile.[165] Questi sono assolutamente gli unici resoconti del Plenum che menzionano Andreev. Entrambi affermano che Stalin esplicitamente escluse Andreev a causa della sua salute.
Nonostante la mancanza di ogni verbale ufficiale, quindi, questa è una buona prova che Krusciov ha mentito. Andreev non fu escluso per “ostinazione” da parte di Stalin.
Molotov e Mikoian
Krusciov:
Consideriamo il primo plenum del Comitato Centrale dopo il XIX Congresso del Partito, quando Stalin, nel suo intervento, parlò di Vyacheslav Mikhailovich Molotov e Anastas Ivanovich Mikoian attribuendo a questi antichi attivisti del nostro partito colpe immaginarie. Non è escluso che, se Stalin fosse rimasto al potere qualche mese di più, i compagni Molotov e Mikoian non avrebbero pronunciato discorsi in questo congresso.
Di ciò che sappiamo di questo Plenum, dai pochi che erano presenti e presero appunti, è chiaro che in effetti Stalin criticò Molotov e Mikoian.
Per determinare se Krusciov in questo caso dice la verità, dobbiamo esaminare
· Se le “accuse” mosse da Stalin a Molotov e a Mikoian fossero “prive di fondamento” o meno, e
· Se è vero che non avrebbero parlato al XX Congresso del Partito se Stalin fosse stato in vita.
· Ci sono quattro resoconti del discorso di Stalin a questo Plenum scritti da persone che erano presenti: quello di Mikoian stesso (Tak Bylo, Cap. 46); quello dello scrittore Konstantin Simonov (Glazami cheloveka moego pokolenia); quello di Dmitrii Sepilov (Neprimknuvshii, pp. 225-8.) e quello di Leonid Nikolaevic Efremov (Sovetskaia Rossiia, 13 gennaio 2000, p. 6). Mikoian era, naturalmente, da lungo tempo membro del Comitato Centrale e del Politburo; gli altri tre erano nuovi membri del Comitato Centrale. Con l’eccezione della breve nota di Simonov, scritta nel marzo 1953, il resto fu scritto molti anni dopo l’evento.
Sepilov riferisce le critiche di Stalin a Molotov in poche righe; moto più brevemente scrive delle osservazioni di Stalin su Mikoian. Sepilov sostiene che Mikoian si difese e attaccò Molotov per essere stato vicino a Voznesenskii, giustiziato, da lui definito “un grande criminale”. Sepilov non ritiene “infondate” le accuse né vede in loro alcun tipo di tipo di minaccia: solo motivazioni di Stalin per non includerli nel nuovo Ufficio del presidium.
Nella sua prima breve nota del marzo 1953 sul Plenum, Simonov non evidenzia critiche di Stalin a Molotov e a Mikoian, ma nota soltanto l’insistenza di Stalin perché fossero impavidi come Lenin. Nel 1979 ciò che Simonov ricordava era la veemenza della critica di Stalin a Molotov, e una vaga sensazione che i due fossero per il “capitolazionismo”. Simonov concorda sul fatto che Stalin allora criticò Mikoian, ma non riusciva a ricordare perché. Dice che entrambi replicarono alle critiche di Stalin – qualcosa che di per sé smentisce l’accusa di Krusciov che Stalin esigesse “sottomissione assoluta”. Simonov riteneva che quelle critiche, qualunque fosse la loro causa, servivano a giustificare l’esclusione di Molotov e Mikoian dal nuovo Ufficio del presidium.
Il resoconto di Mikoian, scritto anch’esso anni dopo, concorda sul fatto che Stalin criticò Molotov per la sua debolezza in politica estera; e criticò sia Molotov sia Mikoian stesso, per la politica interna. Nel resoconto di Mikoian Stalin è stato critico ma rispettoso nei loro confronti. Mikoian non fa alcun accenno al sentirsi minacciato. Il resoconto di Efremov delinea le critiche di Stalin ai due uomini, ma anche a lui non sembra affatto che quelle critiche suonassero minacciose.
In tutte le sue voluminose memorie Krusciov ha solo poche cose da dire sul Plenum dell’Ottobre 1952, e non dice nulla su un qualunque “pericolo” per Mikoian o Molotov.
Mikoian, Molotov, e anche Voroshilov, sono stati tutti nominati al Presidium, e Voroshilov – ma non Mikoian o Molotov – all’“Ufficio del presidium”. Ma che dire circa la veridicità dell’ affermazione di Krusciov? Le accuse – sarebbe meglio dire “critiche” – non sembrano essere state “prive di fondamento”. Giuste o no, le critiche in sostanza, riflettevano le differenze politiche tra Stalin e questi due membri del Politburo.
A rigor di termini la dichiarazione di Krusciov – che è “possibile” che Molotov e Mikoian non avrebbero pronunciato discorsi al XX Congresso del Partito se Stalin fosse stato vivo – non può essere provata né smentita. Ciò è in contrasto con le azioni di Stalin al XIX Congresso del Partito. Mikoian e Molotov, anche se non al vertice (l’Ufficio di presidenza del Presidium), erano comunque nel Presidium di 25 membri e, in quanto tali, sarebbero stati certamente in grado di intervenire al Congresso successivo.
Nelle sue memorie Krusciov non ripete la storia che Molotov e Mikoian fossero oggetto di alcun tipo di minaccia.
Krusciov:
Stalin aveva evidentemente un piano per sbarazzarsi di tutti i vecchi membri del Politburo. Spesso affermava che i membri dell’Ufficio Politico dovevano essere sostituiti da nuovi membri. Dopo il XIX Congresso, la sua proposta di eleggere 25 persone al Presidium del Comitato centrale, mirava a sostituire i vecchi membri del Politburo con persone meno esperte che lo avrebbero esaltato in tutti i modi.
Possiamo pensare che questo fosse anche un progetto di futura eliminazione dei vecchi membri del Politburo, coprendo in questo modo tutti gli atti vergognosi di Stalin, atti che stiamo ora valutando.
Krusciov mente in questo caso, perché non vi è alcuna prova che la sua accusa avesse la minima base di fatto. Non è supportata dai resoconti disponibili del Plenum. Secondo le note di Efremov sul Plenum del Comitato centrale dell’ottobre 1952 Stalin fu estremamente chiaro nell’illustrare la sua proposta di ampliare il Presidium oltre i limiti del vecchio Politburo. Efremov, un giovane al suo primo Plenum, potrebbe essere stato particolarmente colpito dal richiamo di Stalin alla necessità di sangue nuovo nella direzione del partito, poiché la spiegazione di Stalin occupa un posto rilevante nelle sue note.
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Prima di procedere all’esame dei metodi specifici di distorsione di Krusciov, dobbiamo renderci conto che la versione pubblicata che abbiamo di fronte è essa stessa falsificata.
Pubblicato in precedenza in Izvestiia Tsk KPSS, il testo del rapporto di Krusciov si basa sul testo presentato da Krusciov al Presidium del CC del PCUS IL 1° marzo [1956], modificato e approvato per la diffusione alle organizzazioni locali del partito da una decisione del Presidium del CC del 7 marzo 1956. Questo testo non è identico a quello che Krusciov ha letto dal podio del Congresso. Ad esempio, secondo ciò che tutti i partecipanti al Congresso ricordavano, quando la relazione è stata letta, il silenzio totale regnava nella sala. Ma nel testo pubblicato nella Izvestiia tsk KPSS sono state inserite le reazioni del pubblico: “Commozione in sala”, “Indignazione in sala”, “Applausi”, ecc, il che, ovviamente, non riflette per nulla la vera atmosfera della sessione a porte chiuse.
- V.IU. Afiani, Z.K. Vodopianova, “Arkheograficheskoe predislovie” [‘Prefazione archeografica’], in Aimermakher, K, et al., Doklad NS Khrushcheva o Kul'te Lichnosti Stalina na XX S “ezdê KPSS. Dokumenty. Mosca: ROSSPEN, 2002, p. 44. (Enfasi mia, GF.)
Le stesse “ reazioni del pubblico” sono state inserite nella traduzione inglese. Stiamo quindi esaminando un testo che è stato falsificato non solo nel contenuto, ma anche nella presentazione. Abbiamo conservato la maggior parte delle “reazioni del pubblico” nelle citazioni del discorso di Krusciov riportate nei capitoli precedenti, come un richiamo continuo alle distorsioni deliberate introdotte nel testo.[166] Nel cosiddetto “Rapporto segreto” di Krusciov ho contato sessantuno “rivelazioni”, ovvero accuse fino a quel momento sconosciute e insultanti, contro Stalin e Beria. Queste affermazioni costituiscono la sostanza del discorso. Sono state queste dichiarazioni che hanno sconvolto il mondo quando il Rapporto è stato reso pubblico.
Sarebbe certo assurdo dire che ognuna delle dichiarazioni di Krusciov è falsa. Ecco un drammatico esempio di una “rivelazione” vera di Krusciov:
È stato accertato che dei 139 membri e candidati del Comitato Centrale del partito eletti al XXVII Congresso, novantotto[167], vale a dire, il 70 per cento, sono stati arrestati e fucilati (per lo più nel 1937-1938). (Indignazione in sala.) Qual era la composizione dei delegati al XVII Congresso? È noto che l’80 per cento dei partecipanti con diritto di voto al XVII Congresso aderì al partito durante gli anni della clandestinità, prima della Rivoluzione e durante la guerra civile, cioè prima del 1921. L’origine sociale dei delegati di base al Congresso era operaia (il 60 per cento dei membri votanti).
Quando sostengo che ogni presunta “rivelazione” o accusa nel discorso di Krusciov contro Stalin e Beria[168] è falsa, non includo la dichiarazione di cui sopra, perché Krusciov si guarda bene dal pretendere qui che Stalin li abbia fatti uccidere tutti. Se avesse fatto in modo esplicito questa affermazione, essa sarebbe dimostrabilmente falsa, da aggiungere alla lista delle altre false accuse del Discorso[169].
Krusciov ricorda alcuni dei più importanti membri del Comitato Centrale fucilati alla fine degli anni ‘30. Nel caso di Nikolai Ezhov, un membro effettivo molto importante del Comitato centrale del 1934, Krusciov omette di dire che anche lui è stato giustiziato! Prenderemo in esame le prove su tutti membri del CC che Krusciov menziona nel Discorso.
Il problema di introdurre un nuovo paradigma
Il problema consueto che un ricercatore affronta è raccogliere gli elementi necessari per provare la sua tesi e organizzarli logicamente in modo che la tesi sia dimostrata. Ma nello scrivere il presente saggio mi resi conto che si presentava un altro problema, molto più vasto e complesso.
Il “Rapporto segreto” di Krusciov non è solo una serie di asserzioni che possono, in linea di principio, essere dimostrate valide o non valide: si è rivelato presto il documento fondativo di un paradigma completamente nuovo della storia sovietica. Questo paradigma non era del tutto nuovo: richiamava e in parte confermava, le interpretazioni della realtà sovietica dei primi trotskisti, menscevichi e sovietici emigrati.
Ma poiché fu prontamente accettato dallo stesso movimento comunista mondiale e fu presto seguito da una grande ondata di “riabilitazioni” di persone condannate per attività di tradimento durante gli anni di Stalin, il paradigma “Krusciov” raggiunse un grado di accettazione diffusa mai raggiunta dalle precedenti versioni. Divenne il paradigma dominante.
Di conseguenza, attaccare la veridicità del discorso di Krusciov vuol dire attaccare il fondamento di quello che chiamerò il paradigma “anti-Stalin”. Ecco qualche esempio di ciò che intendo.
· · Tenni un discorso che riassumeva alcuni risultati della mia ricerca sul discorso di Krusciov alla conferenza annuale di un gruppo marxista accademico. Al termine prese la parola un marxista di lunga data e esclamò in tono accusatorio: “Stai riabilitando Stalin!”
· · Un'altra domanda fu: “E Trotsky?” Krusciov non menziona Trotsky nel discorso.
· · Quando un collega parlò del mio progetto di ricerca sul discorso di Krusciov al direttore di una importante rivista marxista, la sua risposta derisoria fu: “sostiene che non c’erano i gulag?” (Krusciov non menziona mai i gulag nel suo discorso).
· · Un lettore cortese e disponibile di una prima stesura suggerì che avrei dovuto scrivere invece una storia delle repressioni degli anni ’30.
· · In un primo momento non riuscivo a capire commenti come questi. Ma mi sono reso conto che queste risposte non erano dirette al mio discorso, ma a ciò che pensavano il mio discorso implicasse. Esprimono il fatto che il discorso di Krusciov non è solo il documento di base del “paradigma anti-Stalin” della storia sovietica. È anche una sineddoche del paradigma: il Discorso rappresenta il paradigma come la parte rappresenta il tutto. Dimostrare, come cerco di fare, che le affermazioni di Krusciov sono false viene considerata una pretesa di voler dimostrare false anche tutte le altre componenti di questo paradigma, delle quali Krusciov non parla.
È ragionevole aspettarsi che un documento o un libro dimostri quello che si propone di dimostrare. Non è ragionevole aspettarsi che un documento o un libro su un singolo argomento confuti un intero paradigma storico, smentendo via via un numero indefinito (praticamente infinito) – di fatti che non fanno parte del documento.
Il presente libro, dunque, si trova in una strana situazione retorica. Evoca una risposta se non “totalitaria”, almeno “totalizzante”. Il “Discorso segreto” di Krusciov rappresenta il “paradigma anti-Stalin” a tal punto che ogni riferimento ad esso evoca l'intero paradigma. A volte la risposta che ne deriva è l’indignazione: come posso pretendere di contrabbandare una confutazione di tutto il paradigma “anti-Stalin” quando in realtà sto smentendo solo una parte di esso? Ma per altri il libro è semplicemente una delusione. Non parla di gulag, di Trotsky, di Bukharin, del massacro di Katyn, o di qualcos'altro che proprio non c’è nel discorso di Krusciov, e quindi il documento è un fallimento e una delusione, non importa con quanta completezza riesca a dimostrare la falsità di ciò che in realtà Krusciov ha detto.
Ritengo che il discorso di Krusciov sia il documento di base del paradigma “anti-Stalin”. Inoltre, il fatto che il discorso di Krusciov è un’ordinata serie di invenzioni praticamente dall'inizio alla fine, ha implicazioni sulle ricerche ulteriori. Dato il livello di falsità già all'inizio di quello che affermava essere un'esposizione dei “crimini di Stalin”, è improbabile che la storia finisca qui. Si può pensare che altre “rivelazioni” disposte da Krusciov potrebbero rivelarsi parimenti false.
Quindi è proprio in gioco il paradigma “anti-Stalin”. Le due principali sintesi delle “rivelazioni” dell’era kruscioviana: Let History Judge (1971) di Roy Medvedev e The Great Terror. Stalin’s Purge of the Thirties (1968) di Robert Conquest sono proprio le divulgazioni che più hanno contribuito al paradigma “anti-Stalin”. Esse riassumono ciò che i loro autori hanno raccolto dalla stampa sovietica, annunci di “riabilitazioni” e memorie pubbliche e private. (Per quanto riguarda la narrazione di Aleksandr Solzenicyn, vedi nota.)[170] Medvedev e Conquest presero per “vere” al valore nominale queste “rivelazioni”, e tra esse il rapporto segreto di Krusciov, ma andando molto oltre. Se il discorso di Krusciov si dimostra falso, che dire di questi altri materiali?
Da parte mia la verifica della veridicità delle accuse mosse da Krusciov nel Discorso, e la conseguente conclusione che è falsa la quasi totalità di esse, non comprende un tentativo diretto di cancellare il paradigma “anti-Stalin”. Rimuove tuttavia almeno uno dei principali pilastri su cui si basa l’intero edificio di questo paradigma. Una volta convinti che il discorso di Krusciov è poco più di una lunga menzogna accuratamente pianificata ed elaborata, gli studiosi non potranno più guardare alla storia sovietica del periodo di Stalin nello stesso modo.
Le affermazioni di fatto possono essere valutate solo sul piano della realtà – se cioè, date le testimonianze di cui disponiamo, tali dichiarazioni siano le conclusioni più accurate che si possono trarre. Nessun paradigma può essere “demolito” confutando una, o un certo numero di affermazioni di fatto.
I colleghi e critici che ho menzionato, e certo innumerevoli altri, sono – come ha detto un collega: “persone ragionevoli nella morsa di una narrazione irragionevole.” Questo racconto irragionevole è il “culto della personalità” attorno a Stalin nel suo mascheramento kruscioviano.
Anche se affermava di voler criticare ed esorcizzare quello che sarebbe meglio tradurre come il “culto del grande uomo” (kul't lichnosti), ciò che Krusciov ha fatto è stato in realtà rafforzarlo in senso opposto. Ha cercato di sostituire lo Stalin del “culto”, “onnisciente, infinitamente buono”, con un altro Stalin, altrettanto onnipotente, ma malvagio. In questo Krusciov somiglia a Trotsky, anche lui fissato su quelli che secondo lui erano i difetti personali del suo rivale e spiegava l’ascesa di Stalin al potere, le scelte politiche, i conflitti, le repressioni, con la combinazione di astuzia, crudeltà, e difetti morali di Stalin.
Descrivendo la critica dei mezzi di comunicazione di massa di Noam Chomsky, Mark Grimsley ha scritto:
Un’affermazione che si inserisce in una visione accettata del mondo richiede poche spiegazioni e può quindi essere descritta in poche parole. Una dichiarazione che sfida una visione del mondo accettata ha bisogno di più di uno slogan per avere qualche possibilità di essere convincente.[171]
Questo vale anche per uno studio che sfida un paradigma storico “recepito” e ampiamente accettato.
In tali condizioni, “l'uguaglianza è disuguaglianza.” Non solo ci vuole molto più tempo, sforzo, e spazio nella pagina per confutare una menzogna che non per affermarla; ma lo studioso la cui opera contesta il paradigma esistente ha due compiti, mentre lo studioso la cui ricerca si inserisce perfettamente nel paradigma dominante ne ha uno solo. Per quest'ultimo basta assicurarsi che la sua ricerca segua i canoni accettati di metodo, e la sua opera sarà accolta con approvazione. In un certo senso, sta dicendo ai suoi lettori ciò che già sanno esser vero. Egli “riempie un vuoto” nel modello più grande di una storia, accettata perché accettabile.
Lo studioso che mette in discussione il paradigma dominante ha un lavoro molto più difficile. La sua ricerca non solo deve soddisfare le esigenze di metodo – l'uso di elementi di prova, la logica, e così via – come compete a tutti gli studiosi; ma deve anche convincere i suoi lettori a mettere in discussione lo schema generale della causalità storica che finora ha dato forma alla loro visione anche del passato. Egli li sfida a prendere sul serio la possibilità che tutto il loro modello di storia potrebbe essere errato – una sfida che molti semplicemente respingono, e alcuni denunceranno come inaccettabile.
Devo quindi ribadire ciò che dovrebbe essere ovvio, ma ovviamente non lo è. L’argomento di questo saggio è il “ Rapporto segreto” di Krusciov del 25 febbraio 1956 nella forma che è stata resa pubblica. Il risultato sorprendente, (e a mio avviso stupefacente) della mia ricerca è questo: il Rapporto è costituito, quasi nella sua interezza, di falsificazioni. Il mio obiettivo in questo libro è dimostrare questa conclusione con le migliori testimonianze esistenti, in gran parte da archivi ex sovietici.
Ho cominciato a lavorare a questo progetto sapendo che alcune delle dichiarazioni di Krusciov erano non vere, e ipotizzando che un’attenta ricerca avrebbe trovato che almeno qualche altra affermazione non fosse vera. Sono rimasto molto sorpreso – “sconvolto” è la parola giusta – nello scoprire che quasi ognuna delle “rivelazioni” di Krusciov è, in realtà, falsa.
Mi rendo conto che l’intero è maggiore della somma delle parti, e la mia conclusione che tutte le “rivelazioni” di Krusciov sono false, sarà accolta con molto più scetticismo di quanto sarebbe un risultato più modesto che, ad esempio, sia falsa la metà o i due terzi, delle “rivelazioni”. Credo che sia così, perché un Krusciov che ha mentito su tutto, non si “adatta bene” al prevalente paradigma “anti-Stalin” di cui è invece parte essenziale il Krusciov che, secondo Taubman, “ha in qualche modo mantenuto la sua umanità” e il cui Discorso costituisce una “grande impresa”.
L’analisi delle prevaricazioni di Krusciov prevede due attività correlate ma distinte. Il lavoro di gran lunga più facile e breve è quello di dimostrare che Krusciov non stava dicendo la verità. È l'oggetto del presente libro.
Lo studioso interessato, naturalmente, vorrà sapere più del semplice fatto che Krusciov ha mentito. Una volta convinto che la versione kruscioviana della realtà è falsa, vorrà sapere la verità – che cosa è davvero accaduto.
Ma il presente studio non può soddisfare tale curiosità. Sarebbe necessario uno studio a parte per ciascun caso – in pratica, 61 indagini per altrettante falsità. Qualche ricerca potrebbe essere breve, soprattutto perché non abbiamo prove sufficienti per risolvere la questione.
Altri studi dovrebbero essere molto lunghi, in quanto vi è una grande quantità di informazioni, spesso contraddittorie, da raccogliere ed esaminare; altri, forse molti, sarebbero inconcludenti, dal momento che non sono accessibili prove sufficienti che permettano di giungere a soluzioni definitive. In ogni caso, approfondire ciascuna delle affermazioni false di Krusciov con l’idea di accertare – con la migliore approssimazione, data la situazione attuale delle testimonianze – quel che è realmente accaduto, è decisamente al di là della portata di questo saggio.
L'immagine di
Stalin come “assassino di massa” ha avuto origine, a tutti gli effetti,
ai tempi di Krusciov.[172]
Le primei
accuse del genere, quelle che hanno gettato le basi per il mito – ed è
proprio di un mito che ci occupiamo qui – sono nel “rapporto segreto”. E
di tutte le “rivelazioni” di Krusciov quella che ha fatto l’impressione
di gran lunga più vasta e duratura è e rimane l’accusa che Stalin abbia
promosso o approvato l’eliminazione deliberata di molti dirigenti
bolscevichi.
Dopo il “rapporto segreto”, la quantità di “crimini” attribuiti a Stalin ha continuato ad aumentare. Per esempio, non molto tempo dopo, Stalin ha cominciato ad essere incolpato con false accuse per le esecuzioni di eminenti capi militari sovietici. Mentre Krusciov era al potere, una pleiade di scrittori semi-ufficiali continuò a lavorare instancabilmente allungando la lista delle vittime di sentenze apparentemente ingiuste, e molte di queste persone sono state “riabilitate” – dichiarate non colpevoli.
Nell'ottobre 1964 Krusciov fu costretto al ritiro. A quel punto l'immagine di Stalin come assassino di massa di vittime innocenti era già consolidata. Negli ultimi anni ’60 e primi ’70 i pesanti volumi del dissidente sovietico Roi Medvedev e del sovietologo inglese Robert Conquest con le descrizioni dettagliate dei cosiddetti “crimini” di Stalin sono stati pubblicati in Occidente, basandosi per lo più su opere pubblicate sotto Krusciov. Gli anni di Gorbaciov e Eltsin hanno visto la pubblicazione di simili “storie” agghiaccianti ancora più tendenziose.
Per questo motivo un’attenta ricerca proprio su quello che Krusciov ha detto in merito a repressioni di massa nel suo “rapporto segreto” può rivelarsi ancora più utile del limitarsi a riconoscere esempi sempre più numerosi di menzogne kruscioviane; sarà possibile individuare le fonti del mito di Stalin come “assassino di massa”, e si disveleranno alcuni delle motivazioni all’origine del mito.
C'è una differenza qualitativa tra storia e procedimenti legali – tra ciò che conta come prova in un processo, e ciò che conta come prova storica.
I rapporti di “riabilitazione” di solito si basavano su indagini volte a stabilire che certe procedure legali o di altro tipo non erano state seguite nel corso dell'indagine o del processo riguardante l’accusato (defunto). Si asserivano tali violazioni procedurali; si stabiliva che pertanto l’ex accusato non sarebbe dovuto essere condannato, e si cancellava la condanna. Talvolta si fornivano le prove che le procedure erano state violate, a volte si affermava soltanto che era così.
Dal momento che un imputato la cui condanna è stata annullata, e non è stato sottoposto a nuovo processo, deve essere considerato “innocente”: l’ex condannato è quindi “innocente”. Riabilitato! Per uno storico è tutto sbagliato.
Un collegio giudicante deve salvaguardare i diritti di un detenuto, e alcuni diritti riguardano il processo legale. Ad esempio, la confessione di un imputato di un reato, in assenza di altre prove, o senza la dimostrazione che sia stato commesso un crimine, non è normalmente sufficiente per la condanna. L'onere della prova è a carico dell'accusa – l'imputato non è tenuto a provare la sua innocenza, anche se può farlo se è in grado di farlo.
Le prove ottenute con la tortura non valgono. Uno dei motivi è quello di tutelare i diritti dell’accusato. Inoltre, se ai poliziotti fosse permesso di far violenza ai prigionieri al fine di ottenere confessioni, potrebbero non aver mai fatto nessuna vera indagine, e mai risolto nessun caso, anche se, senza dubbio, otterrebbero un gran numero di condanne!
Ma la storia non è un “processo”, in cui l’imputato ha vari diritti. I morti non hanno diritti che devono essere salvaguardati. Allo stesso modo, non interessa se gli imputati hanno avuto un “processo equo” (comunque lo si voglia definire). Siamo interessati a sapere se erano colpevoli o meno.
Se c’è stato o no un “processo equo” può essere una questione da esaminare a parte; ma non è la stessa cosa di colpevolezza o innocenza. Per esempio, la questione della colpevolezza o innocenza di almeno uno dei “martiri di Haymarket” legalmente trucidati dallo Stato dell'Illinois nel 1886-7 è stata recentemente riproposta in alcuni articoli accademici. Ma nessuno ha messo in discussione se ebbero un “giusto processo” – non l’hanno avuto, e pochi anni dopo sono stati assolti da morti dal successivo governatore dell'Illinois.
Nel caso Sacco e Vanzetti ora c'è qualche indizio che almeno Sacco potrebbe essere stato colpevole. Ma è chiaro che i due uomini non ebbero un “processo equo” per gli standard del tempo. C'è stato un vivo dibattito se Julius Rosenberg abbia divulgato segreti atomici o si preparasse a farlo. Ma non può esserci dubbio alcuno che lui e sua moglie Ethel non abbiano avuto un processo equo.
Gli storici non devono interessarsi di procedure legali. Valutare se un imputato ha ottenuto un “processo equo” o meno, dipende da quali fossero le procedure legali del tempo, non da quali procedure siano state seguite, confrontate poi con ciò che noi valutiamo come “equo”.
Gli storici si occupano di raccogliere e valutare tutte le prove disponibili e giungere a una conclusione su tale base. Questa non è la stessa cosa di determinare se una determinata persona ha ottenuto un “processo equo” o meno. Un imputato può essere colpevole e tuttavia non essere sottoposto a un giusto processo. Uno storico è interessato alla parte “colpevole o innocente”. È possibile che nessuna persona di colore sia mai stata sottoposta ad un “processo equo” nel Sud degli Stati Uniti fino al 1960. Ma questo non significa che ogni imputato afro-americano fosse innocente.
Il presente documento non intende stabilire se gli imputati hanno ricevuto un “processo equo” secondo le norme del sistema sovietico giudiziario degli anni ‘30. Né si occupa dell’aspetto legale dei processi – se i processi accelerati, in condizioni di emergenza siano “legali” o meno. Ci interessa la prova della colpevolezza o innocenza dell'imputato.
In tutti i casi di imputati citati nel discorso di Krusciov, abbiamo ampie prove che puntano alla colpevolezza. Ma il nostro punto vero è il seguente: in tutti questi casi, noi sappiamo ciò che Krusciov e i suoi consiglieri sapevano, perché abbiamo le loro relazioni. Nessuna di queste relazioni dimostra l'innocenza degli accusati, come sostiene Krusciov.
Neppure in un caso si basano sull’auto-accusa di qualcuno come unica prova. Anche se, francamente, se fosse l’unica prova che abbiamo, allora dovremmo fare affidamento su di essa – non ci sarebbe nient’altro. Allo stesso modo, se le prove “per sentito dire” fossero le uniche prove che abbiamo, allora avremmo dovuto fare affidamento su di esse, con lo scetticismo e le avvertenze del caso.
Dall’epoca di Stalin in poi nessuno ha mai negato che molti detenuti arrestati con accuse politiche nel corso degli anni ‘30 in URSS siano stati torturati. I tribunali per le “riabilitazioni” del periodo kruscioviano e post-kruscioviano hanno spesso “riabilitato” imputati sulla base del fatto che erano stati torturati. Normalmente questo ha assunto la forma di dichiarare le loro condanne non valide. In un procedimento giudiziario, anche in URSS al tempo di Stalin, le prove ottenute con la tortura da un imputato non erano valide e non poteva essere validamente utilizzate.
Il fatto che un imputato sia stato torturato non significa che l’imputato sia innocente. Non è la prova della sua innocenza. Ma spesso erroneamente si suppone che lo sia.
In realtà, ci sono molte possibilità diverse:
· · Una persona può essere colpevole, essere torturata, e confessare.
· · Una persona può essere colpevole, essere torturata, e non confessare.
· · Una persona può essere innocente, essere torturata, e confessare (per fermare la tortura).
· · Una persona può essere innocente, essere torturata, e tuttavia non confessare.
· · Una persona può essere innocente, non essere torturato, e confessare la colpa di un altro crimine. (Esempi di ciò si rilevano nei documenti di riabilitazione).
· · Una persona può essere stata torturata, ma essere giudicata colpevole per altre prove, come la testimonianza di altri imputati o prove si fatto. Di solito entrano in gioco testimonianze di altre persone e altre prove.
Stabilire il fatto che qualcuno in realtà è stato torturato non è sempre facile. Il semplice fatto che qualcuno sostenga che ha confessato perché è stato torturato non è proprio del tutto certo. Sono molte le ragioni per cui la gente a volte vuole ritrattare la confessione di colpa. Affermare che si è stati torturati è un modo di ritrattare mantenendo una certa dignità. Quindi, per essere certi di una persona è stata torturata ci deve essere ulteriore prova del fatto, come ad esempio una dichiarazione o confessione di una persona che in realtà ha fatto la tortura, o una testimonianza di prima mano.
Quando non vi è alcuna prova che il detenuto è stato torturato, studiosi obiettivi non possono concludere che è stato torturato. Questo punto ovvio è spesso trascurato, probabilmente perché il “paradigma” che tutti sono stati torturati e tutti erano innocenti, agisce potentemente nella mente sia dei ricercatori, sia dei lettori.
Gli investigatori possono avere diversi motivi per torturare una persona sospetta. Convinti che sia un pericoloso criminale o uno spione, possono usare la tortura per costringerlo a fornire informazioni che possono salvare vite o beni, accusare i suoi confederati, o portare alla soluzione di crimini precedenti.
Oppure, gli investigatori possono torturare i sospetti per far loro confessare crimini mai commessi – magari al fine di accrescere la reputazione degli stessi investigatori. Possono utilizzare la tortura per costringere il detenuto a incolpare altre persone, che possono quindi essere torturate allo stesso scopo. In questo modo la storia di una grande cospirazione può essere fabbricata dal nulla.
Mikhail Frinovski, vice di Nikolai Ezhov, capo del NKVD (commissario degli Affari Interni), in un passaggio della sua confessione più volte citata ma pubblicata nella sua interezza solo nel febbraio 2006, dichiarava che lui ed Ezhov avevano addestrato alcuni loro subordinati a fare esattamente questo.[173]
Ma Frinovski disse che non era sempre così. Non tutti i suoi subordinati confessarono di averlo fatto. Inoltre, molti imputati non furono arrestati durante il mandato di Ezhov. Sappiamo inoltre che Stalin e le commissioni di alto livello inviate per indagare sulle accuse di violazioni di questo tipo su larga scala, fecero sforzi immediati e notevoli per fermarli e arrestare i responsabili. Ciò è acclarato da documenti interni in precedenza segreti.
Negli interrogatori che ho citato sopra, Ezhov ha anche confessato di aver torturato e incastrato persone innocenti su vasta scala al fine di seminare malcontento contro il sistema sovietico e quindi facilitare il rovesciamento del governo sovietico e la leadership del partito in caso di invasione da parte del Giappone e/o della Germania.
Per i nostri scopi tutto ciò dovrebbe servire solo a ricordarci la necessità di prove.
· · Non si può supporre che una persona sia stata torturata senza prove che lo sia stata.
· · Non si può presumere che una persona sia colpevole o innocente solo perché è stata torturata, e tanto meno sulla base di una semplice affermazione di aver subito torture.
· · Ogni caso deve essere deciso singolarmente, in base agli elementi di prova che si hanno.
Nella maggior parte dei casi semplicemente non disponiamo di tutte le prove che avevano gli investigatori sovietici. Né i regimi sovietici dopo Stalin né il regime russo post-sovietico le hanno mai diffuse. Quello che è stato rilasciato è stato selezionato secondo certi criteri. Quasi mai è stato detto quali siano tali criteri. Spesso le informazioni sembrano selezionate per far apparire che il soggetto sia stato “incriminato” con false accuse da parte del governo di Stalin.
Per fortuna le informazioni provengono spesso da fonti diverse, in tempi diversi, e coloro che le hanno rilasciate sembrano aver agito in base a motivazioni differenti. Le contraddizioni tra i vari elementi di prova sono spesso molto illuminanti.
Inoltre, quasi mai abbiamo la “storia completa”, tutte le prove che avevano i procuratori. Ma il pregiudizio anti-Stalin di Krusciov, Gorbaciov, Eltsin e dei governi russi successivi possono aiutarci a valutare gli elementi di prova che rendono pubblici: è assai probabile che avrebbero diffuso qualunque prova di colpevolezza di Stalin o dei suoi stretti collaboratori, se esistesse.
Nel periodo kruscioviano (1956-1964) e in quello di Gorbaciov, pressappoco dal 1987 ad oggi, lo stato sovietico, e poi lo stato russo, hanno investito molte risorse nello sforzo di criminalizzare Stalin. I documenti di riabilitazione che sono stati pubblicati chiariscono il punto. È difficile immaginare che sarebbero state trascurate prove tese a mostrare Stalin colpevole di ingiuste accuse a persone innocenti.
Allo stesso modo, possiamo aspettarci che una buona parte del materiale che non è stato rilasciato tenda a mettere in dubbio la versione “ufficiale” anti-Stalin. E in verità sono i documenti rilasciati qua e là che tendono a discolpare Stalin. A volte sembra che ciò sia avvenuto per lotte interne burocratiche; ma di solito semplicemente non ne sappiamo il motivo. A volte poi, i documenti vengono rilasciati più volte, e le versioni successive contraddicono le precedenti, in modo che appare chiaramente che vengono costruiti dei documenti “primari”, fino a una versione finale falsificata che poi è dichiarata “ufficiale” e inserita in un archivio.
Come sempre quando si scrive di storia, le nostre conclusioni devono essere provvisorie. Non vi è alcuna “certezza”. Quasi mai gli storici sono nella posizione comoda di trattare “certezze.” Quando ulteriori prove verranno alla luce in futuro, si deve essere pronti a modificare o anche eliminare, se necessario, le conclusioni precedenti.
Dobbiamo essere pronti a mettere in discussione le nostre idee preconcette e i paradigmi storici. Non è facile. Ma se non abbiamo sempre presente questo, rischiamo di guardare con favore alle prove che tendono ad avvalorare le nostre idee preconcette, valutando criticamente solo le prove che tendono a smentire quelle stesse idee.
La tipologia di “rivelazioni” di Krusciov, e le prove in ciascuno dei casi, rappresentano il mio tentativo di analizzare i diversi tipi di falsificazione, per distinguere i diversi modi di Krusciov per fuorviare il suo pubblico.
Nel dizionario The American Heritage Dictionary of the English Language “menzogna” è definita come:
1. Una falsa affermazione presentata volutamente come vera; una falsità.
2. Qualcosa che ha lo scopo di ingannare o dare un’impressione sbagliata.
Secondo questa definizione, normalmente si richiede che il bugiardo sappia già che la dichiarazione sta facendo è falsa. Questo è spesso, anche se non sempre, difficile da dimostrare nella ricerca storica. In questo libro ho usato quindi una definizione più ampia. Quando definisco “menzogna”una dichiarazione di Krusciov, intendo una delle due possibilità:
1. Krusciov doveva sapere che la dichiarazione che stava facendo era falsa.
2. Krusciov fa una dichiarazione “in flagrante contrasto con la verità.” In questo caso non si può essere certi che Krusciov sapesse per certo che la sua dichiarazione era falsa. Piuttosto, egli rappresentava l’affermazione come vera, senza buoni motivi per farlo.
In ogni caso, tuttavia, Krusciov e i suoi ricercatori avevano accesso a tutte le prove oggi a nostra disposizione, e a una enorme quantità in più – in pratica, a tutta la documentazione. Quindi è più che probabile che Krusciov sapesse che queste affermazioni erano false.
La prassi normale tra gli studiosi è considerare “menzogna” un termine assai drastico, da usare con parsimonia in una ricerca seria. Farò del mio meglio per evitarlo.
Più importanti delle questioni di correttezza sono quelle di analisi. Ci sono diversi tipi di falsificazioni, e applicare un termine unico per tutti, sia “menzogna” “bugia” o un’altra parola, non riesce a far emergere le sottigliezze dei mezzi di retorica fuorviante adoperati da Krusciov.
Una delle tipologie è il tentativo di mettere insieme cose molto diverse per ciò che hanno in comune. In questo caso, tutti le false “rivelazioni” di Krusciov hanno in comune l’intenzione di ingannare, ma cercano di attuare l’inganno con modalità un po’ diverse.
Le “Rivelazioni”
n. |
“Rivelazioni” di Krusciov |
Tipo |
1 |
“Culto della Personalità” |
M |
2 |
“Il testamento” di Lenin |
M |
3 |
Assenza di collegialità |
M |
4 |
Stalin “distruggeva moralmente e fisicamente” coloro che non erano d’accordo con lui |
M |
5 |
La pratica delle repressioni di massa nel suo complesso |
CP |
6 |
Il termine “nemico del popolo” |
M |
7 |
Zinoviev e Kamenev |
CP |
8 |
Trotskisti |
M |
9 |
Stalin’s “non si curava” delle norme della vita del Partito |
M |
10 |
Commissione del Politburo |
CP |
11 |
Direttiva del 1° dicembre 1934 firmata da Enukidze |
M |
12 |
Khrushchev lascia intendere che Stalin fosse responsabile dell’assassinio di Kirov |
M |
13 |
Telegramma di Stalin e Zhdanov al Politburo del 25 Settembre 1936 |
M |
14 |
Discorso di Stalin al Plenum CC del febbraio-marzo 1937 |
M |
15 |
“membri del CC criticavano la politica delle repressioni di massa” Specialmente Postyshev |
M |
16 |
Il caso di R.I. Eiche |
MO |
17 |
N.I. Ezhov |
MO |
18 |
Il caso di Ia. E. Rudzutak |
MO |
19 |
Confessioni di A.M. Rozenblium |
MO |
20 |
Il caso di I.D. Kabakov |
MO |
21–24 |
S.V. Kosior, V.Ia. Chubar’, P.P. Postyshev, A.V. Kosarev |
MO |
25 |
Le “liste di fucilazione di Stalin” |
M |
26 |
La risoluzione del gennaio 1938 del Plenum CC |
M |
27 |
“La Banda di Beria” |
M |
28 |
“Il telegramma della tortura” |
M |
29 |
Rodos torturò Kosior e Chubar su ordine di Beria |
MO |
30 |
Stalin “trascurò”gli avvertimenti sullo scoppio della guerra |
M |
31 |
La lettera di Vorontsov |
M |
32 |
IL Soldato tedesco disertore |
M |
33 |
Comandanti militari giustiziati |
MO |
34 |
“Depressione e passività” di Stalin allo scoppio della guerra |
M |
35 |
Stalin “comandante militare scadente” |
M |
36 |
La Campagna di Kharkov del 1942 |
M |
37 |
Stalin “pianificava le operazioni militari su un mappamondo” |
M |
38 |
Stalin “dileggiava” il Maresciallo Zhukov |
PK |
39 |
Deportazioni di massa di intere popolazioni |
M |
40 |
L’“Affair Leningrado” |
M |
41 |
L’“Affair Mingrelia” |
M |
42 |
Relazioni con la Yugoslavia |
PK |
43 |
“Il Complotto dei Medici” |
M |
44 |
Beria “agente di un servizio segreto straniero” |
M |
45 |
Kaminsky sulla collaborazione di Beria con il Musavat |
M |
46 |
Il “Caso Kartvelishvili – Lavrentev” |
M |
47 |
Vendetta ai danni di M.S. Kedrov |
MO |
48 |
Papulia, fratello di Sergo Ordzhonikidze |
M |
49 |
“J.V. Stalin. Biografia Breve” |
M |
50 |
Il “Breve Corso”, Storia del PC(b) |
M |
51 |
Stalin firmò un decreto Il 2 giugno 1951 per erigere una statua in suo onore |
NS |
52 |
Il Palazzo dei Soviet |
M |
53 |
Premio Lenin e Premio Stalin |
M |
54 |
Proposta di Stalin di aumentare le tasse ai contadini |
PK |
55 |
Insulti di Stalin a Postyshev |
PK |
56 |
“Disorganizzazione” del lavoro del Politburo |
M |
57 |
Stalin sospettava che Voroshilov fosse una “Spia inglese” |
M |
58 |
“Arbitrarietà sfrenata” riguardo a Andreev |
M |
59–60 |
Accuse “Infondate” a Molotov e Mikoian |
M+M |
61 |
Aumento dei membri del Presidium del C.C. |
M |
Legenda: CP – Caso Particolare M – Menzogna MO – “Menzogna con Omissioni” NS – “Non So” PK – “Parola di Krusciov” (soltanto)
NS – “Non So” –
un’affermazioneuna
affermazione (n. 51). Senza studiare l’originale del
documento in questione, non si può stabilire se
Krusciov stesse dicendo la verità
quando affermava che Stalin firmò personalmente l’ordine per un
monumento a se stesso il 2 luglio 1951. Krusciov ha certamente distorto
il contesto per omissione.
Che cosa costituirebbe prova di questa dichiarazione, in un senso o nell’altro, non è certo. Ad esempio, una fotocopia da sola non sarebbe sufficiente, come si evince quando esaminiamo questa affermazione di Krusciov.
PK – “Parola di Krusciov (soltanto)” – quattro affermazioni. Krusciov sostiene che Stalin disse qualcosa, ma nessun altro ha confermato. Anche se altri l’hanno negato, non è ancora possibile affermare in via definitiva la falsità.
Tuttavia, queste dichiarazioni probabilmente sono false, dal momento che solo in un caso Krusciov afferma di essere stato l’unico a udire queste osservazioni di Stalin. Se queste altre affermazioni fossero state fatte alla presenza di altri, sicuramente qualcuno le avrebbe confermate, dal momento che tutte divennero note dopo il rapporto segreto. Di questo non si può però essere certi, da cui la particolare classificazione “PK”.
MO – “Menzogna con Omissioni” – dodici dichiarazioni. Queste affermazioni danno una falsa impressione, perché è omesso il contesto – altra informazione essenziale. Krusciov avrebbe potuto conoscere il contesto, o forse no, ma coloro che svolsero la ricerca e riferirono a lui certamente sapevano; ciò che oggi sappiamo, e anche molto di più, era certamente accessibile allora. È più che improbabile che i suoi ricercatori avrebbero osato nascondere queste informazioni a Krusciov.
CP – “Caso Particolare” – tre casi. Si tratta di dichiarazioni molto ampie, che esaminate con cura, in realtà non fanno alcuna accusa specifica contro Stalin, ma implicano una denuncia, e creano quindi una falsa impressione, senza in realtà affermare niente di preciso.
M – “Menzogna” – 41 dichiarazioni, di gran lunga la categoria più ampia. Queste affermazioni sono o palesemente menzognere o fatte in flagrante violazione della realtà. In quest’ultimo caso possiamo dimostrare che Krusciov non sapeva se fossero vere o no.
Un esempio o due per ogni categoria (tranne la prima, già citata) dovrebbe dare un’idea del tipo di classificazione e inganno di ciascuna.
PK – Parola di Krusciov
Secondo Krusciov, Stalin disse, alla presenza di Krusciov, “Scuoterò il mignolo – e Tito non ci sarà più. Egli cadrà.” Krusciov implica, anche se non lo afferma chiaramente, che era l’unico testimone di queste parole di Stalin. Se è così, non c’è modo di verificare. Nessuno ha confermato.
Un secondo esempio è la questione che Stalin avrebbe proposto di aumentare le tasse ai contadini di 40 miliardi di rubli. Krusciov afferma che alla fine del 1952 o all’inizio del 1953 Stalin suggerì un aumento di 40 miliardi di rubli di imposte sui contadini. Abbiamo mostrato che: o Stalin lo disse solo a Krusciov, o Krusciov se lo è inventato.
Gli altri due esempi sono presunte offese di Stalin contro il maresciallo Zhukov e l’affermazione di Krusciov che Stalin insultò Pavel Postyshev.
Se Krusciov fosse stato un uomo onesto, avesse dimostrato di essere degno di fiducia in tutte le altre occasioni, allora in questo caso, con una reputazione senza macchia per l’attendibilità, potremmo presumere vere queste affermazioni. Ma Krusciov solo raramente era sincero. Quindi è molto probabile che quello che afferma come unico testimone sia falso. Ma non possiamo esserne completamente certi, donde questa classificazione.
MO – Menzogne con Omissioni
Krusciov dichiarò: “Allo stesso modo sono stati realizzati i ‘casi’ contro servitori eminenti del Partito e dello Stato -. Kossior, Chubar, Postyshev, Kosarev e gli altri” (nn. 21-24)
La situazione non è così chiara come sostiene Krusciov. Accuse molto pesanti sono ora accessibili a noi su Kosarev, e molto altro ancora è disponibile su Kossior, Chubar, e Postyshev. Ad esempio, Postyshev fu criticato, rimosso, e infine arrestato e condannato per le repressioni massicce e infondate nei confronti di membri del partito della sua regione. Krusciov era presente al Plenum CC del gennaio 1938, nel quale Postyshev fece la sua relazione e fu severamente criticato.
Krusciov doveva sapere che Molotov aveva visitato Postyshev in prigione; ivi Postyshev aveva confessato la sua colpevolezza a Molotov. Krusciov doveva anche sapere che Postyshev, con molti altri, aveva accusato Kossior e Chubar, e che Kaganovic disse di aver visto un intero quaderno di confessioni di Chubar. Un documento pubblicato di recente ha dimostrato che tutti e quattro questi uomini al processo confessarono, anche se altri imputati ritrattavano le loro confessioni. Krusciov doveva sapere anche questo.
Un quinto esempio è la storia di Rozenblium, che racconta in che modo Zakovskii fabbricasse confessioni. Krusciov lascia intendere, pur senza affermarlo chiaramente, che c’era Stalin dietro. In realtà abbiamo prove valide che Zakovskii agiva agli ordini di Ezhov come parte di una cospirazione. Abbiamo la prova documentale che Stalin condannò fermamente Zakovskii per aver torturato i sospetti.
Va notato che alcuni casi di “menzogne con omissioni” (MO) si sovrappongono alla categoria “menzogne” (M). Esempi di ciò sono i nn. 33 e 47. Nel caso dei “comandanti militari giustiziati” (n. 33), Krusciov si è espresso in modo talmente vago che è impossibile sapere esattamente che cosa stesse affermando, e per la stessa ragione è impossibile dire con certezza che stava mentendo. Ci sono ampie prove pubblicate che il maresciallo Tukhachevsky e i comandanti condannati insieme a lui nel giugno del 1937 erano davvero colpevoli delle accuse mosse loro. Quindi è difficile classificare questa dichiarazione di Krusciov, ma la abbiamo messa nella categoria “menzogne, informazioni omesse”. “La vendetta crudele su M.S. Kedrov” (No. 47) è un altro esempio. È facile verificare che Kedrov non è stato fucilato “per ordine di Beria”, che significa “su sua istigazione”: Il documento iniziale non ha avuto origine da Beria. Dopo la conferma di Bochkov, procuratore dell’URSS, Beria come commissario degli Affari Interni, ha ricevuto il verdetto di fucilare Kedrov. Sicché sarebbe anche corretto dire che Beria non aveva niente a che fare con l’esecuzione di Kedrov, anche se certamente deve aver emesso un “ordine”.
In entrambi i casi bisogna accontentarsi di briciole di prove non più segretate, con le quali è del tutto impossibile avere una piena comprensione di tali eventi. Tuttavia, le informazioni che abbiamo sono sufficienti per stabilire il fatto che Krusciov ha mentito almeno su alcuni aspetti di questi casi (e forse su molti altri). Quindi entrambi i casi sono “menzogne” (M) ed anche “menzogne, informazioni omesse” (MO), ovvero una combinazione di esse.
CP – Caso Particolare
Krusciov discute di repressioni di massa in generale (n. 5) prima di entrare nello specifico. Omette di dire che egli stesso è stato fortemente coinvolto in repressioni di massa, nel periodo 1935-1938, in qualità di Primo segretario di partito dell’oblast (provincia) di Mosca e dei comitati di città, e poi dal gennaio 1938, dell’Ucraina (1938-1949).
Gli studi disponibili oggi suggeriscono che Krusciov può aver represso più persone di qualunque altro singolo capo di partito. Sicuramente era un uomo di punta della repressione. Questo contesto è totalmente assente nel rapporto segreto. Ho classificare questo come S, “caso particolare”, piuttosto che come MO “menzogna, informazioni omesse”, perché Krusciov non attribuisce esplicitamente la colpa a Stalin o a Beria per tutta questa repressione, anche se senza dubbio l’impressione che voleva comunicare al suo uditorio è questa.
Un altro esempio di questa categoria è l’affermazione di Krusciov a proposito Zinoviev e Kamenev:
Nel suo “testamento” Lenin ha avvertito che “l’episodio dell’ottobre di Zinoviev e Kamenev non è stato ovviamente un caso.” Ma Lenin non ha posto la questione del loro arresto e di certo non la loro fucilazione.
Questa affermazione elude tutta la questione dell’innocenza o colpevolezza di Zinoviev e Kamenev nel complotto per rovesciare il governo sovietico e il coinvolgimento indiretto nell’assassinio di Kirov. Queste erano le accuse mosse contro di loro nel primo “grande processo” pubblico di Mosca dell’agosto 1936, nel quale hanno confessato. Queste confessioni insieme con tutto il materiale dell’inchiesta erano disponibili per Krusciov.
Le ridotte informazioni oggi a nostra disposizione suggeriscono che Zinoviev e Kamenev erano colpevoli di quello che confessarono. Anche Krusciov non li dichiarò innocenti, come fece con parecchi altri dirigenti di alto livello del partito delle cui colpe oggi abbiamo numerose prove. Invece Krusciov ascrisse la loro fucilazione all’“arbitrarietà” di Stalin. Ma se davvero erano colpevoli, come le prove suggeriscono, le loro esecuzioni erano tutt’altro che “arbitrarie”.
L’ultimo esempio della categoria “CP, Caso Particolare” è il riferimento di Krusciov, al n. 10:
Una commissione di partito sotto il controllo del Presidium del Comitato centrale... incaricata di indagare che cosa rese possibile le repressioni di massa contro la maggioranza dei membri del Comitato centrale e dei candidati eletti al XVII Congresso ... “
Krusciov ha affermato che questa commissione “accertò molti fatti riguardanti la costruzione di casi contro comunisti, di false accuse, di abusi evidenti della legalità socialista, che ha provocato la morte di persone innocenti.”
In realtà, questo “Commissione Pospelov”, il cui testo è stato pubblicato[174], non “accerta” questi fatti. Questo studio tendenzioso seguiva un’agenda prestabilita per giungere a conclusioni favorevoli a Krusciov, ma nella maggior parte dei casi non supportati da alcuna prova. Inoltre, la Commissione non ha mai stabilito che Stalin fosse colpevole di questi abusi. Né, ovviamente, questa affermazione è davvero una rivelazione, poiché era ampiamente noto, già allora (1939 e successivi) che molte persone erano state giustiziate erroneamente.
M – Menzogne
Di gran lunga la categoria più ampia è “M” – menzogne vere e proprie. Tutte le bugie si basano sul contesto – in riferimento al quale possono essere riconosciute come contrarie ai fatti. Quindi, a seconda del contesto specifico alcune sfumano nella categoria “MO”, o “Menzogne, informazioni omesse”.
Ma alcune sono solo falsità palesi. Un esempio è la “lettera Vorontsov” (n. 31). Qui Krusciov omette l’ultimo paragrafo, che inverte il senso di tutta la lettera e di fatto smentisce il suo punto.
Un altro è il “Telegramma della tortura” (n. 28), dove ancora una volta Krusciov omette parti importanti del documento. In esso Stalin,[175] pur riaffermando l’uso di “pressione fisica” su “induriti” criminali, la respinge con forza, salvo casi “eccezionali”; nel contempo rivela che alcuni ben noti agenti NKVD sono stati puniti per averla fatta diventare una “regola”. La citazione di Krusciov omette la direttiva di Stalin che la tortura sia usata solo “in circostanze eccezionali”.
Un terzo esempio è la presunta “demoralizzazione” di Stalin all’inizio della guerra (n. 34). Ciò è smentito da quasi tutte le persone che erano presenti e che lavorano con Stalin in quei giorni. E Krusciov non era con Stalin e neanche a Mosca, ma a Kiev!
Nel suo Discorso, Krusciov annunciò che “una commissione del Partito, controllata dal Presidium del CC” era giunta alla determinazione che
…molti quadri del partito, dei soviet e dell’economia, che nel 1937-1938 erano stati bollati come ‘nemici’, in realtà non erano mai stati nemici, spie, sabotatori, ecc, ma sono sempre stati onesti comunisti.
Poi proseguì elencando una serie di casi specifici la cui innocenza, disse, era stata accertata.
Dopo il crollo dell’URSS, i documenti di questa commissione presieduta da Petr Pospelov sono stati pubblicati, come anche i rapporti di riabilitazione firmati dal procuratore capo dell’URSS Rudenko col quale Pospelov collaborava.[176] Citazioni parola per parola e altre somiglianze mostrano che i rapporti di riabilitazione sono stati la base per la relazione Pospelov, che attinge direttamente ad essi.
Del rapporto Pospelov si è discusso in varie occasioni, con atteggiamento molto credulo che non è riuscito a individuare le falsificazioni che contiene: alcune molto evidenti. Ad esempio, una sezione della relazione conclude che tutti i cosiddetti “blocchi” e “centri” di attività di opposizione sono montature realizzate dagli inquisitori della NKVD. Sappiamo che non è così, dal momento che anche documenti di Trotsky descrivono un “blocco” di suoi sostenitori con i destri.[177]
I rapporti di riabilitazione non sono mai stati oggetto di un esame accurato. Studi precedenti sulle riabilitazioni come quelle di Rogovin e Naumov fanno riferimento al discorso di Krusciov; sono poco più che un riassunto delle memorie di Krusciov e hanno accolto con leggerezza le sue versioni auto-esaltanti.[178]
Nelle pagine che seguono, esamineremo le relazioni di riabilitazione di alcune personalità del partito presenti nel discorso di Krusciov e confronteremo il loro contenuto con quello che sappiamo da altre fonti pubblicate dopo la fine dell’URSS. Ci appare chiaro che le relazioni di riabilitazione in questione non sono state scritte per scoprire la verità sulla colpevolezza o l’innocenza degli imputati, né avrebbero potuto esserlo, perché non esaminano nemmeno tutto il materiale che ora anche noi abbiamo su quegli individui. Chissà che altro c’è nei loro fascicoli investigativi e giudiziari che non conosciamo?
Allora perché sono state preparate le relazioni di riabilitazione? Per quanto riguarda le persone che figurano nel discorso di Krusciov, tutti membri del Comitato Centrale, l’unica spiegazione logica è che il loro scopo era di fornire una documentazione plausibile a Krusciov per la sua pretesa che fossero tutti innocenti.
Non può essere stata questa la ragione per le migliaia di rapporti di riabilitazione di funzionari e membri di partito di grado inferiore e semplici cittadini, quasi tutti disposti in seguito a ricorsi di parenti degli imputati; poche di queste relazioni sono state pubblicate.
Ma anche in questi casi non si può essere certi che le indagini appropriate per determinare colpevolezza o innocenza siano state davvero effettuate. Un esempio è quello di Alexandr Iul'evich Tivel-Levit.
Tivel
Getty ha avuto modo di vedere gli archivi di partito inediti su Tivel e ha brevemente illustrato il caso Tivel così come riportato nell’archivio. Nel maggio 1957 la Corte suprema dell’URSS ha annullato la condanna e l’espulsione dal partito di Tivel nel 1937. Ma non vi è alcuna prova che sia mai stato svolto un approfondito esame del caso Tivel; la Corte suprema si limita ad affermare che la sua condanna “era basata su materiali contraddittori e dubbi”.[179]
Ora abbiamo parecchie informazioni su Tivel. A quanto pare, lui non era certo un “cittadino sovietico qualunque”, come Getty l’ha definito.[180] Tivel era coautore di una storia ufficiale dei primi dieci anni del Comintern. Tivel è citato come interprete nella trascrizione del XVII Congresso del Partito, quando il 2 febbraio 1934, parlò Okano, rappresentante del Partito comunista giapponese.
Alexander Barmine, un funzionario sovietico fuggito in Occidente, ha scritto che Tivel era stato segretario di Zinoviev. Radek lo chiamava “il mio collaboratore” e ha testimoniato che Tivel era collegato con un gruppo zinovievista. È stato indicato come cospiratore sia da Iuri Piatakov, sia da Grigorii Sokolnikov, due dei principali imputati nel processo del 1937. Sokolnikov disse che Tivel lo aveva contattato: Sokolnikov, membro di un gruppo trotskista che progettava di assassinare Stalin.
Sokolnikov: Nel 1935 Tivel venne da me e mi informò che era collegato con il gruppo terroristico Zaks-Gladnyev. Tivel chiese istruzioni circa le ulteriori attività di questo gruppo …
Il Presidente: Contro chi il gruppo stava preparando un attentato?
Sokolnikov: Tivel mi disse che avevano istruzioni di preparare un atto terroristico contro Stalin ... Io ero collegato direttamente con Tivel, Tivel direttamente collegato con il gruppo Zaks-Gladnyev. Non so se Tivel fosse membro di questo gruppo.[181]
C’è dell’altro. Zaks-Gladnev, che era stato direttore di Leningradskaia Pravda quando Zinoviev era a capo del partito di Leningrado, era cognato di Zinoviev. Victor Serge ha scritto dell’incontro con Zinoviev nel 1927 a casa di Zaks, dopo la fallita manifestazione trotskista contro i dirigenti del partito (in quel periodo Bucharin e Stalin) e il suicidio di protesta di Adolf Yoffe (un trotskista devoto); in quell’incontro programmarono un’opposizione clandestina.
Poiché Sokolnikov e Piatakov hanno parlato di Tivel nelle loro testimonianze al processo, senza dubbio hanno anche parlato di lui, e forse più estesamente, negli interrogatori precedenti il processo.[182] Quando al processo hanno fatto il suo nome, Tivel non solo era ancora in vita, ma non era ancora stato arrestato, sebbene fosse già stato espulso dal partito nel mese di agosto 1936. Forse il suo nome è venuto fuori in relazione al processo Zinoviev-Kamenev dello stesso mese. Il nome di Tivel è stato fatto da Ezhov nel faccia a faccia tra Bucharin e Kulikov, uno degli accusatori di Bucharin, nel dicembre 1936.[183]
Secondo Getty, la riabilitazione di Tivel è il risultato del ricorso della vedova, che non voleva che il figlio portasse l’onta di “figlio di un nemico del popolo”. Dalla scarsa documentazione che è stata messa a disposizione finora, è chiaro che nonostante la riabilitazione, ci sono parecchie prove dell’implicazione di Tivel nella rete di complotti contestati durante gli ultimi anni ’30. Questo è ancora più vero, ovviamente, nel caso dei bolscevichi più eminenti i cui esempi sono citati da Krusciov nel Discorso.
Postyshev
Krusciov nel suo discorso ha affermato che al Plenum di febbraio-marzo 1937 “molti membri” del Comitato Centrale “misero in dubbio la giustezza” di “repressioni di massa,” e che “molto abilmente Postyshev espresse questi dubbi.” Questa affermazione non poté essere controllata fino a metà del 1995 quando fu pubblicata la sezione corrispondente della trascrizione del Plenum.[184]
L’affermazione si rivela essere una deliberata menzogna. In realtà né Pavel Postyshev né alcun altro fece obiezione alle repressioni.
Ma l’inganno di Krusciov è di gran lunga più ampio. Postyshev stesso era colpevole di repressioni di massa. Stalin definì le azioni di Postyshev “una carneficina” di membri di partito innocenti nella sua zona. È questa la ragione per cui Postyshev è stato rimosso dal suo incarico nel partito, rimosso da membro candidato del Politburo, espulso dal Comitato Centrale e poi dal partito, quindi arrestato, processato e giustiziato (Vedi, al Cap. 3, la nostra analisi dettagliata di ciò che Krusciov disse a proposito di Postyshev, e le prove che abbiamo raccolto).
Fino ad oggi il governo russo continua a vietare la pubblicazione e anche l’accesso al fascicolo di Postyshev.[185] Non si può avere una visione completa di ciò che è realmente accaduto, senza esaminare i materiali investigativi: le dichiarazioni e le confessioni dello stesso Postyshev e di coloro che lo hanno accusato o che lui ha accusato, e la trascrizione del processo. Stessa cosa per tutti gli individui che Krusciov afferma sono stati giustiziati benché innocenti.
Pertanto, non si può conoscere tutta la storia sia nel caso di Postyshev che di tutti gli altri. Quello che possiamo fare è confrontare le relazioni di riabilitazione che sono state pubblicate con ciò che sappiamo di Postyshev da altre fonti man mano rese pubbliche. La sezione del Rapporto Pospelov sulla riabilitazione di Postyshev è notevolmente ridotta anche rispetto alla breve relazione di riabilitazione ed è tratta interamente da questa, con l’aggiunta di un attacco personale a Stalin.[186] Krusciov ha visto certamente queste relazioni, poiché sono state inviate a tutti i membri del Presidium. Alcune sono firmate dagli stessi, altre sono perfino indirizzate personalmente a Krusciov.[187] Esamineremo qui la relazione di riabilitazione più dettagliata.
Una cosa è subito evidente: la relazione di riabilitazione Postyshev[188] non dice nulla circa il suo coinvolgimento in esecuzioni in massa extra-legali di membri del partito, sulle quali abbiamo una grande quantità di documenti. Sollevare la questione non avrebbe indotto simpatia per Postyshev e ostilità verso Stalin.
È significativo il fatto che nella relazione non ci sia nulla a questo proposito, dal momento che per discolpare davvero Postyshev, avrebbe dovuto essere inclusa. Qualunque revisione in buona fede del caso Postyshev avrebbe naturalmente dovuto riesaminare la questione dello sterminio! Se fosse stata inserita, Krusciov avrebbe potuto semplicemente ignorare queste informazioni, ma ciò avrebbe lasciato una traccia cartacea. Oppositori politici di Krusciov come Molotov o Kaganovic avrebbero voluto leggere la relazione di riabilitazione rendendosi conto della falsità.
Krusciov stesso era presente al Plenum CC del gennaio 1938 in cui Postyshev fu criticato ed espulso dal CC per la repressione. Krusciov certamente sapeva tutto su ciò che aveva fatto Postyshev e sulle ragioni del suo allontanamento dal CC. Non c'è dubbio che lui stesso ha votato a favore.
Dalle prove è chiaro che sia il rapporto Pospelov sia la stessa relazione di riabilitazione sono falsi. Si trattava di una montatura pretestuosa per dichiarare innocente Postyshev e non un tentativo genuino di rivedere il suo caso. Krusciov certamente lo sapeva. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di far questo senza un ordine di Krusciov.
È da notare che nel caso della riabilitazione di Postyshev così come nella maggior parte o in tutti gli altri casi, i membri del Presidium del Politburo nel 1938 – Molotov, Kaganovic, Mikoian e Voroshilov – dovevano essere a conoscenza di ciò, come Krusciov.[189]
È ovviamente possibile che Postyshev sia stato processato solo per uno o per un numero limitato di reati gravissimi: ad esempio, per il coinvolgimento in una cospirazione destro-trotskista. Anche negli Stati Uniti è normale per un imputato non essere giudicato in successione per ogni grave reato. Può darsi che Postyshev non sia stato processato per altri reati che prevedono la pena massima – dopo tutto, una persona può essere giustiziata solo una volta.
Ma in questo caso, per “riabilitarlo completamente”, ciò che serviva era far cadere le accuse solo per il reato per il quale è stato condannato. Se si cancellava questa condanna, lo si poteva proclamare “innocente”, il che significa: era stata annullata la sua unica condanna. Pare che sia successo proprio questo. Probabilmente è il caso di molti, o tutti, questi “riabilitati” nelle relazioni utilizzate dal rapporto Pospelov.
Il rapporto conferma che Postyshev confessò sia la partecipazione a una cospirazione destro-trotskista sia allo spionaggio per la Polonia, ma che alcuni di coloro che Postyshev aveva chiamato come correi non hanno fatto il suo nome nelle loro confessioni o indicarono Postyshev come uno degli obiettivi delle loro cospirazioni.[190]
Una parte del materiale in questo rapporto suona molto strano.
· Popov confessò che lui, Balitskii e Iakir “tentarono di usare Postyshev nei loro piani anti-sovietici, ma non ebbero successo.” Questo è interessante! Se Postyshev fosse stato “innocente”, avrebbe riferito tali tentativi di reclutarlo per un complotto. Se lo avesse fatto, sarebbe stato certamente segnato a suo favore. Ma se non ci sono prove lo abbia fatto, come può essere “innocente”?
· Iona Iakir, uno dei comandanti militari processati e giustiziati nel caso Tukhachevsky, è stato indicato da Postyshev come uno dei suoi co-cospiratori, ma “non ha fatto il nome di Postyshev in nessuna delle sue confessioni.” A Iakir è stato chiesto espressamente di Postyshev? In caso contrario, il fatto che non abbia menzionato Postyshev può non essere affatto importante. Perché non è incluso questo dettaglio?
· “ Kossior S.V. all’inizio dell’inchiesta citò Postyshev come uno dei partecipanti alla congiura militare in Ucraina, ritrattò poi la confessione, per poi confermarla.” Ciò non discolpa Postyshev. Una confessione non prova la colpevolezza, più di quanto la neghi una ritrattazione.
· “Nel fascicolo Kossior c’è una dichiarazione di N.K. Antipov in cui afferma che ci sono stati rapporti personali molto anomali tra Kossior e Postyshev e che Postyshev non era membro del centro generale di organizzazioni controrivoluzionarie in Ucraina.”
· Dopo il marzo 1937 Postyshev è stato trasferito dall’Ucraina al posto di segretario della provincia (Oblast) di Kuibyshev. Il fatto che non fosse alla direzione della cospirazione ucraina non dimostra che lui fosse del tutto “innocente”.
· “In istruttoria Postyshev confessò di aver avuto contatti con lo spionaggio giapponese attraverso B.N. Melnikov e B.I. Kozlovskii, membri della divisione orientale del Commissariato del Popolo agli Affari Esteri dell’URSS. A una verifica risulta che: sebbene B.N. Melnikov si sia dichiarato colpevole di contatti con lo spionaggio giapponese, non rese alcuna confessione su Postyshev, e B.I. Kozlovskii non fu neppure arrestato. Così le “confessioni” di Postyshev sulle sue attività controrivoluzionarie in Ucraina e le connessioni con l’intelligence giapponese non sono state confermate, e, come è stato ormai stabilito, sono state falsificate dagli organi del NKVD.”
Al contrario: se Postyshev confessò di essere un agente giapponese, fece il nome di Melnikov e Melnikov stesso confessò di essere un agente giapponese, questo tende a confermare piuttosto che a negare la colpevolezza di Postyshev, indipendentemente dal fatto se Melnikov abbia parlato o no di lui!
Veniamo informati che l’investigatore P.I. Tserpento confessò al NKVD che una certa specifica trascrizione di interrogatorio fu scritta da lui stesso e da Vizel, un altro inquirente, su indicazioni di G.N. Lulov – presumibilmente il loro superiore – e che Lulov aveva evidentemente richiesto a Postyshev di confermarne il contenuto. Ci vien detto che lo stesso Tserpento è stato coinvolto in casi di falsificazione, e confessò di aver collaborato a falsificare un singolo interrogatorio di Postyshev. Tuttavia, non c’è alcuna indicazione del contenuto di questo interrogatorio specifico, e veniamo precisamente informati che si tratta di unica, singola interrogazione.
La dichiarazione finale della relazione riabilitazione Postyshev dice semplicemente:
L’ufficio del pubblico ministero ritiene possibile appellarsi contro la sentenza comminata a Postyshev dal Collegio militare della Corte Suprema dell’URSS con l’oggetto di chiudere il suo caso per una riabilitazione postuma. Chiediamo il vostro accordo.
La presente nota di riabilitazione (zapiska) è datata 19 maggio 1955. Due mesi dopo, il 18 luglio 1955, nella relazione riabilitazione di Ukhanov ci viene comunicato:
È stato stabilito da un processo di verifica che l’indagine sul caso di Ukhanov è stata effettuata dagli ex collaboratori del NKVD dell’URSS, Lulov e Tserpento, che sono stati poi scoperti come criminali che si erano infiltrati negli organismi di sicurezza dello Stato e che sono stati condannati alla fucilazione per una serie di reati, tra cui quello di falsificazione di indagini.
Dal fascicolo penale di Lulov appare che egli proveniva da un ambiente sociale straniero: il fratello di Lulov, Mendel, era un grande capitalista che viveva in Palestina. Nel fascicolo di Lulov c’è una sua nota a Zinoviev in cui Lulov esprime la sua approvazione a un discorso di Zinoviev. Dal fascicolo di Tserpento è chiaro che nel 1934 faceva parte di un gruppo trotskista contro-rivoluzionario all’Università di Saratov. A quel tempo Tserpento fu reclutato dagli organi del NKVD come agente-osservatore coperto. Nel 1937 Tserpento è stato trasferito in un posto statale dell’apparato centrale del NKVD dell’URSS.
Nelle confessioni di Tserpento e Lulov sono contenuti molti fatti che testimoniano il fatto che, negli interrogatori essi costringevano i detenuti ad accusare persone innocenti e, in particolare, a produrre false accuse contro importanti quadri di partito e lavoratori sovietici. Le falsificazioni di Tserpento e Lulov non si limitavano a costringere a false testimonianze contro dirigenti del governo e del Partito. Così Tserpento e Lulov falsificavano molti casi investigativi, compreso il caso di Postyshev, oggi completamente riabilitato postumo, e di altre persone.[191]
Lulov e Tserpento, in breve, sono accusati di essere stati i sostenitori dei destri (Lulov – Zinoviev) e di Trotsky (Tserpento) rispettivamente. Che cosa questo significhi a proposito di Postyshev si vedrà in seguito. Ma conferma anche l’esistenza di cospirazioni trotskiste, qualcosa che la relazione Pospelov negava addirittura meno di nove mesi dopo.
Il rapporto Ukhanov prosegue citando testualmente da un interrogatorio-dichiarazione di Mikhail Frinovski, braccio destro di Ezhov nel NKVD. Ivi Frinovski descrive come Ezhov diresse cospicue creazioni di confessioni, con l’aiuto della tortura, al fine di coprire il proprio ruolo dirigente nella cospirazione destro-trotskista in chiave anti-governo. Spesso citato selettivamente, questo documento è stato pubblicato solo di recente in Russia per la prima volta (febbraio 2006).[192]
Tutto questo ci dimostra alcune cose importanti.
· Un interrogatorio di Postyshev era stato scritto dagli inquirenti prima che Postyshev fosse processato e giustiziato.
· Di Frinovski, il braccio destro di Ezhov, si riporta la descrizione di un metodo per falsificare confessioni e incastrare le persone molto simile a quello che sarebbe stato utilizzato da Lulov e Tserpento contro Postyshev.
· Questo significa che il caso Postyshev è stata esaminato da Beria, dopo che sostituì Ezhov a fine novembre 1938, ma evidentemente prima che Postyshev fosse processato e giustiziato il 26 febbraio 1939.[193] Tserpento che l’interrogava e il suo capo Lulov furono processati e giustiziati per i casi di falsificazione, quindi anche questo accadeva sotto Beria.
· La questione della repressione massiccia di leader del partito non apparve nemmeno nella relazione di riabilitazione di Postyshev. Tuttavia Postyshev fu “riabilitato completamente” due mesi dopo la relazione di riabilitazione originale.
· Un certo numero di coloro chiamati in causa da Postyshev nelle sue confessioni, o lo accusarono a loro volta (Kossior) o non fecero il suo nome, ma neppure necessariamente lo discolparono (Iakir, Antipov, Mel’nikov).
· Alcuni di quelli che confessarono di aver complottato contro Postyshev confermarono per ciò stesso l’esistenza di cospirazioni.
· Se Postyshev era davvero in un complotto, ciò non sarebbe stato noto che a un numero molto ristretto di persone. Quindi il fatto che altri cospiratori confessarono di aver complottato contro Postyshev non lo scagionare minimamente.
C’è solo una teoria che può spiegare tutti questi problemi: il rapporto di riabilitazione di Postyshev è una frode. Nessuna delle accuse gravi contro Postyshev fu veramente riesaminata, e quindi in realtà non fu assolto da nessuna di esse. Lo scopo della relazione non era quello di verificare se Postyshev fosse veramente colpevole o no. Serviva solo da foglia di fico per la ricerca fasulla di Krusciov, onde giustificare l’accusa a Stalin per l’esecuzione di Postyshev.
Il Rapporto Pospelov, che si basa su queste relazioni di riabilitazione, è anch’esso una frode. La parte su Postyshev è molto meno dettagliata, accusa Stalin in modo più diretto, ed è stato chiaramente redatto per scopi polemici, piuttosto che per finalità analitiche.
Kosarev
Abbiamo una relazione di riabilitazione su Alexandr Kosarev.[194] Ma non c’è una sezione a lui dedicata nella relazione Pospelov, o nella bozza del Discorso di Pospelov e Aristov,[195] o nella bozza di aggiunte di Krusciov .[196] Pertanto è stato aggiunta dallo stesso Krusciov, e costituisce la prova miglior possibile che Krusciov ha lavorato non solo a partire dal Rapporto Pospelov e dalla bozza di Pospelov-Aristov, ma dagli stessi rapporti di riabilitazione.
Sappiamo molto meno della sorte di Kosarev di quanto sappiamo di Postyshev, ma solo perché le autorità russe non hanno rilasciato nulla. La relazione di riabilitazione su di lui, del 4 agosto 1954, attribuisce l’arresto di Kosarev voluto da Beria in data 28 novembre 1938, a un rancore personale. In un primo momento Kosarev rifiutò di confessare tutte le attività di tradimento, ma è stato picchiato fino a quando non ha firmato una falsa confessione il 5 dicembre in cui ha ammesso di essere parte della cospirazione destro-trotskista per rovesciare il governo sovietico.
Tutto è attribuito a Beria, che si dice abbia odiato Kosarev perché Kosarev disprezzava Beria per aver distorto la storia del partito bolscevico in Georgia e per l’oppressione di vecchi bolscevichi georgiani. Appena Beria divenne capo del NKVD fece arrestare Kosarev e la moglie. Quando Kosarev rifiutò di “confessare”, Beria lo avrebbe fatto picchiare, estorcendo una falsa confessione.
Beria avrebbe fatto picchiare Valentina Pikina, un’ex collega di Kosarev nel Komsomol, da uno dei suoi bracci destri Bogdan Kobulov e dal principale investigatore Lev Shvartsman, ma Pikina rifiutò tuttavia di accusare falsamente Kosarev. Apprendiamo che Kosarev confessò al processo solo perché Beria e Kobulov gli assicurarono che, così facendo, la sua vita sarebbe stata risparmiata. Beria poi avrebbe rifiutato di trasmettere l’appello di Kosarev alla corte e Kosarev fu fucilato.
Krusciov aveva già fatto fucilare Beria nel 1953 con sette dei suoi più stretti collaboratori, tra cui Kobulov. L’investigatore Shvartsman, che insieme con la vedova di Kosarev aveva fornito quasi tutte le informazioni contenute nella relazione di riabilitazione, sarebbe stato giustiziato sotto Krusciov nel 1955. Il rapporto è un “racconto dell’orrore” di Beria simile a tante altri che Krusciov diffondeva. Si afferma che Beria abbia fatto tutto questo solo per vendetta, senza nessun movente politico.
Questo è di per sé sospetto, poiché sappiamo da altri documenti che vi erano accuse politiche contro Kosarev. Li esaminiamo brevemente di seguito (n.24), e un po’ più in dettaglio nell’insieme di questo studio; il rapporto di riabilitazione non vi fa riferimento, e tanto meno li confuta.
Rogovin cita un rapporto secondo il quale nel marzo 1938 Kosarev incontrò un ex leader del Komsomol di Leningrado, Sergei Utkin, che lamentava che la NKVD lo aveva costretto a fare false accuse. Kosarev denunciò poi Utkin a Ezhov, e Utkin fu mandato in un campo di prigionia per 16 anni. Una stretta relazione tra Kosarev e Ezhov è attestata anche da Anatoly Babulin, nipote di Ezhov la cui dichiarazione è stata recentemente pubblicata.
Secondo Rogovin, che basò la sua sintesi su pubblicazioni dell’era Gorbaciov, Kosarev fu davvero arrestato subito dopo un plenum del Comitato Centrale del Komsomol riunitosi il 19-22 novembre 1938 e ivi molti membri del Politburo del Partito presenziarono e presero la parola: Stalin, Molotov, Kaganovic, Andreev, Zdanov, Malenkov e Shkiriatov. Kosarev e altri avevano respinto e maltrattato una certa Mishakova, istruttrice del Comitato Centrale del Komsomol, che aveva denunciato una serie di quadri del Komsomol in Chuvashiia.
Le memorie di Akakii Mgeladze, un ex Komsomol e in seguito, leader del partito georgiano sono state pubblicate nel 2001. Sono stati scritte nel 1960 e riguardano i suoi incontri con Stalin. Mgeladze ricorda che intorno al 1950 aveva chiesto a Stalin di Kosarev, che ammirava molto. Mgeladze disse a Stalin che non riusciva a credere alle accuse contro Kosarev, e si chiedevo se non fosse stato fatto un errore.
Stalin ascoltò in silenzio, e rispose a Mgeladze che tutti commettono errori, compreso lui stesso (Stalin). Ma, proseguì Stalin, il Politburo aveva discusso il caso Kosarev due volte, e aveva incaricato Andreev e Zdanov di verificare le accuse contro di lui e di controllare i rapporti del NKVD. Mgeladze afferma poi che lui stesso aveva letto la trascrizione del Plenum Komsomol, e anche i discorsi di Andreev e Zdanov e la relazione Shkiriatov, e li aveva trovato del tutto convincenti nelle prove contro Kosarev.
Ovviamente c’erano accuse politiche gravi contro Kosarev, che probabilmente includevano i rapporti con Ezhov, il quale confessò di essere lui stesso il capo di un complotto destro-trotskista. La trascrizione del Plenum Komsomol, le relazioni di indagine NKVD, e probabilmente molte altre prove, esistevano al tempo di Krusciov, e probabilmente esistono ancora; ma non sono mai state accessibili ai ricercatori.
Nelle sue memorie, pubblicate dopo essere stato deposto nel 1964, Krusciov menziona Kosarev, Mishakova e le accuse contro Kosarev. Non parla affatto di “vendetta” di Beria.[197] Tuttavia la relazione Rudenko dell’agosto 1954 non cita nessuno di questi argomenti, e tutto è attribuito al desiderio di vendetta di Beria!
Qualunque sia la verità, possiamo essere sicuri che non è questa. È questo il rapporto di riabilitazione su cui Krusciov ha basato il suo discorso.
Rudzutak
Ian Rudzutak fu arrestato nel maggio 1937, contemporaneamente a Tukhachevsky e altri capi militari, e fu accusato di essere coinvolto nella loro cospirazione.[198] Quando Stalin parlò della cospirazione destro-trotskista di Tukhachevsky alla sessione allargata del Soviet militare, nominò Rudzutak come uno delle tredici persone identificate fino a quel momento.[199]
Il rapporto di riabilitazione del 24 dicembre 1955 di questo non dice nulla.[200] Ci vien detto che Rudzutak nella sua confessione preliminare, confermò l’“attività antisovietica” ma che queste affermazioni della confessione erano “contraddittorie, non concrete (specifiche), e poco convincenti”. Al processo Rudzutak le ritrattò, dicendo che erano “fantasie”. Niente vien detto sul coinvolgimento nella cospirazione militare.
La corrispondente breve sezione Rudzutak nel rapporto Pospelov[201] si basa interamente su questa relazione di riabilitazione, aggiungendo che “un controllo meticoloso svolto nel 1955 ha stabilito che il caso contro Rudzutak è stato falsificato e che era stato condannato sulla base di materiali diffamatori.” Come mostriamo di seguito, questo è falso. La relazione di riabilitazione di Rudzutak è una mano di vernice coprente.
Un gran numero di imputati accusava Rudzutak. Il rapporto di riabilitazione li invalida in vari modi:
· Alcuni (Magalif, Eiche, e altri) fecero il nome di Rudzutak nelle loro confessioni ma in seguito ritrattarono.
Il fatto che una confessione sia ritrattata non rende la ritrattazione più “vera” della confessione originale.
· Alcuni (Alksnis, German, “e altri attivisti sovietici e di partito di nazionalità lettone”) indicarono Rudzutak, ma la loro indagine era stata effettuata “con le più gravi violazioni della legalità” e così sono stati ignorati.
· La relazione sulla riabilitazione di Iakov Alksnis[202] fu preparata solo tre settimane dopo. Afferma che Alksnis confessò e confermò la sua confessione al processo, ma sostiene che lo fece perché era stato torturato, anche se non sono forniti a sostegno di questa affermazione i dettagli, come i nomi dell’investigatore, dei torturatori, ecc.
· Alcuni (Chubar', Knorin, Gamarnik e Bauman) erano già stati dichiarati innocenti, “di conseguenza non potevano avere legami antisovietici con Rudzutak.”
· Secondo il rapporto di riabilitazione sullo stesso Chubar (251-2), egli aveva confessato di partecipare ad una cospirazione destro-trotskista, ed è stato nominato da una serie di altri, come Antipov, a sua volta chiamato in causa da Rykov. Chubar confessò anche lo spionaggio per la Germania e al processo rese piena confessione come abbiamo documentato in questo libro.
· Le confessioni di Bucharin e Rykov affermarono solo che Rudzutak era un “destro” e simpatizzava con loro, ma aveva paura di dirlo apertamente.
· Le confessioni di Krestinskij, Rozengol'ts, Grinko, Postnikov, Antipov, Zhukov e gli altri sono “estremamente contraddittorie e prive di concretezza”, e “pertanto, non possono essere accettato come prova della colpevolezza di Rudzutak.”
Ci sono qui alcune tecniche retoriche che dobbiamo sottolineare.
· Il fatto che una confessione è ritrattata non significa che la ritrattazione sia “vera” e la confessione “falsa.” In questo caso semplicemente non si sa quale affermazione sia vera.
· Non sappiamo neppure se Rudzutak ritrattò tutte le sue confessioni, o solo una parte. In realtà sappiamo che in altri casi, come quello di Rychagov, tenente-generale dell’aviazione e dell’ex capo del NKVD Iagoda, gli imputati ammisero la cospirazione per rovesciare il governo e per il sabotaggio, ma vigorosamente smentirono lo spionaggio per la Germania. Anche Bucharin confessò alcuni specifici gravi reati, ma negò fermamente altri.
· Chubar e gli altri tre erano stati “riabilitati”, il che di solito significa che le loro condanne erano state depennate per motivi procedurali. Non è la stessa cosa di una constatazione di “innocenza”, anche se in realtà veniva accolta come tale.
· Non vi è alcun motivo per respingere tali confessioni sulla base di “contraddizioni.” C’è da aspettarsi che confessioni di molti imputati diversi siano “contraddittorie” tra di loro. Questo è ben lungi dal significare che siano inutili come prova. Al contrario: confessioni identiche da parte di persone diverse sarebbero molto sospette.
Rudzutak è chiamato in causa da Grinko e Rozengolts, e molte volte da Krestinskii, nella trascrizione del processo “Bucharin” del marzo 1938. La relazione di riabilitazione ignora semplicemente queste testimonianze.
In confessioni pubblicate di recente Rozengol'ts è nominato sia dallo stesso Ezhov sia dal suo congiunto e socio A.M. Tamarin per essere stato coinvolto con lo stesso Ezhov nella sua propria cospirazione di destra. Questo fatto tende ad aggiungere credibilità alla accuse di Rozengolts, Rudzutak, ed altri.
Rudzutak è anche nominato nella confessione di Rukhimovich dell’8 febbraio 1938 (Lubianka 2, No. 290). Non c’è dubbio che Ezhov e i suoi uomini costruivano confessioni costringendo con la tortura gli imputati a firmarle, come conferma una dichiarazione di Frinovski di recente di pubblicazione. C’è una testimonianza diretta che Rukhimovich è stato picchiato (Lubianka 2, 656-7), anche se non da uno degli uomini Ezhov, molti dei quali furono in seguito puniti per la realizzazione di confessioni.[203] Tuttavia, il fatto che qualcuno sia stato picchiato non significa che la sua dichiarazione o confessione, sia vera o falsa.
Kabakov
Non vi è alcuna relazione di riabilitazione su Ivan Kabakov, che è stato semplicemente incluso in una lista di 36 con Eiche e Evdokimov, e nessun tentativo di esaminare le accuse contro di lui. Dai materiali oggi a nostra disposizione (n. 19), e naturalmente a disposizione di Krusciov nel 1956 insieme a molto altro, ci sono molte prove contro Kabakov.
Rykov e Zubarev, entrambi imputati nel processo “Bucharin” del marzo 1938, fanno il nome di Kabakov come cospiratore. Nessuno sostiene che questi imputati siano stati sottoposti a torture o minacce di qualche tipo. Questa testimonianza ben nota viene semplicemente ignorata dal rapporto Pospelov e da Krusciov. L’ingegnere minerario americano John Littlepage espresse la convinzione che Kabakov doveva essere coinvolto in una sorta di sabotaggio. Lo studioso americano John Harris ha visto, e cita, dal delo (fascicolo investigativo) di Kabakov. Harris non cita nessuna indizio che le confessioni Kabakov siano men che sincere.
Eiche
Robert I. Eiche è il primo a essere indicato da Krusciov come ingiustamente represso da Stalin. Abbiamo lasciato per ultimo il caso Eiche perché rivela più cose di altri.
La sezione su di lui (n.16) nel presente volume espone ciò che sappiamo sull’arresto e il processo di Eiche. Come con altri imputati, né le autorità sovietiche né quelle russe hanno rilasciato agli studiosi i documenti di indagine e le informazioni sul processo. Ma è chiaro che Eiche stesso è stato coinvolto in grandi repressioni di innocenti, di concerto con il NKVD. È stato probabilmente punito per questo, tra altri reati. Il fatto che ha lavorato a stretto contatto con Ezhov in queste repressioni porterebbe qualunque ricercatore a chiedersi se i due siano stati legati nella cospirazione, anche se non possiamo esserne certi senza prove ulteriori.
Alla fine della parte del suo discorso su Eiche, Krusciov disse:
È stato definitivamente stabilito ora che il caso Eiche è stato costruito; e lui è stato riabilitato postumo.
Questa affermazione è falsa. Krusciov pronunciò il suo discorso il 25 febbraio 1956. Secondo i documenti di riabilitazione, Eiche non è stato riabilitato prima del 6 marzo. Anche se Krusciov dedica più spazio a Eiche che a qualunque altro funzionario di partito rimosso, non esisteva una relazione di riabilitazione su Eiche. Era uno di 36 funzionari del Partito repressi, segnalati per la riabilitazione en masse il 2 marzo 1956.[204] Questo documento è solo una lista, non ci sono dettagli su nessun individuo specifico.
La parte principale e la sezione dominante del discorso di Krusciov dedicata a Eiche è costituita da una lunga citazione dalla sua lettera a Stalin datata 27 ottobre 1939. Senza dubbio, questa è una delle parti emotivamente più cariche del discorso. Eiche protesta con veemenza la sua innocenza, racconta come è stato torturato per firmare confessioni di crimini mai commessi, e afferma più volte la sua fedeltà al Partito e a Stalin personalmente.
L’impressione è quella di un comunista assolutamente leale, che va a morte sulla base di accuse inventate. Una testimonianza toccante. Da quando il testo integrale è stato finalmente pubblicato nel 2002, possiamo dire questo: la lettera letta da Krusciov è stata gravemente falsificata con omissioni significative.
Le parti della “lettera a Stalin” di Eiche del 27 Ottobre 1939 pubblicate nella relazione Pospelov non sono sempre le stesse parti citate da Krusciov nel suo discorso. Entrambi i documenti contengono lacune significative rispetto al testo completo di ciò che sembra la lettera originale. Dico “sembra”, perché il testo pubblicato è riconosciuto dai suoi redattori essere una copia.
Non ci sono identificatori d’archivio alla fine del documento, solo la nota che l’originale si trova nel “fascicolo d’archivio dell’indagine Eiche.” Neppure questo ha identificatori archivio. Ciò significa che il governo russo non vuole che i ricercatori sappiano dove sono i materiali investigativi su Eiche – ammesso che esistano ancora.
Anche ai compilatori e curatori di questo volume ufficiale non è stato permesso di vedere l’originale, ovvero il fascicolo Eiche originale![205] Non sappiamo perché, ma uno studio delle sezioni della lettera di Eiche che non sono comprese né nel rapporto Pospelov né nel Discorso di Krusciov, suggerisce alcune possibili risposte.[206]
Una traduzione del testo integrale della lettera Eiche è allegata al presente capitolo. Le annotazioni chiariscono quali parti sono presenti nel discorso di Krusciov, quali nella relazione Pospelov, e quali parti sono riportate da entrambi. Più importanti per i nostri scopi sono evidenziate le sezioni omesse sia dal discorso sia dalla relazione Pospelov.
È subito evidente che non sarebbe stato utile per i fini di Krusciov rendere pubblico il testo integrale della lettera.
· Eiche si riferisce ad una lettera che scrisse al “commissario L.P. Beria” – nel senso che scrisse molto tempo dopo il suo arresto, avvenuto il 29 aprile 1938. Beria non è diventato commissario fino alla fine di novembre 1938, in sostituzione di Ezhov.
· Eiche dice che il “commissario Kobulov” era d’accordo con Eiche che non poteva aver inventato tutte attività tradimento che aveva confessato. Kobulov era uno dei sette uomini del KGB che sono stati condannati a morte nel dicembre del 1953 per essere stati vicini a Beria. Questo passaggio tenderebbe a far sembrare Kobulov, e quindi Beria, uomini responsabili, e Krusciov non poteva permettere che diventasse pubblico.
· La lettera di Eiche rivela che era stato accusato di cospirazione da un gran numero di altri funzionari del partito. Egli chiama tutte queste accuse “provocazioni” e ne dà spiegazioni diverse. Ciò naturalmente suggerisce che il suo arresto fosse giustificato. Una persona chiamata come co-cospiratore da molti altri cospiratori può, infatti, essere colpevole. Chiunque concluderebbe che l’intero archivio di indagine sarebbe da esaminare per determinare se Eiche stava dicendo o no la verità. Tale esame avrebbe mostrato che era Krusciov che non stava dicendo la verità.
· Eiche incolpa due investigatori della NKVD per le torture (percosse) ricevute: Ushakov e Nikolaev-Zhurid. Sappiamo qualcosa sulle attività di questi due uomini. Hanno agito agli ordini di Ezhov e sono stati arrestati, processati e giustiziati per aver costruito confessioni e torturato arrestati. Sia Ushakov, sia Nikolaev [-Zhurid], erano così strettamente associati a Ezhov che sono stati processati e giustiziati praticamente negli stessi giorni.
· È stato Beria ad indagare e arrestare gli uomini della NKVD che torturavano i prigionieri e fabbricavano le confessioni. Krusciov era stato il protagonista dell’assassinio giudiziario di Beria nel 1953, e non perdeva mai l’occasione di dare la colpa a Beria per tutto ciò che poteva. Dal momento che nel suo discorso Krusciov cerca di dare la colpa a Beria per la situazione di Eiche – e per molto altro che Beria non ha fatto – non sarebbe stato nell’interesse di Krusciov divulgare il testo della lettera di Eiche.
· Allo stesso modo, la lettera di Eiche rende chiaro che era ormai in atto. Una sorta di vera e propria procedura investigativa, cioè giudiziaria. Gli era stato permesso di scrivere a Beria, che ora era il capo del NKVD (commissariato del popolo per gli affari interni). L’investigatore NKVD Kobulov, uno degli uomini di Beria, aveva espresso un certo grado di consenso con la professione di innocenza di Eiche, o, almeno, stava cercando di capire cosa era vero e cosa non lo era. E naturalmente, a Eiche era stato permesso di scrivere a Stalin questa lettera, che Krusciov lascia intendere sia stata consegnata al destinatario.
· Tutto ciò implica che Beria, e anche Stalin, stavano cercando di svolgere una seria indagine, distinguere le ragioni e i torti. Questo è ciò che l’uditorio di Krusciov si sarebbe come minimo aspettato da Stalin, ma ciò era in diretto contrasto con l’intero scopo del discorso di Krusciov, che era sostenere che Stalin e Beria non avevano agito in modo responsabile.
· Eiche chiarisce che le cospirazioni esistevano, e nomina un certo numero di importanti membri del CC implicati nei complotti o in false accuse contro di lui. L’idea centrale del discorso di Krusciov è mettere in dubbio tutte le cospirazioni.
· Eiche afferma che Evdokimov e Frinovski lo accusavano di coinvolgimento nelle attività cospirative di Ezhov. Eiche accusa Ezhov e Ushakov di averlo picchiato per estorcere false confessioni. Eiche sosteneva di non avere alcun legame cospirativo con Ezhov, anche se Frinovski aveva detto che i legami c’erano.
· Eiche chiama Ezhov un “contro-rivoluzionario scoperto e arrestato”, sollevando la questione della congiura dello stesso Ezhov. Questo è un fatto rivelato solo di recente, quando sono state pubblicate due confessioni di Ezhov e Frinovski (febbraio 2006).
Non c’è motivo di dubitare che Eiche sia stato picchiato al fine di ottenere false confessioni dagli uomini di Ezhov, poiché Frinovski e Ezhov ammettono di aver fatto proprio questo a molte persone. Ma in questo caso ciò non presuppone l’innocenza di Eiche. Frinovski ammette che lui e Ezhov fabbricavano casi contro i loro stessi uomini, e li avevano pure uccisi, per evitare la possibilità che si volgessero contro di loro se interrogati poi da Beria.
Riprodurre l’intera lettera di Eiche – per non parlare di tutta la documentazione su Eiche –avrebbe notevolmente “intorbidato le acque”. Si sarebbe sollevata la questione della cospirazione Ezhov, una storia che avrebbe interferito con l’obiettivo di Krusciov di dare a Stalin la colpa di tutto. Sarebbero stati tirati in ballo i nomi di molti altri importanti membri del partito, e tutti questi casi erano da esaminare, per distinguere le confessioni vere da quelle false.
· Sarebbe venuto fuori il nome di Evdokimov, citato sia da Frinovski sia da Ezhov come uno dei loro congiurati. Ma i nomi di Evdokimov ed Eiche sono sulla stessa lista di “riabilitazione” del 2 marzo 1956!
· Eiche nomina anche i membri del CC Pramnek, Pakhomov, Mezhlauk e Kossior. Dice che Pramnek e Pakhomov lo hanno accusato falsamente.
Una negazione di colpa, come ad es. la lettera di Eiche a Stalin, non è più credibile di per sé di un’ammissione di colpa. Tuttavia, le uniche informazioni a discarico citate sia da Krusciov sia dalla relazione Pospelov sono i brani accuratamente scelti della lettera di Eiche.
Se si confronta il testo integrale della lettera con le altre informazioni sul ruolo di Eiche nella repressioni di massa, la conclusione è inevitabile: Pospelov e Krusciov hanno fatto del loro meglio per coprire le prove che suggerivano la colpevolezza di Eiche. In questo modo hanno impedito un’indagine seria sul caso Eiche, e per estensione sulla congiura di Ezhov.
Eiche sostiene inoltre che Stalin aveva detto che a tutti i membri del CC era permesso “conoscere i file speciali del Politburo”. Probabilmente non era chiaro ai membri del CC del 1956 cosa c’era esattamente in questi osobye papki. Ma l’avrebbero chiesto se ad essi fosse stato consentito!
Sarebbe stato impossibile per Krusciov negare il diritto di esaminare i materiali di indagine su queste ed altre persone, se i membri del CC avessero creduto di avere il diritto di farlo. Ma possiamo essere certi che non avevano il permesso, perché anche membri del Politburo come Molotov e Kaganovic non aveva visto questi materiali investigativi. Presumibilmente perché Krusciov negò loro l’accesso. È impossibile immaginare altrimenti come Krusciov e i suoi sostenitori l’avrebbe fatta franca con le false accuse portate contro il “gruppo antipartito” nel 1957.
In sintesi: la lettera di Eiche nella sua interezza era molto controproducente nel caso Krusciov. Il contenuto tende a scagionare Stalin e Beria e a confermare l’esistenza di un complotto serio almeno di alcuni membri del CC, e anche altri. Krusciov poteva citarla solo avendo la certezza che nessuno, tranne i suoi sostenitori, potesse esaminarla.
* * * * *
L’esame di queste tre relazioni di riabilitazione ci porta ad alcune conclusioni importanti per il nostro studio del discorso di Krusciov.
· Le relazioni ignorano una grande quantità di prove contro le persone “riabilitate”.
· Esse non sottopongono nessuna delle prove ad un’analisi attenta. Le contraddizioni tra le diverse confessioni sono considerate sufficienti a respingerle tutte.
· Fino a quando tutti i materiali di indagine non saranno a disposizione dei ricercatori, non possiamo sapere esattamente cosa è successo. Per i nostri scopi questo non è necessario. Ciò che possiamo dire è questo:
· Le relazioni di riabilitazione non dimostrano l’innocenza delle persone “riabilitate”.
· Questi rapporti non cercano di determinare la verità, ma di fornire una base documentaria di dichiarare le persone “innocenti”.
· Abbiamo i documenti che aveva Krusciov, aveva Pospelov, e le relazioni di Rudenko. L’inevitabile conclusione della nostra analisi di questo materiale è che Krusciov aveva incaricato Rudenko di preparare documenti “sbiancanti” –che dichiarassero innocenti gli accusati, acconciandoli con quel tanto di plausibilità necessaria.
· Quando si confrontano le altre cose che sappiamo delle accuse contro gli imputati, i rapporti di riabilitazione di Postyshev, Kosarev e Rudzutak non reggono all’esame. Tale conclusione è coerente con il fatto che Krusciov abbia mentito in molti altri casi nel suo discorso, come ora possiamo dimostrare.
Neretto – Discorso di Krusciov
Corsivo – Rapporto Pospelov
Neretto Corsivo – sia Discorso di Krusciov sia Rapporto Pospelov
Testo normale – parti omesse da entrambi.
Lettera di R.I. Eiche a J.V. Stalin
27 ottobre 1939
Top Secret
Al segretario del CC APC (b) J.V. Stalin
Il 25 ottobre di quest’anno mi è stato comunicato che l’inchiesta sul mio caso si è conclusa e mi è stato consentito l’accesso ai materiali di questa inchiesta. Se fossi colpevole di un centesimo dei crimini di cui sono accusato, non avrei osato inviare questa che è una dichiarazione prima dell’esecuzione, tuttavia, io non sono colpevole di nemmeno una delle cose di cui sono accusato e nel mio cuore non alberga nessuna ombra di indegnità. Mai in vita mia vi ho detto una parola falsa, e anche ora, che mi trovo con due piedi nella tomba, io non sto mentendo. Tutto il mio caso è un tipico esempio di provocazione, calunnia e violazione della base elementare della legalità rivoluzionaria. Già a settembre o ottobre 1937 cominciai a capire che si stava organizzando contro di me una qualche perfida provocazione. Nelle trascrizioni ufficiali di un interrogatorio di imputati inviate dalla regione di Krasnoyarsk nel corso dello scambio con altre regioni, tra cui il NKVD di Novosibirsk, (nella trascrizione degli imputati Shirshov o Orlov) era scritta la domanda chiaramente provocatoria: “Non avete sentito parlare del collegamento di Eiche con l’organizzazione cospirativa?“ e la risposta: ”La persona che mi ha reclutato mi ha detto che da giovane voi eravate già membro di un’organizzazione controrivoluzionaria e più avanti ne saprete di più”.
Questo sporco trucco provocatorio mi sembrò così stupido e maldestro che non ho nemmeno ritenuto necessario informare voi e il CC del PCUS del fatto. Ma se fossi stato un nemico, davvero avrei potuto usare questa provocazione stupida per costruire una copertura abbastanza buona per me. Che cosa significasse questa provocazione nel mio caso è diventato chiaro per me solo molto dopo il mio arresto, e di questo ho scritto al commissario Beria.
La seconda fonte di questa provocazione è stato il carcere di Novosibirsk, dove non vi è alcun isolamento, e i nemici che sono stati scoperti e arrestati per mio ordine si riunivano insieme, facevano progetti per provocarmi e apertamente si accordavano: “Ora dobbiamo incriminare coloro che ci hanno incriminati.” Secondo Gorbach, capo dell’ufficio NKVD, ciò è stato detto da Vanian, il cui arresto ho perseguito attivamente nel Commissariato dei Trasporti. Le confessioni che fanno parte del mio incartamento non sono solo assurde, ma contengono una quantità di calunnie ai danni del Comitato centrale del Partito Comunista (bolscevico) e del Consiglio dei commissari del popolo, perché le risoluzioni giuste del Comitato Centrale del PC (b) e del Consiglio dei commissari del popolo, che sono state fatte non su mia iniziativa e senza la mia partecipazione, sono presentate come atti ostili di organizzazioni controrivoluzionarie fatte su mia proposta. Tale è il caso delle confessioni di Printsev, Liashenko, Neliubin, Levits e altri. Inoltre durante l’inchiesta c’era la piena opportunità di stabilire subito la natura provocatoria di questa calunnia con documenti e fatti.
Tutto ciò è molto chiaro dalle confessioni sul mio presunto sabotaggio nella costruzione dei kolchoz, in particolare il fatto che alle conferenze regionali e ai plenum dei comitati regionali del PC (b) ho sostenuto la creazione di kolchoz giganteschi. Tutti questi miei discorsi sono stati trascritti e pubblicati, ma non un solo fatto concreto o una sola citazione è stato portata ad accusa contro di me. E nessuno mai sarà in grado di dimostrarlo, perché per tutto il tempo che io ho lavorato in Siberia ho portato avanti la linea del partito, con determinazione e fermezza. I kolchoz in Siberia occidentale erano solidi e rispetto alle altre regioni produttrici di grano dell'Unione Sovietica, erano i kolchoz migliori.
Voi e il CC del PC(b) sapete come Syrtsov e i suoi quadri che sono rimasti in Siberia hanno combattuto contro di me. Nel 1930 hanno formato un gruppo che il PC(b) ha distrutto e condannato come una banda senza scrupoli; ma io sono accusato di sostenere questo gruppo e di essere alla direzione di esso dopo la partenza di Syrtsov dalla Siberia. Colpisce in particolare il materiale sulla mia creazione di una organizzazione nat. [nazionalista] lettone c.r. [contro rivoluzionaria] in Siberia. Uno dei miei accusatori principali è il lituano, non lettone (per quanto ne so, dal momento che so né parlare né leggere il lettone) Turlo, che venne a lavorare in Siberia nel 1935. Ma le confessioni di Turlo circa l’esistenza di una organizzazione nazionalista c.r. partono dal 1924 (questo è molto importante se si vuole vedere con quali metodi provocatori è stata condotta l’indagine nel mio caso). Si aggiunga a ciò, che Turlo non ha nemmeno detto da chi ha saputo l’esistenza dal 1924 dell’organizzazione controrivoluzionaria nat. lettone. Secondo la trascrizione di Turlo, egli è un lituano e si è unito alla organizzazione naz. c.r. lettone con l’obiettivo di separare dall’URSS il territorio, unendola alla Lettonia. Nelle confessioni di Turlo e Tredzen si dice che un giornale lettone in Siberia elogiava la borghese Lettonia, ma non dà una sola citazione, né identifica quale giornale. Devo anche parlare delle accuse di legami con il console tedesco e di spionaggio.
Le confessioni in materia di banchetti presso il console e la mia presunta corruzione morale di attivisti di partito sono rese dell’imputato Vaganov, che è arrivato in Siberia nel 1932 o 1933. Esse partono da1923 (questo è il risultato della stessa provocazione delle confessioni di Turlo): descrizioni di convivio-mania, corruzione morale, ecc., ancora una volta senza indicazione di nessuno da cui abbia appreso questo. La verità è questa: quando ero presidente del comitato esecutivo di zona e non c’era nessun rappresentante del Commissariato degli Affari Esteri, presenziai a ricevimenti presso il console due volte l’anno (il giorno della ratifica della costituzione di Weimar e il giorno della firma del trattato di Rapallo). Ma lo feci su raccomandazione del Commissariato degli Affari Esteri. Non ho ricambiato con banchetti e l’inadeguatezza e scorrettezza di tale comportamento mi è stata pure fatta notare. Non sono mai andato a caccia con il console e non mi sono mai permesso alcuna corruzione morale degli attivisti. La governante che viveva con noi, i lavoratori della sezione economica del comitato esecutivo zona, e gli autisti che guidavano la mia auto possono confermare l’esattezza delle mie parole. La goffaggine di queste accuse è anche evidente dal fatto che, se fossi stato una spia tedesca, i servizi segreti tedeschi mi avrebbero dovuto vietare categoricamente tutti i contatti pubblici con il console, al fine di mantenere la mia copertura. Ma non sono mai stato né un c.r. né una spia. Ogni spia, naturalmente, deve cercare di prendere conoscenza delle decisioni e direttive più segrete. Voi avete detto più volte ai membri del Comitato Centrale in mia presenza che ogni membro del CC ha il diritto di esaminare i file speciali [“osobye papki” – GF] del P.B., ma non ho mai esaminato i file speciali, e Poskrebysev può confermarlo.
Nelle sue confessioni Gailit, ex comandante Militare della Siberia, conferma la provocazione sul mio spionaggio, e sono costretto a descrivervi come queste confessioni sono state costruite.
Nel maggio 1938 il maggiore Ushakov mi stava leggendo un estratto delle confessioni di Gailit che in un giorno libero mi aveva visto camminare insieme con il console tedesco, e lui, Gailit, capì che stavo trasmettendo al console le informazioni segr[ete] che avevo avuto da lui. Quando ho fatto notare a Ushakov che a partire dal 1935 mi accompagnavano un commissario e un agente NKVD, hanno cercato di aggiungere che ero sfuggito da loro in auto. Ma quando ho spiegato che non so guidare, mi hanno lasciato stare. Ora nel mio fascicolo è stata inserita una trascrizione di Gailit da cui quella parte è stata omessa.
Pramnek confessa che ha stabilito legami c.r. con me durante il plenum CC PC (b) del gennaio 1938. Si tratta di una sfacciata menzogna. Non ho mai parlato con Pramnek di nulla, e durante il plenum di gennaio del CC PC (b), dopo che lui ebbe concluso la sua relazione, proprio lì di fronte al tribunale in un gruppo di segretari di comitati regionali che chiedevano di essere ricevuti dal PCA per decidere una serie di questioni, ebbe luogo la seguente conversazione. Pramnek mi chiese se poteva venire al PCA e gli diedi un appuntamento per il giorno seguente dopo mezzanotte, ma non venne. Pramnek mentendo afferma che io allora ero malato, e si può stabilire attraverso i segretari e il commissario del NKVD che, a partire dall’11 gennaio, il giorno che uscii dall’ospedale, ero in Commissariato ogni giorno fino alle 3-4 del mattino. La natura mostruosa di questa calunnia è chiara anche dal fatto che un cospiratore esperto come me stabiliva senza timore un contatto attraverso le parole di Mezhlauk un mese dopo l’arresto di Mezhlauk.
N.I. Pakhomov confessa che anche durante il plenum del giugno 1937 del CC PC(b), lui e Pramnek stavano discutendo di assegnarmi l’incarico come commissario per l’Agricoltura per l’organizzazione c.r.. Ho saputo della mia proposta di nomina solo da voi alla fine del plenum di ottobre 1937 e dopo la fine del plenum ricordo che non tutti i membri del Pb sapevano di questa proposta. Come è possibile credere al tipo di calunnie provocatorie che si trovano nelle confessioni di Pakhomov e Pramnek?
Evdokimov dice di aver saputo della mia partecipazione alla cospirazione nel mese di agosto 1938 e che Ezhov gli disse che stava prendendo provvedimenti per preservare la mia vita.
Nel giugno del 1938 Ushakov mi inflisse tormenti crudeli, per farmi confessare un tentativo di uccidere Ezhov, e queste mie confessioni sono state formulate da Nikolaev ed erano a conoscenza di Ezhov. Potrebbe Ezhov hanno agito in questo modo se ci fosse anche una sola parola di verità in quello che dice Evdokimov?
Ero nella dacia di Ezhov con Evdokimov, ma Ezhov non mi ha chiamato amico o sostenitore e non mi ha abbracciato. Malenkov e Poskrebysev, che erano lì, lo possono confermare.
Nelle sue confessioni Frinovski apre ancora un’altra fonte di provocazione nel mio caso. Egli confessa che, presumibilmente, ha saputo della mia partecipazione alla cospirazione Ezhov nel mese di aprile 1937, e che Mironov (capo del NKVD a Novosibirsk) chiedeva ad Ezhov in una lettera in quel periodo se lui, Mironov, “poteva rivelarsi ad Eiche” riguardo alla cospirazione, come partecipante all’organizzazione cospirativa. Mironov arrivò in Siberia solo alla fine di marzo 1937, e, senza altre istruzioni aveva già ricevuto l’autorizzazione preliminare di Ezhov contro chi condurre una provocazione. Chiunque può capire che ciò che Frinovski confessa non è un tentativo di proteggermi, ma è piuttosto l’organizzazione di una provocazione contro di me. Prima ho sottolineato, nelle confessioni di Turlo e Vaganov, l’anno in cui iniziano le loro confessioni, e la loro goffaggine. Si sarebbe dovuto far notare a Ushakov, che era investigatore capo del mio caso, che le false confessioni estortemi erano contraddette dalle confessioni in Siberia, e le mie confessioni erano trasmesse per telefono a Novosibirsk.
Il che fu fatto con cinismo sfacciato e in mia presenza il tenente Prokofev ordinò una telefonata a Novosibirsk. Ora sono giunto alla parte più vergognosa della mia vita e al mio senso di colpa molto grave contro il partito e contro di voi. Questa è la mia confessione di attività controrivoluzionaria. Il commissario Kobulov mi disse che nessuno poteva inventarsi tutto questo, e davvero non avrei mai potuto pensarlo. Ecco cosa è successo: Non essendo in grado di sopportare le torture a cui sono stato sottoposto da Ushakov e Nikolaev, soprattutto dal primo che sapeva della mia vertebra rotta non adeguatamente riparata e mi ha causato gran dolore, sono stato costretto a accusare me stesso e gli altri.
La maggior parte della mia confessione è stata suggerita o dettata da Ushakov, e il resto è la mia ricostruzione di materiali NKVD della Siberia occidentale per cui mi assunsi ogni responsabilità. Se una parte della storia che Ushakov costruiva e che io firmavo non collimavano bene, sono stato costretto a firmare un’altra variante. La stessa cosa è stata fatta per Rukhimovich, che è stato in un primo momento designato come componente della rete di riserva e il cui nome in seguito è stato rimosso senza dirmi nulla; lo stesso è stato fatto anche con il capo della rete di riserva, presumibilmente creata da Bucharin nel 1935. In un primo momento ho scritto il mio nome e poi mi è stato chiesto di inserire V.I. Mezhlauk. Ci sono stati altri episodi simili.
Devo soffermarmi in particolare sulla leggenda provocatoria del tradimento del PCS lettone nel 1918. Questa leggenda è stato interamente inventato da Ushakov e Nikolaev. Non c’è mai stata alcuna tendenza a favorire la separazione dalla Russia tra i Soc.dem. lituani; io e tutta la generazione dei lavoratori della mia età siamo stati educati alla letteratura russa e in pubblicazioni legali e clandestine rivoluzionarie e bolsceviche. La questione di una entità statale sovietica separata come una repubblica soc. sovietica lettone sembrava così strana per me come per molti altri che al primo congresso dei soviet a Riga ho preso posizione contro di essa e non ero il solo. La decisione concernente l’istituzione di una repubblica sovietica è stata presa solo dopo che era stato annunciato che questa è stata la posizione del CC del PCR(b).
Ho lavorato solo per circa due settimane nella Lettonia sovietica e alla fine di novembre 1918 sono partito per fare il lavoro richiesto in Ucraina e lì sono rimasto fino al crollo del potere sovietico in Lettonia. Riga è caduta perché era in realtà quasi circondata dai bianchi. In Estonia i bianchi erano vittoriosi e occuparono Balk. I bianchi presero inoltre Vilnius e Mitava e stavano avanzando su Dvinsk. A questo proposito già nel marzo 1919 era stato proposto di evacuare Riga, ma resistette fino al 15 maggio 1919.
Non sono mai stato in riunioni c.r. con Kossior o Mezhlauk. Tali riunioni indicate nelle mie confessioni si sono svolte alla presenza di un certo numero di altre persone che potrebbero anche essere consultate. La mia confessione di legami c.r. con Ezhov è la macchia più nera sulla coscienza. Ho reso queste false confessioni quando l’investigatore mi aveva ridotto al punto di perdere coscienza interrogandomi per 16 ore. Quando disse, come ultimatum, che avrei dovuto scegliere tra due possibilità (una penna o un manganello di gomma) allora io, credendo che mi avessero portato nella nuova prigione per fucilarmi, ancora una volta ha dimostrato la più grande viltà e ho reso confessioni infamanti. Non mi importa dei crimini che mi sono attribuito, se mi sparano il più presto possibile. Ma sottopormi di nuovo a percosse per quel c.r. scoperto e arrestato di Ezhov, che aveva condannato me, che mai avevo fatto nulla di criminoso, andava oltre le mie forze.
Questa è la verità sul mio caso e su di me. Ogni passo della mia vita e del mio lavoro può essere verificato, e mai troverò qualcosa di diverso dalla devozione al Partito e a voi.
Chiedo ed imploro che voi esaminiate di nuovo il mio caso, e ciò non allo scopo di risparmiare me, ma al fine di smascherare la vile provocazione che è come un serpente attorcigliato intorno a molte persone, in parte anche a causa della mia vigliaccheria e diffamazione criminale. Non ho mai tradito o il partito. So di morire a causa del vile, squallido lavoro dei nemici del partito e del popolo, che hanno fabbricato la provocazione contro di me. Il mio sogno è stato e rimane il desiderio di morire per il partito e per voi.
Eiche
La dichiarazione originale si trova nell’archivio investigativo su Eiche
“Riabilitazione per liste”
MEMORANDUM DI I.A. SEROV E R.A. RUDENKO AL CC PCUS CONCERNENTE LA REVISIONE DEI CASI E LA RIABILITAZIONE dei membri e dei candidati del CC AUCP (b) approvato al XVII Congresso del AUCP (b)
2 Mar 1956
CC PCUS
Dopo aver esaminato i casi di quei membri e candidati del CC AUPC (b) eletti al XVII Congresso del Partito, che sono stati condannati, il Comitato per la Sicurezza di Stato [KGB] del Consiglio dei Ministri dell’URSS e la Procura dell’URSS hanno stabilito che la maggior parte di questi casi sono stati falsificati dagli organi investigativi e che le cosiddette confessioni di colpevolezza delle persone arrestate sono state ottenute come risultato di gravi percosse e provocazioni.
Dopo aver segnalato questo, riteniamo opportuno proporre al Collegio militare della Corte suprema dell’URSS la revisione e la riabilitazione postuma delle persone illegalmente condannate ed elencate di seguito:
1. Kossior Stanislav Vikent'evich – ex vice-presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo dell’URSS, membro del PCUS dal 1907.
2. Eiche Robert Indrikovich – ex commissario del popolo per l’agricoltura dell’Unione Sovietica, membro del PCUS dal 1905.
3. Bubnov Andrei Sergeevic – ex Commissario del Popolo per l’Educazione della RSFSR [la Repubblica russa], membro del PCUS dal 1903.
4. Evdokimov Efim Georgievich – ex segretario del Comitato regionale Azov-Mar Nero del partito, membro del PCUS dal 1918.
...
6. Kabakov Ivan Dmitrievich – ex segretario del comitato della regione di Sverdlovsk del partito, membro del PCUS dal 1914.
...
14. Rukhimovich Moisei Lvovich – ex Commissario del Popolo per l’industria della difesa del RSFSR, membro del PCUS del 1913.
...
I casi riguardanti le accuse di altri membri e membri candidati del AUCP CC (b), membri della Commissione di controllo del Partito, del controllo sovietico, e della Commissione centrale di revisione, che sono stati eletti al XVII Congresso del Partito, saranno anche riesaminati e segnalati al CC PCUS.
Chiediamo una decisione.
Presidente del Comitato per la Sicurezza dello Stato
Del Consiglio dei Ministri dell’URSS
I. Serov
Il Procuror [procuratore] generale dell’URSS
R. Rudenko
Il decreto di riabilitazione dal Presidium del CC PCUS seguì senza indugio:
5 marzo 1956
No. 3.II.54 – Oggetto: riabilitazione postuma dei membri illegalmente condannati del CC PC (b), eletti al XVII Congresso del Partito.
Si conferma la proposta del Presidente del Comitato per la Sicurezza di Stato del Consiglio dei Ministri dell’URSS. com. Serov e del Procuratore generale dell’URSS. com.Rudenko concernente la revisione dei casi e la riabilitazione postuma dei membri illegalmente condannati del CC PC (b), e membri candidati del CC PC (b), eletti al XVII Congresso del Partito: Kossior SV, RI Eiche, Bubnov AS , Evdokimov EG, ... Kabakov ID, ... Rukhimovich M.
Per decenni si è ipotizzato che Krusciov avesse attaccato Stalin per i motivi addotti nel "Rapporto segreto.” Ma ora che abbiamo stabilito che le accuse o "rivelazioni” di Krusciov contro Stalin nel rapporto sono false, la questione ritorna con ancora maggior forza: che cosa in realtà stava accadendo?
Perché Krusciov attaccò Stalin? Quali erano i suoi veri motivi? Le ragioni dichiarate non possono essere quelle vere. Le “rivelazioni” di Krusciov sono false, e Krusciov lo sapeva (nella maggior parte dei casi), o non se ne curava.
Krusciov aveva certo delle motivazioni reali, proprio quelle di cui non parlò nel suo discorso al XX Congresso del Partito, ed anche per il resto della sua vita. In altre parole, “dietro” il “rapporto segreto” noto al mondo vi è un altro vero e proprio “discorso segreto” – che è rimasto “segreto”, mai pronunciato. Lo scopo di questo saggio è sollevare la questione, più che dare una risposta. Mi limiterò a citare alcune possibili aree per ulteriori indagini, alcune ovvie, altre meno.
Sicuramente Krusciov, spostando la colpa su Stalin e avviando le “riabilitazioni”, voleva prevenire che qualcuno tirasse in ballo il suo ruolo nelle repressioni di massa ingiustificate degli anni ’30. Probabilmente valutava che le “riabilitazioni” lo avrebbero reso ben visto presso gran parte dell'élite del partito, indipendentemente dal fatto che i “riabilitati” fossero colpevoli o no; forse soprattutto a Mosca e in Ucraina, dove la sua fama di artefice di repressioni di massa era meritata e ampiamente nota. Spostare la colpa su Stalin morto, rassicurare quelli che avevano subito la repressione, e, cosa altrettanto importante, i familiari superstiti, avrebbe attenuato l'animosità che molti dovevano avere nei suoi confronti.
Il discorso di Krusciov finora è stato preso per oro colato. La ricerca qui pubblicata dimostra che farlo è un errore. Questo ci rimanda una serie di questioni. Perché Krusciov pronunciò il discorso? Perché si è spinto a tanto: ricerche fasulle, occultamento di documenti autentici, perché tanti sforzi politici per un discorso che in effetti non fu nient’altro che falsità?
Il Partito Comunista Cinese aveva una risposta. Si pensava che Krusciov e i suoi alleati volessero portare l'URSS su un binario politico nettamente diverso da quello che consideravano avesse preso sotto Stalin. Abbiamo brevemente accennato ad alcune orientamenti economici e politici instaurati sotto Krusciov che la direzione del PC cinese considerava l'abbandono di fondamentali principi marxisti-leninisti.
Ci deve essere qualcosa di vero in questa teoria. Ma una base per idee di questo tipo esisteva già in URSS. Le origini di queste politiche, ora identificate con Krusciov e gli epigoni Breznev e gli altri, sono da ricercare nell'immediato periodo post-stalinista, molto prima che Krusciov giungesse a controllare la direzione sovietica. In realtà, molte scelte possono essere fatte risalire alla fine degli anni ‘40 e primi anni ‘50, il periodo dell’"ultimo Stalin”.
È difficile discernere in che misura lo
stesso Stalin sostenesse o fosse contrario a queste politiche. Negli
ultimi anni è stato sempre meno attivo politicamente. Sembra che Stalin
abbia cercato periodicamente di affermare un percorso diverso verso il
comunismo, – per esempio con il suo ultimo libro Problemi economici
del socialismo in URSS (1952), e al XIX Congresso del Partito,
ottobre 1952. Più tardi, Mikoian scrisse che le idee Stalin verso la
fine erano “una deviazione di estrema sinistra”.
Ma subito dopo la morte di Stalin, la
“direzione collettiva” di comune accordo ignorò il libro di Stalin e
lasciò cadere il nuovo sistema di direzione del partito.
Krusciov usò il suo attacco contro Stalin e Beria come arma contro gli altri della “direzione collettiva”, soprattutto Malenkov, Molotov e Kaganovic. Questa linea era tuttavia piena di rischi. Come poteva sapere che non lo avrebbero accusato ugualmente, o anche più? Forse perché Krusciov poteva contare su alleati come Pospelov, che lo aiutarono a “bonificare” gli archivi che documentavano la sua partecipazione a repressioni di massa.
Krusciov potrebbe aver anche capito che con Beria ormai fuori gioco, era lui il solo ad avere un “programma": un piano preciso e l'iniziativa per realizzarlo. Possiamo vedere in retrospettiva che gli altri membri del Presidium erano incredibilmente passivi durante questo periodo. Forse avevano fatto sempre affidamento su Stalin che prendeva le iniziative e le decisioni importanti. O forse la passività apparente nascondeva una lotta politica interna al gruppo dirigente.
Lo storico Iuri Zhukov ha esposto una terza teoria, secondo la quale l’obiettivo di Krusciov era di chiudere decisamente la porta alle riforme democratiche volute da Stalin e che coloro che erano stati alleati di Stalin nel Presidium (fino all’ottobre 1952 chiamato Politburo), in particolare Malenkov, cercavano ancora di promuovere. Tali riforme erano volte a togliere al partito il controllo sulla politica, l'economia e la cultura, affidandole nelle mani di Soviet eletti. Questa sarebbe stata una “perestroika” (ovvero “ristrutturazione") virtuale, ma entro i limiti del socialismo, in contrasto con la vera e propria restaurazione del capitalismo predatorio a cui portò la successiva"perestroika” di Gorbaciov.
Zhukov descrive minuziosamente una serie di momenti nella lotta che vedeva Stalin e i suoi alleati che volevano rimuovere il partito dalle leve del potere, contro il resto del Politburo, che si opponeva fermamente. Nel maggio del 1953, poco dopo la morte di Stalin, il ramo esecutivo del governo sovietico, il Consiglio (Soviet) dei ministri, deliberò di privare gli esponenti del Partito delle loro “buste”, o emolumenti extra, riducendo il loro guadagno di uno o due livelli rispetto alle corrispondenti figure governative . Secondo Zhukov, fu Malenkov a promuovere questa riforma. Essa è coerente con il progetto di dare più potere al governo sovietico e ridimensionare il ruolo del Partito, estromettendo il Partito dalla gestione del paese, dell’economia e della cultura. È significativo che fu fatto prima della repressione illegale di Lavrentii Beria, che come ora sappiamo, sostenne questo stesso progetto.
Alla fine di giugno 1953 Beria fu liquidato, con l'arresto e il carcere o con un eclatante omicidio. Nel mese di agosto Krusciov riuscì, non sappiamo come, a ripristinare gli emolumenti speciali per i funzionari di rango elevato del Partito e persino a fare avere loro i tre mesi di arretrati che avevano perso. Tre settimane più tardi, proprio alla fine della Riunione Plenaria del CC, venne ripristinata la carica di Primo segretario del partito (fino al 1934 si chiamava ‘Segretario Generale’) e Krusciov fu eletto per ricoprire tale carica. È difficile non vedere questo come ricompensa della nomenklatura del Partito per il “loro uomo”.
Zhukov conclude:
È mia ferma convinzione che il vero significato del XX Congresso sta proprio in questo ritorno dell'apparato del partito al potere. È stata la necessità di nascondere questo fatto ... che ha reso necessario distogliere l'attenzione dagli eventi contemporanei concentrandoli sul passato con l'aiuto del “Rapporto segreto”[207]
Le prime due spiegazioni, quella anti-revisionista o “cinese” e la “lotta di potere”, sicuramente contengono elementi di verità. A mio parere, tuttavia, la teoria di Zhukov dà una spiegazione migliore dei fatti in questione, ed è anche coerente con il contenuto del Rapporto segreto e con il fatto che, come abbiamo scoperto, è in pratica del tutto falso.
Stalin e i suoi sostenitori avevano portato avanti un progetto di democratizzazione dell'Unione Sovietica attraverso elezioni competitive. Sembra che il loro piano fosse spostare il centro del potere nell’Unione Sovietica dai leader di partito come Krusciov a rappresentanti di governo eletti. In questo modo si sarebbero anche gettate le basi per il ripristino del Partito come organizzazione di persone impegnate nella lotta per il comunismo, piuttosto che per la carriera o per il guadagno personale.[208] Sembra che Krusciov abbia avuto l’appoggio dei Primi segretari del partito, determinati a sabotare questo progetto e a perpetuare le proprie posizioni di privilegio.
Krusciov perseguì linee politiche, interne ed esterne, che gli osservatori contemporanei riconobbero come una rottura netta rispetto a quelle che caratterizzavano la guida di Stalin. In realtà cambiamenti politici simili anche se non identici a quelli avviati o sostenuti più tardi da Krusciov, ma sostanzialmente simili furono iniziati subito dopo la morte di Stalin, quando lo stesso Krusciov era ancora solo un membro come altri, e non il più importante, del Presidium del CC.[209] Tra le “riforme” più spesso citate che andavano direttamente contro le politiche sostenute lungamente da Stalin, vi erano:
· Uno spostamento verso riforme orientate al “mercato";
· Un concomitante allontanamento dall'industria pesante e la realizzazione di mezzi di produzione, verso la produzione di beni di consumo;
· Nella politica internazionale, un allontanamento dal concetto tradizionale marxista-leninista dell’inevitabilità dello scontro bellico con l'imperialismo fintanto che l'imperialismo esiste, verso l’evitamento ad ogni costo di qualsiasi atto di guerra diretta con l'imperialismo;
· Dare minor importanza alla classe operaia come avanguardia della rivoluzione sociale, al fine di enfatizzare possibili alleanze con altre classi;
· Il concetto nuovo che lo stesso capitalismo poteva essere superato senza rivoluzioni, grazie alla “competizione pacifica” e alla via parlamentare;
· L'abbandono dei piani di Stalin di passare alla fase successiva del socialismo, verso il comunismo vero e proprio.
Krusciov non avrebbe potuto prendere il potere, né il suo “Rapporto Segreto” potrebbe essere stato concepito, studiato, pronunciato e aver ottenuto il successo che ebbe, senza cambiamenti profondi nella società sovietica e nel Partito comunista dell'Unione Sovietica.[210]
Altrove Zhukov ha sostenuto che sembra siano stati i Primi segretari, guidati da Robert Eiche, ad aver dato inizio alle repressioni di massa del 1937-1938.[211] Lo stesso Krusciov, uno di quei potenti Primi segretari, fu coinvolto molto pesantemente nella repressione su larga scala, con l’esecuzione di migliaia di persone.
Molti di questi Primi segretari furono poi a loro volta processati e giustiziati. Alcuni di loro, come Kabakov, vennero accusati di far parte di una cospirazione. Altri, come Postyshev, furono accusati, almeno inizialmente, di repressioni di massa ingiustificate di membri del Partito. Anche Eiche sembra rientrare in questo gruppo. In seguito molti di questi uomini furono accusati di far parte essi stessi di vari complotti. Krusciov fu uno dei pochi Primi segretari degli anni 1937-1938 che non solo sfuggì a tali accuse, ma fu anche promosso.
Può darsi che Krusciov fosse parte di un complotto – e uno dei membri di livello più elevato a non essere scoperto? Non possiamo né provare né smentire questa ipotesi. Ma spiegherebbe tutte le prove ora abbiamo.
Il Discorso di Krusciov è stato descritto come indirizzato alla riabilitazione di Bucharin. Alcuni personaggi del processo di Mosca “Bucharin” furono in realtà riabilitati. Quindi sarebbe stato logico includere Bucharin. Ma ciò non fu fatto. Krusciov stesso scrisse che voleva riabilitare Bucharin, ma non lo fece a causa dell'opposizione di alcuni leader comunisti stranieri. Mikoian scrisse che i documenti erano già stati firmati, ma fu Krusciov a tirarsi indietro. [212]
Di tutti i condannati dei tre grandi Processi di Mosca, perché Krusciov voleva riabilitare proprio Bucharin? Deve aver provato una profonda lealtà verso Bucharin più che verso altri. Forse era solo per le idee di Bucharin. Ma non è l'unica spiegazione possibile.
Dai tempi di Krusciov, ma soprattutto dalla riabilitazione formale nel 1988 con Gorbaciov, l’“innocenza” di Bucharin è stata data per scontata. In un articolo pubblicato di recente, Vladimir L. Bobrov ed io abbiamo dimostrato che non vi è motivo di pensare che sia vero.[213] Le prove che abbiamo – solo una piccola parte di quelle di cui disponeva il governo sovietico negli anni 1930 – suggeriscono in modo schiacciante che Bucharin era in realtà coinvolto in un complotto di ampia portata. In un altro studio pubblicato recentemente in russo,[214] abbiamo dimostrato che il decreto di riabilitazione di Bucharin dell’era Gorbaciov, emesso nella Riunione Plenaria della Corte Suprema Sovietica del 4 febbraio 1988, contiene deliberate falsificazioni.
Secondo questa teoria Bucharin disse la verità nella sua confessione al processo nel marzo del 1938 a Mosca. Ma sappiamo che Bucharin non disse tutta la verità. Getty suggerisce che Bucharin cominciò a confessare solo dopo che Tukhachevsky ebbe confessato, ed è logico pensare che Bucharin in prigione poteva venirlo a sapere e solo allora fece il nome di Tukhachevsky.
Ci sono prove che Bucharin sapesse di altri cospiratori di cui non fece il nome. Secondo lo stesso Frinovski, uno di loro era Ezhov.[215] Ciò appare credibile, alla luce degli elementi di prova su Ezhov che ora abbiamo a disposizione. Potrebbe anche Krusciov essere stato uno di loro – sia che Bucharin lo sapesse o no? Se così fosse, sarebbe stato un cospiratore di assoluto rilievo, e quindi segretissimo.
Da quello che possiamo ora affermare, Krusciov “represse” un numero enorme di persone – forse più di ogni altro individuo a parte Ezhov e i suoi uomini e forse anche Robert Eiche. Forse ciò accadde perché fu Primo segretario a Mosca (città e provincia) fino al gennaio 1938, e in seguito Primo segretario in Ucraina. Si tratta di due grandi aree. Supponendo che ci fosse una cospirazione basata sul partito, o il sospetto di una cospirazione, è logico pensare che sarebbe stata forte a Mosca, e l’Ucraina aveva sempre avuto la sua quota di opposizione nazionalista. Frinovski afferma apertamente che lui e Ezhov “repressero” – torturarono, produssero false confessioni, assassinarono legalmente – un gran numero di persone, al fine di apparire più leali dei lealisti e coprire quindi la propria attività di cospiratori. Questa ammissione da parte di Frinovski non è solo credibile; è l'unica spiegazione che abbia un senso. Ezhov stesso citò la motivazione ulteriore di accrescere l’insoddisfazione nei confronti del sistema sovietico, al fine di facilitare le rivolte in caso di invasione straniera.[216]
Sembra che Postyshev e Eiche, due Primi segretari che repressero molte persone innocenti, agirono per motivi simili, e sappiamo che almeno Eiche ha operato in tal senso a stretto contatto con Ezhov. È possibile che altri Primi segretari abbiano agito in questo modo? In particolare, non è possibile che Krusciov abbia organizzato giganteschi complotti, processi clandestini, esecuzioni, al fine di coprire la propria partecipazione?
Spiegazioni alternative sono le seguenti: (1) diverse centinaia di migliaia di persone erano in realtà colpevoli di cospirazione; oppure (2), queste persone furono massacrate semplicemente perché “Stalin era paranoico” – cioè voleva uccidere chiunque avrebbe potuto rappresentare un pericolo in futuro. Ma sappiamo che fu Krusciov, non Stalin e il Politburo, che prese l’iniziativa di richiedere “limiti” più elevati al numero di persone da reprimere. E nessuno ha mai affermato che Krusciov fosse “paranoico”.
Anti-comunisti, trotzkisti, ed aderenti al paradigma “totalitario” hanno di norma abbracciato la spiegazione “paranoia”, anche se in realtà non “spiega” nulla, ma è piuttosto un espediente per la mancanza di una spiegazione. Sappiamo ora che non è così. Non fu Stalin, ma i membri del CC – e, in particolare, i Primi segretari – che diedero inizio alle repressioni e alle esecuzioni di massa.
Frinovski afferma esplicitamente che Bucharin sapeva che Ezhov faceva parte della cospirazione “destro-trotskista”, ma si rifiutò di fare il nome di Ezhov nelle sue confessioni o al processo. Frinovski sostiene che ciò avvenne perché Ezhov aveva detto a Bucharin che sarebbe stato risparmiato in cambio del suo silenzio. Ciò è possibile – anche se è una spiegazione che non fa onore a Bucharin, che, dopo tutto, era un bolscevico, veterano delle giornate più sanguinose della rivoluzione di Ottobre 1917 a Mosca.
I rivoluzionari clandestini a volte preferivano la morte, piuttosto che denunciare tutti i loro compagni. Perché non ammettere che Bucharin potrebbe essersi rifiutato di fare il nome di Ezhov solo per questo motivo? Sappiamo che Bucharin non aveva, infatti, detto “tutta la verità” in nessuna delle sue dichiarazioni precedenti al suo processo. Perché non l’ha fatto? Può darsi che non fosse ancora “disarmato”, e che stesse ancora combattendo contro Stalin? Le dichiarazioni servili di Bucharin di “amare” Stalin “profondamente”[217] sono imbarazzanti da leggere. Non è possibile che fossero sincere, e Stalin difficilmente avrebbe potuto crederci più di quanto noi possiamo crederci oggi.
Abbiamo visto che Bucharin fece il nome di Tukhachevsky dopo aver saputo che quest'ultimo era stato arrestato e aveva confessato. Se Bucharin, per qualsiasi motivo, andò all’esecuzione senza nominare Ezhov come parte del complotto – come poi affermò Frinovski – perché non potrebbe aver protetto anche altri co-cospiratori?
Non possiamo sapere con certezza se Krusciov fosse uno di questi cospiratori clandestini, o se Bucharin sapesse di lui. Ma sappiamo che cospiratori contro il governo continuarono ad esistere nell’URSS dopo il 1937-38.[218] e che alcuni di loro occupavano cariche di rilievo. Sappiamo anche che Krusciov rimase fedele a Bucharin anche molto tempo dopo la sua morte.
L'ipotesi che Krusciov possa essere stato un membro segreto di un settore delle tante ramificazioni della “cospirazione destro-trotskista” è resa ancora più probabile dal fatto che fu certamente coinvolto in una serie di altre cospirazioni di cui non sappiamo.
· Il 5 marzo 1953, con Stalin in fin di vita, i vecchi membri del Politburo si incontrarono e abolirono il Presidium allargato che era stato approvato al XIX Congresso del Partito nell'ottobre precedente. Questo fu praticamente un coup d’état in seno al partito, non votato, né discusso, dal Presidium o dal Comitato Centrale.
· Krusciov era la forza motrice dietro la cospirazione per “reprimere” – arrestare, forse uccidere – Lavrentii Beria. Sappiamo anche che quest’arresto non fu programmato con molto anticipo, perché è stata pubblicata una prima stesura del discorso di Malenkov per la riunione del Presidio in cui avvenne l'arresto (o l’omicidio). Quell’abbozzo di discorso prevedeva solo la rimozione di Beria dal vertice dell’insieme combinato di MVD-MGB e dalla vice presidenza del Consiglio dei Ministri, e la nomina di Beria come ministro dell'industria petrolifera.
· Krusciov poté negare agli altri membri del Presidio accesso ai documenti esaminati dal Rapporto Pospelov e dalle commissioni di riabilitazione; egli doveva quindi essere a capo di un altro gruppo cospirativo che avrebbe fornito informazioni a lui, ma non ad altri.
Questa cospirazione doveva includere Pospelov, che scrisse il Rapporto e anche Rudenko poiché costui firmò tutti i rapporti di riabilitazione più importanti. Non è ancora stata fatta una ricerca su come furono preparate le relazioni della commissione Pospelov per la riabilitazione. Si può supporre che gli altri membri delle commissioni di riabilitazione, oltre ai ricercatori e agli archivisti che trovarono i documenti per queste relazioni e per Pospelov, avessero giurato il silenzio, o in realtà erano anche loro parte della cospirazione.
Sappiamo i nomi e poco altro su alcune delle persone che, presumibilmente, esaminarono i materiali dell’indagine. Per esempio sappiamo che un certo Boris Viktorov fu uno dei giuristi coinvolti nelle riabilitazioni. Nella Pravda del 29 aprile 1988 c’è almeno un articolo su Viktorov e il suo lavoro, il cui scopo era quello di riaffermare l'innocenza del Maresciallo Tukhachevsky e degli altri comandanti militari condannati con lui l’11 giugno 1937. Nel 1990 Viktorov pubblicò un libro affermando di fornire particolari su molte altre repressioni.
Il suo resoconto è certamente una copertura manipolata. Viktorov afferma la loro innocenza, ma non può dimostrarla. Egli cita un documento contestato e ignora alcune prove schiaccianti che egli stesso aveva certamente visto e che non furono rese pubbliche quando scriveva, ma che ora abbiamo. Quindi Viktorov faceva almeno parte della “cospirazione” per fornire a Krusciov le false prove che coloro di cui si parla nel Rapporto erano in realtà innocenti.
Vi è consenso generale sul fatto che, dopo aver preso il potere, Krusciov fece esaminare a fondo gli archivi e molti documenti furono rimossi e senza dubbio distrutti.[219] Gli stessi studiosi concordano sul fatto che quei documenti probabilmente avevano a che fare con il ruolo di Krusciov nelle repressioni di massa degli ultimi anni ’30. Ora che sappiamo che Krusciov falsificò praticamente ogni affermazione nel suo rapporto segreto, e che anche le relazioni di riabilitazione e il Rapporto Pospelov furono pesantemente falsificati, sembra probabile che Krusciov fece eliminare anche altri documenti.
Un lavoro in grande stile, che richiedeva molti archivisti e l’esigenza di una supervisione. Sembra un lavoro troppo vasto perché sia stato affidato solo a Rudenko e Pospelov. Avrebbe dovuto coinvolgere un gran numero di ricercatori e funzionari tra i quali, certo, funzionari di partito fedeli a Krusciov, ma ancora a noi sconosciuti. Naturalmente costoro dovevano sapere quali prove Krusciov nascondeva o distruggeva.
Nel gennaio 1938 Krusciov era stato rimosso da Primo segretario di partito della città e dell’oblast di Mosca e inviato in Ucraina come Primo segretario. Lo sostituì a Mosca Alexandr Sergeevic Shcherbakov.
Nelle sue memorie Krusciov mostra un vero e proprio odio per Shcherbakov, anche se le ragioni citate da Krusciov sono vaghe. La recente biografia di Shcherbakov redatta da A.N. Ponomarev e pubblicata dall’Archivio Centrale di Mosca esamina in dettaglio l'ostilità di Krusciov. Secondo questo studio, l'odio di Krusciov per Shcherbakov può essere ricondotto al fatto che quest'ultimo si rifiutò di permettere a Krusciov di gonfiare i dati del raccolto conteggiando due volte il grano da semina come grano del raccolto.[220]
Più pericoloso per Krusciov fu il ruolo di Shcherbakov nel processo d’appello intentato dai membri del partito espulsi da Krusciov nel 1937-38, quando Krusciov era a capo dell’oblast di Mosca e dei comitati della città; il 90% dei ricorsi sono stati accolti, e furono reintegrati in più di 12.000 soltanto nell’anno 1937. Ciò che Ponomarev non dice è che un gran numero di quei membri del partito erano stati giustiziati, e gli appelli portati avanti dalle loro famiglie.[221]
Krusciov era, naturalmente, membro della troika che decise quelle repressioni di massa, anche se a volte veniva rappresentato da un sostituto. Tutti gli altri membri della troika di Mosca furono giustiziati per repressioni illegali. È logico concludere che lo stesso Krusciov si sentisse estremamente vulnerabile. Pochi altri primi segretari, o forse nessun altro, (Krusciov dal 1939 si trovava in Ucraina), si erano resi responsabili di così tante espulsioni ed esecuzioni, di una “repressione” così vasta, come lo era stato lui.
Ponomarev cita anche altre prove della freddezza di Shcherbakov verso Krusciov. Al XVIII Congresso del partito nel 1939 Shcherbakov presentò una relazione in cui di proposito non menzionò neppure una volta il suo predecessore Krusciov. Georgii Popov, secondo segretario sia con Krusciov sia con Shcherbakov, elogiò volutamente Krusciov nel suo intervento – un fatto che mise in risalto il silenzio di Shcherbakov.[222]
Utilizzando testimonianze della famiglia di Shcherbakov ed elementi di prova dagli archivi di Mosca, Ponomarev si premura di confutare una serie di accuse di Krusciov contro Shcherbakov nelle sue memorie – per esempio, l’affermazione che Shcherbakov fosse un alcolizzato grave.[223] Secondo i suoi figli, Shcherbakov beveva raramente.[224] Ponomarev descrive minuziosamente il perfido comportamento di Krusciov verso la famiglia Shcherbakov: dopo la morte di quest’ultimo. Krusciov fu in buoni rapporti con loro mentre Stalin era in vita. Ma una volta al potere, Krusciov li privò della loro dacha e cancellò tutto ciò che commemorava Shcherbakov.
Di sicuro, Krusciov era una serpe; per usare lo stesso linguaggio che Krusciov usò contro Shcherbakov ormai morto, aveva il carattere di un “serpente velenoso”.[225] Anastas Mikoian, anche se suo stretto alleato politico, descrive Krusciov come disonesto e sleale nei confronti delle persone, e anche disonesto nel suo resoconto di eventi storici.[226] Ma perché Krusciov fu così vendicativo verso Shcherbakov e la sua famiglia? Perché odiava tanto Shcherbakov?
Nelle sue memorie Krusciov non dice che Shcherbakov aveva contribuito a smascherare A.V. Snegov come cospiratore nel 1937. Krusciov poi divenne molto amico di Snegov, lo fece liberare da un campo di lavoro, gli diede un posto importante, si consultò con Snegov e lo citò nel suo Discorso segreto. Secondo il genero di Krusciov, Alexei Adzhubej, Snegov divenne amico e confidente di Krusciov.[227]
Perché Krusciov sarebbe stato così
parziale verso Snegov da intercedere personalmente per far liberare
Snegov da un campo nel 1954 e poi promuoverlo e favorirlo tanto? Una
buona ipotesi potrebbe essere che Krusciov era amico di Snegov da lungo
tempo, prima che Senegov
fosse arrestato. Forse Krusciov gestì le cose in modo tale che Snegov
evitò l'esecuzione, anche se sembra che ci fossero molte prove contro di
lui, e infatti era nella “Categoria uno”.
Dato che Krusciov e Snegov dovevano essere stati in stretti rapporti; che Snegov fu condannato per coinvolgimento in una cospirazione; che Krusciov si prese la briga di “salvare” e favorire Snegov (che non era un membro di alto rango del Partito, certo non una persona potente); non è forse logico supporre che Snegov sapesse qualcosa di Krusciov? Naturalmente, Krusciov avrebbe potuto senza dubbio far uccidere Snegov. Ma dal momento che erano vecchi compagni, si spiegherebbe perché Krusciov fece quella scelta, favorire Snegov.
Studiosi contemporanei hanno stabilito che Krusciov si precipitò a coprire le prove del proprio ruolo nella repressione di massa. Nel periodo di Stalin molti dirigenti del partito e molti uomini del NKVD furono processati e giustiziati per tali abusi. Ne consegue che Krusciov avrebbe vissuto per molti anni nel timore che il suo ruolo nelle repressioni di massa ingiustificate venisse alla luce. La sua paura sarebbe stata tanto più grande se, come sospettiamo, lui stesso fosse stato coinvolto in un complotto destro-trotskista e ne avesse semplicemente evitato la scoperta.
Shcherbakov non solo era in grado di conoscere meglio di chiunque altro il ruolo di Krusciov nelle repressioni di massa.[228] Era anche abbastanza importante al punto che la sua parola avrebbe goduto di grande considerazione presso Stalin e il Politburo. Nel maggio 1941 Shcherbakov divenne uno dei segretari del Comitato Centrale, una posizione più potente di quella di Krusciov.
Shcherbakov morì nel maggio 1945, quando aveva soltanto 44 anni. Aveva avuto un attacco di cuore il 10 dicembre 1944, e da allora era stato in convalescenza a casa. Il 9 maggio 1945 i suoi medici gli permisero alzarsi per andare a Mosca a festeggiare la vittoria duramente conquistata contro la Germania nazista. Questo evento gli causò un ultimo infarto che lo portò alla morte il 10 maggio.
Perché i medici di Shcherbakov permisero che un uomo con problemi di cuore lasciasse il letto, quando il trattamento di base è completo riposo a letto?[229] Uno dei medici di Shcherbakov, Etinger, confessò a M.T. Likhachev che lo interrogava, di aver “fatto tutto il possibile per ridurre la durata della vita di Shcherbakov”, poiché riteneva che Shcherbakov fosse un anti-semita.[230] Quando fu interrogato da Abakumov, ministro della Sicurezza dello Stato (capo del MGB), Etinger ritirò la sua confessione, ma in seguito ripeté nuovamente quanto aveva detto. Non molto tempo dopo morì in carcere.
Tutto questo è parte di ciò che più tardi divenne il “Complotto dei medici”, una faccenda molto torbida i cui elementi fondamentali furono certamente inventati. La confessione di Etinger potrebbe essere stata forzata, e lui potrebbe non essere colpevole di aver provocato la morte di Shcherbakov con un trattamento sbagliato. Inoltre, anche i medici del “Complotto dei medici” che avevano in cura Andrej Zdanov, nel 1948 ammisero di averlo curato male causandone la morte. Non solo avevano permesso al loro paziente di alzarsi dal letto e andare in giro; avevano chiamato un medico perché facesse un elettrocardiogramma e, quando la cardiologa riferì che Zdanov aveva avuto un attacco di cuore, le dissero che si sbagliava, si rifiutarono di crederle e persino di lasciare che lei scrivesse la sua diagnosi nella relazione sulla salute di Zdanov. Piccoli “errori”! In realtà, il loro comportamento soddisfa tutti i requisiti di una “cospirazione” – ma se la loro cospirazione mirava ad uccidere i capi del partito, cosa di cui più tardi vennero accusati, o semplicemente a “coprirsi” l’un l’altro, è tutt’altro che chiaro.
Ci sono altre storie simili. Al processo Bucharin di Mosca del marzo 1938, Rykov e altri due medici, Pletnev e Levin, avevano confessato un complotto per provocare la morte dello scrittore Maxim Gorkii, di Valeriano V. Kuibyshev, membro del Politburo, e di Vyacheslav Menzhinsky,capo del OGPU, di cui Iagoda era il vice e che Iagoda voleva togliersi di torno il più presto possibile.
Ora abbiamo la conferma di tali accuse da interrogatori inediti pre-processuali di Iagoda e anche da diversi confronti ochnye stavki, ossia “faccia a faccia”, tra Iagoda e i medici Levin e Pletnev, nonché tra Kriuchkov e Levin.
Abbiamo ora anche due interrogatori pre-processuali di Avel Enukidze che confermano in linea di massima le confessioni di Iagoda. Il dottor Levin ammette persino di avere avuto contatto diretto con Enukidze. Chi scrive ha fatto uno studio sulla “riabilitazione” del dottor Pletnev e sulla cosiddetta “ricerca” su cui si fondava. Lo studio conclude che anche la “riabilitazione” di Pletnev venne falsificata. Pletnev ammise la colpa e non ritrattò mai tale ammissione.[231]
Nel giugno 1957 uno degli imputati del “processo Bucharin”, Akbal Ikramov, fu “riabilitato”. L’unica prova addotta per affermare che Ikramov era stato accusato ingiustamente fu che coloro che lo accusavano, tra cui Bucharin, avevano anche accusato altri che già erano stati “riabilitati.[232] Nessuna attestazione sul fatto che né Ikramov, che aveva confessato al processo, né alcuno dei suoi accusatori agirono sotto costrizione.
Nel dicembre 1957 diversi altri imputati erano stati “riabilitati” nello stesso modo. Anche se i rimanenti imputati non vennero “riabilitati” fino al 1988, sotto Gorbaciov, questa fu solo una formalità. In un convegno nazionale degli storici, nel 1962, fu chiesto a Pospelov che cosa si sarebbe dovuto dire nelle scuole circa gli imputati. Rispose che “Naturalmente né Bucharin né Rykov erano spie o terroristi.”[233] Tuttavia, Pospelov rifiutò anche agli storici interessati presenti al convegno, l’accesso alle prove documentali che avevano chiesto!
Bucharin aveva confessato di essere un terrorista, ma di spionaggio non si era occupato personalmente, ma solo attraverso i suoi co-cospiratori, mentre Rykov si era rifiutato di ammettere che era una spia, ma ammise di aver cercato di rovesciare il governo. In realtà, quindi, Pospelov rese esplicito nel 1962 quello che Krusciov aveva solo lasciato intendere in precedenza: l'affermazione – falsa, come possiamo ora dimostrare – che i processi di Mosca erano un complotto e false le testimonianze.
Nel suo rapporto segreto Krusciov aveva dichiarato che “il Complotto dei medici” era un'invenzione. Ma mentì assolutamente: affermò che era stato falsificato da Beria, mentre in realtà fu proprio l’indagine di Beria, in primo luogo, ad aver scoperto che era un falso. Egli accusò anche la dottoressa Timasuk di aver dato inizio al “complotto”. Ma Timasuk non aveva nulla a che fare con ciò. Tutte le prove principali che abbiamo attestano questi fatti.
In ogni caso, la morte di Shcherbakov non avrebbe potuto che essere ben accolta da Krusciov. Tanta parte di ciò che Krusciov affermò di aver rivelato circa gli anni di Stalin è risultata falsa, che sarebbe semplicemente imprudente “credergli” in questo caso. Alla luce delle prove, che ora abbiamo a riguardo ai “complotti dei medici”, presentate nel processo di Mosca del 1938, sarebbe un errore precludere la possibilità che, almeno alcuni “complotti dei medici” del periodo postbellico possano avere avuto qualche fondamento reale.
Infine vi è il mistero, che tale è rimasto, del perché non fossero state richieste cure mediche per Stalin gravemente malato, se non dopo uno o più giorni da quando si scoprì che aveva avuto un ictus. Quali che fossero i dettagli di questa vicenda Krusciov era coinvolto.
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A parte le motivazioni personali di Krusciov, di maggior interesse e importanza sono le implicazioni per la politica e la società sovietica influenzate dal Discorso.
Il fatto che il “rapporto segreto” non soltanto non è veritiero qua e là, ma si compone invece di falsità dall'inizio alla fine, richiede una riconsiderazione profonda dei nostri riferimenti storici e politici. Il fatto che la commissione di ricerca e di “riabilitazione” che ha fornito le informazioni che Krusciov ha usato nel suo discorso, e cioè la Commissione Pospelov, non ha svolto una ricerca corretta, ha implicazioni per ogni altra commissione di indagine storica istituita sotto Krusciov e che a lui rendeva conto.
Per esempio, molte commissioni di “riabilitazione” sono state istituite sotto Krusciov, al fine di “studiare” i casi di persone, nella stragrande maggioranza comunisti, che erano stati condannati e uccisi o imprigionati a lungo nei gulag. In quasi tutti i casi che conosciamo, queste commissioni hanno scagionato gli imputati e li hanno dichiarati “riabilitati": in sostanza, innocenti. Le persone così “riabilitate” sono state dichiarate “vittime della repressione stalinista”.
Tuttavia, in pochi casi sono stato presentati elementi di prova sufficienti a dimostrare l'innocenza della persona “riabilitata”. Al contrario: in alcuni casi ci sono buone ragioni per credere che i “riabilitati” non fossero affatto innocenti.
Ad esempio, nel Plenum CC del giugno 1957 in cui Krusciov e i suoi sostenitori espulsero gli “stalinisti” Malenkov, Molotov e Kaganovic per aver complottato al fine di rimuovere Krusciov da Primo segretario, il maresciallo Zukov lesse una lettera falsificata del Komandarm (generale) Iona Iakir. Iakir era stato processato e giustiziato con il maresciallo Tukhachevskii nel giugno del 1937 per aver tramato un coup d’etat con i tedeschi e gli opposizionisti interni dell'URSS.
Il maresciallo Zhukov afferma ciò che segue:
Il 29 giugno 1937, alla vigilia della sua morte egli [Iakir – GF] scrisse una lettera a Stalin, in cui dice: “Caro, carissimo compagno Stalin! Oso rivolgermi a voi in questo modo, perché ho detto tutto e mi sembra di essere quel combattente onorevole, devoto al Partito, allo Stato e al popolo che sono stato per molti anni. Tutta la mia vita cosciente è trascorsa nel lavoro onorevole e disinteressato, sotto gli occhi del Partito e dei suoi dirigenti. Muoio con parole di amore per te, il Partito e il paese, con una fervente fede nella vittoria del comunismo.”
In questa dichiarazione si trova la seguente annotazione: “Al mio archivio. St. Un mascalzone e prostituto. Stalin. Una descrizione accurata e precisa. Molotov. Per un malfattore porco e bastardo, c'è solo una punizione – la pena di morte. Kaganovic.
- Molotov, Malenkov, Kaganovic. 1957. Mosca, 1998, p. 39.[234]
Questo testo è stato falsificato con l'omissione della parte in cui Iakir conferma la sua colpa e si pente. Ecco il testo della “Relazione Shvernik” sul caso Tukhachevskii consegnata a Krusciov nel 1964, poco prima della sua cacciata, ma non pubblicata fino al 1994. Le frasi omesse versione Zhukov del 1957 sono in grassetto:
“Caro, stretto compagno Stalin! Oso rivolgermi a voi in questo modo, perché ho detto tutto e mi sembra di essere di nuovo quel combattente onorevole, devoto al Partito, allo Stato e al popolo che sono stato per molti anni. Tutta la mia vita cosciente è trascorsa nel lavoro onorato e disinteressato, sotto gli occhi del Partito e dei suoi dirigenti. – Poi sono caduto in un incubo, l’orrore irreparabile del tradimento ... L'indagine è terminata. Mi è stata rivolta l’accusa di tradimento allo Stato, ho ammesso la mia colpa, sono completamente pentito. Ho fiducia illimitata nella giustizia e nell'adeguatezza della decisione della corte e del governo. Ora ogni mia parola è onesta, muoio con parole di amore per te, il Partito e il paese, con una fervente fede nella vittoria del comunismo.”
Sulla dichiarazione Iakir troviamo le seguenti annotazioni: “Nel mio archivio. St.” “Un mascalzone e prostituto. I. St[alin] “. “Una descrizione accurata e precisa. K. Voroshilov.” “Molotov”. “Per un malfattore, porco e bastardo c'è una sola punizione – la pena di morte. Kaganovic”[235]
A parte gli errori relativamente insignificanti nel resoconto Zhukov – la lettera di Iakir è stata scritta il 9 giugno 1937, non il 29 giugno – ci sono falsificazioni importanti. In questa lettera Iakir conferma ripetutamente la propria colpevolezza. Anche Voroshilov annotò sulla lettera, così come Stalin, Molotov e Kaganovic, dettaglio omesso da Zhukov. Nel 1957 Voroshilov si era tirato indietro dal complotto per eliminare Krusciov. Quest'ultimo, anche se criticò duramente il vecchio maresciallo, gli risparmiò la punizione inflitta agli altri. La stessa lettera falsificata è stato letto al XXII Congresso del Partito nel mese di novembre 1961 da Alexander Shelepin.[236]
Nel 1957 nessuno degli accusati – Malenkov, Molotov, e Kaganovic – protestarono per la falsificazione di Zhukov della lettera di Iakir. Dobbiamo quindi supporre che essi non avevano accesso ad essa, anche se erano membri del Presidio. È possibile che Zhukov stesso non potesse sapere che stava leggendo un documento falsificato. Ma i “ricercatori” di Krusciov dovevano saperlo: hanno fornito il testo! Non avrebbero mai osato fare questo alle spalle di Krusciov. Pertanto anche Krusciov sapeva.[237]
(Va notato inoltre che anche nella versione della lettera di Iakir pubblicata nel 1997, vi sono puntini di sospensione – tre punti, in russo troetochie – dopo la parola “tradimento”. C’è ancora qualcosa di omesso nella lettera di Iakir, il cui testo esatto il governo russo non ci mostra ancora.)
Pertanto, nessuna delle decisioni di “riabilitazione”, in cui sono stati dichiarati innocenti un gran numero di comunisti repressi, può essere presa per oro colato. Lo stesso vale per altri documenti creati ad uso di Krusciov.
Una serie di questi documenti è nota come rapporti del “colonnello Pavlov”. Un recente lavoro di Oleg Khlevniuk la definisce “la fonte principale delle nostre conoscenze circa l'entità della repressione.”[238] Questi documenti hanno fornito le fonti principali per la stima del numero di persone “represse” nel corso degli anni ‘30.[239] Ma dal momento che sono stati preparati per Krusciov, non possiamo presumere che erano prodotti in modo attendibile. Forse era nell'interesse di Krusciov esagerare – o magari minimizzare – il numero dei giustiziati? O forse Pavlov, come Pospelov, pensò che avrebbe dovuto fare l’uno e l'altro? Data la natura ingannevole di altri studi effettuati per Krusciov, non possiamo più supporre semplicemente che le relazioni del “colonnello Pavlov” siano esatte.
Dal punto di vista scientifico, quasi tutti gli studi sugli anni di Stalin, pubblicati nell’ultimo mezzo secolo, si basano essenzialmente su pubblicazioni sovietiche del periodo kruscioviano.[240] E comprendono anche molte o soprattutto, fonti di non-emigrati citate nelle numerose opere di Robert Conquest, come The Great Terror, la famosa biografia di Bucharin di Stephen Cohen,[241] e molti altri lavori. Cohen trasse le prove per il capitolo finale da fonti dell'era Krusciov degli anni ‘30 e anche dal Discorso, con il risultato che quasi ogni affermazione di fatto in quel capitolo si è rivelata falsa. Opere di questo tipo non possono essere accettate almeno finché le affermazioni in esse contenute non siano verificate in modo indipendente.
Questo vale pure per documenti che si presumono “provenienti da fonti primarie”. Krusciov e altri citano ingannevolmente da molte fonti siffatte. Fino a quando gli studiosi non potranno vedere gli originali e i testi completi, non è legittimo supporre che siano riportati correttamente da Krusciov, o da un libro, un articolo, un testimone orale del periodo kruscioviano.[242]
Il “Rapporto segreto” ha messo in crisi il movimento comunista mondiale. Ma si è asserito che tutto il danno fatto è stato necessario, come profilassi: una parte negativa del passato, in gran parte sconosciuta ai comunisti di tutto il mondo e anche dell'Unione Sovietica, doveva essere mostrata, un cancro potenzialmente fatale nel corpo del comunismo mondiale doveva essere asportato senza pietà, in modo che il movimento potesse correggersi e di nuovo progredire verso l'obiettivo finale.
Negli anni che seguirono, divenne sempre più evidente che l'Unione Sovietica non stava andando verso una società senza classi, ma nella direzione opposta. Anche in questa situazione, coloro che rimasero legati al movimento a guida sovietica lo hanno fatto perché ancora si attenevano all'ideale originale. Milioni di persone in tutto il mondo hanno sperato, e creduto, che un movimento che poteva permettersi di subire tali enormi perdite, di ammettere siffatti crimini commessi in suo nome ed denunciarli spietatamente – come Krusciov affermava di aver fatto – poteva avere l’integrità e la forza d'animo di correggersi e procedere verso un futuro comunista, sia pure con le repentine svolte politiche necessarie. Questa immagine non è più sostenibile.
Krusciov non stava cercando di “tener dritta la barra del comunismo.” Un inquinamento totale della verità come il “Rapporto segreto” è incompatibile con il marxismo, o con motivi ideali di qualunque tipo. Niente di positivo, democratico, o liberatorio può essere costruito su fondamenta di falsità. Invece di far rivivere un movimento comunista, e il partito bolscevico, che si era allontanato dal suo vero percorso a causa di errori spaventosi, Krusciov lo stava uccidendo.
Krusciov si è “rivelato” non un comunista onesto, ma invece un capo politico alla ricerca di vantaggi personali, nascondendosi dietro un personaggio ufficiale di idealismo e probità, un tipo consueto nei paesi capitalisti. Se si tiene conto dell’assassinio di Beria e degli uomini giustiziati come “banda di Beria” nel 1953, sembra ancora peggio – un delinquente politico. Krusciov era in realtà colpevole del tipo di crimini di cui ha deliberatamente e falsamente accusato di Stalin nel “Rapporto segreto”.
La natura fraudolenta del discorso di Krusciov ci costringe a rivedere la nostra visione di quegli “stalinisti” che nel 1957 tentarono e fallirono la rimozione di Krusciov dal vertice, e che furono allontanati e infine espulsi dal Partito. Con tutti i loro peccati e debolezze, le interviste degli anziani Molotov e Kaganovic (raccolte da Felix Chuev) rivelano uomini devoti fino alla fine a Lenin, Stalin, e all’ideale del comunismo, e che hanno spesso commentato incisivamente sugli sviluppi capitalistici nell’ultima fase dell’URSS. Molotov predisse il rovesciamento del socialismo da parte delle forze capitaliste all'interno del partito, anche se, all’età di 80 o 90 anni, cercò di reintegrarsi in esso.
Tuttavia, la loro accettazione delle linee principali dell’attacco di Krusciov a Stalin, suggerisce che avevano i loro dubbi su alcune delle politiche seguite durante il periodo di Stalin. In un modo o nell'altro hanno condiviso le opinioni politiche di Krusciov. Inoltre, non conoscevano i dettagli delle repressioni degli anni 1930 e successivi, ed erano del tutto impreparati a confutare qualunque cosa Krusciov e i suoi sostenitori dicessero sull’argomento – finché non fu troppo tardi.
Forse l'unico passo positivo che la direzione sovietica post-stalinista fece, fu criticare, e in parte smantellare, il disgustoso “culto della personalità” che essi stessi avevano costruito intorno alla figura di Stalin. Anche qui Krusciov non merita alcun credito. Egli si era opposto ai tentativi di Malenkov, molto precedenti – a pochi giorni dalla morte di Stalin – di criticare il “culto”. Malenkov ebbe l'onestà di attribuire la colpa, non a Stalin, ma quelli intorno a lui compreso se stesso, di essere troppo deboli per fermare il “culto della personalità”, cui Stalin infine si era abituato, ma non aveva mai approvato e considerava con disgusto.
Krusciov stesso non perse tempo, e tentò di costruire attorno a sé un “culto” ancora più grande di quello che circondava Stalin. Per questo fu criticato nel 1956 e nel 1957 anche dai suoi sostenitori, e la sua auto-esaltazione e l'arroganza costituiscono l'accusa principale addotta dalla direzione del Presidium che lo spodestò nell’ottobre del 1964.[243]
La natura fraudolenta del discorso di Krusciov ci impone di ripensare gli anni di Stalin e Stalin stesso. Messe da parte l’adorazione idolatrica che lo circondava e le calunnie kruscioviane, è la stessa figura di Stalin e la forma delle politiche che cercò di mettere in pratica, che si impongono come principale interrogativo della storia Sovietica e del Comintern. I successi e i fallimenti di Stalin non devono essere solo ri-studiati, ma sono ancora da scoprire e riconoscere.
È anche necessaria una riconsiderazione di Trotsky e del trotskismo. Nei suoi elementi essenziali la denuncia kruscioviana di Stalin nel “rapporto segreto” riflette la precedente demonizzazione di Stalin operata da Trotsky. Ma nel 1956 il trotskismo era forza marginale, il suo leader assassinato era di solito liquidato come il fallimento di un megalomane.
Il Discorso di Krusciov diede nuova vita alla caricatura di Stalin disegnata da Trotsky e ancora ben viva. Comunisti e anti-comunisti allo stesso modo cominciarono a considerare Trotsky come un “profeta”. Non aveva forse detto cose molto simili a quello che Krusciov aveva appena “rivelato” essere vere? Si rispolverarono le poco lette opere di Trotsky. Crebbe la reputazione di Trotsky, e dei suoi seguaci. Che il “Rapporto segreto” costituisse una implicita “riabilitazione” di Trotsky fu subito riconosciuto dalla Sedova, vedova di Trotsky, che il giorno seguente al Rapporto, indirizzò al Presidium del XX Congresso del Partito, una domanda di completa riabilitazione per il defunto marito e per suo figlio.[244] Ma ora che non è più “sostenuto” dalla testimonianza di Krusciov, occorre rivisitare con occhio critico il ritratto fazioso di Stalin e della società e della politica sovietica di quel periodo dipinto da Trotsky.
È facile e certamente legittimo criticare lo stesso Krusciov; egli ha scelto di minare il PCUS e il movimento comunista internazionale mentendo deliberatamente su Stalin e la storia sovietica. Qualunque cosa possiamo concludere circa le condizioni storiche che hanno prodotto Krusciov e la sua epoca, nulla lo può assolvere della responsabilità dei suoi atti.
Ma Krusciov non sarebbe potuto giungere al livello del Politburo e poi al Presidium se il suo concetto di socialismo fosse stato radicalmente diverso da quello condiviso da molti altri leader del partito. Senza dubbio l’ascesa di Krusciov in parte si spiega con la sua straordinaria energia ed iniziativa, qualità poco presenti negli altri membri del Presidium. Ma non avrebbe potuto trionfare se fosse stato visto da Stalin e dall'élite del partito come un elemento di destra, o un cattivo comunista. Il concetto di ciò che si intendeva per “socialismo” nel partito bolscevico, era andato trasformandosi a partire dalla Rivoluzione.
Malenkov, Molotov, e Kaganovic, le figure più importanti per decenni associate a Stalin, accettarono di fatto, anche se malvolentieri, il “Rapporto segreto” di Krusciov. È chiaro che essi non avevano accesso ai documenti preparati per Krusciov dai suoi alleati. Le loro osservazioni al momento, e poi in seguito, dimostrano che non sospettavano che ciò che Krusciov disse era falso. Inoltre, accettarono le implicazioni politiche del Discorso.
Se Malenkov fosse riuscito in qualche modo a escludere Krusciov, mantenendo la direzione del PCUS, il “Rapporto segreto” non sarebbe mai stato pronunciato, e la storia del movimento comunista, e quindi gran parte della storia mondiale, avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso. Allo stesso modo molte persone hanno pensato che l'Unione Sovietica esisterebbe ancora se Iurii Andropov fosse vissuto più a lungo come suo capo e Mikhail Gorbaciov non ne avesse preso il posto. Ma il “ruolo dell'individuo nella storia” non concede scelte illimitate neppure ai dirigenti più forti. L’URSS di Andropov era altrettanto in crisi come quella di Gorbaciov – o come quella del 1953.
Krusciov è stato in grado di prendere il potere, sganciare la bomba del “Rapporto segreto” con tutte le sue invenzioni, e poi “ottenere adesioni": conquistare l'élite sovietica, e la maggior parte della popolazione, e anche la maggior parte dei comunisti di tutto il mondo, sia pure dopo enormi perdite. Questi fatti di per sé richiedono spiegazioni. Le radici di questo risultato devono essere ricercate nel periodo precedente della storia sovietica, il periodo della direzione di Stalin e prima di lui, di Lenin; e nelle condizioni stesse che hanno prodotto la rivoluzione russa e la vittoria bolscevica.
Le radici storiche e ideologiche del discorso di Krusciov devono essere ricercate nella storia sovietica. Stalin ha cercato di applicare l'analisi di Lenin alle condizioni che si trovavano in Russia e nel movimento comunista mondiale. Lenin, a sua volta, aveva cercato di applicare le intuizioni di Marx ed Engels. Nelle opere dei fondatori del comunismo moderno, Lenin aveva tentato di trovare risposte ai problemi difficili della costruzione del socialismo in Russia.
Stalin, non portava avanti innovazioni sue proprie, aveva cercato di seguire le linee guida di Lenin il più fedelmente possibile. Nel frattempo, Trotsky e Bucharin, come altri opposizionisti, trovavano anche loro supporto per le loro proposte politiche nelle opere di Lenin. Krusciov, e i suoi epigoni fino a Gorbaciov, citavano le parole di Lenin per giustificare le politiche da loro scelte e dare una copertura leninista o di “di sinistra” ad esse.
Quindi qualcosa, nelle opere di Lenin e in quelle di Marx ed Engels grandi maestri di Lenin, ha facilitato gli errori che l’onesto successore Stalin compì onestamente, e che il suo disonesto successore Krusciov poté utilizzare per coprire il proprio tradimento.
Ma questo è argomento per ulteriori ricerche e per un libro diverso.
Gennaio 2005 – febbraio 2007.
Traduzione italiana 2013 (Sulla revisione inglese del dicembre 2010).
Krusciov:
Compagni! Nel rapporto del Comitato centrale del partito al XX Congresso, una serie di interventi da parte dei delegati al Congresso, ed anche in precedenti riunioni plenarie del CC del PCUS [Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica], è stato affrontato ampiamente il tema del culto della personalità e delle sue conseguenze dannose.
Dopo la morte di Stalin, il Comitato centrale del partito ha dato corso a una politica tendente a spiegare brevemente, ma con chiarezza, che è inammissibile ed estraneo allo spirito del marxismo-leninismo esaltare una persona e trasformarla in un superuomo fornito di qualità soprannaturali a somiglianza di un dio; un uomo ritenuto quindi in grado di saper tutto, vedere tutto, pensare per tutti, onnipotente e infallibile.
Tale immagine di un uomo, in particolare di Stalin, è stata promossa e alimentata in mezzo a noi per molti anni.
Il presente rapporto non ha lo scopo di valutare minuziosamente la vita di Stalin e le sue attività. …
Ci occupiamo qui di una questione che ha grandissima rilevanza per il partito sia nel momento presente che per l’avvenire: come è accaduto che il culto della persona di Stalin sia andato continuamente crescendo e sia divenuto, a un certo punto, fonte di una serie di gravissime degenerazioni dei principi del partito, della democrazia del partito e della legalità rivoluzionaria.
Giugno 1926:
“Devo dire in tutta coscienza, compagni, che io non merito una buona metà delle cose lusinghiere che sono state dette qui su di me. Io sono, a quanto pare, un eroe della Rivoluzione d’Ottobre, il capo del Partito comunista dell’Unione Sovietica, capo dell’Internazionale comunista, un leggendario cavaliere-guerriero e tutto il resto. Questo è assurdo, compagni, ed è un’esagerazione piuttosto inutile. È il genere di cose che di solito si dicono sulla tomba di un rivoluzionario defunto. Ma non ho ancora intenzione di morire…
Sono stato, e sono ancora, un allievo dei lavoratori d’avanguardia delle officine ferroviarie di Tiflis.” (J.V. Stalin: Works, Vol. 8, Mosca, 1954, p. 182).
Ottobre 1927:
“E che cosa è Stalin? Stalin è solo una figura minore” (J.V. Stalin: Works, Vol. 10, Mosca, 1954, p. 177).
Dicembre 1929:
“I vostri complimenti e saluti li metto a credito del grande Partito della classe operaia, che mi ha sostenuto e cresciuto a sua immagine e somiglianza. E proprio perché li ho attribuiti al nostro glorioso partito leninista, sono fiero di porgervi il mio grazie bolscevico” (J.V. Stalin, Works, Vol. 12, Mosca, 1955, p. 146).
Aprile 1930:
“Ci sono alcuni che pensano che l’articolo ‘Vertigine di successi’ sia una iniziativa personale di Stalin. Questo, naturalmente, è una sciocchezza. Non è per far sì che un’iniziativa personale in una questione come questa possa essere presa da chiunque, che abbiamo un Comitato Centrale” (J.V. Stalin, Works, ibid., p. 218).
Agosto 1930:
“Voi parlate della vostra ‘devozione’ per me. Forse questa è una frase venuta fuori a caso. Forse … Ma se non è una frase casuale, vi consiglio di eliminare il ‘principio’ di devozione per le persone. Non è una cosa da bolscevichi. La vostra devozione vada alla classe operaia, al suo partito, al suo stato. Quella è una cosa bella e utile. Ma non confondetela con la devozione alle persone, questo gingillo inutile e vano di intellettuali deboli di mente” (“Lettera al compagno Shatunovsky” Works, Vol. 13, Mosca, 1955, p. 20).
Dicembre 1931:
“Per quanto mi riguarda, io sono solo un allievo di Lenin, e scopo della mia vita è quello di essere un allievo degno …
Il marxismo non nega affatto il ruolo svolto dalle persone eccezionali o che la storia sia fatta dalle persone. Ma … grandi personaggi valgono qualcosa solo nella misura in cui essi sono in grado di comprendere correttamente queste condizioni, per capire come modificarle. Se non riescono a capire queste condizioni e vogliono modificarle secondo i suggerimenti della loro fantasia, si troveranno nella situazione di Don Chisciotte …
Le singole persone non possono decidere. Le decisioni degli individui sono sempre, o quasi sempre, decisioni unilaterali … In ogni collettivo, ci sono persone il cui parere deve fare i conti con … Dall’esperienza di tre rivoluzioni sappiamo che su 100 decisioni prese dalle singole persone senza essere verificate e corrette collettivamente, circa 90 sono unilaterali …
“Mai in nessun caso i nostri lavoratori tollererebbero ora il potere nelle mani di una sola persona. Da noi personaggi della massima autorità sono ridotti a nullità, diventano mere cifre, non appena le masse dei lavoratori perdono la fiducia in loro.” (J.V. Stalin: Ibid., pp. 107-08, 109, 113).
Febbraio 1933:
“Ho ricevuto la vostra lettera in cui mi cedete il vostro secondo Ordine come ricompensa per il mio lavoro.
“Vi ringrazio molto per le vostre parole calde e il dono fraterno. So di cosa vi state privando per me e apprezzo i vostri sentimenti.
“Tuttavia, non posso accettare il vostro secondo Ordine. Non posso e non deve accettare, non solo perché può appartenere solo a voi, che solo ve lo siete meritato, ma anche perché sono stato ampiamente ricompensato dall’attenzione e dal rispetto dei compagni e, di conseguenza, non ho il diritto di sottrarvelo.
“Gli ordini in verità non sono stati istituiti per coloro che sono ben noti, ma soprattutto per le persone eroiche, poco conosciute e che bisogna far conoscere a tutti.
“E poi devo dire che ho già due Ordini. Ed è più del necessario, vi assicuro” (J.V. Stalin, Ibid. p. 241).
Maggio 1933:
“Robins: Considero un grande onore avere l’opportunità di incontrarvi.
“Stalin: Non c’è nulla di particolare in questo. State esagerando.
“Robins: La cosa più interessante per me è che in tutta la Russia ho trovato i nomi di Lenin-Stalin, Lenin, Stalin, Lenin, Stalin, collegati tra loro.
“Stalin: Anche questa è un’esagerazione. Come posso essere paragonato a Lenin?” (J.V. Stalin, Ibid. p. 267)
Febbraio 1938:
“Sono assolutamente contrario alla pubblicazione di ‘Racconti dell’infanzia di Stalin’.
Il libro abbonda di una quantità di inesattezze di fatto, alterazioni, esagerazioni e lodi immeritate …
Ma … la cosa importante sta nel fatto che il libro ha la tendenza a incidere nelle menti dei bambini sovietici (e in generale delle persone) il culto della personalità dei capi, degli eroi infallibili. Ciò è pericoloso e dannoso. La teoria degli ‘eroi’ e della ‘folla’ non è bolscevica, ma è una teoria socialista-rivoluzionaria…
“Propongo di bruciare questo libro.” (J.V. Stalin, Ibid. p. 327).
Febbraio 1946:
“ L'orecchio è troppo infastidito dal suono dei ditirambi in onore di Stalin – è semplicemente imbarazzante leggere cose del genere.” (“Risposta al compagno Razin”, Works, Vol. 16.).
Diario di Dimitrov
Dimitrov: [propone un brindisi con lodi sperticate a Stalin, che termina con le parole] “Non si può parlare di Lenin senza collegarlo a Stalin!”
Stalin: rispetto molto il compagno Dimitrov. Siamo amici e rimarremo amici. Ma non sono d’accordo con lui. Qui si è anche espresso in modo non-marxista. Ciò che la vittoria della causa richiede sono le giuste condizioni, poi i leader si trovano sempre. (P. 66, 7 novembre 1937)
Dimitrov: … Si tratta di un lavoro collettivo, con il Com[pagno] Man[uilsky] come capo redattore.
Stalin (osserva il passaggio nell’appello che loda Stalin, in particolare:
“Evviva il nostro Stalin!
Stalin significa pace!
Stalin significa comunismo!
Stalin è la nostra vittoria!”)
– Manuilsky è un leccapiedi!
Era un trotskista! Lo abbiamo criticato perché taceva, quando erano in corso la repressione dei banditi trotskisti non parlava, e ora ha cominciato a leccare!
C’è qualcosa di sospetto qui.
– Questo suo articolo sulla Pravda – “Stalin e il movimento comunista mondiale” – è dannoso e provocatorio.
J.V. [Stalin] non consentì che la frase “sotto la bandiera di Marx-Engels-Lenin-Stalin” restasse nell’appello, ma insistitette sul semplice “Marx-Engels-Lenin.” (Pp. 104-105, 26 aprile 1939)
Stalin si rifiutò di autorizzare una mostra in suo onore per il suo 55° compleanno, dicembre 1934:
“… In una lettera alla Associazione vecchi bolscevichi, che si proponeva di condurre una campagna di propaganda dedicata al suo 55° compleanno, scrisse la seguente annotazione: ‘Sono contrario, perché imprese di questo tipo portano a un rafforzamento di un ‘culto della personalità’, che è dannoso e incompatibile con lo spirito del nostro partito.”
- Rogovin, 1937, cap. 41, cita: Voprosy KPSS Istorii. No. 3, 1990, p. 104.
Stalin criticò il drammaturgo Afinogenov per l’utilizzo del termine “Vozhd” (capo) diretto a lui:
“Dopo aver letto, nel 1933, il manoscritto della commedia La menzogna di A.N. Afinogenov Stalin scrisse una lunga lettera al drammaturgo, e in nota osservò: ‘P.S.: Il vostro insistere con “capo” (vozhd) non è utile. È negativo, e se mi permetterete, inopportuno. Non si tratta di ‘un capo’, ma di un leader collettivo – il CC del Partito. I.St[alin]” Che cosa aveva in mente Stalin. Uno degli eroi del dramma, il vice commissario Riadovoy, mentre discute con l’ex oppositore Nakatov afferma con sentimento: “Parlo del nostro Comitato centrale … parlo del capo che ci guida, che ha strappato le maschere di molti dirigenti altamente qualificati che avevano possibilità illimitate e tuttavia dimostravano di essere alla bancarotta. Parlo della persona la cui forza è composta dalla granitica fiducia di centinaia di milioni. Il suo nome è sulla bocca degli uomini in tutto il mondo, suona come un simbolo dei bastioni della causa bolscevica. E questo capo è invincibile …” Stalin corresse questa tirata di sua mano, con una rilevante modifica: “Parlo del nostro Comitato centrale che ci guida, dopo aver strappato la maschera ai molti dirigenti altamente qualificati che avevano possibilità illimitate, ma hanno dimostrato di essere alla bancarotta. Parlo del Comitato centrale del partito dei comunisti della terra dei Soviet, la cui forza è costituita dalla granitica fiducia di centinaia di milioni. La sua bandiera è sulla bocca degli uomini in tutto il mondo, suona come un simbolo dei bastioni della causa bolscevica. E questo leader collettivo è invincibile … .”
Il 27 gennaio 1937 dopo aver visto la proiezione del film “Il grande cittadino” (il soggetto di questo film del regista F.M. Ermler ricorda la storia dell’omicidio di S.M. Kirov), Stalin scrisse una lettera a B.Z. Shumiatskii, direttore della cinematografia sovietica, in cui diede la seguente ben nota direttiva specifica: “Dovete escludere qualsiasi menzione di Stalin. Al posto di Stalin dovrebbe essere sostituito il CC del partito “ (Surovaia drama naroda. Uchenye i publitsisty o prirode stalinizma. Sost. UI P. Senokosov Mosca, Politizdat, 1989).
“Nel 1936 fu pubblicato un bozzetto biografico della vita di Sergo Ordzhonikidze redatto da M.D. Orakhelashvili. Stalin lesse il libro e vi appose molte annotazioni. Ad esempio, la crisi del luglio 1917 è raccontata così: ‘In questo periodo difficile per il proletariato, quando molti vacillavano di fronte al pericolo che si avvicinava, il compagno Stalin era saldamente al suo posto alla guida del CC e dell’organizzazione di partito di Pietrogrado. [Lenin era nascosto – L.M.]. Il com. Ordzhonikidze era sempre con lui, portando avanti una lotta energica e determinata con le parole d’ordine leniniste del partito.’ (Ibid., p. 33). Queste parole furono sottolineate da Stalin, e scrisse a margine con una matita rossa: ‘E il CC? E il partito?’ In un altro passo si trattava del VI Congresso del POSDR (estate del 1917), e di come Lenin, nascosto a Razliv, dava direttive sulle questioni che stavano all’ordine del giorno del Congresso. Per ricevere le direttive di Lenin, il com. Ordzhonikidze, per ordine di Stalin, andò due volte alla capanna di Lenin ‘Stalin pose nuovamente la domanda: ‘E il CC – dove è?”
L. Maksimenkov, in Al’manakh ‘Vostok’ 12 (24), dicembre 2004; citato anche in: Iulia Ivanova, The Dreaming Doors.
Stalin rifiutò il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica (maggio 1945):
Il giorno dopo la sfilata, per ordine del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS, J.V. Stalin fu insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica. Malenkov aveva preso l’iniziativa in questa vicenda, ma Stalin rifiutò questo alto onore e rivolgendosi con fermezza a Kalinin, che aveva firmato l’ordine: “Io”, disse, “non ho preso parte ad azioni militari, non ho fatto gesta eroiche, sono solo un dirigente.”
V.F. Alliluev ‘Chronicle of a family’, Alliluev –Stalin. Mosca, 1995, p. 195.
Altri resoconti confermano:
Seguì una conversazione che aveva come oggetto l’assegnazione a Stalin del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, dopo la Guerra. Stalin disse che lui non corrispondeva ai criteri con cui si assegna tale premio, che il titolo di Eroe andava attribuito a coloro che si fossero distinti per il coraggio personale.
‘Io non ho dimostrato tanto coraggio’ – disse Stalin. E non accettò la Stella, la portò solo nei ritratti. Alla sua morte, il capo della sezione premi gli diede la Stella d’oro di Eroe dell’Unione Sovietica. Fu appuntata su un cuscino e al funerale ce l’aveva.”
Stalin portava solo una piccola stella: Eroe del Lavoro Socialista – aggiunse Molotov.
- Felix Chuev, p.140; Conversazioni con Molotov. Dal diario di F. Chuev. Mosca, 1994, p. 254.
Krusciov sull’argomento “eroe e masse” – ripete esattamente ciò che Stalin aveva scritto.
Krusciov:
“Lenin, benché attribuisse una grande importanza alla funzione dei dirigenti e degli organizzatori delle masse, condannava al tempo stesso inesorabilmente ogni manifestazione del culto della persona, combatteva implacabilmente le idee estranee al marxismo dell’ “eroe” e della “folla”, e osteggiava tutti gli sforzi che miravano ad opporre un “eroe” alle masse e al popolo. (p.2)
Vedi citaz. di Stalin supra.
Zhukov, Tainy Kremlia. 617-621. Nell’aprile 1953 Malenkov aveva voluto convocare una sessione straordinaria del Comitato centrale per discutere il culto della personalità di Stalin. Alle pp. 618-9 Zhukov cita dagli appunti della relazione di Malenkov e dal progetto di risoluzione
“Guidati da queste considerazioni di principio il Presidium del PCUS CC sottopone al Plenum del CC del PCUS la seguente proposta di risoluzione:
‘Il Comitato centrale del PCUS ritiene che nella nostra propaganda scritta e orale esiste una situazione anomala che si esprime nel fatto che i nostri propagandisti si perdono in una considerazione non marxista del ruolo dell’individuo nella storia, e nel diffondere il culto dell’individuo.
[È ben noto che il compagno Stalin ha fermamente condannato tale culto della personalità, e lo ha definito un errore socialista rivoluzionario.] A questo proposito, il Comitato centrale del PCUS ritiene di dover condannare e porre fine definitivamente alle tendenze non-marxiste ed essenzialmente socialiste-rivoluzionarie della nostra propaganda, che derivano dalla linea del culto della personalità e dalla diminuzione dell’importanza e del ruolo della linea politica elaborata dal partito, diminuendo il significato e la funzione della direzione collettiva, unitaria, monolitica e consolidata del partito e del governo.’
Molti dei presenti sanno che il com. Stalin spesso si è espresso in questo senso e ha fermamente condannato la visione non marxista, socialista-rivoluzionaria del ruolo dell’individuo nella storia.”
- Zhukov, Taini Kremlia, pp 618-9, la frase tra parentesi quadre è citata come parte di questo stesso progetto di risoluzione in: M.P. Odesskii, D.M. Feldman, “Cult of the Individual (Materials for a Hyper-reference)”, in Osvoboditel’noe Dvizheniie v Rossii, 2003 (Università di Saratov), on line qui: http://www.sgu.ru/files/nodes / 9873/09.pdf
Secondo questi due studiosi queste notazioni sono tratte da appunti di Pospelov durante la discussione al Presidium del 10 marzo 1953, meno di una settimana dopo la morte di Stalin (5 marzo).
A Malenkov non fu permesso di convocare un Plenum CC, anche se non si sa chi abbia votato a favore e chi contro. Zhukov ritiene che molto probabilmente Krusciov si oppose.
Al Plenum del Comitato Centrale del luglio 1953 Mikoian, in seguito grande alleato di Krusciov, critica fortemente Beria accusato di aver iniziato l’attacco contro il ‘culto’ di Stalin:
Un’altra questione è la sua [di Beria] doppiezza. Nei primi giorni [dopo la morte di Stalin – GF] ha parlato in crescendo del culto della personalità. Abbiamo capito che ci sono stati eccessi in questa materia, anche durante la vita del compagno Stalin. Il compagno Stalin ci ha fortemente criticato. Il fatto è che hanno creato un culto intorno a me, disse il compagno Stalin, l’hanno fatto i socialisti rivoluzionari. Non abbiamo potuto risolvere la questione in quel momento, e la cosa è andata avanti. Dobbiamo affrontare la questione dell’individuo in modo marxista. Ma Beria attaccò con forza. È chiaro che voleva distruggere il culto del compagno Stalin per creare il proprio culto.
- Lavrentii Beria. 1953, p. 168
Anche Andreev (p. 207) criticò Beria per aver sollevato la questione del “culto”, sostenendo semplicemente che non era un problema. Kaganovic fece altrettanto (ibid., p. 283).
Tutti sapevano ovviamente che in realtà era stato Malenkov!
Maksimenkov inoltre analizza come “auto-critica” l’attacco di Malenkov del marzo 1953 ai “culti della personalità”, poiché Malenkov stesso vi si era impegnato. Nelle critiche scorrette rivolte a Beria nel corso del Plenum del Comitato Centrale del luglio 1953 e dedicato ad attaccarlo, Andreev accusò Beria di aver sollevato la questione del “culto”!
Roi Medvedev sottolinea che
“Il primo numero di ‘Pravda’ del 1934 portava su due pagine un grande articolo che si profondeva in lodi sperticare su Stalin a firma di Radek; l’ex trotskista, che aveva guidato l’opposizione a Stalin per molti anni, ora lo chiamava ‘il migliore allievo di Lenin, il modello del partito leninista, carne della sua carne, sangue del suo sangue’ … Egli è ‘lungimirante come Lenin’ ,… e cosi via. Questo sembra essere stato il primo ampio articolo sulla stampa espressamente dedicato alla adulazione di Stalin; fu rapidamente ristampato come opuscolo in 225.000 copie, un numero enorme per l’epoca. “
- R. A. Medvedev: Let History Judge: The Origins and Consequences of Stalinism. Londra, 1972, p. 148. . Citato da Bland, pp 8-9) L’articolo di Radek è stato pubblicato come opuscolo di 32 pagine: Zodchii sotsialisticheskogo obshchestva (Architetto della società socialista) Mosca, Partiinoe izdatel’stvo, 1934).
Bucharin: Ricordo un episodio del genere. Seguendo le istruzioni di Kliment Efremovich [Voroshilov] scrissi un articolo su una mostra dell’Armata Rossa. Erano presenti Voroshilov, Stalin e altri che discutevano. Quando Stalin disse: “Che cosa state scrivendo lì?” Qualcuno rispose: “Come poteva non scrivere qualcosa del genere?” Spiegai tutte queste cose in modo molto semplice. Sapevo che non c’è motivo di creare un culto di Stalin, ma per quanto mi riguarda, è opportuno.
Sosnovsky: E nel mio caso pensavate fosse essenziale.
Bucharin: Per la semplice ragione che sei un ex dell’Opposizione. Non vedo nulla di male in questo.
- Voprosy Istorii No. 3, 2002, p. 28
Krusciov stesso era uno dei maggiori responsabili della costruzione del “culto”. (Bland, 9-11)
“Fu Krusciov a introdurre il termine ‘vozhd’ (‘guida, capo’, corrispondente alla parola tedesca’Führer‘). Alla Conferenza di Partito nel gennaio 1932 a Mosca, Krusciov concluse il suo discorso dicendo:
“I bolscevichi di Mosca, stretti attorno al Comitato Centrale leninista come mai prima, e intorno al vozhd del nostro partito, il compagno Stalin, sorridenti e fiduciosi marciano verso nuove vittorie nelle battaglie per il socialismo, per la rivoluzione proletaria mondiale.” (Rabochaia Moskva , 26 gennaio 1932, citato in: L. Pistrak: The Grand Tactician: Khrushchev‘s Rise to Power; Londra, 1961, p. 159).
Alla Conferenza di Partito del 17 gennaio 1934 fu Krusciov, e solo Krusciov, a chiamare Stalin “… ‘vozhd’ di genio.” (“Nashego geneal’nogo vozhdia tovarishcha Stalina”) (XVII S’ezd Vsesoiuznoi Kommunisticheskoi PartII (B. ), p 145, citato in: L. Pistrak: ibid, p 160) Trascrizione del discorso di Krusciov qui: http://www.hrono.ru/vkpb_17/6_4.html
Nel mese di agosto 1936 durante il processo per tradimento di Lev Kamenev e Grigorii Zinoviev, Krusciov, in qualità di segretario del partito di Mosca, disse:
“Miserabili pigmei! Hanno alzato le mani contro il più grande di tutti gli uomini, … il nostro saggio ‘vozhd’, il compagno Stalin! … Voi, compagno Stalin, avete sollevato alta la grande bandiera del marxismo-leninismo sopra il mondo intero e la portate avanti. Noi vi assicuriamo, compagno Stalin, che l’organizzazione bolscevica di Mosca, fedele sostegno del Comitato Centrale stalinista, aumenterà la vigilanza stalinista ancora di più, si da estirpare i rimasugli trotskisti-zinovievisti, e stringere le fila dei bolscevichi del partito e dei senza partito attorno al Comitato Centrale stalinista e al grande Stalin “(Pravda, 23 agosto 1936, citato in: L. Pistrak, ibid., p 162. L’intero discorso è ristampato in N.G. Tomilina, (a cura di), Nikita Sergeevich Khrushchev. Dva Tsveta Vrenemi. Dokumenty iz lichnogo fonda N.S. Khrushchev. Tomo 1. (Mosca, Mezhdunarodnyi Fond «Demokratiia», 2009), pp. 440-456. )
All’Ottavo Congresso dei Soviet di tutta l’Unione, nel novembre del 1936, fu di nuovo Krusciov a proporre che la nuova Costituzione sovietica, che era all’esame del Congresso per l’approvazione, dovesse chiamarsi ‘Costituzione stalinista’ perché
“… È stata scritta dall’inizio alla fine dal compagno Stalin stesso.” (Pravda, 30 novembre 1936, citato in: L. Pistrak, Ibid., p. 161).
È da notare che Vyacheslav Molotov, allora Primo Ministro, e Andrej Zhdanov, segretario del partito a Leningrado, non citano alcun ruolo particolare di Stalin nella stesura della Costituzione.
Nello stesso discorso Krusciov ha coniato il termine ‘stalinismo’:
“La nostra Costituzione è il marxismo-leninismo-stalinismo che ha conquistato un sesto del globo.” (Ibid.).
Il discorso di Krusciov a Mosca davanti ad un pubblico di 200.000 al momento del processo per tradimento di Georgii Piatakov (23) e Karl Radek nel gennaio del 1937 era dello stesso tenore:
“Alzando le mani contro il compagno Stalin le hanno sollevate contro tutto il meglio che l’umanità possiede. Perché Stalin è la speranza, è la fiducia, è il faro che guida tutta l’umanità progressista. Stalin è la nostra bandiera! Stalin è la nostra volontà! ! Stalin è la nostra vittoria!” (Pravda, 31 gennaio 1937), citato in: L. Pistrak:. Ibid., p. 162. Intero discorso in: Tomilina, (a cura di), Nikita Sergeevich Khrushchev T. 1 pp. 465-8. Questo brano esatto, p. 467).
Stalin è stato descritto da Krusciov nel marzo 1939 come “… il nostro grande genio, il nostro amato Stalin,” (Visti VTsVK, 3 marzo 1939, citato in: L. Pistrak: ibid.; p. 164).
Al XVIII Congresso del Partito, marzo 1939, come
“… Il più grande genio dell’umanità, maestro e ‘vozhd’, che ci guida verso il comunismo, il nostro Stalin” (XVIII S’ezd Vsesoiuznoi Kommunisticheskoi Partii (b.)), p. 174, cit. in: L. Pistrak: ibid., p. 164).
E nel maggio 1945 come “… grande Maresciallo della Vittoria.” (Pravda Ukrainy, 13 May 1945, cit. in: L. Pistrak: ibid., p. 164).”
Mikoian
In occasione della celebrazione del cinquantesimo compleanno di Stalin nel dicembre 1929, Anastas Mikoian accompagnò i suoi auguri con la richiesta:
“… Che noi si possa, per soddisfare la domanda legittima delle masse, iniziare finalmente a lavorare alla sua biografia e metterla a disposizione del partito e di tutti i lavoratori del nostro Paese.” (Izvestia, 21 dicembre 1929, citato in: L. Pistrak, ibid., p. 164).
Dieci anni dopo, in occasione del sessantesimo compleanno di Stalin, dicembre 1939, era ancora Mikoian che sollecitava la creazione di una “… biografia scientifica” di Stalin. (Pravda, 21 dicembre 1939, citato in: L. Pistrak:. Ibid., p 158.) “.
Sospetti di Stalin sul culto – Tuominen, Feuchtwanger (Bland, 12)
Che Stalin stesso non fosse ignaro del fatto che revisionisti nascosti erano la spinta principale dietro il ‘culto della personalità’ è stato segnalato nel 1935 dal revisionista finlandese Tuominen, che descrive come, quando fu informato che suoi busti erano stati esposti in grande evidenza nella galleria d’arte Tretyakov, la più importante di Mosca, Stalin esclamò:
“Questo è un vero e proprio sabotaggio!” (A. Tuominen, op. cit., p. 164).
Bland, 12-13 (da: Tuominen) – Bill Bland, “The Cult of the Individual,”, http://www.mltranslations.org/Britain/StalinBB.htm Bland ha raccolto molti altri elementi di prova dell’opposizione di Stalin al “culto.“
Lo scrittore tedesco Leon Feuchtwanger (24) nel 1936 conferma che Stalin sospettava che il ‘culto della personalità’ fosse favorito dai “sabotatori”, con l’obiettivo di screditarlo:
“È chiaramente fastidioso per Stalin essere adorato in questo modo, e di tanto in tanto si prende gioco della cosa … Di tutti gli uomini di potere che conosco, Stalin è il meno pretenzioso. Con lui ho parlato francamente del culto volgare ed eccessivo di cui è fatto segno, e mi rispose con pari semplicità … Lui pensa anche che dietro ci possano essere ‘sabotatori’, nel tentativo di screditarlo” (L. Feuchtwanger, Moscow 1937, Londra, 1937, pp. 93-95).
Stalin si rifiutò di consentire che fosse creato un Ordine di Stalin, proposto una prima volta nel 1945 da cinque membri del Politburo, e di nuovo nel 1949 per il suo 70° compleanno. Fu istituito solo dopo la sua morte.
Al Politburo del CC PC(b)
Presentiamo all’esame del Politburo le seguenti risoluzioni:
1. Assegnare al com. Stalin l’Ordine della “Vittoria”;
2. Assegnare al com. Stalin il titolo di “Eroe dell’Unione Sovietica”.
3. Istituire un Ordine di Stalin;
4. Erigere un arco della Vittoria di Stalin sulla autostrada Mosca-Minsk alle porte di Mosca.
Proponiamo che i corrispondenti decreti siano adottati in occasione della XII sessione del Soviet Supremo.
22.VI.45
V. Molotov
L. Beria
G. Malenkov
K. Voroshilov
A. Mikoian
- V.A. Durov, “Orden Stalina Stalin ne utverdil”, Rodina n. 4, 2005. Online: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/durovorden.pdf
Le ultime due proposte non sono state approvate. Scritto a matita sull’angolo sinistra si legge “Al mio archivio. J. Stalin. “
Stalin respinse la ridenominazione di Mosca a suo nome
Nel 1937-38 fu proposto di rinominare Mosca “Stalinodar” (“Dono di Stalin”).
Tuttavia, questo ridenominazione non è mai avvenuta. M.I. Kalinin informò Presidium del Soviet Supremo dell’URSS e RSFSR che Stalin espresse la sua categorica opposizione alla proposta … Mosca rimase Mosca.
- B.A. Starkov, “Kak Moskva chut’ ne stala Stalinodarom.” Izvestiia TsK KPSS. 1990, n. 12, pp. 126-127. online:
http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/stalinodar.pdf
Krusciov:
Nel dicembre del 1922, in una lettera al Congresso del partito, Vladimir Ilyich scriveva: ‘Dopo aver assunto la carica di Segretario generale, il compagno Stalin si è attribuito un potere immenso e non sono affatto sicuro che egli sia capace in ogni occasione di farne uso con la necessaria prudenza”.
Questa lettera è un documento politico di enorme importanza, conosciuto nella storia del Partito come il “testamento di Lenin” ed è stato distribuito ai delegati del XX Congresso del Partito. L’avete letto e senza dubbio lo rileggerete spesso. Si potrà riflettere sulle parole chiare di Vladimir Ilich che esprimono la preoccupazione per il partito, il popolo, lo stato e la direzione futura della politica del partito.
Vladimir Ilich scriveva:
“Stalin è troppo arrogante e questo difetto, che può essere tollerato tra di noi e nei rapporti tra comunisti, non è tollerabile in chi ricopre il posto di Segretario generale. Propongo perciò che i compagni considerino la possibilità di allontanare Stalin da tale carica e di sostituirlo con un altro uomo che, soprattutto, differisca da Stalin per un’unica dote, cioè una maggiore tolleranza, una maggiore lealtà, una maggiore disponibilità e considerazione per i compagni, un temperamento meno capriccioso, ecc.”
Questo documento di Lenin è stato reso noto ai delegati del XIII Congresso del partito che esaminarono la questione dell’allontanamento di Stalin dalla carica di Segretario generale. I delegati si espressero a favore del mantenimento di Stalin alla segreteria, nella speranza che egli tenesse conto delle osservazioni critiche di Vladimir Ilich superando i difetti che hanno suscitato in Lenin le gravi preoccupazioni.
Compagni! Il congresso deve essere informato di due nuovi documenti, che confermano il carattere di Stalin già delineato da Vladimir Ilich Lenin nel suo “testamento”. Questi documenti sono una lettera di Nadezhda Konstantinovna Krupskaia a [Lev B.] Kamenev, allora a capo dell’Ufficio Politico, e una lettera personale di Vladimir Ilyich Lenin a Stalin.
Ve li leggerò.
LEV BORISOVICH!
A causa di una breve lettera che Vladimir Ilic, con il permesso dei medici, mi aveva dettato, Stalin ieri si è permesso di rivolgersi a me con parole insolitamente grossolane e volgari. Non da ieri, ma da trenta anni faccio parte del partito e mai avevo udito da nessun compagno una sola parola volgare. Gli affari del partito e quelli di Ilich sono cari a me quanto a Stalin. Ho bisogno al momento del massimo autocontrollo. So ciò che si può o non si può discutere con Ilic meglio di qualsiasi medico, so che cosa lo rende nervoso e cosa no, in ogni caso, lo so meglio io di Stalin. Mi rivolgo a voi e a Grigori [E. Zinoviev] come ai compagni più vicini di Vladimir Ilich e vi chiedo di proteggermi da interferenze volgari nella mia vita privata e da invettive vili e minacce. Non ho dubbi su quale sarà la decisione unanime della Commissione di controllo, con cui Stalin ha creduto bene minacciarmi, ma non ho la forza né tempo da perdere in questa stupida faccenda. Sono un essere umano e i miei nervi sono a pezzi “
N. KRUPSKAIA
Nadezhda Konstantinovna ha scritto questa lettera il 23 dicembre 1922. Dopo due mesi e mezzo, nel marzo del 1923, Vladimir Ilyich Lenin Stalin ha inviato la seguente lettera:
Nadezhda Konstantinovna ha scritto questa lettera il 23 dicembre 1922. Dopo due mesi e mezzo, nel marzo del 1923, Vladimir Ilich Lenin Stalin ha inviato la seguente lettera:
Al compagno Stalin:
Copie per: Kamenev e Zinoviev
Caro compagno Stalin!
Vi siete permesso di dare ordini a mia moglie al telefono e di rimproverarla aspramente. Benché ella vi abbia comunicato che accettava di dimenticare quanto era stato detto, nondimeno ne ha parlato con Zinoviev e Kamenev. Non ho intenzione di dimenticare tanto facilmente le offese contro di me, e ovviamente considero diretto contro di me ciò che è stato fatto contro mia moglie. Vi chiedo, pertanto, di scegliere se ritrattare le vostre parole e scusarvi, o preferite la rottura dei nostri rapporti.
Saluti, LENIN
5 marzo 1923
(viva emozione in sala)
Compagni! Non farò alcun commento: questi documenti parlano eloquentemente da soli. Se Stalin ha potuto, mentre Lenin era ancora vivo, comportarsi così verso Nadezhda Konstantinovna Krupskaia che il partito conosce bene e vivamente apprezza come fedele compagna di Lenin e combattente attiva per la causa del partito sin dalla fondazione, si può facilmente immaginare come Stalin trattasse gli altri. Queste caratteristiche negative si sono sempre più sviluppate e negli ultimi anni hanno assunto un carattere assolutamente insopportabile.”
Trotsky nega che Lenin scrisse un “Testamento”, 1925
“In varie parti del suo libro Eastman afferma che il Comitato Centrale nascose al partito un certo numero di documenti particolarmente importanti scritti da Lenin nell’ultimo periodo della sua vita (si tratta di lettere sulla questione nazionale, il cosiddetto ‘testamento’, e altri): questa è una calunnia contro il Comitato centrale del nostro partito. Da ciò che dice Eastman si dedurrebbe che Vladimir Il’ich volesse destinare alla stampa quelle lettere, che avevano il carattere di indicazioni in materia di organizzazione interna. In punto di fatto, ciò non è assolutamente vero…. Come è ovvio, tutte quelle lettere e le proposte ... sono state portate a conoscenza dei delegati ai Congressi XII e XIII , e naturalmente hanno sempre esercitato la dovuta influenza sulle decisioni del partito; e se non tutte queste lettere sono state pubblicate, è perché l’autore non le intendeva per la stampa. Vladimir Il’ich non ha lasciato alcun ‘testamento’, e la natura stessa del suo atteggiamento nei confronti del partito, così come il carattere del partito stesso, precludeva ogni possibilità di un tale ‘testamento’. Ciò che di solito viene indicato come ‘testamento’ nella stampa degli emigrati, straniera borghese e menscevica (in modo confuso e irriconoscibile) è una delle lettere di Vladimir Il’ich che contiene consigli sulle questioni organizzative. Il XIII Congresso del partito prestò la massima attenzione a quella lettera, e a tutte le altre, e ne trasse le conclusioni opportune date le circostanze e le situazioni del tempo. Questo gran parlare di occultamento o violazione di un ‘testamento’ è una fantasia pericolosa ed è volta direttamente contro i desideri reali di Vladimir Il’ich e gli interessi del Partito da lui fondato”.
- L.D.Trotsky: ‘Concerning Eastman‘s Book Since Lenin Died’, in: Bolshevik, 16; 1 Sep, 1925; p. 68, (traduzione e neretto di GF). Cfr. il testo in: Trotsky, Leon, “Two Statements ‘By Trotsky‘”, The Challenge of the Left Opposition (1923-25), p. 310.[245]
Nel dicembre del 1922 il Plenum del Comitato Centrale ha deciso di affidare a Stalin la responsabilità di isolare Lenin, 1922:
DECISIONE DEL PLENUM DEL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO COMUNISTA RUSSO (bolscevico)
18 dic 1922
In caso di richiesta del c.(ompagno) Lenin circa la decisione del plenum sulla questione del commercio estero, con il consenso di Stalin e dei medici, comunicare a lui [Lenin] il testo della risoluzione, con l’aggiunta che la risoluzione e la composizione della commissione sono state prese all’unanimità.
In nessun caso trasmettere [a Lenin] la relazione del c.(ompagno)Yaroslavsky se non quando consentito dai medici, in accordo con il c.(ompagno) Stalin.
Affidare al c.(ompagno) Stalin la responsabilità personale dell’isolamento di Vladimir Il’ich [Lenin] con riferimento sia ai contatti personali con i lavoratori sia alla corrispondenza.
- Izvestiia tsk KPSS n ° 12, 1989, p. 191. Cfr.
http://www.hrono.ru/libris/stalin/16-62.html
Secondo Volkogonov (e altri),
“La mattina del 24 dicembre (1922) Stalin, Kamenev e Bucharin hanno discusso la situazione. Hanno deciso di non avere il diritto di imporre il silenzio al loro Capo [Lenin]. Ma essenziali sono cure, precauzioni, la massima tranquillità possibile. Hanno quindi stabilito:
1. Vladimir Ilich ha il diritto di dettare per 5-10 minuti al giorno, ma non di usare corrispondenza epistolare, e Vladimir Ilich non deve aspettarsi risposte a queste note. Le riunioni sono vietate.
2. Né gli amici né le persone di casa devono comunicare nulla a Vladimir Ilich che riguardi la politica, in modo da non dargli motivo di riflessioni e agitazione.”
- Volkogonov, Dmitri. Stalin. Vol. I. M., 1992, cap. 2, par. 156, cit. In : http://militera.lib.ru/bio/volkogonov_dv/02.html
“7 marzo 1923.
Compagno Lenin!
Circa cinque settimane fa ho avuto un colloquio con la com. N. Konst. [Natalia Konstantinova - nome e patronimico di Krupskaia], che io considero non solo vostra moglie, ma anche una mia antica compagna di partito, e le ho detto (al telefono) press’a poco quanto segue:
‘I medici ci hanno vietato di dare informazioni polit. a Il’ich e considerano questo regime il più importante mezzo di trattamento. Nel frattempo voi, N.K., a quanto pare, state violando questo ordine. Non dobbiamo giocare con la vita di Il’ich ‘, ecc.
Le mie spiegazioni con N.K. hanno confermato che era che un malinteso, e in effetti di questo si trattava.
Tuttavia, se voi ritenete che per il bene di mantenere la nostra “relazione” debba “ritirare” le parole di cui sopra, posso ritirarle. Ma non capisco quale sia il problema, quale sia la mia “colpa” e che cosa esattamente ci si aspetta da me.
Ivi, p.. 193. Cfr. anche: http://www.hrono.ru/libris/stalin/16-47.html ho eseguito un fac-simile della lettera originale scritta a mano da Stalin il 7 marzo, 1923 disponibile sul sito Internet
http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/staltolenin03071923.jpg
Secondo la sorella di Lenin, la lettera di Stalin non è stato data a Lenin perché la sua salute stava peggiorando, e Lenin non seppe mai che Stalin l’avesse scritta:
“... E così V.I. non seppe mai della sua lettera, in cui Stalin si scusava. “
- M. Ul’ianova. Izvestiia tsk KPSS. No. 12, 1989, p. 195.
Secondo M. Volodicheva, una delle segretarie di Lenin durante la sua ultima malattia, quando gli consegnai la lettera di Lenin, Stalin si comportò in questo modo:
“Consegnai la lettera a lui personalmente. Ho chiesto a Stalin di scrivere subito una lettera a Vladimir Ilich, poiché stava aspettando una risposta ed era sconvolto. Stalin lesse la lettera, mentre era in piedi, proprio lì, in mia presenza. Il suo viso rimase calmo. Tacque un momento, rifletté un po’ e poi disse le seguenti parole, pronunciandole chiaramente, facendo una pausa tra di loro: ‘Non è Lenin, ma è la sua malattia che sta parlando. Io non sono un medico, sono un politico. Sono Stalin. Se mia moglie, che è un membro del Partito, agisse in maniera sbagliata e avesse un richiamo, non mi sembrerebbe giusto da parte mia interferire in materia. E Krupskaia è un membro del partito. Ma dal momento che Vladimir Il’ich insiste, sono pronto a scusarmi con la Krupskaia per la scortesia. “
- M. Volodicheva, citata da A. Bek, Moskovskie Novosti 23 aprile 1989.
In uno dei suoi colloqui con lo scrittore Felix Chuev, L.M. Kaganovic toccò il tema dei rapporti reciproci tra Stalin e Lenin:
«Al tempo di Lenin ci furono alcune cose che erano molto sgradevoli. Per quanto riguarda la lettera di Lenin, Stalin una volta mi disse: ‘Ma cosa potevo fare in quella situazione? Il Politburo mi aveva incaricato di controllare che lui [Lenin] non fosse sovraffaticato, che gli ordini dei medici venissero eseguiti, di non dargli la carta, non dargli giornali, e che cosa potevo fare – violare la decisione del Politburo? Non potevo. E mi hanno attaccato.’ Mi ha detto questo personalmente con grande, grande amarezza. Con amarezza sincera.”
- Chuev, F. Tak govoril Kaganovich. Mosca, 1992, p. 191. Anche in Felix I. Chuev, Kaganovic, Sepilov. Mosca: OLMA-PRESS, 2001, p. 263.
Per le lettere di Maria Il’inichn Ul’ianova, pubblicate in: Izvestiia TsK KPSS n. 12, 1989, pp 195-199, cfr.:
http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/ulianova.html
Un’altra delle assistenti di Lenin, Lidia Fotieva, ha rilevato:
Nadezhda Konstantinova non sempre si è comportata come avrebbe dovuto. Può averne parlato con Vladimir Il’ich. Era abituata a condividere tutto con lui. E anche in quei casi in cui non avrebbe dovuto farlo ... Ad esempio, perché ha detto a Vladimir Il’ich che Stalin era stato scortese con lei al telefono?
- Citato da A. Bek, Moskovskie Novosti 23 aprile 1989.
Lenin chiese a Stalin di fornirgli del veleno su richiesta:
Sabato 17 Marzo la c. Ul’ianova (N.K.) mi comunicò, in maniera assai cospirativa, la richiesta di vl. Il’ich a Stalin che io, Stalin, avrei dovuto incaricarmi di trovare e consegnare a V.l. Il’ich una certa quantità di cianuro di sodio. Nel corso della conversazione N.K. mi disse, tra le altre cose, che “vl. Il’ich soffre di dolore inimmaginabili”, che “è impensabile che continui a vivere in questo modo “, e lei caparbiamente insisttette sul fatto che io “non rifiutassi la richiesta di Il’ich”. In considerazione della particolare insistenza di N.K. e della richiesta inistente da parte di V. Il’ich della mia collaborazione (durante la conversazione con me V.I. chiese due volte a N.K. di andarlo a vedere, chiedendo con grande emozione il consenso di Stalin), ho ritenuto impossibile rifiutare e rispose: “Chiedo a V. Il’ich di calmarsi ed essere certo che, quando sarà necessario, soddisferò la sua richiesta senza esitazione.” V. Il’ich effettivamente si calmò.
Tuttavia, devo dire che non ho la forza di accogliere la richiesta di V. Il’ich, e sono costretto a rifiutare questa richiesta, per quanto umanitaria e necessaria possa essere. Ne informerò la riunione dei membri del P.Buro del CC.
J. Stalin
Nota: L’appunto è in un modulo ufficiale del Segretario del Comitato Centrale del PCR (b), J.V. Stalin e porta la data del 21 marzo 1923. Nella parte superiore della scheda sono le firme di coloro che la hanno letta: G. Zinoviev, V. Molotov, N. Bucharin, L. Kamenev, L. Trotsky, M. Tomskij. Quest’ultimo volle anche esprimere il suo parere: “Ho letto. Ritengo corretta l’’indecisione’ di St. Dobbiamo discutere di questo unicamente tra i membri del Pol. Buro. Senza segretari (intendo quelli tecnici).
- DmitriiVolkogonov, Stalin. Edizione russa, vol. 2, tra le pagine 384 e 385. Ho messo un facsimile esatto degli originali di tali documenti qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/stalinleninpoison23.pdf
In diversi punti del suo discorso, Krusciov lamenta la mancanza di collegialità di Stalin e la violazione della direzione collettiva.
“Dobbiamo prendere seriamente in considerazione e analizzare in maniera corretta la questione in modo da poter escludere ogni possibilità di ripetizione sotto qualsiasi forma di ciò che è avvenuto durante la vita di Stalin, il quale non tollerava assolutamente la collegialità nella direzione e nel lavoro, e praticava una violenza brutale, non solo verso tutto ciò che gli si opponeva, ma anche verso ciò che al suo carattere dispotico e capriccioso sembrava contraddire le sue idee.
Stalin non agiva con la persuasione, le spiegazioni e la paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le sue idee ed richiedendo una sottomissione assoluta. Chiunque si opponesse ai suoi disegni o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la correttezza della propria posizione era destinato ad essere estromesso dalle funzioni direttive, e in seguito, “liquidato” moralmente e fisicamente.”(5-6)
“In pratica, Stalin ignorava le norme della vita di partito e calpestava il principio leninista della direzione collettiva del partito”.
Maresciallo Zhukov:
“Dopo la morte di Stalin circolò la favola che era solito prendere unilateralmente decisioni militari e strategiche. Non era proprio così. Ho già detto prima che se si riportavano le questioni al Comandante supremo con una conoscenza della situazione di fatto, egli ne teneva conto. E so di casi in cui rovesciò la propria opinione precedente e cambiò le decisioni che aveva preso in precedenza.”
- Zhukov, G.K. Vospominaniia i razmyshleniia. V. 2 tt. Mosca: OLMA-PRESS, 2002, p. 163. Anche in: http://militera.lib.ru/memo/russian/zhukov1/17.html
“A proposito, come avevo già verificato durante la guerra, Stalin non era affatto il tipo al quale non si potevano sottoporre questioni scottanti e con cui non si poteva discutere o anche sostenere con fermezza il proprio punto di vista. Se qualcuno sostiene il contrario [per esempio Krusciov - GF] allora lo dico esplicitamente – le sue affermazioni non sono veritiere”.
- Ibid. p. 229. Anche: in:http://militera.lib.ru/memo/russian/zhukov1/09.html
Ancora Zhukov:
“Il suo stile di lavoro, di norma, somigliava a quello di un uomo d’affari. Tutti potevano esprimere la propria opinione senza angoscia. Il Comandante supremo trattava tutti allo stesso modo – con rigore e ufficialità. Sapeva ascoltare con attenzione quando gli si palava con cognizione di causa. Lui stesso era laconico, e non amava la verbosità negli altri.”
- Ibid. p. 338. Anche: http://militera.lib.ru/memo/russian/zhukov1/11.html
Anastas Mikoian:
“Devo dire che ognuno di noi aveva piena possibilità di esprimersi e difendere la propria opinione o proposta. Discutevamo con franchezza le questioni più complesse e controverse (per quanto mi riguarda, posso affermarlo con piena responsabilità), e da parte di Stalin ho incontrato comprensione, nella maggior parte dei casi, e un atteggiamento motivato e paziente anche quando le nostre dichiarazioni erano ovviamente a lui sgradite.
È stato anche attento alle proposte dei generali. Stalin ascoltava con attenzione il consiglio e quanto veniva detto, ascoltava con interesse le voci di dissenso, estraendo da esse, in modo intelligente, quel po’ di verità che gli permetteva poi di formulare le decisioni più opportune, che così nascevano dalla discussione collettiva. Ma c’è di più: succedeva spesso che, convinto dalle nostre prove, Stalin cambiasse il proprio punto di vista iniziale su una o un’altra questione “.
- Mikoian, Tak bylo. Mosca: Vagrius, 1999. cap. 37, p.. 464.
... L’atmosfera distesa del lavoro di direzione non diminuiva il ruolo di Stalin. Al contrario, abbiamo quasi sempre attribuito interamente a Stalin le nostre proposte, formalizzate con la firma di Stalin, senza rivelare che il loro autore non era Stalin, ma qualche altro compagno. Ed egli [Stalin] firmava, talvolta con modifiche, a volte no, a volte senza nemmeno leggere: di noi si fidava.
- Mikoian, Tak bylo, cap. 41.
Benediktov, a lungo alto funzionario nel settore agricolo:
Contrariamente a una opinione diffusa, tutte le questioni di quegli anni, compresi quelli relativi al trasferimento di importanti personalità di partito, statali e militari, sono state decise in maniera collegiale nel Politburo. Nelle stessi sedute del Politburo spesso si accendevano animate discussioni, si esprimevano opinioni diverse e a volte contraddittorie, naturalmente nell’ambito delle direttive di partito. Non c’era unanimità tranquilla e accondiscendente – Stalin e i suoi colleghi non l’avrebbero accettato. Dico questo perché sono stato presente molte volte alle sedute del Politburo. È vero, di regola il punto di di vista di Stalin alla fine prevaleva. Ma ciò avveniva perché era più oggettivo, valutava i problemi a tutto tondo, vedeva più lontano e più in profondità degli altri.
- I.A. Benediktov, “O Staline I Khrushcheve”, Molodaia Gvardiia n. 4, 1989. Cfr. http://stalinism.newmail.ru/benedikt.htm
Maresciallo Shtemenko:
“Il generale dell’esercito S.M. Shtemenko, che per il suo lavoro è stato molto vicino a Stalin negli anni della guerra, scrive: ‘Devo dire che Stalin non decideva unilateralmente importanti questioni militari, e in generale non amava farlo. Comprendeva bene la necessità del lavoro collettivo in questo campo complesso. Riconosceva gli esperti di questo o quel problema militare, prendeva in considerazione le loro opinioni, e riconosceva a ciascuno quanto gli era dovuto. Nel dicembre del 1943 dopo la Conferenza di Teheran, quando si dovevano elaborare i piani per le future azioni militari, nella sessione congiunta del CC del Politburo del Partito con il Comitato Supremo Difesa e lo Stato Maggiore, la relazione sulla situazione al fronte e il futuro corso della guerra fu tenuta da A.M. Vasilevskii e A.I. Antonov, mentre N.A. Voznesenskii riferì sulla questione dell’economia di guerra; Stalin intervenne sull’analisi dei problemi di carattere internazionale.”
- S.M. Shtemenko, The General Staff During the War Years. vol. 2 Mosca, 1981, p. 275. Cit. in B. e V. Solov’ev Sukhdeev, Polkovodets Stalin. M 2003, cfr.: http://militera.lib.ru/research/suhodeev_vv/04.html
Dmitri Shepilov:
“Stalin aveva un buon aspetto e per qualche ragione era molto allegro. Scherzava, rideva, ed era molto democratico.
- Shepilov mi ha appena detto che è difficile dirigere la Pravda. Certo, è difficile. Ho pensato: forse dovremmo nominare due direttori?
Qui tutti cominciarono a dissentire rumorosamente:
- No, una direzione doppia... Non ci sarà ordine, nessuno saprà a chi chiedere.
- Bene, vedo che non ho il sostegno popolare. Dove va la gente, vado anch’io. “
-Neprimknuvshii, M. 2001, pp. 236-7. Cfr. anche: http://www.pseudology.org/ShepilovDT/11.htm
Krusciov stesso ammise questa qualità a Stalin:
“Rimasi del mio parere. E qui avvenne una cosa interessante (che era anche caratteristica di Stalin): quest’uomo, in un vampata di rabbia, potrebbe fare un sacco di danni. Ma quando gli si dimostrava di avere ragione e si portavano fatti precisi, avrebbe alla fine capito che si trattava di qualcuno che stava difendendo una causa utile, e avrebbe avuto il suo appoggio. ... Sì, c’erano casi in cui si poteva essere in completo disaccordo con lui e se si convinceva che avevi ragione, allora cambiava il proprio punto di vista e assumeva il punto di vista del suo interlocutore. Naturalmente questa è una qualità positiva.
Ma poi Krusciov si affrettò ad aggiungere:
“Ma, purtroppo, è possibile contare sulla punta delle dita il numero di volte che ciò è accaduto.”
( Krusciov aveva evidentemente già dimenticato che aveva appena chiamato questa qualità una “caratteristica” di Stalin.)
- Krusciov, N.S. Vrenia, Liudi, Vlast ‘. Libro 2, parte 3. Mosca: Moskovskie Novosti, 1999, cap. 3, pp 43-4 (edizione russa). Anche qui: http://hronos.km.ru/libris/lib_h/hrush34.html
In realtà è stato lo stesso Krusciov che rifiutò di dirigere collettivamente ed in gran parte per questo fu rimosso nel 1964.
[Dal discorso di Suslov] “Il com. Krusciov, dopo aver concentrato nelle sue mani le cariche di primo segretario del CC del partito e di presidente del Consiglio dei ministri, non ha affatto usato sempre correttamente i diritti e gli obblighi assegnati. Rompendo con i principi leninisti della direzione collettiva, ha cominciato a tendere verso decisioni unilaterali nelle questioni più importanti del partito e dello stato, ha cominciato a trascurare i pareri del collettivo dei dirigenti di partito e di governo, ha smesso di considerare le opinioni ed i consigli dei compagni. In seguito ha deciso poi anche le questioni più importanti in modo sostanzialmente individuale, insistendo rozzamente sul suo punto di vista soggettivo, spesso del tutto errato. Credendosi esente da errori, si è attribuito una pretesa di verità esclusiva. A tutti i compagni che hanno espresso opinioni e fatto osservazioni sgradevoli, il com. Krusciov ha dato arrogantemente ogi genere di soprannomi umilianti e offensivi che avviliscono la loro dignità personale .... Il risultato del comportamento scorretto del com. Krusciov è stato che il Presidium del CC è diventata sempre meno un organo del processo decisionale collettivo e di confronto creativo. La direzione collettiva è di fatto diventata impossibile.
È sempre più chiaro che il com. Krusciov si sta adoperando per una esaltazione della propria personalità, ignorando il Presidium e il CC del PCUS. Queste azioni scorrette del com. Krusciov si possono interpretare come propensione a promuovere il culto della sua personalità ... “
- “Kak snimali N.S. Khrushcheva. “Istoricheskii Arkhiv n. 1, 1993, pp.7-10.
19 agosto, 1924
Al plenum del CC RCP
Un anno e mezzo di lavoro nel Politburo con i compagni Zinoviev e Kamanev dopo il ritiro e poi la morte di Lenin, hanno reso perfettamente chiaro per me l’impossibilità di un corretto, sincero lavoro politico con questi compagni nel quadro di un unico piccolo collettivo. In considerazione di ciò, chiedo di essere considerato dimissionario dall’Ufficio Pol.[itico] del CC.
Chiedo un congedo per motivi di salute di circa due mesi.
Allo scadere di questo periodo chiedo di essere inviato nella regione di Turukhansk o all’oblast di Iakutsk[246], o da qualche parte all’estero, in qualsiasi tipo di lavoro poco appariscente.
Vorrei chiedere al Plenum [del C.C. - GF] di decidere queste questioni in mia assenza e senza spiegazioni da parte mia, perché ritengo dannoso per il nostro lavoro dare spiegazioni in aggiunta alle osservazioni contenute nel primo paragrafo della presente lettera.
Chiederei al compagno Kuibyshev di distribuire copie di questa lettera ai membri del CC.
Sal[uti] Com[unisti], J.Stalin.
19.VIII.24
- Rodina. 1994. n. 7. С. 72-73.
27 Dicembre 1926
Al plenum del CC (al com. Rykov). Chiedo di essere esonerato dalla carica di Segr.Gen. [Segretario Generale] del CC. Dichiaro di non poter più lavorare in questo incarico; non ho più la forza per operare in questa posizione. J. Stalin.
27.XII.26
- Rodina. 1994. n. 7. С. 72-73.
19 Dicembre 1927
Frammento della trascrizione del Plenum CC.
Stalin: Compagni! Da tre anni chiedo al CC di liberarmi dagli obblighi di Segretario Generale del CC. Ogni volta il Plenum ha rifiutato. Ammetto che fino a poco tempo esistevano condizioni tali che il partito potesse aver bisogno di me in questo funzione come persona più o meno intransigente, uno che ha agito come una sorta di antidoto contro i pericoli dall’opposizione. Ammetto che c’era questa necessità di tenermi al posto di Segretario Generale, nonostante la ben nota lettera del compagno Lenin. Ma queste condizioni non esistono più, sono scomparse poiché l’opposizione è ormai annientata. Sembra che l’opposizione non abbia mai subito una sconfitta così prima d’ora, perché non solo sono stati distrutti, ma sono stati espulsi dal partito. Ne consegue che ora non esistono più motivazioni che si potevano considerare corrette quando il Plenum rifiutò di onorare la mia richiesta di sollevarmi dalle funzioni di Segretario Generale. Nel frattempo avete visto la direttiva del compagno Lenin che siamo obbligati a prendere in considerazione e che, a mio parere, è necessario mettere in atto. Ammetto che il partito è stato costretto a ignorare questa direttiva fino a poco tempo fa, per lo sviluppo della ben nota situazione interna del partito. Ma, ripeto, queste condizioni sono scomparse ed è tempo, a mio avviso, di adottare la direttiva del compagno Lenin sulla direzione. Perciò chiedo al Plenum di esonerarmi dalla carica di Segretario Generale del CC. Vi assicuro, compagni, che il partito non può che trarne vantaggio.
Dogadov: al voto senza discussione.
Voroshilov: propongo di respingere l’annuncio che abbiamo appena ascoltato.
Rykov: Voteremo senza discussione. ... Votiamo ora sulla proposta di Stalin di essere sollevato dalla carica di segretario generale. Chi è a favore di questa proposta? Chi è contrario? Chi si astiene? Uno.
La proposta del compagno Stalin è respinta con una astensione.
Stalin: Presento allora un’altra proposta. Forse il CC valuterà opportuno abolire la posizione di Segr. Gen. Nella storia del nostro partito ci sono stati momenti in cui nessuna carica del genere esisteva.
Voroshilov: Avevamo Lenin con noi, allora.
Stalin: prima del X Congresso non c’era la carica di Segr. Gen..
Voce: Fino al XI Congresso.
Stalin: Sì, mi sembra che fino al XI Congresso non abbiamo avuto questa posizione. Era prima che Lenin cessasse di operare. Se Lenin stabilì che era necessario porre la questione di nominare un Segr. Gen., presumo fosse per le circostanze particolari che avevamo di fronte prima del X Congresso, quando all’interno del partito si costituì un’opposizione più o meno forte e ben organizzata. Ma ora non ci sono più queste condizioni nel partito, perché l’opposizione è ridotta a un uomo solo. Pertanto si potrebbe procedere alla soppressione di questa funzione. Molti associano questa posizione con un qualche tipo di diritti speciali del Segr. Gen.. Devo dire che per la mia esperienza, e i compagni possono confermare, non ci dovrebbero essere diritti speciali del Segr.Gen. distinti dai diritti degli altri membri della Segreteria.
Voce: E i compiti?
Stalin: E non ci sono funzioni in più rispetto a quelli degli altri membri della Segreteria. Io la vedo in questo modo: C’è il Politburo, massimo organo del CC, c’è la Segreteria, l’organo esecutivo composto da cinque persone, e tutti e cinque i membri della Segreteria sono uguali. Questo è il modo in cui il lavoro si è svolto in pratica, e il Segr.Gen. non ha avuto diritti o obblighi speciali. Il risultato, quindi, è che la posizione di Segr.Gen., nel senso di speciali diritti, in pratica per noi non è mai esistita, vi è stato solo un organo collegiale chiamato Segreteria del CC. Non so perché abbiamo bisogno di mantenere acora questa posizione ormai morta. Per non parlare del fatto che questa posizione chiamata Segr.Gen., ha provocato in certe zone una serie di distorsioni. Mentre al vertice la posizione del Segr.Gen non conferisce diritti o doveri speciali, in alcuni luoghi ci sono state degenerazioni, ed in tutti gli oblast ora vi è una lotta per questa posizione tra i compagni che si definiscono segretari, per esempio, nei CC nazionali. Sono sorti una quantità di Segr.i Gen, e a loro si attribuiscono diritti particolari nelle varie località. Perché è necessario?
Shmidt: Possiamo rimuoverli in queste località.
Stalin. Penso che il Partito trarrebbe vantaggio dall’abolizione della carica di Segr.Gen., e ciò mi darebbe la possibilità di liberarmi di questo incarico. Ciò sarebbe tanto più realizzabile in quanto in base alla costituzione del partito non esiste la carica di Segr.Gen..
Rykov: propongo di non dare al compagno Stalin la possibilità di lasciare questa posizione. Per quanto riguarda i Segr.i Gen. negli organi di Oblast e locali, là si dovrebbe cambiare, ma senza modificare la situazione nel CC. La posizione di Segretario Generale è stato creata su proposta di Vladimir Il’ich. In tutto questo tempo, da allora e durante la vita di Vladimir Il’ich, questo incarico è pienamente e politicamente giustificato, sia in senso organizzativo che politico. Nella creazione di questo organo e nella nomina del compagno Stalin al posto di Segr. Gen. ha preso parte anche l’opposizione, tutti quelli che ora abbiamo espulso dal partito. Così è stato senza dubbio per tutto il partito (sia che era necessaria la carica di Segr.Gen., sia chi doveva essere il Segretario Generale). Con questo è stato esaurita, a mio parere, sia la questione del “testamento” (perché il punto è stato votato) ma ugualmente per l’opposizione, proprio come è stato deciso da noi. Il partito intero lo sa. Che cosa è cambiato ora, dopo il XV Congresso, perché è necessario mettere da parte la posizione di Segr.Gen.?
Stalin. L’opposizione è stata sconfitta.
(Segue una lunga discussione, dopo di che:)
Voci: Giusto! Votiamo!
Rykov: C’è una proposta di voto.
Voci: Sì, sì!
Rykov: Votiamo. Chi è per la proposta del compagno Stalin di abolire la carica di Segretario Generale? Chi si oppone? Chi si astiene? Nessuno.
Stalin: Compagni, durante la prima votazione in merito a liberarmi dai doveri di segretario non ho votato, ho dimenticato di votare. Chiedo che il mio voto sia considerato come “Contrario”.
Voce isolata: Questo non cambia molto.
- Citato da G. Cherniavskii. “Prizhok iz partiinykh dzhunglei”. Kaskad (Baltimore, MD) in: http://kackad.com/kackad/?p=855
16 Ottobre 1952
Nelle memorie di Akakii Mgeladze si legge:
... Al primo Plenum del CC del PCUS convocato dopo il XIX Congresso del partito (ero stato eletto membro del CC e ho preso parte ai lavori del Plenum), Stalin presentò davvero la richiesta di essere rimosso, dal posto di Segretario Generale del CC del PCUS, o dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri dell’URSS. Fece riferimento alla sua età, al superlavoro, disse che altri quadri erano cresciuti e c’era chi poteva sostituirlo; per esempio, N.I. Bulganin poteva essere nominato presidente del Consiglio dei ministri, ma i membri del CC non accolsero la sua richiesta, tutti insistettero che il compagno Stalin continuasse a ricoprire entrambe le posizioni.
- A.I. Mgeladze, Stalin. Kakim ia ego ZnAl. Strannitsy nedavnogo proshlogo. N.pl., 2001, p. 118. Vedi anche cap. 9, dove il discorso di Stalin a questo Plenum è esaminato nel ricordo di L.N. Efremov.
Krusciov:
Stalin agiva non con la persuasione, il chiarimento e la paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le sue idee ed esigendo una sottomissione assoluta alla sua opinione. Chiunque si opponesse ai suoi disegni o cercasse di far valere il proprio punto di vista e la correttezza della propria posizione era destinato ad essere estromesso dal gruppo dirigente e, in seguito, “liquidato” moralmente e fisicamente.
Krusciov:
“Proprio in quel periodo (1935-1937-1938) cominciò la repressione di massa attraverso l’apparato dello stato, dapprima contro i nemici del leninismo: trotskisti, zinovievisti, bukhariniani, da tempo sconfitti politicamente dal partito, e poi anche contro molti onesti comunisti, …”
Krusciov ha ucciso più di altri:
Dall’Intervista di V.P. Pronin, Presidente del Soviet di Mosca nel 1939-45, da Voenno-Istoricheskii Zhurnal No. 10, 1991.
“Domanda: E di Krusciov? Che ricordi conservate di lui?
Risposta: [...] Ha aiutato attivamente le repressioni. Sopra la sua testa pendeva una spada di Damocle. Nel 1920 Krusciov aveva votato per la posizione trotskista. E quindi, ovviamente, temeva le conseguenze, e “lottò” lui stesso con particolare zelo contro la trascuratezza, la diminuita vigilanza politica, la cecità politica, ecc. Krusciov approvò la repressione di un gran numero di funzionari di partito e dei soviet. Sotto di lui furono arrestati quasi tutti i 23 segretari dei raikom (comitati provinciali) della città. E quasi tutti i segretari dei raikom della regione [di Mosca] [oblast']. La repressione si abbatté su quasi tutti i segretari del Comitato di Mosca e del Comitato del partito della Città di Mosca: Katsenelenbogen, Margolin, Kogan, Korytniy. Tutti i dirigenti delle sezioni, compreso l’assistente personale di Krusciov. Perfino dopo l’Ucraina Krusciov insisté, nel Politburo del 1938, per la repressione del secondo livello dei dirigenti del Comitato di Partito della Città di Mosca.
Noi, a quel tempo giovani funzionari [di partito], eravamo stupiti. Come poteva Krusciov indottrinarci sulla “vigilanza”, se tutti intorno a lui si rivelavano essere nemici del popolo? Fu l’unico nel Comitato di Mosca a rimanere illeso.
Domanda: Credi che il livello delle repressioni di Mosca rappresentasse il “contributo” personale di Krusciov?
Risposta: In modo significativo. Dopo l'autunno del 1938, con l'arrivo di Shcherbakov alla guida del Comitato di città (di Mosca) non fu più represso neanche un funzionario [di partito] del Soviet di Mosca, del Comitato (di partito) della Città di Mosca o dei comitati regionali. So che nel mese di luglio 1940, quando fu sollevata la questione di rimuovere Shcherbakov dal suo posto di lavoro per lo scarso rendimento delle fabbriche aeronautiche, lo si accusò anche di aver dato molto raramente, e anche in quei casi molto a malincuore, il suo consenso alle repressioni. Al contrario, a una riunione dei segretari del Comitato di città e su mozione di Shcherbakov fu espulso dal partito in mia presenza il capo della sezione investigativa del NKVD per arresti immotivati.
- Citato in: Vladimir Alliluev, Khronika odnoi sem'i: Alliluevy, Stalin. Mosca, Molodaia gvardiia, 2002, p. 172.
Krusciov fu il promotore della repressione:
“Dobbiamo annientare tutti questi farabutti. Annientandone una o due dozzine, noi operiamo a favore di milioni di persone. Perciò la nostra mano non deve tremare, dobbiamo camminare attraverso i cadaveri di nemici per il bene del popolo.” Kruscev, 14 agosto 1937. Vadim Kozhinov, Russia. 20th Century. 1939-1964. Ch. 8. Online: http://www.hrono.ru/libris/lib_k/kozhin20v11.php
Mark IUnge e SA Kokin affermano che Krusciov fece questa osservazione ad un plenum del Soviet della Città di Mosca ;”Cherez trupy vraga na blago Naroda” ... T. 1. Moscow: ROSSPEN 2010, p. 13.
Lo storico Iurii Zhukov sostiene di aver visto il documento in cui Krusciov chiede il permesso di portare “ la Categoria 1” a 20.000 – un numero, senza alcun nome.
“Iuri Nikolaevich, abbiamo Zoria Leonidovna Serebriakova in linea. Perché quando giudicate Stalin, non tenete conto delle “liste per la fucilazione”, in cui sono documentate, dal segno della sua stessa matita, le migliaia di persone mandate a morte?
Zoria Leonidovna: e come si fa a tenere conto di tali elenchi, dove non ci sono nemmeno i nomi, ma semplicemente le parole: «Permettimi di fucilare 20.000 persone.” E la firma: “Krusciov, Nikita Sergeevic”. Vi dirò dove si trova il documento”.
- Komsomolskaia Pravda 3 Dicembre 2002.
“... Metà della prima 'raccolta' ebbe luogo nella regione di Mosca [oblast], certo non la maggiore del paese. Nella 'troika' qui formata c’era, come specificato, il primo segretario del comitato moscovita del partito N.S. Krusciov. Accanto al suo nome e firma troviamo sempre il nome e la firma di Redens, capo dell’UNKVD per l'oblast’ di Mosca e parente di N. Allilueva, seconda moglie di Stalin. Oggi Redens è annoverato nelle liste delle 'vittime della caparbietà di Stalin. Ed ecco ciò che Krusciov e Redens rappresentarono ... beh, è meglio se cito la loro richiesta al Politburo: “Fucilare: 2.000 kulaki, 6.500 criminali ; esiliare: 5869 kulaki, 26.936 criminali” e questo fu solo un singolo colpo di falce!”
- Zhukov, Komsomolskaia Pravda 19 Nov. 2002: Krusciov chiese la facoltà di reprimere un enorme numero di persone a Mosca, e l’uccisione di migliaia di esse.
“CC PC (b) – al compagno Stalin J.V.
Segnalo che abbiamo contato un totale di 41.305 elementi criminali e kulaki che hanno scontato la loro pena e si sono stabiliti nella città di Mosca e provincia.
Fra costoro ci sono 33.436 elementi criminali. La documentazione in nostro possesso ci consente di inserire 6.500 criminali nella Categoria 1 [fucilazione – GF], e 26.396 nella Categoria 2 [esilio GF]. Di questa cifra, al fine di orientarsi, nella città di Mosca ci sono 1.500 persone nella Categoria 1 e 5.272 nella Categoria 2.
Abbiamo calcolato che ci sono 7.869 kulaki che hanno scontato la loro pena e si sono stabiliti nella città di Mosca e nella regione. Il materiale in nostro possesso ci consente di inserire 2.000 di questo gruppo nella Categoria 1 e 5.869 nella categoria 2.
Chiediamo che sia confermata una commissione, composta dai compagni Redens, capo dell’UNKVD per la regione di Mosca, Maslov, vice procuratore della regione di Mosca, e Krusciov, N.S. – Segretario del Comitato di Mosca e del Comitato della città di Mosca, con il diritto, se necessario, di essere sostituito da A.A. Volkov – secondo segretario del Comitato della città di Mosca.
Segretario del C[omitato] di M[osca] del PC(b) (N. Krusciov) “. 10 Luglio 1937.
- Trud 4 Giugno, 1992, ripubblicato in Molotov, Malenkov, Kaganovic. 1957. p. 747, n. 22.
Getty (Excesses, 127) cita la richiesta di Kruscev di 41.000 persone in entrambe le categorie:
A Mosca, il primo segretario Nikita Kruscev sapeva che aveva bisogno di reprimere esattamente 41.805 kulaki e criminali. Quasi tutte le proposte provenienti dalle 40 province e repubbliche che risposero al telegramma di Stalin recavano cifre così precise.”
[Nota: secondo Zhukov, il totale è 41.305; Getty scrive 41.805. La fonte deve essere lo stesso documento sopra citato, quindi Getty copiò male – GF]
Secondo Getty, dopo le conferenze di Mosca, le categorie di persone soggette a questa repressione furono notevolmente ampliate, e “le cifre proposte in precedenza dalle autorità locali furono rivedute, il più delle volte verso il basso.” (p.128). In altre parole, il “Centro” “- Stalin e il Politburo – cercarono di limitare tali repressioni.
La voluminosa (876 pp.) opera di Taubman : Krusciov: The Man and His Era (NY: Norton, 2003), non menziona neppure le repressioni di Krusciov a Mosca, sebbene esse siano state molto più estese per numero di quelle di qualsiasi altra regione.
Per ciò che attiene alla repressione ucraina diretta personalmente da Krusciov, ecco cosa dice:
“E ancora, lo stesso Krusciov diresse le purghe, che subirono un’evidente accelerazione dopo il suo arrivo. Solo nel 1938 si dice siano state arrestate 106.119 persone; tra il 1938 e il 1940 il totale è stato di 165.565. Secondo Molotov, scarsamente obiettivo ma estremamente ben informato, Kruscev “inviò 54.000 persone all’altro mondo in qualità di membro della troika [ucraina] “. I discorsi di Krusciov grondavano veleno, ed è venuto alla luce almeno un caso in cui aveva scarabocchiato, 'Arresto', trasversalmente sulla parte superiore di un documento che condannava un alto funzionario del Komsomol ucraino.”
-Taubman, 116.
La nota seguente di Kruscev a Stalin è un esempio delle lamentele di Krusciov a Stalin circa la riduzione da parte di “quelli di Mosca” – cioè da parte di Stalin e del Politburo – del numero di persone da liquidare:
“Caro Iosif Vissarionovich! L'Ucraina invia [la richiesta per] la repressione di 17.000 – 18.000 [persone] ogni mese. E Mosca ne conferma non più di 2.000 – 3.000. Chiedo che prendiate misure immediate. Vostro devoto N. Krusciov “.
- Citato da Kosolapov, Slovo Tovarishchu Stalinu. M: Eksmo, 2002, p. 355. Benché questa nota sia ampiamente citata, non sono stato in grado di trovare una citazione d'archivio per questa dichiarazione.
La nomina di Kruscev alla carica di primo segretario del CC del Partito comunista (b) dell’Ucraina portò un aumento qualitativo nella repressione, di cui troviamo testimonianza in un frammento del suo intervento al XIV Congresso del Partito comunista della repubblica. “Faremo di tutto, disse, al fine di adempiere con onore al compito e agli ordini del CC del PC (b), e del compagno Stalin – per rendere l'Ucraina una fortezza inespugnabile per i nemici [del popolo – GF].
... Nel suo discorso al 20 ° Congresso del Partito N.S. Krusciov evitò deliberatamente qualsiasi menzione di eventi in Ucraina e citò fatti concernenti le repressioni di altre regioni. Ma come si dice, “Non si può nascondere un ago in un sacco.” Dobbiamo considerare come puramente oggettiva la valutazione del suo ruolo nell'organizzare repressioni di massa in Ucraina espressa, per esempio, nel discorso del commissario del popolo per gli Affari Interni della repubblica Uspensky al XIV Congresso del PCU(b): “Io, come molti altri compagni qui presenti, disse il commissario, devo riconoscere che la disfatta dei nemici del popolo in Ucraina è iniziata per davvero solo alcuni mesi fa, quando abbiamo ricevuto come guida quell’esperto bolscevico, allievo e compagno d'armi del grande Stalin, Nikita Sergeevic Krusciov”.
- S. Kuz'min. “K repressiiam prichasten. Strikhi k politicheskomu portretu N.S. Krusciov. Vozrozhdenie Nadezhdy. No. 2, 1997. Online: http://memory.irkutsk.ru/pub/fr2.htm. Citato anche in NF Bugai, Narody Ukrainy v 'Osoboi papke' Stalina. Moscow: Nauka, 2006, pp 252-3.
Altri particolari sull’enorme numero di persone “represse” da Krusciov a Mosca, ne1 periodo 1936-1937:
“N.S. Krusciov, lavorando come primo segretario del C [omitato] di M [osca] e del C [omitato] di C [ittà] del PC(b) nel periodo 1936-1937 e dal 1937 come primo segretario del CC del P C(b)U (Partito Comunista di Ucraina, bolscevico), diede il suo personale assenso all'arresto di un notevole numero di funzionari di Partito e dei Soviet. Nell'archivio del KGB ci sono materiali documentari che attestano la partecipazione di Krusciov nel portare avanti repressioni di massa a Mosca, nella regione di Mosca, e in Ucraina negli anni prima della guerra. In particolare, inviò personalmente documenti con proposte riguardanti gli arresti di funzionari di primo piano del Soviet di Mosca e del Comitato del Partito della regione di Mosca. In tutto, durante il periodo 1936-1937 furono represse dagli organi del NKVD di Mosca e della regione di Mosca 55.741 persone.
Dal Gennaio 1938 Krusciov guidò l’organizzazione del partito dell’Ucraina. Nel 1938 furono arrestate in Ucraina 106.119 persone. Le eliminazioni non si fermarono negli anni successivi. Nel 1939 circa 12.000 persone furono arrestate, e nel 1940 – circa 50.000 persone. In tutto, nel corso degli anni 1938-1940 furono arrestate in Ucraina 167.565 persone.
Il NKVD spiegò l'aumento delle eliminazioni del 1938 in Ucraina, col fatto che, in concomitanza con l'arrivo di Krusciov, l’attività controrivoluzionaria della organizzazione destro-trotskista crebbe in modo particolarmente rapido. Krusciov autorizzò personalmente l’eliminazione di diverse centinaia di persone sospettate di organizzare atti terroristici [= tentativi di assassinio] contro la sua persona.
Nell'estate del 1938 fu arrestato, con l’autorizzazione di Krusciov, un vasto gruppo di funzionari di primo piano del Partito, dei Soviet, e del settore economico, tra cui il vicepresidente dei Commissari del Consiglio del Popolo della RSS ucraina, ministri del governo [narkomy], sottosegretari, segretari dei comitati di oblast del partito. Tutti furono condannati alla pena capitale o a lunghi periodi di detenzione. Secondo elenchi inviati dalla NKVD dell'URSS al Politburo, per il solo 1938 fu data l’autorizzazione a procedere all’eliminazione di 2.140 persone del Partito repubblicano e della dirigenza sovietica.”
- “Massovye repressii opravdany byt 'ne mogut”. Istochnik No. 1, 1995, 126-7; Reabilitatsia. Kak Eto Bylo. III (Mosca, 2004), 146-7.
Krusciov, 1° Febbraio 1956:
Domanda del com. Krusciov [a Rodos]: Parlateci in relazione ai com. Postyshev e Kossior, li avete dichiarati nemici.
Com. Krusciov:
I colpevoli sono più in alto. Elementi semi criminali ebbero l’incarico di condurre le indagini. Stalin è da criticare.
Aristov: compagno Krusciov, abbiamo il coraggio di dire la verità?
Aristov: Eiche rifiutò di confessare fino all'ultimo, e malgrado ciò lo fucilarono.
Com. Krusciov: Ezhov, con ogni probabilità, era innocente, un uomo onesto.
Com. Mikoian: Il Decreto sulla lotta contro il terrorismo fu emanato il 1° Dicembre 1934.
[...]
Com. Krusciov: Iagoda, con ogni probabilità, era un uomo innocente [chistiy = 'pulito']. Ezhov [anche].
- RKEB 1 308-9, p. 308-9.
Krusciov:
Fu Stalin a formulare il concetto di “nemico del popolo”. Questo termine rese automaticamente non necessario che venissero provati gli errori ideologici dell'uomo o degli uomini coinvolti in una controversia; questo termine rese possibile l'uso della repressione più crudele, in violazione di tutte le norme della legalità rivoluzionaria, contro chiunque fosse in qualunque modo in disaccordo con Stalin; contro chi fosse anche solo sospettato di intenzioni ostili o avesse una cattiva reputazione. Questo concetto di “nemico del popolo” eliminava la possibilità di ogni forma di lotta ideologica o l’esternazione di osservazioni su questo o quel problema, anche solo di carattere pratico. Contro ogni norma della scienza giuridica attuale, sola prova di colpevolezza diventava la “confessione” dello stesso imputato, ottenuta, come inchieste successive hanno provato, con pressioni fisiche sull’accusato.
Ciò ha portato a evidenti violazioni della legalità rivoluzionaria e al fatto che molte persone del tutto innocenti, che in passato avevano difeso la linea del partito, divennero vittime. Per quanto riguarda coloro che un tempo si erano opposti alla linea del partito, va detto che spesso non c’erano ragioni abbastanza gravi per la loro eliminazione fisica. La formula “nemico del popolo” è stata introdotta proprio allo scopo di annientare fisicamente tali individui.
Jean-Paul Marat usò il termine “l'ennemi du peuple” nel primo numero della sua rivista L'Ami du Peuple del 1793. Cfr.: http://membres.multimania.fr/jpmarat/amidpaf.html # ennemi
E 'anche notoriamente il titolo di una dramma di Ibsen.
Maxim Gorky, nel racconto “Khersones Tavricheskii”, 1897.
“... e nella cospirazione non voglio agire contro la comunità, né contro alcuno dei cittadini che non sia stato dichiarato nemico del popolo”.
- Vd. il testo ai siti: http://www.archaeology.ru/ONLINE/Gorki/gorky.html. S. Lifshits, “Preslovutiy doklad Khrushcheva”, e http:// www.msk.newmail.ru/pub/1.htm (visto il 5 Luglio, 2004) che porta alla citazione a stampa: Gor'kii, M. Sobranie sochinenii. V 30-ti t. 23, pag. 266.
Usato da Lenin:
Lenin, “La lotta per la terra e il piano di “Iskra'' “, 1903:
”Un serio sostegno da parte dei lavoratori agli appelli dello Zemstvo dovrebbe consistere non già nel concordare le condizioni alle quali i rappresentanti dello Zemstvo possono parlare in nome del popolo, ma nello sferrare un colpo ai nemici del popolo.”
- http://www.marxists.org/russkij/lenin/works/9-19.htm
Lenin, “L’inizio della rivoluzione in Russia,” 1905.
“Noi socialdemocratici possiamo e dobbiamo procedere indipendentemente dai rivoluzionari della democrazia borghese, garantendo l'indipendenza di classe del proletariato, ma dobbiamo andare mano nella mano con loro durante la rivolta, mentre sferriamo colpi precisi contro lo zarismo, mentre ci opponiamo all'esercito, mentre attacchiamo le Bastiglie del nemico maledetto dell’intero popolo russo.”
- http://www.marxists.org/russkij/lenin/1905/01/12a.htm
Lenin, 9 Maggio 1918:
“Dichiarare nemici del popolo tutti i proprietari di cereali che dispongono di eccedenze e non le portano ai punti di esportazione, e anche tutte le riserve di grano di tutti coloro che producono per la distillazione; deferirli al tribunale rivoluzionario e sottoporli da ora in poi a pene detentive di non meno di 10 anni, alla confisca di tutti i beni, e all'esilio a vita dalla loro comunità [obshchina], e in aggiunta sottoporre i distillatori a lavori forzati di carattere sociale.”
Lenin, Opere complete v. 36, p. 318 (edizione russa). Citato nel sito http://www.kursach.com/biblio/0010024/103_1.htm
Il decreto fu emanato con piccole modifiche. Dekrety Sovetskoi vlasti. Ed. G.D. Obichina et al. T. 2: 17 marta – 10 iulia 1918 g. Moscow: Gospolitizdat, 1959, p. 265.
Decreto del Comitato esecutivo centrale e del Soviet dei Commissari del Popolo del 7 Agosto 1932:
“... Chiunque violi la proprietà sociale deve essere considerato nemico del popolo, poiché battersi con determinazione contro i saccheggiatori dei beni sociali è il primo dovere degli organi del potere sovietico.”
- Tragediia Sovetskoi Derevni. Kollektivizatsia I raskulachivanie. Dokumenty I materialy. 1927-1939. Tom 3. Konets 1930-1933. Moscow: ROSSPEN, 2001. N ° 160, pag. 453. Vd. anche la pagina di Wikisource in russo:
http://tinyurl.com/law-of-aug-7-32
Uso di Kruscev del termine:
“3. I nemici del popolo sono riusciti a fare un sacco di danni nel settore delle nomine dei quadri. Il Soviet militare ha fissato come suo compito principale quello di sradicare completamente i residui degli elementi ostili studiando attentamente ogni comandante e funzionario politico al momento della promozione, promuovendo con coraggio quadri esperti, devoti e promettenti ... “
- Citato da Volkogonov, Stalin. Vol. 1, cap. 7, n.608. . Per il testo e il contesto integrali, vedi sotto, alla voce “Comandanti uccisi.”
Trotskisti, Bukharinisti, nazionalisti borghesi e altri pericolosi nemici del popolo, istigatori della restaurazione del capitalismo, hanno fatto disperati tentativi di distruggere dall'interno l'unità leninista dei ranghi del Partito – e si sono tutti rotta la testa contro questa unità.
- Citato da IU.V. Emel'ianov. Krusciov. Smut'ian Kremle v. Moscow: Veche, 2005, p. 32.
Krusciov:
“Un atteggiamento completamente diverso con la gente contraddistinse Stalin. Le caratteristiche di Lenin – il lavoro paziente, tenace e accurato verso il popolo per educarlo, la capacità di indurre le persone a seguirlo facendo uso non già della costrizione, ma piuttosto dell'influenza ideologica che esercitava su tutto il collettivo – erano assolutamente estranee a Stalin. Egli aveva rinunciato al metodo leninista della persuasione e dell'educazione; aveva abbandonato il metodo della lotta ideologica sostituendolo con la violenza amministrativa, le repressioni in massa e il terrore.” (Pp. 7-8)
Vd. infra.
Krusciov:
Nel suo “testamento” Lenin ha avvertito che “la parte sostenuta da Zinoviev e da Kamenev nell’Ottobre non è stato certamente un evento casuale”. Ma Lenin non ha posto il problema del loro arresto e ancor meno della loro eliminazione.” (p.9)
Stalin a Kaganovic, sulla testimonianza al “Processo dei 16” di Zinoviev-Kamenev, Agosto 1936.
… Secondo. Dalle confessioni di Reingold è chiaro che Kamenev, attraverso la moglie Glebova, tastava il terreno con l'ambasciatore francese [Hervé] Alphand circa le possibili relazioni del governo francese con un futuro “governo” del blocco trotskista-zinovievista. Penso che Kamenev sentisse anche gli ambasciatori inglesi, tedeschi e americani. Ciò significa che Kamenev deve aver comunicato a questi stranieri i piani del complotto e dell’assassinio dei leader del partito bolscevico. Ciò significa anche che Kamenev aveva già rivelato loro questi piani, altrimenti gli stranieri non avrebbero accettato di discutere con lui di un futuro “governo” zinovievista-trotskista. Questo è il tentativo di Kamenev e dei suoi amici di formare direttamente un blocco con i governi borghesi contro il governo sovietico. Questo spiega il mistero dei famosi necrologi anticipati dei corrispondenti americani. Ovviamente, Glebova è ben informata su tutto questo materiale sordido. Dobbiamo condurre Glebova a Mosca e sottoporla ad una serie di interrogatori meticolosi. Potrebbe rivelare molte cose interessanti.
- Stalin i Kaganovich, Perepiska 1931-1936 gg. [Corrispondenza Stalin-Kaganovic, 1931-1936] (Russo), No. 763, pp 642-3
La confessione di D.M. Dmitriev, relativamente a questo evento:
Ricordo i seguenti casi:
1. Il caso di Tatiana Kameneva. Era la moglie di L.E. Kamenev. Abbiamo avuto informazioni che Tatiana Kameneva, su istruzione di L.B. Kamenev, è andata dall'ambasciatore francese a Mosca Alfand con la proposta di organizzare un incontro con L.B. Kamenev per colloqui di tenore controrivolutionario relativi all’appoggio del governo francese ai trotskisti clandestini all'interno dell'URSS.
Io e Chertok interrogammo Tatiana Kameneva “evitando di insistere” su questa accusa, rendendole possibile evitare la testimonianza circa questa circostanza nel corso dell'inchiesta.
- Lubianka 2, Doc. 356, p. 586. “L.E. Kamenev “è un errore tipografico per L.B. Kamenev. La Kameneva di cui si parla è la medesima Glebova della citazione precedente.
Krusciov:
“Prendiamo l’esempio dei trotskisti. Ormai è trascorso un periodo sufficientemente lungo dal punto di vista storico, possiamo parlare della lotta contro di loro con molta calma e analizzare la questione con sufficiente obiettività. Dopo tutto, vicino a Trotsky si trovavano elementi la cui origine di classe non può certo dirsi borghese. Un certo numero di essi erano intellettuali del partito, altri erano reclutati fra gli operai. Possiamo ricordare molte persone che, in un periodo della loro vita, si unirono ai trotskisti. Ma quegli stessi individui avevano avuto un ruolo attivo nel movimento operaio prima della rivoluzione, durante l’Ottobre e nel consolidamento della vittoria della più grande delle rivoluzioni. Molti i loro ruppero con il trotskismo e ritornarono ai princìpi leninisti. Era necessario annientare queste persone?”
Stalin in merito ai trotskisti al Plenum del C.C. del Febbraio-Marzo 1937, 3 Marzo:
“5. Si dovrebbe spiegare ai nostri compagni di partito che i trotskisti, che rappresentano gli elementi attivi dell’attività diversiva, distruttiva e spionistica dei servizi segreti stranieri, già da tempo hanno cessato di rappresentare una tendenza politica all’interno della classe operaia, già da tempo hanno smesso di avere idee compatibili con gli interessi della classe operaia, che sono diventati un gruppo di sabotatori, diversivisti, spie, assassini, senza principi e idee, al seguito dei servizi segreti stranieri.
Si dovrebbe spiegare che nella lotta contro il trotskismo contemporaneo, devono essere utilizzati non i vecchi metodi, i metodi della discussione, ma nuovi metodi, capaci di distruggere e sradicare.”
- J.V. Stalin, Mastering Bolshevism. NY: Workers Library Publishers, 1937, pp 26-7; citato dal sito http://www.marx2mao/Stalin/MB37.html
Stalin, discorso conclusivo del Plenum in data 5 Marzo:
“Ma ecco il problema – come realizzare nella pratica il compito di distruggere e sradicare gli agenti tedesco-giapponesi del trotskismo. Ciò significa forse che dobbiamo colpire e sradicare non solo i veri trotskisti, ma anche coloro che in una certa epoca ondeggiavano verso il trotskismo, e poi molto tempo fa si allontanarono dal trotskismo, non solo quelli che sono veramente agenti trotskisti volti a distruggere, ma anche coloro cui tanto tempo fa accadde di andare lungo una strada dove una volta era passato qualche trotskista? In ogni modo, voci di questo tipo si sono udite qui al plenum. Possiamo ritenere corretta una tale interpretazione della risoluzione? No, non possiamo ritenerla corretta.
Su questa questione, come su tutte le altre questioni, ci deve essere un approccio individualizzato, differenziato. Non si devono misurare tutti con lo stesso metro. Un approccio così radicale non può che nuocere alla causa della lotta contro i veri demolitori e delatori trotskisti.
Tra i nostri compagni responsabili c’è un certo numero di ex trotskisti che hanno lasciato il trotskismo molto tempo fa, e ora lottano contro il trotskismo non peggio, ma meglio di alcuni dei nostri rispettati compagni che non hanno mai avuto occasione di pencolare verso il trotskismo. Diffamare tali compagni ora sarebbe assurdo.
Tra i nostri compagni ci sono anche coloro che si erano sempre opposti al trotskismo ideologicamente, ma nonostante questo con singoli trotskisti mantennero contatti personali che non tardarono a interrompere non appena il volto reale del trotskismo fu loro chiaro. Ovviamente, non è una buona cosa che non abbiano spezzato subito ma con ritardo i loro legami personali di amicizia con singoli trotskisti. Ma sarebbe sciocco confondere questi compagni con i trotskisti.”
- Ivi, pp 43-4..
Ricordiamo le parole di Kruscev – esattamente ciò che Stalin aveva sostenuto al Plenum del Febbraio-Marzo 1937:
Dopo tutto, vicino a Trotsky si trovavano elementi la cui origine di classe non può certo dirsi borghese. Un certo numero di essi erano intellettuali del partito, altri erano reclutati fra gli operai. Possiamo ricordare molte persone che, in un periodo della loro vita, si unirono ai trotskisti. Ma quegli stessi individui avevano avuto un ruolo attivo nel movimento operaio prima della rivoluzione, durante l’Ottobre e nel consolidamento della vittoria della più grande delle rivoluzioni. Molti i loro ruppero con il trotskismo e ritornarono ai princìpi leninisti.” (p. 9, vedi sopra).
Più avanti nel “Rapporto segreto”, in un passaggio che sarà utile considerare in questa sede, Krusciov ritorna sulla questione dei trotskisti in Urss negli anni Trenta.
“Dovremmo ricordare che nel 1927, alla vigilia del XV Congresso, l'opposizione trotskista-zinovievista aveva raccolto solo 4.000 voti, mentre per la linea del partito i voto furono 724.000. Durante í dieci anni trascorsi fra il XV Congresso e il plenum di Febbraio-Marzo del Comitato centrale, il trotskismo è stato completamente disarmato; molti ex trotskisti avevano cambiato le loro opinioni precedenti e lavoravano nei vari settori all'edificazione del socialismo. È chiaro che, con la vittoria socialista, non esisteva alcuna base per il terrore di massa nel paese.”
Stalin, al Plenum del Comitato Centrale del Febbraio-Marzo 1937
“Richiamate alla mente l'ultima discussione sul trotskismo nel nostro partito nel 1927 ... Allora, dei 854.000 membri del partito votarono in 730.000. Di questi, 724 mila membri del partito votarono per i bolscevichi, per il Comitato Centrale del Partito, contro i trotskisti, e 4.000 membri del Partito, ossia circa metà dell'uno per cento, votarorono per i trotskisti, mentre 2.600 membri del Partito si astennero dal voto .... A questo aggiungete il fatto che di essi molti rimasero delusi dal trotskismo e lo abbandonarono, e vi rendete conto della irrilevanza delle forze trotskiste,”
- J.V. Stalin, Mastering Bolshcevism. NY: Workers Library Publishers, 1937, pp 59-60. Online: http://www.marx2mao.com/Stalin/MB37.html
Krusciov può benissimo aver copiato questo passo proprio dal discorso di Stalin!
Sudoplatov in merito alla colpevolezza dei trotskisti:
“Ai fini della congiuntura politica si dice che le attività di Trotsky e dei suoi sostenitori all'estero negli anni Trenta siano state solo attività di propaganda. Ma non è così. I trotskisti erano altresì coinvolti in azioni. Avvalendosi del supporto di persone collegate con lo spionaggio militare tedesco ['Abwehr'] organizzarono una rivolta contro il governo repubblicano a Barcellona nel 1937. Da ambienti trotskisti nei servizi segreti speciali francesi e tedeschi giunsero informazioni “indicative” riguardanti le azioni dei partiti comunisti in appoggio all'Unione Sovietica. Dei collegamenti dei capi della rivolta trotskista del 1937 a Barcellona siamo stati informati da Schulze-Boysen ... In seguito, dopo il suo arresto, la Gestapo lo accusò di trasmettere queste informazioni a noi, e questo circostanza compare nella condanna a morte emessa dal tribunale hitleriano nel suo procedimento.
Per quanto riguarda altri esempi dell’uso da parte di Abwehr dei loro legami con i trotskisti per scovare i dirigenti del Partito comunista francese che nel 1941 erano in clandestinità, ci ha riferito il nostro residente a Parigi, Vasilevsky, nominato nel 1940 alla carica di plenipotenziario per il Comitato esecutivo del Comintern.”
- Traduzione da: Gen. Pavel Sudoplatov, The Intelligence Service and the Kremlin, Moscow 1996, p. 58:
Il paragrafo in questione tratto dalla Corte marziale nazista, che conferma l’argomento di Sudoplatov:
Anfang 1938, während des Spanienkrieges, erfuhr der Angeklagte dienstlich, dass unter Mitwirkung des deutschen Geheimdienstes im Gebiet von Barcellona ein Austand gegen die rote dortige Regierung vorbereitet werde. Diese Nachricht wurde von ihm gemeinsam mit der von Pöllnitz der Botschaft sowjetrussischen a Parigi zugeleitet.
Traduzione italiana:
“All'inizio del 1938, durante la guerra civile spagnola, l'imputato seppe in via ufficiale che si stava preparando nel territorio di Barcellona una ribellione contro il governo rosso locale con la collaborazione dei servizi segreti tedeschi. Tali informazioni, insieme con quelle di Pöllnitz, furono da lui trasmesse all'ambasciata russa sovietica a Parigi.”
(“Pöllnitz” era Gisela von Pöllnitz, una recente recluta della “ Orchestra Rossa “ (Rote Kapelle), anello spionistico sovietico antinazista, che lavorava per la United Press e che “infilò la relazione nella cassetta postale dell'ambasciata sovietica.” Shareen Blair Brysac, Resisting Hitler: Mildred Harnack and the Red Orchestra Oxford University Press, 2000, p. 237).
- Haase, N. Das Reichskriegsgericht und der Widerstand gegen Nationalsozialistische Herrschaft. Berlin, 1993, S. 105. Vedi anche Grover Furr. “Evidence of Leon Trotsky's Collaboration with Germany and Japan.” Cultural Logic 2009. Online qui: http://clogic.eserver.org/2009/Furr.pdf
Krusciov:
“ Era forse normale che trascorressero oltre 13 anni tra il XVIII e XIX Congresso del partito, anni nei quali il partito e il Paese hanno vissuto tanti importanti eventi?”
“Al Plenum CC di Febbraio (1947) A [ndrei] Zhdanov parlò della decisione di convocare un regolare XIX Congresso del PC(b) alla fine del 1947 o, in ogni caso, entro il 1948. Oltre a ciò, al fine di vivificare la vita interna del partito, propose di adottare un ordine semplificato di convocazione delle conferenze di partito, indicendole ogni anno e rendendo obbligatorio il rinnovo di almeno un sesto del totale di membri del Plenum del CC.”
- Pyzhikov, A.V. “Leningradskaia gruppa: Put 'vo Vlasti (1946-1949).” Svobodnaia Mysl' 3, 2001, p. 96.
Krusciov:
Basterà ricordare che durante tutti gli anni della guerra patriottica a non si è mai riunito il Plenum del Comitato centrale. È vero che vi fu un tentativo di convocazione del plenum del Comitato centrale nell'ottobre del 1941, quando i membri del Comitato centrale da tutte le parti del paese furono convocati a Mosca. Essi aspettarono per due giorni l’apertura del plenum, ma invano. Stalin non volle neppure andare a parlare con i membri del Comitato centrale. Questo fatto mostra quanto fosse sfiduciato Stalin nei primi mesi di guerra e con quanta arroganza e disprezzo trattasse i membri del Comitato centrale.”
Nota di Boris Nikolaevsky per l'edizione originale di New Leader di questo discorso:
“ Se ci si dovesse fidare delle fonti ufficiali sovietiche, questa dichiarazione di Krusciov non sarebbe vera: Secondo la raccolta Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica nelle risoluzioni e decisioni di congressi, convegni e plenum del Comitato centrale (pubblicata dall’Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin del Comitato centrale del partito nel 1954), si tenne un plenum del Comitato centrale durante la guerra (27 gennaio 1944), quando si decise di dare alle varie Repubbliche federate il diritto di avere propri ministeri degli esteri e si decise di sostituire l’Internazionale con il nuovo inno nazionale sovietico.”
Nikolaevsky continua e aggiunge:
“Ma è probabile che Krusciov abbia ragione, non ci fu un Plenum del Comitato centrale nel 1944 ed è stato perpetrato un inganno: Il plenum, annunciato come avvenuto, non ha mai avuto luogo.” (nota 10)
Ma Nikolaevsky aveva torto. Era Krusciov, non Stalin, che “perpetrò una frode.”
Edizione russa del 1989 del discorso di Krusciov, nota 8:
Con decreto del Politburo del CC PC (b), del 2 Ottobre 1941 fu diramata la convocazione di un Plenum del CC PC(b) il 10 Ottobre 1941, con all'ordine del giorno: “1. La situazione militare del nostro paese. 2. Compiti del Partito e dello Stato per la difesa del paese.” Con decreto del Politburo del el CC PC(b) del 9 Ottobre 1941, la convocazione del plenum fu revocata “in vista dello stato di emergenza recentemente dichiarato sui vari fronti e l’inopportunità di richiamare dal fronte i compagni dirigenti.” Durante gli anni di guerra ci fu un solo Plenum del CC, che ebbe luogo il 27 Gennaio 1944.
Le risoluzioni del Plenum del CC del Gennaio 1944 sono descritte in un libro di testo sovietico del 1985. Vedi P.N. Bobylev et Al., Velikiaia Otechestvennaia Voina. Voprosy i Otvety. Moscow: Politizdat, 1985, online: http://www.biografia.ru/cgi-bin/quotes.pl?oaction=show&name=voyna083
http://memory.irkutsk.ru/pub/fr2.htm
Krusciov:
La commissione è venuta a conoscenza di importanti materiali tratti dagli archivi del NKVD e di altri documenti, comprovanti fabbricazione di processi contro comunisti, per false accuse e per abusi evidenti della legalità socialista che hanno portato alla morte di persone innocenti. È apparso subito evidente che molti attivisti del partito, dei soviet e dell’economia, che erano stati bollati come nemici nel 1937-38, non sono mai stati in realtà nemici, spie, sabotatori, ecc., ma sono sempre stati onesti comunisti: si è voluto bollarli d’infamia in questo modo ed essi, spesso incapaci di sopportare più a lungo torture barbare, si erano autoaccusati (per ordine di investigatori falsari e corrotti) di crimini gravissimi e inverosimili.
È stato accertato che dei 139 membri e supplenti del Comitato centrale del partito eletti al XVII Congresso, 98, cioè il 70%, erano stati arrestati e fucilati (la maggior parte nel 1937-1938) (Indignazione nella sala.)
... La stessa sorte fu riservata non solo ai membri del Comitato centrale, ma anche alla maggioranza dei delegati del XVII Congresso; dei 1966 delegati con diritto di voto o di consulenza, 1108 sono state arrestati con l’accusa di crimini contro-rivoluzionari, cioè decisamente più della maggioranza.
- Vd. infra, sotto Ezhov, (n. 17).
Krusciov:
“La sera del 1° dicembre 1934, per iniziativa di Stalin (senza la convalida dell’Ufficio Politico, che l’avrebbe approvata due giorni dopo, per caso) ...”
L’edizione critica del testo russo del discorso di Krusciov del 1989 (Ayermakher, K. a cura di, Doklad NS Khrushcheva o Kul'te Lichnosti Stalina na XX s “KPSS ezdê Dokumenty Mosca, ROSSPEN 2002) afferma, alla n. 11:
Ciò riguarda il decreto del Comitato Esecutivo Centrale dell’Unione Sovietica del primo dicembre 1934 “Sul metodo corretto di trattare casi relativi alla preparazione o effettuazione di atti di terrorismo”, che fu poi chiamata “legge del 1° dicembre 1934” e rimase in vigore fino al 1956. Il decreto in questione non fu introdotto per la conferma da una sessione del Comitato Esecutivo Centrale dell’URSS, come richiesto dalla Costituzione sovietica.
Si veda la riproduzione della copia originale dai Volkogonov Papers, online qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/12_01_34_law.pdf
Krusciov:
Bisogna dire che ancor oggi le circostanze dell’assassinio di Kirov nascondono molti elementi inspiegabili e misteriosi ed esigono un esame più attento. Ci sono ragioni per credere che Nikolaev, l’assassino di Kirov, sia stato aiutato da una delle guardie incaricate di proteggere Kirov. Un mese e mezzo prima dell’uccisione, Nikolaev era stato arrestato per comportamenti sospetti, ma è stato rilasciato senza nemmeno perquisirlo. È poi molto sospetta la morte dell’agente della Ceka incaricato di proteggere Kirov: era stato prelevato per un interrogatorio il 2 dicembre 1934, e rimase ucciso in un “incidente” d’auto mentre gli altri occupanti della vettura rimasero illesi.
Dopo l’assassinio di Kirov, alti funzionari del NKVD di Leningrado sono stati condannati a pene molto lievi, ma nel 1937 furono fucilati.
Si può supporre che essi sono stati giustiziati per far scomparire le tracce che avrebbero condotto agli organizzatori dell’omicidio di Kirov”
Sudoplatov:
“Non esistono prove né documenti per sostenere la teoria della partecipazione di Stalin o dell’organizzazione del NKVD all’ assassinio di Kirov .... Kirov non era un’alternativa a Stalin. Egli fu uno degli stalinisti più strenui. La versione di Krusciov fu poi approvata e utilizzata da Gorbaciov come parte della sua campagna anti-Stalin.”
- Razvedka i Kreml Mosca, 1996, pp 60-61.
Alla Kirilina:
“... Oggi, nelle circostanze in cui ‘tutto è permesso’ e del cosiddetto pluralismo appaiono articoli i cui autori non si preoccupano di rintracciare i documenti e non si sobbarcano alla fatica di arrivare a una comprensione oggettiva di ciò che accadde il 1° dicembre 1934. Il loro obiettivo principale è quello di dichiarare ancora una volta che ‘Stalin assassinò Kirov,’ anche se non hanno prove né primarie né secondarie per questa affermazione, ma invece fanno largo uso di miti, leggende, e dicerie. “
- Neizvestniy Kirov. Mosca, 2001, p. 304. A p. 335 di questo lavoro la Kirilia rivela che Trotsky fu all’origine della diceria che Stalin aveva fatto uccidere Kirov . Ciò a sua volta implica che Krusciov e Pospelov stavano qui copiando Trotsky.
Arch Getty:
“Su Kirov, e in nessun ordine particolare:
1. Nel corso degli anni, ci furono tre e forse quattro, indagini ad alto livello sull’uccisione di Kirov. Tutte commissionate dal Segretario Generale del Politburo e ognuna, in puro stile sovietico, iniziava con una conclusione prevista in anticipo. Stalin voleva attribuire la responsabilità a Zinoviev e Trotsky, Kruscev e Gorbaciov volevano attribuirla a Stalin e di conseguenza tutti sceglievano con cura i loro investigatori. Sono riuscito a conoscere il materiale d’archivio da questi tentativi, ed é chiaro che nessuna delle tre indagini produsse le conclusioni desiderate. In particolare gli sforzi nell’era Krusciov Gorbaciov comportarono perlustrazioni massicce degli archivi e degli interrogatori e non riuscirono a concludere che dietro l’uccisione c’era Stalin. Lo sforzo di Stalin, naturalmente, portò alla conclusione che fu l’opposizione a farlo e fu la base per i processi di Mosca. Ma a parte le incredibili confessioni degli imputati, non vi fu neanche nessuna prova a sostegno di questa conclusione a priori .”
Cfr. Lista di discussione H-RUSSIA, 24 agosto 2000. Vedi http://tinyurl.com/hjput
Krusciov:
Le repressioni in massa aumentarono enormemente a partire dalla fine del 1936. Un telegramma di Stalin e Zdanov, inviato da Sochi il 25 settembre 1936, era stato indirizzato a Kaganovic, Molotov e altri membri dell’Ufficio politico. Il testo del telegramma era il seguente
“Riteniamo assolutamente necessario e urgente che il compagno Ezhov sia nominato commissario del popolo per gli Affari interni. Iagoda ha definitivamente dato prova di essere incapace di smascherare il blocco trotskista-zinovievista. La GPU ha quattro anni di ritardo in questo affare. Ciò é stato osservato da tutti i militanti e dalla maggioranza dei rappresentanti del NKVD”
Questa frase staliniana che il “NKVD [= GPU] aveva quattro anni di ritardo” nell’applicazione della repressione di massa e che era necessario “rimettersi al passo” con il lavoro perduto aveva spinto direttamente gli uomini della NKVD. sulla via degli arresti e delle esecuzioni di massa.
Ecco il testo integrale del telegramma; Krusciov ne lesse un piccolo frammento nel “Discorso segreto”.
CC del VKP (b). Mosca.
Ai Compagni Kaganovic, Molotov, e altri membri del Politburo.
In primo luogo, riteniamo assolutamente necessario e urgente che al com. Ezhov sia conferita la carica di Commissario del Popolo degli Affari Interni, Iagoda chiaramente non è risultato essere all’altezza del suo lavoro per quanto riguarda smascherare il blocco trotskista-zinovievista . La OGPU era in ritardo di quattro anni su questa questione. Tutti i lavoratori del partito e la maggior parte dei rappresentanti NKVD dell’Oblast lo dicono. Agranov può rimanere come vice di Ezhov presso il NKVD.
Secondo. Riteniamo indispensabile e urgente che Rykov sia rimosso come Commissario del Popolo delle Comunicazioni e che a Iagoda venga conferita la carica di Commissario del Popolo delle Comunicazioni. Non riteniamo che la questione necessiti di alcuna spiegazione, poiché è chiara così come è.
Terzo. Riteniamo assolutamente urgente che Lobov sia rimosso e che il com. Ivanov, segretario del comitato della Regione Settentrionale, sia nominato commissario del popolo dell’Industria del Legno. Ivanov conosce la silvicoltura, è un uomo efficiente. Lobov non é all’altezza della carica di commissario del popolo e ogni anno fallisce il suo compito. Noi proponiamo di lasciare Lobov come primo assistente di Ivanov come Commissario del popolo per l’Industria del Legno.
Quarto. Per quanto riguarda la CCP (Commissione di Controllo del Partito) Ezhov può al tempo stesso rimanere come presidente della CCP, purché dedichi nove decimi del suo tempo al NKVD, e Iakov A. Iakovlev potrebbe essere promosso a primo assistente di Ezhov presso la CCP.
Quinto. Ezhov è d’accordo con le nostre proposte.
Stalin, Zdanov
No. 44. 25/IX. 36
Stalin i Kaganovich. Perepiska 1931-1936 gg. Mosca: ROSSPEN, 2001, n 827, pp 682-3. Anche qui: http://www.hrono.ru/dokum/193_dok/19360925stal.html e http://www.alexanderyakovlev.org/almanah/inside/almanah-doc/56532 C’è una traduzione leggermente diversa nella versione inglese di questo libro, The Stalin-Kaganovich Correspondence . Ed. R.W. Davies, Oleg V. Khlevniuk e E.A. Rees. New Haven, CT: Yale University Press, 2003. No. 169, pp. 359-60.
Thurston:
A che cosa si riferivano i quattro anni? Gli scrittori occidentali di solito rispondono che la frase significava il Memorandum di Riutin. Ma nel dicembre 1936 Ezhov menzionò, ancora una volta in un discorso all’assemblea plenaria del Comitato centrale, ‘la formazione alla fine del 1932 di un blocco zinovievista-trotskista basato sul terrore.’ “[N. 83, pag. 244 a questo proposito cita un documento d’archivio. La trascrizione parziale del Plenum CC del dicembre del 1936 stampato in VI 1/95, pp 5-6 menziona questi stessi punti, ma senza la parola “blocco” , e senza questa citazione diretta.]. (P. 35)
Jansen & Petrov:
I “quattro anni” si riferivano alla formazione nel 1932 di un blocco trotskista-zinovievista che venne scoperto non prima di giugno-luglio 1936 ... (p. 54)
Krusciov:
Il rapporto di Stalin al plenum di febbraio-marzo 1937 del Comitato centrale, “Lacune nel lavoro e nei metodi del partito per la liquidazione dei trotskisti e degli altri praticanti il doppio gioco”, conteneva un tentativo di giustificazione teorica della politica del terrore di massa con il pretesto che la marcia in avanti verso il socialismo rende evidentemente più acuta la lotta di classe. Stalin afferma che questo è l’insegnamento della storia e di Lenin.
Lenin dice qualcosa di simile a ciò che disse Stalin:
L’abolizione delle classi è una questione di lotta di classe lunga, dura e determinata, che dopo il rovesciamento del potere del capitale, dopo la distruzione dello Stato borghese, dopo l’instaurazione della dittatura del proletariato non scompare (come immaginano i filistei del vecchio socialismo e della vecchia socialdemocrazia) , ma cambia solo le sue forme, diventando, per molti aspetti, ancora più feroce.
- Lenin, V.I. “Privet vengerskim rabochim. 27 maia. 1919 g “Opere complete (Russo:.. Polnoe Sobranie Sochinenii, v 38, pag 387. Stalin citò questo passo nel discorso che fece in aprile del 1929 “Sulla deviazione di destra nel partito bolscevico.” Cfr.: http://www.hrono.ru/libris/stalin/12-9.html
Al Plenum di febbraio-marzo 1937 del CC del PC(b) Stalin fece una relazione con il titolo citato da Krusciov. Ma in quel rapporto non c’è nulla che sostenga che la lotta di classe deve farsi più aspra, “a mano a mano che marciamo in avanti verso il socialismo.”
Per quanto riguarda la distorsione da parte di Krusciov nel suo Discorso segreto, Richard Kosolapov scrive:
In realtà la tesi suddetta, ripetuta all’infinito come “stalinista”, non è né nella relazione di Stalin né nel suo discorso conclusivo. E ‘vero che Stalin sottolineò la necessità di “distruggere e mettere da parte la teoria marcia che con ogni progresso che facciamo la lotta di classe perderebbe necessariamente sempre più forza, e che a mano a mano che otteniamo successi il nemico di classe diventerebbe sempre più trattabile.” Stalin ha anche sottolineato che “se da una parte la lotta di classe opera entro i confini dell’URSS, dall’altra si estende fino ai confini degli stati borghesi che ci circondano.” Ma non ha mai sostenuto alcuna “teoria dell’ inasprimento”nella seconda metà del 1930, cioè quando nell’ URSS la prevalenza assoluta delle forme socialiste di economia era stata garantita e la Costituzione del socialismo vittorioso era stata approvata...”
- R.K. Kosolapov, “Uverenno Torit ‘tropy budushchee v. Doklad ‘O resheniiakh XX i XXII s “ezdov KPSS voprosu po’ O kul’te lichnosti i ego posledstviiakh ‘“. (2003). Online qui: http://www.cea.ru/ ~ shenin/news/news20.htm
Punto 7 della relazione di Stalin del 3 marzo 1937, pubblicato sulla Pravda il 29 marzo 1937.
7. Dobbiamo “cancellare e mettere da parte la teoria marcia che con ogni progresso che facciamo la lotta di classe perderebbe necessariamente sempre più forza, e che in proporzione a mano a mano che otteniamo successi il nemico di classe diventerebbe sempre più trattabile.”
Questa teoria non è solo marcia ma pericolosa perché culla il nostro popolo, lo conduce in una trappola, e rende possibile al nemico di classe di radunare le forze per la lotta contro il governo sovietico.
Invece, quanto più avanziamo, maggiori sono i successi che otteniamo, tanto maggiore sarà la furia di ciò che rimane delle classi sfruttatrici, e prima faranno ricorso a forme di lotta più aspre, più cercheranno di danneggiare lo stato sovietico e più si aggrapperanno ai mezzi più disperati di lotta, come l’ultima risorsa delle persone condannate.
Bisogna aver chiaro che i residui delle classi sconfitte in URSS non sono isolati. Hanno il sostegno diretto dei nostri nemici al di là dei confini dell’URSS. Sarebbe un errore pensare che la sfera della lotta di classe sia limitata ai confini dell’URSS. Mentre una parte della lotta di classe opera entro i confini dell’URSS, l’altra si estende fino ai confini degli stati borghesi che ci circondano. I resti delle classi corrotte non possono che essere consapevoli di ciò. E proprio perché lo sono, continueranno i loro disperati assalti in futuro.
Questo è ciò che la storia ci insegna. Questo è ciò che ci insegna il leninismo.
Dobbiamo ricordare tutto questo e stare in guardia.”
Joseph Stalin, Mastering Bolshevism. NY: Workers Library Pubs, 1937, pp.1-40. http://www.marx2mao.com/Stalin/MB37.html.
La proposta di Stalin per la formazione politica, e perché ogni alto funzionario del partito scelga il suo sostituto:
Il compito è quello di elevare il livello ideologico e il vigore politico di questi quadri dirigenti, introdurre tra loro forze fresche in attesa di promozione e ampliare così le fila delle forze che ci guidano.
Cosa richiede questo?
In primo luogo, dobbiamo proporre ai leader del nostro Partito, a cominciare dai segretari delle unità di base, fino ai segretari delle organizzazioni di partito regionali e delle repubbliche, di scegliere, per un periodo definito, due persone, due funzionari di Partito ciascuno capace di agire come loro effettivi delegati.
Si potrebbe chiedere: da dove prendiamo questi due delegati per ciascuno, se non abbiamo elementi del genere, lavoratori che corrispondano a questi requisiti? Questo non è corretto, compagni. Ci sono decine di migliaia di persone capaci e di talento. Bisogna solo conoscerli e promuoverli in tempo in modo che essi non debbano rimanere nei vecchi posti per troppo tempo e comincino a marcire. Cercate e troverete.
Inoltre, si devono organizzare in ogni centro regionale corsi di Partito della durata di quattro mesi per formare i segretari delle unità di partito e rinforzarle. I segretari di tutte le organizzazioni (unità) di base del Partito dovrebbero essere inviati a questi corsi e al termine, quando ritornano a casa, dovrebbero essere mandati a questi corsi i loro sostituti e i membri più capaci delle organizzazioni principali del Partito.
Inoltre, per consolidare politicamente i primi segretari delle organizzazioni di distretto, dovrebbero essere tenuti in URSS corsi Lenin di otto mesi, in, poniamo, dieci dei più importanti centri.
Dovrebbero essere inviati a questi corsi i primi segretari di distretto e di organizzazioni regionali di partito; poi quando finiscono e tornano a casa dovrebbero essere mandati lì i loro delegati e i membri più capaci del distretto e delle organizzazioni regionali.
Inoltre, devono essere tenuti corsi di sei mesi per lo studio della storia e della politica del Partito nell’ambito del CC del Partito Comunista dell’Unione Sovietica per il consolidamento ideologico e un politico dei segretari delle organizzazioni di partito cittadine. Dovrebbero essere inviati a questi corsi i primi e secondi segretari delle organizzazioni di partito della città; poi quando i corsi sono conclusi e tornano a casa, toccherà ai membri più capaci delle organizzazioni cittadine del partito.
Infine è necessario stabilire una conferenza semestrale su questioni di politica interna e internazionale con il Comitato centrale del PCUS.
Dovrebbero essere mandati qui i primi segretari delle organizzazioni sezionali e provinciali e i comitati centrali dei partiti comunisti nazionali. Tra questi compagni si dovrebbero trovare non una, ma diverse persone che siano realmente capaci di sostituire i dirigenti del Comitato Centrale del nostro Partito. Questo dovrebbe e deve essere fatto.
- Joseph Stalin, Mastering Bolshevism. NY: Workers Library Pubs, 1937, pp.36-38. Online: http://www.marx2mao.com/Stalin/MB37.html
Stalin ha anche tenuto un’altra relazione al Plenum CC di febbraio-marzo E ‘stata la relazione conclusiva, il 5 marzo.
“Ma ecco la domanda: come realizzare in pratica il compito di distruggere e sradicare gli agenti tedesco-giapponesi del Trotskismo. Questo significa forse che dovremmo colpire e sradicare non solo i veri trotskisti, ma anche coloro che ondeggiarono per un certo periodo verso il trotskismo, e poi molto tempo fa abbandonarono il trotskismo; non solo quelli che sono i veri agenti trotskisti distruttivi, ma anche coloro che per caso percorsero una strada dove qualche trotskista o altri passò qualche volta? In ogni caso, ci sono stati interventi di questo tenore qui al plenum. Possiamo considerare corretta questa linea di soluzione?
No, non possiamo considerarla corretta. Su questa questione, come su tutte le altre questioni, ci deve essere un approccio individuale, differenziato. Non dobbiamo misurare tutti con lo stesso criterio. Questo criterio indiscriminato non può che nuocere alla causa della lotta contro i veri sabotatori e le spie trotskiste.
Tra i nostri compagni responsabili un certo numero di ex trotskisti hanno lasciato il trotskismo molto tempo fa, e ora lottano contro di esso non peggio, ma meglio di alcuni dei nostri rispettati compagni che non si sono mai trovati a ondeggiare verso il trotskismo. Sarebbe sciocco ora diffamare tali compagni.
Tra i nostri compagni ci sono anche quelli che si sono sempre posti ideologicamente contro il trotskismo, ma nonostante ciò hanno mantenuto contatti personali con singoli trotskisti, contatti che non tardarono a interrompere non appena il vero volto del trotskismo apparve loro in modo chiaro. Ovviamente, non è una buona cosa che non subito, ma con ritardo interruppero i loro legami personali di amicizia con dei trotskisti. Ma sarebbe sciocco mettere questi compagni insieme ai trotskisti “. [Enfasi mia, GF]
Più avanti nella relazione Stalin riprese di nuovo lo stesso punto , discutendo esplicitamente contro un approccio di massa (pp. 58-9):
“7. Infine, ancora un altro problema. Mi riferisco alla questione dell’atteggiamento burocratico freddo e formale di alcuni dei nostri compagni di partito verso il destino dei singoli membri del partito, verso la questione di espellere membri dal partito, o la questione di ridare i diritti di membro del partito a coloro che sono stati espulsi.
Il fatto è che alcuni nostri dirigenti di Partito peccano di mancanza di attenzione verso le persone, i membri del Partito, i lavoratori. Inoltre, non studiano i membri del Partito, non sanno ciò che sta loro a cuore, e come stanno crescendo, non conoscono i lavoratori in generale. Non hanno, quindi, un atteggiamento individualizzato verso i membri del partito, i lavoratori del partito. E proprio per la mancanza di un metodo individuale quando valutano i membri del partito e i lavoratori del partito, di solito agiscono a caso, o lodandoli in blocco, smodatamente, o reprimendoli, anche qui in blocco e senza misura, espellendone migliaia e decine di migliaia dal Partito.
Questi leader cercano, in generale, di pensare in termini di decine di migliaia ,di non preoccuparsi delle “unità”, dei singoli membri del partito, del loro destino.
Pensano che sia una cosa da nulla espellere migliaia o decine di migliaia di persone dal partito, confortati dal fatto che il nostro partito è forte di 2.000.000 di membri, e che decine di migliaia di persone espulse non possono cambiare nulla nella posizione del partito.
Ma, solo persone che, in sostanza, sono profondamente anti-partito possono avere un tale atteggiamento verso i membri del Partito. “
- Joseph Stalin, Mastering Bolshevism. NY: Pub Biblioteca lavoratori, 1937, p40-63. In http://www.marx2mao.com/Stalin/MB37.html nota che questa edizione è erroneamente datata 3 marzo, non 5 marzo, ma è correttamente intitolata “Discorso conclusivo.”
Rapporto di Stalin alla commissione sull’indagine su Bucharin e Rykov, 27 febbraio 1937. (Vedere Getty & Naumov, 409-11; testo russo completo in Voprosy Istorii 1/94, 12-13).
Getty & Naumov su questo rapporto:
“Era piuttosto insolito per lo stesso Stalin tenere relazioni di tale genere, questa è stata la prima e unica volta nella storia del partito che lo ha fatto. Questa è in realtà una trascrizione tenuta nascosta, non è mai stata pubblicata in nessuna delle versioni del resoconto stenografico e non è mai stato trasferita negli archivi del partito con gli altri materiali del plenum ... La trascrizione di questa presa di posizione ambigua e contraddittoria su Bucharin non ha mai trovato posto nemmeno nel rapporto stenografico ampiamente modificato e a circolazione limitata, che fu mostrato al plenum del 27 febbraio,. quattro giorni dopo il suo effettivo inizio” (411)
Nel suo studio pionieristico delle fonti archivistiche lo storico Iurii Zhukov cita la risoluzione inedita del Plenum CC del febbraio-marzo 1937 e la commenta.
La risoluzione basata sulla relazione di Stalin era molto lontana da una ‘caccia alle streghe’, quanto lo furono le ultime parole di Stalin. I partecipanti al Plenum votarono a favore della relazione all’unanimità e senza alcun commento, come era divenuto abituale negli ultimi anni. Le parole “attività di tradimento e spionaggio-sabotaggio dei fascisti trotskisti” erano menzionate solo una volta e solo nel preambolo. Servirono solo come pretesto per la presentazione delle gravi carenze nel lavoro delle organizzazioni di partito e dei loro dirigenti. La risoluzione precisava quanto segue:
1. Le organizzazioni di partito si erano fatte prendere dall’attività economica e avevano trascurato l’attività politica di principale di partito, ‘avevano cancellato o subordinato a sé gli organi locali del Commissariato del Popolo per l’Agricoltura, sostituendosi ad essi, trasformandosi in ristretti centri economici’.
2. ‘I nostri dirigenti di partito si sono allontanati dal lavoro politico di partito, verso campagne economiche e soprattutto agricole, trasferendo quindi a poco a poco la base principale del loro lavoro dalla città all’oblast. Essi hanno cominciato a considerare la città, con la sua classe operaia, non come la guida politica e culturale principale del’oblast, ma come uno dei tanti settori dell’oblast’.
3. ‘I nostri dirigenti di partito hanno cominciato a perdere il gusto per il lavoro ideologico, per il lavoro di educazione politica del partito e delle masse dei senza partito.’
4. ‘Hanno anche cominciato a perdere il gusto per la critica dei nostri difetti e l’auto-critica dei leader del partito ...’.
5. ‘Hanno anche iniziato a sottrarsi alla responsabilità diretta verso le masse di membri del Partito ... hanno cominciato a sostituire le elezioni con la cooptazione ... in questo modo ne è risultato un centralismo burocratico.’
6. Nel lavoro con i quadri, altro argomento messo a fuoco dalla risoluzione, ‘è necessario trattarli non in modo formale, burocratico, ma in base alla situazione reale, cioè innanzitutto, dal punto di vista politico (se sono politicamente affidabili) e in secondo luogo, dal punto di vista del loro lavoro (se sono adatti per il compito che è stato loro assegnato).’
7. I capi delle organizzazioni di Partito ‘non danno la necessaria attenzione alle persone, ai membri del partito, ai lavoratori ... In seguito a tale fredda, distante relazione con le persone, i membri e gli attivisti del partito, si crea artificiosamente insoddisfazione e ostilità in una parte del Partito’.
8. Infine, la risoluzione menziona il fatto che, nonostante la loro mancanza di istruzione, i leader del partito non vogliono innalzare il loro livello di istruzione, studiare, riqualificarsi.
Naturalmente la risoluzione rispecchia la richiesta di immediata rimozione delle effettive carenze nel lavoro del Partito così delineate. Nei punti da uno a otto, condannare la pratica di usurpazione e cancellazione degli organi locali, tornare subito esclusivamente al lavoro politico del Partito, orientandolo soprattutto alla città; dare più attenzione alla stampa. Nei punti da nove a quattordici, respingere decisamente ‘la pratica di trasformare i Plenum dei comitati di oblast, dei comitati regionali, delle conferenze di partito, degli attivi di città, ecc, in sfilate ed esibizioni, e in vocianti elogi dei leader del partito; ripristinare la responsabilità degli organi del partito verso i Plenum, porre fine alla pratica di cooptazione nelle organizzazioni del partito. Nei punti da quindici a diciotto si discute del criterio sostanzialmente nuovo di lavoro con i quadri, e nei punti da diciannove a venticinque l’istruzione e la riqualificazione del leader del partito.’
- Iurii Zhukov. Inoi Stalin. Politicheskie reformy v SSSR v 1933-1937 gg. Mosca: Vagrius, 2003, pp 360-363 e note a p. 506, riferimento agli archivi di RGASPI F.17 op. 2 D. 612. Vyp. III L. 49 ob.-50.
Krusciov:
Al plenum del Comitato centrale di febbraio-marzo 1937, molti membri misero in dubbio la correttezza della linea stabilita per le repressioni di massa col pretesto di combattere la “doppiezza”.
Il compagno Postyshev molto abilmente espresse questi dubbi. Egli disse:
Ho riflettuto a lungo sul fatto che i duri anni di lotta sono ormai passati. I membri del partito che avevano “disertato” sono stati liquidati o sono passati nel campo nemico; gli elementi sani hanno combattuto per il partito. Erano gli anni dell’industrializzazione e della collettivizzazione. Mai avrei pensato che conclusa quella fase molto dura, Karpov e persone come lui si sarebbero trovate nel campo nemico. (Karpov era membro del Comitato centrale ucraino, Postyshev lo conosceva bene.) Ora, secondo la testimonianza, sembra che Karpov sia stato reclutato dai trotskisti nel 1934. Personalmente non credo che nel 1934 un onesto membro del partito, che ha condotto una lotta incessante contro i nemici, per il partito e per il socialismo, possa trovarsi nel campo nemico. Non lo credo... Non posso immaginare come sia possibile lavorare per il partito durante gli anni difficili e poi nel 1934 unirsi ai trotskisti. È una cosa strana...”
Krusciov distorse gravemente e deliberatamente ciò che Postyshev disse realmente nel suo discorso al plenum di febbraio-marzo. Il testo delle osservazioni di Postyshev è stato ora pubblicato in Voprosy Istorii nn. 5-6, 1995, pp. 3-8. Questa parte è a p. 4.
Mi fermerò un momento sui miei errori nel comitato di partito dell’oblast di Kiev. Come è possibile che non abbia notato le persone che sedevano molto vicino a me. Come posso non averle notate, lavorando con loro per un periodo abbastanza lungo?
... Karpov per esempio. Mi fidavo molto di lui. Karpov ha lavorato nel partito ininterrottamente per dieci anni. L’ho portato con me in Ucraina perché era un vecchio operaio ucraino, parlava ucraino, conosceva l’Ucraina dove ha aveva sempre vissuto e dove era nato. E non solo io, ma parecchi compagni lo conoscevano come una persona perbene.
Che cosa mi ha portato fuori strada? Nel 1923-24 Karpov combatté i trotskisti davanti ai miei occhi. Li combatté anche a Kiev. ...
“Dopo matura riflessione, penso che gli anni duri di lotta sono terminati; anni nei quali gli sviluppi furono tali che le persone o hanno ceduto, o sono rimasti in piedi o sono passati nel campo nemico – gli anni della industrializzazione e della collettivizzazione. In quel periodo c’era una lotta feroce tra il Partito e i nemici. Non ho mai pensato che fosse possibile che dopo questa periodo così duro qualcuno sarebbe passato al campo nemico. E ora si scopre che dal 1934 egli cadde nelle mani dei nemici ed è diventato un nemico. Naturalmente si può credere o non credere a questo. Personalmente penso che sarebbe terribilmente difficile, dopo tutti questi anni per una persona che aveva calcato il lungo cammino di incessante lotta contro i nemici, per il partito e per il socialismo, possa essere ora nel campo dei nemici. E ‘molto difficile credere a questo. (Molotov: difficile credere che egli diventò un nemico solo nel 1934? Molto probabilmente lo diventò prima.) Naturalmente, prima. Non posso immaginare come sia possibile lavorare per il partito durante gli anni difficili e poi nel 1934 unirsi ai trotskisti. È una cosa strana. C’era una sorta di verme dentro di lui tutto il tempo. E’ difficile dire quando venne fuori questo verme – nel 1926 o 1924, o 1930, ma ovviamente c’era un verme, qualcosa che ha lavorato dentro di lui e che alla lunga lo ha fatto cadere nel branco di nemici.
Le parole citate da Krusciov nel suo “Rapporto Segreto” sono in neretto qui. L’intero discorso di Postyshev dal testo di Voprosy Istorii n. 5, 1995, è online qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/postyshevspmar0437.pdf
Il duro discorso di Kruscev è in VI n.8, 1995, pp 19-25. È disponibile on line qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/khrushchevspmar0537.pdf
Postyshev è stato il più duro nelle espulsioni di massa, e per questo è stato espulso dal CC del gennaio 1938. Getty & Naumov ne discutono a lungo nelle pp 498-512. Getty cita per esteso come Postyshev fu criticato severamente in questo Plenum per l’ eccessiva repressione.
Analisi di Zhukov:
Al Plenum di gennaio 1938 la relazione principale fu tenuta da Malenkov. Disse che i primi segretari non esibivano nemmeno le liste dei condannati dalla “troika”, ma solo due righe con l’indicazione del numero dei condannati. Accusò apertamente il primo segretario dell’obkom di Kuibyshev del partito P.P. Postyshev: tu hai imprigionato l’intero apparato del partito e sovietico dell’oblast! Al che Postyshev replicò sullo stesso tono: “Io ho arrestato, sto arrestando, e arresterò, fino a che non avrò annientato tutti i nemici e le spie!” Ma era in una solitudine pericolosa: due ore dopo questa polemica fu rimosso da membro candidato del Politburo, e nessuno dei membri del Plenum si alzò per difenderlo.
- Komsomolskaia Pravda 19 nov. 2002.
Il documento che conferma l’espulsione e l’arresto di Postyshev è ristampato in Getty & Naumov, pp. 514-6.
Krusciov fu uno di quelli che intervenne con forza contro Postyshev (G & N 512). Per la nomina di Kruscev in sostituzione di Postyshev come membro candidato del Politburo: Stalinskoe Politbiuro ... p. 167.
Estratto di Rogovin dal Plenum CC del gennaio 1938 su Postyshev:
Il seguente frammento della trascrizione ci darà un’idea sul carattere del discorso di Postyshev, che in realtà fu trasformato in interrogatorio.
Postyshev: La direzione lì (nell’oblast di Kuibyshev), sia quella del partito che quella dei soviet, era (dei) nemici, a partire dalla direzione dell’oblast per terminare con quella dei raion.
Mikoian: Tutti?
Postyshev: Come ci si può stupire? .... Ho fatto i conti, e risulta che i nemici sono piazzati lì da 12 anni. Per la parte dell’organizzazione dei soviet, gli stessi dirigenti avversari stavano lì. Stavano lì e sceglievano i loro quadri.
Per esempio, nel nostro comitato esecutivo di oblast avevamo i nemici più ostinati giù giù fino agli operai tecnici, nemici che confessavano la loro attività ostruzionistica e si comportavano in modo insolente, a partire dal presidente del comitato esecutivo di oblast, con i suoi assistenti, consulenti, segretarie - tutti erano nemici. Assolutamente tutte le sezioni del comitato esecutivo di oblast erano inquinate dai nemici. ... Per esempio i presidenti dei comitati esecutivi di raion - erano tutti nemici. Sessanta presidenti di raiispolkom – tutti nemici. La stragrande maggioranza dei segretari secondi – per non parlare dei primi segretari – sono nemici, e non solo nemici, ma c’erano anche molte spie tra di loro: polacchi, lettoni, hanno selezionato tutti i generi di porci fanatici.
Bulganin: C’erano almeno qualche persona onesta lì ... Sembra che non ce ne fosse nemmeno una.
Postyshev: Sto parlando della leadership, dei capi. Nel gruppo dirigente, segretari dei comitati di raion, presidenti delle raiispolkom, non c’era neppure un solo uomo onesto. E come si può essere sorpresi?
Molotov: Non state esagerando, compagno Postyshev?
Postyshev: No, non sto esagerando. Ecco, prendiamo il comitato esecutivo di oblast. Le persone sono in carcere. Abbiamo materiali di indagine, e confessano ammettono, loro stessi confessano la loro attività ostile e di spionaggio.
Molotov: Dobbiamo verificare i materiali.
Mikoian: Si viene a sapere che ci sono nemici alla base, in ogni commissione di raion.
Beria: È possibile che tutti i membri delle assemblee di raion fossero nemici?
Kaganovic: Non vi è alcuna base per dire che siano tutti malfattori.
Stalin valutò i metodi di Postyshev in questo modo: “Questo è il massacro dell’organizzazione. Se la prendono comoda con loro stessi, ma colpiscono tutte le persone delle organizzazioni di raion ... Questo significa fomentare le masse del partito contro il CC, non può essere inteso in altro modo.”
- Rogovin, Partiia rasstreliannykh. Ch. 2, sezione III: “Il Plenum gennaio: il caso del Postyshev.” Online, qui: http://trst.narod.ru/rogovin/t5/iii.htm.
Testo più completo in: Stalinskoe Politbiuro v 30-e gody, pp 161-4. Si veda il testo di questa sessione con Postyshev da Stalinskoe Politbiuro ... qui:
http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/postyshev0138.pdf
Secondo Vladimir Karpov, storico russo, scrittore, e figura militare, Postyshev confermò la sua confessione a Molotov:
Nelle mie conversazioni con Molotov nella sua dacia abbiamo parlato delle repressioni. Una volta ho chiesto:
- E ‘possibile che voi non abbiate mai avuto dubbi? Dopo tutto, stavano arrestando persone che conoscevate bene per il loro lavoro anche prima della rivoluzione, e poi anche nella guerra civile.
- I dubbi c’erano, una volta ne parlai con Stalin, ed egli rispose: “Vai alla Lubianka e verifica tu stesso, porta Voroshilov con te. Voroshilov era allora in ufficio. Siamo entrambi andati via subito. Quelli erano proprio i giorni in cui abbiamo avuto nuovi dubbi circa l’arresto di Postyshev. Siamo andati da Ezhov. Egli diede ordine di tirare fuori l’archivio su Postyshev . Abbiamo esaminato le trascrizioni degli interrogatori. Postyshev ammetteva la sua colpevolezza. Dissi a Ezhov: “Voglio avere un colloquio con Postyshev.” Fu condotto. Era pallido, aveva perso peso, e in generale sembrava depresso. Gli chiesi se le sue confessioni erano state riportate accuratamente nelle trascrizioni dell’ interrogatorio. Rispose: Sono state scritte correttamente. Ho chiesto di nuovo: “Ciò significa che tu riconosci di essere colpevole?” Tacque; poi con riluttanza rispose: “Se le ho firmate, vuol dire che lo riconosco, che c’è da dire ...” È così che è andata. Come non crederci, quando l’ha detto lui stesso? “
- Karpov, Vladimir Vasil’evich. Marshal Zhukov, ego soratnikii i protivniki v goty voiny I mira. Book 1. Cap. 6, “The Tukhachevsky Affair.”. online: http://militera.lib.ru/bio/karpov/06.html
Lettera di Andreev a Stalin del 31 gennaio 1938 in merito alle repressioni illegali e arbitrarie di Postyshev :
2) Dal mese di agosto circa 3.000 membri sono stati espulsi dal partito, una parte significativa dei quali sono stati espulsi senza alcuna motivazione come “nemici del popolo” o loro complici. Al plenum del comitato di oblast i segretari dei comitati di raion hanno esposto i fatti: quando Postyshev divenne arbitrario e chiese l’espulsione e l’arresto di membri onesti del partito o per la minima critica alle riunioni di partito della direzione del comitato di oblast [cioè dello stesso Postyshev] o addirittura senza alcun motivo. In generale, il comitato di oblast su questo concordava.
3) Poiché tutto ciò aveva le caratteristiche di una provocazione, abbiamo dovuto arrestare alcuni dei più sospetti e zelanti deviazionisti dei comitati di oblast e di città, l’ex secondo segretario Filimonov, gli operatori di obkom Sirotinskii, Alakin, Fomenko, e altri. Nei primissimi interrogatori hanno tutti confessato di essere tuttora membri di un’organizzazione destro-trotskista.
Stando intorno a Postyshev e godendo della sua piena fiducia, hanno portato avanti il loro lavoro di provocazione e disorganizzazione, dissolvendo le organizzazioni di partito ed espellendo in massa membri del partito. Abbiamo anche dovuto arrestare Pashkovskii, l’assistente di Postyshev. Ha confessato di aver tenuto nascosto il fatto di essere stato nel passato,un socialista-rivoluzionario, di essere stato reclutato nell’ organizzazione destro-trotskista nel 1933 a Kiev, e, ovviamente, era una spia polacca. Nella cerchia di Postyshev a Kuybyshev era uno dei più attivi in materia di arbitrarietà e disorganizzazione. Stiamo cercando di chiarire ulteriormente le cose, al fine di smascherare questa banda.
4) Il plenum del comitato di oblast non si è riunito neppure una volta dalle elezioni di giugno, il comitato di oblast ha proibito esplicitamente le riunioni dei plenum dei comitati di raion a Kuybyshev, e inoltre non c’erano attivisti.
- Sovetskoe rukovodstvo. Perepiska. 1928-1941. A.V. Koshonkin et al eds., Mosca:. ROSSPEN, 1999, p. 387. Testo integrale online: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/andreevrepostyshev0138.pdf
Krusciov:
Il Comitato Centrale ritiene assolutamente necessario informare il Congresso dei molti “casi” architettati contro i membri del Comitato centrale del partito eletti al XVII Congresso del Partito. Un esempio di provocazione vile, di odiosa falsificazione e di violazione criminale della legalità rivoluzionaria è il caso dell’ex candidato dell’Ufficio politico del comitato centrale, uno dei funzionari più eminenti del partito e del governo sovietico, il compagno Eiche, membro del partito dal 1905.
- Lettera di Eiche a Stalin del 27 ottobre 1939: le parti contenute nella relazione Pospelov, online qui:
http://www.alexanderyakovlev.org/almanah/inside/almanah-doc/55752. Pubblicata integralmente a cura di Ayermakher, K., Doklad N.S. Khrushcheva o Kul’te Lichnosti Stalina na XX s “ezdê KPSS. Dokumenty. Mosca: ROSSPEN 2002, pp. 225-229.
Abbiamo ora una dichiarazione di Frinovski, braccio destro di Ezhov dell’aprile 1939, in cui si discute il coinvolgimento di Ezhov e Evdokimov nella cospirazione di destra. Egli nomina Eiche a questo riguardo.
Evdokimov fece il nome di Eiche a Frinovski nel 1935:
In uno dei nostri incontri nel 1935, Evdokimov, nel suo appartamento, mi ha parlato di un certo numero di persone che erano stati invitati a lavorare con lui a Piatigorsk. Ha citato Pivovarov, e un folto gruppo di cekisti: Boiar, Diatkin e Shatsky. Nella stessa occasione mi ha detto dei suoi legami con Khataevich come di uno che conosceva bene le campagne, con Eiche, e con una parte del gruppo di Leningrado ...
- Lubianka 3, p. 40
“Dopo una delle sessioni del Plenum [del CC di ottobre 1937], di sera, Evdokimov, Ezhov ed io eravamo nella dacia di Ezhov. Quando arrivammo, Eiche era già lì, ma con noi non ebbe colloqui. Ezhov non mi disse che cosa era successo con Eiche prima del nostro arrivo. Dopo cena Eiche se ne andò; noi restammo a parlare fin quasi al mattino.”
- Lubianka 3, p. 44
Iurii Zhukov:
Era il 29 giugno [1937 - GF], il Plenum si stava già concludendo, quando arrivò al Politburo una nota del primo segretario del comitato di oblast di Novosibirsk, R.I. Eiche, in cui chiedeva al Politburo la concessione di poteri straordinari a titolo temporaneo nel suo territorio. Scriveva che nella regione di Novosibirsk era stata scoperta una potente organizzazione anti-sovietica controrivoluzionaria, estremamente numerosa, che gli organi del NKVD non erano riusciti a liquidare completamente. Era necessario, dichiarava, creare una “troika” con la seguente composizione: il primo segretario dell’obkom di partito [cioè Eiche stesso - GF], il procuratore della regione [pubblico accusatore - GF] e il capo della direzione regionale del NKVD, con poteri decisionali operativi per l’esilio di elementi anti-sovietici e l’esecuzione di condanne a morte degli elementi più pericolosi nella massa di queste persone. Cioè, in effetti, un tribunale di guerra, senza difesa, senza testimoni, con il diritto di immediata esecuzione delle pene. La richiesta di Eiche era motivata dal fatto che, in presenza di una tale potente organizzazione controrivoluzionaria, le elezioni del Soviet Supremo potevano portare a un risultato politico indesiderato.
- Iurii Zhukov. “Stalin. Inoi Vzgliad. Beseda s avtorom Knigi ‘Inoi Stalin’ “. Nash Sovremennik. 2004, n 12. Cfr.: http://nash-sovremennik.ru/p.php?y=2004&n=12&id=4
Zhukov sviluppò queste idee nella sua serie ormai famosa “Zhupel Stalina “ (“Lo spauracchio di Stalin”) in Komsomolskaia Pravda nel novembre 2002. L’argomento è trattato in questo articolo del 16 novembre 2002.
La serie è ora ampiamente accessibile su Internet; ad esempio, qui: http://www.x-libri.ru/elib/smi__958/00000001.htm
Ancora Zhukov:
Ezhov accolse con gioia il primo [incontro con Stalin]: in concomitanza con la sua nomina, nel mese di aprile 1938, come Commissario del popolo alle acque. Il secondo avvertimento fu nel mese di agosto: per quattro ore Stalin e Molotov tentarono di convincere Ezhov ad accettare la candidatura di L.P. Beria come suo primo assistente [per questo decreto, vd. Lubianka 2, 545, - GF]. Il terzo, l’atto finale di questa lunga procedura fu il 23 novembre. Ezhov fu nuovamente convocato da Stalin; presenti Molotov e Voroshilov. Ho avuto in mano il documento che Ezhov scrisse, ovviamente sotto loro dettatura. È composto di tre pagine, tutte di dimensioni diverse, come se loro strappassero i primi fogli di carta che trovavano a portata di mano e li spingessero davanti a Ezhov, in modo che non smettesse di scrivere. La motivazione fondamentale per giungere alla sua destituzione fu raggiunta: Ovviamente egli resistette, protestò. Ma era necessario strappargli in qualche modo la decisione di lasciare “secondo i suoi desideri.” Una frase nella bozza del decreto suona come una garanzia: “Per mantenere il compagno Ezhov nella posizione di segretario del CC del PC(b), presidente della Commissione di controllo del partito e Commissario del popolo alle acque.” Finalmente il comunicato fu scritto e firmato: “N. Ezhov”. Ebbe così inizio la fine del’“era Ezhov”. Il Politburo inviò subito i telegrammi con un testo esplicito: fermare le repressioni, sciogliere le “troike”. Dopo aver preso l’iniziativa, il gruppo di Stalin già alla fine del 1938 aveva ottenuto l’avvio dei primi processi giudiziari contro i lavoratori del NKVD accusati di falsificazione e fabbricazione dei casi, in base ai quali processavano, esiliavano e giustiziavano migliaia di persone, quasi per un intero anno. È così che sono riusciti a fermare il Grande Terrore.”
- KP 20 Novembre 2002.
Jansen e Petrov, pag. 91:
“Esaminiamo le obiezioni mosse ad Ezhov in occasione della conferenza di luglio 1937 a Mosca, da Mironov capo NKVD della Siberia occidentale, contro il Primo segretario di Partito, Robert Eiche. Mironov riferì ad Ezhov – secondo la sua testimonianza dopo l’arresto – che Eiche “interferiva negli affari della NKVD”. Egli aveva ordinato ai capi delle sezioni cittadine NKVD di Kuzbass di arrestare i membri del Partito, anche se nella maggior parte dei casi non c’erano prove. Mironov pensava che la sua posizione era difficile: o doveva liberare una parte dei prigionieri e scontrarsi con Eiche, o gli organi dell’NKVD erano costretti a “creare casi fittizi.” Mironov suggerì di dare istruzioni orali agli organi dell’NKVD interessati, di eseguire solo gli ordini approvati da lui; allora Ezhov rispose: “Eiche sa quello che sta facendo. E ‘responsabile dell’organizzazione di partito, è inutile scontrarsi con lui. Fareste meglio a riferire a me i punti controversi, e io li risolverò ... Segui le istruzioni di Eiche, e non creare tensione nel rapporti con lui”. Mironov aggiunse che Eiche era solito arrivare all’improvviso nelle sezioni NKVD, partecipare agli interrogatori, interferire con le indagini, e quindi esercitare una pressione in una direzione o nell’altra, in modo da intorbidare le indagini.”
Ma Ezhov rimase della sua opinione.38 [n. 38, pag. 237, documento non più disponibile in archivio: 38. Ibid, (dalla nota precedente -. “TSA FSB, f. 3-os, op. 4, d. 6, l. 61.”) Indagini d’archivio del caso Frinovski, N-15301, t. 7, II. 36-37.]
I capi regionali del partito temevano che i nemici di classe avrebbero approfittato della libertà offerta dalle elezioni. Al Plenum di giugno 1937 il capo del governo kazako, U.D. Isaev, avvertì: “Ci scontreremo qui con una situazione di lotta di classe diretta. Già ora, mullah, trotskisti, e ogni genere di altri elementi controrivoluzionari si stanno preparando per le elezioni.”108 Al Plenum di ottobre 1937 il capo del partito di Mosca, AI Ugarov, sottolineò ancora una volta l’intensificarsi di voci di attività ostili. A questo punto, tuttavia, il suo collega della Siberia occidentale R.I. Eiche è stato in grado di stabilire che, al contrario, grazie alla repressione della base controrivoluzionaria organizzata la situazione era molto migliorata. Stalin fu d’accordo: “La gente è contenta di essersi liberata dei sabotatori.”109 Per ragioni di sicurezza, nello stesso mese si decise di bloccare le elezioni competitive e introdurre candidature singole a lista bloccata.
[Entrambe le nn. 108 e 109 sono rif. a documenti d’archivio non più disponibili: “108. RTsKhIDNI, f. 17, op. 2, d. 617, l. 167. 109. Ibid., d. 626, ll. 40–41, 62.”]
Anche se si interrompe un po’ l’ordine originale, è opportuno esaminare qui ciò che Krusciov dice di Ezhov, dal momento che è strettamente connesso a Eiche.
Krusciov:
Stiamo giustamente accusando Ezhov per le attività corrotte del 1937. Ma dobbiamo rispondere a queste domande: Ezhov potrebbe aver arrestato Kossior, per esempio, senza che Stalin lo sapesse? C’è stato uno scambio di opinioni o una decisione dell’Ufficio politico a questo proposito? No, non c’è stato, come non c’è stato niente del genere in altri casi dello stesso tipo. Potrebbe Ezhov aver deciso questioni così importanti come la sorte di personaggi così eminenti del partito? No, sarebbe dar prova di ingenuità considerare questo lavoro opera del solo Ezhov. È chiaro che tali questioni sono state decise da Stalin, e che senza i suoi ordini e la sua approvazione Ezhov non avrebbe potuto farlo.
Dichiarazione di Frinovski dell’11 aprile 1939:
Prima dell’arresto di Bucharin e Rykov, Ezhov, parlandomi apertamente, cominciò a rivelare i piani di lavoro degli agenti cekisti [del NKVD] in relazione alla situazione attuale e agli arresti imminenti di Bucharin e Rykov. Ezhov disse che questa sarebbe stata una grande perdita per i destri, dopo che a prescindere dai nostri desideri, su incarico del Comitato Centrale si potevano adottare misure su larga scala contro i quadri della destra, e che in relazione a ciò, il compito principale suo e mio doveva essere quello di dirigere l’indagine in modo da preservare, per quanto possibile, i quadri destristi. Poi delineò il suo piano, che consisteva in questo: “Dobbiamo mettere i nostri uomini, soprattutto, nell’apparato del dipartimento politico segreto (SPO) e scegliere come investigatori quelli che potrebbero essere o completamente legati a noi o quelli nei cui dossier ci sono tali e tanti peccati, e loro sanno che ci sono, e sulla base di questi peccati possiamo tenerli completamente in pugno. Dobbiamo collegarli alle indagini e dirigerle.” “Il che vuol dire” soggiunse Ezhov “non scrivere a verbale tutto ciò che una persona in stato di arresto dice, ma l’agente investigativo deve portare tutte le tracce, le bozze, al capo dipartimento, e in relazione agli arrestati che in passato hanno ricoperto un incarico importante e ora hanno una posizione di primo piano nell’organizzazione dei destri, è necessario registrare queste persone in un apposito elenco e riferire al capo ogni volta. Sarebbe bene, disse Ezhov, cooptare nell’organizzazione coloro che sono già stati legati all’organizzazione. Qui per esempio, Evdokimov ha parlato con voi di certe persone, e alcuni li conosco. Per prima cosa, sarà necessario portarli nell’apparato centrale. In generale, sarà necessario stringere legami con persone capaci, e da un punto di vista aziendale, con coloro che già lavorano nell’apparato centrale; costoro in qualche modo vanno avvicinati e poi reclutati, perché senza queste persone sarà impossibile per noi organizzare il nostro lavoro, e in qualche modo è necessario portare dei risultati al Comitato centrale.”
Nel mettere in pratica tale suggerimento di Ezhov abbiamo scelto di confermare i quadri di Iagoda ai posti chiave del NKVD. È da tener presente che siamo riusciti a fare questo con difficoltà, poiché in vari organi locali [del NKVD] sulla maggior parte di queste persone vi erano materiali riguardanti la loro partecipazione alla cospirazione e in generale ad attività anti-sovietiche. - p. 42
Dopo il Plenum del Comitato Centrale dell’ottobre 1937 incontrai per la prima volta Evdokimov nella dacia di Ezhov. Fu Evdokimov allora a iniziare la conversazione. Rivolto a Ezhov chiese: “Che cosa state facendo, avete promesso di sistemare la posizione di Iagoda e invece il caso sta diventando sempre più serio e sta arrivando molto vicino a noi. Chiaramente state conducendo male questa vicenda.” Ezhov rimase in silenzio in un primo momento, e poi affermò che “in realtà, la situazione è difficile, così ora cercheremo di ridurre la portata delle operazioni, ma ovviamente, abbiamo a che fare con il capo dei destri.” Evdokimov imprecò, sputò, e disse: “Perché non mi prendete nel NKVD, potrò essere d’aiuto più di altri.” Ezhov disse: “Sarebbe una buona cosa, ma il Comitato centrale difficilmente sarà d’accordo per il trasferimento alla NKVD. Penso che la situazione non sia del tutto senza speranza, ma dovete parlare con Dagin, voi avete influenza su di lui, a lui serve sviluppare le attività nel reparto operativo, e dobbiamo essere pronti a compiere atti terroristici.” - p. 43
... A questo punto Evdokimov e Ezhov parlano tra loro di una possibile limitazione delle operazioni ma, considerandola impossibile, concordarono di deviare i colpi dai loro uomini per cercare di indirizzarli contro i quadri onesti, leali verso il Comitato Centrale. Quella fu la direttiva di Ezhov. - P. 44
Dopo gli arresti dei membri del centro dei destri, furono Ezhov ed Evdokimov che in sostanza diventarono il centro, e decisero di:
1) preservare, per quanto possibile, i quadri anti-sovietici dei destri dalla distruzione; 2) dirigere i colpi contro i quadri onesti del Partito fedeli al Comitato Centrale; 3) recuperare i quadri ribelli nel Caucaso settentrionale e in altre krais e oblast dell’URSS, per utilizzarli al momento di complicazioni internazionali; 4) preparare numerosi atti terroristici contro i dirigenti del partito e del governo; 5) infine la presa del potere da parte dei destri con Ezhov alla testa. - P. 45
- Lubianka 3, anche in: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/frinovskyeng.html
L’apparato investigativo in tutti i reparti del NKVD era diviso in “investigatori-picchiatori”, “picchiatori” e investigatori “ordinari”.
[NOTA: Jansen & Petrov traducono questa parola, kolol’shchiki, come “macellaio”. ‘Thugs’ sarebbe un equivalente inglese, che significa una persona il cui compito è quello di picchiare la gente. - GF]
Che cosa rappresentavano questi gruppi e chi erano?
“Investigatori-picchiatori” erano scelti essenzialmente tra i cospiratori o le persone compromesse. Pestavano senza controlli le persone arrestate e in un tempo molto breve ottenevano “confessioni” ed erano in grado di trascriverle in modo accurato e grammaticalmente corretto.
A questa categoria appartengono: Nikolayev, Agas, Ushakov, Listengurt, Evgen’ev, Zhupakhin, Minaev, Davydov, Al’tman, Geiman, Litvin, Leplevsky, Karelin, Kerzon, Iamnitsky, e altri.
Poiché cresceva ogni giorno il numero degli arrestati che a causa di tali metodi confessavano, e c’era necessità di investigatori che sapessero trascrivere gli interrogatori, i cosiddetti “investigatori-picchiatori” cominciarono, in autonomia, a creare gruppi di semplici “ picchiatori”.
Il gruppo di “picchiatori” era formato da personale tecnico. Questi uomini non conoscevano le accuse relative al sospettato, ma venivano inviati al Lefortovo [carcere di Mosca], convocavano l’accusato, e cominciavano a picchiarlo. Il pestaggio continuava fino al momento in cui l’imputato accettava di rendere una confessione.
Gli altri investigatori si occupavano di interrogare gli accusati di reati meno gravi ed erano lasciati a se stessi, senza nessuna guida.
L’ indagine proseguiva nel modo seguente: l’investigatore conduceva gli interrogatori e invece di una trascrizione prendeva delle note. Dopo vari interrogatori, l’investigatore tracciava una bozza di trascrizione. La bozza andava al capo del servizio competente per la “correzione”, e da qui, ancora non firmata, alla “revisione”, dell’ex commissario del popolo Ezhov e in qualche caso a me stesso. Ezhov esaminava la trascrizione, introducendo modifiche e integrazioni. Nella maggior parte dei casi gli arrestati non erano d’accordo con le modifiche del verbale, affermavamo di non aver detto quelle cose durante l’interrogatorio e si rifiutavano di firmarlo.
Allora gli investigatori ricordavano all’arrestato i “picchiatori”, e l’indagato di solito firmava la trascrizione. Nella maggior parte dei casi Ezhov inseriva “correzioni” e “modifiche” delle trascrizioni, senza aver mai visto con i propri occhi l’arrestato, e se mai lo incontrava, era solo durante una qualche rapida ispezione nelle celle o nelle stanza degli interrogatori.
Con questi metodi gli investigatori fornivano i nomi.
A mio parere, sarebbe giusto affermare che in generale, molto spesso le confessioni sono state rese dagli investigatori e non dagli indagati.
La direzione del Commissariato del popolo, cioè io e Ezhov, sapevamo ciò? Sì, lo sapevamo.
Come abbiamo reagito? In verità, non abbiamo reagito affatto, e Ezhov addirittura incoraggiava la cosa. Nessuno si preoccupava di scoprire a quali imputati venivano applicate pressioni fisiche. E poiché la maggior parte di coloro che usavano questi metodi erano essi stessi nemici del popolo e cospiratori, evidentemente si mettevano in piedi false accuse; con queste false accuse noi arrestavamo e fucilavamo persone innocenti, calunniate da nemici del popolo tra gli arrestati e da nemici del popolo tra gli investigatori. Le indagini reali non esistevano più. – pp. 45-6.
La preparazione del processo contro Rykov, Bucharin, Krestinskij, Iagoda e altri.
Mentre di solito partecipava attivamente alle indagini, nella preparazione di questo processo Ezhov si tenne in disparte. Prima del processo Ezhov non prese parte ai confronti faccia a faccia dei sospettati, agli interrogatori, e alla messa a punto. Parlò a lungo con Iagoda, e i colloqui miravano soprattutto a rassicurare Iagoda che non sarebbe stato fucilato.
Ezhov parlò anche più volte con Bucharin e Rykov e per tranquillizzarli, assicurava che in nessun caso sarebbero stati fucilati ... Qui certo Ezhov era mosso indubbiamente dalla necessità di coprire i suoi legami personali con i leader arrestati della destra in procinto di andare a processo”-. pp 47-8.
Ingannare il partito e il governo
Quando Ezhov arrivò nel NKVD, in tutte le riunioni e nelle conversazioni con i dipendenti operativi, criticava giustamente le ristrette vedute dell’istituzione e l’isolamento dal partito, sottolineava che intendeva infondere spirito di partito negli operatori, affermava che mai avrebbe nascosto alcunché al partito e a Stalin. In realtà stava ingannando il partito sia nelle questioni gravi e importanti sia nelle piccole cose. Ezhov in questi colloqui aveva il solo scopo di assopire il senso di vigilanza dei lavoratori onesti del NKVD. - P. 49
- Il testo completo, qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/frinovskyeng.html
Interrogatorio di Ezhov del 26 aprile 1939:
RISPOSTA: Devo ammettere che, anche se ho reso una confessione sincera sulla mia opera di spionaggio a favore della Polonia, in realtà nelle indagini ho nascosto i miei legami di spionaggio con i tedeschi. - P. 52
Dopo aver discusso con Egorov la situazione attuale, siamo giunti alla conclusione che il partito e le masse popolari erano dalla parte della direzione del PC(b), e il terreno per il colpo di stato non era stato preparato. Abbiamo deciso quindi che era necessario eliminare Stalin o Molotov, simulando l’azione di una qualche organizzazione anti-sovietica o altro, allo scopo di creare le condizioni per la mia futura presa del potere. Dopo di che, una volta che io avessi raggiunto una posizione di maggior potere, si sarebbe creata la possibilità di ulteriori cambiamenti più decisivi nelle politiche del partito e del governo sovietico, conformemente agli interessi della Germania.
Ho chiesto ad Egorov di trasmettere il nostro piano ai tedeschi attraverso Köstring, e chiedere il parere dei circoli governativi in Germania.
DOMANDA: Che tipo di risposta avete ricevuto?
RISPOSTA: Poco dopo, tramite Köstring, Egorov mi riferì che gli ambienti governativi in Germania erano d’accordo con il nostro progetto.
DOMANDA: Quali azioni avviaste per attuare i vostri piani di tradimento?
RISPOSTA: Decisi di organizzare una cospirazione nella NKVD e di attirarvi persone con le quali sarei stato in grado di compiere atti terroristici contro i dirigenti del partito e del governo.
DOMANDA: È stato solo dopo la conversazione con Egorov che avete deciso di mettere insieme un’organizzazione cospirativa all’interno della NKVD?
RISPOSTA: No. In realtà la questione era in questi termini. Molto prima di questa conversazione con Egorov, quando fui nominato commissario per gli Affari interni, presi con me nel NKVD un gruppo di lavoratori strettamente legati a me attraverso il lavoro controrivoluzionario. In questo modo la mia confessione che avevo deciso di organizzare una cospirazione, va intesa solo nel senso che, in relazione alle mie conversazioni con Gammershtein e ai contatti con i cospiratori militari, era necessario sviluppare più ampiamente e accelerare all’interno del NKVD, la costituzione di una organizzazione cospirativa all’interno della stessa NKVD. - p. 64
Per quanto riguarda Evdokimov e Frinovski, quest’ultimo è stato da me informato di ogni dettaglio della congiura e sapeva assolutamente tutto, compresi i miei legami con il gruppo di cospiratori militari dell’Armata Rossa e con i circoli militari in Germania. - P. 65
... Ho informato Köstring sugli ulteriori arresti di militari e gli ho detto che era al di là delle mie possibilità impedire quegli arresti. In particolare ho riferito dell’arresto di Egorov, che poteva causare il fallimento dell’intera cospirazione. Köstring fu molto turbato da questa situazione. Mi pose bruscamente la domanda se non fosse a quel punto indispensabile intraprendere iniziative concrete verso la presa del potere, o “Sarete schiacciati uno alla volta.” - P. 67.
RISPOSTA: Non ho incontrato più personalmente Köstring. In seguito le comunicazioni tra di noi sono avvenute tramite Khoziainov.
DOMANDA: Khoziainov sapeva degli atti terroristici che stavate preparando contro i dirigenti del Partito e del governo?
RISPOSTA: Sì, lo sapeva. Per quanto riguarda gli attentati, Khoziainov era stato informato non solo da me, ma dai servizi segreti tedeschi, dal momento che nel corso della prima riunione dopo la presa di contatto tra noi, Khoziainov mi trasmise una direttiva dei tedeschi: accelerare il più possibile il compimento di atti terroristici.
Oltre a ciò, Khoziainov mi trasmise le direttive del servizio segreto tedesco che, in relazione al mio allontanamento dal NKVD e la nomina di Beria a Commissario del popolo per gli Affari interni, i servizi tedeschi ritenevano indispensabile l’assassinio di qualcuno dei membri del Politburo, determinando in questo modo, una nuova leadership nella NKVD [vale a dire, la destituzione di Beria - GF].
In questo stesso periodo, all’interno della stessa NKVD cominciarono gli arresti dei partecipanti attivi del complotto di cui ero a capo, e immediatamente arrivammo alla conclusione che era indispensabile organizzare un’azione il 7 novembre 1938.
DOMANDA: Che intendete per “noi”?
RISPOSTA: I - Ezhov, Frinovski, Dagin e Evdokimov. - p. 67.
... In una delle riunioni nel mio ufficio nel Commissariato alle acque, comunicai a Lazebny che su di lui c’erano materiali compromettenti nel NKVD, e che il suo arresto e la condanna incombevano.
Dissi a Lazebny: “Per voi non c’è via d’uscita, siete condannato, ma col vostro sacrificio potete salvare un gran numero di persone.” alle successive domande di Lazebny, lo informai che l’assassinio di Stalin avrebbe salvato la situazione del paese. Lazebny mi diede il suo consenso. - p. 69
Originale qui:
http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/ezhov042639eng.html
Motivazioni per le accusa ad Ezhov: Jansen & Petrov, pp. 108 ss.
p. 108:
La legalità non era al centro degli interessi della NKVD di Ezhov. Nel gennaio del 1939, dopo la sua caduta, una commissione composta da Andreev, Beria e Malenkov accusò Ezhov di aver usato metodi di indagine illegali: “I metodi di indagine sono state distorti apertamente, sono stati applicati ai prigionieri pestaggi indiscriminati su larga scala, al fine di estorcere false testimonianze e ‘confessioni.’ Spesso in 24 ore un investigatore doveva ottenere diverse decine di confessioni, e gli investigatori si tenevano reciprocamente informati circa le testimonianze ottenute, in modo da suggerire agli altri prigionieri fatti corrispondenti, circostanze, nomi. “Di conseguenza, questo tipo di indagini molto spesso ha portato alla calunnia organizzata di persone del tutto innocenti.” Molto spesso, le confessioni sono state ottenute per mezzo di “provocazione vera e propria”, i prigionieri sono stati convinti a testimoniare il falso circa la loro “attività di spionaggio” per aiutare il partito e il governo a “screditare Stati esteri” e in cambio della promessa di liberazione. Secondo Andreev et Al., “La direzione del NKVD nella persona del compagno Ezhov non solo non ha impedito tali arbitrarietà ed eccessi negli arresti e nella conduzione delle indagini, ma a volte li ha incoraggiati.” Ogni opposizione era soffocata.112
[La nota 112, pag. 241, non è più disponibile in archivio: “112. Tsa FSB, f. 3-os, op. 6, d. 1, II. 1-2. “]
pp 109-110:
Il funzionamento delle troike è stato anche aspramente criticato. Andreev ed altri hanno riferito che c’erano “serie carenze” nel loro funzionamento, così come in quello del cosiddetto Gran Collegio [bol’shaia kollegiia], dove nel corso di una singola sessione serale spesso erano esaminati dai 600 ai 2.000 casi. (Il riferimento è all’esame a Mosca del riepilogo delle operazioni nazionali; prima di essere firmate dal commissario del popolo per gli Affari interni e dal procuratore, le sintesi erano esaminate da un certo numero di capi dipartimento dell’apparato centrale NKVD) Il lavoro delle troike regionali non era affatto controllato dalla NKVD. Circa 200.000 persone sono state condannate a due anni dalle cosiddette troike della milizia, “la cui esistenza non era legale.” Il Consiglio speciale NKVD “non si è riunito nella sua composizione legale neanche una volta.”
Come testimoniò in seguito un dirigente del settore operativo del NKVD di Tiumen, gli arresti erano di solito fatti arbitrariamente – persone sono state arrestate per l’appartenenza a gruppi che in realtà non esistevano – e la troika doverosamente si allineava con il gruppo operativo:
“Nelle riunioni della troika, i crimini degli imputati non erano esaminati. Certe volte, in un’ora, ho riferito alla troika casi che coinvolgevano 50-60 persone.” In un incontro successivo l’esecutivo di Tiumen ha dato un resoconto più dettagliato di come il gruppo operativo eseguiva le sentenze di “prima categoria” della troika. I condannati a morte erano giustiziati nel seminterrato in una stanza speciale con pareti rivestite, con un colpo alla nuca, seguito da un secondo colpo alla tempia. I cadaveri erano poi portati via in un cimitero fuori città. A Tobol’sk, dove l’interessato è stato trasferito nel 1938, giustiziavano e seppellivano nella stessa prigione, e per mancanza di spazio, i cadaveri venivano ammucchiati. Il vice capo della polizia di Saratov rese una testimonianza simile: “L’indicazione principale era di produrre il maggior numero possibile di casi, il più velocemente possibile, con la massima semplificazione di indagine. Per quanto riguarda le quote, [il capo della NKVD] richiedeva [l’inclusione di] tutti i condannati e di tutti coloro che erano stati arrestati , anche se al momento della loro cattura non avevano commesso alcun tipo di reato.115
Dopo l’arresto, il vice di Ezhov, Frinovski, ha spiegato che gli investigatori principali del NKVD erano stati “macellai” [sledovatelikolol’shchiki], selezionati soprattutto tra “cospiratori o persone compromesse.” “Senza alcun controllo, picchiavano i prigionieri, ottenevano ‘testimonianze’ nel più breve tempo possibile.” Con l’approvazione di Ezhov, era chi interrogava, non il prigioniero, che decideva la testimonianza. In seguito, i protocolli erano “modificati” da Ezhov e Frinovski, di solito senza vedere il prigioniero o solo di sfuggita. Secondo Frinovski, Ezhov incoraggiava l’uso della forza fisica durante gli interrogatori: sorvegliava personalmente gli interrogatori chiedendo agli investigatori di utilizzare “metodi fisici di persuasione” se i risultati non erano soddisfacenti. Durante gli interrogatori a volte era ubriaco.116
Come spiegò in seguito uno degli investigatori, se qualcuno era stato arrestato su ordine di Ezhov, essi erano convinti in anticipo della sua colpevolezza, anche in assenza di qualunque prova; “cercavano di ottenere una confessione da quella persona utilizzando tutti i mezzi possibili.” L’ex vice capo del NKVD di Mosca A.P. Radzivilovskii, dopo l’arresto, disse che Ezhov affermava che se la prova era carente, si doveva “fare uscire a bastonate la testimonianza necessaria [dai prigionieri]”. “Secondo Radzivilovskii, la testimonianza di regola era ottenuta con la tortura degli arrestati, ampiamente praticata sia nelle organizzazioni centrali, sia in quelle provinciali del NKVD.”118
Dopo l’arresto, sia il direttore della prigione di Mosca Lefortovo sia il suo vice testimoniarono che Ezhov aveva partecipato personalmente a picchiare i prigionieri durante gli interrogatori;119 e Frinovski, suo vice, aveva fatto lo stesso.120 Sepilov ricorda che dopo la morte di Stalin, Kruscev disse ai suoi colleghi che un giorno, mentre era in visita nell’ufficio di Ezhov al Comitato centrale, vide macchie di sangue coagulato sui pantaloni e sui polsini della camicia di Ezhov. Quando chiese che cosa succedeva, Ezhov rispose, con malcelata esultanza, che si poteva essere fieri di tali macchie, perché era il sangue dei nemici della rivoluzione.121”
[Le note sono a p. 241:
113. Ibid., ll. 2–3. [TsA FSB, f. 3-os, op. 6, d. 1, ll. 1–2.]
114. Gol’dberg, ‘‘Slovo i delo po-sovetski.’’
115. Hagenloh, ‘‘Socially Harmful Elements,’’ p. 301.
116. TsA FSB, Archival investigation case of Frinovski , N-15301, t. 2, ll. 32–35.
117. B. A. Starkov, “Narkom Ezhov,” in J. A. Getty and R. T. Manning, eds., Stalinist Terror: New Perspectives (Cambridge, Eng., 1993), pp. 21–39, esp. p. 33; Pravda, 29 April 1988.
118. “M. N. Tukhachevskii i ‘voenno-fashistskii zagovor,’ Voenno-istoricheskii arkhiv, no. 2 (Moscow, 1998): 3–81, esp. pp. 55–56.
119. Ibid., p. 50; vd. anche: V. Shentalinskii, “Okhota v revzapovednike,” Novyi mir 1998, no. 12: 170–96, esp. p. 180.
120. Papkov, Stalinskii terror v Sibiri, p. 269; “Tukhachevskii,” Voenno-istoricheskii arkhiv, no. 1 (Moscow, 1997): 149–255, sp. p. 179.
121. D. Shepilov, “Vospominaniia,” Voprosy istorii 1998, no. 4: 3–25, sp. p. 6. [NB: Questo brano è anche nel volume delle memorie di Shepilov: Neprimknuvshiy, M. Vagrius, 2001, p. 43 - GF ]
Jansen e Petrov, pag. 210:
Pochi mesi dopo la sua fine Stalin spiegava al progettista di velivoli A. Iakovlev: Ezhov era un mascalzone! Ha rovinato i nostri quadri migliori. Era moralmente degenerato. Lo chiami al Commissariato del Popolo, e mi si dice che è andato al Comitato Centrale. Lo convochi al Comitato Centrale, e apprendi che è fuori per lavoro. Lo si va a cercare a casa, e si scopre che giace a letto, ubriaco fradicio. Ha rovinato molte persone innocenti. Questo è il motivo per cui abbiamo lo abbiamo fucilato.42
Dalle memorie di Iakovlev:
[Stalin] - Beh, come sta Balandin?
- [Iakovlev] Sta lavorando, compagno Stalin, come se non sia successo niente.
- Sì, l’hanno imprigionato per niente.
Evidentemente Stalin lesse stupore nel mio sguardo - come è possibile che persone innocenti siano imprigionate? - E senza domande da parte mia, disse:
- Sì, succede così. Un uomo assennato, uno che lavora duro, è invidiato, e lo indeboliscono. E se, per giunta è coraggioso e dice quello che pensa - questo crea disagio e attira su di lui l’attenzione di cekisti sospettosi, che non capiscono il loro compito, ma che volentieri fanno uso di ogni genere di voci e pettegolezzi .... (Cap. 20).
Iakovlev, A.S. The Purpose of Life. Moscow, 1973, Cap. 20.
Jansen & Petrov:
Dato che si riferiva in particolare al 1938, Stalin lasciava intendere che secondo lui, in quell’anno, a differenza del 1937, il terrore era fuori controllo e metteva in pericolo la stabilità del paese.43 Verso la fine della sua vita, Stalin disse alla sua guardia del corpo che “l’ubriacone Ezhov” era stato raccomandato per il NKVD da Malenkov:” Mentre era in stato di ebbrezza, firmava le liste che gli mettevano davanti per l’arresto di persone spesso innocenti.”
Nelle interviste degli anni ‘70, Molotov ragionava in modo analogo. Secondo lui, Ezhov aveva goduto di una buona reputazione, finché “non degenerò moralmente”. Stalin gli aveva ordinato di “aumentare la pressione”, e Ezhov “ricevette precise istruzioni.” Lui “cominciò a colpire secondo i piani”, ma “andò oltre”: “Fermarlo era impossibile”, Estremamente preciso nei suoi ricordi, Molotov lasciava intendere che Ezhov aveva fissato delle quote per conto suo e che quindi era stato fucilato. Non credeva che Ezhov avesse solo eseguito le istruzioni di Stalin: “E ‘assurdo dire che Stalin non ne sapesse nulla, ma ovviamente è anche scorretto dire che fosse lui il responsabile di tutto.” Un altro ex aiutante di Stalin che giustificava le purghe era Kaganovic. C’erano sabotaggi e tutto il resto, ammetteva, e “andare contro l’opinione pubblica allora era impossibile.” Solo che Ezhov “aveva esagerato”, perfino “organizzava competizioni per vedere chi riusciva a smascherare il maggior numero di nemici del popolo.” Il risultato fu che “molte persone innocenti perirono, e nessuno potrà giustificare ciò.46
[ nn. 42-46, p. 261:
42. A. Iakovlev, Tsel’ zhizni, 2d ed. (Mosca, 1970), p. 509.
43. Reference to 1938 in A. Iakovlev, Tsel’ zhizni: Zapiski aviakonstruktora (Mosca, 1966), p. 179.
44. RTsKhIDNI, f. 558, op. 4, d. 672, l. 10.
45. F. Chuev, Sto sorok besed s Molotovym (Mosca, 1991), pp. 398–400, 402, 438.
46. F. Chuev, Tak govoril Kaganovich (Moscow, 1992), p. 89.]
Krusciov:
«Il compagno Rudzutak, membro supplente dell’Ufficio politico e membro del partito dal 1905, che passò dieci anni in un campo di lavori forzati zarista, ritrattò completamente davanti alla Corte le confessioni che gli erano state strappate con la forza … Dopo un esame attento del caso, nel 1955, è stato stabilito che l’accusa contro Rudzutak era menzognera ed era basata su documenti calunniosi. Rudzutak è stato riabilitato a titolo postumo.
Gli arresti di Rudzutak e Tukhachevsky sono stati ordinati con lo stesso provvedimento del Politburo del 24 maggio 1937.
N ° 136
Risoluzione del Politburo concernente Rudzutak e Tukhachevsky
24 maggio 1937
309 Su Rudzutak e Tukhachevsky.
Viene messa ai voti dei membri e candidati membri del CC PC (b) la seguente risoluzione:
“Il CC del PC (b) ha ricevuto informazioni che denunciano il membro effettivo del CC Rudzutak e il membro candidato Tukhachevsky di partecipazione a un gruppo cospirativo destro-trotskista antisovietico e di spionaggio contro l’URSS nell’interesse della Germania fascista. In relazione a ciò, il Politburo del CC del PC (b) mette al voto dei membri e candidati del CC una risoluzione concernente l’espulsione dal partito di Rudzutak e Tukhachevsky, demandando i loro casi al Commissariato del Popolo per gli Affari Interni.
- Stalinskoe Politbiuro v 30-e gody. Cura:. O.V. Khlevniuk et Al. Mosca: AIRO-XX, 1995, p. 156.
Rudzutak è nominato da Stalin nel Discorso alla sessione allargata del Consiglio militare collegato al Commissariato del Popolo per la Difesa, 2 giugno 1937:
“Trotsky, Rykov, Bucharin – sono questi, per così dire, la direzione politica. A loro aggiungo anche Rudzutak, che si è distinto anche tra i primi, e ha lavorato molto abilmente creando confusione, ma in definitiva si è rivelato una spia tedesca; e poi Karakhan, e Enukidze.”
“Continuiamo. Ho enumerato 13 persone, e ripeto i loro nomi: Trotsky, Rykov, Bucharin, Enukidze, Karakhan, Rudzutak, Iagoda, Tukhachevsky, Iakir, Uborevich, Kork, Eideman, Gamarnik “.
“Bucharin. Non abbiamo la prova che fu lui stesso ad informare [i tedeschi], ma aveva rapporti molto stretti con Enukidze, Karakhan e Rudzutak, si consultavano con lui ...” “Rudzutak. Ho già detto che non ammette di essere una spia, ma abbiamo tutte le prove. Sappiamo a chi ha comunicato le informazioni. Vi è una certa donna esperta di spionaggio in Germania, a Berlino. Se siete stati a Berlino, forse qualcuno di voi la conosce: Josephina Genzi. È una donna molto bella. Un abile agente dei servizi segreti. Ha reclutato Karakhan. Reclutato attraverso incontri sessuali [letteralmente: ‘Sul lato femminile’ - GF]. Ha reclutato Enukidze. Ha aiutato a reclutare Tukhachevsky. E tiene in pugno Rudzutak.”
“Questo è il nucleo, e che cosa si vede? Qualcuno di costoro ha forse votato per Trotsky. Rudzutak non ha mai votato per Trotsky, e tuttavia si è scoperto che è un agente segreto. ... Val la pena sapere secondo voi ‘chi ha votato per chi.’”
Il nome di Rudzutak è fatto più volte dagli imputati al processo “Bucharin” del marzo 1938, molte volte dal solo Krestinskij. Secondo Krestinskij, Rudzutak era una delle figure centrali del complotto antigovernativo.
Krestinskij: ho appreso da Piatakov, quando me ne ha parlato nel febbraio 1935, che era stata formata un’organizzazione, che riuniva trotskisti, destri e militari, che si poneva l’obiettivo di preparare un colpo di stato militare. Seppi anche che il nucleo dirigente comprendeva Rykov, Bucharin, Rudzutak Iagoda per i destri, Tukhachevsky e Gamarnik per i militari, e Piatakov per i trotskisti...
All’inizio del 1935 Piatakov mi informò che era stato raggiunto un accordo, indicò la composizione del centro di cui ho parlato ieri, e mi disse che io e Rosengoltz, pur non facendo parte del centro, avremmo operato sotto la sua direzione, soprattutto in relazione alla pianificazione e preparazione dell’apparato del futuro governo. C’era una divisione del lavoro. Ci fu detto che avremmo operato in collegamento con Rudzutak dei destri, e con Tukhachevsky. La mia impressione fu che fosse menzionato solo Rudzutak. Ma Rosengoltz partecipava attivamente e in seguito mi parlò dei suoi incontri con Rykov. In generale, erano Rykov e Rudzutak dei destri e Tukhachevsky dal gruppo militare. Non c’era nulla che loro non sapessero dei collegamenti con Tukhachevsky e Rosengoltz; ma come parte della divisione del lavoro, egli si incaricò soprattutto dei collegamenti con i destri, anche se ero io quello che di solito incontravo Rudzutak, e per quanto riguarda Tukhachevsky, ero soprattutto io, ma anche lui.
Report of Court Proceedings in the Case of the Anti-Soviet”Bloc of Rights and Trotskyites” Heard Before the Military Collegium of the Supreme Court of the U.S.S.R. Moscow, March 2-13, 1938…Verbatim Report. (Mosca: People’s Commissariat of Justice of the U.S.S.R., 1938) , pp. 184; 279-80. (Processo del 1938)
In quel processo Rudzutak è nominato più volte da Rosengoltz , il cui nome a sua volta è fatto da Ezhov:
Domanda: Che cosa vi impegnavate a fare per realizzare il compito assegnato dai tedeschi?
Risposta: Ho promesso a Kandelaki il mio sostegno e in effetti ho trattato con Rosengoltz circa l’opportunità di concludere tale accordo. Di conseguenza il Commissariato del Popolo per il Commercio Estero prese una decisione positiva in merito a tale accordo.
- “Trascrizione dell’interrogatorio del Prigioniero Ezhov Nikolaj Ivanovic del 26 aprile 1939,” Lubianka. Stalin i NKVD - NKGB - GUKR “SMERSH”. 1939 - mart 1946. Mosca, 2006, pp. 63-4. Traduzione qui: http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/ezhov042639eng.html
Ciò conferma anche la sua associazione con i congiurati militari di Tukhachevsky, con cui Rudzutak fu accusato di essere coinvolto. Rosengoltz è citato più volte come cospiratore di destra di rilievo, e secondo Tamarin, in un interrogatorio-confessione di recente pubblicazione, come colui che lo ha reclutato personalmente.
Rudzutak è stato nominato da Rukhimovich nella confessione di quest’ultimo del 31 gennaio 1938:
Domanda: Che cosa sapete delle attività di questa organizzazione lettone?
Risposta: Ho già confessato che erano Bauman e Mezhlauk che mantenevano i contatti con i lettoni. Quindi sono loro che possono darvi i dettagli relativi al personale e alle attività di questa organizzazione. Tutto quello che so è che Rudzutak e Alksnis erano a capo di questa organizzazione. L’organizzazione era strettamente collegata con i servizi segreti lettoni e tedeschi e aveva un numero piuttosto elevato di quadri controrivoluzionari. In particolare, le unità armate dell’organizzazione militare lettone dovevano essere utilizzate nel piano per il ‘colpo di stato.’
- Lubianka 3, n. 290, p.484.
19. Rozenblium
Krusciov:
Dalla confessione del compagno Rozenblum, membro del partito dal 1906, arrestato nel 1937 dalla NKVD di Leningrado, si vede come ex funzionari della NKVD costruivano vari “ centri anti-sovietici “ e “blocchi” fittizi con metodi provocatori.
Durante l’esame del caso Komarov, nel 1955, Rozenblum rivelò quanto segue: quando Rozenblum fu arrestato nel 1937, fu sottoposto a terribili torture, durante le quali gli è stato ordinato di confessare false informazioni che riguardavano lui e altre persone. È stato poi portato nell’ufficio di Zakovskii, che gli offrì la libertà a condizione che egli convalidasse dinanzi al giudice una falsa confessione messa a punto nel 1937 dal NKVD, in materia di “sabotaggio, spionaggio e diversione in un centro terroristico di Leningrado.” (Movimento in sala.) Con cinismo incredibile, Zakovskii descrisse l’ignobile “sistema” con cui si fabbricavano “complotti antisovietici.”
“Per illustrarmi il metodo”, dichiarò Rozenblum, “Zakovskii mi ha presentato diverse possibili varianti dell’organizzazione di questo centro e delle sue sezioni. Dopo avermene spiegata nei dettagli la struttura, Zakovskii mi disse che il NKVD avrebbe preparato il processo contro questo centro, aggiungendo che il giudizio sarebbe stato pubblico. Davanti al giudice dovevano essere portati 4 o 5 membri di questo centro: Chudov, Ugarov, Smorodin, Pozern, Shaposhnikova (moglie di Chudov) con altri 2 o 3 membri di settori di questo centro ...
“... Il caso del centro di Leningrado deve essere costruita solidamente, e per questo motivo sono necessari testimoni. L’origine di classe (naturalmente in passato) e il prestigio nel partito del testimone avrebbero giocato un ruolo non trascurabile.
Zakovskii disse: “Tu non avrai bisogno di inventare nulla. Il NKVD ti preparerà uno schema pronto per ogni settore del centro, dovrai studiare attentamente e ricordare bene tutte le domande e le risposte che la Corte potrebbe chiederti. Questo caso sarà pronto in quattro-cinque mesi, forse sei. Durante tutto questo tempo ti preparerai in modo da non compromettere le indagini e te stesso. Il tuo futuro dipende da come va il processo e dai suoi risultati.
Se cominci a mentire e a testimoniare il falso, tanto peggio per te. Se “tieni duro” salverai la pelle e sarai nutrito e vestito a spese del governo fino al giorno della tua morte”.
Questo è il genere di cose turpi che si praticavano allora. (Movimento nella sala.)