L'ANGOLO DI PIETRO in ordine cronologico V parte
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June 24, 2010
Pio La Torre ricordato da Pietro qui e qui
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October 7, 2012
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Sent: Thursday, June 24, 2010 10:04 AM
Subject: movida ed Ostalghia
Movida ed Ostalghia
La reazione di Marchionne e della Confindustria alla pesante sconfitta
subita a Pomigliano è di stampo fascista. Marchionne dopo aver fatto sapere
di essere "irritato" e di considerare l'ipotesi di ritirare
l'investimento, di fare la Panda in Polonia ed anche di voler costituire
quella che si chiama "newco", cioè di cambiare nome allo stabilimento "giovan
battista Vico" per potere azzerare tutto ed assumere soltanto chi è disposto
a tutto pur di portare a casa un pezzo di pane, ha fatto sapere che
collaborerà con i sindacati che sono d'accordo con la Fiat e soltanto con
loro. La Fiom (dei cobas non se ne parla nemmeno) viene esclusa da ogni
possibile contatto e trattativa.
In effetti Marchionne ha motivo di essere deluso del referendum che ha
voluto ad ogni costo sperando in un plebiscito che umiliasse la Fiom.
"Prendere o lasciare" aveva detto. "Se non approvate il piano A, ho pronto
il piano B." Insomma se non accetterete la mia proposta chiudo Pomigliano
così come sto chiudendo Termini Imerese. Chi è andato a votare sapeva che la
bocciatura del decreto Marchionne avrebbe comportato non una apertura del
confronto ed un accordo diverso ma il licenziamento. Eppure il quaranta per
cento ha detto no ed il sessanta per cento ha detto si soltanto perchè
stretto per la gola e minacciato. La depressione sociale di Napoli e della
Campania è stata usata per terrorizzare i votanti. Chi ha votato sapeva di
non avere alternativa di un lavoro diverso. Il lavoro non c'è e quello che
c'è ha il colore nero.
E' quindi eccezionale il valore ed il significato del voto espresso. Un
valore inestimabile di resistenza democratica ad un progetto di
schiavizzazione appoggiato dalle Confederazioni Sindacali, dalla
Confindustria, dal Governo, dal PD, dalle istituzioni locali ed osteggiato
soltanto dalla Fiom e dai Cobas, dalla sinistra comunista e dallo idv. Gli
interventi a sostegno del progetto Marchionne sono stati numerosi,
insistenti, martellanti. Sacconi, Tremonti, D'Alema, Bersani, i grossi
papaveri della Confindustria, si sono esibiti più volte senza mai farsi
carico di una sola delle tante giuste ragioni di opposizione della Fiom. Il
sessanta per cento dei si al piano Marchionne è stato raccolto sotto ricatto
e quindi non ha lo stesso peso del quaranta per cento di no. Ha voglia di
dire Bonanni che due terzi sono di più di un terzo. Il terzo ha votato anche
per i due terzi nel senso che ha avuto coraggio per tutti. Non credo che
nessuna persona civile, in condizioni di libertà, accetterebbe otto ore di
lavoro a digiuno e con un controllo WMC che lo riduce a mero macchinario
vivente.
Quanti già cantavano vittoria e pregustavano l'esportazione del modello
Modigliano a tutto il mercato del lavoro italiano ieri hanno masticato amaro
e hanno dato stura all'odio profondo verso la Fiom e quanti si oppongono
all'idea di fare dell'Italia la Cina d'Europa.
Ieri pomeriggio Radio 24 della Confindustria ha fatto una astiosa analisi
del voto. Ha scoperto che
mentre hanno votato si gli operai anziani provenienti dall'Alfa i giovani
hanno votato no perchè culturalmente meno consapevoli delle loro
responsabilità e sopratutto perchè non hanno inteso rinunziare alla movida,
al sabato notte di divertimento. Radio 24 era scandalizzata di aver fatto
questa scoperta e si è lasciata andare a sociologismi d'accatto sulle nuove
generazioni come se non fosse un diritto dei giovani operai avere un poco di
ricreazione a fine settimana magari contentandosi di una povera pizza ed una
birra non potendo disporre come Briatore del panfilo e della discuteca di
lusso in luoghi riservati alla grassa e corrotta borghesia gaudente
italiana.
Che peccato questi ragazzi che non vogliono cedere tutta la loro vita alla
fabbrica del signor Marchionne e che continuano a credere di aver diritto ad
una notte di svago piuttosto che passarla alla catena di montaggio con il
cronometrista che ti controlla!
E' iniziato l'assedio della Fiom che dovrà cedere ad ogni costo. Deve
consentire quella che Sacconi chiama la svolta storica del mercato del
lavoro italiano. L'assedio è terribile perchè la situazione italiana è
anomala. Le forze politiche presenti in Parlamento sono quasi tutte con la
Confindustria. La Fiom dovrà fare i conti con una CGIL che vuole accordarsi
come a suo tempo si accordò per l'Alitalia. Mentre Marchionne chiude la
Fiom in un lazzaretto si lavora intensamente dietro le quinte
per estorcere il consenso mancante o sostiturlo con un surrogato che
coinvolga la CGIL e magari la minoranza della Fiom. Si arriva a tacciare di
antipatriottismo i dissidenti. Il potere vuole che tutte le forze
"istituzionali" note collaborino alla soluzione Marchionne. Non gli importa
molto se Ferrero, Vendola o Di Liberto o i Cobas si oppongono. Vuole che
tutto il mondo delle istituzioni politiche e sindacali sia dalla sua parte
perchè non è in grado di reggere ad una opposizione che si saldi con il
terribile disagio e la crescente collera che dilagano nella società.
Ieri sera, rai-storia ha trasmesso un reportage dedicato alla nostalgia dei
tedeschi dell'est per quello che ricordano come il loro paradiso perduto: la
RDT. Unisco a questo scritto il reportage perchè vale la pena vedere in un
documento della televisione italiana che cosa è stato il comunismo nei
paesi dell'est. Qualche tempo fa hanno trasmesso un ampio documentario sulla
vita in fabbrica nell'URSS
una fabbrica a misura d'uomo in cui i lavoratori venivano rispettati nella
loro dignità e nei loro bisogni. Hanno mostrato come ogni luogo di lavoro
era dotato di locali destinati alla ristorazione fisica e psichica dei
lavoratori. Nel reportage di ieri, dopo aver ricordato le certezze che il
comunismo dava alla gente cha dalla culla alla tomba godeva di eccellenti
servizi di welfare confrontandole alle angosce
della società liberista ha messo l'accento sul rimpianto più grande del
passato "regime": la solidarietà e la coesione umana dovuta alla mancanza di
grandi differenze salariali tra le persone. Non c'era quasi differenza tra
il dirigente e l'operaio ed il denaro non aveva molto valore.
Mi è venuto da pensare all'operaio che guadagna quindicimila euro l'anno a
fronte dei cinque milioni di euro di Marchionne. Perchè Marchionne deve
guadagnare quanto trecento o quattrocento suoi dipendenti? Una società che
mercifica le persone e le seleziona per redditi non ha alcuna
giustificazione naturale. Il nuovo medioevo sociale governato da un Olimpo
di alcune migliaia di persone che da sole si impossessano della maggioranza
delle risorse è ingiusta, contraria alla ragione,
specialmente quanto la maggioranza delle persone, indipendentemente dai
meriti di ognuno, viene affamata e privata della speranza di un futuro.
La borghesia italiana farà di tutto per sconfiggere la resistenza della
classe operaia a Pomigliano ed in Italia. Forzerà la situazione per piegarla
ai suoi interessi. A sentire l'intervista di Epifani di oggi anche la CGIL
parteciperà alla forzatura. Lo sciopero di domani della Cgil ignora la
questione esplosa a Pomigliano e sarà soltanto un supporto molto ben
misurato e blando alla blanda e misurata "opposizione" PD alla manovra.
Pietro Ancona
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?dirprog=Focus economia
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=438
http://news.google.it/news/search?aq=0&pz=1&cf=all&ned=it&hl=it&q=pomigliano
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, June 25, 2010 9:58 AM
Subject: CGIL: terzo sciopero generale sprecato
Cgil: terzo sciopero generale sprecato
Oggi la CGIL chiama allo sciopero generale i lavoratori italiani per
protestare contro la manovra del governo. E' il terzo sciopero generale
indetto dalla Confederazione in meno di due anni che dovrebbe fare valere le
ragioni dei penalizzati dalla crisi e dall'offensiva congiunta
padronato-governo contro i diritti ed il welfare. Come i due scioperi
precedenti, sarà una grande fiammata della protesta e dello sdegno di
milioni di persone che mai, come oggi, si sono sentite tanto sole,
abbandonate ed in balia di un tritacarne sociale che può colpire chiunque .
Ma l'interprezione e la traduzione in atti concreti della protesta dei
lavoratori giungerà nella alte stanze del potere edulcorata e sbiadita o
non giungerà del tutto. L'intervista rilasciata da Susanna Camusso al
Manifesto è assai istruttiva a proposito. La CGIL sostanzialmente non chiede
niente. Si limita a commentare negativamente la "manovra" ed ad aggiungersi
alle proteste del PD e delle Regioni che rimproverano al Governo
rispettivamente di non sapere fare bene il suo mestiere e di tagliare i
trasferimenti alle Regioni per i servizi. E' significativo che la Camusso
attribuisca alla manovra il disagio dei precari senza mettere in discussione
la legge Biagi che il ddl Nerozzi-Marini vorrebbe integrare con scelte
respinte in Francia da un vigoroso e vittorioso sciopero. A proposito della
Francia proprio ieri si è scioperato contro il progetto di portare a 62
anni l'età pensionabile. In Italia, con un minuetto messo in piedi con l'UE,
il governo ha portato il pensionamento delle donne a 65 anni, senza
registrare la benchè minima reazione delle nostre confederazioni che
vantano oltre dieci milioni di iscritti e dovrebbero poter influire sulle
scelte
di questioni essenziali per la vita delle persone come le pensioni.
La CGIL si presenta allo sciopero di oggi con una posizione reticente e
discutibile sulla vicenda di Pomigliano d'Arco nella quale ha isolato la
Fiom nella sua lotta contro il decreto Marchionne di soppressione dei
diritti costituzionali e di riduzione dei metalmeccanici a macchinario
vivente (WMC).
La CGIL non ha neppure le carte in regola in materia di difesa del ccnl
perchè è firmataria degli accordi Alitalia e, secondo Bonanni, di numerosi
altri accordi aziendali di deroga al ribasso che riguarderebbe decine di
migliaia di persone. Partecipa alla contrapposizione lavoro-diritti quando
insiste perchè la Fiat realizzi comunque il suo investimento. Non considera
che la Fiat gioca a carte coperte e che ha strumentalizzato l'esito del
referendum per forzare la situazione a scelte ancora più gravose e pesanti.
Si ha l'impressione che gli obiettivi del successore di Valletta siano
diversi da quelli strombazzati come una delocalizzazione all'incontrario per
raccogliere consensi ed applausi dei benpensanti.
Lo sciopero di oggi non intercetta la vittoriosa strategia confindustriale
di uscita dalla crisi. Oggi la Confindustria comunica la fine della
recessione che seppur a prezzo di altri 260 mila licenziamenti
approderà ad una ricrescita del PIL nel 2011. Una strategia basata sulla
riduzione dei sindacati a pesci pilota (naucrates ductor) degli squali del
capitalismo italiano che ridurrà in miseria e con meno diritti venti
milioni di famiglie di lavoratori dipendenti e porterà alla cessione di
un'altra fetta consistente del reddito nazionale al capitale ed alle banche.
Il piagnucolio del documento che indice lo sciopero della CGIL non servirà a
niente. Non esiste capitalismo compassionevole disposto a frenarsi
ed ad avere un po' di riguardo per chi affonda nella crisi ed è anche
inseguito dall'aumento di tutti i servizi che servono a foraggiare le
privatizzazioni e l'Oligarchia politica che sta divorando l'Italia. Il
padronato italiano alza il tiro e vuole mettere al riparo di possibili
sentenze della Corte Costituzionali le deroghe ai diritti estorte nelle
aziende ed anche con leggi dello Stato. Vuole l'abolizione dell'art.41 della
Costituzione per svincolare l'Azienda dagli obblighi sociali. Non pare che
su questo punto incontri grandi resistenze in Parlamento. Nel PD si è creato
un fortissimo partito confindustrialista ed iperliberista. Soltanto Rosy
Bindi ha speso qualche parola in difesa dei diritti dei lavoratori di
Pomigliano d'Arco. Tutti gli altri hanno isolato la Fiom ed appoggiato
spudoratamente le pretese di Marchionne.
Sbaglia la sinistra a dare adesione acritica allo sciopero indetto dalla
CGIL. Certo bisogna sostenere
i lavoratori nella loro lotta di oggi ma bisogna dire nello stesso tempo che
la piattaforma rivendicativa della CGIL non cambia di una virgola la
situazione attuale. Non basta lamentarsi che la manovra abbasserà il PIL.
Bisogna aggiungere una richiesta di aumento generalizzato dei salari e delle
pensioni
e la riconversione di grande parte della spesa pubblica dal parassitismo
agli investimenti sociali. Diminuire di almeno il cinquanta per cento il
costo della politica e destinare i cinquanta e più miliardi di ricavo al
sostegno della ricostruzione delle zone terremotate ed a programmi di
bonifica sociale nelle regioni del mezzogiorno o deindustrializzate.
Chiedere norme che scoraggiano la fuga all'estero delle imprese. L'ultima
moda è rappresentata dalla Tunisia che offre salari mensili a 125 euro. La
CGIL dovrebbe inoltre abbandonare l'inerte provincialismo e chiedere la
convocazione di una assemblea internazionale per il Salario Minimo Garantito
e per un decalogo dei diritti che bandisca il sistema WMC causa di suicidi.
L'operaio non è macchinario vivente, è un essere umano che, come dicono i
credenti, è fatto ad immagine di Dio. Bisogna liberare Cristo nelle
fabbriche lagers di tutto il mondo e riscoprire l'utopia internazionalista
del movimento operaio e socialista. C'è una fortissima ideologia classista
nell'internazionalismo dei liberisti che punta alla distruzione del ceto
medio e sta omologando il welfare dell'Occidente al livello americano, il
più basso. Bisogna contrapporre una strategia dei diritti che unisca
l'operaio polacco a quello cinese a quello italiano.
La CGIL dovrebbe chiedere al Parlamento italiano di vietare l'introduzione
della WMC nelle aziende italiane perchè lesiva della salute e dei diritti
delle persone.
La CGIL accetta le scelte del capitalismo come leggi generali
dell'economia. Sbaglia di grosso e danneggia il suo grande popolo di oltre
cinquemilioni di lavoratori e pensionati che vorrebbero combattere piuttosto
che inghiottire fiele e subire la prepotenza di gente come Marchionne da
cinque milioni di euro l'anno...
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Saturday, June 26, 2010 8:44 AM
Subject: L'aggressione diventata rissa
L'aggressione diventata rissa
Colpisce il comportamento della stampa italiana quando si occupa di
questioni riguardanti gli ebrei o Israele. La verità viene subito manipolata
e, quando non si può stravolgere del tutto, immediatamente si derubrica o
si definisce diversamente il fatto come è accaduto ieri: una aggressione
organizzata da un gruppo appartenente alla comunità ebraica di Roma è stata
riportato come "rissa".
Secondo il nostro Codice Penale la rissa è un reato punibile dall'art.588
con una multa ed il carcere fino a cinque anni. Nella rissa le
responsabilità sono di tutti i partecipanti e non può essere invocata la
provocazione. Come nella notte tutti i gatti diventano neri così, così le
responsabilità di quanto è accaduto ieri a Roma non sono attribuibili
soltanto allo squadrismo di quegli ebrei romani che hanno fatto una
spedizione punitiva contro i pacifisti colpevoli di voler ricordare
accanto al soldato israeliano anche gli undicimila palestinesi chiusi nelle
carceri da anni e dimenticati dall'opinione pubblica mondiale. Ricordo che
tra queste undicimila persone che soffrono e spesso vengono torturate nelle
carceri di Israele ci sono centinaia e centinaia di bambini.
Tra i pacifisti aggrediti un giovane è stato ricoverato all'ospedale per
le percorse subite forse non a mani nude.
La Comunità Ebraica di Roma non è nuova ad episodi di squadrismo. Nel
maggio del 2007 organizzò una spedizione punitiva a Teramo contro i
professori Faurisson e Moffa . I due professori furono aggrediti in piazza,
insolentiti, strattonati e picchiati. La loro colpa è stata quella di voler
intervenire nel dibattito sui lagers nazisti e sull'Olocausto.
Sono stati subito criminalizzati dalla lobby ebraica che è assai influente
in Italia. E' stato loro impedito di parlare e poi sono stati malmenati.
L'anziano professore Faurisson ha subito un colpo al collo infertogli da un
aggressore esperto di arti marziali.
L'episodio di ieri a Roma si inquadra nel clima di intolleranza e di
violenza che si è incrudelito dopo la elezione di Alemanno a Sindaco. Roma è
diventata teatro di violenze contro rom, omosessuali, extracomunitari.
Insomma contro coloro che da sempre i fascisti considerano "diversi" da
eliminare per ripulire la città dalla loro presenza. Anche i pacifisti
sembrano ora rientrare nella categorie dei "diversi". Alemanno è stato
recentemente in Israele a ritirare il premio istituito da un imprenditore di
Tel Aviv. Israele non tollera neppure la più piccola critica del suo
operato e concede alla sua amicizia soltanto a coloro che accettano senza
discutere la sua politica militare. Quindi Alemanno è engageè e non è
una cosa buona nè per Roma nè per l'Italia che dovrebbero sostenere le
ragioni della pace e del rispetto della integrità fisica e della dignità
umana di tutti. Sopratutto per i milioni di palestinesi che oggi vivono
reclusi e privati di tutto a cominciare dall'acqua da bere. Israele si è
infatti impossessata dei due terzi dei pozzi esistenti in Gisgiordania ed
a Gaza lasciando a milioni di palestinesi soltanto quelli peggiori e di
acqua salmastra.
La comunità ebraica dovrebbe riflettere su posizioni sempre più aggressive
ed intolleranti di coloro che ne monopolizzano la rappresentanza. Ricordo
con vero rammarico la stima ed anche l'affetto che
figure come Toaff e Zevi, che per moltissimi anni ne furono i portavoce,
sapevano suscitare. Ora il tratto prevalente è l'intolleranza, lo
squadrismo. Sono certo che non tutti gli ebrei italiani condividono la
politica del governo di Israele e la crescente aggressività verso tutti
coloro che si compenetrano nella infelice condizione dei palestinesi. Ma
anche la stampa italiana che oggi protesta per la legge bavaglio dovrebbe
riflettere sulla propria responsabilità nell'occultare la verità e nel
criminalizzare ed isolare quanti difendono una popolazione oppressa dal
militarismo colonialista israeliano.
Pietro Ancona
http://www.viaroma100.net/notizia.php?id=10329
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, June 27, 2010 9:05 AM
Subject: Ill G20 per i miliardari
Il G20 per i miliardari
Effetto positivo dello scatenamento degli animals spirits del
capitalismo che usano finanza, commercio e guerre per fare arricchire a
dismisura la casta dei miliardari è la riscoperta del marxismo, del
socialismo ed anche delle esperienze concrete del comunismo nei paesi nei
quali si è realizzato. Il G20 riunito in Canada ed isolato dal mondo da uno
scandaloso apparato di sicurezza costato oltre un miliardo di dollari ci fa
sapere che nei prossimi due anni (?) si dovranno dimezzare i deficit
statali, che la guerra in Afghanistan potrà durare altri cinque anni, che è
assai probabile una aggressione di Israele all'Iran e che nessuna misura
seria sarà presa per tagliare gli artigli agli speculatori della finanza, ai
pirati che hanno messo in ginocchio il mondo intero inondandolo di titoli
fasulli per migliaia di miliardi di euro. In quanto al disastro ecologico
planetario provocato dalla multinazionale BP nel Golfo del Messico se n'é
occupata una Corte di Giustizia che ha annullato il modestissimo intervento
di Obama per una sospensiva di sei mesi delle perforazioni sottomarine. Non
sia mai che i petrolieri non possano fare i loro comodi! I diritti del
capitale valgono assai di più della buona salute del pianeta e dei suoi
abitanti!
Per nostra disgrazia Russia e Cina si sono omologate al modello liberista
e sono diventate collaborazioniste sia pure passive dei progetti aggressivi
degli Usa. Hanno commesso l'errore di isolare l'iniziativa di Turchia e
Brasile sul nucleare iraniano scoraggiando una possibile diplomazia di pace
alternativa ai diktat USA.
Si illudono che i loro interessi possono essere meglio tutelati
compiacendo il padrone americano che, però, è insaziabile e, mentre chiede
il loro apporto per isolare l'Iran, prepara le sue pedine per insidiare la
loro stessa sovranità con un enorme reticolo di basi militari e
missilistiche attorno alla Russia e l'uso demagogico e distruttivo
dell'indipendentismo dei monaci per il Tibet.
La riunione degli spocchiosi governi riuniti a Toronto è stata preceduta
dall'allarme lanciato dal FMI per possibili trenta milioni di nuovi
disoccupati. Il terrorismo del FMI serve a giustificare l'abbassamento del
tenore di vita delle masse popolari, ad una americanizzazione di tutto
l'Occidente con la dismissione dei tratti della civiltà europea dati dal
welfare conquistato dalle socialdemocrazie nel secolo scorso. Nelle riunioni
del gruppo di Bildelberg si erano tracciate le linee ideologiche e le scelte
che saranno assunte dal G20. Attacco al ceto medio e guerre. Le enormi spese
militari del G20 che sottraggono immense risorse alla gente non vengono
neppure menzionate.
Il liberismo viene spinto al parossismo per produrre oggetti inquinanti
che consumano una enorme quantità di energia. L'obiettivo di produrre una
auto al minuto presuppone un mercato infinito di vendite contraddittorio ad
una realtà di impoverimento e di crisi dei ceti medi. In ogni caso si
prevede un futuro che riduce i consumi collettivi a vantaggio di quelli
individuali, di distruzione della natura, di regimi fiscali sempre più
oppressivi, di squilibri abissali tra gli esseri umani.
In questo scenario, soltanto alcune scelte del socialismo potrebbero
salvare l'umanità. Oggi un famoso economista proponeva la nazionalizzazione
delle banche ed il controllo della finanza mondiale. Certo non è possibile
che gruppi di speculatori mettano in crisi le Nazioni come è successo con i
titoli tossici e con le manovre contro i Pigs a cominciare dalla Grecia. Ma
oltre alla banche c'è anche il problema delle merci che vengono prodotte.
L'industria automobilistica ha bisogno di un piano a lunga scadenza per la
sua riconversione. La corsa a produrre auto a costi sempre più contenuti non
servirà a molto. Il costo della manodopera incide soltanto per il tre per
cento del prodotto. Quanto potrà ancora essere compresso e spremuto il
salario dell'operaio-robot? Quante auto potrà assorbire il mercato?
Il liberismo sta attaccando il ceto medio oltre che naturalmente la classe
operaia. L'attacco alla scuola, alle università, agli statali, la
sottomissione colonialista dell'agricoltura alle multinazionali della
distribuzione, la distruzione dell'artigianato stanno producendo un disagio
sociale sempre più esteso che potrebbe tradursi in conflitto liberatorio se
la sinistra ritrovasse la sua anima ed avesse il coraggio di sostenere il
socialismo come necessità assoluta dell'umanità.
Il G20 ha avuto qualche parola di comprensione e di compassione per
l'Africa. Non è in grado di capire che questo approccio neocolonialista è
offensivo e controproducente. Gli aiuti stanziati servono sopratutto alle
aziende che saranno beneficiate e che si libereranno dei loro fondi di
magazzino spesso scadute. Anche il ruolo delle ONG è tutto da discutere. I
poveri del mondo si aiutano non sfruttandoli ed associandoli al commercio e
sopratutto rivalutando il prezzo dei prodotti agricoli e liberando gli
agricoltori dalla miseria che spesso li spinge al suicidio.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: primapagina@rai.it
Sent: Monday, June 28, 2010 8:45 AM
Subject: obiettività
Caro conduttore Campi,
lei si è mostrato scandalizzato per la profanazione delle tombe dei vescovi
ed ha attribuito all'antipapismo della cultura protestante questo gesto.
Naturalmente non gliene frega niente della profanazione dei corpi e della
psiche dei bambini e delle bambine che sono stati violati in quantità
industriali dai preti.
Inoltre dovrebbe avere rispetto per la cultura protestante che non è
l'anacronistica religione-stato
che ci opprime in Italia.
Inoltre ha avuto parole sprezzanti per l'Iran che Israele si accinge a
bombardare. L'Iran non ha mai aggredito nessuno e semmai è stato vittima per
istigazione di Israele e degli USA della guerra mossagli dall'Iraq. l'Iran
ha diritto alla bomba atomica perché Israele ne ha un arsenale. Solo la
bomba atomica iraniana potrà fare deterrenza di pace inducendo la bellicosa
Israele a lasciare in pace i suoi vicini. Le ricordo il bombardamento di
gaza e la distruzione del Libano.
Lei è giornalista embedded e lavora per un editore che è bene ammanigliato
nel sistema di potere e di appalti italiani
Cordialità
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
Sent: Monday, June 28, 2010 5:56 PM
Subject: La tentazione della fuga
La tentazione della fuga
Non condivido le cose dette da Roberto Saviano alla giornalista di
El Pais. Ha dichiarato che l'Italia è un paese feroce dal quale vorrebbe
andarsene. E' vero che l'Italia è un paese feroce. Certo ognuno ha il
diritto di pensare ad una vita diversa, non blindata, non oppressa dalle
restrizioni imposte dalle minacce e dalla persecuzione della
criminalità. Ricordo una malinconica fotografia di Giovanni Falcone
affacciato alla finestra del retro
della sua abitazione dalla quale non poteva uscire se non protetto
dalla scorta. Scorta che a volte non voleva disturbare per i suoi
spostamenti non legati al suo ufficio. La vita blindata è dura,
durissima specialmente quando si hanno meno di trenta anni e si ha
diritto naturale alla più assoluta libertà. Certo l'Italia è un paese in
gran parte controllato dalle mafie che hanno avuto e continuano ad avere
tanto potere perchè complici ed alleate a grossi pezzi dello Stato. Nel
governo italiano siede un sottosegretario inseguito da un mandato di
cattura per collaborazione con la camorra che il Presidente del
Consiglio appoggia ed un Parlamento protegge dall'arresto. Ed è anche
vero che in Italia non c'è ricambio delle classi dirigenti come in altre
democrazie. Ma questo perchè l'Italia non è più da molto tempo una
democrazia. E' una Oligarchia controllata da un ceto di professionisti
della politica che si è impadronito di tutte le cariche istituzionali
ricavandone di che vivere lautamente. Tutte le amministrazioni
pubbliche, dai consigli di quartiere al Senato, sono gestite da un ceto
politico stipendiato e ricco di privilegi. Migliaia e migliaia di famuli
di questo ceto sono diventati amministratori di società create ad hoc
per loro o consulenti. Il peso del ceto politico e parapolitico
sull'erario italiano è enorme ed aumenterà ancora con il federalismo.
Inoltre ed è cosa che Saviano non rileva e forse non gli interessa
l'Italia è nelle mani di una Confindustria che con la complicità dei
sindacati ha spogliato i lavoratori di quasi tutti i loro diritti ed a
Pomigliano voleva inaugurare l'era dell'operaio-mulo ridotto a
macchinario vivente. L'Italia ha la legge Biagi per la quale sei milioni
di giovani sono stati condannati alla infelicità del precariato e di
bassi salari. Salari bassi fino all'infamia di pagare ad un giovane
ingegnere o avvocato o meccanico salari di 400 euro al mese. Trattamenti
che gridano vendette come dover lavorare a cottimo in un call center che
è diventato il mattatoio di tante speranze giovanili e di tanti studi
fatti con entusiasmo ora amaramente spento.
L'analisi che fa Saviano della realtà italiana è parziale, ma non
importa. Ha dato un contributo importante diventando l'icona della lotta
alla camorra. Proprio per questo, per il fatto di essere diventato una
star massmediatica a livello mondiale , non ha il diritto di esprimersi
come ha fatto con El Pais. Se vuole andarsene dall'Italia, vada pure
ma senza annunziarlo a tutte le agenzia di stampa ed alle televisioni.
Se ne vada in silenzio, sparisca dalla circolazione. Non lanci un
messaggio di irredimibilità del Paese. Altri resteranno a fare
battaglie. Tanti altri bravi e valorosi come lui ma senza i riflettori
che lui ha quasi monopolizzato.
E' di questi giorni il coraggioso libro "Agenda Nera" di Vittorio
Lo Bianco e Sandra Rizza che
esplora circostanze del perverso intreccio Mafia-Stato facendo nomi e
cognomi. Nomi e cognomi che non si leggono in nessuna pagina del
fortunatissimo romanzo "Gomorra". Una cosa è fare la guerra alla mafia
ben altra cosa è fare la guerra al mafioso. La guerra al mafioso è
sempre cruenta. La guerra alla mafia a volte si ed a volte no.
A nessuno si può chiedere di diventare eroe. Ma vorrei ricordare il
martirio di giornalisti come
Giuseppe Fava, Giuseppe Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani,
Beppe Alfano. Tantissimi altri sono caduti per avere testimoniato la
verità e lottato per una Italia libera dalla oppressione mafiosa.
Questi martiri per una Italia civile e libera che ancora non c'è
hanno avuto il coraggio di intervenire su interessi specifici del potere
mafioso! Non vorrei che per trattenere Roberto Saviano in Italia
dobbiamo fare di lui un uomo politico. Magari per attivare il ricambio
di classe dirigente che ha reclamato nell'intervista ad El Pais.
Vorrei chiudere ricordando la vita blindata di Roberto Scarpinato e
di quanti assieme a lui conducono una lotta mortale alla mafia. Invito a
leggere il suo bellissimo ed istruttivo libro "Il ritorno del principe"
nel quale viene spiegato perché l'Italia é quella dalla quale oggi
Saviano vorrebbe fuggire.
Pietro Ancona
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From: Giuseppina Ficarra
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, June 29, 2010 3:26 PM
Subject: Una sentenza di assoluzione
Una sentenza di assoluzione
Il senatore Dell'Utri è stato condannato a sette anni di carcere per la sua
collaborazione alla mafia precedente al 1992, anno fatidico e spartiacque
politico della storia d'Italia. Dal 1992 inizia il ciclo di Forza Italia e
del Berlusconismo che avrebbe rivoltato l'Italia "come un calzino" promessa
fatta dal
grande leader e puntualmente mantenuta. In effetti, l'Italia è stata
rivoltata, resa irriconoscibile: è oramai un immenso cimitero di rovine di
ciò che fu una nazione con grandi tratti di civiltà e di modernità, seppur
con le sue tare e le sue zone oscure. Ora siamo una una Repubblica
controllata da un proprietario di televisioni come lo fu per qualche anno la
città di Taranto, poi fallita, nella mani di un tale Giancarlo Cito, poi
condannato a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Non
è da escludere che l'Italia, come Taranto, finisca con il fallire dopo
essere stata depredata del suo patrimonio come sta avvenendo con il
trasferimento alle Regioni dei suoi beni con il cosidetto federalismo
demaniale. Intanto, una grossa corrente di destra alimentata dalle
associazioni del padronato, è impegnata in una opera di demolizione della
Costituzione e dei diritti dei lavoratori e delle persone ed una grassa
Oligarchia bipartisan fatta da migliaia e migliaia di professionisti della
politica e dai loro famuli divora fette sempre più grosse delle risorse del
Paese e vive di privilegi inaccettabili.
In effetti si tratta di una assoluzione del Dell'Utri politico, fondatore
di Forza Italia, referente della mafia e difensore dell'eroico stalliere di
Arcore. Quello che ha fatto prima del 1992 può riguardare la giustizia e la
cronaca giudiziaria. Non ci interessa se non come cronaca nera. Trattasi di
relazioni di un cittadino qualsiasi, seppur influente, con la potente mafia
siciliana. Interessa invece e moltissimo al Paese che cosa è stato Dell'Utri
dal 1992 in poi e stabilire se è vero o no che alla base della formazione di
Forza Italia ci sia stata una trattativa che avrebbe chiuso
il periodo stragista culminato nell'assassinio di Borsellino e Falcone e gli
attentati al patrimonio artistico italiano. La sentenza ritiene il
Senatore Dell'Utri innocente per quanto ha fatto nel corso degli ultimi
venti anni che sono stati gli anni del grande potere berlusconiano. Insomma,
non c'è niente di malavitoso e di mafioso nella sostanza del potere politico
del ventennio trascorso e tutto va spiegato in chiave diversa
di come l'avevamo immaginato e, con buone ragioni, sospettato..
Ricordo la letizia della avvocatessa Bongiorno, oggi pezzo grosso del PDL
e Presidente della Commissione Giustizia della Camera, nell'annunziare al
senatore Andreotti l'esito del suo processo. Andreotti era stato condannato
ma prescritto per le sue frequentazioni malavitose fino al 1982 ed assolto
per tutto il periodo successivo. Anche Dell'Utri, come Andreotti, viene
liberato dall'accusa che grava su di lui per tutta la sua lunga militanza
politica. Non andrà mai in galera e non si unirà ai settantamila infelici e
disgraziati ristretti in carceri abominevoli che possono contenerne la metà.
Non conoscerà mai questa terribile stazione del calvario di tante persone.
A quanti a sinistra sperano in un ribaltamento della sentenza in
Cassazione osservo che trovo inaccettabile una giustizia con tre gradi di
giudizio che possono esprimere tre sentenze diverse. Quello che conta è la
constatazione di un sistema giudiziario in preda a spinte e pulsioni diverse
e spesso opposte che non garantisce nessuno e che degrada a vista d'occhio e
non solo per gli attacchi quasi quotidiani di Berlusconi e della destra.
Prendiamo atto che con la sentenza di oggi è stato mondato da ogni
sospetto di radicamento nella mafia il movimento berlusconiano. Questo
movimento da oggi è ancora di più legittimato a stravolgere quello che resta
dell'ordinamento costituzionale italiano. Legittimato da una certificazione
antimafia rilasciata dalla Corte di Appello di Palermo.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Wednesday, June 30, 2010 12:33 PM
Subject: Una sentenza politica
Una sentenza politica
E' vero che il processo riguarda soltanto il suo oggetto e cioè la
persona o le persone che vengono chiamate a rispondere alla giustizia di
loro atti. Ma se il processo riguarda una persona
pubblica, un senatore della Repubblica, il fondatore di una formazione
politica che da quasi venti anni
è al potere in Italia, uno tra i massimi collaboratori del Presidente del
Consiglio l'oggetto del processo ci riguarda ed interviene nella nostra vita
nazionale. La storia d'Italia è costellata da processi e sentenze che hanno
influito sulla vita pubblica. Ricordo per tutti il processo Notarbartolo e
quello ai dirigenti dei Fasci Siciliani. Aveva ragione il procuratore
Gatto a sottolineare la valenza storica della sentenza. Ma la Corte di
Appello di Palermo gli ha dato una risposta negativa che indebolisce il
prosieguo della lotta alla mafia perchè non contribuisce a fare chiarezza
su quanto è accaduto in Italia dopo la stagione stragista. La limitazione
allo spartiacque del 1992 del comparaggio di Dell'Utri con la mafia
escluderebbe che la fondazione di Forza Italia sia avvenuta con il concorso
di questa. Ma come si fa a stabilire se una persona cessa di essere
nell'orbita della mafia ad una precisa data? E' la stessa domanda che ci
eravamo posti per la sentenza Andreotti. Non viene spiegato come il
soggetto cessa di essere invischiato con la criminalità. Che cosa è successo
? Quale è stato l'evento che ha convinto i giudici della fuoriuscita di
Dell'Utri dalla orbita mafiosa? Quali atti, quali documenti, testimoniano
di questa svolta nella sua vita?
La sentenza di ieri produce effetti negativi sulle indagini e sulla
ricostruzione di quanto è accaduto tra il 1992 ed il 1994. Non suffraga le
rivelazioni del pentito Spatuzza che sono state ritenute attendibili da
tanti magistrati e sono state riscontrate. Se Dell'Utri non ha rapporti con
la mafia dal 92 in poi tutto il capitolo di investigazioni faticosamente
fatte nel corso di questi ultimi anni riguardanti la trattativa Stato-Mafia,
responsabilità di servizi segreti e quant'altro stava emergendo dal mistero
fondativo della Seconda Repubblica, viene indebolito. Ma, sebbene la
sentenza abbia lanciato segnali di questo segno, io sono portato a
condividere l'affermazione di Ingroia che prevede una continuazione delle
indagini che non possono essere chiuse dalla lettura assolutoria che la
sentenza ha fatto del post 1992.
Colpisce la spocchia, l'arroganza dell'atteggiamento di Dell'Utri a
commento della sentenza. Ha mandato le sue "condoglianze" al procuratore
Gatto. Ha espresso giudizi sulla Corte che a suo parere sarebbe stata onesta
ma pavida ed ha glorificato la figura del mafioso Mangano, stalliere di
Arcore, che da vero "omo di panza" non ha parlato e non ha raccontato nulla
che potesse nuocere a lui o a Berlusconi. Questa esaltazione del silenzio
omertoso del mafioso è una implicita condanna dei pentiti
che non sarebbero "eroi" come Mangano ma "infami" perchè collaborano con i
magistrati.
Ma domani è un altro giorno. Dopo la sentenza Andreotti la lotta alla
mafia non perse vigore e recuperò terreno. Spero che succeda lo stesso dopo
la sentenza Dell'Utri. Lo Stato deve essere liberato dalla mafia. L'impresa
non è facile e l'Italia di oggi non dà molto sostegno a quanti la
combattono.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, July 01, 2010 9:57 AM
Subject: La sentenza Dell'Utri e Pisanu
La sentenza Dell'Utri ed il Sen.Pisanu
La relazione Pisanu ha gelato quanti si erano gettati a capofitto sulla
sentenza Dell'Utri per mondare la nascita di Forza Italia da ogni possibile
sospetto di incubazione e partecipazione mafiosa. La pirandelliana sentenza
della Corte di Appello di Palermo aveva decretato che Dell'Utri era stato
amico e sodale della mafia fino al 1992. Da quella data in poi avrebbe
chiuso con le sue frequentazioni di cattive compagnie, avrebbe cominciato
una nuova e virtuosa vita dedicandosi alla costruzione del partito di
Berlusconi e conquistandosi una vittoriosa carriera politica. La sentenza ha
messo in dubbio la trattativa Stato-Mafia e un tentativo di fare luce sulle
stragi e sugli attentati del periodo 92/94 e slegato la fine dello stragismo
dal fortunato esordio del nuovo Partito in grado di riempire il vuoto creato
da tangentopoli e dalla fine della Prima Repubblica. La sentenza Dell'Utri
fa una periodizzazione di un prima e di un dopo 1992 che sembra una
forzatura come fu una forzatura quella creata con la sentenza Andreotti.
Perchè questa periodizzazione? Evidentemente per sganciare Forza Italia da
ogni sospetto di essere in qualche modo un partito della mafia. Se Dell'Utri
dopo il 1992 non è più uomo di collegamento della mafia con il mondo degli
affari e delle professioni è conseguente che il partito di cui è cofondatore
è pulito e deriva da altro e da altre cause.
Il senatore Pisanu, Presidente della Antimafia, riapre la discussione su
quegli anni che la sentenza avrebbe voluto chiudere per affermare non solo
che la trattativa Mafia-Stato ci fu, ma anche che la mafia non ha mai
dismesso di occuparsi di politica. Certo non lega la nascita di Forza Italia
alla mafia ma chiede un approfondimento di quanto è successo allora. Che
forze dello Stato abbiano contribuito alle stragi sembra oramai quasi
acclarato. La luce che si è fatta su un importante personaggio della
Questura di Palermo, capo della mobile ed uomo dei servizi segreti è uno dei
tanti tasselli che confermano una convergenza Stato-Mafia in determinati
obiettivi e quanto è stato raccontato da Massimo Ciancimino e dal pentito
Spatuzza.
Perchè Pisanu riaccredita una interpretazione dei fatti che i maggiorenti
del suo Partito si erano affrettati a smentire? Perchè interviene in un
massiccio bombardamento massmediatico volto a fare della sentenza di Palermo
la negazione di quanto scoperto o intuito o scritto sul biennio 1992/94 uno
dei più terribili della storia patria? Perchè probabilmente prevale in lui
l'uomo di Stato su l'uomo di Partito. E' di provenienza DC e nella DC
personaggi devoti allo Stato più che al Partito ne abbiamo conosciuti:
Fanfani, Moro, Andreatta e molti altri. Inoltre la sua relazione è un
prodotto collegiale del Parlamento e come tale credo che abbia molta più
importanza politica di una sentenza che potrebbe essere capovolta o smentita
dalla Cassazione e che comunque riguarda un collegio limitato di persone.
In ogni caso l'intervento di Pisanu è stato tempista, opportuno e
provvidenziale. Ha tagliato le gambe subito a coloro che vorrebbero oscurare
un periodo terribile della nostra storia, il periodo al quale è seguito lo
sfascio del Paese, la sua perdita di identità democratica, la sua frattura
interna, la sua svendita attraverso il federalismo, le cartolarizzazioni e
le privatizzazioni. Sbaglia, a mio parere, il Procuratore Grasso quando dice
che ci vogliono le "prove". Innanzitutto le prove dovrebbe essere lui a
cercarle ed a procurarle. In ogni caso anche se ancora non esiste una prova
di tutto, esistono prove di tanti singoli eventi. L'uccisione degli eroici
poliziotti Di Piazza e Agostino che salvarono la vita di Falcone all'Addaura
è una. La condanna di Contrada è un'altra......I processi a carico del
generale Mori, la villa di Riina lasciata incustodita e di fatto affidata
alla mafia etc..etc...etc...
Condivido quindi la dichiarazione di Rita Borsellino che afferma. ''Le
parole di Pisanu smentiscono palesemente chi appena ieri, con ragionamenti
paradossali, ha cercato di leggere, nella pesante condanna inflitta al
senatore Dell'Utri, la negazione della trattativa tra Stato e mafia".
Pietro Ancona
Accludo alla presente il testo integrale della relazione della Commissione
Antimafia che dovremmo tutti leggere
http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2010/06/Rel.Stragi-30-giugno-2010.doc
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, July 02, 2010 8:01 AM
Subject: Il PD assedia la Fiom
Il PD assedia la Fiom
Domani si svolgerà a Pomigliano un Convegno del PD per discutere la
situazione determinatasi dopo il referendum dei lavoratori che pur dando la
maggioranza dei voti al "si" non è stato sufficiente a convincere la Fiat ad
andare avanti con l'investimento. Investimento che resta avvolto nelle
nebbie. Non si capisce perchè la Fiat vorrebbe spostare a Pomigliano la
produzione della Panda mentre afferma che lo stabilimento polacco è in grado
di fornire auto di grande qualità a costi assai più contenuti di quelli
italiani. La Fiat pretendeva un grado di adesione più alto al suo progetto
già condiviso da Cisl ed Uil. Il 61% non gli è bastato e non vorrebbe
avventurarsi con una opposizione tanto forte tra i lavoratori.
Singolare modo di concepire la maggioranza. Non si voleva un referendum con
libertà di adesione ma una accettazione di tutti o quasi tutti per potere
giustificare il regime di ferro e di oppressione che il successore di
Valletta vorrebbe instaurare, un regime ancora più rigido di quello di Melfi
e di introduzione in Italia del sistema WMC che riduce i dipendenti a muli
da fatica, a macchinario vivente.
Perchè il PD, che si è distinto per la sua latitanza da tutte le grandi
vertenze che si sono sviluppate nel nostro Paese negli ultimi anni,
interviene a Pomigliano con una iniziativa ufficiale dopo un referendum che
in qualche modo costituisce l'inizio di una resistenza attiva e di una
riscossa dei lavoratori e del sindacalismo non servile del nostro Paese? C'è
stata la grande vicenda della Scuola in cui sono stati licenziati e sono
ancora in discussione diecine di migliaia di licenziamenti ed il PD non si è
fatto vivo tranne che per qualche comparsata nelle manifestazioni più
eclatanti. C'è stata la fioritura (chiamamola così) degli stiliti, delle
proteste operaie in cima ai tetti e si è visto soltanto Franceschini quando
era in corsa per la segreteria ma soltanto per farsi un pochino di
propaganda. All'Isola dei Cassiintegrati ed in Sardegna dove si è creato un
enorme bacino di sofferenza o nelle vicende di Termini Imeresi non si può
dire che il PD abbia brillato per la sua partecipazione, per avere dato un
aiuto ai lavoratori ed alle loro famiglie. Insomma, centinaia di migliaia di
lavoratori italiani travolti dalla crisi non sono stati assistiti dal PD se
non con qualche distratto comunicato.
Ora a Pomigliano D'Arco si fa un Convegno non certo per rafforzare la
posizione della FIOM che ieri ha ribadito il suo no all'accordo e riproposto
le sue condizioni (rispetto delle leggi e del contratto),
ma appunto per dare a Cisl ed UIL la cornice di un sostegno politico alle
loro posizioni e sostenere la CGIL che vorrebbe aggiungere la sua firma a
quella di Bonanni ed Angeletti.
La riunione di domani dovrebbe sottolineare l'isolamento della Fiom ed
indurne il gruppo dirigente
a soddisfare le pretese di Marchionne.
E' possibile che il PD si presenti a Pomigliano d'Arco con qualcosa in
tasca. E' possibile che abbia ottenuto da Marchionne il ritiro dei punti del
suo decreto che violano la legge e che comunque non potrebbero reggere ad un
ricorso al Magistrato. Ma, per tutto il resto, tira la volata alla Fiat nel
suo progetto, sostenuto dalla Confindustria e dal Governo, di totale
cancellazione di ogni diritto e di riduzione delle fabbriche e dei posti di
lavoro a vere e proprie caserme militari in cui il peso della gerarchia sia
schiacciante. Il PD dice si al sistema WMC ed accetta l'idea dello scambio
diritti contro lavoro.
Sarà dunque ancora più difficile per la Fiom continuare a resistere.. Il
peso del PD interviene nella vicenda non più con il pronunciamento di
singoli dirigenti ma con una decisione ufficiale. Un Partito che di schiera
apertamente dalla parte della Fiat e delle sue pretese e ricatta i
lavoratori: se non accettate resterete senza lavoro. La certificazione del
più grande partito di opposizione di una volontà aziendale che non si può
rifiutare.
L'intervento del PD stronca anche il ritorno della speranza a possibili
alternative ad una crisi che viene pagata dai lavoratori. Il voto di
Pomigliano aveva detto che i lavoratori continuavano a difendere i loro
diritti anche nelle condizioni più gravi, anche se l'alternativa è la
disoccupazione. Questa posizione di fiducia in se stessi e nella possibilità
di una strada diversa da quella imposta dal padronato aveva incoraggiato i
lavoratori italiani e li aveva indotti ad alzare la testa. Il PD interviene
per dire che nessuno si faccia illusione. Dalla crisi si esce come vogliono
i padroni ed alle loro condizioni. Meno diritti, meno salari, meno welfare.
Naturalmente gli Oligarchi del PD a cominciare da coloro che hanno rovinato
Pomigliano e la Campania con venti anni di sperperi della gestione Bassolino
continueranno a fare parte dell'establiscement, a godere dei loro privilegi
ed a bacchettare coloro che si permettono di non ubbidire con immediatezza
agli ordini dei Marchionne.
Pietro Ancona
http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=445475
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=747461&lang=it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Saturday, July 03, 2010 4:45 PM
Subject: luciano romagnoli ed i ragazzi con le magliette a
strisce
In occasione del cinquantesimo
anniversario del luglio che salvò la democrazia italiana vi
invito a ricordare Luciano Romagnoli, mitico dirigente della
CGIL scomparso anzitempo, che io ricordo
in una riunione della Camera del Lavoro di Palermo nell'autunno
del 1960, in cui ci spiegava che cosa era il movimento dei
ragazzi delle magliette a strisce, la rivolta dei poverissimi
delle pèriferie urbane contro una vita diventa insopportabile
mentre la prosperità irrompeva in tutto l'Occidente e come il
sindacato di classe doveva interpretare e tradurre in
rivendicazioni concrete l'ansia di libertà e di giustizia di
centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi diseredati.
Un dirigente del popolo strappatoci quasi subito dalla morte
che sarebbe stato un grande capo di una CGIL
madre dei lavoratori e del popolo italiano.Una CGIL assai
diversa di quella che conosciamo in questi giorni di nostro
scontento.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, July 04, 2010 8:10 PM
Subject: I cialtroni
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: img press
Sent: Sunday, July 04, 2010 4:56 PM
Subject: I cialtroni
I cialtroni
Sono molto offesi con Tremonti i Vicerè delle Regioni meridionali
accusati di cialtroneria per non aver saputo spendere i soldi della Unione
Europea ma sopratutto perchè si oppongono alla manovra
governativa che vorrebbe privarli di cinque miliardi di euro. Ha sicuramente
sbagliato il Ministro Tremonti a compiacere i suoi amici leghisti
prendendosela con i meridionali non solo fannulloni ma anche inefficienti ed
incapaci di usare i mezzi messi a loro disposizione. Ma lo sbaglio consiste
nell'avere qualificato cialtroni soltanto gli Oligarchi del Sud. Non c'è
Regione d'Italia che si salvi e che possa affermare di essere "virtuosa".
C'è chi ritiene di essere virtuoso perchè ha messo i bilanci a posto senza
però dirci come ha fatto e di quanto si è indebitato. I consiglieri del
Veneto si fanno pagare le spese mortuarie dalla Regione anche se l'infausto
evento avviene a venti anni di distanza dal loro mandato. Il Presidente
Formigoni ha creato una fitta rete di "ambasciate" nelle capitali del mondo
con personale addetto superstipendiato. Ogni volta che si reca in visita
all'estero si muove un apparato paragonabile a quello di un Capo di Stato.
Ho letto di migliaia di consulenze stipulate dalla Provincia di Bolzano....
Le Regioni fanno muro contro il Governo assieme ai Comuni che piangono
miseria ma non rinunziano alle follie delle Notti Bianche, delle Feste e dei
Festini. La città di Palermo non ha i soldi per pagare la refezione ai
bambini, ma non vuole rinunziare al Festino di Santa Rosalia. Cammarata non
rinunzia ed intanto aumenta del 55 per cento la tassa per il servizio di
nettezza urbana. Soltanto il Presidente della Regione Sarda ha espresso la
volontà di sopprimere le province e tante inutili società pubblico-private
create per dare stipendi da favola ad amministratori famuli e azionisti dei
partiti. Ma vedrete che non se ne farà niente.
Lo faranno saltare in aria come hanno fatto i Pd con Soru che si era
permesso di impedire la speculazione edilizia fino a 500 metri dal mare.
Le Regioni sono palle di piombo sempre più grosse che faranno presto
affondare l'Italia. Sono vicereami lussuosi abitati da oligarchie
equiparate a senatori e con gruppi di dirigenti che nuotano nell'oro.
Un tizio è andato in pensione in Sicilia con un assegno di quasi 1500 euro
al giorno che è scandaloso anche se si fosse trattato di un genio. Mentre la
manina di Sacconi tenta di sottrarre in modo fraudolento ("refuso") la
tredicesima ai pubblici dipendenti tutta l'area del personale politico e
dell'alta dirigenza
si concede trattamenti sempre più elevati.
Molto più dei 25 miliardi della manovra potrebbero essere recuperati dalla
soppressione di società inutili e di consulenze fatte per favorire amici
degli amministratori. Quante sono le consulenze delle Regioni e dei Comuni
italiani? E' vero che superano il milione? Quanto costa mediamente una
consulenza? Eppoi: quanti sono gli amministratori creati con l'introduzione
delle privatizzazioni? Perchè quasi tutti i servizi comunali e regionali
sono stati sottratti al controllo della Corte dei Conti?
Colpisce il perfetto allineamento del PD al PdL nella demagogica protesta
di Oligarchi regionali e Comunali contro lo Stato. Il PD non ha avuto quasi
nulla da dire per la devastazione della Scuola e per il degrado del sistema
pensionistico. Non ha nulla da dire contro l' abbassamento dei salari e
l'aumento dello sfruttamento dei lavoratori nelle fabbriche. Ma vuole che i
privilegi dei Vice Reami
restino intatti e sottratti a qualsiasi controllo.
Il PD avrebbe potuto mettere in campo una proposta di partecipazione
delle Regioni e dei Comuni
alla manovra economica del Governo. Si è guardato bene dal farla. Ernani,
Formigoni, Rossi e quanti altri parlano tutti la stessa lingua...
Ora con il federalismo demaniale si venderanno i beni che riceveranno
dallo Stato. L'Italia non sarà più "nostra" ma di coloro che la compreranno.
Con il federalismo fiscale creeranno altri cespiti di entrate a danno dei
contribuenti per finanziare oligarchie politiche elette con una legge che è
quanto di più cervellotico ed antidemocratico si potesse immaginare.
Pietro Ancona
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sardegna/2010/07/03/visualizza_new.html_1849353546.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, July 05, 2010 12:16 PM
Subject: Un accordo da non fare
Un accordo da non fare
Il gioco di sponda del PD con la Fiat ha finito con il produrre i suoi
nefasti risultati. Il maggiore partito di opposizione quasi del tutto
disinteressato del terremoto sociale che ha investito i lavoratori italiani
limitandosi a proporre qualche panacea di capitalismo compassionevole è
intervenuto con i suoi maggiori calibri. D'Alema, Fassino, il Sindaco di
Torino, Veltroni, Letta, Bersani, tutti latitanti davanti ai licenziamenti
dei professori o al disastro sociale della Sardegna od al fenomeno degli
stiliti e dei trasferimenti allo estero dei nostri impianti industriali, si
sono sentiti in dovere di intervenire, rilasciare dichiarazioni, organizzare
un Convegno a Pomigliano per schierare tutte le batterie contro i resistenti
e per inglobare la Fiom tra le truppe di ascari a sostegno di Marchionne. Il
PD si è confermato il più importante partito Fiat. Ha presentato le sue
credenziali a Marchionne ed alla Confindustria per convincerli che è più
bravo di Berlusconi nel fare i loro interessi. Ha confermato la sua
propensione confindustrialista già manifestata con la elezione a deputati di
autorevoli esponenti del padronato. Le ragioni addotte per indurre la Fiom a
firmare sono tante. Si sostiene che il modello Pomigliano non sarà esportato
nel sistema delle relazioni . Resterà un caso isolato. Trattasi di una
menzogna smentita dal morboso interesse della Marcegaglia e della
Confindustria, che in passato non si erano mai spese moltissimo per la Fiat,
alla stipula di un accordo che introduce deroghe al regime contrattuale che
finiranno con l' abolirne le regole generali . Ogni realtà si comporterà
secondo la possibilità delle aziende di forzare le situazioni magari
aiutandosi con la minaccia della disoccupazione. Si chiede alla Fiom di
conservare il bene dell'unità sindacale. L'unità è stata certamente un bene
decenni fa quando la Fim era diretta da Carniti
e l'autunno del "salario variabile indipendente" segnò una civilizzazione
dei rapporti di lavoro. Da moltissimi anni l'unità sindacale è un disvalore,
qualcosa che funziona contro i diritti dei lavoratori. Se analizziamo gli
accordi unitari stipulati nell'ultimo ventennio ci rendiamo conto che si è
sempre trattato di togliere qualcosa ai lavoratori e di aumentare il potere
ed i diritti delle imprese. Verso lo Stato, l'unità ha funzionato cedendo
moltissimo sul sistema pensionistico, sul collocamento, sulla stabilità del
posto di lavoro. I lavoratori sono diventati più ricattabili per gli accordi
stipulati da sindacati che, unici al mondo dopo quelli americani, sono
strumenti di abbassamento dei salari e delle tutele.
Se la Fiat ha deciso davvero di fare la Panda a Pomigliano d'Arco ( cosa
della quale continuo a dubitare) credo che farà l'accordo con la Fiom.
L'accordo si baserà sulla rinunzia alla lesione dei diritti costituzionali:
sciopero e tutela della malattia ma sarà pesantissimo per i lavoratori,
assai più pesante di quello di Melfi che ha già logorato parecchio la salute
fisico-psichica dei lavoratori. I pronunciamenti di Landini ed il documento
della Fiom danno per scontata l'accettazione di tredici dei quindici punti
del decreto Marchionne. La Panda sarà fatta con turni senza interruzione e
si lavorerà giorno e notte per produrla a condizioni che richiedono la
spremitura di tutte le energie fisiche e mentali.
Anche emendato dei due punti controversi e anticostituzionali, l'accordo
sarà terribile. Per un pezzo di pane, per un salario modesto, si dovrà
sottostare a condizioni al limite della sopportabilità del corpo umano. Se
la Fiom finirà con il sottoscrivere queste condizioni di riduzione degli
operai a macchinario vivente, a utensili umani, come temo ma non mi auguro,
uscirà ideologicamente e culturalmente sconfitta e trasformata. Questo
contratto sarà l'equivalente di un Congresso. Quello che conterà dal giorno
dopo sarà soltanto l'interesse della azienda a produrre di più sempre di più
alla condizione di estremo rendimento della manodopera. Il lavoro degli
operai che costruirono le Piramidi d'Egitto o degli schiavi che realizzarono
gli acquedotti romani al confronto con ciò che si chiede ai metalmeccanici
sarà di umanità e di rispetto. Lo staffile tecnologico sarà più doloroso di
quello di cuoio.
Pietro Ancona
http://www.ultimenotizie.tv/notizie-economiche/pomigliano-incontro-fiat-sindacati-la-prossima-settimana.html
http://www.corriere.it/economia/10_giugno_15/testo-accordo-pomigliano-fiat_76d59230-78ab-11df-9d05-00144f02aabe.shtml
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, July 09, 2010 4:49 PM
Subject: La lettera di Marchionne
LA LETTERA DI MARCHIONNE
Due atti significativi danno il via all'attuazione del progetto Fiat a
Pomigliano d'Arco. La riconferma a Torino degli accordi stipulati con le
organizzazioni consenzienti alla presenza dei segretari confederali Bonanni
ed Angeletti ed una lettera di Marchionne inviata a tutti gli operai di
Pomigliano d'Arco con la quale spiega le ragioni dell' inedito nazionalismo
della multinazionale. La Fiat ha stabilimenti in Polonia, in Brasile, ha
fatto importanti accordi negli Usa, ha tenuto la spada di Damocle di una
possibile riconferma in Polonia della Panda, ma oggi si cinge del
tricolore e scrive che bisogna combattere la concorrenza straniera e magari
indurre investitori esteri a venire in Italia. Parla della debolezza
strutturale del sistema industriale italiano e spiega che le misure che ha
proposto e che sono state accettate da alcuni sindacati sono una scelta,
una risposta a questa debolezza. La ricetta è semplice: aumentare la
produttività e diminuire il costo. Non ha ritenuto di prendere atto delle
ragioni sostenute da tanta parte dei lavoratori nel referendum. Non ha
invitato la Fiom né il sindacato di base e non ha voluto spostare di una
sola virgola il testo degli accordi già siglati da Cisl ed Uil.
La lettera, con tutto il suo paternalismo da fratello maggiore che racconta
di se e del suo rapporto con Fiat e si compiace di condividere con le
maestranze la salvezza dell'azienda nel 2004 in procinto di fallire, nega
che i diritti costituzionali siano messi in discussione o addirittura
sospesi. Tutto va bene, tutto è in ordine, si può e si deve partire.
A questa rinnovata sfida ai lavoratori del gruppo Fiat, alla minaccia che si
fa a tutti i lavoratori italiani
che dovranno cooperare come quelli della Fiat per guarire la debolezza
strutturale dell'industria, si dovrebbe rispondere in modo adeguato e
sviluppando le critiche che sono già state fatte al contratto di Pomigliano.
Certo la situazione è penosa dal momento che due confederazioni nazionali e
due sindacati aziendali condividono la linea di Marchionne. Tuttavia è
inaccettabile una svolta così radicale nella condizione dei lavoratori, una
svolta che fa regredire allo stato precontrattuale il rapporto di lavoro che
da ora in poi sarà disciplinato unilateralmente dall'azienda. In fondo,
anche i sindacati firmatari a Pomigliano non hanno modificato di una sola
virgola il testo dell'accordo. Si sono limitati educatamente ad inserire una
norma di raffreddamento della procedura in fondo di nessuna importanza.
Temo molto la qualità della opposizione che sarà messa in campo dalla CGIL
e dalla Fiom. La CGIL dovrebbe essere contraria all'accordo come la FIOM dal
momento che i due punti che aveva sollevato non sono stati accolti e che
quindi persiste la lesione dei diritti costituzionali di sciopero e di
malattia. La Fiom dovrebbe fare valere la sua difesa del ccnl. Ma è
possibile che la diplomazia segreta
svolta in questi giorni che hanno visto una massiccia ed a volte financo
affannosa mobilitazione dei massimi leaders del PD che si sono spesi in
ripetute esortazioni alla capitolazione della Fiom abbia prodotto i suoi
risultati. Fiat non sarà disturbata realmente nei suoi piani. L'opposizione
persisterà ma non ostacolerà in alcun modo il manovratore che potrà fare
quello che vorrà. Naturalmente lo stabilimento di Termini Imerese resterà
chiuso.
Pietro Ancona
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=754150&lang=it
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=658&dt=2010-07-09&src=TLB
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From: pietroancona@tin.it
To: fiom.webmaster@sicilia.cgil.it
Sent: Thursday, July 15, 2010 6:03 AM
Subject: Indecent work
Impugnare davanti al Giudice l'indecent work di Pomigliano e di Torino
L'accordo di Pomigliano è un concentrato di illegalità ed un vero e proprio
attentato alla salute psico-fisica dei lavoratori tutelata dalla
Costituzione, dal Codice Civile, dalla legge 626 sulla sicurezza, dall'OIL.
Non si possono trasformare esseri umani in macchinario vivente sottoposti ad
un regime lavorativo regolato dal sistema WMC ed Ergo Uas, Dice
testualmente l'accordo: "
5) Organizzazione del lavoro
Per riportare il sistema produttivo dello stabilimento Giambattista Vico
alle migliori condizioni degli standard internazionali di competitività, si
opererà, da un lato, sulle tecnologie e sul prodotto e, dall'altro lato, sul
miglioramento dei livelli di prestazione lavorativa con le modalità previste
dal sistema WCM e dal sistema Ergo-UAS.
Le soluzioni ergonomiche migliorative, derivanti dall'applicazione del
sistema Ergo-UAS, permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con
scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna,
fruite in modo collettivo, nell'arco del turno di lavoro, che sostituiscono
le attuali due pause di 20 minuti ciascuna. Sui tratti di linea meccanizzata
denominati 'passo - passo', in cui l'avanzamento è determinato dai
lavoratori mediante il cosiddetto 'pulsante di consenso', le soluzioni
ergonomiche migliorative permettono un regime di tre pause di 10 minuti
ciascuna, fruite in modo collettivo o individuale a scorrimento sulla base
delle condizioni tecnico-organizzative, che sostituiscono le attuali due
pause di 20 minuti ciascuna. Per tutti i restanti lavoratori diretti e
collegati al ciclo produttivo le soluzioni ergonomiche migliorative
permettono la conferma della pausa di 20 minuti, da fruire anche in due
pause di 10 minuti ciascuna in modo collettivo o individuale a scorrimento.
Con l'avvio del nuovo regime di pause, i 10 minuti di incremento della
prestazione lavorativa nell'arco del turno, per gli addetti alle linee a
trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo e per gli addetti
alle linee 'passo-passo' a trazione meccanizzata con 'pulsante di consenso',
saranno monetizzati in una voce retributiva specifica denominata 'indennità
di prestazione collegata alla presenza'.
L'importo forfetario, da corrispondere solo per le ore di effettiva
prestazione lavorativa, con esclusione tra l'altro delle ore di inattività,
della mezz'ora di mensa e delle assenze la cui copertura retributiva è per
legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa, per tutti gli
aventi diritto, in misura di 0,1813 euro lordi ora. Tale importo è
onnicomprensivo ed è escluso dal TFR, dal momento che, in sede di
quantificazione, si è tenuto conto di ogni incidenza sugli istituti legali
e/o contrattuali e pertanto il suddetto importo forfetario orario è
comprensivo di tutti gli istituti legali e/o contrattuali. "
La prestazione lavorativa pretesa dalla Fiat è incompatibile con la tutela
della integrità psico-fisica dei lavoratori. Non si possono obbligare
persone a lavorare per un intero turno a digiuno ed a ridurre le pause
soltanto a due di dieci minuti ciascuno. Bisogna poi vedere la qualità della
prestazione che si pretende e che potrebbe causare seri disturbi alla
struttura scheletrica, muscolare e nervosa del lavoratore. Non si tratta di
picchi di prestazione pretesi una tantum quanto di un regime che deve essere
sostenuto per tutti i giorni dell'anno senza alcuna variazione. Credo che
l'applicazione del sistema WMC e del sistema Erga Uas pretesi dalla Fiat
debbano essere impugnati davanti al Magistrato italiano e davanti agli
organismi preposti alla sicurezza del lavoro in Italia e nel mondo.
L'organizzazione del lavoro proposta dalla Fiat va impugnata perchè
causerà conseguenze sulla salute dei lavoratori. I sistemi proposti debbono
essere banditi dagli stabilimenti perchè fortemente usuranti e possibile
causa anche di seri disturbi psichici e fisici.
Credo che si dovrebbe produrre subito un testo di impugnativa dell'accordo
di Pomigliano davanti al Giudice per prevenire i danni che potrebbero
derivarne dal momento che il lavoratore è costretto alla prestazione perchè
non ha alternative e dal momento che l'incauta firma delle organizzazioni
sindacali e la negazione delle ragioni addotte dalla Fiom lo hanno
privato di una possibilità di difesa e di mediazione
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/economia/10_giugno_15/testo-accordo-pomigliano-fiat_76d59230-78ab-11df-9d05-00144f02aabe.shtml
http://www.raggix.it/download/specializzandi_mobbing2.pdf
http://www.wikilabour.it/Default.aspx?Page=OIL&AspxAutoDetectCookieSupport=1
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, July 18, 2010 4:22 PM
Subject: Difendere la libertà operaia per difendere la Costituzione
Difendere la libertà operaia per difendere la Costituzione
E' singolare constatare come difronte ad un involgarimento brutale
dell'atteggiamento del padronato e della destra la reazione del leader della
CGIL, il sindacato per antonomasia degli italiani, sia di attenuazione dei
toni, soft, gentile, direi quasi delicata. Epifani dice che la Fiat
"sbaglia" a licenziare i quattro operai Fiom, che questo licenziamento
riscalderà gli animi e produrrà una "radicalizzazione".
Intanto non si può dire che abbia radicalizzato la sua posizione. Il
segretario della CGIL si limita ad invitare la Fiat alla riflessione. Questo
dichiarare il licenziamento che è sempre un estremo atto di rottura un
"errore" mi ha fatto ricordare la polemica di parte della sinistra con i
cosidetti "compagni che sbagliano". Certo si trattava di cose molto diverse
ma mi è venuto il dubbio che immedesimandosi nell'ottica aziendale della
Fiat Epifani abbia appunto voluto indicare un errore di comportamento che
renderà più difficile la realizzazione del progetto di "nuova fabbrica" che
potrebbe essere attuato appunto se Marchionne non renderà imbarazzante la
manovra del sindacato per fare accettare e digerire senza grossi scandali la
nuova organizzazione del lavoro WMC. Un buffetto simile era stato dato a
Marchionne da Bonanni che, a fronte della scomposta e nervosa reazione del
capo della Fiat, lo aveva invitato alla prudenza, ad aspettare che, pressati
dall'incubo della disoccupazione, i lavoratori di Pomigliano venissero a più
miti consigli....
La Fiat non tornerà indietro. I quattro lavoratori potranno avere giustizia
dal Giudice se e quando l'avranno e sempre che, nel frattempo, con la
complicità dei sindacati, non verrà approvato l'allegato lavoro che rende
assai difficoltosa la vita dell'art.18 e sempre che non verranno limitati i
poteri del Magistrato ed il diritto al ricorso dei lavoratori. C'è in corso,
con la collaborazione di autorevoli parlamentari del PD, uno smantellamento
delle norme che tutelano i diritti dei lavoratori. Non è da escludere che il
Parlamento, con la finta opposizione del PD, non pervenga a modifiche che si
limiteranno al semplice indennizzo del licenziamento. Intanto Sacconi riesce
ad infilare "refusi" nelle leggi che vengono approvate per la direttissima
del voto di fiducia come quello che riduce le pensioni del sei per cento e
aumenta fino a 42 anni di anzianità la soglia per mettersi in quiescenza.
I toni degli esponenti del padronato diventano di giorno in giorno sempre
più pesanti, aggressivi, offensivi. La Presidente della Confindustria si è
spinta fino alle accuse di sabotaggio, accuse assai pesanti degne di essere
querelate perchè costituiscono grave calunnia e diffamazione. I lavoratori
vengono esposti tutti i giorni sulla colonna infame ed additati al ludibrio
pubblico. E' stata fatta ed è in corso una scientifica campagna di
denigrazione e di criminalizzazione che ha toccato il suo acme
nelle scomposte performance di Brunetta.
Questa campagna è funzionale ad un radicale rivoluzionamento della
condizione del lavoro in Italia
che dovrebbe perdere la dignità che gli è garantita dalla Costituzione
collocandolo a base della Repubblica. Il lavoro deve essere totalmente
deregolamentato e sopratutto deve perdere ogni carattere
di accordo bilaterale contrattato tra impresa e sindacati. Le condizioni
saranno stabilite soltanto dalla Impresa ed i lavoratori dovranno soltanto
adeguarvisi. Prendere o lasciare! E' la vecchia idea liberista di Pannella
del contratto individuale che viene offerto e che può essere accettato o
rifiutato. Idea basata sulla menzogna di una parità di condizione tra
imprenditore e lavoratore bisbigliata anche dal Ministro Sacconi. Il
Sindacato perde la sua funzione di rappresentanza che ha avuto per oltre un
secolo e si avvia verso altri interessi legati alla gestione di fondi e di
enti bilaterali o trilaterali. I lavoratori italiani resteranno sempre venti
milioni ma socialmente sarà come se non esistessero. Non viene forse da anni
predicata fino alla nausea la scomparsa della "classe operaia"? A fronte di
questa
enorme operazione di "bonifica" reazionaria del teatro sociale abbiamo un
rafforzamento del ruolo
delle associazioni imprenditoriali che diventano sempre più importanti nelle
scelte del governo. Non è stata forse la Marcegaglia a dare lo sta bene alla
"manovra" di Berlusconi?
Giunge notizia di una iniziativa della CGIL di Potenza di creare un fondo
di resistenza per sostenere
i lavoratori licenziati fino al giudizio. Condivido l'iniziativa e spero che
venga presto attuata.
Solleva un problema esistente ed acuto, il problema di Confederazioni
Sindacali forti di oltre dieci milioni di iscritti paganti per delega che
non destinano un solo euro alla assistenza dei lavoratori e delle loro
famiglie. Un fondo per sostenere i licenziati dovrebbe essere istituito
nazionalmente e dovrebbe servire anche per altre finalità sociali connesse
al benessere dei lavoratori.
Ma in Italia il Sindacato non dà niente e dobbiamo augurarci che non si
incontri mai con il padronato e con il governo. Ad ogni incontro sottrae
sempre qualcosa ai suoi rappresentati!!
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Thursday, July 22, 2010 7:49 PM
Subject: I licenziati in borsa e l'osceno sindacalismo italiano
I licenziati in Borsa e l'osceno sindacalismo italiano
La Fiat ha avuto uno strepitoso successo in borsa. Il titolo è aumentato
del 6,41 per cento dopo la
comunicazione del buon andamento del trimestre e della scissione in due
della Impresa. La Fiat auto prosegue la sua marcia nella globalizzazione
verso una produzione di sei milioni di auto ritenuta la sola vincente nella
competizione attuale.
Questo brillante successo borsistico è stato preparato meticolosamente con
alcune operazioni
aggressive rivolte a neutralizzare l'insuccesso di Marchionne nel referendum
di Pomigliano. Gli azionisti danno le pagelle sul conflitto sociale, sui
diritti, sulla forza del sindacato.La Fiat doveva rassicurarli di avere un
mano un nodoso bastone e di tenere l'ordine. Cinque lavoratori sono stati
licenziati. Scelti tra gli aderenti o esponenti della Fiom e dello SliCobas
che sono
i sindacati che continuano a restare tali e cioè a svolgere le funzioni di
tutela dei lavoratori che Cisl UIL ed altri sindacati gialli hanno dismesso
da un pezzo. Marchionne in persona è intervenuto su "Repubblica di oggi" sul
licenziamento di uno degli operai. Ha testualmente detto: "perchè si deve
tollerare che uno dice di portare il figlio dal medico e poi va a
scioperare?" Qualcuno dovrebbe fargli osservare che non c'è proporzione tra
il "delitto" commesso e la pena inflitta. In secondo luogo il licenziato
potrebbe benissimo aver portato il figlio dal medico ed utilizzato il resto
del tempo per partecipare alla manifestazione con i suoi compagni di lavoro.
In terzo luogo, partecipare ad una manifestazione per difendere i diritti
e la dignità messi in pericolo dalla introduzione di sistemi WMC ha una
valenza morale che non può essere disconosciuta. I licenziamenti sono
stati una fredda e per certi versi maramaldesca risposta all'insuccesso
della pretesa mafiosa di condivisione di una riorganizzazione della
produzione basata sullo sfruttamento intensivo del lavoro con accordi
illegali ed anticostituzionali che sono già stati denunziati alla
magistratura ed all'Inail con un esposto che evidenzia le gravi patologie
scheletrico-muscolari-nervose alle quali andranno incontro i lavoratori.
Marchionne ci fa sapere che produrrà in Serbia la manovolume che "con
sindacati più seri" si faceva a Mirafiori. La "serietà " alla quale allude
Marchionne è quella fin qui dimostratagli da Cisl ed Uil ma che
evidentemente non gli basta per stare tranquillo. La Fiom e la stessa CGIL
non sarebbero "seri" e pertanto vengono additati come responsabili del
trasferimento all'estero dell'impianto. Insomma chi difende i diritti è
responsabile della fuga all'estero delle aziende. Anche il meschino e
tartufista quadro politico italiano interviene per lamentarsi dell'
estremismo della FIOM e dei Cobas che metterebbero a repentaglio
l'occupazione. Ma la Fiat si trasferisce all'estero perchè la povera
Serbia, assetata dal bisogno di creare occupazione, pagherà quasi per intero
lo stabilmento. Cosa che a suo tempo è successa a Termini Imerese. I paesi
poveri e bisognosi di lavoro sono disposti a pagare coloro i quali si
degnano di impiantarvelo. La Fiat quindi avrà contributi dallo Stato serbo e
potrà avere a disposizione una manodopera da pagare meno della metà di
quella italiana. Questo problema delle disuguaglianze salariali dentro
l'Unione Europea sta diventando allarmante: c'è una formidabile spinta al
livellamento verso il basso e di sottrazione di diritti da una
imprenditoria cinica, irresponsabile, alla ricerca di profitti "mordi e
fuggi" e di zone nelle quali si possono permettere di inquinare senza grossi
problemi. Ne sappiamo qualcosa per quanto è accaduto in Sicilia negli anni
sessanta nei poli siracusano e gelese della petrolchimica. Se la
globalizzazione abbisogna di regole lo stesso dicasi
dell'area della Unione Europea dentro la quale i paesi dell'Est sono
diventati una vasta area per la delocalizzazione di impianti provenienti da
democrazie economiche e sociali più mature ed avanzate.
Sindacati e sinistra non fanno nulla per fronteggiare questa terribile
deriva verso l'inabissamento dei diritti e del welfare in Europa. Non esiste
una linea di fronteggiamento dei salari e dei diritti dall'attacco
padronale. Bisognerebbe chiedere il Salario Minimo Garantito in tutta la
Unione Europea ed avviare
la contrattazione europea. Potrebbero iniziare i metalmeccanici con la
presentazione di un progetto di
Contratto Collettivo Europeo di Lavoro che potrebbe ribaltare la tendenza
alla decontrattualizzazione sostenuta dalla Confindustria ed appoggiata in
Italia da Cisl ed Uil.
Ma le scelte che stanno compiendo sindacati italiani come la Cisl e l'UIL
sono davvero oscene. Bonanni ha elogiato "l'accordo" di Pomigliano e ne fa
un modello da estendere a tutte le imprese italiane. Insomma è d'accordo con
la Marcegaglia, Sacconi e con Marchionne: bisogna dare una forte sterzata
e cambiare le regole ed i contenuti del lavoro riportandolo agli estremi
parametri indicati per il massimo sfruttamento della prestazione umana. E'
immorale, è osceno che coloro i quali sono preposti alla difesa dei diritti
dei lavoratori si facciano portavoce della ideologia del padronato. Se
padronato e sindacato parlano lo stesso linguaggio e condividono le stesse
cose i lavoratori si ritroveranno nella solitudine di chi è costretto a
chinare la testa o a cercare una via di salvezza diversa da quella che
finora era assicurata da una normale dialettica del conflitto sociale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, July 24, 2010 1:03 PM
Subject: la truffa newco e l'attacco al ccnl
La truffa Newco
Sembrerebbe che la Fiat abbia allo studio il progetto di inventarsi una
newco a Pomigliano per riassumere, alle sue condizioni, il personale che le
farà comodo, punire con il licenziamento il quaranta per cento che ha osato
sfidare il Divino A.d. Marchionne, creare una realtà ab novo simile a quella
Alitalia. Il caso Alitalia viene studiato attentamente ed assunto a modello
per la nuova società.
Per quanto i giuristi della Fiat possano essere di altissimo livello e di
grande abilità non potranno tuttavia ignorare che c'è una differenza
insuperabile tra la situazione Fiat Stabilimento G.B.Vico e
l'Alitalia. La cordata di imprenditori che ha dato vita alla Kai era
costituito di persone fisiche e giuridiche diverse da quelle che
costituivano l'Alitalia. Nel caso della Newco di Pomigliano sarebbe la Fiat
che succederebbe a se stessa, Marchionne a Marchionne, la famiglia Agnelli
alla famiglia Agnelli.
Quindi si tratterebbe di una operazione che simulerebbe un cambiamento di
ragione sociale che in effetti non c'è. Una truffa!
C'è una volontà del padronato italiano di sciogliersi dai vincoli della
legalità, di profittare del proprio potere per rovesciare il tavolo e
riportare a condizioni premoderne le regole del lavoro. La Fiat sembra
pronta a non iscriversi alla Confindustria per non avere obbligazioni
contrattuali. Vorrebbe fuoriuscire dal sistema contrattuale che sente troppo
stretto ed inadatto alla realizzazione delle sue voglie di dominio e di
profitto.
Per quanto la posizione della Marcegaglia sia apparsa di freno a quella di
Marchionne non credo che ci sia un reale dissenso nel campo padronale.
Emerge con sempre maggiore chiarezza la voglia di ribaltare ogni accordo e
di organizzare un regime in cui alla bilateralità degli accordi subentrerà
subito
la unilateralità della volontà padronale già apparsa a Pomigliano. "Queste
sono le condizioni! Prendere o lasciare". Naturalmente si sa che il
"lasciare" è del tutto retorico dal momento che i lavoratori non hanno
alternativa. Hanno bisogno di lavorare per vivere e potrebbero, in caso di
necessità, acconciarsi anche alle condizioni più umilianti e più dure.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, July 26, 2010 7:05 PM
Subject: Fiat, Torino, riunione dei "complici" con palo.
FIAT. Torino, riunione dei "complici" con palo.
Si apre una settimana cruciale per lo sviluppo del colpo di stato sociale
che la Confindustria ed in particolare la Fiat stanno realizzando in Italia
con l'aiuto di Sindacati fedigrafi e politici ruffiani.
Si riunisce a Torino e non a Roma, al Ministero del Lavoro, una riunione
convocata da Sacconi con Marchionne, Cisl ed Uil, Cgil, il sindaco di
Torino ed il Presidente della regione Cota. Si dovrebbe scongiurare il
trasferimento della produzione da Torino alla Serbia. La povera Serbia
accetterebbe di farsi spolpare fino all'osso accollandosi la costruzione di
grande parte dello stabilimento ed assicurando condizioni fiscali di
coloniale favore ivi compresa una zona franca fiat. Inoltre consegnerebbe
al Gran Visir degli Agnelli gli operai ben selezionati a prezzi stracciati,
ultradisciplinati, disponibili a qualsiasi sacrificio pur di portare a casa
un pezzo di pane: quattrocento euro al mese. .Insomma più o meno alle
condizioni degli schiavi che costruirono le Piramidi. Sono gli stessi
operai che avevano dato vita alla Jugoslavia del Presidente Tito, una grande
civiltà del lavoro e del socialismo distrutta dai bombardamenti Nato.Peccato
che la Serbia non li possa militarizzare come fece Mussolini durante le
guerre africane. Allora gli operai se "indisciplinati" su segnalazione
della Fiat potevano finire difronte al tribunale Militare di Guerra e
rischiavano anche la condanna a morte oppure a lunghissimi e durissimi
periodi di detenzione.
Argomento della riunione con i "complici" (Sacconi così definisce il
rapporto confindustria-governo-sindacati) alla presenza confermata del Palo
(la CGIL che non se la sente di aderire al club dei complici ufficialmente
ma è costretta a colpi di sperone dal PD, da Chiamparino, da Letta, da
Veltroni etc..a stare alle condizioni che pone la Fiat) è la cosidetta
"affidabilità" che dovrebbe essere garantita, si dice, dai sindacati ma si
intende dalla Fiom. Dei sindacati di base, che pure hanno una loro
significativa eroica presenza tra i lavoratori, non si parla nemmeno. Basta
cancellarli con un trattino di penna ed ogni tanto decimarli con qualche
licenziamento ben mirato! I giornali e le Tv sanno che debbono ignorarli
oppure, quando proprio non se ne può fare a meno di parlarne definirli
estremisti, pericolosi fondamentalisti, teste calde, antipatriottici.
Dopo la vicenda di Pomigliano seguita dai licenziamenti di rappresaglia
quotati in borsa sono portato a credere che abbia davvero ragione Eugenio
Scalfari a dubitare della consistenza dei programmi e delle prospettive
reali della Fiat. Scalfari dice che la Fiat si è salvata aggrappandosi alla
Chrysler e facendosi finanziare da Obama e dal Sindacato Uaw e che
l'investimento in Serbia avviene a condizioni specialissime ad esborso quasi
zero della Fiat. Insomma, osserva in controluce e senza concedere molto
credito il radioso cammino di Marchionne che riesce a scippare il malloppo
soltanto sfruttando lo stato di bisogno e la crisi altrui. In effetti, se si
seguono i movimenti di Marchionne si ha l'impressione di trovarsi difronte
ad un giocoliere, al napoletano con compare che fa il gioco delle tre carte
e ti invita ad indovinare quella vincente: Qual'è la carta vincente della
Fiat?
Il lugubre Bossi, unendosi ad una lamentazione di prefiche maledicenti la
Fiom che metterebbe in pericolo l'occupazione, dice: "Senza lavoro non ci
sono diritti". Per sottointendere: prendiamoci il lavoro ed ai diritti
penseremo un'altra volta...
La riunione di Torino presieduta da un Ministro del Lavoro che sarebbe
meglio chiamare degli Industriali si propone lo scopo di ottenere nuove e
significative concessioni dai Sindacati e dalla pubblica amministrazione. I
sindacati dovrebbero garantire la cancellazione de facto di diritti
garantiti dal ccnl, dalle leggi e dalla Costituzione e fare anche da
mazzieri del padrone come i sindacati americani mafiosi che piacciono tanto
a Marchionne. Dovrebbero tenere l'ordine, incitare i lavoratori a fare fino
in fondo il loro dovere di macchinari viventi, isolare le teste calde,
segnalarle all'ufficio risorse, accettare il loro confino nei reparti più
duri. E' cambiata qualcosa dalla Fiat di Valletta che confinava gli operai
comunisti e della Cgil nei reparti dove si moriva prima come la verniciatura
di una volta?
A Torino si farà un altro passo avanti, un'altra stazione di via crucis
lungo la strada apertasi venti anni fa con l'abolizione della scala mobile e
lastricata di diritti perduti fino ai "refusi" fatti in malafede da Sacconi
con il consenso dei "complici". Venti milioni di italiani che vivono di
lavoro dipendente sono sottoposti ad un attacco che non ha precedenti.
L'obiettivo è la cancellazione della libertà e delle sue regole nei posti di
lavoro. Un obiettivo al quale lavorano in molti delle maggioranza e della
opposizione parlamentare. C'è più opposizione nella cultura giuridica e
sociologica che tra partiti e sindacati che una volta erano dalla parte dei
lavoratori.
Pietro Ancona
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=206&artsuite=4
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Wednesday, July 28, 2010 6:00 PM
Subject: Serbia Zastava: bombardamenti ed affari
Serbia-Zastava: bombardamenti ed affari
L'Italia ha partecipato attivamente ai bombardamenti della Serbia del 1999.
Belgrado fu sottoposta per settantasette giorni a spaventose incursioni
aeree della Nato che non si limitavano a distruggere ma hanno anche
avvelenato l'ambiente e le persone. Non sappiamo quante centinaia di
migliaia di persone siano morte dopo la guerra. Se esiste una statistica
viene tenuta celata per via di interessi a non dispiacere l'UE e la Nato.
La grande fabbrica Zastava fondata nel 1853 marchio di una affermata
automobile fu devastata. I suoi 36 mila operai persero il lavoro. Il governo
D'Alema fu molto attivo e scrupoloso nella realizzazione dei piani di
bombardamento. L'apparato industriale della Serbia, eredità del glorioso
comunismo di Tito che dava lavoro e sicurezza a milioni di lavoratori, fu
annientato. Il Danubio fu inquinato da una onda di cianuro che ne distrusse
ogni forma di vita. I lavoratori addetti allo sgombero delle macerie ed alla
ricostruzione della Zastavo sono morti quasi tutti di cancro. Molti
conducono una desolata esistenza di malati terminali. Ma, nonostante abbiano
usato terribili armi cancerogene all'uranio ed al fosforo ed ancora
continuano ad usarle, l'Italia e l'Occidente si ritengono una civiltà
superiore che diffonde nel mondo valori di libertà e di democrazia.
Ora la Fiat di Marchionne, per un accordo-capestro estorto due anni orsono
al governo della Serbia che ha un disperato bisogno di uscire
dall'isolamento e dalla discriminazione della Nato e dell'Unione Europea
(che hanno riconosciuto il Kossovo come Stato indipendente e sovrano
strappandolo dalla viva carne della nazione), ristrutturerà e rilancerà la
fabbrica occupando una modesta parte dei lavoratori anteguerra. Riceverà in
dono 150 ettari di terreno, diecimila euro per ogni occupato, esenzioni ed
agevolazioni fiscali, tutte le infrastrutture necessarie e financo una zona
franca per la Fiat per l'importazione di prodotti semilavorati. Un ben di
Dio, una vera e propria cornucopia di beneficts, ai quali vanno aggiunti i
finanziamenti della Banca Europea degli investimenti.
Gli operai avranno una paga massima di quattrocento euro mensili che sono
pochi anche per la povera Serbia. Inoltre gli operai saranno praticamente
militarizzati, dovranno sottostare a condizioni di lavoro disumane
riducendosi a vero e proprio macchinario vivente, non dovranno fiatare e
sottoposti ad un regime di spionaggio poliziesco del quale la Fiat ha una
antica e ricca esperienza risalente al ventennio fascista e proseguita con
il professore Valletta inventore dei famigerati reparti confino e delle
schedature dei lavoratori e delle loro famiglie.
La Serbia stringe i denti ed accetta anche le condizioni più dure. Si è già
prestata a qualsiasi richiesta avanzata dalle multinazionali che si sono
insediate nel suo territorio. Temo che non starà molto attenta ai problemi
di inquinamento delle acque e del territorio. Forse noi siciliani siamo
stati attenti allo impatto ecologico creati dalla Montedison e dall'Eni a
Gela e Siracusa? Abbiamo cominciato a parlarne soltanto dopo l'evacuazione
di un intero paese e la nascita dei bambini deformi. Pur di avere un lavoro
ci si è sottoposti ad ogni pericolo. Lo stesso accadrà alla
reindustrializzazione serba ad opera di capitalisti stranieri e
multinazionali.
I lavoratori serbi che ne hanno ancora memoria rimpiangeranno il socialismo
della Repubblica presieduta da Tito garante di mezzo secolo di pace e di
prosperità. Ora sono ridotti ad accettare qualsiasi condizione senza quella
libertà predicata dall'Occidente. Se si azzardano a parlare male dei
dirigenti della Fiat verranno immediatamente espulsi dalla fabbrica e
condannati alla disoccupazione con le loro famiglie.
La Serbia dovrebbe essere risarcita a miliardi di euro per i danni subiti
dai bombardamenti Nato. Ma
la regola dei rapporti di forza vuole che invece pagherà per tornare ad
avere industrie e lavoro.
La classe operaia italiana non deve accettare l'indicazione strategica di
Marchionne e della Confindustria: tutti uniti come italiani contro gli
altri. E' menzognera l'affermazione secondo la quale nella globalizzazione
gli interessi nazionali vanno difesi da un fronte unico fatto di governo,
industriali e sindacati. Se questa affermazione fosse vera il comportamento
della Fiat dovrebbe privilegiare in primo luogo gli interessi del territorio
nazionale. Non è così. La Fiat si serve del basso costo di lavoro che può
avere all'estero per ricattare ed abbassare la condizione di vita dei suoi
dipendenti in Italia. Se proprio non può fare a meno di trasferirsi.
Per questo ritengo importante la internazionalizzazione della lotta dei
lavoratori sulla base di obiettivi comuni da sostenere in Europa: Salario
Minimo Garantito, Contratto Unico Europeo, settimana lavorativa di 35 ore,
umanizzazione della catena di montaggio, bando dei sistemi WMC e
simili.....Revisione radicale dei parametri iperliberisti di mastricth e di
Lisbona..
Nello scontro nazionalistico o campanilistico i lavoratori saranno sempre
perdenti. Ci sarà sempre un posto in cui la manodopera costerà di meno. Il
lavoratore italiano deve essere fratello di quello polacco o serbo.
Oggi l'Europa dell'Est è diventata il laboratorio della destra economica e
sociale per l'abbassamento del tenore di vita delle persone e l'abbrutimento
del lavoro. Ma la stessa Europa è stata testimone della grande civiltà del
socialismo che portava i lavoratori in palma di mano. La fabbrica comunista
era a misura di uomo. I diritti nelle fabbrica e nella società venivano
rispettati ed ognuno aveva la sicurezza
di vivere senza l'angoscia di perdere tutto con la disoccupazione e di
dovere espatriare.
Il socialismo, attraverso i Marchionne e la loro folle voglia di ridurre le
persone a schiavi tremebondi,
ritornerà di grande attualità. Tornerà ad essere la speranza dell'umanità
spaventata dalla barbarie del liberismo.
Pietro Ancona
http://cronologia.leonardo.it/la72b.htm
http://www.pasti.org/pona.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Zastava
http://www.francarame.it/node/534
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: segreteria@cgilcampania.it
Sent: Friday, July 30, 2010 2:27 AM
Subject: la polonia in italia
La Polonia in Italia
Con una operazione truffaldina fatta alla luce del sole Marchionne si
sottrae alle leggi ed ai contratti
vigenti in Italia. Va da un notaio e con l'aiuto di alcuni legulei del
diritto costituisce una società Fiat che subentra alla Fiat. Lo
stabilimento Giovanbattista Vico forse sarà chiamato diversamente e sarà
giuridicamente appartenente ad una nuova entità ma tuttavia è una
clonazione della Fiat, partorita dentro il corpo e con la stessa proprietà.
Gli Agnelli succedono a se stessi. Si limitano a cambiare ragione sociale
al solo scopo di truffare i lavoratori, sciogliersi da ogni obbligo,
scegliersi la mano d'opera disponibile alle condizioni che Marchionne si
degnerà di dettare e ridettare e che magari saranno ancora più dure ed
opprimenti di quelle già firmate qualche giorno fa a Pomigliano e poi a
Torino.
Al fine di disattendere agli obblighi di rispettare il contratto di lavoro
a Marchionne è stato suggerito, magari dai "complici" di Sacconi, di non
fare iscrivere la newco alla Unione degli Industriali di Napoli. Non so
quali legulei abbiano suggerito i due escamotages (newco e non iscrizione)
che fanno acqua da tutte le parti. In primo luogo è chiarissimo che si sta
compiendo un falso. Tutti sappiamo che la newco non è affatto newco ma la
Fiat travestita. L'operazione Alitalia non è evocabile dal momento che la
cordata della Cai era costituita da persone fisiche e giuridiche diverse da
quelle dell'Alitalia. In secondo luogo, secondo la generale interpretazione
delle norme che regolano il passaggio delle società queste avvengono sempre
rispettando i vincoli e le obbligazioni da parte della società subentrante.
Non credo che il signor Marchionne che ha concepito o fatta propria questa
spregevole e furbastra soluzione per evadere gli obblighi di un contratto di
lavoro che non è tra i migliori d'Europa perchè concede ai metalmeccanici
italiani il quaranta per cento in meno di quello tedesco e di quello
francese possa azzerare tutto, ricominciare da capo, fare come se la storia
cominciasse ora. Che farà delle anzianità maturate dai dipendenti? Che farà
la nuova società delle obbligazioni contratte dalla Fiat Pomigliano?
Anche la cancellazione dalla Confindustria non gli servirà a molto. Il
contratto è legittimato dalla sua
stessa applicazione. Non credo che ci sarà magistrato che potrà accettare
per buono il nuovo contratto della Newco. Il principio erga omnes, nella sua
logica lettura giuridica, esclude che una furbata possa danneggiare
interessi vitali ed essenziali delle persone legate al diritto di avere un
trattamento equo e rispondente ai principi della Costituzione.
Marchionne ritiene di potere trasferire le condizioni che detta in Polonia
in Italia. Ritiene che con
due mosse da azzeccagarbugli possa fare i suoi comodi. Fare il manager in
questo modo annullando le leggi ed i regolamenti che si ritengono di
impedimente è davvero da volgare scippatore. L'industria automobilistica
tedesca o francese che paga salari migliori di quelli italiani non ricorre
ai trucchi che questo signore sfoggia in Italia. Purtroppo abbiamo un
governo indecente moralmente e politicamente incapace di esercitare la sua
autorità per impedire questo squallido traccheggio.
La Fiat si conferma per quella che è sempre stata nella storia d'Italia fin
da quando un Agnelli riuscì a fare fuori i veri soci fondatori dello
stabilimento ed impossessarsene. E' sempre vissuta appoggiandosi al potere
politico ed anche militare quando è stato il caso per pagare bassissimi
salari ed imporre condizioni da caserma. Allo Stato italiano ha succhiato
risorse immense. I lavoratori sono talmente poveri da non potere resistere
un mese senza salario ma gli Agnelli hanno una cassaforte munita e
presidiata che li fa ricchissimi. Ora si vuole imporre una sovversione
dell'ordine sociale cancellando i contratti e per fare questo con l'aiuto di
qualcuno costruisce carte false.
Mi chiedo quale dignità abbiamo le istituzioni italiane a subire tutto
questo, a farsi trattare da colonia
dal signor Marchionne. Anche un Governo di destra dovrebbe avere la dignità
di reagire e di tutelare l'ordinamento dal sovversivismo di una industria
che oltretutto non gioca a carte scoperte e chissà quali altre amare
sorprese ci riserva. Il Parlamento che tace e gira la testa da un'altra
parte ne esce assai male. I mille oligarchi che lo compongono sono soltanto
dei privilegiati a cui non importa il decoro che l'operazione Marchionne
spazza via. Si torna all'era delle caverne.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, July 30, 2010 6:19 PM
Subject: Fini: effetti collaterali sul PD
Fini: effetti collaterali su PD
Nel paese orribile in cui la gente si uccide nelle carceri, in cui si può
essere detenuti a vita nei manicomi criminali e lasciati legati ad un letto
di contenzione per venti anni, in cui una bambina viene tolta alla madre
perchè guadagna troppo poco ed un'altra bambina viene tolta ai genitori
perchè abitavano una casa fatiscente, in cui altri bambini vengono lasciati
digiuni da un Sindaco che, tuttavia, continua a percepire la sua lauta
prebenda
e magari presto l'aumenterà come hanno fatto altri suoi colleghi politicanti
di professione, in un paese in cui succedono queste e tante altre orribili
cose, la rottura di Fini e del suo gruppo con Berlusconi
e la sua destra corrotta avida ed insaziabile, è un segnale di speranza, una
piccola luce che si accende
nel buio di una deriva autoritaria fondata sull'odio sociale e
sull'accaparramento delle risorse.
Possiamo essere certi che Fini è una persona onesta. Se non lo fosse, i
mastini ed i molossi di Berlusconi che ha certamente fatto setacciare
accuratamente la sua vita lo avrebbero già sbranato. E' importante, molto
importante che alla base della rottura tra Fini e Berlusconi ci siano valori
etici, sia stata posta una questione morale e si siano sollevati problemi
fondamentali di difesa dello spirito della Costituzione a cominciare dai
diritti civili.
Il campo di battaglia sul quale si è combattuta l'ultima battaglia dentro
il centro-destra è la cosidetta legge-bavaglio, bloccata per una
mobilitazione della opinione pubblica che ha inciso profondamente e che è
riuscita anche ad attirare l'attenzione internazionale sull'Italia. Ma
sappiamo bene che non è soltanto questa la causa della frattura di una
collaborazione che ha coagulato una forte maggioranza di destra che ha
cambiato radicalmente il paese. Il razzismo leghista era diventato troppo
pesante ed arrogante negli ultimi due anni di governo. Si può dire che le
due fondamentali leggi sulla sicurezza che hanno fatto scoppiare le carceri
per i reati inventati a carico dei migranti siano state volute da Bossi e
dai suoi. Anche il federalismo demaniale che sta impoverendo il patrimonio
dello Stato e che arricchirà tanti speculatori privati è stato fatto sotto
spinta leghista e porta il suo marchio.
Fini ed i suoi portano la grave responsabilità di avere condiviso finora
tutte le scelte del centro destra anche le più infami contro i diritti umani
e civili. Portano la responsabilità di un totale oblio della questione
meridionale dove classi dirigenti fatte di politicanti ingordi si
accaparrano e distruggono le poche risorse disponibili senza dare uno sbocco
alla grave crisi sociale. La Sicilia di Termini Imerese,
la Sardegna dell'Isola dei Cassintegrati, la Calabria della oligarchia di
Loiero e dei suoi successori, la Campania di Bassolino ed ora di Cosentino e
Caldoro, sono diventati luoghi di grande sofferenza sociale e disperazione.
La demolizione della scuola e della università aggiungono difficoltà e
privano
di uno sbocco di occupazione i nostri professori. Quando sta accadendo alla
Fiat e nel mondo del lavoro per l'eversione degli industriali che fanno
carta straccia delle leggi e dei contratti incupisce di molto il mondo in
cui viviamo. Su scuola, università, lavoro la voce di Fini non si è sentita
come non si è sentita quella della "opposizione"- Eppure, la sua resistenza
caparbia al berlusconismo produrrà effetti positivi e di sinistra. Blocca
la calamitazione verso il grande buco nero della democrazia italiana del più
grande partito dell'opposizione parlamentare.
Fini è uomo di destra che ha scelto di spendersi per una politica basata
sulla civiltà e sul rispetto della Costituzione e delle regole della
democrazia. Non dobbiamo aspettarci da lui più di quello che può dare ed è
già tantissimo. Intanto mette un argine alla continua degenerazione
autoritaria del potere
ed alla guerra tra le grandi forze della democrazia italiana: parlamento,
magistratura, informazione.
Ma la sua coraggiosa e ferma iniziativa ha un effetto collaterale assai
importante: blocca lo smottamento a destra del PD, blocca la ulteriore
reticolazione del rapporto malsano bipartisan tra parti essenziali del PD ed
il Governo Berlusconi.
L'Italia ha bisogno di una opposizione basata sui valori e sugli interessi
di una parte cospicua della popolazione vessata dal potere e dalle scelte
della maggioranza. Il PD era diventato assai somigliante
al Pdl specialmente nelle questioni essenziali di governo dell'economia e
nella collocazione con il padronato. Niente distingueva più il PD dal Pdl
sulle privatizzazioni a cominciare dalla questione della acqua e sulla
gestione dei servizi comunali. Sui temi della pace e della guerra, il PD è
da molto tempo schierato con l'atlantismo più ottuso e servile. Ha tirato la
volata a Marchionne nell'attacco più grave che sia mai stato compiuto in
Italia ai diritti giuridici e civili dei lavoratori.
Il Parlamento italiano è stato finora sbilanciato a destra in quasi tutti
i suoi settori. Il Partito che Fini
creerà oggi introdurrà una nota dialettica positiva, bloccherà il
deragliamento a destra, riaprirà il dibattito sulle questioni davvero
importanti che il paese deve risolvere.
Il PD non è stato finora all'altezza dei problemi posti dalla secessione di
Fini ed ha reagito da bottegaio che teme di non potere più fare i suoi buoni
affari. Ora sarà costretto a riflettere su se stesso e sul suo ruolo in
Parlamento e nel Paese. Dovrà decidere quale crisalide dovrà uscire dal
bozzolo dell'incocervo che tiene in ostaggio dieci milioni di elettori di
sinistra. Può il PD essere un Partito di destra quando Fini ne ha foggiato
con le sue iniziative e lotte politiche uno moderno, civile,
bene accetto alla gente?
Pietro Ancona
______________
Niki Vendola
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Saturday, August 07, 2010 5:16 PM
Subject: l'errore fatale di Niki Vendola
L'errore fatale di Vendola
Nel mare pieno di detriti della politica italiana, la candidatura di
Vendola ha suscitato interesse fino a coinvolgere gruppi entusiasti di
giovani e di militanti della sinistra delusi ed irritati dalle debolezze e
contraddizioni del PD e dal catacombismo di molta parte dei comunisti da
tempo desaparecidos o unteground. Frequento internet e mi capita di
incontrare compagni che si battono per sostenere la candidatura di Niki. La
sua stella brilla non solo nell'emisfero sinistro della politica italiana ma
anche
in diversi ambienti della borghesia già berlusconiana e stanca e schifata
dal Cavaliere. Il mio farmacista che era stato candidato alle comunali di
Palermo per il PDL mi ha detto, con un sorriso, che le sue simpatie per
Vendola aumentavano e che probabilmente lo avrebbe votato alla prima
occasione utile.
Il fenomeno Vendola nasce dalla profonda delusione e dallo smarrimento del
popolo di sinistra sempre più perplesso di fronte ai comportamenti a volte
sconcertanti del PD. La recente infelice
dichiarazione a favore di un governo Tremonti è stata la goccia che ha fatto
traboccare il carico di
insoddisfazioni che Bersani ha sollevato durante tutta la sua gestione
politica del partito. I gruppi
dei comunisti divisi tra seguaci di Ferrero, Rizzo, Di Liberto, Ferrando si
guardano in cagnesco e non riescono ad attuare una politica di emersione dal
sottosuolo e di ricomposizione in un unico grande partito di classe. La
federazione della sinistra non decolla. In breve viviamo in un Paese che ha
il Parlamento più di destra che si possa immaginare. I programmi del Pdl e
del PD quasi coincidono in tutto. Anche IDV possiamo considerarlo un partito
populista di destra anche se ha salvato un poco di decoro all'opposizione.
Insomma, in questa palude fangosa spunta come un fiore splendido questo
politico, questa persona onesta, militante dell'antimafia ed amministratore
capace che ,contro i mammasantissima di D'Alema e di Fitto, ha vinto in
Puglia facendo della regione una Istituzione
popolare tra gli abitanti. fenomeno raro in Italia in cui le regioni sono
vissute come sanguisughe di risorse e luoghi del privilegio dei politici e
dei loro famuli e compari di merende.
Non ho dubbi che se Vendola arriverà a candidarsi alle primarie del PD ( se
mai si faranno) le vincerà
e si consacrerà leader dell'alternativa a Berlusconi per una nuova stagione
del centro-sinistra che molti già chiamano di sinistra-centro.
Ma io considero perdente ed anacronistica la coalizione del
centro-sinistra. Prima di tutto perchè non è più l'Ulivo, non è animata da
nobili ideali che diedero vita al primo governo Prodi. Oggi le pulsioni
liberiste ed antioperaie sono fortissime al suo interno: Letta, Ichino,
Bersani, Fassino tra Marchionne e
i metalmeccanici hanno scelto Marchionne. La Confindustria li interessa
molto di più dei carcerati della Isola dei Cassiintegrati. Condividono fino
in fondo ed ancora di più il feroce liberismo che sta sconvolgendo ed
immiserendo venti milioni di lavoratori dipendenti italiani. Il PD è per le
privatizzazioni e per il federalismo ed ha accordi sottobanco con La Lega
per buoni rapporti nel Nord del Paese. L'europeismo del PD è di tipo
iperliberista ed atlantico. D'Alema ha bombardato Belgrado senza farsene
tanti scrupoli. Fassino ed i suoi pari si sono schierati con Israele contro
i pacifisti della striscia di Gaza e sostengono le guerre coloniali
dell'Impero.
Il centro-sinistra di Vendola dovrà rinnovare tacitamente o apertamente la
conventio ad excludendum verso la sinistra comunista decretata da Veltroni
dopo il noto accordo elettorale con Berlusconi. Gli sarà imposto da Bersani,
Franceschini, Fioroni...
Se Vendola vorrà il consenso di queste persone dovrà adeguarsi alle loro
idee. Non potrà mettersi in conflitto sostenendo cose diverse. Se farà
questo non sarà più Vendola ma un'altra cosa diversa da quella che la gente
crede di identificare.
Per quanto la sinistra comunista sia divisa e sotterranea è la sola che
sostiene la causa dei lavoratori e della pace e si oppone alla svolta
fascista e militarista della Confindustria. Vendola fa finta di non vederla
ed è a disagio. Non sa come regolarsi e si limita a non respingere l'aiuto
che gli viene offerto da Ferrero o altri.
Ma l'errore fatale di Vendola è quello di accettare il meccanismo delle
primarie e della finta democrazia del bipolarismo italiano. Le primarie sono
riservate a persone che hanno raggiunto una visibilità massmediatica forte.
I massmedia sono fondamentali al successo di un candidato. Non a caso le
primarie vengono dalla cosidetta democrazia americana dove la lotta avviene
tra miliardari o candidati di gruppi potenti dell'economia e della finanza.
Ma la popolarità di una persona non basta
per avere la nostra fiducia. Berlusconi è popolarissimo e riuscirebbe primo
in tante primarie. Ma questo non fa di lui il dirigente, lo statista di cui
l'Italia ha bisogno.
Al meccanismo del bipolarismo e delle primarie bisogna sostituire il
ritorno alla proporzionale ed alle preferenze. Un Presidente eletto dal
Parlamento è preferibile ad un Presidente o Governatore o Sindaco che per
la legge attuale hanno un terribile potere di ricatto sulle assemblee
elettive. " Se cado io, voi cadrete con me". La paradossale legge elettorale
italiana che mette il potere legislativo nelle mani di una sola persona è
inaccettabile e va cambiata.
Altro errore di Vendola è quello di schierarsi, acriticamente, dalla parte
delle Regioni così come sono
nella loro rivendicazione contro i tagli di Tremonti. Le Regioni hanno un
costo della politica diventato insopportabile, hanno migliaia di consulenti
di cui non c'è alcun bisogno, hanno privatizzato ed appaltato quasi tutto
riducendosi a terminali erogatori di favori a cricche o a cordate di
imprenditori che hanno scoperto il denaro pubblico come lubrificante delle
loro imprese. Le Regioni italiane vanno
chiuse. Ha ragione Giorgio Ruffolo a proporre due maxiregioni federate in
sostituzione dei venti statarelli che stanno dissanguando gli italiani. Due
maxi-regioni e Comuni riformati come voleva Carlo Pisacane.
Per questo e molte altre cose credo che il problema non sia quello di fare
il tifo per Vendola incentivando il suo naturale accondiscendente tartufismo.
Dobbiamo chiedere a Vendola di costruire un movimento non per vincere le
elezioni ma per dare un partito ai lavoratori che da anni non l'hanno più e
non hanno più neppure sindacato. La CGIL è stata sequestrata da Bersani come
suo "capitale" nei negoziati per i voti dell'imprenditoria italiana. Sono
anni che invece di conquistare diritti ne toglie assieme a Cisl ed Uil
oppure limitandosi a fare il convitato di pietra o il palo o il complice
silente.
Venti milioni di lavoratori che hanno subito un vero e proprio colpo di
Stato ed hanno avuto decurtato il loro reddito del cinquanta per cento, che
dalla legge Biagi hanno visto i loro figli diventare precari a vita e
schiavi per pochi spiccioli, con le pensioni saccheggiate pur essendo l'Inps
attiva, hanno bisogno di un Partito di un movimento che li difende. Non si
può vincere senza di loro o, peggio, contro di loro. Il problema
dell'Italia è ridare sicurezza a tutte queste persone, a quanti sono
minacciate dai licenziamenti e dalla perdita dei loro diritti. Fare vincere
una Oligarchia, seppure guidata da un leader onesto e brillante, non il
nostro obiettivo, Dobbiamo fare vincere i diritti e una idea di società
solidale ed antimalthusiana. Con la ricostruzione dei diritti e della
sicurezza dei lavoratori ricostruiremo l'Italia civile e solidale come è
stata nei momenti più alti della sua vita politica.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, August 09, 2010 5:18 PM
Subject: elogio della politica anonima ed acefala
Elogio della politica anonima ed acefala
Mi sono domandato del perchè e del come si sia creata una profonda e
trasversale (almeno nei vari comparti della sinistra) corrente favorevole
alla candidatura di Nichi Vendola alla guida del centro-sinistra o del
sinistra-centro come gli entusiasti fautori denominano la coalizione
vendoliana in competizione con il centro-destra. Questa candidatura nasce
dalla voglia di avere una personalità che abbia una grande visibilità nel
mercato politico e che possa competere con Berlusconi e sconfiggere il
centro-destra. Una personalità sperimentata in Puglia sul terreno della
gestione amministrativa positivamente. Infatti si dice: "pugliamo
l'Italia!!" che si adatterebbe benissimo alle trasformazioni che la politica
italiana ha subito nel corso degli ultimi venti anni e che hanno inciso
profondamente nel sistema istituzionale. I Sindaci, i Presidenti delle
Province, i "Governatori" vengono eletti direttamente dal popolo ed
addirittura le assemblee elettive che dovrebbero controllarli decadono in
caso di loro indisponibilità per malattia, per arresto, per dimissioni. Sono
quindi obbligate ad essere accondiscendenti e collaboranti e addirittura a
vigilare sulla loro buona salute. Al Congresso di Torino del 1976 i
socialisti scelsero la strada della soppressione del Comitato Centrale e
della nomina di un Consiglio nazionale da affiancare al leader Bettino
Craxi. Il craxismo ha dato vita al leaderismo ed ha contaminato di questa
"novità" tutto il quadro politico. Il PCI ha cercato di adeguarsi sia pure
con le difficoltà di un partito "pesante" che però presto sarebbe stato
messo fuori gioco con la chiusura della maggioranza delle sue sezioni e la
crescita del peso dei gruppi parlamentari o elettivi e degli amministratori
sui dirigenti veri e propri delle Federazioni e della Direzione. IL giovane
e disinvolto sindaco di Firenze Renzi e l'europarlamentare dalla lingua
puntuta Debora Serracchiani sono la personificazione di questa "sinistra"
senza comunismo. Il processo si è accelerato dopo la crisi di tangentopoli e
per l'emergere di una nuova classe di imprenditori rivoltosi verso la
vecchia Confindustria degli Agnelli, dei Pirelli e delle grandi famiglie del
capitalismo italiano. Berlusconi ed i suoi amici milanesi e del Nord est non
hanno fatto mistero della loro insofferenza verso il vecchio assetto del
potere industriale e finanziario e, forti di montagne di denaro guadagnate
nel terziario e nel sistema della media industria, hanno dato la scalata al
potere politico.
Compiacenti scienziati della politica intanto inventavano un nuovo
alfabeto in cui la parola chiave era
"modernità" e la cosidetta società liquida in cui possono navigare soltanto
partiti liquidi. Il tutto condito di belle parole e profonde concetti che io
traduco così: il contenitore è uno ed uno soltanto: il liberismo. I partiti
debbono adattarsi a questo contenitore come un guanto si deve adattare alla
mano.
Pensiero unico e partiti che competono per contendersene il servizio. Tutto
il sistema massmediatico
è funzionale a questo schema. In TV vediamo e chissà ancora per quanto tempo
vedremo sempre le stesse persone che ripetono sino alla noia, alla
saturazione, le stesse cose. In tutto si tratta al massimo
di una ventina di "politici" che gli spettatori debbono identificare con i
partiti o i movimenti che rappresentano.
Ma perchè la personalità del leader diventa così importante, così decisiva?
Perchè nel bipolarismo delle cosidette democrazie occidentali i programmi
delle maggioranze o delle opposizioni non sono mai davvero alternativi. C'è
differenza tra Bush ed Obama? Si tratta di sfumature o di articolazioni a
volte importanti ma interne ad una sola scelta di fondo. A volte si tratta
di contrasti radicali, fondamentali, come quelle che in Italia dividono il
PD dal PDL sulla questione morale, sull'uso delle risorse pubbliche, sul
ruolo della Magistratura. Ma la politica estera e la politica sociale sono
sostanzialmente identiche. Sulla linea Marchionne non c'è differenza tra Pdl
e PD. Sull'Afghanistan idem.
In sostanza la opzione leaderistica a sinistra è surrogatoria di un
programma alternativo a quello delle classi dominanti. Vendola diventerebbe
la bandiera di una gestione onesta e pulita delle stesse scelte fatte dal
centro-destra. Non passa per la mente di nessuno che è invece venuto il
momento di fermare
questa involuzione personalistica e liberistica della politica italiana e
ridare voce alla classe operaia ed a tutte le forze che si richiamano alla
sua affermazione come classe dirigente ed egemonica della cultura e della
politica del Paese.
Riflettevo sul fatto che l'Europa ha conosciuto decenni di guida politica
socialdemocratica in Germania, in Francia, nei paesi scandinavi, nella
stessa Inghilterra Blair escluso (questi non è mai stato socialista). In
questi decenni che hanno fatto civile l'Europa ed hanno creato un ceto medio
di centinaia di milioni di persone assistito da un welfare di straordinario
valore sociale il ruolo delle persone è sempre stato secondario quasi
invisibile rispetto a quello dei partiti. Abbiamo conosciuto
statisti illustri come Oscar Palme, Willy Brandt, Francois Mitterand quando
sono diventati governanti
ma il socialismo europeo è stato fatto dai partiti "pesanti" e dai
programmi. La gestione della politica non è mai stata personalistica ma
espressione della scelta, della volontà collettiva, delle organizzazioni
politiche e sindacali del blocco sociale di riferimento. Queste
socialdemocrazie si sono avviate ad un malinconico tramonto quando hanno
attenuato la loro identità di classe ed hanno sposato gli interessi generali
del capitalismo rinunziando a condizionarne la funzione.
Ora, in Italia, questo blocco sociale di riferimento è stato "posato" dal
PD e dal Sindacato. Le altre strutture sociali come la Cooperazione sono
diventate a tutti gli effetti imprese capitalistiche e multinazionali. I
lavoratori sono stati abbandonati come e con Cassiintegrati dell'isola
dell'Asinara. Vendola o Bersani o Veltroni o altri potranno vincere sul
piano elettorale Berlusconi o Fini o Bossi ma soltanto ingraziandosi parte
dello elettorato di questi e per fare la loro stessa politica. Ma noi che
interesse abbiamo a ciò? L'Italia che cosa ne ricaverebbe?
Per questo credo che l'Italia diventerebbe un paese civile, politicamente
maturo, quando alla rissa dei galli che si beccano in TV, si sostituiranno
partiti forti e programmi alternativi, quando ci avvieremo ad una fase
politica anonima ed acefala ma ricca di idee, programmi, proposte,
realizzazioni, scelte alternative.
Pietro Ancona
http://www.politicaresponsabile.it/temi/13/partiti-e-societa-liquida.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, August 13, 2010 8:43 PM
Subject: ad continendos homines, non ad puniendos
ad continendos homines, non ad puniendos.
Al contrario di quanto costituiva la filosofia della carcerazione
nell'antichità, il carcere oggi ha un carattere fortemente afflittivo, non
rieducativo come prescrive la Costituzione, è un luogo di vendetta dello
Stato nei confronti di quanti considera suoi nemici o soltanto sue mele
marce che bisogna isolare dal corpo "sano" della Nazione. Scriveva nel suo
decreto il Granduca di Toscana a proposito del carcere: "la possibile
speranza di veder tornare alla Società un Cittadino utile e corretto; "
dichiarando il recupero sociale la più importante finalità della pena .
Questa finalità
è stata contestata da assordanti campagne propagandistiche nelle quali si
sono
distinti la Lega e la destra e che hanno aumentato a dismisura la
sensazione
di insicurezza della cittadinanza al fine di aizzarla ad una concezione
punitiva e vendicativa. La destra al governo ha dato vita ad una
legislazione sulla "sicurezza" che ha riempito fino quasi a fare scoppiare
le carceri italiane con la criminalizzazione di comportamenti che potrebbero
essere soltanto contravvenzionati o che addirittura non costituiscono reato.
Essere sanspapiers aumenta la pena di un terzo e costituisce
una discriminazione che nessuna Costituzione di un paese civile potrebbe
tollerare.
Il carcere è luogo di afflizione e di pena dei poveri puniti per reati che
raramente pongono grossi problemi di allarme sociale. Personaggi come
Previti, Dell'Utri, Balducci, Tanzi, ed altri squali della stessa stazza non
finiscono in carcere. Se vi finiscono ci stanno poco tempo e godono di
particolari privilegi.
Ottaviano Del Turco fece un mese di detenzione mantenendosi rigorosamente
distante dalla popolazione carceraria di Sulmona. I potenti erano in fila
per essere ricevuti nella sua cella dove venivano ammessi come alla presenza
di un illustre dignitario. I grandi reati finanziari dei colletti bianchi
restano quasi sempre impuniti anche se hanno provocato danni immensi a volte
a centinaia di migliaia di persone o ad intere
Nazioni. I responsabili della bolla immobiliare USA che hanno truffato
milioni
di persone nell'acquisto facilitato delle case che poi non hanno potuto
pagare perchè rincarate ed hanno dovuto abbandonare perdendo tutto non sono
stati puniti. Quanti hanno inondato il pianeta di titoli falsi si sono poi
liquidati benefict
scandalosi di milioni di dollari. Soltanto uno di loro è finito in galera
mentre
il furto in un supermercato viene punito con carcerazione che, a seconda
della condizione dell'imputato, può anche essere ergastolo.
Il Partito Radicale quest'anno come l'anno scorso ha assunto l'iniziativa
di visitare le carceri italiane il giorno di ferragosto. Iniziativa ben
progettata dal punto di vista propagandistico come sono soliti
fare i radicali, maestri nell'arte della comunicazione. Le conferenze stampa
di Pannella e dei suoi sodali saranno l'unica attività politica di un giorno
destinato al relax totale dagli italiani. L'indomani della conferenza stampa
che denuncerà le gravissimi intollerabili condizioni constatate dai nostri
eroi sarà presentata una interrogazione, si farà uno o più digiuni e tutto
tornerà come prima. In effetti la proposta radicale è per una amnestia o un
indulto.
Sono convinto che l'inerzia del governo, che dopo aver promesso un anno fa
17 mila nuovi posti
carcere non ha fatto, niente tranne che commissariare per sfuggire ai
controlli, vuole provocare una questione umanitaria nelle carceri
per convincere il Parlamento al varo di misure di indulto ed amnistia che
servono i grandi profittatori di regime, le cricche. La sofferenza dei
reclusi viene strumentalizzata ed usata per i potenti. In effetti la
situazione carceraria è diventata tragica. L'Italia è sempre stata
particolarmente feroce con i suoi
prigionieri e con quanti ha avuto in dominio nei lagers. Già nel 1861 il
neonato stato di Cavour e dei Savoia rinchiudeva nel terribile Forte
Fenestrelle diecine di migliaia di soldati napoletani e meridionali
per condannarli a morire di fame e di freddo. I loro corpi venivano
squagliati nella calce viva. Carmine Crozza, capo popolare della rivolta
antisavoia, veniva sottoposto a crudeli trattamenti che durarono
fino alla sua morte in carcere. Lo stesso avveniva per Giovanni Passannante
che aveva attentato alla vita di Umberto primo chiuso per dieci anni in
isolamento assoluto in una cella sotto il livello del mare,costretto a
mangiare i suoi escrementi. La pena per Carmine Crozza e Giovanni
Passannante è proseguita oltre la loro morte. Le loro teste furono tagliate,
studiate da lombrosiani e conservate in un museo di Torino dove sono esposte
assieme ad altri anonimi resti di condannati per un qualche reato.
L'opinione pubblica è stata avvelenata dai massmedia della destra con
martellanti campagne contro
i reclusi attuali. La gente è stata indotta a disprezzare ed odiare i
detenuti. Anche persone di orientamento democratico e di sinistra sono state
attirate in questo vortice di odio violento del securitarismo. Sindaci di
centro-sinistra si sono lasciati andare a misure antiumanitarie contro i
migranti ed i senza tetto. I barboni vengono schedati da Maroni. Non avere
casa è diventato indizio di asocialità criminale.
Basterebbero alcune modeste e ragionevoli delegiferazioni per ridurre la
popolazione carceraria. Mi riferisco alla legge Fini-Giovanardi sulla droga
ed alle leggi sulla sicurezza. Inoltre bisognerebbe
modificare profondamente i regolamenti carcerari e le normative che graduano
i penitenziari in tanti gironi di inferno. Non si possono trattenere persone
in galera per anni dopo avere scontato
la pena inflitta dal Magistrato. Si debbono abolire il 41 bis e tutte le
norme di appesantimento oggi previste. Il carcere deve essere il luogo in
cui si sconta la pena inflitta dal Giudice senza varianti che finiscono per
diventare una seconda e più pesante condanna.
Ma si farà un gran baccano soltanto per l'amnistia e l'indulto. E' quanto
interessa il senatore Dell'Utri
che domani sarà accanto a Pannella nello spettacolo allestito per dopo la
visita. Indulto ed amnistia che interessano appunto Dell'Utri e molti altri
della Oligarchia.
Pietro Ancona
http://www.ristretti.it/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: repubblicawww@repubblica.it ; Repubblica
Sent: Friday, August 20, 2010 11:58 AM
Subject: Ritiro truppe Usa dall'Iraq
Caro Direttore,
avete dedicato tre pagine per raccontare il ritiro dei soldati americani
dall'Irak. Rampini ha puntugliosamente citato il numero di soldati morti in
sette anni di occupazione militare (4475)
Non avete dedicato un solo rigo ai morti irakeni a centinaia di migliaia,
causati dai bombardamenti e dai killers USA, alle case distrutte, alla
violenza subita dal popolo irakeno. Come se non fossero esseri umani, come
se non ne valesse neppure la pena di parlarne.
Voi siete un giornale democratico e liberal? Non lo siete! Siete un giornale
della colonia Italia al servizio dell'Impero e dei colonizzatori.
E' una vergogna che non vi chiediate neppure il senso di questa lunga ed
orribile guerra alla quale segue quella dell'Afghanistan e poi quella
dell'Iran e poi..., ci sarà altro perchè bisogna dare da fare alla macchina
finanziaria ed industriale USA.
Rampini è perfettamente embedded. Anche di scaltra scrittura.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, August 23, 2010 6:03 PM
Subject: Arroganza del PD
Arroganza del PD
Fa bene Franceschini a dire di non temere le elezioni e di pensare di
poterle vincere. Il ricatto dello scioglimento delle Camere deve essere
respinto. Sono convinto che non ci sarà un plebiscito per riportare la
Cricca P3 ed il suo Capo al governo! Sono anche dell'opinione che non
dobbiamo aspettarci dai prossimi tre anni che disgrazie violenze e sfascio
dell'ordinamento costituzionale dello Stato ed altri sfasci nel sistema
economico. Tutto sommato, anche se il voto è una sorta di salto nel buio è
meglio che assistere all'agonia dello Stato e della sua Costituzione.
La situazione sociale è diventata davvero critica mentre il mare antistante
Villa Certosa è popolato di panfili di lusso sfacciato della imprenditoria
ladrona e scroccona.
Le privatizzazioni volute bipartisan hanno aumentato i costi di tutti i
servizi e spesso hanno mancato
i loro obiettivi. Dovunque i privati si sono inseriti nella gestione
dell'acqua o della nettezza urbana le tariffe sono diventate insopportabili,
esosissime ed i servizi sono peggiorati. Le privatizzazioni del sistema di
notificazione e riscossione delle imposte ha portato agghiaccianti ed
inaccettabili vessazioni per chi ha avuto la disgrazia di saltare qualche
pagamento. Casa e beni ipotecati. Ganasce alle auto o alle moto. La
devastazione dei licenziamenti per chiusura o delocalizzazione degli
impianti (che sembra non interessare nessuno neppure i sindacati) ha creato
una compressione dei salari durissima che ha effetti sui consumi. Solo i
negozi di lusso non subiscono crisi. Ma i grandi empori popolari registrano
le difficoltà di una clientela impoverita che forse entra nei supermercati
solo per godersi il fresco o fare compere rituali come la famiglia del
Marcovaldo di Calvino. La scuola è stata sfasciata dalla signora Gelmini
assistita all'uopo da un micidiale "genio" di guastatori, conoscitore
profondo della foresta quasi impenetrabile degli insegnanti. Non avevo mai
visto piangere un professore. L'ho visto oggi, a Palermo, dove sono stati
fatti saltare seimila posti di lavoro. Gente che da venti anni non ha fatto
altro che insegnare dove potremmo occuparla? Di che cosa camperanno le loro
famiglie? Che cosa sta diventando la scuola italiana? Il panico si è
impadronito di migliaia di famiglie che non sanno cosa faranno a ottobre.
Anche la Sanità corre i suoi grossi rischi ma la tengono in vita perchè
nutre i nuovi imperi economici della scroccona e ricchissima borghesia
italiana capace di esportare trecento miliardi di euro in grande parte
sottratti ai loro dipendenti ed allo Stato. L'impero di Ajello a Palermo,
quello degli Angelucci nel Lazio e altrove, la fantastica e quasi
miracolistica opera di Don Verzè in Lombardia. In abruzzo abbiamo avuto le
mirabolanti vicende di Del Turco ed Angelini. Insomma, la sanità fornisce il
carburante ad un sistema di cliniche convenzionate che non durerebbe due
giorni se dovesse reggersi da solo. Nel mezzogiorno d'Italia stanno bene
soltanto coloro che si sono ammanigliati alle Regioni. Migliaia e migliaia
di persone vivono di politica accanto agli Oligarchi superpagati e
superprivilegiati mentre attorno a loro si fa il deserto. Il Sud aveva una
sua risorsa sin dalla fondazione della Repubblica nella pubblica
amministrazione: forniva quadri alla magistratura, alla scuola,
all'esercito. L'attacco al welfare ha chiuso questo vitale sbocco ai figli
della media borghesia e del ceto popolare. Una ragione della unità d'Italia
sta venendo meno e un'area grande quando il Regno delle Due Sicilie è stata
spinta alla disperazione. Quanto tempo potranno resistere ancora i
cassintegrati dell'Asinara giunti al 173° giorno senza che l'Eni, una
multinazionale tra le più potenti del mondo di proprietà dello Stato , li
abbia degnati di uno sguardo? Nei prossimi quattro mesi conteremo le macerie
di quel che resta del sistema industriale meridionale.
Sei milioni di giovani vivono dei contratti-truffa inventati dalla Legge
Biagi. Guadagnano la metà dei minimi salariali e galleggiano per la
ciambella di salvataggio delle famiglie dove le pensioni ancora decenti dei
loro genitori integrano il meschinissimo reddito cocopro o partita iva o
interinale o altro.
Questi sono alcuni tratti della realtà del lavoro italiano. Eppure l'Italia
è la settima potenza industriale del mondo per PIL. Ma è al trentesimo posto
dell'OCSE per salari. Anche i diritti cominciano ad essere seriamente
intaccati.
Ora al PD di Franceschini e dei suoi colleghi questa situazione che ho
accennato non sembra interessare. Nessuno dei problemi che ho evocato è
nella loro agenda.
L'unica scienza della quale si occupano è la politologia.Con arroganza
eguale a quella di Berlusconi
chiedono a tutte le opposizioni di unirsi a loro per abbattere Berlusconi.
Ma non dicono la verità e cioè che la loro vera intenzione è quella di avere
con loro Casini dal momento che il loro programma è simile a quello del
centro-destra. Pare che continuino a pensare ad una sorta di conventio ad
excludendum per i comunisti ed i verdi rimasti fuori dal Parlamento dopo
essere stati dissanguati dal sostegno al governo Prodi. Hanno ancora qualche
esitazione su Vendola e sul suo raggruppamento ma non intendono cedergli la
leadership del centro-sinistra.
L'Italia è tra l'incudine ed il martello. Il PD sta con Marchionne e la
Marcegaglia e fa prediche "moderniste" ai metalmeccanici e la Fiom. Nessuna
condanna per Marchionne da parte del Pd e della CGIL. Solo una tiratina
d'orecchie da Epifani che lo accusa di "non fare gli interessi della Fiat!"
E' impressionante notare nel successore di Di Vittorio come il suo
ragionamento riguardi soltanto l'azienda e la sua strategia che - consiglia
- dovrebbe essere più scaltra. I consigli che rivolge non sono di cambiare
linea ma di essere più prudente per non creare imbarazzi negli amici
sindacalisti. . Il sindacato italiano non è ancora al livello dei Kapò
americani che spiano e controllano il rendimento degli operai e quanti
minuti si prendono per fare la pipì ma è sulla buona strada...
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Thursday, August 26, 2010 4:25 PM
Subject: Attacco al diritto alla vita
Attacco al diritto alla vita
Tremonti ha sferrato un attacco frontale alla legge 626 che protegge,
parzialmente, la sicurezza dei lavoratori. L'ha definita sprezzantemente
"una roba", un lusso che l'Italia non può permettersi. Parla dell'Italia che
destina una montagna di soldi all'Oligarchia politica la più privilegiata
esistente al mondo e che ha ridotto la fetta di reddito del lavoro
dipendente di quindici punti negli ultimi dieci anni. Lo stipendio di
Tremonti ministro è maggiore di quello percepito dal presidente degli USA.
Non credo che abbia le carte in regola per chiedere al Paese di risparmiare
sulla tutela della vita dei lavoratori con una improntitudine e la superbia
di chi ha la certezza di non essere contraddetto da sindacati felloni
e da una "sinistra"che non è più tale e pietisce la benevolenza dei ricconi
italiani.
L'attacco di Tremonti è generale ed è rivolto a tutta la legge ma credo
che punti subito a sollevare le aziende dall'obbligo del pagamento dei
salari nei tre giorni cosidetti di carenza in caso di infortunio e
probabilmente si propone l'obiettivo di una privatizzazione dell'Inail. Oggi
il lavoratore viene curato ed indennizzato ed è possibile che Tremonti pensi
ad un regime in cui se un operaio si rompe un braccio o una gamba dovrebbe
sbrigarsela da solo. D'altronde la stessa 626 in caso di morte del
lavoratore non prevede alcun indennizzo per le famiglie che, per ottenerlo,
debbono instaurare una difficile e costosa e magari ventennale causa
civile. Può darsi che Tremonti pensa di estendere questa grave inadempienza
agli infortuni non mortali. Si tratta di una massa enorme di assistiti.
Da quando il Presidente della Repubblica è intervenuto dando una risposta
che non senza escludere le ragioni della Fiat ha indicato nel rispetto
della sentenza del Giudice e nel reintegro dei lavoratori la strada maestra
da seguire c'è stato un gioco pirotecnico di dichiarazioni di segno opposto.
La Marcegaglia è intervenuta per reclamare i diritti della Azienda che per
lei sono naturalmente prioritari su quelli dei lavoratori che addirittura
andrebbero cancellati. La signora Gelmini, Ministro come Tremonti, ha
spezzato la sua lancia a favore della Fiat collocandosi tra i falchi
dell'ala destra berlusconiana e preparandosi alla successione secondo il
piano da lei stipulato a Siracusa con le altre due sue colleghe di
governo.Tremonti che in questi giorni gode della cottura a fuoco lento di
Berlusconi e freme per prenderne il posto al più presto non poteva restare
indietro. Ha alzato il tiro rispetto la sua collega concorrente e propone
addirittura la smobilitazione di una legge che in qualche modo ha ridotto il
mostruoso andamento degli infortuni mortali e gravi che avvengono
quotidianamente nel lavoro italiano. Siccome è uomo di legge ed è stato
per anni commercialista ed estensore materiale della dichiarazione dei
redditi delle elites della borghesia padana, non ignora che la 626 recepisce
in grande parte normative ineludibili della Unione Europea e per questo
naturalmente ha chiesto la sua messa in discussione non soltanto in Italia
ma anche in Europa. Il colbertista all'occasione diventa superfalco!
Ricordo che il varo dei decreti delegati della 626 fu assai faticoso. Il
governo Prodi ci mise molto tempo e tanti contorcimenti prima di vararli. La
Confindustria non li firmò ma ottenne l'abbassamento della pena per i
responsabili di infortuni mortali da due anni ad un anno e sei mesi. Ricordo
perfettamente che la Cisl ebbe molte esitazioni prima di accettare il testo
proponendo diversi emendamenti di alleggerimento delle penali. Inoltre, la
legge che Tremonti vorrebbe abrogare, prevede penalità inferiori ai costi
che le aziende dovrebbero sopportare per mettersi in regola. Potete
immaginare quello che succede nella maggioranza dei casi.....
A distanza di quasi un giorno dalla strabiliante e grave sortita di
Tremonti, non ci sono reazioni ufficiali della Cisl e della UIL. La CGIl si
è fatta viva, dopo molte ore, con la dichiarazione di una dirigente di
secondo piano addetta al settore sicurezza. Ha detto cose giuste e
condivisibili ma che tuttavia non costituiscono una reazione adeguata ad un
Ministro che è certamente il più importante del governo Berlusconi.
E' come vedere scorrere la storia all'indietro. Altro che le picconate di
Cossiga! Ogni giorno c'è qualcosa di fondamentale del nostro ordine civile e
democratico che viene aggredito. Dal diritto dei lavoratori di non stare
digiuni per otto ore secondo il modulo wmc della fabbrica Italia alla
sicurezza stessa della vita dei lavoratori. Chi se ne frega! Importante che
le sorti magnifiche e progressive
della ricca e feroce borghesia italiana vengano salvaguardate!
Pietro Ancona
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_626
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, August 28, 2010 10:48 AM
Subject: Il vero problema è la confindustria
Il vero problema è la Confindustria
E se il problema dell'Italia, delle sue difficoltà che la fanno annaspare
non fossero le resistenze frapposte dalla Fiom all'editto Marchionne, ma la
Confindustria e la sua incapacità ad indicare una linea di sviluppo e di
produzione di profitti che non sia quella dell'assistenzialismo e dei bassi
salari?
La Confindustria tedesca credo che abbia molto da insegnare ai sempre più
lividi portavoce degli industriali italiani. L'industria tedesca regge con
salari quasi doppi di quelli italiani. L'economia generale del Paese è
armoniosa ed i negozi non sono deserti come avviene da noi dove la gente non
ha più soldi da spendere oltre quelli necessari alla mera sopravvivenza,.
I sindacati tedeschi assolvono ad un ruolo di responsabilità con la
pratica della codecisione.
Ma i loro lavoratori non sono disperati e ridotti alla fame come quelli
iscritti ai sindacati italiani di Bonanni, Angeletti ed Epifani che dal 1993
ad oggi tengono i salari fermi e cedono consistenti quote di diritti e di
welfare ogni volta che si incontrano con Governo ed Imprenditori. La
codecisione tedesca in Italia si traduce in una mera presa d'atto delle
decisioni unilaterali delle imprese.
Mettete in fila le dichiarazioni della Marcegaglia ed i documenti di
Confindustria degli ultimi venti anni. Un piagnucolio senza fine per
chiedere soldi, soldi, soldi (di quelli buoni diceva la Marcegaglia). La
Marcegaglia che oramai sfiora la volgarità con la brutalità e le bassezze
delle sue accuse verso i lavoratori con accenti sempre più queruli ed
isterici chiede favori fiscali per le imprese, sempre meno welfare e
sopratutto la riduzione al silenzio dei sindacati di lavoratori che ancora
si ostinano a essere tali.
Tutto quello che ha ottenuto non basta mai. Vuole ancora di più, sempre di
più. L'ideale è portare il lavoratore italiano allo stesso livello di quello
polacco o, meglio, di quello tunisimo. Azzerare quasi il costo della
manodopera anche se questo incide sempre di meno sui costi di produzione
anche nella industria manifatturiera. Azzerare la spesa sociale dello Stato.
La scuola italiana sta per essere ridotta in maceria dalla drastica cura
dimagrante della Gelmini. Una scuola al livello della peggiore scuola
pubblica delle periferie americane con programmi sempre più dequalificati.
Ora l'abbattimento dei salari già ultimi tra i paesi OCSE non basta più.
Tremonti propone anche di evitare i costi per la sicurezza del lavoro. La
difettosa ed insufficiente legge italiana gli sembra "un lusso" e pensa di
mettere le mani sull'Inail e sull'INPS magari per sfasciarli
privatizzandoli. Sembra attirato dalla buona salute finanziaria di cui
godono due istituzioni importanti del welfare italiano.
Marchionne si è unito ai pellegrini che ogni anno si recano a Rimini al
"famoso" meeting di Comunione e Liberazione, una organizzazione che in
Italia svolge il ruolo di certe associazioni fondamentaliste della destra
statunitense che gli italiani conoscono per le sue intolleranti convinzioni
neocon e non per quella che è: un enorme parassita che ha creato un impero
economico con appalti si servizi e forniture dalla pubblica amministrazione,
con la cosidetta sussidiarietà, i bassissimi salari che corrisponde alle
persone che lavorano alle sue dipendenze. Ogni anno l'appuntamento al
meeting di CL, come la relazione del governatore della banca d'Utalia, come
il Convegno di Cernobbio, scandisce il calendario politico. Gli Oligarchi
della politica italiana smaniano per un invito che viene
accordato soltanto a coloro che si distinguono nella lotta contro la classe
lavoratrice e la sinistra.
Sarebbe opportuno un approfondimento di CL , un esame dei bilanci della
Compagnia delle Opere,
e magari scopriremmo quanto è bello, quanto è redditizio e facile, gridare
contro lo statalismo e profittare a piene mani delle sue risorse.
L'idea di usare la globalizzazione per ridurre l'Italia al livello
dell'Egitto o della Polonia di oggi rottamando i diritti delle persone,
distruggendo la scuola e la sanità, svendendo il patrimonio dello Stato ai
privati, ha fatto in Italia troppa strada. L'idea di considerare la lotta di
classe un reperto del passato è autolesionistica. Il conflitto sociale è
l'unico regolatore bilaterale o multilaterale dei rapporti interni alla
società. La dialettica del conflitto sociale produce progresso. Stimola le
imprese verso le innovazioni. Quando le imprese risolvono i problemi
riducendo i salari o i diritti invecchiano e vengono superate e diventano
presto fuori mercato. La fiat, scaricando da sempre sui salari e sullo Stato
le sue difficoltà, produce auto poco competitive e meno buone e solide di
quelle della concorrenza. Perde quota e deve produrre in Serbia per
competere con coloro che producono auto in Germania o in Francia pagando
alti salari e rispettando contratti e leggi sociali che Marchionne vorrebbe
stracciare.
Pietro Ancona
Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale, è in
Italia al 46,5%. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al
2009, l’Italia è al sesto posto per tassazione sugli stipendi, dopo Belgio
(55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria
(47,9%). Il peso di imposte e contributi sui salari in Italia è rimasto
stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve calo (-0,03%).
http://www.polisblog.it/galleria/classifica-ocse-salari-italia-al-23-posto
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: micromega
Sent: Tuesday, August 31, 2010 8:22 AM
Subject: Rispettare Gheddafi
Rispettare Gheddafi
L'Italietta con forti pulsioni razziste si è lasciata andare a sfottò,
frizzi e lazzi, commenti volgari ed offensivi verso Gheddafi. Le divise
sfoggiate dal Colonnello non gli sono piaciute, sono state oggetto di
scherno e tantissimi si sono sentiti disturbati dalla sua presenza in Italia
e dal risalto che il Governo ha dato a questo evento. Hanno avuto da ridire
sui trecento cavalli berberi che si sono esibiti assieme ai carabinieri a
cavallo in una caserma di Roma ed hanno naturalmente criticato tutto quello
che Gheddafi ha detto e fatto.Questa campagna di respingimento e di
denigrazione è stata orchestrata dai maggiori giornali italiani che
obbediscono ad un forte riflesso condizionato dell'Occidente, in primo luogo
degli americani, contro la Libia ed il suo Presidente. Non dimentichiamo
che Reagan fece bombardare la tenda di Gheddafi riuscendo quasi ad ucciderlo
assieme ai suoi familiari e massacrando una delle sue nipote. Motivo di
tanto livore è probabilmente il fatto che il Colonnello, nonostante sia
ritenuto una specie di buffone da circo, per quaranta anni ha preservato la
libertà della Libia riuscendo a mantenere il controllo sulle sue immense
ricchezze di petrolio. Quando parliamo della Libia teniamo presente le
disgrazie che incombono sull'Irak e sull'Afghanistan e l'artiglio
occidentale che si minaccia di ghermire l'Iran .
Repubblica fa da capofila a questa batteria massmediatica. L'opposizione
parlamentare si sta comportando in modo irresponsabile e grottesco. Bersani
ha mostrato di essere un politicante di poco spessore e Fini, Presidente
della Camera, che si è recato qualche tempo fa in Israele per farsi
sdoganare e che non dice una sola parola sul martirio del popolo palestinese
storce il naso e disapprova gli onori che il governo Berlusconi sta rendendo
al suo ospite.
Ma come ha ricordato Berlusconi la visita ed i festeggiamenti
dell'anniversario del patto con l'Italia chiudono una ferita che risale al
1911. L'Italia ha occupato per moltissimi anni la Libia. Il suo dominio è
stato di una ferocia apocalittica. Il generale Magliocco si divertiva a
gasare la popolazione civile irrorandola di iprite dai suoi aerei
appositamente adattati. Migliaia e migliaia di libici finirono impiccati,
impalati o mitragliati. Le migliore terre furono assegnate dal fascismo a
coloni italiani strappandole ai
loro legittimi proprietari. Bisogna rileggere Del Boca per avere una idea
della crudeltà insensata e della violenza senza fine che hanno fatto degli
italiani un incubo terribile per le popolazioni libiche.
L'Italia ha imparato dagli USA a chiedere diritti umani senza rispettarli.
L'Italia delle pulizie etniche che distrugge le povere abitazioni dei rom,
l'Italia dei respingimenti che hanno causato migliaia di morti nel
Mediterraneo, delle carceri stracolme di essere umani allucinati, delle
caserme in cui non sono rari le uccisioni di persone arrestate, indica in
Gheddafi un tiranno torturatore dopo avere stipulato con lui accordi per la
repressione.
La pulsione razzista e colonialista ha il sopravvento anche sugli interessi
economici e sulle urgenze dell'Italia che sono ben più gravi di quelle della
Libia. Come nota oggi il Professore Gallino l'Italia ha perso quasi tutto il
suo patrimonio industriale. La stessa Fiat, ridimensionata e costretta a
cercare luoghi di produzione a costo bassissimo all'estero, non sembra
avere un grande futuro. La terziarizzazione dell'economia italiana è
diventata quasi patologica e dipendiamo sempre di più dai paesi
industrializzati.
Ebbene gli accordi con la Libia danno una grande boccata d'ossigeno.
Basterebbe questo a indurre
alla prudenza gli isterici ed irresponsabili politicanti e pennivendoli che
da giorni martellano di commenti offensivi ed ingiuriosi il colonnello
Gheddafi.
Qualcuno non ha perduto la testa e non si è abbandonato a questa ridicola
ed autolesionistica campagna antilibica. Valentino Parlato che ho sentito
ieri sera a Rai24new non si è unito al coro della diffamazione.
Provo ad immaginare che cosa succedebbe se venisse in Italia il Presidente
Ahmadinjed specialmente dopo la campagna per la lapidazione mai avvenuta
ddlla signora Sakineh. Anche qui scatta un pregiudizio, un riflesso razzista
e colonialista ed una grande voglia a fare da ascari agli USA
trascurando gli interessi veri per compiacere l'Imperatore di oltre oceano.
Eppure Iran e Libia sono stati vitali e continuano ad esserlo per la nostra
prosperità.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Thursday, September 02, 2010 10:33 PM
Subject: Le Icone dell' Impero
Le Icone dell'Impero
La potenza della macchina propagandistica dell'Impero è davvero
impressionante. Non credo molto alla esistenza dei messaggi subliminali ma
certamente è davvero strepitoso come pur sapendo tutti che la signora
Sakineh non sarà lapidata si continuino a fare manifestazioni ed a
raccogliere firme contro la lapidazione. La macchina della menzogna è in
grado di travolgere la verità. E' molto difficile resistere quando tutti i
telegiornali, tutte le radio, tutta la carta stampata portano l'immagine di
una bella donna con il capo coperto da un velo nero e si fa appello al
nostro buon cuore, ai sentimenti, alle nostre profonde convinzioni
umanitarie: siete favorevoli o contrari alla pena di morte? Se siete
contrari aderite, firmate questo appello. Financo Dario Fo e Franca Rame si
sono arruolati a questa campagna che sta umiliando l'onore la dignità
dell'Iran come Stato e che, in definitiva, è una campagna di odio, di
scientifica denigrazione, per preparare l'opinione pubblica mondiale a
quanto stanno tramando gli USA ed Israele che hanno navi, aerei, truppe
acquartierate ai margini dell'Iran e pronte a sferrare un attacco mortale
pari a quello sferrato contro l'Irak due volte e contro l'Afghanistan.
La confezione del falso è financo rudimentale. Non ci vuole molto per
comprendere che si tratta di un marchingegno preparato nel laboratorio della
controinformazione Cia: la vicenda di Sakineh è quella di una persona che
viene usata per una colossale campagna denigratoria contro l'Islam come
religione e contro l'Iran come nazione. Nei giorni scorsi è stata
orrendamente lapidata una giovane donna in Irak ma non se ne è occupato
quasi nessuno. La lapidazione è avvenuto in un paese "liberato"
dall'Occidente. Altre lapidazioni sono avvenute in varie parti del mondo
delle quali quasi non si è data notizia. Certo lapidazione ed infibulazione
sono pratiche barbariche che vanno abolite.
Ma il problema oggi non è questo. La lapidazione fa comodo alla propaganda
imperiale. Bisogna liberare l'Iran dai preti come si è liberato ieri l'Irak
da Sadam Hussein impiccato dopo essere stato vilipeso in mondovisione. Mi
aspetto domani di vedere la testa di Ahmadinjed penzolare da una forca
magari con la signora Sakineh che aiuta il boia.
L'Impero per giustificare le sue guerre di aggressione, per spingersi
sulla strada del dominio del mondo ha bisogno di crearsi delle icone, delle
figure che materializzano l'idea di ciò che bisogna difendere e di ciò che
bisogna combattere e diventino eroine della grande battaglia di "valori".
Ieri l'Icona dell'Iran era Neda, la ragazza uccisa durante una rivolta
contro il Governo. Sulla sua morte ancora oggi, nonostante è stato provato
da eminenti scienziati che il sangue che ne copriva la faccia non poteva
essere vero, si continua a parlarne come di una martire. Questa icona viene
sostituita oggi dalla signora Sakineh che viene griffata con uno slogan di
grandissimo impatto: no alla lapidazione. Che cosa può suscitare in noi
raccapriccio maggiore della lapidazione? Nonostante
l'impupata storia faccia acqua da tutte le parti si continua imperterriti
ad andare avanti. Chi se ne frega? Come dice Berlusconi, la verità è ciò
che afferma la televisione!!
In quanto ad Icone la storia è vecchia: si tratta di un trucco usato almeno
da cinquanta anni. Si cominciò con la figlia di Stalin, Svetlana, che nel
1966 "scappò" da Mosca in Florida per respirare la libertà che mancava
nella URSS del padre, sebbene defunto di anni. La sorella di Fidel Castro fu
arruolata dalla Cia e trasferita pure lei in Florida dove organizza la
Resistenza dei cubani anticastristi. Anche la signora San Suu Kuy candidata
alla Presidenza della Birmania è una sorta di santino per ora tenuta in
riserva. Si parlò di lei l'ultima volta l'anno scorso. Evidentemente gli USA
non hanno urgenze particolari sulla Birmania anche se non saranno
soddisfatti se non dopo avervi installato una base militare. Anche della
signora Betancoort già prigioniera delle Farc e liberata dai militari
colombiani proposta per il premio Nobel per la pace non si tiene gran conto.
Evidentemente Obama si è acconciato molto bene con il regime colombiano e
per il momento non abbisogna di una eroina.
Altre icone sono i monaci buddisti. Mi riferisco al Dalai Lama ed al
Grande Capo del Vietnam Tich Nhat Hanh. In questo momento non sono molto
attivi, sono dormienti. Evidentemente la Cina ed il Vietnam del Nord non
sono prioritari. Oggi è prioritario nei piani militari l'Iran!
Queste eroine hanno una caratteristica in comune: sono piazzate in posti
dove ancora l'influenza dell'Impero non è arrivata. Birmania, Cuba, Iran
sono fuori dall'area di influenza e di condizionamento degli USA e delle
multinazionali. Debbono essere "normalizzate" al più presto. L'impero deve
aggiungere altre basi militari alle mille che ha sparse in un reticolato
enorme in tutto il mondo.
E' desolante l'adesione acritica della sinistra europea a tutte,
indistintamente tutte le campagne organizzate dagli USA attorno a questi
Santini, a queste Icone. La sinistra europea è interna agli interessi del
capitalismo euroatlantico ed in qualche modo si è schierato contro se stessa
e contro quanto nel pianeta é nei piani di annessione e di sottomissione
degli USA. Non é una novità! Al dunque l'internazione Socialista ha sempre
votato i crediti di guerra e si è sempre schierata dalla parte del
colonialismo. Durante tutto il Novecento se non vi sembra poco!
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, September 03, 2010 8:57 AM
Subject: Sciopero generale per la Scuola e contro la Fabbrica Italia
Sciopero generale per la Scuola e contro la Fabbrica Italia
La questione della scuola creata dalla riforma Gelmini merita la massima
attenzione ed il massimo impegno della CGIL. E' una questione che non
riguarda soltanto i precari come si vorrebbe far credere, ma tutta la scuola
e le famiglie dei lavoratori italiani, di tutti coloro che non debbono
subire la dequalificazione della scuola che procede speditamente assieme
alla dequalificazione della sanità, del sistema pensionistico, del contratto
e del salario. Siamo di fronte ad un passaggio cruciale. Ieri Gelmini ha
scaricato sul passato la responsabilità di avere creato duecentomila
precari. Ha detto che le assunzioni non erano necessarie ed erano spesso
clientelari.
Ha ribadito il suo proclama di guerra: "la Scuola non potrà assorbirli".
Poco prima che la sentissi al TG Sicilia era stata intervistata la Preside
di una Scuola del quartiere Zen di Palermo. Aveva denunziato di avere avuto
assegnati tre insegnanti per 95 alunni! Questo Governo di destra marcia con
lucida visione di classe (quella che manca alla cosidetta sinistra) verso
un drastico ridimensionamento del servizio scolastico nazionale. Solo i
rampolli delle famiglie della borghesia imprenditora e delle professioni
potranno godere di una scuola al livello dei licei classici pubblici o
scientifici e di quella che è stata la grande scuola elementare italiana.
Esattamente come in USA: i collegi per coloro che possono pagare da trenta a
cento mila dollari l'anno. Il resto in scuole degradate con professori
precarizzati organicamente che vengono assunti di anno in anno dai direttori
o dai presidi sulla base delle disponibilità che hanno avuto dal bilancio
annuale della contea.
La Gelmini nel denunziare l'eccesso di precari accumulato negli ultimi
decenni dalla scuola italiana non ha tenuto conto del fatto che la
precarietà della condizione dei lavoratori non era derivante dalla
precarietà del posto. Il posto era organico, stabile, fissato nella realtà
dell'istituzione e del quartiere. Precaria era soltanto la condizione umana
ed esistenziale dell'insegnante. Insegnanti precari venivano utilizzati
nelle scuole e seguivano gli alunni per tutto il corso di studi. La causa
della precarietà non è nell'eccesso di insegnanti rispetto la necessità. E'
vero invece che i professori subivano una violenza giuridica che per anni ed
anni li ha privati della certezza del futuro esattamente come oggi i giovani
rovinati dalla legge Biagi subiscono il destino di essere precari e
sottopagati in posti assolutamente stabili e sicuri.
L'innalzamento del numero di alunni per classe, la soppressione di materie
di insegnamento con il malvagio obiettivo di ridurre la cultura che si
impartisce nella scuola pubblica, rendono ora davvero precaria la posizione
di una parte di insegnanti. Bisogna reagire con l'abrogazione della legge
Gelmini, il ripristino delle normative precedenti, l' aumento delle materie
di insegnamento nelle scuole ed il miglioramento della loro fruizione con la
creazione di laboratori, dalla linguistica alla informatica, dappertutto.
Lo Stato deve fare un grosso investimento nella pubblica istruzione. Deve
recuperare la priorità della istruzione pubblica su ogni altra forma di
istruzione. Deve ridare alle famiglie italiane che hanno fatto laureare i
figli, spesso con sacrifici inenarrabili, lo sbocco del concorso e della
sistemazione nella scuola pubblica. La laurea deve tornare ad avere il suo
valore di passaporto per la vita, di promozione sociale. Gli stipendi degli
insegnanti e del personale scolastico debbono essere aumentati e portati al
livello di quelli tedeschi o francesi. Non siamo forse per Pil la settima
potenza del mondo occidentale?
Ho notato e non mi piace come si comportano i sindacati nella pesante
vicenda che si è aperta. Stanno dalla parte dei precari ma si limitano ad
assisterli nelle loro lotte e quasi subiscono le iniziative spontanee di
denunzia che vengono messe in campo: sciopero della fame, uomini e donne
stiliti, sitin di protesta. Non basta. Questa conduzione della vicenda farà
inghiottire dalle sabbie mobili la causa dei docenti. E' giunto il momento
della proclamazione di uno sciopero generale per la scuola e contro il
progetto di Fabbrica Italia di Marchionne e Marcegaglia.
Lo sciopero generale deve essere fatto subito e deve essere se del caso
ripetuto. La CGIL come Confederazione deve assumersi la responsabilità
della vertenza che non è settoriale o categoriale ma riguarda un punto
essenziale della crisi italiana. Se passa la linea Gelmini nella scuola e la
linea Marchione nelle aziende il declino dell'Italia sarà segnato per
sempre. L'Italia diventerà una terra in cui staranno bene soltanto i ricchi,
i benestanti. La coesione sociale della nazione non ci sarà più.
Non si dedeve parlare solo di precari che quasi elemosinano la loro vita,
di essere graziati dalla mannaia del boia.
La CGIL deve subito lanciare il suo proclama di lotta. I professori sanno
che se combatteranno la loro battaglia per la vita soltanto come "precari"
perderanno. Si potrà salvare qualcuno di loro. A fronte di cinquemila
licenziamenti in Sicilia la Gelmini ha "graziato" un centinaio di persone.
Subito lo sciopero generale indetto dalla CGIL!
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, September 04, 2010 11:54 AM
Subject: Il modello tedesco
Il modello tedesco
Il Presidente della Repubblica ed il Governatore della Banca d'Italia sono
intervenuti in diverse occasioni per suggerire all'Italia il modello della
Germania che è diventata una locomotiva non solo per l'Europa ma per il
mondo. La Germania cresce con il passo sicuro del maratoneta che sa di dover
fare tanto cammino, non ha sprints di accelerazione particolari ma procede
possente e sicuro per la sua strada.
I pennivendoli dell'economicismo della destra italiana ed anche lo stesso
giornale della Confindustria tendono a ridurre lo stacco tra Italia e
Germania ad una questione di produttività e di competitività. La ricetta che
ne consegue è facile facile: facciamo la Fabbrica Italia, cambiamo dalle
fondamenta i rapporti di lavoro, decontrattualizziamo. Riduciamo la spesa
pubblica magari licenziando duecentomila professori, privatizziamo la terra
il cielo ed ora il mare (tirrenia), riduciamo quasi ad una elemosina da
quarto mondo le pensioni, abbassiamo tutte le prestazioni di welfare e così
facendo prendiamo la ricorsa per avvicinarci alla Germania.
Questa ricetta adoperata da quasi un ventennio è proprio la causa che ci
ha ridotto in rovina.
Oggi l'Italia appare un paese con "eccellenze" retributive e rendite
mostruose ed inaccettabili che sovrastano una palude di infelici a redditi
bassi. Lo Stato è aggredito da nugoli di cavallette, imprenditori o pseudo
tali, che hanno scoperto il business delle privatizzazioni ed è appesantito
da oneri derivanti dal costo delle oligarchie politiche. Pensate quanto
costa da sola la Nomenclatura della Lega costituita da migliaia e migliaia
di amministratori tutti stipendiati dai contribuenti. Quanto costano i 350
Sindaci ed amministratori della Lega? Unite a questo segmento di spesa il
costo di tutti gli altri partiti e avremo una cifra pari a quasi duecento
miliardi di euro annui.
Vorrei elencare alcuni punti di differenza tra Italia e Germania:
1) Il Governo tedesco amministra tenendo conto degli interessi generali
della nazione. Non è lardellato da Cricche che sequestrano per se e per i
loro amici gli appalti. Un fenomeno Bertolaso che amministra negli anni
qualcosa come dieci miliardi di euro sottratti al controllo della Corte dei
Conti non sarebbe pensabile. Il Governo tedesco, pur essendo di destra, non
ha inciso profondamente nel welfare delle classi lavoratrici. Lo ha
garantito seppur ridimensionandolo rispetto a quello dei governi
socialdemocratici.
2) l'opposizione. La socialdemocrazia tedesca, erede di una grande cultura
socialista ed umanitaria che ha impregnato di sè lo Stato e l'Europa non
rincorre e non adula l'elettorato di Angela Merkel. Non si sbraca rispetto
gli interessi della destra economica. Per quanto abbia attenuato il suo
programma che non è più neppure quello di Bad Godesberg conserva la sua
identità ed il riferimento
alle classi popolari. La scissione che ha subito le è stata salutare dal
momento che ogni suo spostamento a destra farebbe guadagnare consensi alla
Linke. In Italia il PD insegue il peggio delle voglie della destra, aspira a
rappresentarla, ha posato i lavoratori, condiziona negativamente la CGIL,
attacca la Fiom., si schiera con Marchionne......
3) La Confindustria. Gli industriali tedeschi non sono nell'anticamera del
governo a piagnucolare ed a chiedere soldi, soldi, soldi (quelli buoni
diceva in una occasione la Marcegaglia). Hanno un rapporto con governo e
sindacati "corretto". Non hanno chiesto ed ottenuto favori come quello della
Maddalena. Hanno puntato molto sulla qualità e sulla solidità dei loro
prodotti. Il prodotto tedesco è accurato, ben fatto, curatissimo nei
particolari. Magari meno fantasioso del nostro ma più resistente e più
conveniente.
4) I sindacati. I sindacati tedeschi da quasi cinquanta anni praticano la
politica della codecisione. Gli scioperi sono rari ma non perchè il
sindacato è inetto o venduto ma perchè gestisce contratti tra i migliori del
mondo. I lavoratori tedeschi sono al quarto posto della tabelle Ocse con un
salario medio di 27 mila euro. Gli italiani sono al diciottesimo posto con
19 mila euro. Ma in effetti stanno assai peggio perchè la tabella non
calcola i seimila precari biagizzati che guadagnano in media la metà dei
minimi contrattuali. Insomma siamo in fondo, in fondo alla classifica e con
una media che non supera di 13 mila euro annuali.
Per rincorrere la Germania dovremmo aumentare i salari di almeno il trenta
per cento subito per tonificare in modo radicale l'economia, rianimare il
commercio, alleggerire il peso della famiglia in cui i figli sopravvivono
attingendo alle pensioni dei genitori. Inoltre é necessario ridurre il peso
delle Oligarchie, dei consulenti, dei servizi appaltati. La sottrazione
alla Corte dei Conti dei servizi delle municipalizzate è costata un aumento
delle tariffe, un appesantimento delle bollette e questo per mantenere un
nuovo magnacciato pubblico fatto di amministratori pagati con emolumenti
scandalosi.
Si possono aumentare i salari di almeno il trenta per cento. Si può
perchè l'incidenza del salario sui costi di produzione non è rilevante
neppure nella industria manifatturiera e perchè si potrebbero innalzare con
l'introduzione del SMG (salario minimo garantito) che aiuterebbe moltissimo
i precari.
L'estensione del contratto a tempo indeterminato a tutti darebbe un
elemento di sicurezza non solo ai lavoratori ma all'intero sistema
economico.
In conclusione bisognerebbe cancellare la "anormalità" italiana dovuta a
governi che fanno interessi di parte, a sindacati che da due decenni cedono
uno dopo l'altro i diritti conquistati dalle generazioni precedenti dei
lavoratori, ad una confindustria assistenzialistica, ad una opposizione che
ha perso la sua identità e si sforza di clonare la maggioranza.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-09-04/draghi-italia-segua-berlino-080532.shtml?uuid=AYv61eMC
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, September 06, 2010 10:12 AM
Subject: Le tre voci di Cernobbio
Le tre voci di Cernobbio
A Cernobbio la grande borghesia italiana dell'industria e degli affari si
riunisce anche anno per aggiustare la sua strategia di egemonia sociale e
politica. Un appuntamento nel quale si scoprono le novità, gli orientamenti
che saranno suggeriti alla classe politica di destra e non solo. La sinistra
non ha niente di simile. Non riunisce mai i suoi stati generali della
politica e del sindacato e di quelle che una volta si chiamavano
organizzazioni di massa e che oramai da tempo sono diventate organiche alla
destra (la cooperazione, l'artigianato, gli agricoltori). La sinistra non ha
niente da proporre. Accetta le indicazioni e fa proprie gli imput della
destra liberista italiana la più retriva ed infrequentabile della Unione
Europea.
A Draghi che con una qualche ingenuità e sincerità di servitore dello Stato
proponeva il modello tedesco il Ministro Tremonti ha risposto schernendolo
che "è roba da bambini": l'Italia non ha bisogno di imitare il modello
tedesco, andrà avanti per la sua strada.
In effetti l'Italia creata da Berlusconi da Tremonti dalla Confindustria
con la servile collaborazione del PD e dei sindacati confederali è
profondamente diversa dalla Germania. Non si propone il bene di tutti ma
identifica nel bene del padronato il bene di tutti, il Dio Moloch al quale
sacrificare ogni cosa.
La borghesia italiana ha trovato la sua Germania nella spoliazione
sistematica di venti milioni di lavoratori dipendenti. La fetta di PIL fatta
di salari è stata drasticamente ridotta fino quasi a diventare trasparente.
Un enorme massa di miliardi di euro sono transitati dal lavoro dipendente a
quello autonomo e delle professioni, al capitale ed alla finanza. Questa
enorme massa di denaro alimenta il benessere delle classi possidenti che
sono in grado di risparmiare ed occultare all'estero almeno duecento
miliardi come abbiamo visto con il cosidetto scudo fiscale.
L'altra Germania della borghesia italiana è il welfare. La scuola viene
sottoposta ad una spaventosa cura dimagrante che la dequalificherà per
sempre e le vengono sottratte qualcosa come nove miliardi di euro, una
sottrazione che dovrebbe essere ottenuta dal licenziamento di duecento mila
professori.
La sanità viene colpita per cinque miliardi di euro che nella migliore
delle ipotesi dovranno essere presi dalla fiscalità generale cioè in
grandissima parte dai lavoratori dipendenti (quasi gli unici a pagare fino
all'ultimo centesimo le tasse).
Ma, oltre a queste due Germanie, Tremonti ne ha altre: il blocco degli
investimenti nel Sud, le privatizzazioni che dovunque realizzate sono state
deleterie per i servizi e per le tariffe imposte......
Ma la vera Germania di Tremonti sta nella canina disponibilità dei
Sindacati Confederali non solo ad accettare i dicktat dei Marchionne ma,
come certi servizievoli ascari, ad indovinare la volontà del padrone. Ed
ecco la proposta di Bonanni di riservare gli scioperi e le manifestazioni
soltanto al sabato per non danneggiare le imprese. (ma se lo sciopero non
danneggia la produzione a che cosa serve?)
Questo Ministro del Tesoro che, a tempo perso usa come acchiappacitrulli
citazioni di Marx, parla
a favore del posto fisso salvo a mantenere nello Stato italiano una immensa
quantità di precari biagizzati, gode della stima e della simpatia di una
opposizione che lo vedrebbe volentieri come Primo Ministro al posto di
Berlusconi.
Il vero volto di questo signore ogni tanto appare dietro la cortina
fumogena e la prosopopea del grande salvatore delle finanze italiane. Sembra
quasi sempre sul punto di affermare che senza di lui l'Italia affonderebbe
subito peggio della Grecia. Il vero volto è quello mostrato sulla legge per
la sicurezza del lavoro. Anche questa una "roba", un "lusso" che l'Italia
non può permettersi!
Ma la situazione italiana è angosciante non soltanto per le enormi pompe
che il governo ha attivato sul monte salari e sul welfare ma anche e
sopratutto per l'accelerazione del processo di destrificazione
della opposizione italiana. La Marcegaglia ha chiesto ieri a Cernobbio un
nuovo patto sociale. Non è mai sazia e quanto è riuscita ad incassare dai
sindacati negli ultimi venti anni non le basta. Vuole ancora di più, di
più.... Il nuovo patto sociale è basato sulla abolizione dei contratti
nazionali di lavoro e sulla introduzione di sistemi di sfruttamento del
lavoro sempre più sofisticati a volte oltre il limite della sopportazione
fisica. La stagione autunnale si apre con l'agenda proposta a Cernobbio e
prima ancora a Pomigliano d'Arco. I lavoratori debbono cedere tutto!!
La Marcegaglia ha lodato Susanna Camusso. Non dubita che sarà una fedele e
diligente collaboratrice per il successo dei suoi programmi.
Questa fiducia della Marcegaglia è ben riposta. Il PD al quale fa
riferimento la Camusso e che controlla la CGIL propone una stretta sul
diritto di sciopero, l'abolizione dell'art.18, la decontrattualizzazione, il
mantenimento e l'aggravamento del precariato, la riduzione ai mini termini
del welfare. Non si limita a questo: attacca gli ultimi fortini di
resistenza. Alla Fiom D'Alema e Damiano hanno ingiunto di "inghiottire il
rospo".
L'Italia che esce dalla somma, dalla convergenza di queste linee, è un
ammasso di rovine umane e sociali. Una sofferenza sociale che sta
raggiungendo quasi tutti i venti milioni di lavoratori dipendenti e le loro
famiglie. L'Italia come la Polonia, la Serbia, la Tunisia. La differenza sta
nella ricchezza delle classi privilegiate. In Serbia o in Polonia nessuno è
ricco quanto la Marcegaglia e Berlusconi.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Wednesday, September 08, 2010 9:31 AM
Subject: Eleggere Segretario della CGIL il Segretario della FIOM
Eleggere segretario della CGIL il Segretario della Fiom
La federmeccanica ha spiegato molto bene il senso della invocazione di
un nuovo patto sociale chiesto dalla Marcegaglia a Cernobbio. Un patto
sociale in cui industriali e sindacati "complici" azzerino quanto resta
della civiltà giuridica e contrattuale del lavoro abbattendone il pilastro:
il contratto collettivo nazionale di lavoro.
Quanto vogliono gli industriali non rientra nella sfera delle cose
ragionevoli ed è pericoloso per la coesione e pace sociale del Paese. La
Fiom a Pomigliano aveva aderito a tutte le richieste di Marchionne tranne
due che, come aveva precisato Epifani, non sono nella disponibilità del
sindacato essendo regolate da leggi e non da contratti: il diritto di
sciopero e la tutela in caso di malattia. La Fiom non è un sindacato
estremista, non aveva fatto barricate, aveva accettato una organizzazione
del lavoro (WMC) che i Cobas hanno denunziato con un esposto alla
Magistratura ed all'Inal perchè pericoloso per la salute dei lavoratori.
Aveva accettato turni di lavoro di otto ore senza pausa pranzo. Dalle sei
del mattino alle due del pomeriggio digiuni davanti alla propria postazione
studiata da un ergonomista padronale giapponese in modo da fare muovere il
meno possibile l'operaio facendone una sorta di macchinario vivente. Vedevo
l'altra sera in TV "la patata bollente" in bel film di Steno con Renato
Pozzetto ambientato in una fabbrica nella quale i lavoratori all'ora di
pranzo
si ritrovavano in una grande sala per consumare il loro pasto caldo e mi
veniva da pensare alla "fabbrica Italia" di Marchionne in cui il lavoratore
deve solo stare in silenzio ed accudire la macchina.
Credo che questa ossessione per spremere da ogni essere umano il massimo di
produttività occupando tutti i minuti della sua vita in azienda costituisca
una pericolosa involuzione, una disumanizzazione del lavoro intollerabile.
Nonostante la moderazione della Fiom, all'indomani di Pomigliano e del
referendum voluto dalla Fiat per mortificare la Fiom, è cominciata la grande
repressione nelle fabbriche Fiat e poi anche altrove. Essere delegato
aziendale Fiom è diventata ragione non solo di
isolamento nei reparti confino come avveniva all'epoca di Valletta, ma di
licenziamento.
Il livore di Marchionne si è spinto fino al respingimento della sentenza di
un tribunale. I tre operai di Melfi non sono stati reintegrati nonostante
l'intervento del Presidente della Repubblica. Gli industriali italiani si
ritengono al disopra della legge e rispettano le istituzioni soltanto se
dicono o agiscono per la loro convenienza.
Con la complicità di Cisl ed Uil che oramai sono apertamente dalla parte
della Confindustria e l'avallo e forse anche il consiglio del Governo la
Federmeccanica ha disdetto il contratto di lavoro firmato dalla Fiom
lasciando in vigore quello firmato soltanto da Cisl ed Uil. Un gesto di
rottura forse irreparabile dal momento che Sacconi ha già fatto sapere di
approvarlo. Non ci sono sedi di mediazioni. La scontro sarà diretto e
deciso solo dai rapporti di forza.
Estromettere la Fiom dal contratto di lavoro ha molte conseguenze
giuridiche che dovranno essere analizzate. La sua condizione diventa simile
a quella dei Cobas. Pur essendo il sindacato più rappresentativo dei
lavoratori viene scacciato ed emarginato. Non credo che questo si possa fare
e non dubito che in sede giudiziaria la questione verrà risolta in favore
della Fiom. Resta tutto il significato politico del gesto che appare il
compimento di una congiura, una cospirazione messa in atto per fare saltare
il punto di resistenza maggiore dei lavoratori e l'ultimo fortilizio di
sindacalismo di classe. Qualche giorno fa Damiano aveva accennato ad una
congiura. Non pensavo che ne facesse parte dal momento che poi ha invitato
la Fiom ad "inghiottire il rospo". Anche D'Alema era intervenuto con
pesantezza sul gruppo dirigente della Fiom.
Sono convinto che la Federmeccanica non si sarebbe spinta tanto avanti se
non avesse avuto anche la copertura del PD che, del resto, annovera tra i
suoi parlamentari autorevoli esponenti del padronato come Caliaro, Merloni,
Colaninno nonchè personaggi come Ichino, Letta, Treu che danno le munizioni
al mitragliamento dei diritti della gente.
In queste condizioni e mentre il Paese si contorce in preda ad una crisi
occupazionale assai pesante la mossa della Confindustria avvia una nuova
fase dei rapporti sociali che vuole fare dell'Italia la Tunisia d'Europa.
Il fatto che i salari italiani siano bassissimi non le basta più.
La signora Marcegaglia mentre chiedeva a Cernobbio una nuova e definitiva
capitolazione dei sindacati aggiungeva parole di elogio per la nuova
segretaria della CGIL in pectore Susanna Camusso. Elogio che aggrava i
sospetti su una involuzione in corso da tempo della CGIL, che si è
accentuata con la gestione di Guglielmo Epifani e che oggi rischia di
sfociare in un aperto accodamento alla Cisl ed all'Uil che hanno una idea di
sindacato che gestisce, non lotta, collabora con il padronato. Proprio ieri
Bonanni, facendo eco ad Ichino, ha proposto di limitare lo sciopero soltanto
al sabato per evitare di "danneggiare la produzione". Ma lo sciopero è
l'unica arma di difesa dei lavoratori e se non blocca la produzione è del
tutto inefficace, pleonastico, persino ridicolo!
Una risposta a questo processo involutivo potrebbe venire proprio dal
prossimo Comitato Direttivo della CGIL con la elezione di un esponente della
Fiom a Segretario Generale della CGIL. Scegliere tra i dirigenti dei
meccanici italiani il segretario della CGIL sarebbe una forte, motivata
risposta alle pretese del padronato italiano e trasfonderebbe al vertice
della CGIL quello spirito combattivo ed autonomo che manca da un pezzo. Oggi
le maggiori vicende della lotta sociale sono affidate alle categorie e
gestite con molto distacco dalla CGIL. Sulla scuola sarebbe necessaria la
nazionalizzazione confederale della lotta oggi confinata ad una questione
di precari che sarà perdente. Infatti le duecentomila vittime sacrificali
di Gelmini sono abbandonate a se stesse ed al massimo hanno l'aiuto dei loro
sindacati di categoria. La sottrazione di otto miliardi di euro alla scuola
riguarda tutto il Paese! La CGIL non può assistere come un cronista allo
svolgimento della crisi sociale. Vi deve intervenire con un proprio progetto
a cominciare dalla abolizione del precariato e dall'aumento dei salari dei
lavoratori oggi tra i più bassi dell'OCSE. Deve alzare barricate attorno
alla scuola.
Deve rompere con Cisl ed UIL ed allearsi con il sindacalismo di base. Per
quanto queste scelte possano sembrare gravi esse sono la sola strada di
salvezza per venti milioni di lavoratori e per le loro famiglie.
Mi auguro una forte mobilitazione, una spinta popolare per sorreggere la
candidatura del Segretario della FIOM a segretario generale della CGIL.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo nazionale CGIL
già membro del CNEL
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-09-05/marcegaglia-governo-convochi-forze-141820.shtml?uuid=AYi7y3MC
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: rettore Università palermo
Sent: Thursday, September 09, 2010 7:19 PM
Subject: Gigantografie
Illustre Magnifico Rettore,
vedo che ha esposto dal balcone centrale di Palazzo Steri la gigantografia
di Sakineh la donna iraniana condannata alla lapidazione per avere ucciso,
con la complicità dell'amante, il marito. La pena è stata commutata in pena
di morte, poi sospesa, il nove luglio scorso come è stato pubblicato da
molti giornali (Corriere della sera, Unità e da Nessuno tocchi Caino,
l'agenzia radicale specializzata per questo genere di affari). Nei due mesi
successivi alla commutazione della pena, il pressing del mondo occidentale è
continuato e si è intensificato, sorretto da una possente organizzazione.
Come se la lapidazione dovesse avvenire da un momento all'altro. Non è un
caso che gigantografie come quella che lei ha fatto esporre sono state
esibite contemporaneamente dal Comune di Roma, da quello di Napoli e in
diecine di altri posti.
Si è insistito sulla propagazione della notizia falsa della lapidazione
mentre tre portaerei e diverse navi da guerra si appostavano nel mare
antistante l'Iran ed imponenti preparativi militari sono in corso per una
aggressione all'Iran da parte di Israele e della Nato.
Sakineh è diventata l'Icona di una campagna di odio e di morte contro il
popolo iraniano.
Ho pensato, dopo aver letto le motivazioni umanitarie del gesto dell'Ateneo
di suggerirle l'esposizione di una gigantografia contenente questa immagine
di uno dei tanti bambini nati in Irak, in Afghanistan, in Kossovo o a
Belgrado dopo i bombardamenti all'uranio. Ci furono altre campagne di odio
contro
Milosevic, Sadam Hussein o i Talebani, in speciale quella del BurKa, che poi
sfociarono in questi risultati scandalosi per l'umanità.
Eccole la foto
http://www.spazioamico.it/speciale%20Iraq%202.htm#bambino
Migliaia di bambini come questo sono già nati, altri ne nasceranno in Iran
se subirà la sorte dei paesi già aggrediti ed occupati.
Cordiali saluti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, September 10, 2010 8:58 AM
Subject: il nipote del Gran Visir
Il nipote del Gran Visir
La cosa che mi ha colpito della contestazione a Bonanni è stata la faccia e
la gesticolazione di Enrico Letta, Vice segretario del PD, nipote di Gianni
Letta il gran Visir di Berlusconi, una parentela che è anche politica. Zio
e nipote fanno parte dello stesso establishment sebbene dislocati in due
partiti diversi ma entrambi di governo ed entrambi saldamente schierati con
la borghesia italiana. La faccia di Letta era piena di odio, di rancore, era
livida, minacciosa, con gli occhi lampeggianti pieni di voglia di fare del
male. La sua gesticolazione era aggressiva, il braccio era teso e la mano
chiusa con un dito puntato sui malcapitati ragazzi del Centro Sociale che
avevano avuto l'idea di prendersi la scena nella grande e terribile stagione
sociale che si è aperta. Oggi la loro azione è al vaglio della polizia. Non
dubito che erano già stati schedati dalla Digos. Penso che il loro centro
sociale Ashatasuna sarà proposto per la chiusura e che molti di loro saranno
denunziati. Una opera di disinfestazione sociale sarà presto realizzata e
questi giovani saranno dispersi e stritolati dalla macchina della
repressione e della emarginazione sociale.
Tutta l'Oligarchia politica compresi Di Pietro e la Rosy Bindi si è
affrettata a prendere le distanza dai giovani ed a solidarizzare con Bonanni.
Da questi e dagli Oligarchi vengono parole impregnate di odio destinato ad
aggravare di molto la situazione italiana. Bonanni invita
paternalisticamente la ragazza che l'ha quasi colpito con il fumogeno a non
ascoltare i cattivi maestri e nello stesso tempo indica nella Fiom la
centrale eversiva dell'odio e della sovversione sociale. Farebbe carte false
per liberare il campo dalla Fiom che raccoglie la maggioranza assoluta dei
metalmeccanici e gli impedisce di pavoneggiarsi e essere qualcosa di più
che un servizievole amico della Confindustria e di Marchionne. Pierluigi
Bersani, senza avere alcun rispetto per le proporzioni e per la verità,
parla di "squadristi". Gli squadristi erano coloro che fecero la marcia su
Roma dopo avere incendiato e devastato le Camere del Lavoro e le sedi del
PSI. Bersani irresponsabilmente paragona i ragazzi di Torino a queste
terribili e squallide figure della nostra storia! Sacconi, Cicchitto,
Brunetta e quasi tutti gli attori del tragico e grottesco teatro politico
italiano si sono slanciati in una gara a chi la sparava più grossa. Si usano
cannoni enormi per sparare contro minuscoli uccellini! Il richiamo alla
polizia è stato forte, molto forte. Non dubito che da ora in poi non solo i
politici italiani continueranno ad essere blindati e a dare l'immagine al
mondo di una classe dirigente "terrorizzata" che vive dentro un muro di
vigilantes ma anche le loro feste, questo meschino e costoso surrogato della
democrazia che è l'unico canale di comunicazione concesso dai partiti alla
loro base e che sono come la tv strumenti di passivizzazione della
cittadinanza politica.
Cicchitto ha collocato Bonanni nella galleria del martirologio di Dell'Utri
e Schifani. Schifani, Presidente del Senato nonostante le accuse che pendono
sul suo capo. Dell'Utri, deputato condannato a sette anni per contiguità
alla mafia, ma in Parlamento, in un paese in cui la Fiat disattende la
richiesta del Capo dello Stato di reintegrare i tre lavoratori licenziati da
Marchionne. Un Bonanni che difatto avalla i licenziamenti ed aizza la gente
contro la Fiom insultandola.
Si è saputo chi è stata l'autrice del lancio del fumogeno. Si chiama Rubina
Affronte. Subito si è fatto sapere che è figlia di un PM badate la finezza
della comunicazione: non di un magistrato ma di un Pubblico Ministero,
categoria bollata da Berlusconi come di malati mentali , additata all'odio
di tutte le Cricche, messa nel tritacarne di vari disegni di legge del
guardiano del sigillo del Capo, il Ministro Angelino Alfano.
Bonanni ha fatto sapere che "poteva morire". Sta drammatizzando e creando
il copione di un Martirio magari per incrudelire il fio della colpa che
comunque la ragazza dovrà pagare.
Si è fatto sapere a tutti che trattasi di una "pregiudicata". Altra
"finezza" dei nostri pennivendoli; si scrive che è stata condannata in
passato per "occupazione di terreni e di edifici". Non si specifica quali
terreni e quali edifici magari per non ricordare il movente morale e
politico del "reato commesso". Non ha certamente rubato soldi ai terremotati
dell'Aquila come tanti amici dell'inossidabile Zio, il Gran Visir di
Berlusconi, e la superinquisita classe di politici che ha in mano il Paese e
lo usa come sua proprietà privata.
L'autunno caldo, secondo gli Oligarchi ed i loro pennivendoli, non
verrebbe dal licenziamento di duecentomila professori, dalla smobilitazione
di parte dell'industria italiana che si trasferisce all'estero, dal
fallimento dei prodotti della Fiat che non riescono a piazzarsi senza il
supporto della rottamazione, da sei milioni di ragazzi che stanno
incanutendo da precari. No! Verrebbe dal petardo che la nostra cara e
generosa Rubina avrebbe fatto scoppiare nel teatro della finta democrazia di
Torino.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, September 11, 2010 9:52 AM
Subject: Il PD e la destra
Il PD e la destra
La faccia contratta dall'odio di Enrico Letta, l'aggressione di Bersani ai
giovani che hanno contestato Bonanni definiti "squadristi"costituiscono un
punto derimente della politica italiana e segnano il definitivo passaggio
del PD all'area "moderata" e cioè di destra. L'area che sostiene Marchionne
nella sua opera di cancellazione dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche
italiane, che non ha alzato un dito per lo storno di otto miliardi di euro
dalla istruzione alle spese di guerra, che accetta l'oligarchismo di una
classe di politici gaudente, elegante, frequentatrice di ristoranti di
lusso, dedita al consumismo ed appena tornata dalle vacanze tutta pimpante
ed abbronzata.
Bersani ha gettato le carte in tavola. Ha detto chi è e che cosa vuole
essere: il suo modello è Blair, il PD dovrà essere come il New Labourist che
gettò alle ortiche il socialismo, posò la classe operaia e la sua maledetta
abitudine di pretendere il the alle cinque come i gentiluomini inglesi.
Speriamo che come Tony Blair non finisca alcoolista per i rimorsi della
guerra scatenata in Iraq.
La Fiom è la testa di turco di Bersani. Strapazzandola e criticandola
mostra alla signora Marcegaglia quando è bravo a contenere le pretese dei
metalmeccanici. Nello stesso tempo mostra alla signora il suo carniere con
dentro la CGIL che non ha fatto niente di importante sul licenziamento di
duecentomila professori della scuola italiana, che non ha agito contro le
deroghe al ccnl sottoscritte da Cisl ed Uil.
Il progetto del gruppo dirigente del PD è di sostituirsi alla destra di
Berlusconi e Bossi mantenendo inalterate le garanzie che questa ha offerto
alla imprenditoria ed alla borghesia parassitaria. Dentro il PD non esiste
una sola corrente di sinistra. La stessa Rosy Bindi che sembrava la più
sensibile ai problemi dei lavoratori e della sofferenza sociale non fa
niente di diverso dei suoi colleghi del gruppo dirigente. Dentro il PD
diverse destre si combattono tra di loro per la conquista del controllo del
partito. Veltroni, Letta, D'Alema, Bersani, Franceschini fanno a gara a chi
conquista per primo le posizioni più gradite all'elettorato di destra .
L'involuzione del PD fa del Parlamento italiano l'unica assemblea
legislativa del mondo in cui sono presenti soltanto rappresentanze di
destra. Questo fa dell'Italia un regime. Se Berlusconi e Bossi fossero
fronteggiati da un grande partito socialdemocratico o socialista non
avrebbero la libertà con la quale stanno sfasciando la Costituzione e la
coesione sociale. Mentre i professori vengono licenziati Bossi fa concedere
un contributo di ottocentomila euro alla scuola leghista della moglie e la
giunta di centro-sinistra di Pesaro pensa di stanziare un milione di euro
per la scuola privata. Sul fronte dei diritti dei lavoratori non c'è
differenza tra le posizioni di Sacconi e Cazzola e quelle di Ichino e Letta.
La difesa della pace è stata abbandonata da molto tempo anche dalle
componenti cattoliche del PD. Noglobal è diventato per il PD quasi sinonimo
di terrorismo. I sindaci di centro-sinistra gareggiano con Alemanno e con i
leghisti nella persecuzione dei rom che vengono scacciati dai loro campi e
criminalizzati. Nessun interesse viene mostrato per la gravissima situazione
delle carceri italiane.
Se il PD è questo non capisco la voglia di Vendola di concorrervi per le
primarie. Ammesso che Vendola li vinca e diventi il candidato del PD potrà
forse cambiare la natura del PD? Non credo proprio! Inoltre mi sembrano
assolutamente suicide per la sinistra le offerte di Ferrero o di altri per
un Nuovo Ulivo. Il centro-sinistra non offre alcuna possibilità di apertura
verso le istanze della sinistra cosidetta radicale che poi tanto radicale
non è.
La sinistra dovrebbe abbandonare l'ossessione elettorale e
parlamentaristica. Il problema non è quello di portare qualcuno in
Parlamento ma di ricostruire un forte movimento sociale, un nuovo sindacato,
un nuovo partito dei lavoratori che deve essere davvero "vetero" come
spregiativamente dicono i nuovisti alla Letta, cioè impregnato di ideali di
giustizia, libertà, democrazia e sopratutto eguaglianza.
L'Italia è diventato un paese di diseguali fatto da gente che si sollazza
in panfili da venti milioni nel mare antistante Villa Certosa e da chi,
come la madre di Trento, viene privata del figlio perchè guadagna soltanto
cinquecento euro al mese. A questa Italia di diseguali si è votato il PD. Ma
nel Paese cresce l'insofferenza verso questa Oligarchia stupida e priva di
prospettive per il futuro. In una Italia in cui i lavoratori sono sempre più
poveri ed infelici, in cui viene demolito il welfare, in una Italia
asservita agli USA il ricordo del ruolo del movimento operaio e socialista
torna alla memoria degli anziani e viene riscoperto dai giovani. La
criminalizzazione di Rubina Affronte che ha avuto il coraggio di contestare
Bonanni non porterà il PD molto lontano....
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Sunday, September 12, 2010 10:15 AM
Subject: operaio usa e getta
Operaio usa e getta
Ha ragione Tremonti: la sicurezza del lavoro è un lusso che l'Italia non
può permettersi! Si tratta naturalmente dell'Italia dei ricconi, di coloro
che occultano duecento miliardi nei paradisi fiscali realizzati lesinando
salario, diritti e sicurezza. Questi signori, questa Italia, si rifiuta di
lucrare di meno.
L'indignazione del Presidente della Repubblica per un Paese che marcia a
mille e più morti sul lavoro l'anno e quasi un milione di infortuni spesso
gravi e con conseguenze di invalidità fisica permanenti non serve a niente
se lo stesso Presidente partecipa ogni anno al ricordo dell'ispiratore
della legge trenta, scritta in collaborazione tra Sacconi e Bonanni, che
introduce innumerevoli possibilità di precarizzare il lavoro. L'operaio è
diventato usa e getta e l'organizzazione del lavoro prescinde sempre di più
dalla esperienza e dalla competenza. Molte attività vengono subappaltate ed
affidate a sub dei sub appaltatori. I quali non hanno alcuna cultura
industriale e si servono di disoccupati pronti ad accettare qualsiasi
cosa pur di portare cinquanta euro a casa. Per pulire una cisterna chi fa
materialmente il lavoro perdendoci magari la vita guadagna una piccola parte
di quanto avrà ricevuto il suo datore di lavoro e, spesso, chi assegna e
passa il lavoro lucra senza fare materialmente niente.
Altre volte ho citato l'esempio della costruzione della Torre Eiffel
realizzata nel corso di due anni in condizioni eccezionali al limite di
tutto per il caldo, il freddo, l'altezza fino ad oltre trecento metri in cui
si lavorava. Non c'è stato un solo infortunio mortale. Se fosse in
costruzione oggi chissà quanto sangue e quanto dolore! La sicurezza del
lavoro sta nella sua organizzazione e nella competenza dei suoi addetti
dall'ingegnere al caposquadra al carpentiere. Sta nell'esperienza maturata,
custodita e trasmessa. Sta anche nell'affiatamento della squadra, nella sua
coesione. Spesso accade invece che tre o più persone si incontrino per stare
insieme un giorno e basta. Spesso accade che si tratti di lavoratori forniti
di competenze generiche ma usati perchè costano poco, molto poco e si
acconciano a qualsiasi cosa.
Su lavoro si muore subito ma anche lentamente accumulando veleni o
logorandosi i nervi ed i muscoli. Il sistema WMC che Marchionne usa alla
Fiat produce gravissimi danni al sistema nervoso e psichico del lavoratore
ridotto a vero e proprio macchinario vivente. Soltanto il sindacato di base
slai ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ed all'Inail.
Non mi risulta che analoghe iniziative siano state assunte dalle
organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Le poche ed insufficienti norme introdotte in quella che si chiama
impropriamente 626 sono state malviste dagli imprenditori e da parte dei
sindacati. Ricordo che i decreti tardarono già con il governo Prodi e che
Bonanni intervenne per ridurre le sanzioni. Tuttora grande parte della legge
deve essere attuata e non dubito che Sacconi farà di tutto per ridurne
l'efficacia e la portata protettiva.
L'Italia è piena di orfani di lavoratori. I benefici concessi dalla legge
per la loro sopravvivenza fino al raggiungimento della maggiore età sono
quasi inesistenti: il venti per cento della paga del genitore morto. Su che
cosa e come viene calcolato questo venti per cento è un altro capitolo da
riguardare. Basti dire che in media un orfano ricevo circa dieci euro al
giorno e la vedova venti.
Ipocrita ed insincera è la commozione dell'Italia politica per la lunga
interminabile catena di tragedie. L'obiettivo verso cui sono orientati i
politici è opposto a quello della sicurezza. Si punta alla deregolation,
all'inasprimento della pesantezza e dei ritmi dei carichi di lavoro, al turn
over sempre più frequente ed irresponsabile, alla volatilità dei rapporti.
Ipocrite ed insincere anche le lamentazioni dei sindacati. Si acconciano
a condizioni sempre più dure e non discutono il precariato. Hanno
praticamente rinunciato ad ogni richiesta che possa costare qualcosa alle
imprese o allo Stato. La parola d'ordine di tutti è soltanto: produrre,
produrre, produrre a qualsiasi costo, a qualsiasi condizione!
Quel poco che resta di sicurezza sarà smantellato. Non dubito che l'Inail
sia oggetto di attenzioni di privati in cerca di lucro. Non dubito che
destra e PD si accorderanno per spartirsene le spoglie.
L'Italia è diventata zona franca del padronato: può fare ai lavoratori
tutto quello che vuole con la complicità di sindacalisti che se vengono
contestati vengono difesi da tutta l'Oligarchia politica e dai suoi
pennivendoli.
Pietro Ancona
http://circolodelirio.wordpress.com/2010/01/31/vittime-sul-lavoro-una-guerra-civile/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Tuesday, September 14, 2010 11:30 AM
Subject: La Cgil manipolata dal PD
La Cgil manipolata dal PD
La CGIL indice il suo terzo (o quarto) sciopero generale sul fisco
accodandosi ad una decisione separata di Cisl ed Uil. Vuole ottenere qualche
spiccioletto da dare ai lavoratori ed ai pensionati. Qualcosa come la
iperbolica cifra di cinquanta o sessanta euro annui più una grossa elemosina
subito. Pare che anche la Cisl e l'UIL sciopereranno per la stessa
rivendicazione. Nello stesso tempo la CGIL rende nota una inchiesta sui
salari in Italia non rendendosi conto di ridicolizzare la ragione dello
sciopero. Rende noto che un quarto dei lavoratori italiani ha un salario
compreso tra i 500 ed i 1000 euro e che i lavoratori atipici (sei milioni)
e quelli a tempo indeterminato hanno rispettivamente il 39 ed il 28 per
cento in meno di retribuzione.
Particolarità agghiacciante il due per cento del campione intervistato
percepisce meno di 500 euro al giorno. Insomma venti milioni di lavoratori e
le loro famiglie vivono male e tra questi circa la metà vive malissimo.
La CGIL ha incluso anche la questione del collegato lavoro in via di
approvazione alla Camera. Trattasi di risipiscenza tardiva e fatta di
malavoglia ottenuta per lo scandalo e lo sconcerto generato
tra i lavoratori della sua precedente approvazione ottenuta nel silenzio
delle opposizioni poi rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica.
La proclamazione di questa ennesima ginnastica motoria fatta per procurare
un pubblico ai comizianti, per stampare qualche manifesto e fare un pochino
di attivismo da boy scout del tutto innocente, si cala in uno scenario cupo,
cupissimo, dominato da due vicende terribili: il licenziamento di
duecentomila professori definiti inutili e frutto di assunzioni clientelari
e quasi criminalizzati dalla Gelmini e la pretesa della Confindustria e
della Fiom di militarizzare le fabbriche italiane dopo aver disdetto il
contratto, fatto alcuni licenziamenti per diffondere un clima di terrore e
di intimidazione e dopo la vanteria dei ministri Tremonti e Sacconi di avere
ottenuto, con il silenzio complice dei sindacati, una ulteriore "riforma"
delle pensioni, un innalzamento dell'età pensionabile ottenuto con
un vile e truffaldino "refuso".
Lo sciopero di Epifani non chiede il Salario Minimo Garantito per impedire
la schiavizzazione dei biagizzati e degli immigrati pagati molto al disotto
dei minimi contrattuali, non chiede l'abrogazione della legge Gelmini e
della legge sulle pensioni con revoca immediata dei licenziamenti dei
professori e ripristino del sistema di calcolo antecedente la riforma Dini,
non chiede la applicazione dell'art.36 della Costituzione e dell'arti 39
dello Statuto dei Diritti di tutti i contratti esistenti per impedirne la
manipolazione ed anche la revoca. Sarebbe necessario chiedere una norma di
legge o un pronunciamento che vieti le deroghe ai contratti nazionali di
lavoro. Queste introducono differenziazioni salariali e normative tra le
imprese producendo fenomeni di concorrenza sleale a carico delle imprese che
rispettano i contratti nazionali.
Non chiede neppure il completamento delle normative della cosidetta legge
626 dopo l'atroce morte
dei lavoratori di Capua e neppure una diversa normativa per i subappalti
oggi strumenti di arricchimento delle mafie e di sfruttamento dei
lavoratori.
Il PD è intervenuto a più riprese per condizionare e neutralizzare
l'azione della CGIL o renderla addirittura favorevole agli interessi della
Confindustria. Ha ammonito la FIOM a non essere "estremista" insomma
accettare le condizioni imposte da Marchionne e dalla Marcegaglia e
condivise da Bonanni ed Angeletti.
Non dubito che, dietro questa limitazione della "piattaforma " dello
sciopero alla questione fiscale ed al collegato lavoro (ma la soluzione pd e
cgil sull'art.18 è insoddisfacente) ci siano Bersani con Ichino e Letta
che si rendono conto del clima inquieto ed angosciato del Paese e della
necessità della CGIL di muoversi, di fare qualcosa. A tavolino, lontano
mille miglie dai bisogni della gente, delimitano la richiesta dello sciopero
in qualcosa che è accettato e sostenuto dalla Confindustria. Per la destra e
la Confindustria ogni riduzione di tasse è stata sempre bene accetto. Per la
sinistra le tasse sono sempre state alla base del welfare. Il problema è la
loro equità e la loro proporzionalità che la destra vorrebbe abolire.
Berlusconi sostiene che i ricconi non dovrebbero pagare più di un terzo del
loro reddito!
Suggerisco ai lavoratori ed alle lavoratrici di partecipare allo sciopero
ma con cartelloni e manifesti
per il Salario Minimo Garantito, l'abrogazione delle leggi sulla scuola, sui
precari e sulle pensioni, nuove leggi sulla sicurezza, la richiesta della
reintegrazione degli operai licenziati. Fare sentire alta, possente la
richiesta di un sindacato di classe, combattivo, non strumentalizzato dalle
voglie governativiste del PD, il sindacato di Di Vittorio e di Luciano Lama.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia e
Lavoro/2010/03/cgil-sciopero-epifani-studio-tres-swg-effetti-crisi.shtml?uuid=7875971a-2b95-11df-9e06-f0245f3b8bda&DocRulesView=Libero
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, September 16, 2010 9:36 AM
Subject: Italietta vile e feroce
L'Italietta vile e feroce
I commenti sulla sparatoria dei libici sul peschereccio italiano sono
impregnati di un risentimento razzista che sale dal ventre di una nazione
che per moltissimi anni, assai più di quelli che i tedeschi hanno avuto a
disposizione per le loro orrende imprese, è stata l'incubo della popolazione
libica e dell'africa settentrionale: gli uomini venivano impalati ai lati
delle strade, i maggiorenti delle comunità impiccati e sui villaggi si
spargeva l'iprite che spegneva ogni forma di vita. Non c'è in Italia alcun
rimorso per il male che abbiamo fatto per molti e molti anni. C'è invece una
sorta di odio quasi irrazionale e lamentele davvero incredibili come quella
relativa all'autostrada che sarà costruita da Bengasi a Tripoli o la
motovedetta della quale qualcuno si spinge fino a chiederne la restituzione.
Questo è quanto emerge dalla lettura dei giornali. Non dubito che i
sentimenti che ho
notato siano della proprietà dei giornali e della oligarchia politica.
Forse gli italiani non hanno il dente così avvelenato contro la Libia.
Resta tuttavia il fatto che il livello del dibattito è basso, volgare,
inconcludente e rabbioso.
Sono rimasto scioccato per le dichiarazioni del finanziere rilasciate a
"Repubblica": il finanziere ha descritto una situazione di prepotenze subite
dai nostri militari dai libici
ed ha avuto parole di pietà che lo onorano per i migranti e la loro
tragedia. Tuttavia resta il fatto che per circa un'ora sono state sparate
contro il peschereccio mazarese oltre cento colpi di mitra senza un
intervento risoluto dei militari italiani a bordo della motovedetta libica
per fare cessare il fuoco. Non ci sono stati morti ma potevano esserci. Il
non intervento dei finanzieri è inaccettabile a meno che la verità sia
un'altra e ci venga nascosta. E se avessero applicato un protocollo, una
sorta di regola di ingaggio valevole per la caccia ai migranti? Dobbiamo
pensare che in altre circostanze i libici hanno sparato sui migranti con la
passiva complicità dei nostri militari?
E ' assai sospetta la fretta delle autorità italiane di chiudere la
vicenda. Maroni e Frattini hanno subito derubricato la sparatoria in
"incidente". Il lancio del fumogeno di Rubina a Bonanni era stato valutato
con estrema severità dal Ministro dell'Interno che aveva parlato di "tentato
omicidio" e il Ministro Sacconi aveva chiesto l'arresto per la nostra
ragazza. Qui si sparano proiettili veri e mortali e si insegue un nostro
equipaggio che sfugge miracolosamente alla morte e questo sarebbe
soltanto un "incidente"!!
Da questo episodio Gheddafi e la Libia non ne escono bene ma per ragioni
opposte a quelle che vengono agitate dai pennivendoli della destra. Ha
sbagliato Gheddafi a consentire nel testo di un trattato il veleno di un
accordo antimigrazione che a quanto pare è assai più pesante di quanto si
sapesse. Maroni ha detto tradendosi: "hanno sparato perchè pensavano si
trattasse di migranti". Un pattugliamento del Canale di Sicilia congiunto
italo-libico con i libici che sparano ed uccidono è indegno di un Paese
civile e fa di Gheddafi un killer dell'Occidente, un traditore della causa
dei popoli poveri del mondo, un abietto complice di Berlusconi e di Bossi,
mandanti ed organizzatori dei massacri.
La Libia ha infangato la memoria dei suoi morti martirizzati dagli
italiani prestandosi a fare da feroce poliziotto dell'occidente. Magari è
per questo che viene lasciata in pace e non ha subito la sorte dei paesi
che hanno il petrolio che l'Occidente vuole.
Ma è anche possibile che non ci sia stata raccontata tutta la verità e
forse la sparatoria è stata voluta dal Governo libico per provocare un
incidente e sganciarsi da un accordo su cui ha riflettuto dopo la cattiva
accoglienza ricevuta in Italia da Gheddafi. Può anche darsi che stiano
emergendo nuovi interessi in un'area del mediterraneo ieri quasi morta ed
oggi diventata una delle zone nevralgiche del commercio mondiale Può darsi
che interessi come quelli legati al petrolio offshore o alla coltivazione
del prezioso tonno rosso abbiano reso meno significativo ed importante per
Gheddafi l'accordo con l'Italia.
Certo, il governo italiano ne esce malissimo ed anche la sua opposizione
che agita un patriottismo di maniera e non va oltre l'invettiva razzista
contro la Libia. C'è da rimpiangere la politica estera della vecchia DC.
Pietro Ancona
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----- Original
Message -----
From: Giuseppina Ficarra
Sent: Saturday, September 18, 2010 10:27 AM
Subject: La 28° nazione della Unione Europea: la nazione Rom
La 28° nazione della Unione Europea: la nazione Rom
Sarkozy ha avuto grosse difficoltà con lo scandalo degli illeciti
finanziamenti. La procura ha aperto una inchiesta e sappiamo che in Francia
anche personaggi assai più grossi di lui hanno avuto grattacapi seri per
faccende del genere. Possiamo considerare questa la causa scatenante della
persecuzione dei Rom e della loro deportazione nei cosidetti "paesi di
origine" dai quali si erano spostati spinti dalla necessità e, in molti
casi, anche dalla fame. Sarkozy è riuscito ad occultare le sue difficoltà
giudiziarie deviando l'attenzione dei massmedia e concentrandola su una
operazione di pulizia etnica spettacolarizzata da tutti i telegiornali, una
operazione del tutto anormale ed illegale perchè i Rom per la loro
provenienza sono cittadini europei.
E' tipico dei tiranni trovarsi delle teste di turco, delle persone odiate
da una parte della popolazione ed organizzare il crucifige, una sorta di
Colosseo con i Romani a fare pollice verso. Da Nerone a Sarkozy non è
cambiata per niente la tecnica del potere. Aizzare la folla e farla
diventare razzista spingendola contro una comunità diffamata e
criminalizzata come responsabile della insicurezza in cui viviamo.
Ora Sarkozy attacca la Commissaria alla Giustizia Viviana Reding che ha
minacciato l'apertura di una procedura di infrazione contro la Francia.
Sarkozy è spalleggiato da Berlusconi e da Bossi e, sostiene, da tutti gli
altri paesi europei. Il Presidente della Commissione è intervenuto a
sostegno dell'opera della sua Commissaria come da galateo istituzionale ma
non dubito che, alla fine, farà svanire come una bolla di sapone
l'importante e significativa posizione antirazzista della UE ed accetterà la
continuazione, seppur in modo meno scandaloso, delle pulizie etniche.
Perchè ho questa sfiducia, perchè non sono ottimista sulla reale volontà di
integrazione
della Unione Europea? Perchè questa Europa è profondamente diversa da quella
di Prodi e dei suoi predecessori: era una sorta di parametro di civiltà, di
progresso, di coesione. L'Europa oggi sta sviluppando il trattato di
Maastrict alla luce del trattato di Lisbona su una linea di feroce
liberismo, di veloce degrado dei valori legati al lavoro ed ai diritti dei
lavoratori, per americanizzare i rapporti sociali, fare dei sindacati
guardia spalle del padronato, ridurre al minimo il costo economico e sociale
del lavoro. Questo degrado è avanzatissimo in Italia, ma non ancora nelle
nazioni che in Europa contano davvero come la Germania e la Francia, sebbene
in questa il fenomeno dei suicidi alla telecom ed in altre aziende è assai
inquietante e segnala qualcosa di molto pesante, un macigno enorme che si
sta abbattendo sulle persone che vivono di lavoro e che sono avviate verso
un periodo di grande precarietà.
L' Europa di Maastrict e di Lisbona non tollera il werlfare che ha
ereditato dalle socialdemocrazie e dai successi del movimento sindacale. Il
suo nuovo modello è dato dagli USA dove la gente non ha diritto a niente e
si deve arrangiare soltanto con il salario con il quale deve pagare tutto ed
accantonare qualcosa per la vecchiaia. L'ideologia liberista sta impregnando
la legislazione europea sul lavoro e sui diritti fin quasi a sfigurarla. In
questo contesto, con questa linea di assoggettamento della classe
lavoratrice alle esigenze del capitalismo continentale, la questione dei Rom
viene declassata e vista come un fastidio, un costo sociale da eliminare al
più presto. Più l'Europa diventa antioperaia ed antiwelfare e più diventa
razzista ed avara verso gli emarginati.
Sarkozy e la Merckel sono entrambi di destra. Ma la Merckel non ha
ritenuto di smontare completamente il welfare e le relazioni sindacali
ereditate dai governi tedeschi, da una politica che ha garantito prosperità
e forza alla Germania. Sarkozy e Berlusconi vogliono
l'azzeramento di ogni cosa. La loro Europa è quella della diseguaglianza
crescente ed inarrestabile tra ricchi e poveri.
La sinistra europea che recentemente ha dato vita ad una grande
manifestazione a Parigi in difesa del Rom dovrebbe alzare gli obiettivi che
oggi abbisognano di nuove conquiste.
Dovrebbe chiedere il riconoscimento dei Rom come nazione senza territorio
da aggiungere come ventottesima all'Europa. Riconoscere i dodici milioni di
Rom come nazione con diritti eguali a quelle di tutte le altre compreso il
diritto di avere un proprio Commissario nella UE. Inoltre si dovrebbe
affrontare la questione dell'Olocausto e del suo indennizzo. Mentre gli
ebrei nel 1947 ottennero uno Stato e sono stati risarciti per le vittime dei
lagers i Rom che hanno subito la stessa sorte con oltre un milione di
vittime del porrajmos (olocausto) vengono spesso financo dimenticati nelle
commemorazioni.
Bisognerebbe inoltre riprendere la proposta di Moni Ovadia di conferimento
al popolo nomade del Premio Nobel per la Pace. Il popolo rom non ha mai
fatto la guerra, non si è mai macchiato le mani di sangue, non ha mai
aggredito o ucciso nessuno. Ha soltanto subito persecuzioni durante tutta la
sua storia, è stato vittima del rifiuto e dell'ignoranza.
E' stato guardato con orrore e sospetto come gli Untori di Manzoni.
Per questo credo che sia giunto il momentodi intervenire riconoscendolo
come nazione ed accettando il suo nomadismo o stimolando la volontà di
integrazione. Gli esseri umani debbono essere lasciati liberi di decidere
della loro vita. Non possono essere discriminati o incarcerati o deportati o
uccisi in ragione del colore della loro pelle o della comunità in cui sono
nati.
Pietro Ancona
http://www.vocidallastrada.com/2010/09/lolocausto-degli-zingari-ieri-e-oggi-2.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Sunday, September 19, 2010 9:17 PM
Subject: Il xx settembre del cardinale bertone
Il XX settembre del cardinale Bertone
L'Uar, associazione degli atei ed agnostici italiani, sostiene che domani
la Chiesa andrà a Canossa. Sarà lo Stato ad andare a Canossa come del resto
fece con Enrico IV. Il cardinale Bertone sarà a Porta Pia con il Capo dello
Stato e ricorderanno la breccia con la quale i bersaglieri entrarono in
Roma per farne capitale del nuovo Stato sabaudo, ma liberale. L'Uar paragona
la presenza di Bertone a quella della Merkel in Normandia, come il
riconoscimento di una sconfitta e l'adesione ai valori dei vincitori. Non
riesco a condividere l'ottimismo di questa interpretazione dell'Uar. In
effetti, se è vero che la breccia di Porta Pia registrò la sconfitta del
potere temporale della Chiesa, questa non ha diminuito la sua presa sulla
popolazione italiana e, nel 1929 ritornò ad essere Stato. Nel 1984 il
rinnovo dei patti lateranensi accrebbe il potere della Chiesa sull'Italia
che confermò la sua natura di stato concordatario e non sovrano riconoscendo
una specialità alla Chiesa ribadita dagli art.7 ed 8 della Costituzione. Nel
corso degli ultimi venti anni dai governi di centro-sinistra e poi da quelli
di centro destra presieduti da Berlusconi il Vaticano ha ottenuto privilegi
strepitosi. Riceve finanziamenti da tutte le amministrazioni pubbliche a
cominciare dallo Stato e con i proventi dell'otto per mille calcolati
truffaldinamente finanzia i suoi programmi di espansione e di creazione di
enclavi cattoliche nel mondo come quelle di Timor, del Sudan, del Ruanda che
hanno provocato milioni di morti. La religione cattolica è l'unica al mondo
che è anche Stato. Una monarchia assoluta che unifica nel Pontefice i tre
poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e che non ha mai riconosciuto la
Dichiarazione dei Diritti dell'uomo. Una Monarchia ricca di risorse
illimitate e finanziata da leggi che riescono a rendere quasi automatica la
contribuzione come la trattenuta ai lavoratori tedeschi e altre.
Mentre con la legge Gelmini lo Stato italiano riduce di circa duecentomila
insegnanti
la scuola pubblica, gli insegnanti di religione nominati e controllati dai
vescovi crescono di numero e sono ormai circa ventiseimila. Il Parlamento
italiano è controllato strettamente dalla Chiesa. Un cardinale è incaricato
di orientarlo in tutte le questioni di diritti civili come la fecondazione
assistita, l'aborto, le unioni gay, la contraccezione...
Tre personaggi della storia d'Italia hanno contribuito al trionfo della
Chiesa ed alla sua riconquista di quello che fu il suo potere temporale
oggi esteso all'intera nazione: Mussolini, Craxi e Berlusconi. Mentre la
Chiesa non fu affatto grata a Craxi e lo mollò alla prima occasione, il suo
rapporto con Berlusconi e la destra italiana è stato organico nel corso
degli ultimi venti anni. Il Cardinale Ruini è stato l'artefice di un potere
che non è solo di influenza religiosa, di moral persuasion, ma di concreti e
ricchi privilegi fiscali.
La breccia di Porta Pia consente l'irruzione ed il dilagare del
clericalismo nello Stato italiano. Clericalismo che fu tenuto a bada da
grandi laici cattolici come De Gasperi e quasi tutto il gruppo dirigente
della DC che difesero la laicità dello Stato assai più di quanto abbiano
fatto i comunisti. Proprio ieri la giunta di centro-sinistra di Pesaro ha
destinato un milione di euro alla scuola privata a riprova di una deriva
confessionalista che
sta alterando le connotazioni costituzionali dello Stato. Non abbiamo più
uomini come Spadolini e storici cattolici di grande spessore ed
intelligenza laica come Carlo Arturo Iemolo. La vicenda del crocifisso è la
prova di una umiliante resa incondizionata dello Stato la cui autonomia e
libertà è stata difesa da poche illuminate persone come il magistrato Luigi
Tosti che comunque hanno pagato di persona ed assai duramente la loro
fede nello Stato liberale che voleva Cavour: "Libera Chiesa in Libero
Stato". Gli uomini politici di oggi sono servizievoli quinte colonne della
ideologia sanfedista: basta pensare al fatto che è consentito dalla legge
l'obiezione di coscienza dei medici ospedalieri sull'aborto, una infamia
giuridica che rende difficilissima e financo pericolosa la vita delle donne
come abbiamo visto nel recente caso dell'aborto in un cesso del Policlinico
di Messina.
Domani quindi avremo la rappresentazione plastica della sconfitta dello
Stato Laico con la presenza del Cardinale Bertone e del Presidente
Napolitano. Il Sindaco di Roma ha riconosciuto la prevalenza cattolica in
Roma capitale e non dubito che Napolitano, nel corso del suo intervento, ci
spiegherà come è esaltante e bella la condivisione dei valori cattolici
che, manco a dirlo, anche se non li condividiamo, ci vengono imposti per
legge.
Non è un caso che questo trionfo, questo ribaltamento del corso della
storia, avviene durante la preminenza della ideologia della destra. Non a
caso Ratzinger ha minimizzato i danni morali e sociali del precariato in
perfetta sintonia con la legge trenta: "Il posto fisso non fa la felicità,
meglio credere in Dio" e l'Osservatore Romano appoggia l'avventura coloniale
contro i popoli che hanno la disgrazia di abitare luoghi con giacimenti
petroliferi.
In perfetta sintonia con la demagogia della riconciliazione che mette
partigiani e fascisti di Salò sullo stesso piano, domani si ricorderanno i
soldati papalini con i bersaglieri morti. Bipartisan sarà il ricordo che li
unirà in un evento storico violentato nei suoi contenuti, svuotato come si
vuole svuotare la resistenza italiana e la lotta di liberazione.
Pietro Ancona
http://www.ultimenotizie.tv/notizie-dal-mondo/il-posto-fisso-non-fa-la-felicita-meglio-credere-in-dio.html
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From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Wednesday, September 22, 2010 10:06 AM
Subject: Il Trono l'Altare e l'Uaar
La storia italiana corre all'impazzata all'indietro seminando sconcerto
in quanti, come me, si erano illusi di un suo percorso ascensionale sempre
verso il meglio, verso il progresso. Il Cardinale Bertone si è presentato da
vincitore alla breccia di Porta Pia soddisfatto per gli innumerevoli lacci e
laccioli clericali imposti allo Stato laico voluto dall'odiatissimo Cavour.
Non solo siamo al blocco delle leggi sui diritti civili ma il Parlamento è
commissariato dal cardinale Bagnasco e dalla Cei che si occupano
minuziosamente di tutto e stringono d'assedio le riforme che in periodi
migliori di questo per la laicità ed i diritti l'Italia era riuscita a
darsi. L'aborto viene reso difficile negli ospedali pubblici da una
quantità indecente di obiettori di coscienza, le proposte di legge sul
testamento biologico, sulle coppie gay, sulla fecondazione assistita, sono
diventate tutte occasioni di ribaltamento dei loro contenuti. Costrizioni e
limitazioni grottesche vengono votate al posto delle liberalizzazioni
proposte. Il Parlamento italiano non ha alcun ritegno a diventare il più
reazionario e sanfedista d'Europa. Il Governo ha proposto ricorso contro la
decisione della Corte di Giustizia sul Crocifisso ed il Ministro Gelmini
propone l'introduzione dello studio della Bibbia nelle scuole. Tutta la
pubblica amministrazione viene torchiata e spremuta di risorse a vantaggio
della Chiesa.
Ha fatto bene quindi Ratzinger a farsi fotografare con il cappello dei
bersaglieri. Da Porta Pia ha fatto irruzione il potere della Chiesa sullo
Stato italiano che, ad opera di Mussolini e di Craxi ha perso la sua
sovranità per diventare Stato concordatario con diritti limitati ed ha
consentito alla Chiesa di ripristinare in forme nuove il suo Stato. Il
cattolicesimo è l'unica religione al mondo che dispone di uno Stato e che
intrattiene rapporti diplomatici con le nazioni. Uno Stato al servizio di un
espansionismo, di una "evangelizzazione" causa di
terribili conflitti e tantissime sofferenze, perchè ovunque si formi una
forte comunità cattolica si mette subito in atto un progetto di secessione
come è accaduto in Indonesia ed ora sta accadendo in Sudan.
A Porta Pia lo Stato italiano si è umiliato accettando senza contraddirla
l'affermazione di Bertone sui soldati italiani e papalini caduti. Una sorta
di refrain della tesi della destra sulla Resistenza e sulla Repubblica di
Salò e sulla conciliazione e condivisione dei valori applicata ai
Bersaglieri ed agli Zuavi e Dragoni.
Di grande valore simbolico della discesa agli inferi della storia
italiana, della sua svolta
reazionaria è il trattamento inflitto alla delegazione dell'Uaar. E' stata
tenuta a distanza
e sotto stretta sorveglianza da Bertone e Napolitano. I componenti della
delegazione sono stati tutti identificati. I loro documenti sono stati
sequestrati e restituiti soltanto dopo la fine della manifestazione.
Trattasi di un insopportabile abuso, di una misura liberticida
consumata ai danni di un gruppo di benemeriti cittadini, di difensori della
laicità delle Istituzioni dello Stato. Non risulta che le stesse misure
siano state prese a carico dei rappresentanti delle organizzazioni di destra
o cattoliche presenti in piazza. Si è trattato di un attacco mirato a
colpire e scoraggiare quanti continuano a difendere la libertà dagli
attacchi sanfedisti della destra di governo.
Nella giornata di ieri è scoppiato lo scandalo dello Ior, il discusso e
tenebroso istituto finanziario del Vaticano. Magistrati italiani lo
sospettano di riciclare denaro sporco e stanno seguendo una pista che finora
ha portato alla scoperta di 23 milioni di euro i cui passaggi debbono essere
chiariti. La reazione del Vaticano è stata di attacco ai Magistrati. Le
parole e gli aggettivi usati sembravano prelevati da una delle dichiarazioni
di Berlusconi contro i giudici. Non dubito che nelle alte sfere del Potere
si siano già attivati per mettere la cosa a tacere o per farla quanto meno
sparire dalle prime pagine dei giornali e delle televisioni.
Ma la grande sconvolgente vittoria del Papato sullo Stato è nel Parlamento
Italiano, nella sua composizione. Maggioranza ed opposizione sono in gara
per accaparrarsi la benevolenza della Chiesa. Nessuno è disponibile a dare
un voto che possa suscitare la contrarietà dei cardinali. Questa
sottomissione, questo allineamento alla Gerarchia contribuisce non poco a
soffocare l'insoddisfazione di tantissimi cattolici per la politica di
questo Papato sulla pace, sui diritti civili, sul lavoro. Il Trono e
l'Altare sono uniti in un quadro di restaurazione preconciliare e di
condizionamento dello Stato. La responsabilità di quella che una volta era
la sinistra parlamentare è enorme. Il PD tira la volata ad un incrocio
sempre più osceno tra destra e religione. La latitudine di questo incrocio
arriva fino alla xenofobia da un lato ed alla persecuzione delle coppie gay
dall'altro.
Mi auguro che il prossimo XX Settembre non venga preceduto dall'arresto
precauzionale degli atei come si usava fare durante il fascismo in occasione
delle ricorrenze e della presenza del Duce. Certo è sconsolante lo scarso
rilievo che la stampa italiana ha dato a questo inqualificabile episodio di
polizia ancora più grave perchè perpetrato alla presenza del Presidente
della Repubblica massimo garante dei diritti garantiti dalla Costituzione,.
Pietro Ancona
http://www.uaar.it/news/2010/09/20/porta-pia-parla-solo-vaticano-gli-atei-vengono-bloccati-dalla-digos/
http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/curiosita/2010/09/15/visualizza_new.html_1763189522.html
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From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, September 24, 2010 6:27 PM
Subject: l'aspettazione del Messia
L'aspettazione del Messia. Il popolo di sinistra disorientato, disperso,
frastornato, avvilito, impaurito e frustrato aspetta l'arrivo di un Messia
Liberatore. Ma non si rende conto che il problema è ritrovare l'anima,
l'identità, i valori del socialismo. Mettiamo che Vendola vince le primarie.
Come farà a stare in un coacervo nel quale c'è una rincorsa a destra di vari
gruppi? Veltroni elegge Ichino a suo guru di politica sindacale. Letta lo
sfida a destra, sempre più a destra. E così tutti gli altri. Lo stesso
Ferrero si unisce all'atlantismo pro Sakineh e non fa niente per Teresa. E
allora?
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, September 26, 2010 10:08 AM
Subject: Un PD tutto Chiesa e Confindustria
Un PD tutto Chiesa e Confindustria
Il labour Party cerca di cambiare strada dopo il decennio di Blair che
lo ha sfigurato privandolo dell'anima e facendone uno strumento docile del
capitalismo feroce e asociale. Blair è stato per il socialismo inglese
quello che Craxi è stato per l'Italia: una forza devastatrice della sua
identità.
La elezione di Miliband potrebbe ricondurre il Labour alla sua naturale
missione politica e storica: rappresentare e difendere le classi lavoratrici
in una visione della vita e del mondo
legata alla solidarietà del socialismo.
In Francia il Partito Socialista è diretto da Martine Aubry, l'autrice
della legge sulle 35 ore ed è impegnato nelle lotte sindacali per la difesa
delle pensioni e della scuola. La tendenza rappresentata da Segolene Rojal è
stata messa in minoranza ed il socialismo francese non corre il rischio di
deragliare e diventare liberista.
In Germania la socialdemocrazia si lecca le ferite dopo il governo di unità
nazionale con la Merkel, una scelta che le è costata la scissione e la
formazione della Linke alla sua sinistra.
Ma non si può dire che abbia un programma di adulterazione di sè stesso.
L'Italia vive una condizione anomala: lo spazio parlamentare è occupato dal
PD, un partito che non vuole essere di sinistra, non vuole allearsi o essere
condizionato dalla sinistra comunista che ha contribuito a lasciare fuori
dal Parlamento, ha un programma che potremmo definire tutto Chiesa e
Confindustria.
L'anomalia italiana ha anche un pesantissimo risvolto sociale. La CGIL, da
sempre identificata dai lavoratori come il loro sindacato, asseconda la
politica del PD di conquista dei ceti imprenditoriali oggi in grande parte
radunati attorno a Berlusconi. Nonostante i lavoratori italiani siano i
peggio pagati dell'Occidente ed abbiano perso grande parte dei diritti, la
CGIL si accinge a cedere ancora alla Confindustria il ccnl, strumento
essenziale di difesa specialmente in tutto il Mezzogiorno, la scuola e la
sanità, mentre per le pensioni ha già praticamente ceduto tutto specialmente
a seguito delle ultime norme sulle "finestre mobili" che hanno alzato l'età
pensionabile ad oltre settanta anni..
Nel PD non esiste una corrente di sinistra. I vari gruppi che si danno
battaglia per il controllo del Partito sono tutti di destra e si scavalcano
reciprocamente a destra. Il documento dei 75 presentato da Veltroni è
ispirato, nella sua parte sociale, da Ichino un giuslavorista che vorrebbe i
lavoratori senza tutele e che teorizza l'abolizione del sussidio di
disoccupazione perchè li "impoltronisce"!!! Il gruppo del rampante Enrico
Letta ha
proclamato l'estraneità del PD dai giovani che si battono contro la legge
Biagi e che contestano la Cisl di Bonanni. Non c'è una sola area, un solo
uomo nel PD che sia ancora socialista o cattolico progressista. Tutto il
gruppo dirigente è liberista e tutte le organizzazioni che un tempo si
definivano "democratiche" della cooperazione, dell'agricoltura e
dell'artigianato sono ferreamente allineate con la Confindustria e la
Confagricoltura. Nel PCI erano assai importanti gli amministratori locali
perchè potevano dar luogo, utilizzando le autonomie territoriali, a modelli
di vita sociale più progrediti socialmente di quelli garantiti dal Governo.
Ricordiamo l'Emilia per anni simbolo di una idea progressista di pubblica
amministrazione. Ebbene, gli amministratori locali hanno attuato programmi
di privatizzazione selvaggia dei servizi, propendono financo per la
privatizzazione dell'acqua e si sono allineati alla Lega con politiche
repressive verso i Rom ed i poveri.
PD e CGIL non partecipano alle lotte contro lo smantellamento della scuola
pubblica
e la sanità. Non si propongono di rimettere in discussione il sistema
pensionistico.Teorizzano il precariato in sintonia con la Chiesa che invita
i giovani a non
sperare nel posto fisso. In sostanza, rincorrono a destra il Pdl la Cisl e
l'Uil.
La scomparsa del socialismo dal Parlamento italiano, la perdurante
divisione dei pochi spezzoni sopravvissuti ma esiliati dalla politica, ha
impoverito enormemente le classi lavoratrici e la stessa Italia che è
diventata una nazione di infelici sgovernata da una destra corrotta priva
financo dell'idea di Stato. Venti milioni di lavoratori italiani vivono,
tranne una piccola parte, con un reddito inferiore a mille euro mensili
mentre la pensione media non supera i seicento euro. Questo terribile
disagio di massa è contrappuntato dagli iperbolici stipendi dei managers e
della oligarchia politica. La diseguaglianza sociale è diventata enorme e
priva il Paese della coesione necessaria per andare avanti.
Dagli accordi che saranno stipulati tra il PD e la Confindustria i
lavoratori italiani perderanno ancora, aumenterà la loro povertà e saranno
consegnati spogliati da ogni diritto
nelle mani delle classi possidenti. L'Italia diventa come Panama e le
Repubbliche povere
del Sud America. Il processo di deindustrializzazione cancellerà gli ultimi
nuclei di resistenza. I chimici dell'Isola dei Cassiintegrati dell'Asinara,
ricevuti dopo 213 giorni di
autosegregazione da Berlusconi che li accoglie a Palazzo Chigi raccontando
barzellette,
difficilmente recupereranno le produzioni che l'ENI ha deciso di comprarsi
all'estero. Sembra che il capitalismo italiano non abbia più voglia di
investire nelle industrie, almeno in Italia.
Bisognerà vedere se la gente, da sola, senza guida di sindacati e partiti,
riuscirà a reagire a tutto questo, a darsi una alternativa, una prospettiva
diversa.
Soltanto la nascita di un grande radicale partito socialista può far
risalire i lavoratori dal pozzo in cui giacciono e restituire prosperità
all'Italia.
Ma un partito non un messia o un papa straniero.
Pietro Ancona
http://www.parti-socialiste.fr/
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, September 28, 2010 10:25 AM
Subject: Il flirt
IL flirt
Mentre l'Italia del lavoro diventa un campo di macerie, il segretario
della CGIL è in pieno flirt con la Presidente della Confindustria con la
quale scambia baci e sorrisi e si accinge a restituire quanto resta dei
diritti mentre il Parlamento, con la finta opposizione del PD sta per
demolire per sempre lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori ed in particolare
l'art.18. Mentre flirta con la Marcegaglia, dopo l'incontro di Genova
preceduto da una intensa diplomazia sotterranea del PD che vorrebbe
accreditarsi partito che tutelerà "con serietà" gli interessi
confindustriali, Epifani finge di non vedere la sofferenza di circa sei
milioni di precari condannati a meschine retribuzioni inferiori oltre il
quaranta per cento dei minimi contrattuali e presenta le sue credenziali
alla Confindustria: una perdita secca di circa 5 mila euro l'anno dei
lavoratori dovuta a diversi fattori (parametri per i rinnovi contrattuali,
fiscal drag, niente scala mobile), perdita maggiore di quella denunziata dal
centro studi della CGIL se si tiene conto dei salari di fatto nella piccola
e media azienda, negli studi professionali, nell'agricoltura, nel piccolo
commercio. Vedete come siamo stati bravi a contenere il costo del lavoro!
L'obiettivo che si è proposto la Confindustria è la sterilizzazione del
ccnl attraverso deroghe. La strada è stata indicata con violenza da
Marchionne il quale vorrebbe produrre in Europa a costi inferiori di tutti
gli altri. Ma la deroga avrebbe effetti devastanti in tutto il Mezzogiorno
d'Italia dove non esiste contrattazione articolata per settori o per
territori e l'unico punto di riferimento legale è il contratto nazionale.
Introduce un principio di derogabilità dai minimi nazionali che non
costituiranno più un punto di riferimento. Non ho dubbi che l'ottimismo ed i
larghi sorrisi di Guglielmo Epifani e di Emma Marcegaglia sono segno di una
intesa già raggiunta. Questa intesa demolirà la regola che ancora mantiene
un certo ordine ed una certa legalità nei posti di lavoro. Poi non ci sarà
più niente. Il salario sarà quello imposto dal datore di lavoro e dipenderà
dal suo buon cuore e dalle sue convenienze.
L'Italia è un paese anomalo da tanti punti di vista. Ha un Parlamento
tutto di destra con una opposizione che pur avendo un esteso elettorato
popolare rappresenta interessi padronali al pari del centro-destra; ha
sindacati che a differenza di altri sindacati europei
non danno e non garantiscono niente ai lavoratori ma tolgono diritti
conquistati o garantiti dalla legge.
L'età pensionabile è stata innalzata ad oltre i settanta anni con una
truffaldina trovata inserita in una finanziaria. Questa trovata è stata una
idea geniale del governo ma è stata concordata con le tre confederazioni che
hanno fatto finta di non vedere come peraltro hanno fatto in tante altre
occasioni del genere. A differenza di Sacconi che si limita a parlare
genericamente di "complicità sindacali", Tremonti ha voluto informare il
mondo intero di quanto sono fessi ed autolesionisti i sindacati italiani!
Non ho dubbi che la vicenda dei licenziamenti dei professori "precari" non
troverà soluzioni nonostante il patetico appello del Presidente della
repubblica, il pianto di tanti insegnanti privati del loro lavoro perduto
magari dopo venti anni, le agitazioni, gli stiliti e quant'altro. La CGIL
tranne che in Sicilia non ha alzato un dito in loro favore derubricando la
questione in una mera vertenza di categoria. Ma la devastazione gelminiana
della scuola italiana è una questione generale che riguarda il welfare, la
libertà e la democrazia degli italiani. La CGIL avrebbe dovuto organizzare
uno sciopero generale per la scuola come hanno fatto i sindacati francesi.
Ma non lo ha fatto e non lo farà. Lo stesso atteggiamento mantiene per la
sanità che oramai è diventata uno strumento per il finanziamento delle
cliniche private e con una crescente insolente privatizzazione della
attività dei medici. Con i soldi pubblici del servizio sanitario si sono
costituiti imperi economici in tante regioni d'Italia. Imperi che attraverso
i loro giornali spesso scandalistici
ed aggressivi condizionano la politica italiana.
In sostanza diritti, salari, scuola, sanità e pensioni sono in un
tritacarne. Inoltre crescono le distanze sociali e le ingiustizie di un
Paese che registra centinaia di migliaia di mutilati del lavoro, migliaia di
morti, e che ha un sistema penitenziario nel quale si suicidano o vengono
suicidati diecine e diecine di detenuti all'anno.
Considero eversiva per la Costituzione e l'equilibrio democratico del Paese
l'azione del PD e delle Confederazioni Sindacali. La dialettica politica e
sindacale è stata da sempre garanzia di equilibrio e di coesione sociale.
Ora che tutto il Parlamento e tutto il Sindacato si spostano a destra non
c'è più equilibrio in un paese in cui il risentimento sociale diventa
acutissimo ma senza vie di sbocco.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia e
Lavoro/2010/05/marcegaglia-contratti-dialogo.shtml?uuid=e7f5552c-58ee-11df-a0f0-dfea661b6fe1
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, September 30, 2010 9:54 AM
Subject: Politicantismo miope di Fini
Politicantismo miope di Fini.
Ieri, l'unica persona vera che è intervenuta in Parlamento dicendo delle
cose vere. comprensibili, con un senso, è stato l'Onle Di Pietro, il quale
ha trattato il Primo Ministro per quello che è e per l'enorme danno che ha
procurato all'Italia nel corso di tutti gli anni in cui ha avuto il potere ,
invitandolo alle dimissioni. In Fini e nei finiani ha prevalso il
politicantismo, il calcolo di non provocare lo scioglimento anticipato delle
Camere al quale non si sentono preparati e forse anche il fatto che non
tutti i trentacinque deputati di "futuro e libertà" erano disponibili a
negare la fiducia a Berlusconi. Il discorso dell'on.le Bocchino è stato
semplicemente meschino! Non ha mai parlato della campagna scandalistica
orchestrata ed in corso da mesi contro il Presidente della Camera e la sua
famiglia dai giornali del Presidente del Consiglio, nè dell'ingaggio di
personaggi incaricati di attingere o creare notizie atte a nuocere.
I giornalisti della stampa estera hanno avuto difficoltà a spiegare nei
loro servizi il voto di fiducia dato dai finiani al Presidente del
Consiglio. Voto che avrebbe avuto un senso se ci fossero state le scuse di
Berlusconi o quanto meno una dichiarazione di stima e di fiducia
per il Presidente della Camera. Non c'è stato niente di tutto questo. Sullo
sfondo resta aperta la squallida storia della casa di Montecarlo che doveva
fungere come una sorta di
scandalo della collana che squalificò Maria Antonietta ed accelerò la fine
dell'ancien regime. Naturalmente non ha destato alcuna emozione l'uso di
società off shore per eludere il fisco italiano e dissimulare le proprietà
al quale un partito politico ha fatto ricorso per la vendita di un suo bene,
nè la denunzia in aula fatta da Di Pietro di ben ottantantaquattro società
off shore con le quali il Presidente del Consiglio evade le tasse ed occulta
nei paradisi fiscali le sue immense ricchezze. Il Parlamento sembra
mitridatizzato alla corruzione e niente lo scuote dal suo tirare a campare.
Oggi i giornali si affannano tutti a pronosticare imminenti elezioni
politiche perchè, fatti i conti, il governo senza i finiani e senza il
gruppo di Lombardo non raggiungerebbe più i fatidici 316 voti. Fini avrebbe
fatto il capolavoro politico di dimostrare a Berlusconi la sua forza, di
essere essenziale per la sopravvivenza del Governo. La Lega che secondo i
suoi calcoli vincerebbe le elezioni si è affrettata a fare sapere
addirittura attraverso il Ministro degli Interni che a marzo 2011 si vota.
Ieri si è scritta una delle pagine più oscure ed inquietanti della morente
democrazia italiana. Il calcolo politico dei politicanti ha avuto la meglio
sul dovere di verità e di giustizia.
Il Presidente della Camera avrebbe avuto il dovere di difendere se stesso
e la sua famiglia dagli attacchi del Capo del Governo che, oltretutto, lo ha
invitato ripetutamente a sgombrare, a lasciare l'incarico. Ha dato invece la
sensazione di possedere un enorme apparato digerente, di poter ignorare ed
inghiottire l'accusa di avere usato per la sua famiglia un bene del suo
Partito, accusa mossagli da un Presidente del Consiglio che mentre la
maggioranza degli italiani si impoverisce ha appena acquistato un castello
alle porte di Roma e si accinge ad una ulteriore colonizzazione della
Sardegna con l'acquisto di una seconda enorme villa da affiancare a Villa
Certosa. Intanto un panfilo da venti milioni di euro viene aggiunto da uno
dei suoi figli alle altre "barche" di famiglia.
Ieri Fini avrebbe dato una occasione di recupero alla democrazia italiana ,
di liberazione
dal dominio berlusconiano e dal suo enorme conflitto di interessi. Fini ha
negato questa occasione forse perchè convinto che non tutti i suoi seguaci
lo avrebbero assecondato.
Del fatto che a conti fatti si sia dimostrato che è determinante per la
sopravvivenza del governo non credo possa interessare nessuno. Il calcolo di
Palazzo ha preso il sopravvento
sulla etica della politica. Non credo che Fini abbia più nulla da darci.
Le elezioni anticipate che Fini voleva evitare con il suo furbissimo
glissare su tutta la materia da contendere con Berlusconi ci saranno lo
stesso. Da qui ad allora la democrazia italiana continuerà ad affondare ed a
perdere del tutto l'identità che le era stata data dalla Costituzione.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Saturday, October 02, 2010 5:12 PM
Subject: le vittime della Cisl
Le vittime della Cisl
Le parole più pesanti sono quelle dell'Avvenire, quotidiano cattolico
portavoce dei vescovi che parla di sede Cisl "assaltata" da "un manipolo di
facinorosi " e di guerriglia a senso unico. Una vera e propria manipolazione
della verità perchè la sede Cisl di Livorno non è stata assaltata ma
soltanto fatta segno ad un serrato lancio di uova e di palloncini pieni di
acqua colorata. Qualcuno aggiunge le pietre ma la presenza di queste deve
essere provata . Non c'erano pietre!
In Sicilia si dice che quando qualcuno "avi u carboni vagnatu", ha la
coscienza sporca si aspetta davvero il peggio e grida fingendosi spaventato
anche dinanzi a innocue manifestazioni di dissenso. Per il petardo tirato da
Rubina a Bonanni si è parlato di intenzione di uccidere, il leader della
Cisl ha detto di aver temuto per la sua vita, il ministro Sacconi ha
mugugnato per il mancato arresto della giovane contestatrice e tuttora si
lamenta del "perdonismo". Non bisogna perdonare niente a nessuno! Bisogna
essere durissimi con tutti specialmente con coloro che contestano gli
Oligarchi e le istituzioni che
galleggiano ed ingrassano in una realtà sociale intrisa di disperazione, di
infelicità, di terrore per un futuro sempre più incerto. Oggi tutta la
stampa italiana grida scandalizzata contro i metalmeccanici di Livorno che
hanno protestato contro un abuso di potere. Un accordo che li priva di
diritti e salario perpetrato in un ambigua temperie giuridica senza certezza
di regole. Gli obiettivi dei lai e degli alti strilli dei pennivendoli sono
orientati ad un tentativo di criminalizzazione della Fiom (la stampa di
Torino), di richiesta di ulteriori prese di distanza della CGIL dai reprobi
massimalisti, di un baubau di terrorismo prossimo venturo.
E qui la storia di Livorno si congiunge con quella del direttore di
"Libero". Maroni dichiara che si aspetta il peggio, che avremo altri
tentativi di omicidio di esponenti della Nomenclatura, ed ha già provveduto
a rafforzare la scorta a BelPietro. L'Italia è un paese in cui la polizia
viene usata alla grande per la protezione di personaggi dell'establischment-.Non
c'è paese in Europa in cui si vedano i politici con le ridicole folle
accanto di agenti di protezione. Una classe dirigente che ostenta la scorta
come status simbol e se ne serve come barriera di separazione dalla gente
comune. Siamo alla Milano di Manzoni in cui ogni Don Rodrigo ha un gruppo di
bravi che bivacca nella corte di casa. Solo che qui i Don Rodrigo sono
davvero diventati tanti e tutto il mondo guarda stupefatto il Bel Paese
in cui sfrecciano cortei di lussuosissime automobili blindate piene di
agenti al seguito dei potenti politici. Lo Stato è una specie di massaria
al servizio degli Oligarchi e le guardie sono i loro campieri. .
In effetti, i metalmeccanici di Livorno ed i loro colleghi di tutta Italia
sono vittime della Cisl e dell'Uil, vittime di una prepotenza mafiosa: la
firma di un contratto di lavoro che non è valido soltanto per gli aderenti
alla Cisl ed Uil (che sono una minoranza)ma vige per tutta la categoria per
i quasi due milioni di metalmeccanici. Questo contratto è stato firmato ed
imposto senza un referendum di coloro ai quali verrà imposto. La
Confindustria e la Fiat che sono stati tanto solerti ad imporre il
referendum a Pomigliano d'Arco sperando in un plebiscito in loro favore, si
guardano bene dal sottoporre questo contratto a verifica. Esercitano una
violenza mafiosa che produce un terribile danno morale, economico e
giuridico ai lavoratori. Questi non hanno alcun modo di reagire anche perchè
il governo che dovrebbe garantire l'imparzialità
e dovrebbe impedire le forzature sta dalla parte della Confindustria e della
Cisl ed Uil. Ha elaborato la teoria della complicità delle sigle ai danni
dei lavoratori e di chi non ci sta. Chi si oppone è estremista e non è
patriottico. In Parlamento non esiste un solo gruppo disposto a stare dalla
parte della ragione e dei lavoratori. L'opposizione del PD è
confindustrialista e patriottica disposta solo a rimproverare chi protesta.
" Ma che andate cercando con questi chiari di luna"? "Non sapete che il
vostro comportamento scoraggia gli investitori stranieri e nostrani che
preferiscono la Serbia o la Tunisia"?Anche gli Oligarchi del PD pressano la
Fiom e vorrebbero che accettasse le deroghe al ccnl e che rinunziasse ai
grilli che ha per la testa.....
Colpisce l'attiva partecipazione della Chiesa al processo sempre più
veloce di riduzione dei diritti dei lavoratori italiani. Il Papa in persona
avevano esortato i giovani a non pensare al posto fisso ma a cercare in Dio
la consolazione della loro vita. A Genova il Cardinale Bagnasco ha benedetto
l'accordo tra la Confindustria e la CGIL per un recupero dell'unità
sindacale e della collaborazione con il padronato così come oggi vuole il
governo. Insomma una adesione della CGIL alla dottrina della complicità
antioperaia che Sacconi ha portato avanti con Cisl ed Uil e che avrà un
momento significativo nel prossimo accordo che sostituirà lo Statuto dei
Lavoratori con una roba gradita al padronato italiano.
E' vero che in Italia c'è molta violenza. E' la stessa che ha spinto
Vincenzo a suicidarsi a Castellamare dopo mesi di mancanza di reddito, dopo
aver lasciato a casa i figli digiuni. E' la violenza di Berlusconi e della
destra italiana contro i professori messi sulla colonna infame del
parassitismo e del clientelismo
e licenziati a diecine di migliaia. E' la violenza del miserabile reddito di
quindici milioni di famiglie a meno di mille euro mensili. E' la violenza di
ritmi di sfruttamento cheproducano quattro morti al giorno ed una quantità
infinita di feriti, mutilati, malati. E' la violenza di un fascismo sociale
al quale partecipano quasi tutti i sindacati che impone giorno dopo giorno,
accordo dopo accordo la rinunzia a diritti conquistati o dovuti per legge.
Lavoro contro Diritti! Se vuoi guadagnarti il pane devi sottostare alle
condizioni che decidiamo noi!
La CGIL dovrebbe riflettere sulla sortita della parte più combattiva del
corteo di Livorno
e capire che la sua adesione al collaborazionismo filopadronale farà
contento Bersani e Letta ma crea un vuoto pericoloso. La gente si sente sola
senza sindacato e senza partito.
Si sente in balia di una realtà sempre più dura ed infame. Mentre in
Francia, in Spagna ed in Grecia i lavoratori combattono inquadrati dai loro
sindacati, in Italia sono costretti a staccarsi da un corteo per fare
giungere ai giornali la loro protesta contro l'aggressione sociale che
stanno subendo. Giornali che li mettono subito in graticola e ne fanno
potenziali terroristi di domani.Quando a sinistra si crea un vuoto, nel
vuoto si sviluppa una spirale di disperazione e di odio. Io spero che si
sviluppi un sindacato del tutto nuovo ma che sia la copia esatta di ciò che
era la CGIL di Di Vittorio, Novella, Santi, Foa. Io spero che questi
sindacati felloni e complici del padronato vengano ripudiati e privati
della fiducia che i lavoratori hanno avuto per loro.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: barbara spinelli
Sent: Sunday, October 03, 2010 9:27 AM
Subject: la forza degli sconfitti
Cara Dottoressa,
l'Europa ha dentro di sè il cancro della sua stessa distruzione. Le misure
proposte dalla merckel che lei oggi commenta con favore sono una
accelerazione verso la totale americanizzazione. Saranno cancellati welfare
e le fabbriche saranno quelle di Marchionne penitenziari per uomini
trasformati in macchinario vivente. L'Europa si avvia verso un fascismo
sociale sotto la spinta di Mastricth, di Lisbona ed ora della grande
Germania.
Lei crede che la gente potrà accettare di vivere in una caserma sociale, con
pochi mezzi?
L'avidità del capitalismo non temperata e non tenuta a freno ci spingerà a
chiedere la separazione piuttosto che andare avanti in questo modo. Lo sa
che si torna a parlare di settimana lavorativa di sessantatreore e di
giornata lavorativa di tredici ore?
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, October 05, 2010 10:10 AM
Subject: Un summit di complici
Un summit di complici
In una giornata segnata in nero dal suicidio del giovane laureato pugliese
lasciatosi andare dal treno in corsa oppresso da una invincibile
disperazione, nello scenario di un paese devastato dalla crisi e da violente
ingiurie lanciate contro i lavoratori da Berlusconi e Marchionne, gli
uomini più potenti della politica e dell'imprenditoria, si è riunito il
summit voluto dalla Marcegaglia
per aggregare sindacati e forze imprenditoriali e finanziarie al suo
progetto.
Epifani ha sfoggiato uno scilinguagnolo che non gli è abituale per
condannare i lavoratori di Livorno e Treviglio ma non ha trovato niente da
ridire sulla inaccettabile frase di Marchionne delle bestie fuggite dallo
zoo o sull'attacco di Berlusconi ai professori licenziati dalla scuola..
La riunione è stata fatta sull'agenda proposta dalla Confindustria e
definisce un progetto conveniente al padronato di cui sono vittima i
lavoratori che vengono adescati da qualche piccolo miglioramento fiscale e
degli ammortizzatori sociali ma dovranno sudare sangue per salari sempre
più bassi e senza speranza di aumento e fruire di un welfare sempre più
scadente di scuola, sanità e pensioni. La parola d'ordine è produttività e
competitività per le imprese mentre lo Stato deve liberarsi del suo debito
riducendo la spesa sociale per rientrare nei parametri proposti dall'UE.
La linea "lavoro in cambio di diritti" trova nuovo alimento nell'accordo
messo a punto ieri in un summit mafioso preparato senza alcuna
consultazione dei lavoratori che non sono soggetti della trattativa ma
oggetto passivo di un accordo che ridurrà il loro peso sociale, le loro
difese giuridiche, la loro condizione civile. Lavoratori italiani tra i
peggio pagati dello Ocse, con un salario medio di appena mille euro mensili,
che dovranno a parità di retribuzione produrre di più . Una scelta di
politica economica e sociale che spreme il possibile ai venti milioni di
lavoratori dipendenti ed alle loro famiglie lasciando inalterati i redditi
del manageriato e dell'oligarchia politica, le rendite quasi non tassate, i
profitti delle imprese e della finanza, i patrimoni, le ricchezze.
Si tratta di una linea che solleva perplessità dentro la stessa destra
liberista che capisce come un regime di basse retribuzioni inchioda i
consumi e deprime la produzione. L'Italia
avrebbe bisogno di un innalzamento considerevole dei consumi interni
possibile soltanto attraverso un cospicuo aumento delle retribuzioni. Ma
questa linea viene esclusa categoricamente per ragioni politiche legate agli
interessi degli esportatori e della Fiat che prevalgono sui bisogni della
generalità delle piccole e medie industrie e dello stesso sistema Paese.
La riunione di ieri è parte dell'anomalia italiana di organizzazioni
sindacali e padronali legati da un groviglio di interessi e da una
burocrazia che arriva financo a contrapporre gli interessi dei lavoratori
iscritti a quelli dei loro sindacati. Le aziende raccolgono e provvedono a
trattenere ai dipendenti per versarli ai loro sindacati le quote di
contribuzione. Anche l'Inps e le amministrazioni dello Stato sono preposte
allo stesso compito. Inoltre, per accordi contrattuali, quote consistenti di
salario vengono gestite da enti bilaterali come la Cassa Edile. Non si
tratta in generale di organismi che esaltano l'autogestione di servizi e
forme di sussidiarietà autonome ma di superfetazioni burocratiche che i
lavoratori subiscono e sentono spesso estranee. Il devastato campo del Tfr
ha dato vita a finanziarie che sono di gran lunga meno convenienti
dell'accantonamento delle imprese. Insomma enormi interessi economici e
sociali uniscono e rendono "complici" le rappresentanze sindacali dei
lavoratori e del padronato e ne tracciano una dinamica di relazioni che
prescinde del tutto dalla condizione reale del lavoro italiano.
Non ho dubbi che il bilancio conclusivo degli accordi che si aprono oggi
sarà di peggioramento dello stato attuale che è pur il peggiore degli ultimi
trenta anni. Aumentano precarizzazione e svalutazione della prestazione
lavorativa. Il lavoro non è più un diritto garantito dalla Costituzione ma
una merce il cui valore varia a seconda del mercato politico in cui si
svolge. Il contratto nazionale, fondamentale istituzione che ha garantito
diritti in una realtà in cui la contrattazione aziendale o integrativa
praticamente non esiste, viene sbriciolato dalle deroghe. Milioni di
lavoratori italiani non avranno più un contratto nazionale!!!
Ancora non abbiamo in Italia il Sindacato americano sospirato da
Marchionne fatto di
guardiaspalle più o meno brutali dell'ufficio risorse delle aziende che
controllano il rendimento dei loro colleghi e denunziano coloro che restano
dietro o si rivoltano contro le forme più umilianti ed eccessive di
sfruttamento. Ma in compenso abbiamo confederazioni sindacali potenti, forti
di milioni di deleghe, che con una loro firma cambiano la vita ai milioni
di persone senza neppure sentirle oppure facendo finta di sentirle come è
stato per il taroccatissimo referendum del 2007 sugli accordi Prodi.
In questi ultimi tempi la Cisl e l'Uil hanno partecipato attivamente al
banchetto dei padroni mentre la CGIL si è limitata a fare da palo, da ospite
in piedi ed a tenere d'occhio la Fiom
contenendone le spinte più genuine. Ma non sempre la CGIL ha fatto da palo.
Ha partecipato attivamente agli accordi Alitalia che hanno aperto l'era
della deregolation e dei nuovi obblighi che stiamo vivendo. Ora si accinge
a "sanare" le sue divergenze con Cisl ed Uil dovute alla resistenza della
sua combattiva motivata e culturalmente elevata base sociale.
La democrazia scompare anche ad opera delle istituzioni e delle strutture
a cui ha dato vita il cui ruolo traligna e diventa veleno sociale. Mentre
in Francia, in Spagna, in Grecia i sindacati continuano ad esserne
strumenti dei lavoratori nel conflitto sociale in Italia non è così e non
basta neppure la truffa del "refuso" di Sacconi che porta la pensione oltre
i settanta anni per scuoterli dalla nicchia filogovernativa e
filoconfindustrialista che si sono scavati.
Le porte del fascismo sociale sono state aperte dai sorrisi e dall'aria
soddisfatta di Epifani e della Marcegaglia incuranti della crescente
infelicità e della disperazione di tanta parte della nostra gente. La
Fabbrica Italia lavorerà a pieno ritmo ma la devastazione dei diritti alla
fine screditerà il sistema italiana. Una nazione non può vivere a lungo
sulla sofferenza della sua forza produttiva. Bassi salari, orari di lavoro
estenuanti, impoverimento materiale e sociale di milioni di persone avrà un
effetto depressivo che si riverbererà negativamente sul prossimo futuro.
Futuro già negato a sei milioni di biagizzati che continueranno a
sopravvivverà fino a quando i loro vecchi genitori che li mantengono
vivranno. Ma non oltre.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Friday, October 08, 2010 9:23 AM
Subject: il prof.Claudio Moffa e l'Olocausto
Subject: il prof.Claudio Moffa e l'Olocausto
Il prof.Claudio Moffa e l'Olocausto
La stampa italiana è tutta mobilitata oggi a chiedere dure misure
repressive nei confronti del Professore Moffa definito "negazionista" per i
suoi studi sull'Olocausto..Credo che il Professor Moffa abbia il diritto di
esprimere le sue opinioni senza essere criminalizzato e trattato come un
delinquente. Non è giusto che ci siano argomenti tabù dei quali è vietato
parlare. Quanti ritengono le tesi del professore Moffa sbagliate lo
smentiscano nel merito citando le loro fonti e dicendo le loro cose. La
"soluzione finale" dei nazisti per gli ebrei c'è stata e non solo per loro
ma anche per i rom, per tanti soldati italiani, per i comunisti, gli
omosessuali, e tanti tanti altri. Non si parla quasi mai delle vittime non
ebree di Hitler ed i rom continuano ad essere deportati e perseguitati in
Europa. Ma io sono convinto che l'uccisione di un milione o di sei
milioni di esseri umani non attenua nè l'orrore nè la responsabilità dei
criminali che l'hanno perpetrata. Per questo non mi sento molto interessato
alla guerra di cifre sull'Olocausto. Ma nessuno ha il diritto di
imbavagliare chi ritiene inattendibile la versione sostenuta da
Israele.oggi a Roma maratoria oratoria pro-coloni Israele che debbono
continuare a costruire in gisgiordania previa demolizione delle case dei
palestinesi, sdradicamento di ulivi, disseccamento dei pozzi. Con licenza di
uccidere. In Israele migliaia di prigionieri palestinesi, donne e bambini in
carcere con semplice misure amministrative. Questo nelle Università non
viene detto e neppure dai grandi giornali come "Repubblica".Il prof.Moffa
non insegna l'odio come dice la Gelmini. Questo paese vive immerso
nell'odio contro tutte le dissidenze ed il Potere ha una grande voglia di
repressione. Nel momento in cui si scatena la persecuzione ed il crucifige,
esprimo solidarietà al Professore Moffa e spero che continui il libero
insegnamento nella scuola italiana garantito dalla Costituzione.Soero che la
testa del Professore Moffa non sia fatta rotolare e che non subisca danni
per la campagna di odio e di intolleranza che si è scatenata contro di lui.
Spero che continuiamo ad essere un paese civile capace di accettare
laicamente anche chi non la pensa come tanti altri e fa controcorrente.
.Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, October 10, 2010 8:14 AM
Subject: la retorica del dolore e la pace
La retorica del dolore e la pace
L'Italia, Presidente della Repubblica in testa, si unisce nella retorica
del dolore. Meno di altre volte perchè la verità, nascosta da un fitto velo
dai pennivendoli embedded dell'ascarismo filoamericano, comincia a filtrare,
comincia a mostrarci una realtà durissima ed atroce di una guerra di
conquista combattuta nell'interesse geostrategico ed economico degli USA
alla quale partecipiamo per non essere puniti dal nostro prepotente e grosso
"alleato" ed essere catalogati in uno dei vari gruppi della sua lavagna che
si conclude con quello degli "stati canaglia". Siamo in Afghanistan per
combattere, siamo integrati in una macchina di morte che ha finora prodotto
centinaia di migliaia di vittime in una popolazione praticamente inerme. I
patrioti che ci combattono sono armati da mine rudimentali costruite in
cantina e da vecchi fucili kalashikov, ma sopratutto hanno l'arma vincente:
sono motivati! La motivazione che manca ai nostri "cari ragazzi" che sono in
Afghanistan perchè membri di un esercito di professionisti in una trasferta
importante non solo per i soldi ma anche per fare carriera. Se stai in un
esercito di professionisti devi qualificarti come combattente!|
Io non mi unisco alla retorica del dolore. La retorica del dolore, oramai
collaudata dai tanti morti che finora abbiamo riportato a casa, è parte
integrante di un meccanismo di riproduzione e di sostegno dell'impegno
militare. Meccanismo che si basa anche sulla cancellazione del dolore
altrui. Nessuno è indotto a chiedersi se ci sono madri afghane che piangono
i loro figli morti, la loro casa demolita dai bombardamenti, la loro vita
sconvolta da dieci anni di guerra che hanno trasformato l'Afghanistan in un
inferno controllato da truppe di occupazione ed anche da enormi quantita di
killers contractors che stanno assumendo ogni giorno un ruolo sempre più
importante fino a quando diventeranno anche essi il nuovo esercito
dell'Occidente, gestito da SPA, sottratto ad ogni controllo democratico, in
grado di condizionare e di svuotare la democrazia e le sue istituzioni. Il
peso dei privati nell'organizzazione militare è crescente in tutto il mondo
occidentale. La guerra non è più soltanto il grande affare dei fabbricanti
di cannone, ma anche e sopratutto il nuovo capitalismo che investe non solo
in armi ma in tantissime altre cose a cominciare dai soldati. L'investimento
negli eserciti militari, nel loro approvvigionamento, nella loro
organizzazione, nell'addestramento ed arruolamento di uomini, sta diventando
sempre più importante. Finirà con il cambiare i connotati delle democrazie.
Il peso dei generali e dei loro affari diventerà sempre più importante.
Sempre meno controllabile diventerà l'operato degli eserciti che, una volta
costituiti, come ogni impianto industriale debbono funzionare a pieno
ritmo. Si faranno guerre perchè non si potranno smobilitare gli eserciti
senza provocare terribili shok economici e sociali e crisi.
Siamo giunti a questo punto e siamo impantanati in una guerra senza
prospettive anche per responsabilità della sinistra europea che ha votato
nei Parlamenti le spese militari ed autorizzato le "missioni". Anche i
cattolici sono responsabili. L'avvenire e l'osservatore romano hanno
condiviso le guerre per ragioni ideologiche di contrasto alla religione
islamica e per allineamento del Vaticano alla strategia planetaria degli
USA. Ho sentito con le mie orecchie il Direttore dell'Osservatore Romano
giustificare la guerra in nome di interessi finalistici dell'Occidente e
della sua "cultura". Questa posizione dei cattolici e della sinistra
europea hanno spento il movimento per la pace che ebbe le sue ultime
manifestazioni di vita nel 2003. Il disorientamento della sinistra comunista
e radicale è stato terribile. La senatrice Lidia Menapace, durante il
governo Prodi, polemizzava con Alex Zanotelli in difesa degli enormi
stanziamenti militari approvati dal Senato. Gran parte di quella che una
volta era la sinistra italiana con il PD si è sempre di più orientata al
sostegno senza se e senza ma di Israele, un sostegno che accetta la
filosofia della strategia sterminazionistica verso i palestinesi e la
ostilità verso l'Iran. Quando si sceglie di stare con Israele e gli USA
tutto il resto è conseguenziale. Si diventa parte di un blocco politico di
appoggio alle avventure coloniali e non ci si ferma a riflettere sui
terribili danni che esse producono. Avevamo un Irak prospero unito e libero
con Sadam Hussein. Ora abbiamo un pezzo di geografia fratturato in tre o
quattro pezzi violentato dagli invasori che vi hanno installato una base
militare nucleare nel cuore di Bagdad e cinquantamila soldati e forse il
doppio di contractors.
Oggi L'Avvenire, giornale della Cee, é in prima linea nella menzogna
bellicista: parla di morte di "costruttori di pace" quando é oramai arcinota
la funzione bellica dei nostri militari. Se i cattolici progressisti e la
sinistra non rivedono le loro posizioni non sarà possibile una ripresa della
lotta per la Pace. Soltanto un movimento esteso, forte, motivato, può
impedire nuovi lutti in Italia e sopratutto la carneficina di popoli che non
ci hanno mai fatto niente di male anche se, per colpevolizzarli in quale
modo, la propaganda Cia parla di possibili attentati terroristici
all'Europa, alla torre Eiffel. Intanto i drone di Obama ogni giorno
bombardano con effetti criminali anche sul futuro i villaggi afghani dove
cominciano a nascere bambini deformi a causa del fosforo e dell'uranio
impiegato.
Agli americani non interessa moltissimo vincere. Sanno che non hanno mai
vinto una sola guerra dalla fine della seconda guerra mondiale. Sanno di non
avere la motivazione da offrire ai marines per tornare a casa vittoriosi.
Hanno in casa un milione di veterani, molti mutilati, molti impazziti, con
un altissimo tasso di suicidi. Ma i milioni di combattenti ed il milione di
veterani americani sono in grande parte appartenenti agli strati poveri
della popolazione bianca o nera. Un esercito permeato da una fortissima
ideologia imperiale e fascista legato alle multinazionali delle armi e del
petrolio usa i suoi poveri soldati in guerre assurde solo per giustificare
la sua esistenza. Non credo che il Governo Usa abbia interesse ad una
sistemazione geostrategica dei territori occupati. Credo che abbia interesse
soltanto alla destabilizzazione permanente. Non ha voglia nè idea di pace e
non fa niente. Ieri ha spostato il grosso delle truppe dall'Irak all'Alfghanistan,
domani li sposta in Pakistan o in Sudan. Importante che la macchina da
guerra giri sempre e che gli Stati di cultura non liberista siano nei guai.
Non importa altro ed è terribile che a differenza dei grandi statisti
che diedero vita all'equilibrio del mondo che ci ha governato per tanti
anni, i potenti di oggi non hanno un progetto di pace.
Spero che la sinistra italiana riveda profondamente le sue posizioni sulla
guerra ed elabori un manifesto capace di decifrare la realtà di oggi e gli
obiettivi che il movimento per la pace dovrebbe darsi al più presto.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, October 17.10, 2010
La classe operaia è viva
Corradino Mineo aveva preannunziato stamane la diretta su Rainew24 della
manifestazione della FIOM. La manifestazione non è stata soltanto dei
metalmeccanici ma ha trascinato con se tanta parte del mondo del lavoroa
cominciare dai professori e dai disoccupati e dell'intellighenzia italiana
turbata dal declino e dall'incupimento del nostro Paese, intellighenzia che
è stata svillaneggiata, come oggi purtroppo si usa fare, da un esponente del
PD, un tale Boccia sconfitto da Niki Vendola in Puglia e da allora con il
dente avvelenato per tutto quello che sta alla sua sinistra. Mi sono messo
comodo davanti la TV sin dalle due e mezzo e per un paio d'ore non mi è mai
capitato di vedere i cortei che attraversavano Roma. C'erano soltanto
interviste e venivano inquadrati al massimo due personaggi. Inoltre la
trasmissione si spostava ogni dieci minuti su Torino per riferire di non so
quale iniziativa pubblicizzata nei giorni scorsi da un sacerdote di non so
quale mirabolante contenuto. Il giornalista che intervistava qualcuno dei
partecipanti di Torino si sforzava anche di mettere in contrapposizione i
"giovani" sereni e pacifici di quella riunione differenti dai convenuti a
Roma. Non diceva "violenti" e pronti a menare le mani ma lo lasciava capire.
Esasperato e deluso per non aver visto quasi niente per un evidente
oscuramento ho acceso il computer e finalmente ho potuto seguire dal sito di
"Repubblica" la manifestazione ed ho potuto vedere la grandissima
straordinaria umanità che riempiva lo schermo. Mi sono commosso fino alle
lacrime. E' stato come ritrovare me stesso, la mia storia, la storia del
movimento operaio italiano e della sua straordinaria civile combattività
dopo anni di smarrimento, di sofferenza, di sconfitte. Allora non è vero che
la classe operaia è scomparsa! Non è vero che non esisteva più, non aveva
più identità, non era più la classe generale di cui parlavano i nostri padri
capaci di guidare un movimento non solo di lotte di resistenza ma anche di
trasformazione della società in senso socialista.... La classe operaia
esiste e rivendica i suoi diritti. Non è ancora ridotta a subire le
condizioni imposte dal "padrone".Ed è questa la ragione per la quale
l'obiettivo di Confindustria e dei suoi gregari Cisl ed UIL con l'assenso
del PD è l'abolizione del contratto nazionale di lavoro, strumento
fondamentale identitario e collettivo che fa dei dipendenti di una azienda
un gruppo culturalmente e politicamente vivo ed agente. Certo, i lavoratori
e le migliaia di professori, di giovani studenti, disoccupati, ragazzi dei
centri sociali criminalizzati dal poliziotto Maroni ma che io amo e rispetto
per quello che fanno nei quartieri dai quali si tenta di sfrattarli, non
sono più come i loro padri. I loro padri stavano meglio, molto meglio. Un
metalmeccanico italiano riusciva a mantenere dignitosamente la famiglia e
magari, con molti sacrifici, a laureare un figlio. Ora la sua paga non basta
alla sopravvivenza della famiglia. Il metalmeccanico di ieri si concedeva un
poco di ferie, qualche gita fuori porta. Ogni tanto qualche fetta di carne
buona. Ora non ha i soldi per comprare il giornale e per prendere un caffè
al bar se deve comprare la merendina per il suo bambino. La classe operaia
di oggi è sotto attacco. Viene brutalizzata da esponenti del governo e del
padronato. Brunetta e la Marcegaglia si uniscono nell'insulto e Marchionne
vorrebbe in Italia i sindacati guardiaspalle USA che spiano i lavoratori.
Sacconi odia la CGIL ed ancora di più la Fiom. Si era lasciato andare, dopo
la manifestazione Cisl ed UIL a considerare queste il nuovo primo sindacato
italiano. Non aveva visto il fiume di esseri umani della Fiom e cioè della
sinistra italiana confluire verso la grande piazza del comizio. Mastica
amaro e da domani organizzerà, magari con l’aiuto di Ichino, la sua vendetta
alla Camera dei Deputati con il varo del collegato lavoro che vorrebbe
distruggere lo Statuto dei Diritti ed inibire ai lavoratori di ricorrere al
giudice ed allo stesso giudice di intervenire anche in presenza di enormi
violazioni del diritto. Dalla classe operaia di oggi (che per me comprende
tutti anche i professori e gli ingegneri e gli scienziati che si vorrebbe
umiliare nelle Università italiane) è venuta una reazione al processo di
disgregazione dei diritti, all'impoverimento forzato di generazioni di
precari della malvagia legge Biagi. L'Italia rifiuta di ridursi come la
Tunisia , come la Serbia , come la Romania. Vuole raggiungere la Germania ,
lasciare il fanalino di coda dei salari OCSE. Mi hanno commosso e coinvolto
emotivamente gli interventi sulla scuola, sull'acqua, sulla pace della
figlia di Gino Strada, l'intervento di Paolo Flores D'Arcais che ha capito
il legame che c’è tra fascismo nelle fabbriche, fascismo nella società e
berlusconismo, l'intervento di Maurizio Landini che lo ha oggi laureato
dirigente di spessore nazionale, un dirigente capace, prudente, deciso ed
appassionato. Come si diceva una volta, "un compagno quadrato".
Contrariamente a quanto ha velenosamente chiosato Sacconi la manifestazione
di oggi non è uscita dagli anni settanta. Viene dal futuro! Un futuro in cui
il lavoro in tutto l'Occidente è sottratto al processo di sfruttamento ed
alla crescente sperequazione con le rendite e le retribuzioni dei dirigenti
tutte nell'ordine di milioni di euro a fronte della media di quindicimila
euro della maggior parte delle famiglie italiane. Ma la manifestazione ha
bisogno di avere una CGIL che ritrovi se stessa e che non sia quella di
Epifani che rinvia a dicembre uno sciopero indispensabile subito e un grande
partito socialista che costituisca il suo referente in Parlamento. Il PD non
è il referente della classe lavoratrice anche se gran parte di questa lo
vota. Ha la testa altrove, vorrebbe conquistare il blocco sociale moderato e
fascisteggiante di Berlusconi. Non escludo che cercherà un compromesso sul
collegato lavoro e che tornerà ad insistere sulla FIOM perché accetti le
condizioni del nuovo padrone delle ferriere. Nelle prossime settimane
comprenderemo se sarà possibile tradurre in risultati politici e sociali la
grandissima giornata che ci ha regalato la generosa classe lavoratrice
italiana. La classe operaia è viva, più viva che mai ed ha bisogno di un suo
partito che ne rappresenti gli interessi in Parlamento. Il grande lascito
del Socialismo del Novecento non è morto! Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
----- Original Message -----
Sent: Monday, October 18, 2010 6:56 PM
Subject: Ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom
INGABBIARE DENTRO UNA LAMPADA IL GENIO DELLA FIOM
I dirigenti del PD hanno maneggiato l'esito della manifestazione del 16
come dinamite o roba da trattare stando attenti a non scottarsi le dita, a
non farsi contaminare. La parola d'ordine dei maggiori boss da Bersani a
D'Alema è : bisogna ascoltare quella piazza. Ma questa attenzione, questo
ascolto non mi sembrano benevoli. La preoccupazione maggiore mi sembra
quella di neutralizzare, disinnescare la carica democratica positiva dei
cortei romani. Il 16 Maggio è stato come se un decennio di destrutturazione
ideologica e politica del movimento operaio non ci fossero stati e fossimo
tornati al suo punto di forza ascensionale degli anni delle grandi lotte per
le riforme e per il socialismo. Si è riaperto uno scenario che molti
speravano non dovesse mai più ritornare: il ritorno della classe e della sua
lotta di classe! Il PD sembra a disagio a scegliere tra la Fiom e la CGIL,
tra la CGIL e la Cisl e l'Uil, ma in definitiva ha scelto da un pezzo da che
parte stare: sta dalla parte della Cisl e dell'UIL che a loro volta stanno
dalla parte di Marchionne. Cisl e dell'UIL al loro corteo hanno gridato:
dieci, cento, mille Pomigliano e cioè massima disponibilità masochistica per
lo scambio lavoro-diritti. <<Fateci lavorare e noi siamo pronti a farlo a
qualsiasi condizione perché abbiamo famiglia, un mutuo da pagare, dei figli
da mandare a scuola.>> Un ricatto! La Confindustria cavalca la crisi che il
capitalismo ha generato per distruggere il ceto medio e fare una immensa
classe di infelici precari e disperati nelle fabbriche, nelle scuole, negli
uffici mentre i suoi cavalieri di ventura, i suoi managers guadagnano
cinquecento, settecento volte la paga dei loro dipendenti e si liquidano di
tanto in tanto tangenti sostanziosissime con le quali comprare panfili di
lusso o le ville che Berlusconi tratta nelle isole dei mari del paradiso di
Antigua dei Caraibi. Insomma quello che una volta, con nome e politiche
diverse, era il grande partito della classe operaia, il partito di Gramsci e
di Berlinguer, ora quasi si mette in ombra per barcamenarsi. Sta con
Marchionne e la Marcegaglia, ma non vorrebbe prendere posizione apertamente
contro la grande richiesta di giustizia sociale e di libertà che ha preso
corpo e slancio il 16 a Roma e che ha portato con sé una parte importante
della intellighentia italiana, quella che non si è fatta corrompere
ideologicamente e culturalmente dalla sbornia liberista e dal modernismo di
coloro che vorrebbero tornare ai primordi della industrializzazione (sic!)-
La CGIL si è lasciata andare ad una ambigua e stentata promessa di sciopero
generale "se non ci saranno risposte". Ma quali risposte ci debbono essere
se non chiede niente e ci si lamenta della Fiat che non ha accettato la
disponibilità ad accettare 13 punti su 15? Chiede forse la CGIL
l'abrogazione della legge Biagi per combattere il precariato? Chiede forse
una revisione del sistema pensionistico giunto all'estremo della negazione
di se stesso se è vero che molti non avranno mai la pensione? Chiede forse
un aumento generalizzato dei salari? O la restituzione degli otto miliardi
sottratti alla scuola che si sta facendo deperire per mancanza di professori
e di cura degli edifici? Quante scuole stanno chiudendo come lo storico ed
ultimo superstite Istituto d’arte della Sicilia, quello di Monreale? Quali
risposte la Cgil aspetta da questo governo per fare lo sciopero? Sono
malpensante se penso che implora Tremonti per una piccola mancia di sgravio
fiscale alla quale aggrapparsi per incitare i lavoratori ad essere grati e
patriottici, ad accettare di stare tutti nella stessa barca (non certo nello
stesso panfilo) e remare per fare uscire l'Italia dalla crisi con un
fortissimo incremento di produttività e di competitività. Ma la crisi non
finirà mai dal momento che fa comodo al padronato occidentale che sta
drenando risorse dal lavoro al profitto come mai era riuscito a fare. La
crisi è il nuovo modo di essere del capitalismo che usa e getta le risorse
umane viste soltanto come ingranaggi del proprio lucro. Domani sapremo fino
a che punto il PD ha ascoltato e come ha ascoltato piazza San Giovanni. Si
apre la discussione finale sul collegato lavoro che non risponde bene ai
rilievi del Presidente della Repubblica ed inoltre rende difficile l'accesso
ad un giudice. Il mugnaio di Dresda disse al suo Re: ci deve essere pure un
Giudice a Berlino! Il collegato lavoro cancella il giudice di Berlino. Un
arbitrato a pagamento interverrà nelle vicende del lavoro e Lo Statuto dei
diritti viene in parte cancellato. Il giudice sarà obbligato a considerare
la giusta causa alla luce di nuovi fattori che vengono introdotti
surrettiziamente. Se il PD farà una seria opposizione al varo di questa
terribile spoliazione di diritti lo vedremo nei prossimi giorni. Io ne
dubito molto. Penso che si accontenterà di cambiare qualche virgoletta per
tutelare meglio interessi di bottega sollevati da Damiano come la
composizione delle commissioni. Farà una mera lotta di potere che ignora gli
interessi dei lavoratori e di tutti coloro che non hanno sindacati ai quali
rivolgersi. Intanto, per ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom e
tenerlo prigioniero per sempre costruiranno al più presto un sindacato
unitario sulla base della dottrina Bonanni-Ichino della totale deregolazione
dei rapporti di produzione e di lavoro. Aboliranno come propongono Bonanni e
Ichino il diritto di sciopero come diritto costituzionale ed individuale. Si
potrà manifestare e scioperare soltanto di sabato. Poi verrà il resto che io
immagino nella privatizzazione dell'Inps e dell'Inail. Esiste ed è ancora
intatta una immensa forza di classe nella classe lavoratrice. Basta
assecondarla. Bisognerebbe che la FIOM ed i sindacati di base dessero il via
ad un processo di unificazione dei lavoratori e per i lavoratori in
contrapposizione all'unificazione delle Confederazioni fatto nell'interesse
della Confindustria e del governativismo del PD. Pietro Ancona già
sindacalista CGIL già membro del CNEL
http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/reazioni_art_18-2489704/
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From:
pietroancona@tin.it
Sent: Monday, October 21, 2010 6:56 PM
Il 16 ottobre la classe operaia italiana ha dato vita ad una delle più
grandi manifestazioni degli ultimi anni paragonabile soltanto a quella
organizzata dalla CGIL di Cofferati in difesa dell'art.18 durante il governo
D'Alema nel 2002. Lavoro, diritti e democrazia sono state al centro della
mobilitazione suscitata dagli attacchi anche sul piano morale che la destra
al governo e la Confindustria hanno portato alla condizione salariale e
giuridica dei lavoratori. Il retroterra della manifestazione è stato
costituito da centinaia e centinaia di scioperi ed agitazioni legate ai
licenziamenti nella scuola e nelle industria. I lavoratori sono stati
tacciati dai lividi ministri del governo Berlusconi come "fannulloni" e la
stessa signora Marcegaglia si è unita ai latrati ingiuriando a suo volta,
assieme a Marchionne ed altri illustri capitani d'industria, i lavoratori.
Esemplare al riguardo la reazione di Marchionne deluso dai risultati del
referendum di Pomigliano che avrebbe voluto plebiscitari. Non si aspettava
che difronte al suo ricatto il quaranta per cento delle maestranze avrebbe
risposto di no e si è lasciato andare a violenze verbali contro gli
irresponsabili che non capiscono la grande modernità delle sue idee! La
"piazza" del 16 ottobre ha chiesto a gran voce lo sciopero generale. La
risposta di Epifani è stata reticente e scoraggiante: lo sciopero si farà se
le risposte del governo saranno insufficienti! Non si capisce di quale
risposte parli dal momento che non esistono richieste della CGIL tranne
quella di una manciata di spiccioli e di una tantum per il fisco. In ogni
caso non sarà la scelta dello sciopero generale in sè che deciderà. Altri
tre scioperi generali sono stati indetti e realizzati dalla CGIL durante gli
ultimi due anni con richieste insignificanti al governo e nessuna al
padronato italiano! Bisognerebbe che la CGIL decidesse di affrontare alcune
fondamentali questioni con rivendicazioni precise. Abrogazione della legge
Biagi, abrogazione delle leggi sulle pensioni a cominciare dalla legge Dini,
restituzione alla scuola degli otto miliardi sottratti dalla Gelmini,
aumento generalizzato dei salari, istituzione del Salario Minimo Garantito.
Ma la CGIL se farà uno sciopero generale si limiterà a chiedere assieme alla
Confindustria una politica economica più adatta a fronteggiare la crisi e la
riforma fiscale. Tre giorni dopo il 16 ottobre una pesantissima randellata è
stata data dal Parlamento ai lavoratori con il varo definitivo, dopo due
anni di incubazione, del collegato lavoro. Una legge che introduce
l'arbitrato e riduce i poteri del giudice in caso di licenziamento.Il
giudice dovrà tenere conto di una serie di cose che non hanno niente a che
fare con la giusta causa e che praticamente lo guidano a riconoscere le
ragioni del datore di lavoro! Dalla giusta causa dei lavoratori alla giusta
causa dei padroni! Basta leggere la legge approvata per rendersi conto
dell'odio di classe verso i lavoratori che la impregna dalla primo
all'ultimo capoverso. Sarà difficile per quello che il giuslavorismo
riconosceva come la parte debole far valere i suoi diritti e dovrà avere una
assistenza legale che pochissimi si possono permettere. Basti pensare a
quanto costerà la semplice redazione di un ricorso contro un licenziamento
da depositare in Tribunale. Il collegato lavoro dà al governo una serie di
deleghe che saranno usate contro gli impiegati pubblici ed il "riordino"
degli enti previdenziali. Non dubito che si va verso la privatizzazione di
Inps ed Inail enti che da tempo fanno gola alla imprenditoria italiana per
le riserve finanziarie consistenti di cui dispongono. Questa terribile
mazzata che spezza per sempre le reni dei lavoratori, (non dubito che se il
centro-sinistra vincerà le elezioni confermerà tutto come ha fatto in
passato di tutte le leggi dei governi di destra), è stata possibile per
l'atteggiamento di vera e propria complicità della CGIL e del PD. La CGIL
durante i due anni di incubazione del provvedimento si è limitata a qualche
flebile lamento "dopo" l'approvazione nei vari passaggi camera-senato. Ha
ritrovato voce dopo il blocco del Capo dello Stato e poi ha organizzato di
malavoglia un paio di sitin davanti al Parlamento. Il PD è stato molto
collaborativo. In due giorni la Camera dei Deputati ha approvato tutto certo
con il voto contrario del PD ma si tratta di una opposizione del tutto
formale e dovuta che non ha neppure cercato di ritardare il varo del
micidiale provvedimento. Questo è stato "l'ascolto" di Bersani che promette
barricate contro la legge scudo di Berlusconi. La "sinistra" strilla per le
difficoltà che la Rai frappone agli emolumenti richiesti da Saviano Benigni
ed altri. Trattasi di centinaia di migliaia di euro, cifre che sarebbero
giustificate dagli incassi della pubblicità ma che suonano mostruose alle
orecchie di chi guadagna meno di mille euro al mese e si tratta di milioni e
milioni di famiglie. La CGIL e neppure la Fiom non potranno fare più niente
contro il collegato lavoro tranne che ricorrere alla Corte Costituzionale.
Ci dovevano pensare prima e organizzare una lotta adeguata. La Corte è sotto
assedio da anni e non riesce più a difendere la Costituzione da un assalto
sempre più violento e travolgente. Nei periodi di crisi si possono cedere
quote di salario ma non si debbono mai cedere diritti. La cessione di
diritti indebolisce le classi lavoratrici moralmente e crea una situazione
sociale di squilibrio non solo economico ma anche di cittadinanza. I
cittadini operai conteranno molto meno e non potranno far valere le loro
ragioni. Non saranno più eguali a tutti gli altri. Se un giudice volesse
intervenire in loro soccorso, la legge glielo impedisce! Non si è esitato a
limitare i poteri della magistratura del lavoro. Se questo è quanto ci
portiamo a casa dopo il 16 ottobre c'è davvero da disperare sul futuro a
cominciare dai prossimi giorni! Avevo scritto nei giorni scorsi, dopo la
grande manifestazione del 16, che la classe operaia é viva. E' vero, ma non
conta proprio niente!
Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-21/larbitrato-diventa-vincolante-064056.shtml?uuid=AY6uMLcC#continue
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martedì 19 ottobre 2010 Ucraini ieri ed oggi
Terribile confronto con il passato ieri sera a Rai Storia. Il programma
crash (che sarà replicato il 24 ottobre prossimo alle ore 19) ha mostrato
cittadini ucraini che si vendono come schiavi in Italia dietro un filo
bianco e le loro qualifiche personali lauree o altro senza alcun valore per
gli acquirenti e le bellissime immagini di Soci, Ialta ed altre località
della Crimea piene di villeggianti felici dell'era della gloriosa Unione
Sovietica che garantiva a tutti in primo luogo dignità e rispetto e poi
tutti i diritti di una società che distribuiva le sue risorse tra tutti i
suoi cittadini... http://www.crash.rai.it/ Mostra tutto
www.crash.rai.it
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, October 29, 2010 7:04 PM
Subject: Lo sciopero generale diventa patto sociale con bunga bunga
Lo sciopero generale diventa patto sociale con bunga bunga
Ad un mese dall'intesa di massima fatta a Genova tra una Marcegaglia
raggiante ed un Epifani su di giri, ieri è stata comunicata la conclusione
di una prima fase di accordi per il Patto Sociale. Si tratta di un
miglioramento degli ammortizzatori sociali, di interventi per il sud e
l'innovazione (soldi alle imprese) della semplificazione della pa. Una
intesa è stata raggiunta anche per una riforma dell'apprendistato che, non
dubito, considererà "minorenni" ed in formazione persone fino a ventinove
anni di età. Un escamotage giuridico per giustificare decurtazioni di
salario e di diritti.
Questa intesa comunicata con toni trionfalistici e con accenti di grande
positività alla stampa interviene all'indomani dell'annunzio del Ministro
Brunetta della soppressione di trecento mila posti nella pubblica
amministrazione e del varo della legge sul collegato lavoro , durante le
agitazioni dei lavoratori della scuola minacciati di licenziamento, subito
dopo le pesanti ed urtanti dichiarazioni di Marchionne sulla Fiat e sulla
Fabbrica Italia, nello scenario desolato della crisi che ha falcidiato
l'occupazione in diverse regioni d'Italia con punte di estrema pesantezza
in Sardegna ed in genere nel Sud.
L'influenza dei lavoratori italiani nel Patto già siglato dalle
Confederazioni è eguale a zero. Nessun miglioramento della condizione dei
precari magari con una limitazione del ventaglio delle possibilità di
elusione offerte dalla legge Biagi al padronato, nessuno accenno al
miglioramento necessario dei salari e delle pensioni richiesto financo dal
governatore della Banca d'Italia che vengono congelati a tempo indefinito,
nessun alt al processo di cancellazione rapida dei diritti specialmente per
i nuovi assunti. Per i lavoratori stranieri presenti in Italia e trattati
come bestiame umano nessuna misura di salvaguardia, nessun intervento per
assicurare a loro ed ai loro disgraziati fratelli italiani del precariato,
il rispetto dei ccnl. Nessun accenno e nessuna voglia di istituire il
Salario Minimo Garantito e di rivedere il sistema pensionistico dimagrito
dalle leggi da Dini a Berlusconi fino a diventare quasi inconsistente e
specchio di una popolazione impoverita e ridotta in miseria che è stata
condannata a vivere una vecchiaia di stenti ed in certi casi anche di fame.
Il Patto Sociale si realizza tra soggetti ed organizzazioni (banche,
associazioni imprenditoriali e di lavoratori, governo) che si rifiutano di
registrare esprimere e rappresentare il conflitto sociale e le profonde
insoddisfazioni che percorrono il Paese.
All'indomani della vibrante manifestazione dei meccanici del 16 ottobre che
proponeva lo stato di insoddisfazione di collera e di disperazione dei
lavoratori italiani, la risposta sta in un insieme di atti condivisi o
tacitamente accettati dalla Cgil e dal PD che accelerano la disintegrazione
del mondo del lavoro attaccato nei suoi diritti e nella sua stessa
consistenza fisica. I trecento mila posti di lavoro che vengono soppressi
nella pubblica amministrazione chiudono la speranza ad altrettanti giovani
ed alle loro famiglie senza alcun beneficio per lo Stato. Non ci sarà una
diminuzione proporzionale dei costi dal momento che molti dei servizi
verranno privatizzati ad amici della cricca che sta al governo e si
introdurranno altre figure di managers e di dirigenti con un costo per
ognuna pari a quello di molti posti soppressi.
Mi domando come la CGIL non provi vergogna, in questo contesto sociale, di
stipulare un patto che accredita questo Governo in Europa e nel mondo
proprio nel momento in cui infligge durissimi colpi ai lavoratori che non
esita a diffamare assieme a Marchionne ed alla Marcegaglia ed a privare di
diritti e di decenti condizioni di vita.
Questo Patto sociale serve subito ad una cosa sola: a dare una base per i
soldi che la Confindustria spillerà al governo. Servirà anche a chiudere per
sempre la stagione delle lotte e degli scioperi. Come potrà la CGIL fare uno
sciopero contro un Governo ed un Padronato con i quali ha stipulato il patto
sociale che i sindacati europei non concessero mai neppure ai governi
socialdemocratici?
Bisogna dire che Berlusconi è fortunato. Sarkozy masticherà amaro dopo le
dure proteste che ha dovuto subire. Non credo che ci sia qualcuno in Europa
che come Berlusconi possa vantare un successo così grande. Ad ogni colpo
di staffile che il suo governo infligge ai lavoratori i sindacati rispondono
con grandi salamelecchi. Più picchia e più consenso e sottomissione
ottiene!! Mussolini si liberò delle Camere del Lavoro che fece incendiare
dalle sue squadracce prima di costruire il suo modello di Stato Corporativo.
Berlusconi non ha bisogno di ridurre alla ragione nessuno. Bonanni,
Angelletti ed ora Epifani sono pronti a seguirlo dappertutto, anche in capo
al mondo....I sindacati servono, come in USA, da campieri del padrone e del
governo.
La manifestazione che la CGIL ha indetto a Roma per il 27 novembre sarà una
rassegna
di forze per mostrare il peso e l'influenza della CGIL. Lo sciopero che
Landini continua a chiedere appare, come dice Sacconi, una richiesta
"anacronistica, uscita dagli anni settanta". Gli anni dei diritti e della
ascesa sociale della classe operaia.
Ed è vero. Non siamo più in una democrazia nella quale i sindacati
rappresentano i lavoratori, ma in un regime in cui i sindacati rappresentano
propri interessi che non coincidono più con quelli dei loro iscritti. Come
in USA.
Pietro Ancona
http://www.rassegna.it/articoli/2010/10/28/68082/patto-sociale-prima-intesa-su-4-punti
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Saturday, October 30, 2010 12:21 AM
Subject: tristezza ed allegria della destra e della sinistra
Stasera da Lilly Gruber a La 7, un tale Ciccioli, deputato marchigiano del
PDL e psichiatra, in discussione con il professore Rodotà sul caso Ruby, la
minorenne coinvolta in un giro di "feste" nelle fastosissime ville di
Berlusconi, contrapponeva l'allegria, la gioia di vivere, la propensione al
divertimento della destra italiana alla tristezza, alla noia, al grigiore
della sinistra. Mi domando se è davvero così e in che cosa consiste
l'allegria di Berlusconi. Sembra che un vegliardo ottantenne suo
procacciatore di donne e donnine che si appoggia ad una agenzia in bilico
tra le attricette e le accompagnatrici gli procuri una quantità enorme di
ragazzine disposte alla prostituzione a farsi smaneggiare o a copulare nel
lettone di Putin o in altre alcove dopo la visualizzazione di filmini sulle
attività del Capo, importante uomo politico e statista di livello
mondiale.Mi domando quanta allegria e gioia di vivere ci possa essere nel
sesso a pagamento in una persona che usa una quantità davvero industriale di
donne attratte dal suo enorme potere e della sua immensa ricchezza e che
agognano di essere collocate in una delle sue TV pubbliche e private Diceva
stasera Berlusconi: io amo la vita e mi piace rilassarmi un poco dopo avere
tanto lavorato Ma andare con la D'Addario ed altre escort o prostitute o
professioniste del sesso è davvero amore per la vita? Non è invece un
surrogato, una sorta di droga, qualcosa che si fa per non stare un minuto
solo con se stesso, per non prendere atto di una solitudine e di un deserto
morale e sentimentale senza limiti?
Usare questa enorme quantità di donne disponibili a fare sesso o magari
soltanto a sentire le sue barzellette a pagamento spinte dalla molla del
bisogno o del desiderio di fare carriera o di avere comunque un posticino
ha molto in comune con la quantità enorme di residenze sparse per l'Italia
ed il mondo. Ha detto di avere venti case. Venti immense ville, piene di
mobili e quadri preziose che tuttavia non sembra facciano una sola casa, il
rifugio che ognuno di noi ha su questa terra, anche il più povero, il luogo
dove si ritorna da qualsiasi punto del mondo, l'Itaca di Ulisse o il povero
basso sognato dall'emigrante napoletano in America, o la terra degli ulivi
di cui parla un personaggio di Rocco ed i suoi fratelli< Lo psichiatra
deputato del PD ha tentato, dopo avere dipinto la sinistra come i piagnoni
seguaci di Savanarola o una compagnia di sfigati angosciati, catastrofisti,
noiosi, moralisti, incapaci di godersi la vita come fanno Berlusconi,
Bertolaso e tanti altri della destra, di depistarci. Ha assimilato il modus
vivendi di Berlusconi a quello di Clinton e di Togliatti. Togliatti sarebbe
stato un libertino perchè "conviveva " con Nilde Jotti pur essendo sposato
ad altra donna. Ora il paragone oltre che non reggere è offensivo per la
comune intelligenza della gente e per la memoria di Togliatti e di Nilde
Jotti che non era una escort ma una forte e grande donna della resistenza e
del movimento comunista, ricca di valori morali profondamente radicati nella
tradizione della famiglia e dell'Italia dei forti sentimenti che non ha
nulla a che spartire con i postriboli lussuosissimi e squallidi di
Berlusconi di Arcore, Villa certosa e Palazzo Grazioli e poi l'altro
'argomento del Ciccioli, frutto di evidente ignoranza è : ma voi sinistra
che avete fatto il 68 ed avete predicato il libero amore perchè vi stupite
di quello che fa Berlusconi con Ruby, con Noemi, e con le centinaia di
professioniste del sesso o aspiranti alla ricchezza o solo ad una
opportunità che lo circuiscono e gli tengono compagnia nei dopocena? Non
credo proprio che l'idea dell'amore scaturito dal 68 possa essere usato dal
Ciccioli o da altri per dimostrare la presunta incoerenza della sinistra.
L'idea dell'amore del 68 è basata sulla parità scaturita dalla
emancipazione della donna, si nutre di motivi del movimento femminista (una
delle più grandi rivoluzioni del Novecento e della storia della società
umana), che fa del rapporto amoroso e sessuale tra due esseri non l'uso di
uno sull'altra che può arrivare ad essere financo a pagamento come succede a
Berlusconi ma una simbiosi. L'idea dell'amore della sinistra è della piena
comunione fisica e mentale tra due persone che prima di tutto si rispettano
e non si considerano oggetti l'uno dell'altro Io credo profondamente che non
sia la sinistra ad essere triste e noiosa se si accosta con serietà,
consapevolezza, rispetto ai rapporti interpersonali. Quando Berlusconi ha
pagato cinque mila euro una ragazzina per vederla nuda o averla nel letto
per ritrovarsi solo con l'odore lasciato nelle lenzuola da una estranea che
magari non rivedrà domani perchè vorrà provarne un'altra e poi ancora
un'altra non sarà più felice di un ragazzo dei centri sociali che ha grandi
difficoltà a sopravvivvere ma che ha la ricchezza sconfinata l'amore della
sua ragazza. Insomma, la sinistra non è triste. E' soltanto seria e
continua a credere nei sentimenti. C'è tantissima allegria e gioia in quello
che alla destra sembra tristezza. E' triste la destra che riduce tutto a
merce e che mercifica tutto quello che tocca e che scambia lo sfrenato
consumo sessuale delle orge di palazzo come gioia di vivere!
Pietro
Pietro
http://www.ilpost.it/2010/10/29/concita-degregorio-berlusconi-bunga-bunga/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, October 31, 2010 7:04 PM
Subject: Il partito del Sud
Nascono iniziative "sudiste" di diversi tipi suscitate dallo sdegno
che la lega Nord ha provocato nell'animo dei meridionali per il
secessionismo motivato dalla necessità di restituire ai "padani" le
loro risorse saccheggiate da Roma Ladrona e dal Sud fannullone e
mafioso. Ci sono iniziative legate all'anniversario dell'unità d'Italia
che vogliono mettere in luce una controstoria del Risorgimento che, nel
sud, sarebbe stato sopratutto occupazione coloniale con massacri
spaventosi occultati dalla storiografia ufficiale. Una parte di queste
iniziative sono legate ad una rivalutazione del Regno Borbonico che
viene descritto come
migliore ed assai più ricco del Piemonte dei Savoia. A parte la
nostalgia per Re Ferdinando e per la sua corte discutibile almeno per
l'analfabetismo e la miseria a cui i feudi della nobiltà condannavano la
popolazione quasi tutta contadina, questo movimento ha il grande merito
di porre il problema della riscrittura della storia d'Italia e della
volontà di rimuovere il pregiudizio di una inferiorità della popolazione
del Sud ancora largamente diffusa nel Nord. E non mi riferisco soltanto
ai leghisti ma anche ad progressisti come Corrado Augias che non molto
tempo fa citava Leopardi che attribuiva i difetti dei napoletani al
clima, una tesi questa inventata dagli illuministi che ritenevano le
popolazioni del sud preda dell'indolenza a causa del caldo. Un po' lo
stereotipo del messicano in perenne sonno sotto un sombrero grandissimo
che lo ripara e quasi gli fa da tetto. La descrizione dei meridionali
come subumani ignoranti ed asociali serviva agli ufficiali dei Savoia
per spingere i bersaglieri a massacrare
uomini,donne e bambini durante le loro scorrerie rivolte ad
assicurare il monopolio del potere del nuovo Stato unitario contro il
"brigantaggio" e le continue rivolte. Se chi si uccide appartiene a
qualcosa di infimo di inferiore non si prova rimorso e meno che mai
dolore.
Le altre iniziative "separatiste" c he vorrebbero creare ed hanno
già creato un partito come l'MPA nascono all'interno del ceto politico
governativo della destra ed esprimono malcontento o calcolo per come
sono andate le cose. Berlusconi ha privilegiato l'asse con Bossi ed
attraverso Tremonti ha bloccato ogni aiuto al Sud tranne quello
assicurato dalla UE. Un membro del governo Berlusconi come Miccichè ha
fondato un Partito del Sud radunando i rappresentanti del blocco sociale
dei "moderati" e della destra siciliana e spingendoli a distinguersi dal
PDL nel PDL. Allo stato e fino a quando Berlusconi sarà in sella questa
iniziativa non sarà molto di più di una distinzione nell'ambito della
stessa fede politica. Una scimmiottatura della DC bavarese. Intanto dopo
Lombardo anche Miccichè ha messo il cappello sul progetto di un partito
per il sud che diventi speculare alla lega Nord.
Personaggi politici come Miccichè (che si vanta di avere assicurato
a Berlusconi 61 seggi su 61 lasciando fuori l'opposizione) e Lombardo
non hanno una parola di autocritica per la loro ventennale
partecipazione di primo piano a centro destra nazionale di cui portano
tutte le responsabilità politiche. Inoltre non dicono una parola sul
come è stata amministrata la Sicilia e sul fallimento finanziario della
regione.
Non si deve e non si può prescindere dallo stato di terribile
prostrazione della Sicilia a causa del concorso della fine del welfare e
dello sperpero delle risorse locali. La Sicilia ha avuto disponibilità
finanziarie enormi che sono state tutte inghiottite dall'ameba del
blocco sociale di centrodestra. Ora è indebitata ed amministrata da un
Governo e da una Assemblea che costano in modo scandaloso. Tutto quello
che possiede la Sicilia è diviso tra una Oligarchia Politica voracissima
e le sue cortigianerie che hanno privatizzato ed ingessato la regione.
Lo scandalo di una regione sommersa dalle immondezze deriva da scelte di
gestione che ne hanno affidato ai privati la gestione.
Il fallimento della Sicilia non è un fatto isolato: fa parte del
fallimento di tutte le esperienze regionalistiche avviate oggi
irresponsabilmente al federalismo. Fino a quando ci saranno queste
regioni non ci sarà benessere e sviluppo nel sud. La prima cosa che un
movimento progressista dovrebbe proporsi è una drastica riforma della
politica e l'abolizione di queste regioni che ne mantengono un ceto
indecente per privilegi ed incapacità.
Purtroppo i meridionali sono stretti in una morsa: non hanno alcun
riferimento serio nei partiti e nei movimenti nazionali e non possono
contare su regioni come punti di aggregazione e di sviluppo di una nuova
fase che porti a migliorare lo stato delle cose.
Lo sfascio del welfare che in qualche modo garantiva qualche sbocco
la soppressione di trecentomila posti di lavoro nella pubblica
amministrazione, i licenziamenti nella scuola, la fine dei contratti di
lavoro che garantivano minimi salariali, la privatizzazione dei servizi
, aggravano la situazione attuale e incubano un malessere sociale che
nessuno però è in grado di incanalare verso sbocchi accettabili.
Ma il Partito proposto da Miccichè non riguarda la "nazione"
meridionale ma soltanto le clientele scontente del berlusconismo e che
si agitano nel tentativo di acchiappare ancora qualcosa o di imbarcarsi
in una impresa più redditizia.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, November 02, 2010 5:46 PM
Subject: Gli anni della spoliazione
Gli anni della spoliazione
Finisce l'era di Guglielmo Epifani alla CGIL e si apre quella di
Susanna Camusso che, da un paio d'anni, è stata quasi ospite fissa dei
Talk Show dove si è distinta per una esposizione soft delle sue ragioni
e per l'accortezza nell'evitare lo scontro o le situazioni sgradevoli.
La ribalta televisiva le ha permesso di distanziarsi enormemente da
tutti i possibili concorrenti.
E' paradossale ma è così : il lascito di Epifani è di una CGIL più
forte ma abitata da milioni di lavoratori e pensionati più poveri,
socialmente in difficoltà, indeboliti dal continuo ossessivo salasso di
diritti. Come si spiega il rafforzamento della organizzazione e
l'impoverimento dei suoi iscritti? Epifani è stato scaltro, molto
scaltro, nell'oggettivazione delle sconfitte, nel farle derivare o da un
cambiamento naturale ed irresistibile della situazione (globalizzazione,
crisi industriale..) oppure da una condizione socio-politica sfavorevole
(governo di centro-destra) e mai da responsabilità soggettive della CGIL
. Il dogma dell'unità sindacale è servito allo scopo. . Il mito della
CGIL di Di Vittorio nel cuore dei lavoratori ha fatto il resto. I
lavoratori non vogliono ancora credere o riconoscere che la CGIL possa
fare qualcosa che non sia a loro favore. Temono di dover constatare di
essere soli, di non avere nessuno che li difenda.
In effetti, l'impoverimento e la perdita di peso dei lavoratori è
legata alla vittoria del centro destra ma anche alla conversione al
liberismo del PD e della stessa CGIL. In qualche modo la CGIL è stata
la "dote" che il PD ha portato e porta alla Confindustria per il
sostegno che questa vorrà accordargli nel dopo Berlusconi. C'è stata
molto sincronia tra PD e CGIL nella inesorabile opera di demolizione dei
presidi fondamentali del diritto al lavoro ed al welfare. Gli accordi
con il governo Prodi sul precariato e sulle pensioni poi ancora ribaditi
con questo governo hanno ridotto di molto i diritti e svuotato la
pensione. La riduzione di trecentomila dipendenti dalla pubblica
amministrazione non è stata contrastata dal PD e neppure dalla CGIL in
nome della efficienza, della produttività e della modernizzazione
dell'apparato pubblico. Il licenziamento di duecentomila precari dalla
scuola non ha turbato molto né Epifani né Bersani. Certo, gli scioperi
ci sono stati ma non sono mai diventati né mai hanno assunto il
carattere di una vera difesa della scuola pubblica come é accaduto ed
accade in Francia. Il PD ha votato contro il collegato lavoro che riduce
a malpartito lo Statuto dei diritti e privatizza la giustizia del
lavoro. Ma non ha fatto le barricate che Bersani promette contro il lodo
Alfano! La CGIL ha lasciato fare, ha commentato negativamente il testo
di legge, ma in due anni di sua permanenza in Parlamento non ha mai
fatto realmente nulla di significativoo e di utile per fermarne
l'approvazione nonostante i giudizi scandalizzati dei giuslavoristi
italiani! Il PD vuole che
la CGIL ritorni all'ovile dopo l'accordo separato Cisl ed UIL sul
contratto di lavoro e sulle deroghe. In effetti, la CGIL non ha firmato
ma ha pretesto di assistere alla firma (sic!). Ha fatto da palo e poi ha
fatto filtrare l'accordo separato attraverso le categorie. Dopo il 16
ottobre si è affrettata a fare l'accordo di Genova e poi a firmare un
Patto Sociale non solo con Confindustria ma anche con il Governo (se
questo non tira le cuoia prima del tempo).
Il regno di Epifani ha registrato l'avvento della legge Biagi e poi la
sua estensione praticamente a tutti i nuovi assunti. Milioni di giovani
lavoratori sono stati precarizzati e ridotti in miseria da paghe
inferiori ai minimi salariali anche del quaranta per cento. La legge
Biagi è applicata all'interno della CGIL a migliaia di suoi dipendenti
del cosidetto "apparato tecnico". L'ossatura organizzativa della CGIL e
delle sue categorie. Conosco casi di giovani magari con due lauree
utilizzati dalla CGIL con 700 euro al mese in incarichi di delicata
responsabilità esecutiva. Mai assunti direttamente dalla CGIL ma da
compiacenti altri organismi che poi li distaccano. Questa realtà dei
salari dei nuovi assunti ha calmierato al ribasso tutta la massa
salariale italiana come riconosce la stessa CGIL . Nel decennio
2000/2010 si calcola una perdita di circa 5500 euro sui salari anni, una
perdita che ha reso difficile la vita delle famiglie e depresso
l'economia italiana.
I lavoratori hanno perso molti dei loro diritti e sono tra i più
poveri dell'OCSE. In quanto a diritti oramai siamo in fondo a tutte le
classifiche, credo che il diritto del lavoro serbo o
polacco sia già migliore del nostro. A questo bisogna aggiungere il
peggioramento dei servizi esterni ed il loro rincaro dovuto in grande
parte alle privatizzazioni alle quali la CGIL non si è opposta perchè
sostenute anche dal PD. Il grande sindacato che fu di Di Vittorio ha
assistito quasi inerte alla riduzione in schiavitù di milioni di
immigrati specialmente nelle campagne dove le loro condizioni di vita
sono state e sono davvero disumane.
Non ho dubbi che la spoliazione continuerà e si intensificherà con
Susanna Camusso. Il diritto di sciopero è nel mirino di personaggi come
Bonanni ed Ichino che ne reclamano una regolamentazione che di fatto lo
abolisce come diritto individuale. Il fatto che gli scioperi generali
sono sostituiti da manifestazioni nazionali che si svolgono solo di
sabato
(anche quella recente della Fiom) fa temere di una sorta di tacito
accordo di autolimitazione. Continuerà il processo di demolizione del
contratto collettivo di lavoro e non a favore di contratti di area
europea che pure sarebbero indispensabili per fronteggiare le
delocalizzazioni ma di accordi personali o locali tipo Pomigliano.
Arriveranno anche sorprese sgradevoli dall'INPS e dall'INAIL per l'uso
che farà il governo delle deleghe ottenute con la 1441(collegato
lavoro). Cambieranno natura giuridica ed i privati aumenteranno il loro
peso.
Naturalmente, negli anni di Epifani la CGIL si è gradualmente ma
definitivamente "liberata" della sua cultura pacifista ed
antiimperialista. Non partecipa da un pezzo, come il PD, alle
manifestazioni per la pace tranne quella del tutto anodina della marcia
di Assisi. Ha ridotto il suo impegno a favore della Palestina al
sostegno di Abu Mazen ma per il resto è diventata assai filoisraeliana.
Si è distanziata di molto dalla esperienza dei no global e dei centri
sociali che sono ignorati oppure osservati con diffidenza. E' diventata
molto filooccidentale. Sostiene la campagna per la liberazione di
Sakineh ma non ha speso una parola per l'uccisione di Teresa Lewis e la
prossima esecuzione di altre cinquantadue donne negli USA.
La CGIL non ha alcun rapporto con il sindacalismo di base che pur ha
natura profondamente classista e di sinistra ed è costituito da
dirigenti che provengono in gran parte dal suo stesso seno.
Oramai è stretta in un reticolo di accordi e di interessi con Cisl UIl
ed associazioni padronali. La politica anticlassista della sussidiarietà
la sta ponendo gradualmente ma inesorabilmente in una sfera in cui i
suoi interessi non coincidono più con quelli dei suoi iscritti.
Pietro Ancona
http://www.cgil.it/ufficiostampa/comunicato.aspx?ID=2912
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, November 05, 2010 10:18 AM
Subject: lo schiaffo di Marchionne
Lo schiaffo di Marchionne
Marchionne si è incontrato con il neoministro dell'industria ed a quanto
pare ne ha ricavato quello che voleva. Uscendo ha avuto la grande generosità
di dire che la Fiat non lascerà l'Italia ed ha negato di averlo minacciato
prima . Ha detto che il mercato non deve essere drogato (sic!) dagli
incentivi per la rottamazione. Segno evidentissimo che ha ottenuto i soldi
in altro modo anche se non sappiamo ancora quale. Ha confermato la scelta
dello stabilimento a Pomigliano d'Arco che darà lavoro a cinquemila persone.
Naturalmente, per sfuggire ai pochi obblighi di legge che ancora restano in
piedi dopo il collegato lavoro, la fabbrica di Pomigliano sarà una Newco,
una Fiat che giuridicamente ha un altro vestito per non pagare dazio ed
azzerare quanto non le conviene.
Dopo l'incontro con il Ministro, Marchionne si è riunito con Bonanni ed
Angeletti ed hanno confabulato da "complici" come vuole Sacconi su come
meglio affrontare il dissenso Fiom visto che i licenziamenti e le tante
indimidazioni messe in atto da qualche tempo a questa parte non hanno
sortito l'effetto di terrorizzarne i dirigenti operai ed indurli
a più miti consigli.
Questo incontro è uno schiaffo in piena faccia a Susanna Camusso. Uno
schiaffo che ha accolto con una discriminazione la segretaria della Cgil
appena eletta.
La mancanza di galateo di Marchionne risulta incomprensibile dopo le
accoglienze positive tributate alla Camusso dalla Confindustria, dal mondo
imprenditoriale, dai giornali e dallo stesso ministro del lavoro che spera
in una "maggiore disponibilità". Anche Cisl ed UIL avrebbero potuto evitare
l'incontro separato per non pregiudicare subito i rapporti con la nuova
segretaria.
Ma forse la Camusso era stata avvertita e consultata ed aveva deciso di non
partecipare. L'incontro separato esercita una pressione forte sulle
resistenze della Fiom che vede proseguire ed andare avanti la trattativa
senza che si tenga in nessun conto le sue ragioni e la sua proposta.
Potrebbe quindi essere usato nel rapporto Cgil-Fiom per indurre quest'ultima
a smussare ancora la sua opposizione. Ecco quindi che la mancata presenza
della CGIL non sarà drammatizzata e non costituirà motivo per mettere in
discussione l'unità sindacale riconfermata dalla Camusso nonostante tutto.
L'incontro separato di ieri viene dopo la firma della prima parte del
Patto Sociale. Quattro punti sono stati siglati da CGIL assieme alla Cisl ed
all'UIl e presentati al governo che parteciperà alla grande intesa. Non è
contraddittorio l'incontro separato di Cisl ed Uil con la Fiat dopo la firma
comune del Patto Sociale? Oppure il Patto Sociale appartiene alla linea
Marcegaglia che non vuole rompere con la CGIL e la considera il suo alleato
migliore?
Tra parentesi: come fa la CGILa firmare un Patto Sociale dopo
l'approvazione della legge 1141 (collegato lavoro), l'annunzio della
soppressione di trecentomila posti di lavoro nella pubblica amministrazione,
il diniego del governo di rivedere la legge Gelmini?
Come mai nel Patto Sociale non c'è un richiamo alla dolorosa questione
della delocalizzazione delle imprese che angustia intere regioni del Paese?
Sono davvero accettabili e senza rimedio il caso OMSA, il caso Bialetti, i
tantissimi casi che stanno facendo delle zone industriali un deserto di
capannoni abbandonati?
La linea "lavoro contro diritti" sarà portata avanti con forza e
determinazione dal padronato italiano e dal governo. Non incontra grandi
resistenze nel PD che è sempre disponibile a dare una mano per convincere la
gente della scoperta del secolo e cioè che senza lavoro non ci sono diritti
e che quindi è meglio il lavoro senza alcuna condizione che almeno ci
permette di non morire di fame assieme ai nostri figli.
Se la segreteria della CGIL, come pare, si costituirà con i soli
rappresentanti della maggioranza commetterà un errore. Si dirà ai lavoratori
che non c'è speranza di un accoglimento delle loro istanze e dei loro
interessi e che si andrà avanti per la sua strada collaborazionista con
il padronato. La CGIL sbaglia perchè la presenza della minoranza di
Rinaldini e degli altri blocca lo smottamento e la disgregazione della sua
base sociale sempre più delusa, inquieta, arrabbiata. La sinistra CGIL ha
evitato una emorragia di iscritti ma non può essere discriminata e
sopratutto ignorata nelle sue ragioni. Non potrà assistere impotente allo
sviluppo della più grande ristrutturazione mai fatta nell'economia italiana:
quella dei diritti delle persone.
La società italiana è preda di malessere legato alle stolte politiche
della destra liberista realizzate nelle leggi e nei contratti con la
collaborazione di giuslavoristi del tutto al servizio del padronato. La
legge Biagi, la riforma delle pensioni, il collegato lavoro, le deroghe
contrattuali e la politica delle newco,l'attacco al welfare ed alla
occupazione nella pubblica amministrazione hanno fatto dell'Italia un
paese-incubo per chi ha bisogno di lavorare per vivere.
Pare che si perseveri su questa strada. I benpensanti a pancia piena sono
tutti convinti che i lavoratori debbono cedere per il bene della Patria...
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, November 07, 2010 9:54 AM
Subject: Il sindacato di Caino
Il sindacato di Caino
Le cose dette dal governatore della banca d'Italia sul precariato e sugli
effetti nefasti che produce sull'economia sono state impacchettate dai
giornalisti embedded della destra italiana dentro "interpretazioni" che
spiegano la loro non contraddizione con la legge trenta (sic!) o addirittura
con i progetti di Ichino. Il governatore ha detto con grande chiarezza che
il precariato diminuisce il valore di quello che chiama "capitale umano",
incide negativamente sulla produttività del sistema, costituisce un grave
attentato al futuro che sarà impoverito e disgregato. L'Italia dei precari
sarà più debole, più povera, più fragile dell'Italia del posto fisso che
abbiamo ereditato.
In effetti il precariato agisce dentro un quadro di peggioramento delle
condizioni
complessive del Paese. I salari sono bassi e le condizioni normative dei
lavoratori dentro e fuori dei posti di lavoro sono state peggiorate da leggi
(1441 alias collegato lavoro) che riducono i diritti di cittadini
obbligandoli a subire una giustizia privata e vietando alla magistratura di
intervenire. I dipendenti pubblici dopo essere stati calunniati dal loro
Ministro saranno falcidiati di trecentomila posti di lavoro ai quali bisogna
sommare i duecentomila insegnanti tagliati dalla Gelmini. Le pensioni
saranno precluse ai precari ed agli altri saranno erogate in misura quasi
caritatevole. Già oggi la media delle pensioni italiane è una delle più
basse dell'OCSE. In sostanza i tre momenti fondamentali della vita
lavorativa assunzione, lavoro, pensione sono stati profondamente
peggiorati. Non tengono in nessun conto il precetto della Costituzione sul
lavoro e hanno creato una massa di infelici senza futuro che da
protagonisti del processo produttivo e sociale ne sono diventati vittime.
L'incattivimento e la inaccettabilità delle regole del mondo del lavoro non
hanno conosciuto momenti di discontinuità o di contraddizione tra i governi
di centro-sinistra e di centro-destra. Questi hanno sempre agito con la
piena collaborazione delle Confederazioni sindacali che con gli accordi del
23 luglio 2007 hanno condiviso e sottoscritto la legge sul precariato e
peggiorato le pensioni. Da allora ad oggi, senza mai fermarsi a considerare
ed analizzare l'enorme grumo di dolore costituito da tre milioni di precari
sotto ricatto e pagati la metà del minimo contrattuale e privato con
sotterfugi vari dei diritti alla malattia alle ferie alla tredicesima alla
pensione, i sindacati hanno proseguito assieme a Confindustria e Governo
sulla strada della smobilitazione di ogni diritto. La responsabilità dei
Sindacati Confederali e di quello che fu il maggiore partito di riferimento
dei lavoratori nel degrado del precariato e di tutto il resto sono enormi.
Le stesse Confederazioni Sindacali applicano al loro interno per le migliaia
di loro dipendenti la legge Biagi e questo costituisce prova della loro
complicità, del loro interesse a lasciare le cose come stanno o addirittura
a peggiorarle. Bonanni si è addirittura vantato di esserne estensore assieme
a Maroni. Altra responsabilità grave ricade sui giuslavoristi che hanno
creato il cosidetto pacchetto Treu e tutte le successive normative dal
lavoro interinale fino al collegato lavoro. In sostanza, la drammatica
denunzia del governatore della banca d'Italia è destinata a restare senza
alcuna eco e senza produrre alcun beneficio per i precari. La CGIL non la
raccoglie e l'interesse della preservazione del "capitale umano" non
interessa l'imprenditoria italiana che è sempre più modellata sul mordi e
fuggi piuttosto che su programmi a lunga scadenza.
L'agenda delle trattative interconfederali continuerà ad essere scritta
dalla Confindustria. Il patto sociale in corso di gestazione riguarda
esclusivamente questioni che interessano il padronato ed indebolirà ancora
la condizione dei lavoratori. Il cosidetto capitolo della produttività che
dovrà essere scritto sarà impregnato dalla dottrina Marchionne ed alla
insegna di "lavoro contro diritti". Il massimo che sarà concesso ai
lavoratori sarà qualche spicciolo di riduzione fiscale. CGIL-CISL-UIL
saranno confortati non solo dalla approvazione della destra al governo ma
anche del PD che si accinge a fare una manifestazione contro Berlusconi che
ha tra i suoi slogans anche il lavoro ma che tira la volata a Marchionne ed
agli imprenditori italiani cercando di dimostrare di essere più scaltri nel
servirli di Sacconi e di altri.
In conclusione il sindacato che è deputato per sua stessa natura alla
difesa dei lavoratori in Italia è il loro Caino, il migliore alleato degli
sfruttatori. Caino in un paese in cui oltre mille persone all'anno cadono
nei luoghi di lavoro che a volte sono veri e propri inferni come la fabbrica
chimica esplosa a Milano. Altri mille lavoratori muoiono ogni anno in
conseguenza di gravi malattie professionali. Centinaia di migliaia sono i
mutilati. Questo
per la politica del massimo profitto subito! Non si investe sul capitale
umano e neppure
su una impresa concepita per durare nel tempo.
La manifestazione che la CGIL ha previsto per il 27 novembre glisserà le
questioni fondamentali poste dal 16 ottobre da una classe operaia sempre più
vessata e ricattata. Chi darà voce alla gente eviterà accuratamente si
assumere impegni di lotta su precariato, salario, pensioni e si dedicherà ad
esercitazioni "patriottiche" su sviluppo, investimenti ed altre baggianerie
del genere.
Mentre la destra attraverso il progetto FINI tende a governare il Paese
per i prossimi venti anni, il PD e la CGIL si ingegnano ad ingraziarsi il
suo elettorato, a copiarli...Questa è l'anomalia italiana. Una "sinistra"
che vuole essere sempre più destra (pd) ed una CGIL che gli tiene bordone
ieri con Epifani oggi con la signora Camusso.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-28/debutta-patto-sociale-063500.shtml?uuid=AYH80seC
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/1D4AD463-9C21-42E2-99E9-0D1458E53581/0/072307protocollo
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, November 09, 2010 9:49 AM
Subject: Falcone, Saviano e la macchina del fango
Falcone, Saviano e la macchina del fango
Sebbene Leoluca Orlando abbia commesso errori gravissimi di giudizio su
Falcone con il quale ebbe dissensi a proposito di Andreotti e nutrì sospetti
per l'incarico ricevuto da Martelli fino a denunziarlo al CSM di tenere nel
cassetto inchieste scottanti non si può fare di lui il regista della
macchina del fango che avrebbe travolto Giovanni Falcone. In primo luogo
perchè Giovanni Falcone non fu travolto dalla macchina del fango ma ucciso
dalla mafia nel contesto di una guerra in cui questa era alleata con lo
Stato. In secondo luogo perchè le critiche di leoluca Orlando seppure
pesanti ed inaccettabili provenivano da ambienti della antimafia e non della
zona grigia ed oscura né paramafiosa che effettivamente usava la
diffamazione contro il grande Magistrato. Erano critiche sbagliate e basta.
In sostanza quello che si chiama "fuoco amico" fatto alla luce del sole e
con pubbliche e roventi polemiche. Non erano le lettere anonime del Corvo
che fecero del Palazzo di Giustizia di Palermo un luogo di tragedie in cui
si tramavano intrighi spaventosi contro Falcone e quanti come lui volevano
davvero lottare la mafia. Fare di tutto un mazzo come ha fatto ieri sera
Saviano, sommare le critiche sbagliate di Orlando e Della Chiesa o Galasso a
quella del "Corvo" e dei tanti che lottarono Falcone con mezzi subdoli è
sbagliato ed inaccettabile.
Giustamente Giovanni Falcone definì le critiche di Leoluca Orlando "komeiniste".
Ma si trattava di critiche provenienti dagli ambienti palermitani impegnati
nella lotta contro la mafia che erano basate su un tragico errore di
valutazione dovuto al fatto che Falcone sosteneva che il cosidetto terzo
livello non esiste e che la mafia non aveva mandanti ma era un potere in sé.
Affermazione che oggi possiamo ritenere valida proprio nel momento in cui
emergono gravi complicità tra Stato e Mafia che hanno le stesse
responsabilità nel processo decisionale come possiamo constatare leggendo le
confessioni di Massimo Ciancimino. Falcone sostenne di non poter tenere
conto delle dichiarazioni di un pentito contro Andreotti perchè calunniose
cosa questa imperdonabile per Leoluca Orlando che fece della lotta ad
Andreotti ed al suo potere politico in Sicilia una bandiera. Ed ancora
destava sospetti negli ambienti komeinisti della antimafia siciliana che
comprendeva esponenti del PCI e del mondo cattolico il fatto che il
socialista craxiano Martelli lo chiamasse al Ministero. Falcone accettò
l'incarico e questo fu visto come una fuga dalla prinma linea della lotta
alla mafia. Non fu così perchè tutti gli strumenti giuridici e le strutture
organizzative della lotta alla mafia di oggi sono state studiate e proposte
da Giovani Falcone proprio durante la sua direzione al Ministero della
Giustizia.
E' un giudizio storicamente e politicamente sbagliato quello di Saviano.
Falcone fu indebolito dalle critiche ingiuste di Leoluca Orlando, ma la sua
terribile morte non può essere attribuita a quelle critiche ma al tumore
maligno che cresceva dentro lo Stato e che ancora oggi seppur individuato
probabilmente continua a crescere.
La macchina del fango è quella che si è messa in moto contro Fini per mesi
sottoposto ad un vero e proprio linciaggio mediatico per la casa di
Montecarlo. E' quella che si era cominciata a muovere contro la Marcegaglia
dopo le sue critiche al governo. E' l'uso combinato del dossieraggio e
dell'attacco di spregiudicati cinici e prezzolati giornalisti che disonorano
la professione. E' certamente anche quella che si è mossa dentro lo Stato
contro Falcone ostacolandolo nella carriera di magistrato. Ha ragione
Saviano nel ritenere la democrazia in pericolo per l'uso appunto della
"macchina del fango" contro tutti i possibili critici o avversari di
Berlusconi. Ma questo deriva dal fatto che lo Stato è diventato possesso
privato di una persona ricchissima e potentissima che lo usa nella lotta
contro i suoi avversari politici e non. Deriva dallo indebolimento della
Costituzione e dalla crescente differenziazione tra la Giustizia per i
potenti e quella per i poveri e la gente comune che emerge dai pacchetti
sicurezza. Dall'indebolimento della società civile e dei lavoratori a cui
vengono sottratti diritti con ogni legge prodotta durante questa
legislatura. La macchina del fango è possibile quando lo Stato non è più lo
Stato di Diritto ma lo strumento con il quale una parte della società
opprime l'altra, la più debole.
Pietro Ancona
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Varie Pietro su fb
lunedì 15 novembre 2010
15 ore fa ·
Tornatore e Placido Rizzotto "comunista" !!!
Tornatore sarà stato indetto in errore dal libro biografico su Rizzotto
pubblicato da Dino Paternostro di Corleone segretario della locale
camera
del lavoro in cui l'identità socialista di Placido Rizzotto viene
oscurata.
Purtroppo i socialisti siciliani abbiamo sempre scritto poco e lasciato
che
i comunisti che sono più diligenti di noi lasciassero da soli tracce
della
storia del movimento operaio siciliano nelle quali veniamo ignorati.
Questo
"odio" dei comunisti nei nostri confronti risale a prima del craxismo ed
in
certo qual modo ne è stato anche causa provocando un risentimento
anticomunista che non è mai stato del tutto superato.
Sul perchè i dirigenti sindacali uccisi fossero quasi tutti socialisti
(Carnevale, Rizzotto, Li Puma, Cangelosi, Battaglia etc...) si sono
fatte
varie supposizioni sulle quali sarebbe opportuno un approfondimento.
Resta
il fatto che i socialisti siciliani sono gli autentici eredi nel
dopoguerra
dei fasci siciliani e della loro gloriosa storia
scritta alla fine dell'ottocento.Negli anni quaranta e cinquanta
scrissero
una terribile pagina di martirio e di sangue che viene ignominiosamente
dimenticata.
L'opera di appropriazione dei comunisti dalla storia sindacale e sociale
siciliana è ancora in corso in occasione delle ricorrenze del 1 maggio a
portella della ginestra. Da quando esiste la commemorazione non è mai
stato
permesso ad un sindacalista socialista di celebrarla. Sono sempre stati
solo
e soltanto comunisti della CGIL. Anche ora che i comunisti sono
diventati PD
continuano nell'accaparramento
Troverete soltanto sindacalisti cgil pd a commemorare portella.
L'anima dei socialisti che si è persa col craxismo
per recuperare l'identità o meglio l'anima persa dei socialisti bisogna
retrocedere a prima dell'avvento del potere di Craxi il famoso Comitato
Centrale del Midas in cui alleandosi con la sinistra e con l'aiuto di
jago
Enrico Manca fece fuori il buon ed inerme segretario del Partito
Francesco
De Martino.
Ho letto lo scritto "il corpo mistico del PSI." Un lungo esame della
crisi
socialista che invoca nel modello del socialismo europeo una sorta di
strada
per recuperare il PSI.
La cosa non è così semplice in primo luogo perchè il socialismo europeo
non
esiste ma esistono tanti socialismi molti dei quali in grande crisi. Chi
sta
meno peggio di tutti è il socialismo francese nelle mani di una energica
compagna che lo lega saldamente alle lotte dei lavoratori.
Bisogna ripartire da noi stessi liberandoci innanzittuto dalla
ossessione
delle alleanza per ritornare SUBITO al governo.E' ridicolo e indecoroso
avere un segretario che fa l'assessore regionale in Toscana. E' suicida
frequentare il centro-sinistra oramai dato e controllato dal PD che con
la
sinistra non ha più niente
a che spartire. Si dovrebbe ricominciare da soli ripartendo dai valori e
dai
principi. Ma questo mi pare francamente difficilissimo perchè i
socialisti
oramai sono soltanto una incarnazione della politica di governo
italiana.
Condividono tutte le scelte fatte dal PD e dalla destra italiana come il
precariato, le guerre coloniali, i bassi salari dei lavoratori, il
federalismo e non hanno nessuna voglia ad intaccare il potere
dell'Oligarchia politica che consuma ogni anni oltre cento miliardi di
euro
mantenendo oltre un milione di addetti alla politica.Mostra tutto
una variante della rivoluzione "colorata" della Cia. Al posto di un
colore
un fiore. Ma il profumo resta quello della Cia, della gente che opprime
il
mondo insanguinandolo e che oggi vorrebbe mettere le mani sulla Cambogia
installarvi una base nucleare minacciare la Cina
sfruttare il petrolio ed il gas!!!
La signora Aung ed i monaci buddisti sono agenti di questo progetto!
Fiducia che il socialismo salverà l'umanità
dovrebbe tornare ad avere fiducia nel socialismo che è il solo capace di
salvare l'umanità dalla fine prossima ventura decretata dal capitalismo
che
ora si è allargato alla Cina, alla Russia, ai paesi ex comunisti.
Quanti incontro di europei dell'est nei giardinetti nei tristi pomeriggi
dei
domenica nei quali sono liberi dal lavoro di schiavi-badanti rimpiangono
il
comunismo che garantiva loro dignità che è alla base di ogni libertà.
Non
c'è libertà senza dignità per le persone.
La signora Aung è una icona fabbricata dagli USA i quali faranno
scorrere il
sangue per impadronirsi della Birmania per loro essenziale in quanto
confinante con Cina ed Asia. Gli USA hanno reticolato il mondo di oltre
mille basi militare nel loro folle e nazista iimpulso di comando. Anche
l'Italia è lardellata di basi militari e nucleari USA. La signora Aung
ed i
monaci buddisti sono agenti di questi signori.
Non c'è libertàò senza socialismo. Veda che cosa succede a Brescia dove
quattro schiavi da anni operai specializzati in Italia sono stati
ridotti
alla condizione di essere incarcerati come clandestini e perdere libertà
e
famiglia.
Scrivo a Silvana....
Pietro Ancona 14 novembre alle ore 15.02
Cara Silvana, dobbiamo rivolgere le nostre energie morali verso un mondo
in
cui socialismo e decrescita stiano insieme per garantire alla umanità i
beni
che oggi vengono accaparrati dal dieci per cento di essa. A proposito
del
comunismo, io che non sono comunista o sono socialista anarchico
libertario
ho riflettuto vedendo gli archivi del cremlino che vengono trasmesso da
rai
storia in questi giorni che se un regime è stato capace di avere dopo
stalin
un congresso che ne ha denunziato gli eccessi totalitari ebbene questo
regime da dentro di se una grande etica, una grande capacità di rimorso
e di
correzione che nessun altro regime ha avuto nella storia umana
dobbiamo rivolgere le nostre energie morali verso un mondo in cui
socialismo
e decrescita stiano insieme per garantire alla umanità i beni che oggi
vengono accaparrati dal dieci per cento di essa. A proposito del
comunismo,
io che non sono comunista o sono socialista anarchico libertario ho
riflettuto vedendo gli archivi del cremlino che vengono trasmesso da rai
storia in questi giorni che se un regime è stato capace di avere dopo
stalin
un congresso che ne ha denunziato gli eccessi totalitari ebbene questo
regime da dentro di se una grande etica, una grande capacità di rimorso
e di
correzione che nessun altro regime ha avuto nella storia umana.
La gru dove è morta la coscienza dell'Italia
Sarebbe stato un grande evento democratico e civilissimo se la signora
Susanna Camusso si fosse portata ai piedi della gru di Brescia per
esprimere
il sostegno della CGIL di Di Vittorio ai fratelli emigrati che lottano
per
il loro diritto alla libertà ed alla famiglia che andrebbe a pezzi se
dovessero essere arrestati sulla base di una legge infame ed
incostituzionale che li ha esclusi dalla sanatoria. Ma la CGIL da anni è
dimentica di sè stessa, della sua storia dei suoi valori ed ha orecchie
soltanto per quello che dice la Marcegaglia...
Pietro Ancona
Pubblicato da pietro a 12:13 0 commenti
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, November 09, 2010 9:49 AM
Subject: Falcone, Saviano e la macchina del fango
Falcone, Saviano e la macchina del fango
Sebbene Leoluca Orlando abbia commesso errori gravissimi di
giudizio su Falcone con il quale ebbe dissensi a proposito
di Andreotti e nutrì sospetti per l'incarico ricevuto da
Martelli fino a denunziarlo al CSM di tenere nel cassetto
inchieste scottanti non si può fare di lui il regista della
macchina del fango che avrebbe travolto Giovanni Falcone. In
primo luogo perchè Giovanni Falcone non fu travolto dalla
macchina del fango ma ucciso dalla mafia nel contesto di una
guerra in cui questa era alleata con lo Stato. In secondo
luogo perchè le critiche di leoluca Orlando seppure pesanti
ed inaccettabili provenivano da ambienti della antimafia e
non della zona grigia ed oscura né paramafiosa che
effettivamente usava la diffamazione contro il grande
Magistrato. Erano critiche sbagliate e basta. In sostanza
quello che si chiama "fuoco amico" fatto alla luce del sole
e con pubbliche e roventi polemiche. Non erano le lettere
anonime del Corvo che fecero del Palazzo di Giustizia di
Palermo un luogo di tragedie in cui si tramavano intrighi
spaventosi contro Falcone e quanti come lui volevano davvero
lottare la mafia. Fare di tutto un mazzo come ha fatto ieri
sera Saviano, sommare le critiche sbagliate di Orlando e
Della Chiesa o Galasso a quella del "Corvo" e dei tanti che
lottarono Falcone con mezzi subdoli è sbagliato ed
inaccettabile.
Giustamente Giovanni Falcone definì le critiche di Leoluca
Orlando "komeiniste". Ma si trattava di critiche provenienti
dagli ambienti palermitani impegnati nella lotta contro la
mafia che erano basate su un tragico errore di valutazione
dovuto al fatto che Falcone sosteneva che il cosidetto terzo
livello non esiste e che la mafia non aveva mandanti ma era
un potere in sé. Affermazione che oggi possiamo ritenere
valida proprio nel momento in cui emergono gravi complicità
tra Stato e Mafia che hanno le stesse responsabilità nel
processo decisionale come possiamo constatare leggendo le
confessioni di Massimo Ciancimino. Falcone sostenne di
non poter tenere conto delle dichiarazioni di un pentito
contro Andreotti perchè calunniose cosa questa imperdonabile
per Leoluca Orlando che fece della lotta ad Andreotti ed al
suo potere politico in Sicilia una bandiera. Ed ancora
destava sospetti negli ambienti komeinisti della antimafia
siciliana che comprendeva esponenti del PCI e del mondo
cattolico il fatto che il socialista craxiano Martelli lo
chiamasse al Ministero. Falcone accettò l'incarico e questo
fu visto come una fuga dalla prinma linea della lotta alla
mafia. Non fu così perchè tutti gli strumenti giuridici e le
strutture organizzative della lotta alla mafia di oggi sono
state studiate e proposte da Giovani Falcone proprio durante
la sua direzione al Ministero della Giustizia.
E' un giudizio storicamente e politicamente sbagliato
quello di Saviano. Falcone fu indebolito dalle critiche
ingiuste di Leoluca Orlando, ma la sua terribile morte non
può essere attribuita a quelle critiche ma al tumore maligno
che cresceva dentro lo Stato e che ancora oggi seppur
individuato probabilmente continua a crescere.
La macchina del fango è quella che si è messa in moto
contro Fini per mesi sottoposto ad un vero e proprio
linciaggio mediatico per la casa di Montecarlo. E' quella
che si era cominciata a muovere contro la Marcegaglia dopo
le sue critiche al governo. E' l'uso combinato del
dossieraggio e dell'attacco di spregiudicati cinici e
prezzolati giornalisti che disonorano la professione. E'
certamente anche quella che si è mossa dentro lo Stato
contro Falcone ostacolandolo nella carriera di magistrato.
Ha ragione Saviano nel ritenere la democrazia in pericolo
per l'uso appunto della "macchina del fango" contro tutti i
possibili critici o avversari di Berlusconi. Ma questo
deriva dal fatto che lo Stato è diventato possesso privato
di una persona ricchissima e potentissima che lo usa nella
lotta contro i suoi avversari politici e non. Deriva dallo
indebolimento della Costituzione e dalla crescente
differenziazione tra la Giustizia per i potenti e quella per
i poveri e la gente comune che emerge dai pacchetti
sicurezza. Dall'indebolimento della società civile e dei
lavoratori a cui vengono sottratti diritti con ogni legge
prodotta durante questa legislatura. La macchina del fango è
possibile quando lo Stato non è più lo Stato di Diritto ma
lo strumento con il quale una parte della società opprime
l'altra, la più debole.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Thursday, November 18, 2010 4:57 PM
Subject: Un incontro a porte chiuse
Un incontro a porte chiuse
Il segretario del PD ha incontrato i rappresentanti delle maggiori
organizzazioni economiche finanziarie e sindacali per discutere e trovare
l'intesa su un progetto di condivisione e capace di rimettere in corsa
l'economia italiana. In effetti i soggetti convocati da Bersani avevano già
discusso ed approvato quasi tutto un Patto Sociale che avevano cominciato ad
elaborare a Genova e che avevano (hanno?) intenzione di fare sottoscrivere
al governo Berlusconi. Su quattro punti era stata raggiunta l'intesa:
ammortizzatori sociali, semplificazione amministrativa, Mezzogiorno, ricerca
ed innovazione. Si doveva ancora discutere di produttività. Che cosa è la
produttività e come si deve realizzare l'aveva e continua a spiegarla bene
Marchionne a Pomigliano d'Arco e non solo. Intensificazione del controllo
sulla prestazione lavorativa fino al decimo di secondo secondo il metodo
Toyota di Hajime Yamashina inventore del wmc e revoca del diritto di
sciopero e della tutela di malattia. Nell'incontro con Bersani l'agenda
riguarda essenzialmente gli interessi delle imprese ed ai lavoratori è
concessa soltanto qualche piccola mancia: si vorrebbe scoraggiare il
precariato aumentando il valore dell'ora di prestazione che oggi è della
metà ed a volte meno dei minimi contrattuali. Per il resto verrebbe
confermato quanto previsto dalla legge Biagi ribadito e precisato dagli
accordi del 23 luglio 2007 con Prodi e dal collegato lavoro approvato nel
mese scorso. SBersani ha proposto di introdurre in Italia il Salario Minimo
Garantito ma non si è detto in che cosa consisterà e comunque i sindacati
hanno fatto cadere la proposta. Si discute di un miglioramento degli
ammortizzatori sociali dal momento che la crisi ha già consumato quelli in
corso di erogazione e c'è drammatica urgenza di mettere in quarantena il
terribile focolaio di tensione che si crea con centinaia di migliaia di
famiglia senza alcun reddito seppur minimo. Tutto il grosso dell'agenda
riguarda interessi degli imprenditori che come aveva una volta detto la
Mercegaglia a berlusconi vogliono subito "soldi veri", aiuti ed incentivi
e sgravi. Le recenti alluvioni della valle padana non mancheranno di
aggiungere un tocco di urgenza ansiosa e drammatica alle richieste degli
imprenditori.
Colpisce in modo straordinaria l'assenza della realtà, dello scenario
sociale, degli avvenimenti in questo genere di riunioni. Chi ne leggesse
gli argomenti che vi si discutono da un altro paese non si renderebbe conto
assolutamente della situazione che affrontano. L'Italia è il paese a più
alto tasso di precariato dell'OCSE. Nessuno ha tanti precari quanti ne
abbiamo noi e così mal trattati; l'Italia è nella fase terminale di un lungo
processo di soppressione dei diritti del lavoro che ha avuto una stazione
importante nell'approvazione della legge 1441 e culminerà prossimamente
nella sostituzione dello Statuto dei lavoratori con lo Statuto dei Lavori;
l'Italia si è costituita una riserva di quattro e più milioni di lavoratori
stranieri-schiavi ricattati da leggi che li riducono in prigione e ne
disgregano le famiglie se perdono il posto di lavoro; la scuola ha perduto
otto miliardi di finanziamenti e dovrà essere decimata di 200 mila posti di
lavoro. La pubblica amministrazione non farà turnover per circa trecentomila
dipendenti. Il Sud dell'Italia
registra la più alta disoccupazione degli ultimi trenta anni... Tutto questo
viene ignorato
dal summit da Bersani e parti sociali che si accingono a continuare sulla
strada di una feroce pressione sui lavoratori e sui ceti deboli del Paese
nella illusione di fare ripartire
l'economia. Una visione miope, miserabile, che condanna venti milioni di
lavoratori e le loro famiglie a vivere nella povertà di oggi e magari a
scenderne ancora di qualche gradino verso il basso per lubrificare e fare
funzionare una ma cchina che abbisognerebbe di cure ed attenzioni opposte. I
lavoratori come gli slavi per i tedeschi di Hitler!
Economisti della scuola liberista meno sanguinaria come Draghi sostengono
che il lavoratore è un capitale umano che il precariato deprezza e condanna
a non avere futuro nè per sè nè per l'Italia: altri sostengono - come certi
consiglieri di Obama- che un aumento dei salari può riattivare la ripresa
rilanciando i consumi ed il commercio. Ma a quanto pare
in Italia tutti i protagonisti dell'economia sono concordi nel caricare la
soma della crisi sulle spalle del lavoro dipendente ed a fare risparmi
riducendo il welfare alle famiglie non .abbienti. Segnalo all'attenzione
di chi legge la singolarità di un pacchetto di proposte che viene
presentato con la stessa naturalezza a Berlusconi ed a Bersani. Come se
non ci fosse alcuna differenza di visione politico-sociale e di interessi
tra il centro-destra ed il centro-sinistra. Nell'uno e nell'altro governo
il conto viene fatto pagare soltanto ai lavoratori che vengono maneggiati ed
usati
da confederazioni sindacali che sembra abbiano perso ogni interesse al
loro benessere.
Da summit come questo mi aspetto il peggio. Il ritorno della pecora nera
CGIL all'ovile con l'accettazione di tutti gli accordi separati fin qui
stipulati da Cisl ed Uil naturalmente previa "normalizzazione" della Fiom
alla quale si chiede di essere più malleabile e dolc e con Marchionne per il
bene della Patria. Come dice Bonanni: Non ci sono diritti senza lavoro. Ma
c'è lavoro senza diritti!
Pietro Ancona
http://www.unita.it/news/italia/105956/prove_di_programma_elettorale_il_pd_con_l039italia_del_lavoro
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: barbara spinelli
Sent: Thursday, November 25, 2010 9:00 AM
Subject: abolire la negoziazione dei titoli di Stato! Salvare l'umanità
dagli sciacalli
abolire la negoziazione dei titoli di Stato! Salvare l'umanità dagli
sciacalli!
Non capisco perchè viene concesso ad un pugno di criminali finanziari che
si chiamano Mercato di attentare alla sicurezza al benessere alla vita di
centinaia di milioni di persone e di Stato Sovrani. Si sospenda la
negoziazione dei titoli dando agli stessi un rendimento fisso stabilito una
volta per tutte e basta! Sospendere anche le pagelle delle società di rating
fatte da compari dei criminali di cui sopra Il lavoro di milioni di persone
non può essere distrutto dai ladri del Capitalismo!
Senza dire che ci può essere un disegno organico per escludere il Pigs,
maiale dei paesi marginali Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo e poi magari
anche l'Italia specialmente se mostra di volere sottrarsi dalla morsa
liberista e ridurre l'Europa soltanto ai paesi continentali ricchi ed alle
loro riserve indiane dell'est.
Mai il capitalismo è stato nemico dell'umanità come oggi!
Le felloni sinistre europee ed i sindacati asserviti alla Confindustria si
ravvedano! Non si può rovinare la vita ai popoli europei
e farli regredire ad una condizione di diffusa povertà per fare accumulare
altre montagne di ricchezze a coloro che ci hanno già rovinato con i titoli
fasulli. Basta con questo sistema bancario e finanziario!
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-11-25/irlanda-austerity-fino-2014-063501.shtml?uuid=AYrW2SmC
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, November 26, 2010 9:36 AM
Subject: La CGIL del silenzio
La Cgil del Silenzio
Domani si svolgerà a Roma la manifestazione della CGIL dal titolo "Il
futuro è dei giovani e del lavoro"(?) deliberata dal Comitato Direttivo
della Confederazione il 17 settembre scorso. La manifestazione è l'evento
sindacale più importante dopo quella dei metalmeccanici del 16 ottobre
scorso che era riuscita a strappare ad Epifani la promessa di uno sciopero
generale che non si farà e, se si farà, sarà fuori tempo massimo a giochi
già fatti.
Osservo innanzitutto la distanza tra l'annunzio della iniziativa e la sua
realizzazione: più di due mesi! Non discuto il fatto che essendo la CGIL una
organizzazione complessa, elefantiaca, ha bisogno di tempo per mobilitare le
persone e portarle a Roma. Ma settanta giorni diventano un fatto politico
che svilisce l'iniziativa e ne fa un mero evento burocratico, un
adempimento che consentirà alla nuova segretaria di fare il suo battesimo di
folla in un comizio che sarà certamente affollato dal momento che la gente
sente il bisogno imperioso di esprimere la propria protesta, la rabbia per
come si sta degradando la sua condizione esistenziale.
Osservo ancora che non si tratta di uno sciopero generale ma di un
"comizio" nazionale realizzato di sabato il giorno indicato da Bonanni per
gli "scioperi". Sospetto l'esistenza di un patto "parasociale" che
accompagna il patto sociale tra sindacati e padronato italiano di vera e
propria abrogazione dello sciopero generale. Negli ultimi drammatici due
mesi, a differenza della silenziosa Italia, la Francia, la Spagna, la
Grecia, il Portogallo hanno dato vita ad uno o più scioperi generali per
difendere i salari ed il welfare minacciato dalle "crisi" provocate per
costringere l'Europa ad americanizzarsi rinunziando alla civiltà del suo
sistema di protezione e sicurezza sociale. L'Italia ha registrato una
offensiva contro il welfare e la condizione dei lavoratori e delle loro
famiglie davvero pesante e molto erosiva non solo di salario ma anche di
diritti. Al pari della Gran Bretagna di Cameron perderà nel giro dei
prossimi tre anni mezzo milione di posti nella scuola e nella pubblica
amministrazione e per sempre. Con la complicità delle parti sociali ha
peggiorato il suo sistema pensionistico notevolmente innalzando l'età di
godimento ed escludendone i precari. Di questo si è vantato Tremonti in
Europa sostenendo che l'Italia è stata l'unica nazione a fare una riforma
strutturale della sua previdenza senza scioperi!! Il Parlamento ha approvato
in via definitiva il cosidetto collegato lavoro (1441) studiato da legulei
del padronato per rendere difficile la difesa dei lavoratori nel contenzioso
ed introdurre il cosidetto arbitrato che apre la via alla privatizzazione
della giustizia e riduce la sfera di intervento del Magistrato.
Dopo aver lasciato passare la legge Gelmini sulla scuola limitandosi a dare
una qualche assistenza alle lotte dei precari senza mai dare loro la dignità
di una vertenza nazionale e politica, in polemica con la Fiom spesso
richiamata all'ordine , CGIL spalleggiata dal PD,
ora insiste sulla cosidetta "produttività" che in soldoni significa
accogliere le richieste
di Marchionne e della Marcegaglia sulla cosidetta fabbrica Italia.
La manifestazione di domani si presenta ai giovani con uno slogan
pubblicitario vuoto di proposte e che non toccherà per niente e non inciderà
sul processo di precarizzazione della occupazione. Il lavoro precario è già
diventato maggioranza su quello a tempo indeterminato ed i meccanismi sono
tali che nel giro di qualche anno il lavoro a tempo indeterminato finirà con
lo scomparire quasi del tutto. Al lavoro precario si unisce sempre il
sottosalario e la negazione dei diritti (ferie, tredicesima, malattia). Si
calcola che circa sei milioni di precari guadagnino meno della metà delle
tabelle contrattuali delle categorie di riferimento. Ebbene la proposta
della CGIL si limita a chiedere l'introduzione ed il miglioramento del
miserabile ammortizzatore sociale introdotto recentemente e che non supera i
200 euro mensili e solo per pochi mesi! Che magnifico futuro per i giovani e
per il lavoro!
La Camusso chiede un cambio di agenda. Intanto fa uno sciopero che conviene
sopratutto alla Confindustria perchè chiede due cose che gli industriali
vorrebbero come l'aumento degli ammortizzatori sociali e lo sgravio fiscale
e poi chiede investimenti nel Sud che sono graditi agli imprenditori come
inceneritori e rigassificatori e qualche opera pubblica. Il cambio di agenda
non viene chiesto.
La Cgil asseconda la manovra del governo resistendo soltanto dove non le è
consentito di
"trattare" come nella questione universitaria e, finora, la questione
operaia dove però il grosso della pretesa padronale è già passato in
centinaia di deroghe dai contratti ottenuti nella contrattazione diffusa nel
territorio.
Che cosa avrebbe potuto e dovuto chiedere la CGIl organizzando una lotta
vera al posto del comizio di sabato? L'abrogazione della legge Biagi, la
revisione del sistema pensionistico, il ripristino del turnover nella
pubblica amministrazione, l'abrogazione della legge Gelmini, l'abrogazione
del collegato lavoro, la riconquista del valore pieno e non derogabile del
contratto di lavoro, la fine delle privatizzazioni e delle
esternalizzazioni,
miglioramenti dei salari..... Non si tratta di un piattaforma utopistica o
addirittura provocatoria, ma del dovere minimo di un Sindacato degno di
questo nome e della sua tradizione i cui valori stanno scomparendo
nell'azione di oggi. Dovrebbe anche insistere per l'stituzione del Salario
Minimo Garantito e per una Europa opposta a quella che si sta delineando
sotto la spinta ricattatoria di WallStreet che mira alla distruzione del
ceto medio e della società solidale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, November 28, 2010 9:42 AM
Subject: una CGIL irriconoscibile
Una CGIL irriconoscibile
Si canta Bella Ciao che è certamente una bellissima canzone
dell'antifascismo che unisce, ma le note dell'Internazionale e dell'Inno
dei Lavoratori che hanno accompagnato per tutto il Novecento il movimento
operaio e che sono parte della nostra stessa identità non si sentono. Le
nuove generazioni rischiano di non conoscerle. Eppure in quelle note sono
riassunti gli ideali del socialismo e del sindacalismo di emancipazione,
autonomo e conflittuale con governo e padronato. La folla convenuta al
comizio convocato dalla CGIL è numerosa ma non è certamente né felice né
allegra. In grande parte è costituita da cassintegrati o licenziati dalla
Gelmini, da pensionati e da studenti in lotta contro la controriforma
universitaria. Sono la espressione di un paese in grande sofferenza,
impoverito, umiliato dalla continua sottrazione di diritti, senza futuro, un
paese che si aspetta una parola di chiarezza dalla sua più grande
organizzazione, parola che non verrà dallo sfuggente ed equivoco discorso di
Susanna Camusso.
Colpisce la distanza tra la voglia di liberazione della folla sgomentata
da una crisi pilotata da forze che puntano al suo annientamento sociale,
alla sua sottomissione, a tutte le umiliazioni che Marchionne e la
Marcegaglia avranno il piacere di infliggerle e le risposte, le indicazioni
che vengono dal discorso della segretaria della CGIL assai circospette,
scaltre, misurate per non dispiacere molto la Marcegaglia e non mettere in
imbarazzo il PD che tira la volata alla Fiat ed alla Coop e non ha voglia di
impegnarsi.
Cinquecentomila posti di lavoro vengono falcidiati da una misura
amministrativa di Brunetta sul turnover nella pubblica amministrazione e dal
licenziamento di duecentomila insegnanti. Questo mezzo milione di persone
prima di essere liquidato è stato diffamato a lungo dai governanti come ora
le libere università italiane vengono diffamate riducendole soltanto ad un
fenomeno di baroni e di privilegi familistici prima di essere liquidate
martedì prossimo da una legge alla quale Fini ha garantito il suo appoggio
nonostante i suoi contrasti con Berlusconi.
Viene ricordata dalla Camusso la crudele legge 1441 (collegato lavoro)
senza una parola di autocritica, senza dire che la CGIL ha avuto due anni di
tempo per combatterla e non lo ha mai fatto tranne qualche piccola ed
insignificante protesta nei passaggi più cruciali ma sempre a cose fatte.
Una legge fatta per impedire con lacci e laccioli ai lavoratori di ricorrere
al giudice e, se riescono a farlo, di riceverne giustizia.
Mi ha colpito la grettezza burocratica e la meschina visione
provincialistica della Camusso. L'Europa è in fiamme sotto l'attacco della
speculazione finanziaria e le spinte dei governi di destra per ridurre i
salari ed i diritti dei lavoratori dappertutto ed impoverire le loro
famiglie con meno welfare: Francia, Irlanda, Grecia, Portogallo hanno
registrato grandi e ripetuti scioperi generali per la scuola, le pensioni,
i posti di lavoro. Questo scenario europeo non viene mai citato, ma Sacconi
e Tremonti hanno avuto modo di pavoneggiarsi con i loro colleghi europei per
avere ottenuto una "riforma delle pensioni" senza una sola ora di
agitazione. La via di una iniziativa internazionalista della CGIL non viene
mai indicata ed il sindacato italiano si limita a tentare di gestire le
conseguenze di quanto avviene.
La manifestazione era dedicata ai giovani ed al loro futuro. Ma la Camusso
si è guardata bene dal mettere in discussione la legge trenta ed a chiedere
per i giovani e quanti non sono protetti dal contratto il Salario Minimo
Garantito che scoraggerebbe la continua discesa delle retribuzioni.
Le parole del Governatore della banca d'Italia, il liberista Draghi,
contro il precariato che depaupera il capitale umano e priva di futuro la
nazione risultano assai più vicine ai bisogni dei giovani della meschina
apertura della Camusso che si limita a denunziare la questione dei sessanta
giorni posta dalla 1441 ed a chiedere una riduzione del ventaglio di
elusioni contrattuali previste dalla Biagi. Non mi aspettavo proprio che la
CGIL si mettesse dalla parte meno illuminata del pensiero liberistico.
Tutto il resto del comizio è stato misurato per non dispiacere troppo
Sacconi che oggi ricorda alla CGIL che in regime bipolare il sindacato non
deve essere all'opposizione del governo e della Confindustria se non vuole
essere escluso dal "tavolo" (sic!!!)
La deriva a destra di questo Paese riceve dalla manifestazione del 27 una
accelerazione dal momento che nessun freno è stato posto all'iniziativa
della destra devastatrice dei diritti Il Parlamento è tutto schierato con
il blocco sociale che esclude i lavoratori e che continua a trasferire
risorse dai loro redditi a vantaggio dei ceti imprenditoriali. Con una CGIL
inerte alle voglie del padronato e del governo
l'Italia si squilibrerà ancora di più ed il vuoto che si apre a sinistra
rischia di generare tensioni insostenibili.
Viene meno il ruolo di reiquilibrio sociale e politico che veniva assolto
dal sindacato conflittuale e che si traduceva in un bene per l'intero Paese.
Tutto rotola verso il peggio.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, December 05, 2010 10:37 AM
Subject: Una finta trattativa
Una finta trattativa
Marchionne fa lo spaccone ed il duro ed interrompe la trattativa. Vuole
l'azzeramento di tutto. Mirafiori non esiste più come Fiat ma diventa una
Newco. Quindi si pretende l'azzeramento del contratto di lavoro e la firma
di un contratto aziendale da parte di ogni singolo lavoratore. Marchionne
chiede anche un referendum e conta sulla
gravità della situazione sociale di Torino per piegare i lavoratori ad
accettare qualsiasi condizione compresa quella di diventare bestiame umano,
macchinario vivente,
schiavi in fabbrica senza diritti e che debbono evitare assolutamente di
ammalarsi, di prendere una influenza, perchè la loro vita dipenderà dal
fatto di avere o non avere una salute di ferro.
Non provano nessuna vergogna la Fiat, il Ministro del lavoro, i tanti fans
di Marchionne come Fassino, Chiamparino, praticamente tutto il PD ad
accettare, a dare per scontata una truffa giuridica equivalente al gioco
delle tre carte che fanno certi lestofanti come la costituzione di una Newco.
Mirafiori non c'è più e al suo posto, cucù, appare una nuova società.
Sappiamo tutti che trattasi di un sotterfugio, di uno escamotage per
spogliare i lavoratori di ogni loro diritto acquisito, della loro identità.
Da quando questo mezzo di coercizione e di forzatura è stato usato con
l'Alitalia pare sia diventato essenziale per gli imprenditori italiani. Ma
per l'Alitalia la proprietà è cambiata. Qui si tratta sempre degli stessi
proprietari che denominano diversamente quanto già possedevano.
La Newco dovrebbe fare Suv, un macchinone odioso ed inquinante sfoggiato
spocchiosamente dai prepotenti nel traffico cittadino, spesso seconda o
terza auto per il suo acquirente, insomma un prodotto che socialmente è
dannoso, puro consumismo e pura distruzione di risorse. Questo prodotto
dovrebbe essere venduto per metà negli USA e non si capisce perchè dovrebbe
essere fatto in Italia.....dove sta la ratio di questa scelta? Insomma la
Fiat si fa due newco una a Pomigliano per fare una auto senza alcun futuro
come la Panda e destinata ad un pubblico povero e l'altra a Torino per
produrre un mostro ecologico dal costo elevato che sarà acquistato da una
fascia di consumatori che non ha problemi di far quadrare il bilancio a fine
mese... Ma che comunque non sono tantissimi. Due scelte ad occhio e croce
perdenti nel medio e nel lungo periodo offerte da Marchionne come fossero
veri e propri miracoli della sua capacità di condottiero....
Il comportamento dei sindacati al tavolo della trattativa è davvero di una
arrendevolezza straordinaria! Non possono inghiottire il rospo della
fuoriuscita dal contratto nazionale che legittima la loro stessa esistenza,
ma non vogliono dispiacersi Marchionne e tutto l'establiscement politico
italiano che gli tira la volata. La Camusso è stata cautissima nelle parole
e chiede l'intercessione della Marcegaglia ed intanto lavora per aumentare
dentro la Fiom l'opposizione a Landini e Cremaschi e si è già visto con
talune dichiarazioni dei torinesi. E' difficile per la Fiom conservare la
sua combattiva identità restando dentro la CGIL. La confederazione ha una
influenza politica ed un potere organizzativo nel territorio che finisce
sempre con il prevalere. La Camusso prende tempo. Sa che la crisi lavora in
suo favore e ridurrà alla "ragione" altri dirigenti della Fiom. E' solo
questione di avere pazienza e continuare a lanciare segnali. D'altro canto
l'intreccio degli interessi tra i sindacati e tra questi e la confindustria
è tale da condizionare ed omologare i loro comportamenti sempre di più a
quelli voluti dalla vulgata della competitività. I meccanici torinesi come
tutti i lavoratori italiani sono messi dinanzi il ricatto della crisi. O
lavoro senza diritti o disoccupazione! Una crisi che ogni giorno che passa
appare sempre più una politica voluta dai ceti dominanti dell' Occidente per
togliere al più presto quanto si è conquistato in un intero secolo e
tornare alla barbarie precivile e pregiuridica che pensavamo di non dover
conoscere mai più.
Ma è anche possibile che Marchionne ponga condizioni inaccettabili sapendo
che non possono essere accettate nonostante l'accondiscendenza della maggior
parte dei sindacati. Insomma per scaricare su altri la responsabilità di
investimenti che non vuole fare e che agita solo ai fini delle quotazioni in
borsa..
Può darsi che non abbia nessun piano industriale degno di questo nome e che
i suoi interessi siano più finanziari e che produttivi. La flessione delle
vendite di auto Fiat dovrebbe allarmare il governo ed i sindacati italiani e
magari far capire che questo interlocutore è poco credibile e le sue
provocazioni vere e proprie recite teatrali.
Penso che la Fiom dovrebbe cambiare politica verso i Cobas ed in genere i
sindacati di base e con questi costituire una massa critica più valida nella
difesa dei diritti dei lavoratori insidiati non solo dal padronato ma anche
dai comportamenti di Cisl ed Uil e della destra politica che in Italia ha
estensioni enormi. Fiom e sindacati di base potrebbero contare su un'area
di milioni di lavoratori sempre più delusi dal sindacalismo di regime e
dalla stessa CGIL che ha lasciato passare senza reagire importanti fatti
come il collegato lavoro, la legge Gelmini, la legge Biagi.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, December 12, 2010 11:17 AM
Subject: Leonardo Sciascia ed i comunisti
Leonardo Sciascia ed i comunisti
Serata di grande cultura civile ieri allo Steri di Palermo. Si presentava
il libro di Emanuele Macaluso "Leonardo Sciascia ed i comunisti". Lo
illustravano, oltre che l'autore, Peppino Di Lello, Michele Figurelli,
Gioacchino Lanza Tomasi. Presenti le figlie di Sciascia e tanti "compagni"
in parte canuti e quasi nessun giovane come se la "discontinuità"
proclamata da Occhetto alla Bolognina abbia occluso ogni comunicazione tra
passato e presente, abbia cancellato o addirittura colpevolizzato il
passato. Oggi viviamo in un tempo-non tempo che non ha radici, non ha
storia, non produce storia e non sembra avere un futuro. La fine delle
ideologie e cioè l'adesione della sinistra italiana al pensiero unico del
capitalismo ha privato ognuno di noi e l'Italia stessa della sua identità.
Per questo sento gratitudine profonda per la ricostruzione-rievocazione che
Macaluso ha fatto nel suo libro della storia della sinistra siciliana e
della vicenda nazionale come la storia di noi quando c'eravamo ed eravamo
vivi. La Bolognina per i comunisti ed il craxismo per i socialisti sono
stati causa di due guerre perdute quasi per sempre dalla sinistra e dalla
cultura italiana ed oggi viviamo in una palude mefitica e siamo nelle mani
di personaggi come Marchionne, la Marcegaglia, Berlusconi, Fini....
Macaluso ha scritto un libro sul grande eretico pervaso di nostalgia e
commozione. Nostalgia per una stagione della nostra vita in cui si è
combattuto il fascismo e si è lottato nella zolfara e nel feudo per
riscattare non solo minatori e braccianti ma il popolo siciliano
Sciascia ed i valori di cui era portatore intransigente vengono recuperati
pienamente uno ad uno, polemica per polemica. Ne viene fuori la
straordinaria attualità di un maestro di libertà e di laicità. Le polemiche
di Arlacchi, Cammilleri, Amendola, del Comitato Antimafia vengono tutte
contestate ad una ad una e la "verità" sostenuta da Sciascia sulla politica,
sul compromesso storico, sulla magistratura, sul caso Moro, sulla scomparsa
di Majorana viene non solo recuperata ma difesa. Macaluso è stato uno dei
più importanti dirigenti del PCI. E' stato nella segreteria con Palmiro
Togliatti. Anche se era a sua volta eretico non mi aspettavo da lui una
adesione così ragionata, così convincente alle battaglie a suo tempo
combattute da Sciascia. Il suo riconoscimento dell'opera di Sciascia è
stato accompagnato da una affettività ed una sorta di gratitudine
commoventi.
Il punto essenziale di conflitto tra Sciascia e il PCI è stato il
compromesso storico inventato da Berlinguer in uno sviluppo particolare del
pensiero togliattiano. Il compromesso storico ancor prima della Bolognina è
stato causa del disarmo ideologico culturale e alla fine anche morale del
partito comunista italiano ancora prima della fine della URSS accettata
acriticamente come "fallimento" del comunismo. Il compromesso storico
scaturito da una riflessione sul Cile è la dichiarazione di resa del
socialismo: non si può governare senza la borghesia. Oggi, nell'era della
globalizzazione, sappiamo bene che cosa è la borghesia in quanto classe e di
quanto sangue e di quante lacrime sono intrisi i cosidetti valori
occidentali che scacciarono il comunismo ed il comunitarismo.
Ecco: sono della opinione che dobbiamo giungere ad una netta nostra
separazione dal compromesso storico e dalla Bolognina e naturalmente dal
craxismo oggi degenerato in berlusconismo e nell'infame degradazione del
sistema politico italiano. Recuperare le ragioni non solo di Marx ma della
esperienza del comunismo nel mondo..
Spero che ci si voglia dedicare anche a questo. Una rottura con la
discontinuità, un recupero pieno dei fili della nostra storia, della nostra
identità, del nostro passato che è il nostro solo possibile futuro se
vogliamo continuare a credere in un destino migliore dell'umanità.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, December 28, 2010 3:24 PM
Subject: : Una citazione a sproposito della signora Camusso
Una citazione a sproposito della signora Camusso.
Per suffragare con una autorità moralmente indiscussa il suo attacco alla
Fiom la signora Camusso cita Giuseppe Di Vittorio che avrebbe affermato:
Quando c'è una sconfitta non possono non essere stati commessi degli errori.
Nessuna grande sconfitta è figlia solo della controparte."
Non credo che Giuseppe Di Vittorio abbia mai fatto simile affermazione ed in
ogni caso bisogna leggerla nel contesto in cui è stata scritta. Ma ammesso
che Di Vittorio l'abbia mai pronunziata non è detto che sia vera e che sia
giusta. La sconfitta può essere il portato di una serie infinita di
variabili e metto tra queste l'isolamento della Fiom dovuto ad un
atteggiamento anormale della sua stessa Confederazione ed al passaggio di
quello che dovrebbe essere il partito di opposizione parlamentare dalla
difesa operaia alla destra al campo della Confindustria e di Marchionne in
particolare. Purtroppo il PD è erede del PCI che fu autonomo dalla Fiat fino
a Berlinguer. Se oggi la Fiom è sola a fronteggiare l'attacco della tigre
confindustriale fiancheggiata da numerosi sciacalli che sperano di spolpare
qualcosa della sua carcassa certo questo non è addebitabile a suoi errori
quanto alla sua coerenza e fedeltà agli interessi non solo dei
metalmeccanici ma di tutti i lavoratori italiani.
Forse la signora Camusso non sa o finge di non sapere che la CGIL non è
nuova a processi degenerativi che dal riformismo padano l'hanno condotta
all'apostasia degli ideali fondativi che l'hanno animata. A causa di uno di
questi processi Giuseppe Di Vittorio uscì dalla CGIL per fondare una nuova
organizzazione sindacale l'USI su posizioni di autentica difesa dei
lavoratori italiani. Di Vittorio era riformista e rivoluzionario. Difese
con le armi la Camera del Lavoro di Bari assediata dai fascisti. Il suo
riformismo era liberazione dei lavoratori dalle catene dello sfruttamento
con ferma e costante gradualità senza mai cedere sui contenuti essenziali
della libertà e della dignità. La stessa cosa non si può dire del
"riformismo" della Camusso e del PD che è proteso alla cancellazione di
tutte le conquiste realizzate nel corso del novecento.
Ieri la CGIL si è collocata apparentemente in una posizione terza tra la
Fiom e la Fiat. Ha attaccato come autoritario Marchionne ma ha addebitato
alla Fiom la fattura della sconfitta subita prima a Pomigliano e poi a
Mirafiori e non dubito che ne esigerà il pagamento nelle prossime
settimane. In effetti mi aspetto una sorta di pogrom del gruppo dirigente
"ribelle"
della Fiom mentre andrà avanti la realizzazione di una parte importante del
Piano Rinascita di Gelli e dei piani concordati a Bildelberg di spoliazione
dei lavoratori di ogni loro diritto
fino a cambiare il giuslavorismo da garante di diritti a summa di obblighi
imposti ai prestatori d'opera.
Non si farà lo sciopero generale chiesto dalla Fiom anche se Sacconi indica
il carattere generale valevole per tutta l'industria italiana degli accordi
fatti a Torino. Lo sciopero generale non si farà perchè ci sono patti
parasociali al patto sociale stipulato a partire dagli incontri Marcegaglia-
Epifani di Genova che lo vietano. Infatti la Camusso ha programmato una
serie di ridicole e grottesche marcette per il lavoro di carattere
territoriale per dare sfogo a quanti chiedono che si faccia qualcosa contro
la crisi e contro l'attacco ai diritti.
Ha ragione Cremaschi a paragonare quanto sta succedendo in Fiat agli eventi
del 1925 che cancellarono il sindacato in fabbrica a vantaggio del
corporativismo padronale sostenuto da Mussolini. Ma c'è di più e di peggio.
C'è la truffa della newco e cioè della Fiat che cambia pelle come un
serpente e si sostituisce a se stessa con altro nome per sfuggire agli
obblighi
assunti appunto come Fiat. Trattasi di un fumus, di una truffa realizzata
sotto gli occhi di tutti con la complicità del mondo politico e
confindustriale che ne ricava un esempio per fare altrettanto quando gli
farà comodo. Ed anche della truffa del contratto aziendale, una invenzione
da legulei per danneggiare i lavoratori ed imporre loro, nella continuità
vera della impresa con denominazione diversa e con contratto diverso,
condizioni financo anticostituzionali e del tutto illegali. La CGIL avrebbe
potuto impugnare legalmente questa
truffa che non bisogna essere dimostrata perchè è palese al pubblico. Se
fosse ancora un Sindacato dei lavoratori avrebbe dovuto non riconoscere le
newco della fiat come entità
legittime. Ma nè la CGIL nè il PD si sognano di fare qualcosa del genere dal
momento che sono inglobati sia pure con qualche apparente maldipancia nel
gruppo che sta cambiando radicalmente la costituzione materiale ed il
diritto del lavoro a vantaggio della imprenditoria che si è dato un
programma che sta realizzando a tappe forzate dalla legge Biagi al collegato
lavoro allo scippo pensionistico alla riforma della contrattazione.
Perchè la CGIL fa tutto questo? Perchè ormai non è più se stessa. Ora è una
holding, una conglomerata di partecipazioni societarie a centinaia e
centinaia di enti bilaterali che gestiscono un badget di miliardi di euro e
dispongono di migliaia di dipendenti molti dei quali ingaggiati con la legge
Biagi. Gli interessi della CGIL sono oramai simili ed omologati a quelli
della Confindustria e sono entrati in conflitto con quelli dei lavoratori.
La dottrina dietro la quale si nasconde questa tumorale degenerazione è
quella della sussidarietà che per prosperare ha bisogno di crisi sempre più
acute del welfare. Ecco quindi che il conflitto si estende financo allo
Stato sociale.
Questa è la grande patologia italiana: Sindacati che sono compromessi con
il padronato con legami assai forti in centinaia e centinaia di enti
bilaterali ed un Parlamento fatto tutto di partiti favorevoli o strumenti
della Confindustria. Nel mondo, ad eccezione degli USA, non è così: i
sindacati stanno dalla parte dei lavoratori ed in Parlamento c'è quasi
dappertutto un partito socialista o socialdemocratico o comunista che non
tiene il sacco alla destra al potere.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, January 05, 2011 9:36 AM
Subject: La posta in gioco per venti milioni di lavoratori
La posta in gioco per venti milioni di lavoratori
La posizione della CGIL ha indebolito la lotta della Fiom per salvare il
diritto al contratto collettivo di lavoro ed alla sua negoziazione. Se
vincerà come purtroppo è presumibile la linea Marchionne venti milioni di
lavoratori italiani non avranno più diritto a discutere e concorrere
attraverso i propri sindacati alla definizione delle regole dentro le quali
svolgere la loro attività lavorativa. Dovranno accettare le regole imposte
dai datori di lavoro o rinunziare a guadagnarsi il pane quotidiano. Veltroni
sbaglia di grosso ad avallare l'idea del contratto aziendale. Il contratto
aziendale introdurrà fortissimi elementi di concorrenza tra le aziende oltre
umiliare i lavoratori e modificare negativamente la funzione dei loro
sindacati. Non solo la Confindustria ma tutto il padronato italiano
aspettano l'esito del braccio di ferro in corso con l'acqualina in bocca per
lo sterminato potere che ne conseguirà per le aziende da una vittoria del
contratto che Marchionne ha proposto e firmato con Cisl Uil a Pomigliano
D'Arco e Torino.
Vincerà anche la linea truffaldina delle NEWCO. Cambiare denominazione alla
propria azienda sarà operazione diffusa tra quanti vorranno azzerare
situazioni delle quali non sono soddisfatti e rinegoziare le condizioni dei
propri dipendenti. Mi meraviglio molto che non ci siano ricorsi alla
Magistratura sulle operazioni NEWCO neppure da parte della Fiom. Eppure si
tratta del caposaldo più importante di tutta l'operazione di
ristrutturazione dei rapporti messa in vita dalla Fiat.
Nel merito del contratto le condizioni poste dalla Fiat siano
incostituzionali per quanto riguarda la tutela della sicurezza e della
salute psico-fisica dei lavoratori. Il sistema WMC sottopone il fisico degli
operai ad un carico al limite della sopportabilità dell'apparato
scheletrico-muscolare e neurologico. Eppure questo aspetto non sembra
preoccupare la maggioranza di coloro che discutono la vicenda Fiat. Soltanto
lo SlaiCobas di Melfi ha fatto ricorso al Magistrato ed allo Inail
denunziando i danni psico-fisici per i lavoratori senza averne avuto finora
alcun esito.
L'operazione Fiat non è un fatto isolato scaturente da particolari
difficoltà di mercato che impongono sacrifici speciali ai lavoratori. Fa
parte di una politica di peggioramento generale delle condizioni dei
lavoratori che ha un centro di direzione nel Governo e nello stesso
Parlamento oltre che naturalmente nella Confindustria: il cosidetto
collegato lavoro, il peggioramento delle pensioni, la legge trenta, le leggi
Gelmini sulla Scuola e l'Università e la crescente privatizzazione della
Sanità sono parti di una strategia di umiliazione di quanti vivono del
proprio lavoro per arricchire banche ed industriali e sopratutto per dare a
questi un peso preponderante nella società italiana. Dal referendum Fiat o
come diavolo si chiama ora in poi
in Italia non saremo più gli stessi ed una parte degli italianai avrà un
potere di ricatto sull'altra terribile, antidemocratica, precostituzionale.
Osservo con amarezza che la CGIL non è nuova a scivolamenti come quello di
oggi. I suoi due primi segretari Rigola e D'Aragona che la governarono per
venti anni fino a scioglierla nelle mani di Mussolini ed ad avallare gli
accordi di Palazzo Vidoni furono sempre in conflitto cone molte camere del
lavoro. Non condivisero l'occupazione delle fabbriche e lo sciopero generale
di Milano e furono gelidi e distanti dalla resistenza al fascismo anche
quando bruciavano le camere del Lavoro e le sedi dei giornali socialisti e
sindacali. Questo mentre Di Vittorio, scissionista dalla CGIL fin dal 1911,
si barricava e difendeva con il fucile in pugno la Camera del Lavoro di
Bari.
Epifani ieri e Camusso oggi sono come Rigola e D'Aragona. C'è un patto
che lega la CGIL a Confindustria, Cisl ed Uil e credo anche a Sacconi,
l'ideologo più velenoso e livido della destra italiana in quanto al lavoro.
Spero che oltre ai pensionati altre categorie della CGIL scendano in
soccorso ai metalmeccanici Aiutando Landini e Cremaschi si aiuta la
democrazia italiana a sopravvivere all'offensiva liberista e si salvano le
basi sociali del patto costituzionale.
Spero anche che tutto il sindacalismo di base che ha sofferto le
discriminazioni che oggi si vorrebbero imporre alla Fiom sia della partita e
che si crei una forte intesa da Fiom e Cobas.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, January 05, 2011 7:50 PM
Subject: Caso Battisti: una ritorsione sionista ed Usa contro il Brasile
Il Brasile e la Turchia due immense nazioni di grande prestigio e ricca
e significativa storia
aventi nel loro ricordo la memoria di fulgidi statisti Simon Bolivar e
Mustafa Kemal Ataturk, in impetuosa crescita economica e pieno progresso
sociale( con welfare che gli USA di Obama manco se lo sognano) nel maggio
scorso invitarono l'Iran ad un incontro che ebbe l'effetto benefico di
spezzare la spirale fomentata da Israele per una guerra di distruzione
dell'occidente che riducesse in cenere l'Iran ed i suoi settanta milioni di
abitanti in grandissima parte giovani.
L'incontro non fu visto bene dagli USA e da Israele che si ritengono i
padroni del mondo e non gradiscano che si muova una foglia sul piano
internazionale senza la loro autorizzazione preventiva.Le tre Nazioni
indicarono una strada diversa per la soluzione della questione nucleare.
L'Iran ha pieno diritto di farsi una industria nucleare ed io credo, dal
momento che Israele ha un grosso arsenale nucleare e si ritiene in guerra
con tutti i suoi vicini, ha anche diritto a farsi la bomba atomica.
L'atomica israeliana sarebbe un deterrente enorme per Israele come
l'armamento atomico intercontinentale della Urss impedì agli USA di usare
le sue atomiche per risolvere la guerra fredda a suo vantaggio come fece con
il Giappone incenerendo Hiroshima e Nagasaki.
L'incontro triangolare suscitò reazioni rabbiose negli USA. La Casa Bianca
e la stampa americana espressero pesanti giudizi nei confronti di Lula e di
Erdogan per essersi riuniti con l'odiatissimo Ahmadinejad. Ma nè Lula nè
Erdogan fecero l'autocritica richiesta e l'iniziativa triangolare ebbe
effetti distensivi su un clima internazionale che si stava arroventando La
rabbia è stata quasi isterica dal momento che è difficile anche per gli USA
iscrivere Brasile e Turchia tra gli stati canaglia.
Israele ha trovato subito la maniera per vendicarsi della Turchia. Appena
otto giorni dopo il summit dei tre una nave di pacifisti fu arrembata al
largo di Gaza e nove attivisti rurchi furono trucidati all'istante mentre
gli altri subirono il dirottamento coatto e la prigione.
Ora la questione della estradizione di Cesare Battisti, negata con un
provvedimento assai civile del Presidente Lula, ha fornito l'argomento per
una aggressione politica di dimensione internazionale fatta attraverso il
killeraggio del governo di destra italiano che si è spinto fino
all'organizzazione delle manifestazioni con ministri davanti l'Ambasciata
brasiliana di Roma e davanti ai consolati di Milano, Firenze . Questa
iniziativa provocatoria del governo italiano è stata purtroppo sostenuta da
una opposizione atlantista, filoamericana, controllata dai sionisti.
L'Italia vuole portare la sua protesta per la mancata estradizione a livello
europeo. Come per Sakineh ci fu una mobilitazione organizzata con migliaia
di gigantografie esposte davanti gli edifici pubblici di tutta Italia, così
ora si espone la carrozzella di Torrigiani al quale Berlusconi in persona ha
garantito una conferenza stampa a livello europeo magari lasciando credere
che la paralisi del giovane sia stata causata da Battisti e non dal
proiettile sparato da Torrigiani padre che per una tragica fatalità colpì
il figlio, proiettile sparato in un ristorante. Insomma si sta tentando, a
mio parere senza grandissimo successo, di montare un incidente di dimensioni
internazionali e di fare apparire il Brasile come protettore di un
pericolosissimo terrorista.
La memoria dell'Impero è molto lunga. La vendetta per i reprobi Turchia e
Brasile non tarderà ad arricchirsi di nuovi
contenuti. Naturalmente il fatto che gli USA ci abbiano negato con la
complicità di Berlusconi e Fini il rimpatrio dello assassino di Calipari non
conta, non ha alcuna importanza!!! Quello che conta oggi e sempre è che la
dominazione USA-Israeliana sul mondo non deve essere in nessun modo
ostacolata e che i piani di guerra e di morte si debbono realizzare senza
difficoltà di nessun genere. La diplomazia mondiale è morta e vive soltanto
delle cose che vogliono gli usa. Del resto l'ostilità degli USA per i
rapporti che l'Italia intrattiene con la Russia e con la Libia dovrebbe
insegnare qualcosa a tutti.
Pietro Ancona
http://www.repubblica.it/esteri/2010/05/31/dirette/israele_assalta_navi_pacifiste_almeno_10_morti_proteste-4453375/
http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/nucleare-iran-clinton-critica-mediazione-brasile-turchia-396264/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, January 06, 2011 10:13 AM
Subject: La regressione della CGIL
Per sfortuna di coloro che lo vorrebbero dipingere come un esagitato
estremista Maurizio Landini buca lo schermo alla grande, lo riempie tutto
della sua figura e comunica con una semplicità ed una capacità di
convincimento degne del migliore showman. Ieri sera Corradino Mineo gli ha
fatto sentire un pezzo del discorso del Presidente Napolitano sulla
"produttività" e la sua risposta è stata fulminea, diretta, senza tanti giri
di parole. Ha detto che l'operaio tedesco che produce una BMV immette sul
mercato un oggetto che vale assai di più dell'operaio italiano che produce
una Panda e questo a parità di applicazione sul lavoro di entrambi. La
produttività non è quindi da cercare nel minore rendimento del lavoratore
italiano e sfruttarlo di più portando al confine estremo della
sopportabilità muscolare e neurologica la sua prestazione come fa la Fiat e
vorrebbe fare ancora di più ma nel valore del prodotto e nella quantirà di
innovazione scientifica e tecnologia che riesce ad incorporare.
La Fiom sta resistendo alla grande all'accerchiamento ed ai bombardamenti
ai quali è sottoposta. Bonanni si è spinto a chiederne l'espulsione dalla
CGIL ed i grossi calibri del PD sono quasi tutti impegnati a fare campagna
elettorale per far vincere il referendum a Marchionne. Non ho dubbi che se
la CGIL aveva deciso di sostenere fino in fondo le ragioni della Fiom
nonostante il ricatto di Marchionne (o vinco io o me ne vado) la battaglia
sarebbe stata vinta dei lavoratori e Marchionne costretto a più miti
consigli. I lavoratori andranno a votare sapendo che i soli contrari
all'accordo capestro della Fiat sono i metalmccanici e che non solo Cisl Uil
ma anche la CGIL ed il PD non sostengono la resistenza e la linea della
Fiom.
Questa situazione è scandalosa e può determinare la sconfitta dei
lavoratori. Il commento di una lavoratrice davanti i cancelli di Mirafiori è
stato: ci propongono una carognata, un giro di vite quasi insopportabile ma
che possiamo fare? Che alternativa abbiamo? Dobbiamo pur vivere....
Come un grande esercito lascia una sua divisione a combattere da sola una
battaglia decisiva così la CGIL ha lasciato la Fiom a reggere da sola
all'urto di una questione che rischia di schiacciarla pur sapendo benissimo
che si stanno difendendo principi e valori generali che, se perduti, sarà
difficile anzi impossibile recuperare per tutti i lavoratori italiani.
La cosa più sconcertante è che non è detto che questa capitolazione della
CGIL salverà l'occupazione degli stabilimenti Fiat in Italia. Intanto
dovrebbe allarmare il fatto che Pomigliano e Mirafiori inizieranno a
produrre tra due anni. Si tratta di due prodotti di cui uno con scarso
valore aggiunto e l'altro di grande asocialità e contraddittorio alle linee
del trasporto urbano che reclamano auto meno ingombranti e con minori
consumi. Il crollo delle vendite della Fiat in Europa dovrebbe indurre a
qualche riflessione, ad allungare lo sguardo su un periodo più lungo. Forse
è il caso di cominciare a pensare a linee diverse dalla motorizzazione
individuale che asfissia oramai il territorio ed induce costi sociali
crescenti
anche dal punto di vista sanitario per l'aumento delle malattie da
inquinamento Inoltre la competizione nel settore è troppo intensa e tende ad
aumentare. La tendenza all'oligopolio produttivo a creare multinazionali
attestate a sei milioni di auto non basta a salvare l'esistente come abbiamo
visto con il declino di Detroit. A grandissime aziende potrebbero anche
corrispondere grandissimi disastri.
La CGIL si è messa nella posizione di chi aspetta al varco la Fiom. Il
varco è il risultato del referendum. Se vince Marchionne la CGIL vorrà la
firma "tecnica" della Fiom cioè la sua resa incondizionata. Se vince la
Fiom il ricatto di Marchionne sarà scaricato addosso a Landini e Cremaschi.
Una canea di pennivendoli e di Oligarchi politici anche del PD li
indicherà come responsabili della fuga della Fiat e si aprirà uno scenario
incredibile in cui le parti saranno invertite e coloro che oggi difendono
con il cuore l'intelligenza la passione i lavoratori verranno colpevolizzati
da una classe politica e sindacale che non esito a definire infame. Colpisce
il silenzio delle federazioni di categoria della CGIL su questa cruciale
vicenda. Soltanto il Sindacato dei Pensionati ha detto qualc osa ma tacciono
coloro i quali verranno investiti della tempesta: gli edili, i professori, i
chimici, e quanti altri possibile che non si sentano interessati da quanto
sta accadendo?
Non c'è dubbio che la CGIL che uscirà da questa vicenda non sarà più
quella che non ricordiamo. E' già diventata del tutto simile alla Cisl ed
all'UIl ed è legata da migliaia e migliaia di interessi negli enti
bilaterali con il padronato. La sua politica non sarà mai più la gestione
degli interessi dei lavoratori ma la sussidiarietà. Diventa una sorta di
organizzazione paragovernativa e paraindustriale. Assisterà i lavoratori
nelle cose esistenti ed in ciò che sarà loro ancora concesso dal governo e
dal padronato, Niente di più di questo.
Credo che non ci siano più le condizioni perchè la fiom resti dentro la
CGIL. O se ne va con le sue gambe o sarà espulsa e sostituita da una
organizzazione più arrendevole.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, January 12, 2011 10:41 AM
Subject: L'OPA della Camusso
L'OPA della Camusso
Corradino Mineo è giornalista di razza. Proviene dal laboratorio
siciliano de "l'Ora" dal quale sono uscite personalità importanti sparse in
molte testate con posizioni di primo piano. Stamane, nel commentare
l'attacco di Susanna Camusso a Marchionne, si è lasciato sfuggire una
opinione assai acuta di persona che capisce il sottofondo delle cose. Ha
detto che la Camusso ha lanciato una opa sulla vertenza che la Fiom ha con
la Fiat. In sostanza tenta di impadronirsene e lo fa nel modo più scaltro,
più demagogico, più "italiano": attaccando Marchionne del quale, come
sappiamo, ha mostrato di volerne assecondare le scelte fin da Pomigliano
d'Arco. Il tentativo è di rubare la scena a Landini ed estrometterlo o
gregarizzarlo.
L'attacco della Camusso a Marchionne, mediaticamente strepitoso e
supertitolato da tutta l'informazione nazionale, è la prosecuzione del
tentativo di scippo fatto domenica scorsa dalla segreteria della CGIL: mira
a sottrarre alla Fiom la vertenza che la CGIL vorrebbe gestire direttamente,
escludendo la Fiom, come gestisce direttamente la questione delle pensioni
escludendone da sempre il sindacato pensionati pur essendo questo da solo la
metà di tutta la forza della CGIL. Sappiamo la terribile fine fatta dal
sistema pensionistico italiano. Perchè vuole sottrarre alla Fiom la
vertenza in corso? Perchè la CGIL ha cambiato nel profondo la sua stessa
identità: è legata al PD di cui costituisce la dote nell'offerta che questo
fa a Confindustria. E' legata a Cisl, Uil e Confindustria in migliaia di
enti bilaterali che costituiscono una grossa realtà nel campo della
cosidetta sussidiarietà. Cgil, Cisl,UIL ed associazioni padronali sono
diventati delle grandi corporations che gestiscono servizi ed offrono
prodotti finanziari o di integrazione previdenziale. Queste realtà hanno
legato indissolubilmente i sindacati al padronato italiano creando una
mostruosa anomalia. I sindacati italiani sono diversi da quelli di tutti gli
altri. Siamo al conflitto di interesse tra Sindacati e lavoratori. Gli
interessi dei sindacati tendono a confliggere sempre di più con quelli dei
lavoratori i quali sono stati passivizzati e non sono che la base sfruttata
con la trattenuta sindacale e con le cessioni che vengono imposte dai
contratti. Dentro le Confederazioni non contano più niente.
La Camusso non dice le cose che direbbe se fosse in buona fede e se il
suo scopo non fosse quello di fare subire ai metalmeccanici le scelte della
Fiat. Dovrebbe annunziare lo sciopero generale dei lavoratori italiani in
difesa del contratto di lavoro non solo per i meccanici ma per tutte le
categorie e sopratutto dovrebbe chiedere l'annullamento del referendum che
non è altro che terrorismo padronale contro gli operai. "Se non fate come
dico io me ne vado." Dovrebbe ricordare che la Fiat è anche proprietà dei
suoi operai che l'hanno salvata dai nazisti. La Fiat per cento anni si è
nutrita del sangue e del sudore dei suoi lavoratori ed ha arricchito la
famiglia Agnelli, una famiglia alla quale bisognerebbe togliere la
cittadinanza italiana, che oggi se ne sta acquattata ad aspettare che gli
operai spinti dalla disperazione cedano al ricatto del sovrastante
Marchionne,.
Esistono dubbi legittimi sulla volontà reale della Fiat di spendere
venti miliardi in Italia. L'unica cosa certa è che avremo ancora due anni di
cassa integrazione e che non si sa niente del piano di sviluppo. Il progetto
di fare Suv a Torino per venderli negli USA importando a Torino motori dagli
USA appare quanto meno singolare. Forse tutto il gioco di annunzi e di
silenzi, di investimenti e di aggressioni ai lavoratori è un teatro
allestito per la Borsa e per la speculazione finanziaria. Marchionne dice
che vuole affidamenti a scatola chiusa dagli operai italiani imprigionandoli
in una rete di regole da caserma. Ma è proprio lui ad essere inaffidabile.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-12/scontro-camussomarchionne-063630.shtml?uuid=AYLod7yC
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, January 14, 2011 10:36 AM
Subject: la crisi del PD
La crisi del PD
Nel giorno del referendum sull'ultimatum di Marchionne ai lavoratori della
Fiat e della sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento,
il PD si spacca ed accelera la sua crisi verso il disfacimento. L'anomalia
della politica italiana si aggrava: il maggiore partito di opposizione non
riesce a darsi una linea diversa e di reale alternativa al blocco di
centro-destra ma anzi di contorce in se stesso. Se il centro-destra dovesse
avere altre crisi dopo quella che ha portato alla secessione del gruppo di
Fini, il PD non sarebbe in grado di offrire al Paese un progetto, un
governo.
La crisi deriva dall'allontanamento delle forze fondatrici del PD dalle
radici che un tempo diedero vita all'esperimento dell'Ulivo che fu
impregnato di un progressismo moderato che aveva una sua dignità ed era
capace di essere un ethos per un elettorato civile e democratico. La deriva
del PD verso la sua decomposizione, la sua insignificanza politica èsi è
sviluppata dalla vittoria del centro-sinistra che diede vita al Governo
Prodi. Questi era incalzato da destra dal partito guidato da Veltroni e
faceva a gara a chi la sparava più a destra tra partito e governo. Questa
tensione di destra mise in grandissima difficoltà la sinistra radicale che
per paura di essere accusata di mettere in crisi il governo (cosa che è poi
comunque avvenuta) si è disintegrata accettando tutte le scelte di destra
del governo in politica estera accettando
le guerre coloniali e sostenendole in politica sociale subendo gli accordi
del 23 luglio 2007 tra Prodi e le Confederazioni Sindacali che rovinavano il
sistema pensionistico, trasformavano il lavoro in precariato,
universalizzavano le privatizzazioni presentandole come panacea di
efficientismo e produttività.
Oggi il PD non ha più niente che ricordi i grandi movimenti politici dei
quali è l'epigono infelice. E' stato contaminato dalla lue del pensiero
liberista e non riesce più a vedere al centro della sua politica nè l'uomo
della Rerum Novarum nè del Manifesto dei Comunisti; vede solo l'Impresa ed
è ossessionato da "riforme" che la destra ha imposto alle Oligarchie della
politica, riforme che hanno snaturato il senso stesso della parola per
diventare opere di restauro dell'ancien regime in una visione che è non solo
precostituzionale ma, per certi versi, anche prerisorgimentale. Il
federalismo di Bossi non è certamente quello di Cattaneo e applicato alla
realtà dei venti staterelli che sono diventati le regioni italiane sarà
causa di una sicura crisi fiscale e finanziaria non potendo la gente
sopportarne il peso. Le riforme della scuola e delle università degradano
la qualità della istruzione pubblica ed impediscono l'accesso agli studi
superiori dei figli dei lavoratori e di parte del ceto medio. La Sanità è
diventata e sarà sempre di più una fonte di arricchimento dell'industria
privata della salute e continuerà a fare arricchire gente come Angelucci.
Ma queste "riforme" sono tutte indiscusse nel PD che le ha fatto proprie
anche se a volte a dovuto nascondere la manina per non sconcertare troppo il
suo elettorato.
Insomma il PD è una sorta di clone, di doppione del Partito di Berlusconi.
La sua politica suicida è quella di non tenere in nessun conto gli interessi
di venti milioni di lavoratori italiani ma di agognare a conquistare
l'elettorato della destra ed i cosidetti "poteri forti". Non ha un programma
socialista o di solidarismo cattolico. Gli strati più profondi del suo
elettorato ne sono ogni giorno traumatizzati e vivono la contraddizione tra
ciò che erano, ciò che sono diventati ed una politica in cui non si
riconoscono e che li sconcerta. Per quanto tempo i "fidelizzati" del PD
potranno continuare a votarlo turandosi il naso?
Ora la rottura avviene da una brusca accelerazione impressa dal gruppo che
fa capo a Veltroni, un personaggio responsabile insieme a D'Alema ed a Craxi
delle maggiori disgrazie della sinistra italiana. Veltroni vorrebbe subito
una scelta a favore di Casini e contro tutta la sinistra a cominciare da
Vendola. Vorrebbe un "pronunciamiento" a favore di Marchionne e del suo
modello di fabbrica. Assieme a Chiamparino, Fassino, Ichino, Letta, Fioroni
appoggia spudoratamente ed a scatola chiusa il progetto Fiat e la sua
estensione a tutta la classe lavoratrice italiana. Si inventa improbabili
teorie sulla obsolescenza del contratto nazionale di lavoro. Fassino si
spinge fino a dire, con faccia dura e livida, che l'organizzazione del
lavoro non fa parte dei diritti e che appartiene soltanto al padrone
stabilire come e quanto devi lavorare.
Non penso di esagerare se dico che lo smottamento a destra di Veltroni
arriva financo a comprendere una partecipazione al governo con Berlusconi.
Bersani tenta disperatamente
di salvare il partito con cedimenti continui alle ingiunzioni sempre più
perentorie della destra. Ma è difficile salvare ciò che si è perduto per
sempre della propria identità. Il PD ha perso definitivamente se stesso
quando è diventato apostata della sinistra e del socialismo. La sua natura
di ibrido, di ircocervo lo ha destinato sin dalla nascita alle scissioni di
Oligarchi. Scissioni che avvengono tra Oligarchi e dentro i Palazzi e non
sono certamente quelle che hanno fatto la storia della sinistra italiana.
Il PD è morto nel momento stesso in cui Veltroni ed altri hanno imbarcato
Colannino, Calearo, Merloni ed altri esponenti o servitori del padronato
italiano.Il suo disastro si ingigantisce e diventa epocale quando offre una
CGIL docile alle voglie della Confindustria a garanzia della sua defintiva
conversione all'Occidente.
Si è creato un vuoto terribile che può essere colmato soltanto dalla
ricostituzione di un forte partito comunista. Oggi il comunismo è diventato
una necessità imposta dalla storia. Venti anni dopo la caduta del Muro di
Berlino, il progetto capitalista di pauperizzazione del ceto medio e dei
lavoratori di tutto il mondo, ne ripropongono la superiorità, la grandezza e
ne fanno l'unica possibilità dell'umanità.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, January 16, 2011 1:51 PM
Subject: "Sergio" e Susanna
Sergio e Susanna
Ieri il Direttivo della CGIL si è riunito per valutare l'esito del
referendum a Mirafiori e trarne le doverose indicazioni politiche. La
signora Camusso ha invitato i presenti a tributare un applauso alla Fiom
come premio della sua valorosa ed efficace resistenza nella battaglia
campale di Torino. L'applauso c'è stato ed è stato seguito da una
dichiarazione della segretaria della CGIL rivolta familiarmente a Sergio (il
negriero Marchionne) ricordandogli che con l'autoritarismo non si governano
le fabbriche ed ad una richiesta alla Fiom di concordare il "rientro" in
fabbrica. In quanto allo sciopero generale chiesto a gran voce e non solo
dai meccanici neppure a parlarne: la CGIL si limiterà a scioperare "con la
fiom"e cioè avremo un comizio della Camusso e di altri dirigenti confederali
da qualche parte che certamente insisteranno sulla necessità di risolvere il
problema della rappresentanza in fabbrica come se questo fosse il solo
problema posto dall'usake della Fiat. Insomma, la signora Camusso ha fatto
una operazione maquillage scaltra e rapida sulla sua immagine per fruire del
capitale di simpatia e di consensi che la Fiom ha creato sopratutto con la
sempre chiara, limpida, efficace incontrovertibile esposizione che Maurizio
Landini ha fatto ripetutamente della ragioni del No al piano Fiat.
Mentre la CGIL continua a lasciare sola la Fiom pur applaudendola Sacconi
per conto del Potere di destra suona il corno di caccia ed apre la grande
partita della generalizzazione dei principi di Mirafiori a tutti i
lavoratori italiani. I lavoratori italiani da questo momento sono braccati
diventano selvaggina. La CGIL finge di non vedere e di non sentire e lascia
fare secondo una tecnica collaudata che ha portato negli ultimi anni alla
perdita di diritti e di salario. La Marcegaglia annunzia che la Fiat
rientrerà presto in Confindustria perchè gli industriali hanno una altissima
coscienza di classe ed una ideologia che non ammette sfarinamenti.
Resteranno uniti e si scateneranno nella caccia ai diritti favorita dalle
disgraziate condizioni economiche e sociali della popolazione. Nelle loro
aziende saranno ammessi soltanto sindacati "gialli" disposti a fare da
sorveglianti da kapò.
Il modello Mirafiori sarà diffuso ed imposto. Ha ragione Marchionne a
brindare con il rampollo degli Agnelli sul successo del referendum. E'
davvero una svolta storica. Nelle condizioni di oggi si ripete Palazzo
Vidoni con Berlusconi al posto di Mussolini e la Camusso al posto di
D'Aragona. Non è vero che la storia ripete la tragedia come farsa. Quasi
sempre la tragedia viene ripetuta come tragedia. Lo scaltro capitalismo
italiano si mette alla testa della linea di pauperizzazione della classe
operaia e del ceto medio europeo
ritenendo di sopportare la concorrenza cinese e dei paesi emergenti con la
regressione alla barbarie della Manchester dei tempi di Marx.
Non tutto è scontato e non è detto che le ciambelle della destra riescano
tutte con il buco.
Intanto il 28 gennaio allo sciopero partecipano anche i Cobas i sindacati di
base che da quasi venti anni soffrono nelle aziende le condizioni di
esclusione e di emarginazione che si sono inflitte alla Fiom. Auspico una
revisione autocritica forte del comportamento che i sindacati della CGIL
hanno tenuto in questi anni nei confronti dei Cobas che speso sono diventati
la punta di diamante della resistenza alla violenza padronale. Molti
dirigenti dei cobas hanno pagato con il licenziamento la loro indomabile
resistenza. Il 46 per cento di Mirafiori è anche frutto della appassionata
lotta dei cobas che nella RSU vi contano per il sette per cento. Attorno
alla Fiom ed ai Cobas si può rifondare una CGIL davvero dei lavoratori e per
i lavoratori come si rifondò nel 1926 con Bruno Buozzi e dal 1930 in poi con
Giuseppe Di Vittorio.
Pietro Ancona
ps: sembra che tutti i numeri dati da Marchionne per Mirafiori siano
sballati. Bonanni chiede che gli investimenti partano entro sei mesi. Ma
perchè sei mesi? Non esiste un mercato per assorbire 280 mila Suv.
Marchionne, ovvero il bluff del SUV
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: domenico lo surdo
Sent: Wednesday, January 19, 2011 1:46 PM
Subject: La profezia di Leonardo Sciascia
La profezia di Leonardo Sciascia
Un recente libro di Macaluso che ha tutta l'aria di essere una commossa
riconciliazione postuma con Leonardo Sciascia ha riproposto con forza la
critica che il grande eretico racalmutese fece al PCI e cioè quella di non
voler essere partito di opposizione, di volere il compromesso storico e,
come si chiamavano, "le larghe intese," insomma di rinunziare ad essere
alternativa radicale alla DC ed ai suoi alleati di governo.
Questa critica di Leonardo Sciascia è portata alle sue estreme
conseguenze nel libro del 1971 " Il contesto" che è una condanna ante
litteram del "compromesso storico",
la linea elaborata da Enrico Berlinguer dopo l'11 settembre del 1973 cileno,
l'uccisione di Salvatore Allende e l'instaurazione di una dittatura
militare che è durata quindici lunghissimi interminabili anni.
Nel "contesto" emerge una compartecipazione del partito di opposizione
alle scelte omicide del partito di maggioranza e l'idea che il potere è
soltanto uno, è sempre imprescrutabile e mostruoso e che tutto viene
sacrificato alla sua conservazione a cominciare dalla verità e dai valori
morali.
Il "contesto" fece divampare una furiosa polemica tra l'intellighentia
comunista e lo scrittore siciliano. Dirigenti politici di primissimo piano
come Amendola intervennero per condannare la metafora che Sciascia aveva
costruito attorno alla "politica delle larghe intese". Uno dei più duri fu
Lucio Lombardo Radice che espresse pesanti apprezzamenti. La critica di
Guttuso fu la meno intransigente ed in qualche modo prendeva le distanze
senza emettere i pesanti giudizi della inquisizione comunista.
In sostanza, come aveva intuito Guttuso, Leonardo Sciascia chiedeva al PCI
soltanto di essere se stesso e di essere partito di opposizione e di
alternativa. Riteneva dannosa ed incomprensibile la politica di
collaborazionismo che riduceva la vocazione maggioritaria e governativa del
PCI a supporto della continuità del potere esistente.
Credo che oggi siamo in grado di valutare in tutta la sua portata la verità
contenuta nella critica di Sciascia. Il PCI non esiste più e si è fuso con
la DC creando un ircocervo politico che per esplicita dichiarazione di
Veltroni ha una vocazione governativa e tutto subordina a questa. La
politica di compromesso storico è stata usata da Moro per catturare il più
grande partito di opposizione nella ameba del blocco sociale dominante e
farne un puntello. All'Italia è venuta a mancare la cosa essenziale di ogni
democrazia: la dialettica tra maggioranza ed opposizione. Il consociativismo
è diventato dominante non solo nelle relazioni politiche ma anche in quelle
sociali e tutto questo a discapito dei valori e degli interessi che il PCI
rappresentava, ma dai quali si è staccato nel corso di un lungo processo
di progressiva cancellazione della sua identità storica, culturale,
dottrinaria.
Possiamo considerare la moribonda democrazia italiana il prodotto della
politica berlingueriana del compromesso storico. Una dialettica "normale"
tra maggioranza ed opposizione, una alternanza senza il timore di incorrere
nei fulmini dello zio Sam, avrebbe fatto sviluppare meglio il percorso della
vita civile e politica. Invece la politica italiana è stata impestata. Si è
ammalata e la malattia è degenerata fino a creare il caudillo che ci
governa.
Ieri si è svolto un incontro tra Bersani, Marcegaglia e Camusso. Il
compromesso storico è stato portato a livello sociale. Ma mentre nella sua
ispirazione originaria il compromesso storico serviva ad assicurare regole
di libertà e di democrazia e diritti per tutti oggi le intese tra Bersani la
Confindustria e la CGIL sono tutte contrassegnate dalla capitolazione di
tutti i diritti conquistati nel Novecento alla classe padronale. La classe
operaia è stata abbandonata dal suo maggiore partito di riferimento e dal
suo sindacato che è oramai organismo incapace di appoggiare le lotte che
divampano spontaneamente nel paese e di tutelare i diritti dei lavoratori.
La Fiom è stata lasciata sola a sostenere l'impatto di un terribile braccio
di ferro con La Fiat conclusasi a vantaggio di questa. La resistenza
mostrata dagli operai di Pomigliano e di Mirafiori sembra essere un fastidio
per i dirigenti della CGIL e per Bersani.
Il lungo colpo di stato contro i diritti continua. Sacconi annunzia il
rilancio del patto sociale che è un elenco di obblighi imposti ai lavoratori
e la fine dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La CGIL ed il PD di
Bersani sono all'interno di questo programma di devastazione sociale, lo
appoggiano come del resto appoggiano il precariato e le scelte di
Marchionne.
La realtà ha superato la immaginazione di Leonardo Sciascia. Il compromesso
che si è realizzato non è neppure "compromesso" ma soltanto adesione a volte
anche fanatica (Ichino) al pensiero unico e riduzione della classe
lavoratrice ad una massa di persone che deve pensare soltanto alla propria
sopravvivenza fisica senza aver tempo nè possibilità di pensare ad altro.
Ma forse la profezia di Leonardo Sciascia trova il suo elemento più
significativo di riscontro a livello planetario. Oggi, la Cina è diretta da
un partito comunista che ha fatto del liberismo la sua dottrina. La Cina
finanzia con le immense risorse ricavate dal lavoro di centinaia di milioni
di operai ridotti in schiavitù gli USA. Senza l'enorme quantità di Buoni di
tesoro americano acquistati dal governo cinese oggi gli USA non sarebbero in
grado di finanziare l'enorme apparato supertecnologico e nucleare con il
quale tengono il mondo in pugno. Del comunismo cinese è rimasta soltanto la
struttura autoritaria del potere che contiene il massimo di capitalismo che
sia mai stato concepito. In fondo la sconfitta della banda dei quattro in
Cina è stata l'equivalente della sconfitta dell'idea di comunismo in Italia.
Berlinguer disse che non si poteva governare con il 51 per cento e senza
l'ombrello della Nato. La Cina ha del tutto cancellato il comunismo ed usato
un miliardo di esseri umani per finanziare una mostruosa fase di sviluppo
capitalistico nel mondo.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietro ancona
Sent: Friday, January 28, 2011 11:39 AM
Subject: La lotta della Fiom e dei Cobas ha bisogno di una sponda politica e
di un nuovo Sindacato
La lotta della Fiom e dei Cobas ha bisogno di una sponda politica e di un
nuovo Sindacato
Ieri abbiamo avuto a Bologna una anticipazione dello sciopero generale dei
meccanici e dei cobas. E' stato un grande successo come lo sarà oggi. La
partecipazione dei lavoratori è enorme ed è vibrante nonostante le maggiori
difficoltà che si incontrano per la crescente povertà del lavoro dipendente
ed il continuo aumento dei costi della vita indotti da un uso delle
istituzioni sempre più asociale e sempre più oligarchico. Il costo della
vita aumenterà con il federalismo fiscale che per mantenere i privilegi del
ceto politico locale imporrà addizionali iperf e nuove i terribili tasse
mentre i costi dei servizi, gestiti dai famuli e dai complici di questo
ceto, aumentano di giorno in giorno e sono sempre più scadenti.
L'altro ieri ho sentito una intervista in TV del Presidente della
Cooperazione di area PD. A proposito del contratto aziendale si dichiarava
entusiasta fino al punto di dire che la competizione tra le aziende sarà una
gara tra contratti e parlava senza alcun ritegno di contratti esistenti di
640 euro mensili. La cooperazione italiana è prospera, ricchissima, ha
mezzi finanziari enormi ma non c'entra più niente con l'idea e l'esperienza
della cooperazione prampoliana rivolta a migliorare la condizione dei
produttori, a socializzare gli utili, a reinvestirli per il miglioramento
delle condizioni di vita degli associati. Oggi la cooperazione si muove come
un perfetto meccanismo capitalistico: sfrutta i produttori riducendoli alla
disperazione tenendo artatamente bassi i prezzi dei prodotti agricoli dal
frumento alla carne, sfrutta i dipendenti applicando contratti derivanti
dalla legge Biagi, usa i proventi per finanziare la sua espansione ed il
benessere dei suoi dirigenti. Sfrutta i consumatori ai quali non concede
assolutamente niente di più di quanto da il "mercato".
Il peso della Cooperazione sul PD è enorme e ne condiziona le scelte di
politica economica e sociale. Anche la Confindustria ha un enorme peso sul
PD per ciò che sarà il dopo Berlusconi data l'inadeguatezza culturale di
questo governo a reggere la situazione. Non basta la capacità di Tremonti
di non fare fallire l'Italia con i cosidetti tagli orizzontali.
L'Italia rischia di morire soffocata lo stesso senza l' ossigeno per
riprendere il cammino della produzione e dei consumi.
Per questo la Marcegaglia ha fatto accordi con il PD che coinvolgono la
CGIL con la quale ha stipulato un patto sociale che esclude lo sciopero
generale.
Insomma l'immensa forza sprigionata dallo sciopero di oggi non trova
ascolto politico. Tutti i gruppi dirigenti della politica in gara tra di
loro a chi è più a destra è con Marchionne, non difenderà il contratto
nazionale di lavoro, non difenderà i salari che scendono di giorno in
giorno. La forza della FIOM non è sufficiente, non basta a bloccare
l'espansione dei contratti aziendali che saranno agevolati da CGIL, Cisl ed
UIl. Il grosso delle categorie affiliate alla CGIL non farà niente
per contrastare l'avvento dei nuovi contratti. Dopo i contratti aziendali
dal momento che al peggio non c'è mai fine, avremo gli accordi individuali
comunicati dalla azienda ai lavoratori. "Prendere o lasciare". Tutto il
sistema contrattuale italiano è destinato ad essere travolto. Non saremo
molto di più della Serbia o della Polonia o della Romania, ma con costi
della vita immensamente maggiori.
Lo sciopero di oggi per essere produttivo di effetti dovrebbe darsi un
cammino politico per la costruzione di una nuova Confederazione di
Lavoratori in grado di bilanciare il peso di Cgil,,Cisl,,Uil, obiettivo
possibile. Dovrebbe dare vita ad una forza del socialismo capace di tornare
in Parlamento ed occupare il suo posto di rappresentanza del lavoro
dipendente.
La Fiom dentro la CGIL è destinata a capitolare, ad essere una mera
testimonianza del malessere operaio. Il sindacalismo italiano ha bisogno di
una riforma radicale che può avvenire soltanto con la nascita di una nuova
forza. Se le cose restano come sono oggi, anche la FIOM è destinata al ruolo
subalterno già accettato da CGIL,,CISL ed UIL.
Bandiera del nuovo Sindacato dovrebbe essere il Salario Minimo Garantito,
l'abrogazione della Legge Biagi, l'abrogazione del collegato lavoro e delle
leggi sulla scuola e università, un nuovo internazionalismo, la lotta a
tutte le privatizzazioni dei servizi pubblici a cominciare da quelli
comunali.
pietro ancona
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: micromega
Sent: Friday, February 04, 2011 1:12 PM
Subject: Le bandiere che non vengono bruciate
Uno dei più autorevoli giornali statunitensi, il Washington post, si domanda
sconcertato e indispettito perchè mai nelle piazze che sono state
infiammate dalla rivoluzione araba in Tunisia, in Egitto, nello Yemen, in
Giordania, in Algeria i manifestanti non ripetano il rito di bruciare la
bandiera a stella e strisce. Ne deduce da questo una diminuzione
dell'influenza politica degli States sull'area medioorientale e
mediterranea e si chiede come è possibile che questo sia accaduto.
In effetti, i regimi tirannici messi in discussione dalle folle in rivolta
hanno tutti un comune denominatore: sono sostenuti dall'Occidente e spesso
sono stati e sono attivi nello svolgimento della politica occidentale o,
meglio, imperialistica. Hanno avuto una funzione di contrasto ed addirittura
di gendarmeria verso i popoli oppressi e ribelli, contro i palestinesi o
l'Iran o quanti sono in disgrazia presso lo zio Sam. L'Egitto da trenta anni
assolve al ruolo di Stato-Gendarme che Kissinger aveva inventato a suo tempo
per l'Iran dello Scià. Partecipa alla costruzione del mostruoso muro di
acciaio, finanziato anche dall'Europa che per trenta metri è sotterraneo e
congegnato per l'emissione di gas velenosi capaci di uccidere i malcapitati
che tentassero di uscire da Gaza. Le sue forze armate sono integrate con
quelle americane ed israeliane e lo stesso dicasi dei servizi segreti. Se si
analizzano le situazioni della Tunisia o dello Yemen si scoprono più o meno
le stesse cose. I blocchi sociali che hanno sostenuto le tirannidi di
Mubarak, di Ben Alì e degli altri sono costituiti dalla borghesia
parassitaria imprenditora e mercantile in ottimi rapporti con le
multinazionali europee e con le banche occidentali. Insomma, i regimi che
oggi sono nella tempesta della contestazione sono organici agli USA e
ricavano gran parte della loro forza dal loro appoggio. Perchè quindi non
vengono chiamati in causa? Perchè le bandiere non vengono bruciate?
E' difficile dare una risposta a questo interrogativo. Non credo che si
tratti tuttavia del segno di un declino dell'influenza yanchee. Si possono
cominciare ad azzardare alcune spiegazioni che tuttavia non sono esaurienti.
Innanzitutto è scomparsa dalla zona l'influenza ideologica che per molti
decenni è stata esercitata dai palestinesi. Il mito di Arafat era un sicuro
punto ideologico e politico di riferimento per tutte la masse araba e per la
loro intellighentia democratica. Ora la questione palestinese è ridotta ad
un grosso problema umanitario di due milioni di persone rinchiuse nel lager
di Gaza mentre il partito di Abu Mazen è oramai la legione straniera di
Israele, qualcosa di più e di peggio dell'ascarismo che gli italiani creammo
in Etiopia. Anni ed anni di persecuzioni, omicidi, carcerazioni hanno reso
quasi clandestino ed assai cauto il partito dei fratelli musulmani. In ogni
caso, non c'è una possibilità di leadership religiosa in nazioni che sono
state spinte alla rivolta dagli effetti feroci della globalizzazione del
capitalismo, dalla fame, dalla disoc cupazione di massa. L'Iran non è in
grado di influenzare un vasto movimento rivoluzionario dal momento che il
komeinismo appare oggi una opzione assurda presente soltanto nella
propaganda della Cia e del Mossad. I partiti comunisti dell'area non sono in
grado di esercitare un ruolo, una egemonia. L'antiamericanismo da sempre
presente nella area non risorge ed i movimenti in corso appaiono tutti
concentrati a contestare la tirannia dei governanti quasi monarchi ed a
rivendicare diritti civili e cambio di regime.
In sostanza i movimenti appaiono acefali e coloro che si offrono di
rappresentarli sono membri dell'establiscement graditi all'Occidente come il
premio nobel El Baradei che si premura rassicurare Israele che non gli è
ostile. Una offerta del tutto insignificante dal momento che Israele è assai
garantita nel governo Mubarak, da Omar Soleiman e dal rapporto con le forze
armate egiziane.
In sostanza non c'è antiamericanismo nelle rivoluzioni non certo per
quello che pensa l'indispettito Washington Post e cioè del declino politico
ed ideologico degli USA che non li farebbe più percepire come nemici ma
soltanto perchè il movimento che si è creato non va lontano dalla
rivendicazione di diritti civili e di un miglioramento delle condizioni
economiche. Non ha un progetto politico ed è composto da milioni di giovani
in gran parte laureati, colti, destinati ad espatriare come schiavi in
Europa, ma che non si rendono conto che il buon governo che auspicano non
risolverà alla radice il loro problema e non li grazierà dalla condanna alla
disoccupazione perpetua ed alla delusione esistenziale. Giovani che non si
identificano nel fondamentalismo islamico, che peraltro esiste solo nella
fantasia dei cultori dello scontro di civiltà, ma che non hanno ancora
elaborato un progetto socialista di uso diverso delle risorse della loro
terra e di affrancamento dal dominio del capitalismo mondiale.
Per questo cambieranno i Governi ma non si volterà pagina. Il Bilderbeg può
stare ancora tranquillo per qualche tempo. Anche senza bandiere bruciate,
Rochfeller e i suoi colleghi banchieri e militari continueranno a
spadroneggiare sul mondo. La nefasta influenza USA continuerà.
Pietro Ancon a
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2011/02/03/AR2011020306882.html?hpid=topnews
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Sunday, February 06, 2011 4:29 PM
Subject: la rivoluzione sconfitta dal tempo e dalla mancanza di un
progetto
La rivoluzione dovrà accontentarsi di una maquillage del regime. Il
blocco sociale che reggeva al potere Mubarak resta saldo in sella e il
regime attenuerà alcune delle sue fattezze più impresentabili. Da
Mubarak a Sulemein per Israele non cambia niente. E neppure per la
funzione di Gendarme dell'Imperialismo riservata all'Egitto. C'è un
rafforzamento dell'influenza nazi-sionista sul vertice con l'avvento di
Sulemein rispetto il quale la candidatura di AlBaradei e degli altri
pretendenti liberalborghesi appare patetica. Il tempo ha funzionato
bene contro la piazza dei dimostranti. La gente deve continuare a vivere
e tredici giorni sono tanti, tantissimi. Non ci sarà nessun cambiamento
come non ci sarà nessun cambiamento in Tunisia. I reclusi di Gaza
faranno in tempo a morire nel lager prima che le cose cambino davvero.
Quattrocento morti e migliaia di feriti e di prigionieri sono stati
sacrificati quasi per niente. La rivoluzione deve avere una Ideologia,
una Direzione e deve essere armata oppure soccombe
Pietro Ancona
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/06/visualizza_new.html_1591472429.html
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----- Original Message -----
Sent: Tuesday, February 08, 2011 8:31 PM
Subject: lettera a Napolitano sugli incidenti di Arcore
Illustre Presidente,
sugli incidenti accaduti ad Arcore La prego vivamente di
documentarsi. Esistono una grande quantità di filmati che
testimoniano inoppugnabilmente quanto è avvenuto. I ragazzi
sono stati caricati, malmenati, picchiati previa provocazione.
Sono stato dirigente sindacale tutto la vita e so per
esperienza che se non è la polizia a provocare la piazza non
succede assolutamente niente.,
Ad Arcore si può vedere un ragazzo già a terra e
manganellato duramente ed a lungo.
Quando la massima Magistratura dello Stato interviene in
situazioni cos' scottanti è giusto che riceva le informazioni
giuste dai suoi collaboratori per non criminalizzare gli
innocenti ed assolvere i violenti.
Le ricordo infine che questi valorosi giovani accorsi ad
Arcore a salvare la decenza dell'Italia dalla Pornografia su
basi industriali sfornata dalle residenze del Presidente del
Consiglio, hanno avuto il futuro cancellato dalla legge Biagi.
Al massimo qualcuno di loro dispone di un contratto a progetto
sempre sotto molto sotto i mille euro al mese. Eppure si
battono per una Italia pulita, civile, non pornografica.
Pietro Ancona
già sindacalista della CGIL e già membro del CNEL
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, February 10, 2011 3:36 AM
Subject: Federalismo
L'incontro Napolitano-Bossi e lo scambio processo breve-federalismo
Napolitano si illude che cedendo al federalismo della Lega in qualche modo
si recupera consenso allo Stato unitario ed alla sua messa in sic urezza e
prosecuzione nella storia futura. Il federalismo della Lega, fatto proprio
dall'opposizione e non combattuto da nessuna delle forze politiche italiane
compresi i comunisti, è nato in un clima di rivolta e di odio razzista
contro Roma e contro il Mezzogiorno d'Italia tuttora svillaneggiati ad ogni
piè sospinto nonostante la polenta e la coda alla vaccinara consumate dalla
vorace oligarchia leghista e post fascista in piazza Montecitorio. Non
passa giorno che dal profondo Nord e dai Leghisti non giungano attacchi a
quanto ha a che fare con l'Unità Nazionale. Ultimi in ordine di tempo, le
dichiarazioni del Presidente della provincia di Bolzano che si dichiara
"minoranza austriaca" e sputa contro la enorme montagna di soldi che ha
finora ricevuto in virtù della specialità della condizione riconosciuta alla
sua regione e le polemiche, in verità aperte dalla Confindustria, contro la
festa dell'Unità d'Italia prevista per il 17 marzo che ora impegnano tutto
l'establiscement della Lega.
Non si può trasformare una cosa cattiva e piena di odio in una c osa buona
capace di migliorare il nostro futuro. Il federalismo nasce come fratello
gemello del secessionismo e come sua fase propedeutica." Oggi il
Federalismo, domani potremmo anche andarcene per i fatti nostri". La crisi
finanziaria che colpisce la Catalogna e che rimette in discussione gli
impianti strutturali di una gestione federale di una Regione, non sembra
scoraggiare la squadra guidata da Bossi. In effetti il loro federalismo ha
per obiettivo la grande Padania una regione che potrebbe comprendere anche
l'Emilia Romagna e parte della Toscana e che avrebbe in dotazione originaria
gran parte del PIL oggi prodotto dal Paese.( Faccio una parentesi che è una
curiosità storica: il termine Padania e l'idea di questa maxiregione viene
dal PCI emiliano che negli anni ottanta vi dedicò un grosso dibattito di cui
resta traccia nell'Unità e nello archivio della Direzione del Partito).
Ora, come il federalismo ha già generato i suoi frutti velenosi nel
cosidetto federalismo municipale che, come sappiamo, aumenterà in modo
allarmante la potestà fiscale del Comune dall'addizionale Irpef alla tassa
di scopo, altri frutti ancora più indigesti e dolorosi per la popolazione
saranno prodotti dalla creazione di nuove Regioni e di nuove province. Già
si parla di Regione Dolomitica, di Principato di Salerno e di Lunezia e di
tante altre regioni. Nell'elenco che ho postato sotto
non sono comprese le tre regioni che potrebbero crearsi in Sicilia al posto
dell'attuale. Perchè catanesi, messinesi e palermitani che non si sono mai
amati dovrebbero continuare a stare insieme? Si potrebbero creare le regioni
della Val Demone, della Val di Noto e della Val di Mazara, secondo la
vecchia geografia araba! Mi è sembrato di capire, da recenti dichiarazioni
di Napolitano, che le province non sarebbero più in discussione e questo non
eviterà in futuro una loro moltiplicazione ulteriore. Ora le ragioni non
sono soltanto territoriali..Si possono creare province magari adducendo
pretesti di carattere culturale o vocazionale. Gli italiani non mancano
certo di fantasia! Questo fervore regionalistico e federalistico non nasce
da una esperienza positiva fin qui realizzata dalle Regioni che sono tutte
indebitate con banche estere non si sa per quanti miliardi di euro, che
hanno irrigidito e congelato la loro possibilità di servire il territorio
con le privatizzazioni che di fatto ne hanno fatto stazioni appaltanti di
gestioni che si spingono fino alla amministrazione dei beni culturali. Entro
dieci anni il patrimonio demaniale e le proprietà delle regioni saranno
tutte vendute per fare fronte alle cartolarizzazioni. Per il futuro, la
provvidenza farà qualcosa.L'unico affare con il federalismo regionale e
comunale sarà fatto dalle oligarchie politiche che si moltiplicheranno e
peseranno ancora di più sulle popolazioni. Che cosa potrà impedire di
equiparare lo stipendio di un assessore locale ad un managers? Non è forse
manageriale la responsabilità del pubblico amministratore? Ragionando così
avremo stipendi pubblici di milioni di euro che da qualche parte dovranno
essere ricavati! Questo spiega l'adesione generale di tutte le forze
politiche al federalismo: la prospettiva di un arricchimento delle loro
oligarchie di politici professionisti. La creazione di una nuova classe che
avrà caratteristiche di una grande burocrazia da socialismo reale unita ad
una ideologia ed ad un funzionamento iperliberistico ed iperprivatistico
della pubblica amministrazione.
Il federalismo regionale scatenerà ancora di più la megalomania dei ducetti
che oggi dirigono le Regioni sostenuti da assembleee "legislative" che
dipendendono unicamente dai loro capricci. Se un Presidente di regione si
dimette o viene arrestato (cosa in Italia all'ordine del giorno) decade
tutta l'assemblea regionale e questo la dice lunga sullo scopo meramente
ornamentale ed oligarchico di questo organismo che non ha alcun potere di
controllo e deterrenza sull'esecutivo. La Regione Lombardia, famosa per le
sue ambasciate ubicate nelle strade più costose delle capitali estere, si
accinge ad inaugurare una sua nuova sede, un grattacielo assai più alto del
Pirellone, alto 161 metri! Formigoni si avvicina a Dio da quel buon
cattolico di Comunione e Liberazione che è. Una sede del tutto faraonica ed
inutile che costerà enormemente per la sua manutenzione. Certo i suoi 161
metri di altezza dovranno essere riempiti di managers, direttori, dirigenti,
impiegati.....
Credo che a questo punto, sarebbe saggio soprassedere sull'idea del
federalismo e sulla celebrazione del 150 anniversario dell'Unità.
L'anniversario è un protesto per chiunque voglia oggi esprimersi contro! Il
federalismo preme tanto a Bossi che lo scambierà con il processo breve che
interessa Berlusconi. Bersani ha provato a strizzare l'occhio alla lega
proponendo uno scambio federalismo - distacco da Berlusconi. Trattasi di due
cose oscene dal punto di vista politico e morale che coinvolgo purtroppo
anche il PD.
Ci vuole una pausa di riflessione che possa portare ad un abbandono della
idea del federalismo prima che sia troppo tardi. L'Italia non può sopportare
un sistema amministrativo a scatole cinesi che si sviluppa iperbolicamente
proprio mentre viene negata funzione alla pubblica amministrazione e si
proclama la egemonia della dottrina reaganiana della "uccisione della
bestia". Si moltiplicano le amministrazioni e si aumentano i loro poteri
mentre si delega il massimo al cosidetto sussidiarismo ed alle
privatizzazioni. Una miscela davvero mortale che non darà futuro- Il
federalismo è un tumore procurato all'Italia che contribuirà a distruggerla
assieme alla scomparsa del welfare che finora ne è stato il più importante
cemento nazionale!
Pietro Ancona
http://it.wikipedia.org/wiki/Regioni_italiane_in_progetto
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: niki vendola
Sent: Friday, February 11, 2011 10:44 AM
Subject: precariato
Caro Vendola,
dal momento che sei la speranza per una vittoriosa alternativa di sinistra
e democratica al PD credo sia importante che chiarisca meglio di come hai
fatto ieri sera da Santoro in contraddittorio con la "economista" signora
non ricordo come si chiama la questione del precariato che non è uno stato
d'animo, qualcosa di impalpabile, ma una tortura vera inventata dai sadici
sociologi giuslavoristi dell'Occidente. Innanzitutto bisogna precisare che
il posto di lavoro precario non esiste: esiste il posto di lavoro fisso che
viene assegnato in forma precaria. Questo è provato dal fatto che se davvero
esistessero quattro milioni di posti di lavoro precari la variabilità del
ciclo economico italiano dovrebbe essere da circo equestre. Se si esamina un
campione di posti di lavoro dati a precariato si scopre che nessuno di essi
è destinato a scomparire con il lavoratore che lo occupa.
Bisogna chiedere senza se e senza ma l'abrogazione della legge Biagi fonte
della infelicità e della insicurezza inflitta a tutti i lavoratori assunti
dopo la sua approvazione. Lo stesso governatore della Banca d'Italia Draghi
ha fatto dichiarazioni sul precariato che dovrebbero essere iscritti nel
libro d'oro dei progressisti. Ha detto che impoverisce il "capitale umano"
del Paese e oscura il futuro. In quanto alla CGIL era contro la legge Biagi
fino a quando non ha firmato con Cisl ed uil i famigerati accordi del luglio
2007 c on Prodi. La CGIL tira la volata al PD di Ichino che vorrebbe farne
un partito confindustriale riuscendoci.
Con grande simpatia e tanti auguri per il successo della battaglia
Pietro Ancona
====
riferimento dichiarazioni governatore Draghi su precariato
http://www.informazioneweb.org/lavoro/41-contratti/696-economiadraghi-vuole-una-stabilizzzazzione-dei-precari.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, February 12, 2011 11:22 AM
Subject: Il cappello di Obama
Il Cappello di Obama
Obama si è affrettato a mettere il cappello dell'America sulla
rivoluzione egiziana. Si è rifornito di tutti gli aggettivi del repertorio
della retorica per fare capire quanto è vicino al popolo egiziano ed ai
valori che lo hanno spinto ad assediare per quasi tre settimane il Faraone e
costringerlo alla abdicazione, alla fuga dalla Capitale. Ma, nonostante
l'appoggio all'unisono di tutta la batteria massmediatica dell'Occidente
che sta montando la menzogna della rivoluzione egiziana come un successo
di Obama, la sua performarce non riesce convincente. Il fermento
rivoluzionario dei paesi alleati degli USA nel Nord Africa lo ha colto di
sorpresa. Bel Alì e Mubarak da trenta lunghissimi anni hanno fruito
dell'appoggio incondizionato e dei finanziamenti dell'Occidente. Questo
appoggio è stato evidente fino a ieri e addirittura nel corso stesso della
crisi. I blocchi sociali, gli establishement, le forze armate della
Tunisia e dell'Egitto sono stati e sono tuttora profondamente integrati con
le dirigenze degli USA e dell'Europa. Fittissimi rapporti d'affari e sociali
intrecciano i ricconi di questi paesi con le banche e le borghesie
dell'Occidente. I rampolli dei detentori del potere egiziano o tunisino
studiano nelle più prestigiose Università USA o inglesi. L'Occidente non ha
influenzato con le sue idee la rivoluzione in corso. Ha tentato diverse
volte di usare la rivendicazione dei diritti civili nei confronti dell'Iran
per rovesciarne il regime che, rispetto quello egiziano e tunisino, è fatto
di persone oneste che non hanno sottratto miliardi di dollari ai loro
popoli. L'Iran ha un servizio sanitario nazionale e un welfare tra i
migliori del mondo e certamente superiore a quello americano. Gli iraniani
non vivono con due dollari al giorno come la maggioranza degli ottanta
milioni di egiziani.
Gli USA e l'Occidente non hanno mai sollevato in questi trenta anni la
questione della libertà e della democrazia in Egitto ed in Tunisia e
continuano a non sollevarla nei confronti del regime feudatario e
carcerario dell'Arabia Saudita. Tutte le loro attenzioni sono state
dedicate all'abbattimento di Ahmadinjed, a Sakineh, a criminalizzare Hamas,
ad esaltare i valori della "unica democrazia" del Medio Oriente, Israele,
che è un regime nazi-sionista che pratica da sempre il terrorismo di Stato e
l'omicidio "preventivo" come normale ed usuale comportamento per decapitare
i palestinesi della loro classe dirigente.
Il Faraone è caduto non solo per la tirannia oppressiva verso il suo
popolo e per la quale dovrebbe essere processato, ma anche per la sua
complicità con la politica israeliana di segregazione e distruzione della
nazione palestinese. La pace Israele-Egitto che era nata come fattore
positivo di stabilità della Regione é diventata complicità nella
repressione del popolo palestinese. Non mi riferisco soltanto al muro di
acciaio che l'Egitto sta costruendo per carcerare la popolazione di Gaza,
ma anche all'appoggio a tutte le scelte della escalation israeliana.
Appoggio che va dalla moltiplicazione delle colonizzazioni alla pretesa di
fare di Gerusalemme città soltanto degli ebrei e per gli ebrei,
al terribile silenzio osservato per i bombardamenti di Gaza e per
l'invasione del Libano.
Il popolo egiziano è insorto contro la ingiustizia del suo stato di
semiprigionia e di sospensione dei diritti ma anche per la crescente
tragedia dei palestinesi diventati sagome per il tiro a segno dei cecchini
israeliani, vittime predestinate di un genocidio a bassa intensità, di
crudeltà inaudite specie verso i bambini carcerati .
E' possibile immaginare un Egitto libero e democratico accanto ad una
Palestina sofferente e sempre di più ridotta a lager da Israele? Io credo
di no e credo che l'appoggio di Obama e dell'Occidente ad Israele
provocherà altri sommovimenti nella regione.
Onore al popolo egiziano per la sua rivoluzione vittoriosa! Ancora oggi
moltissimi giovani festeggiano in Piazza Tahir. Ma la gestione della
rivoluzione è nelle mani dei militari che sono complici da sempre del regime
di Mubarak. Si è creata la stranissima e surreale situazione di una
rivoluzione che festeggia un colpo di Stato militare del quale non sappiamo
quasi niente. Certo è importante che il potere non sia stato trasferito a
Omar Suleiman, ma l'esercito non è certo depositario e garante delle ragioni
della rivolta.
La delegittimazione del movimento dei fratelli musulmani e del partito
comunista hanno decapitato la rivoluzione del suo centro laico democratico e
popolare. La rivoluzione non ha un suo gruppo dirigente e non ha in mano
niente.
Si può sperare in scelte giuste da parte di un potere misterioso e
gerarchico distante dal popolo quanto lo era Mubarak, integrato con il
Pentagono e con Israele? Queste scelte "giuste" non ci saranno fino a
quando non cambierà la politica dell'Impero che oggi, pur essendo in crisi
ed in grave declino, continua ad insistere nella imposizione del suo ordine
mondiale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, February 14, 2011 11:12 AM
Subject: elogio della Ghigliottina
Elogio della ghigliottina
Stamane i telegiornali hanno mostrato la lussuosissima clinica
tedesca nella quale assai probabilmente si trasferirà Mubarak dalla sua
"faraonica" villa di
Sharm El Sheikh. Si dice che abbia accumulato in trenta anni qualcosa come
sessanta o settanta miliardi di euro che ha investito in immobili ed altre
proprietà da ricconi in diversi paesi dell'Occidente. Soltanto la Svizzera
ad oggi ha dichiarato il congelamento dei suoi depositi bancari. Annunzio
non sappiamo se veritiero in tutto o in parte. La Svizzera da sempre è la
cassaforte dei potenti del mondo e vorrà sicuramente continuare ad esserlo e
per questo dubito fortemente di questo " tempestivo" annuncio. Si dice che
diciannove aerei pieni di ogni ben di Dio siano decollati nei giorni scorsi
dall'Egitto verso l'ospitale Arabia Saudita per mettere al sicuro gli
immensi patrimoni accumulati dalla cricca di cortigiani che ha circondato il
Faraone e la sua famiglia.
Nei giorni scorsi, un altro tiranno, il Presidente tunisino Ben Alì è
fuggito con le casseforti piene di tutti i tesori di Ali Babà dopo la
rocambolesca messa in scena dell'aereo atterrato in Sardegna per depistare
possibili "giustizieri". Naturalmente non c'era nessun giustiziere ma
l'episodio la dice lunga sulla cattiva coscienza e sugli incubi dei tiranni!
La moglie di Ben Alì ha avuto la tracotanza di presentarsi alla Banca di
Tunisi poco prima di scappare, con le valigie già in auto, e pretendere la
consegna di millecinquecento chili di oro che un mite (o complice)
funzionario le ha consegnato. Questo oro è andato ad aggiungersi ai venti
miliardi di dollari che il marito aveva già messo al sicuro all'estero.
Mentre i popoli egiziani e tunisino che hanno pagato con il sangue e con
sofferenze immense la trentennale dittatura di questi due Satrapi degli USA
e dell'Occidente, dovranno affrontare i problemi gravissimi dei loro paesi
che non sono stati affatto liberati dal sistema e dal blocco sociale di
potere che li ha impoveriti, i due tiranni e le loro famiglie godranno di
agi inimmaginabili di ricchezze sottratte con la violenza e spesso anche con
l'omicidio. Quanto costa un giorno di permanenza nella clinica tedesca? E'
giusto che mentre la stragrande maggioranza della popolazione egiziana e
tunisina vive al confine con la fame questi criminali se la spassino? C'è
giustizia in tutto questo?
Gli USA si sono affrettati a fare impiccare il Presidente Sadam Hussein che
tuttavia non aveva commesso alcun crimine verso il suo popolo, ne aveva
assicurato la prosperità per tantissimi anni fino alla sciagurata guerra con
l'Iran suggerita dal Pentagono, ma aveva la colpa di essere ostile nei
confronti dell'impero USA. Hanno anche preteso che l'impiccagione di Sadam
fosse trasmessa in mondovisione con le orribili offese al suo cadavere
inflitte dai suoi nemici.
Ma ora proteggono la fuga di due tiranni e nessun tribunale internazionale
o interno farà luce su trenta anni di orribili maltrattamenti inflitti a
quanti ritenuti nemici dei regimi. I militari egiziani e coloro che hanno
preso il potere in Tunisia non faranno niente per rendere giustizia alle
migliaia o centinaia di migliaia di vittime nel corso di trenta lunghissimi
anni di terrore. La signora Angela Merkel, immemore della richiesta tedesca
di processo al Presidente della RDT Honneker, sembra volere proteggere il
tiranno egiziano per i servizi che ha reso al sadico regime nazisionista di
Israele.
Per questo io resto convinto della bontà delle rivoluzioni armate e della
ghigliottina. La ghigliottina contribuì alla fondazione della Francia
moderna e la soppressione dello Zar è stato uno spartiacque tra la Russia
medioevale e la Rivoluzione Comunista.
Mubarak ha fatto uccidere nei venti giorni della rivoluzione pacifica
oltre trecento persone. Non pagherà niente per questo. Non pagherà niente
neppure Ben Alì per i suoi delitti. Questa impunità peserà sul futuro dei
due paesi e lascerà una ombra di equivoco sui diritti rivendicati dalle
popolazioni.
Insomma la mancata incarcerazione, il mancato processo e se il caso
impiccagione dei due e dei loro complici riduce la rivoluzione ad un
riassestamento dei rapporti all'interno degli stessi gruppi di potere magari
con altri protagonisti. Manca la spada di Alessandro che recide il nodo di
Gordio
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From:
pietroancona@tin.it
Sent:
Tuesday, February 15, 2011 10:32 AM
Subject:
Patto federalista PD-Lega
Patto federalista PD-Lega
I comunisti di un tempo dai quali discende l'on.Bersani
erano famosi per il realismo, la real politik per cui Togliatti
giunto a Salerno non mise in discussione la monarchia e
sopratutto votò l'inserimento nella Costituzione
dell'art.7 che riconosceva gli accordi mussoliniani con la Chiesa
Cattolica che riducevano l'Italia ad uno Stato parzialmente sovrano,
uno Stato Concordatario. Ma la real politik dei comunisti è sempre stata
concepita negli interessi del PCI in quanto partito in marcia per la
conquista del potere e che sacrifica a questo obiettivo qualsiasi cosa.
Questo machiavellismo ha avuto la conseguenza
di ingessare lo sviluppo culturale dell'Italia impedendole di diventare
un paese laico come era stato prima del fascismo per quasi settanta
anni. La conferma dei patti lateranensi poi ribadita ed aggravata dagli
accordi craxiani del 1984 hanno congelato l'evoluzione in senso laico
della legislazione e consegnato il Parlamento nelle mani di emissari del
Vaticano che ne bloccano ogni possibile scelta di segno laico e quindi
civile e moderno.
Un Cardinale del Vaticano è difatto
commissario del Parlamento: Monsignor Leuzzi fermissimo oppostore del
matrimonio omosessuale e già amico della signora Oliana Fallaci a suo
tempo propagandista dello scontro di civiltà .
Basti ricordare le gravissime limitazioni
contenute nella legge sull'aborto, la legge 40, il divieto di morire con
dignità, la discriminazione perdurante verso i gay....
Ora non c'è più il PCI ma il PD che è un
ircocervo nato dalla sua unione con la sinistra democristiana. Ma il PD
di oggi è lontanissimo dall'afflato sociale politico ed umano dei due
grandi raggruppamenti politici che lo hanno originato ed hanno una
storia positiva di lotte per una migliore socialità, la libertà e la
democrazia. Il PD di oggi sembra avere ereditato il machiavellismo della
nomenclatura comunista ed il gesuitismo della democristianeria. Il
potere conta assai di più dei contenuti morali e civili della politica!
La proposta di Bersani a Bossi di un accordo
"popolare" tra i due partiti sul federalismo appartiene appunto alla
real politik delle politiche di palazzo rivolte alla creazione di intese
"politiche" che sono utili soltanto nello scacchiere politico: in questo
caso spingere la Lega ad abbandonare Berlusconi, proporre alla Lega un
alleato che non ha le difficoltà che ha oggi l'attuale centro-destra e
che può quindi realizzare il sogno di un federalismo che giunge
finalmente al suo traguardo finale.
La proposta di Bersani non tiene in giusto
conto l'effetto galvanizzante che questa intesa ha già avuto ed avrà
ancora sul corpo elettorale leghista il cui secessionismo viene
incentivato e legittimato dal riconoscimento del maggiore partito di
opposizione. Ma, a quando pare, il PD come del resto ha fatto finora il
PDL, si è rassegnato ad accettare la leadership del leghismo in tutto
il Nord. Ne abbiamo avuto segnali ad abbundantiam con la rinunzia a
lottare legalmente per la Regione Piemonte conquistata dalla lega con i
brogli e dai comportamenti di quasi tutte le amministrazioni locali pd
nel Nord dal taglio delle panchine di Padova al finanziamento delle
ronde della Provincia di Milano diretta da Penati.
Bersani sa o dovrebbe sapere che la legge sul
federalismo renderebbe quasi irreversibile il controllo leghista del
Nord e lo spingerebbe ancora di più verso lo scopo finale della
secessione specialmente a fronte della certezza di un aggravamento del
debito pubblico nazionale.
Che cosa è il federalismo per la lega ed i
leghisti? Da quanto abbiamo visto finora uno strumento per dare più
soldi e più potere alle amministrazioni locali: libertà per addizionale
irpef, tassa di scopo, tassa IMU, aumento del costo dei servizi di
certificazioni, libertà nelle privatizzazioni, poteri di polizia ai
Sindaci, etc. Il federalismo è niente altro che la riproduzione dello
Stato in cellule più piccole. Sul cittadino e sul contribuente
graverebbero Tre entità amministrative, tutte e tre dotate di poteri
fiscali e giuridici nei suoi confronti. Il risultato sarà catastrofico e
produrrà una servitù fiscale e giuridica senza precedenti nella storia
di questo Paese. Una volta si pagava dazio da una città all'altra. Ora
si pagherà dazio, sempre restando nella stessa città, a tutti.
Nasceranno molte altre società pubblico-private per la gestione dei
servizi ed anche queste faranno parte della soma che sarà caricata sulle
spalle dei cittadini.
Il PD non tiene conto della cultura leghista
dalla quale è nato il federalismo, cosa del tutto estranea alla
Costituzione , federalismo che non è neppure quello di Gioberti che lo
voleva per fare del Papa il Sovrano d'Italia, una cultura razzista,
antimeridionalistica ed antiumanitaria piena di ignorante disprezzo per
il Sud, che spinge gli amministratori del Nord a negare la mensa ai
bambini di genitori stranieri che usano chiamare "di colore". Una
cultura di destra che ha dato luogo a due leggi sulla sicurezza che sono
basate sulla discriminazione e sulla xenofobia.
Non so se Bossi e la Lega accetteranno la
proposta di Bersani. In ogni caso incassano subito un grosso successo
politico: la legittimazione dell'orrore anticostituzionale del
federalismo, la legittimazione della cultura "politica" della Lega che
non mancherà di compiacersi del corteggiamento e delle proposte che sono
state fatte.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: segreteria@cgil.it ; organizzazione@fiom.it
Sent: Wednesday, February 16, 2011 6:20 PM
Subject: Perchè in Italia non si fa lo sciopero generale?
Perchè in Italia non si fa lo sciopero generale?
L'interessante e stimolante Haaretz, organo della intellighentia
israeliana davvero liberal ed assai più onesto di giornali di sinistra
europei come l'Unità, si domanda oggi perchè, nonostante il
peggioramento delle condizioni di vita e la sempre minore tutela di
diritti civili e sociali, la popolazione israeliana non scende in
piazza, non combatte per difendere le sue conquiste, non si contrappone
ad un governo che spende tutte le sue risorse al mantenimento di un
potere militare sempre più pesante, sempre più esigente. Alla domanda si
risponde lo stesso autore dell'articolo, Michele Merav, con queste
parole:
“Le organizzazioni sociali per il cambiamento hanno dei limiti
intrinseci. Esse operano dall'esterno, e così non possono produrre dei
cambiamenti. Nella loro esistenza svolgono la funzione di valvole di
sfogo e, cosa più importante, ricevono fondi dal governo ed uomini
ricchi. -i cui scopi e attività sono in contraddizione con le finalità
sociali e politiche delle organizzazioni. Così in maniera indiretta le
organizzazioni (sociali) sono in realtà parte del sistema che rafforza
ricchi e potenti.”
Con queste parole ha descritto senza volerlo anche la nostra realtà
nella quale le organizzazioni confederali dei lavoratori fortissime di
oltre dieci milioni di associati che conferiscono ad esse anche una
solidissima stabilità economica non alzano un dito a difendere le
urgenze dei propri rappresentati. Nei mesi scorsi, moltissimi lavoratori
europei sono scesi in piazza in Francia, in Portogallo, in Grecia, in
Gran Bretagna, in Spagna con imponenti scioperi generali, a volte
ripetuti, rivolti a frenare il progetto dei loro governi di far pagare
soltanto al lavoro dipendente ed al welfare i costi della "crisi"
indotta dalla truffa finanziaria di wallstreet e dalle strabordanti
spese militari USA di fatto addossate a tutto il pianeta. Si sono
realizzati molti scioperi generali. In Francia uno di questi scioperi è
stato dedicato alla riforma Sarcozy delle pensioni. In Italia,
nonostante ripetute sollecitazioni legate al tanto malessere diffuso tra
i lavoratori, non si è mai fatto un solo sciopero generale. Tremonti si
è vantato in UE di avere fatto una riforma fondamentale delle pensioni
che ne ha innalzato la soglia a settanta anni senza una sola ora di
sciopero dei pensionati e dei lavoratori italiani. Ora, tutto il Magreeb,
molta parte del mondo arabo dal Marocco allo Yemen è in lotta contro
tirannidi che hanno fatto i bagordi a spese di bassissimi salari,
disoccupazione, fame dei loro popoli. In Egitto, in Tunisia ed altrove
la lotta contro i regimi è stata alimentata in grandissima parte da un
proletariato poverissimo che pretende salari migliori.
Insomma, nonostante l'Italia sia circondata da un cerchio di fuoco di
lotte e di rivendicazioni, non si muove ed anzi lascia languire fino
alla estinzione la lotta organizzata da categorie come gli studenti ed i
professori o da sindacati liberi come i cobas.
Eppure in Italia la situazione economica e sociale è gravissima e volge
a vera e propria crisi per l'aggravarsi del debito pubblico e la netta
diminuzione del potere di acquisto delle masse. Si stanno licenziando
oltre centomila professori e, con il mancato turn over, la pubblica
amministrazione perderà cinquecentomila posti di lavoro (tanti quanti ne
ha tagliato Cameron in Inghilterra). Il contratto di lavoro è stato
aggredito dalla Fiat e dalla Confindustria e tende ad essere escluso in
zone sempre più ampie del Paese, la legge Biagi
ha tagliato le ali a milioni di ragazze e ragazzi ridotti al supplizio
di un precariato inventato appunto per schiavizzarli, la scuola,
l'università e la sanità sono state ristrutturate per fornire servizi
dequalificati che costringono a ticket ed esborsi sempre più pesanti,
c'è in corso una terziarizzazione ed una finanziarizzazione senza
sviluppo del sistema economico con la scomparsa, dopo l'industria
pesante di base, della grande industria manifatturiera ed i tre
bronzei mandarini del sindacalismo confederale, Bonanni, Angeletti e
Camusso, assistono imperterriti, lasciano fare. Si può dire che non solo
non hanno fatto una reale opposizione alle scelte più dure del governo
(collegato lavoro) e del padronato italiano (Pomigliano e Mirafiori), ma
ne sono stati complici attivi o soltanto passivi.. La richiesta dello
sciopero generale chiesta dalla Fiom fin dal 16 ottobre scorso a Epifani
e richiesta alla signora Camusso dal poderoso sciopero sempre della fiom
del 28 gennaio non è stata accolta dalla CGIL e dal momento che anche
il tempo è un fattore politico di primario valore indire uno sciopero
generale oggi o tra un mese non avrà più il valore e la capacità di
influire sugli eventi che avrebbe avuto sei mesi fa. In Sicilia si dice:
"minestra quadiata". Una cosa fuori tempo massimo invecchiata e resa
inutile dal suo anacronismo che potrebbe essere riscattata, e non lo
sarà, da richieste precise che non saranno avanzate sul precariato, le
pensioni, i salari, i contratti. Dal che è lecito il sospetto che ci sia
una sorta di patto segreto, parasociale, nel patto sociale stipulato dai
tre sindacati e le associazioni padronali. Patto sostenuto non solo da
Sacconi e dal Governo ma anche dal PD che vorrebbe realizzare la stessa
politica liberista del centro-destra succedendo al governo del
postribolare Berlusconi oramai bruciato a livello internazionale e
destinato a cedere il posto a Bersani o chi per lui.
Insomma, l'Italia non si muove perchè le maggiori organizzazioni
sociali che dovrebbero organizzare la protesta sono legate ad interessi
con il padronato ed il governo che li portano ad esprimere interessi che
sono addirittura confliggenti con quelli dei loro "rappresentati". Il
legame aureo si chiama sussidiarietà e si concretizza negli enti
bilaterali e nella legislazione paragovernativistica. Le organizzazioni
di base che si mobilitano riescono a realizzare manifestazioni imponenti
ed assai sentite che tuttavia vengono deliberatamente ignorate dai
massmedia, dal Parlamento e dai Partiti che le considerano poco meno che
espressioni di un sovversivismo sociale da controllare e considerare
meri problemi di ordine pubblico.
La situazione dell'Italia degrada. Stiamo diventando la Tunisia
d'Europa. Un Paese per turisti e come diceva sprezzantemente un vecchio
operaista che ho tanto stimato "un paese di camerieri". Marchionne si
permette di sfottere il Parlamento raccontandogli la favoletta di una
Fiat che ha il "cuore" in Italia anche se porta "il cervello" a Detroit
o New York. Oggi sentivo un senatore in TV che gli dava ragione,
sostenendo che la logica multinazionale non può essere evitata e la Fiat
deve fare la sua strada. Il Parlamento ha ascoltato facendo finta di
credervi le barzellette di una utilizzazione al quaranta per cento degli
impianti che potrebbe essere raddoppiata all'ottanta per cento se gli
operai decidono di farsi mettere la cavezza, di non scalciare, di stare
dieci ore a digiuno compiendo in tutte le ore sempre lo stesso numero di
movimenti programmati dal sadico inventore del WCM.
I politici italiani hanno fatto finta di credere alle mirabolanti e
sarcastiche proposte di Marchionne. Anche le tre Confederazioni.
Naturalmente, non ci sarà alcuna reazione tranne quella inevitabili dei
lavoratori che di volta in volta sono vittime designate dei progetti
aziendali.
In Italia cova un terribile malessere, una collera sociale che può
diventare spaventosa. Nanni Moretti dice che questo non è paese da
insurrezioni. Ma la manifestazione delle donne " se non ora quando" ha
messo in luce una corda quasi lesionata, quasi rotta. La gente reagisce
al precariato, alle privatizzazioni, ai bassissimi salari, alla
prospettiva di non avere mai una pensione.... Cgil, Cisl, Uil, il PD, il
Parlamento, il Governo fanno da tappo
ed impediscono l'organizzazione di una dura protesta. Ma la molla non
può essere tenuta compressa troppo a lungo e prima o poi scapperà di
mano ai giudiziosi collaborazionisti
con la pancia piena che il Regime riempie di medaglie ma che non
incantano più nessuno perchè non hanno più il monopolio della
comunicazione.
Pietro Ancona
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/why-there-s-no-revolution-in-israel-1.343652
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, February 20, 2011 5:14 PM
Subject: Lo sciopero che non ci sarà
Lo sciopero che non ci sarà
Siamo al venti febbraio e lo sciopero generale richiesto a gran voce
dalla Fiom sin dal 16 ottobre dell'anno scorso non è stato ancora
proclamato e probabilmente non lo sarà mai.. Ammesso che oggi la CGIL
decida di metterlo in calendario dovrebbe passare almeno due mesi di
tempo per la sua preparazione e realizzazione. Si dovrebbe riunire il
Comitato Direttivo e tra questa riunione e lo sciopero ci vorrà un lasso
di tempo. Arriveremmo a maggio, oltre un anno dopo gli scioperi generali
che si sono avuti in Europa, dalla Grecia alla Spagna alla Francia al
Portogallo all'Irlanda alla stessa Inghilterra che ha avuto anche dure
manifestazioni di protesta degli studenti contro l'aumento delle tasse
universitarie che escludono dagli studi superiori la classe operaia e
gran parte del ceto medio. Non siamo saliti sul carro della protesta
contro la "crisi" che la stretta liberista ha
scatenato in tutto l'occidente allo scopo di realizzare la liquidazione
del ceto medio attraverso la sua pauperizzazione, di cancellare la
civiltà del welfare, di ridurre alla fame "la bestia" (così la Tatcher e
Reagan chiamavano lo Stato) licenziando milioni di persone e di avviare
una nuova società fatta da ricchi e ricchissimi da un lato in numero
limitato in mezzo ad una popolazione impoverita. Tremonti e Sacconi si
sono vantati in Europa di avere fatto una fondamentale "riforma" delle
pensioni senza alcun dibattito parlamentare
e con l'assenso dei sindacati. Anche l'ondata delle manifestazioni che
stanno investendo tutto il mondo arabo sembrano lasciare del tutto
indifferente la CGIL che non se ne occupa. Eppure, alla base dei moti
che hanno portato e stanno portando alla fine delle dittature c'è un
enorme problema di salari ed anche di fame, un bisogno di pane e lavoro
che si è unito alla richiesta di vivere con dignità e diritti di
cittadini e non da sudditi.
Lo sciopero generale quindi risulterebbe anacronistico. Tutti i giochi
si sono fatti alcuni con la collaborazione della Cisl e dell'Uil. La
CGIL è sembrata frenata soltanto dalla esigenza di non perdere la
faccia. Se non fosse stato per questo avrebbe aderito volentieri agli
accordi stipulati dagli altri. Il sistema dei diritti sociali e
sindacali dei lavoratori è stato gravemente indebolito da scelte
governative e legislative che lo hanno pesantemente invalidato senza
registrare niente di più di qualche flebile lamento. Mentre lo scontro
si inaspriva nelle fabbriche ed il Parlamento varava il famigerato
"collegato" lavoro, la CGIL
firmava il patto sociale per almeno quattro punti. Non ha firmato il
quinto dedicato alla produttività e vi traccheggia attorno in attesa di
spegnere l'ira dei metalmeccanici che con i decreti Marchionne di
Pomigliano e di Mirafiori dovranno adattarsi, se vogliono portare a casa
un pezzo di pane, alla vita della fabbrica italia, una fabbrica-caserma
nella quale sono stati militarizzati. La Fiat non è del resto nuovo a
queste parentesi fasciste nelle sue fabbriche. Magari si rammarica oggi
di non potere applicare agli operai il Codice Militare di Guerra a suo
tempo usato. La questione della scuola è stata chiusa con il
licenziamento di 120 mila professori e maestri e la dequalificazione del
servizio con classi superaffollate assistite da meno insegnanti e con
meno materie. Anche la cosidetta riforma universitaria è stata
congegnata per renderne più difficile l'accesso e per avviare gli atenei
verso gestioni sempre più condizionate dai privati. Le assunzioni si
fanno anche nella pubblica amministrazione in forma precaria. La legge
Biagi che ha già spezzato le ali alle nuove generazioni che ne vengono
schiavizzate e costrette a basse remunerazioni spesso quasi ridicole, è
diventata la forma quasi esclusiva di assunzione. Il posto a tempo
indeterminato è diventato una rarità tanto da indurre la televisione La7
ad organizzare una trasmissione in cui si avrà per premio un posto a
tempo indeterminato. Hanno voglia Draghi e Ferrarotti a denunziare il
precariato, a invitare (ferrarotti, monicelli) i giovani a ribellarsi
alla legge Biagi. La signora Camusso fa finta di non sentire, il suo
orecchio è sintonizzato sul PD che vuole il precariato perchè fa comodo
alle Cooperative ed alle associazioni padronali che
vorrebbe conquistare e farsi appoggiare per sostituire il centro destra
senza cambiarne le scelte politiche,.
La vicenda Fiat si è conclusa con la presa d'atto prima del Governo e
poi del Parlamento della linea Marchionne che ha comunicato le
intenzioni della multinazionale di trasferire il suo cervello da Torino
a Detroit o New York lasciando in Italia, bontà e sentimentalismo
di uno che ha la residenza fiscale in Svizzera, il "cuore"...Il cuore
sarebbe costituito da alcuni stabilimenti che con un fumus giuridico
appartengono a Newco e che l'unica cosa certa è che sono stati
trasformati in una sorta di penitenziari, di lavori forzati, per gente
che deve sudare sangue per portare a casa 1200 euro. I rpogrammi Fiat
per l'Italia sono coperti da un grande segreto che probabilmente
nasconde il vuoto totale. L'unica cosa certa è che avremo almeno un anno
di cassa integrazione. Poi si vedrà. Alla Jeep torinese fanno finta di
crederci in tanti a cominciare dal sindaco Chiapparino, ma molti sono a
ragione scettici e dubitano che si farà mai.... In quanto ai piani di
riconversione di Termini Imerese che godono in un patrimonio di 450
milioni di euro di denaro pubblico il pessimismo è d'obbligo. Forse gli
unici che ne ricaveranno davvero qualcosa sono gli investitori
presentati dal Ministro Romano e dal Presidente Lombardo.
Tutte le vicende che sono state segnalate drammaticamente all'opinione
pubblica dagli operai stiliti o autocarcerati come quelli dell'Asinara
restano aperte ed insolute. Il governo osserva il principio liberista "lasseir
faire, laissez passer", principio emulato dal PD e dai suoi nuovi
giuslavoristi Ichino, Letta, Treu, Colannino e quindi coinvolgente la
CGIL che si limita a dare una assistenza per i singoli casi giocando di
rimessa e limitandosi a qualche modesta richiesta di carattere
assistenzialistica.
Intanto il mondo del lavoro italiano è in piena rivoluzione padronale.
Si stipulano soltanto accordi in deroga ed i ccnl di fatto sono stati
stracciati. Oramai sono obsoleti. La "modernità", nuovo Molok dei neocon
bipartisan italiani, esige per ora i contratti aziendali. Domani magari
avremo soltanto il contrattino individuale preparato dall'ufficio
risorse umane delle aziende che i singoli lavoratori potranno soltanto
firmare. Tacere, obbedire e versare il sangue alla catena di montaggio o
nei cantieri! I sindacati che si oppongono a questa svolta appoggiata
dal novanta per cento del parlamento italiano non sono patriottici e
saranno isolati senza alcuno scampo dall'establishment dei palazzi
della politica, considerati quasi eversivi e vicini ai centri sociali
che nel gergo della destra italiana significa "terroristi".
Il contesto politico in cui si sviluppa questa martellante offensiva
contro la classe operaia italiana è quella di un Parlamento in crisi
morale spaventosa con deputati che ogni giorno raggiungono la
maggioranza di Berlusconi nonostante questo sia divenuto persona
scandalosa in tutto il mondo per le sue frequentazioni con prostitute.
Questo signore, seduto su una montagna di miliardi di euro guadagnati
con il monopolio della pubblicità
ora attacca la Corte Costituzionale, la Magistratura e, tutte le volte
che può, il Presidente della Repubblica. La corruzione del Parlamento
serve a fare leggi di stravolgimento della Costituzione. La CGIL non si
fa carico dei pericoli che incombono sulla libertà e neppure per questa
gravissima ragione si decide a chiamare alla lotta.
Pietro Ancona
http://www.lanostratv.it/programmi-tv/la-7-offre-posti-di-lavoro-a-tempo-indeterminato-in-diretta-tv-e-giusto/
http://www.youtube.com/watch?v=GcR4yRAU9_I
http://www.cgil.it/DettaglioDocumento.aspx?ID=14898
****
sabato 26 febbraio 2011
Un film già visto! La Libia come l'Iran...
A scorrere oggi le immagini delle televisioni, a
leggere i giornali compresi quelli di "sinistra" si rivede lo stesso
film dei dittatori cattivissimi che opprimono i loro popoli e si
dedicano a sadici spargimenti di sangue. Questo film l'abbiamo visto
prima e durante la prima guerra dell'Irak (Desert Storm), della guerra
per il Kossovo e per la disintegrazione della Jugoslavia, della seconda
guerra contro l'Irak alla ricerca di armi di distruzione di massa che
non si trovarono mai, della guerra contro l'Afghanistan alla ricerca di
Bin Laden e dei terroristi che avrebbero fatto crollare le Torri
gemelle, delle manifestazioni in Iran contro Ahmadinjed. C'è una novità
importante: alla batteria massmediatica occidentale si sono unite le due
emittenti televisive arabe AlJazeera e Al Arabia che hanno assunto il
monopolio della informazione di quanto avviene da quelle parti tutto
rigorosamente nello interesse dei plurimiliardari feudatari dell'Arabia
Saudita e della nuova borghesia "liberista" che in tutto il Nord Africa
e nella penisola arabica vorrebbe fare affari con gli occidentali,
arricchirsi e che è sempre più insofferente per le quote di reddito che
in Iran ed in Libia sono assorbite dal welfare, dai salari e dagli
investimenti sociali.
Altre informazioni non possiamo averne. Abbiamo già
visto nel 2003 le cannonate del carro armato americano contro le
finestre del decimo piano dell'Hotel Palestine Ginevra abitato da
giornalisti. Abbiamo visto il terrore sul viso di Giuliana Sgrena ferita
e salvata dalla morte dall'eroico Calipari. Ad oggi 400 giornalisti sono
stati uccisi nelle zone di guerra. I pochi che riescono a seguire il
fronte o lavorano nelle zone occupate debbono essere autorizzati dai
Comandi Militari USA ed i loro servizi vengono rigorosamente censurati.-
Tutto quello che abbiamo saputo o che sappiamo
delle zone "calde" del pianeta dove gli americani portano la loro "pace"
assieme a pacchetti di "diritti umani" viene filtrato dai servizi di
informazione. I servizi ammettono soltanto giornalismo "embedded",
militante anzi....militarizzato.
Oggi la Stampa di Torino portava a grandissimi
titoli questa dichiarazione di Gheddafi: "Chi non è con me deve morire!"
frase smentita ieri sera da un giornalista di rai new24 attribuendola ad
un errore di traduzione. In effetti Gheddafi ha detto: " Se il popolo
non mi vuole, merito di morire!. Nonostante la correzione la frase
manomessa è stata riportata da tutta la stampa italiana e credo mondiale
e l'intervento di correzione è stato ignorato. Montagna di menzogne si
sommano a montagne di menzogne. Alcune di queste sono anche grossolane e
ridicole come quella delle fosse comuni che non erano altro che immagini
vecchie di un anno del cimitero di Tripoli. Ma la scienza della
disinformazione non bada a queste quisquilie. Anche se la notizie è
falsa in modo strepitoso viene messa in circolo lo stesso sulla base di
un principio di sedimentazione di un linguaggio, di una cultura
dell'avvenimento che qui sarebbe troppo lungo discutere. Insomma anche
se falsa si incide nella memoria del pubblico.
La rivolta popolare o meglio il golpe contro il
despota Gheddavi, è mossa dalle stesse forze che si agitano contro
Ahmadinjed e ne reclamano la morte; è la borghesia che vorrebbe fare
affari con l'Occidente, arricchirsi e che non sopporta il monopolio
statale
sul petrolio e sul metano e vorrebbe che i proventi
non fossero tutti investiti in sanità, pensioni, opere pubbliche,
salari, scuola...La Libia ha dato sicurezza e benessere a tutti i suoi
abitanti e per quaranta anni ha assorbito per quasi la metà della sua
popolazione immigrati dai paesi poveri dell'africa. Anche centinaia di
migliaia di egiziani lavorano in Libia. E' stato ricordato che il
reddito procapite è il più alto dell'Africa, la vita media è di 77 anni
pari a tre volte quella africana ed il livello di scolarizzazione assai
alto.
Alla insofferenza della borghesia che vorrebbe
arricchirsi subito bisogna sommare un dato
regionale e tribale. La Libia è l'unione di tre
regioni. La Cirenaica, la Tripolitania ed il Fezzan. La Cirenaica è
luogo in cui era radicata la monarchia e non ha mai accettato del tutto
di essere governata da Tripoli. Sul risentimento dei cirenaici e sulle
pretese della borghesia si è costruito il blocco di forze, sostenuto
dagli USA, che forse sta per abbattere Gheddafi.
Purtroppo il regime non ha tenuto conto che 42 anni
sono tanti, tantissimi e che il potere si corrompe ed invecchia. Lo
stesso Gheddafi è molto invecchiato. Fa impressione vedere che il
secondo uomo della Libia è uno dei figli di Gheddafi e che non si vede
non emerge un gruppo dirigente che pure c'è stato se ha fatto moderna e
forte la Nazione. Oggi il regime non ha una classe dirigente in grado di
proporsi e di cimentarsi con il futuro. Questo pesa, pesa l'idea di
Gheddafi di sentirsi eterno ed insostituibile se non con qualcuno del
suo stesso sangue. Ma i suoi oppositori sono una pure e semplice
riedizione del colonialismo e dei suoi ascari che Gheddafi scacciò con
la rivoluzione indolore di quaranta anni fa. La libia peggiorerebbe se
passasse dalla gestione arcaica del potere di Gheddafi a quella del
principe ereditario di re idris e dei petrolieri e generali USA che gli
stanno dietro.
Può darsi che diventi un protettorato USA come
l'Irak.
Pietro Ancona
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venerdì 25 febbraio 2011
ricordo di luigi granata
Luigi Granata
E' mancato all'affetto della famiglia, degli amici
e dei socialisti siciliani Luigi Granata.
E' stato per anni esponente di rilievo del PSI,
deputato all'Ars , segretario regionale del Partito e assessore
all'industria del governo siciliano. Fu sempre dalla parte dei
lavoratori e della Sicilia. Nel governo siciliano si distinse per
l'attenzione ai problemi della industrializzazione e fu legato alle
lotte dei minatori e dei contadini.
Attento alla memoria del movimento operaio
dell'Isola organizzò ad Agrigento, nel 1975, un convegno di studi
storici e politici sui Fasci Siciliani
con la collaborazione del professore Giuseppe
Giarrizzo ed altri eminenti storici. Il recupero della esperienza dei
Fasci, fino ad allora ignorato dalla storiografia come tante cose che
riguardano il Mezzogiorno degli anni successivi il Risorgimento,
contribuì alla delineazione della identità socialista radicandone il
pensiero nella memoria
di una assai intensa stagione di lotte e di
elaborazione ideologica che portò il gruppo dirigente socialista
siciliano al livello della socialdemocrazia europea e dei sindacati
francesi.
Fu attento alla storia del socialismo agrigentino.
Si occupò in particolare della memoria di Giosuè Fiorentino, eminente
socialista di Palma di Montechiaro, punto di riferimento dei braccianti
poveri del suo paese che il PSI amministrò per tantissimi anni eleggendo
a Sindaco Domenico Aquilino, maestro di scuola e uomo integerrimo.
Sono stato con lui e con Fausto D'Alessandro
consigliere comunale di Agrigento. Fummo eletti tutti e tre sconfiggendo
la vecchia guardia rappresentata dal professore Antonino Bosco che fu
Vice Sindaco della città e che dovrebbe essere ricordato come persona di
grande umanesimo socialista.
Nonostante invitati da Vincenzo Foti, Sindaco della
città a fare una riedizione del centro-sinistra ci rifiutammo sempre e
restammo alla opposizione. Pensavamo che avendo la DC
più di 21 Consiglieri su 40 il potere nostro di
condizionamento sarebbe stato nullo. Argomento vero e non vero dal
momento che la DC era spaccata in due gruppi tra bonfigliani e
laloggiani. Ma eravamo "afflitti" da un inguaribile idealismo ed oggi
saremmo stati additati come fondamentalisti.
Gli fui compagno di scuola alle secondarie.
Naturalmente era il più bravo della classe.
Spero che un giorno possa rinascere il grande
partito socialista impregnato di cultura, di idealità, di fervore che
abbiamo conosciuto negli anni della nostra giovinezza.
Pietro Ancona
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giovedì 24 febbraio 2011
fidel castro interviene sulla crisi libica
Il petrolio si è trasformato nella principale
ricchezza nelle mani delle transnazionali yankee; attraverso questa
fonte di energia hanno potuto disporre di uno strumento che ha
accresciuto considerevolmente il loro potere politico nel mondo. Fu la
loro principale arma quando decisero di liquidare con facilità la
Rivoluzione Cubana non appena vennero promulgate le prime leggi giuste e
sovrane nella nostra patria: privarla del petrolio.
Su questa fonte di energia si è sviluppata la
civiltà attuale. Il Venezuela è stata la nazione di questo emisfero a
pagarne il maggior prezzo. Gli Stati Uniti si fecero padroni degli
enormi giacimenti di cui la natura aveva dotato questo paese fratello.
Alla fine dell'ultima Guerra Mondiale si iniziò ad
estrarre dai giacimenti dell'Iran, come pure da quelli dell'Arabia
Saudita, dell'Iraq e dei paesi arabi situati vicino a quelli, sempre più
rilevanti quantità di petrolio. Il consumo mondiale è aumentato
progressivamente fino alla favolosa cifra di circa 80 milioni di barili
al giorno, compresi quelli che si estraggono nel territorio degli Stati
Uniti, a cui si sono ulteriormente sommati il gas, l'energia idraulica e
quella nucleare. Fino all'inizio del XX secolo il carbone era stato la
fonte fondamentale di energia che aveva reso possibile lo sviluppo
industriale, prima che si producessero migliaia di milioni di automobili
e motori consumatori di combustibile liquido.
I rifiuti del petrolio e del gas sono associati a
una delle maggiori tragedie, assolutamente non risolta, che soffre
l'umanità: il cambiamento climatico.
Quando la nostra Rivoluzione vide la luce,
l'Algeria, la Libia e l'Egitto non erano ancora produttori di petrolio e
gran parte delle sostanziose riserve di Arabia Saudita, Iraq, Iran ed
Emirati Arabi dovevano ancora essere scoperte.
Nel dicembre del 1951 la Libia si trasforma nel
primo paese africano a conquistare l'indipendenza dopo la Seconda Guerra
Mondiale, in cui il suo territorio fu scenario di importanti
combattimenti tra le truppe tedesche e quelle del Regno Unito, che
diedero fama ai generali Erwin Rommel e Bernard L. Montgomery.
Il 95% del suo territorio è totalmente desertico.
La tecnologia ha permesso di scoprire importanti giacimenti di petrolio
leggero di eccellente qualità che oggi raggiungono un milione 800 mila
barili al giorno e abbondanti depositi di gas naturale. Tale ricchezza
le ha permesso di ottenere un'aspettativa di vita che raggiunge quasi i
75 anni, e le più alte entrate pro capite dell'Africa. Il suo arido
deserto è ubicato su un enorme lago di acqua fossile, equivalente a più
di tre volte la superficie di Cuba, che le ha reso possibile costruire
un ampia rete di tubature di acqua dolce che si estende per tutto il
paese.
La Libia, che aveva un milione di abitanti al
momento dell'indipendenza, ne conta oggi più di 6 milioni.
La Rivoluzione Libica avvenne nel mese di settembre
del 1968. Il suo principale dirigente era Muammar-al-Gheddafi, militare
di origine beduina, che nella sua prima gioventù si ispirava alle idee
del leader egiziano Gamal Abdel Nasser. Non c'è dubbio che molte delle
sue decisioni siano da collegarsi ai cambiamenti che si produssero
quando, come in Egitto, una monarchia debole e corrotta venne rovesciata
in Libia.
Gli abitanti di questo paese hanno millenarie
tradizioni guerriere. Si dice che gli antichi libici facevano parte
dell'esercito di Annibale quando fu sul punto di liquidare l'antica Roma
con la forza che attraversò le Alpi.
Si potrà essere o no d'accordo con Gheddafi. Il
mondo è stato invaso da ogni tipo di notizia, specialmente con l'impiego
dei mezzi di informazione di massa. Si dovrà aspettare il tempo
necessario per conoscere in modo rigoroso quanto ci sia di verità o di
menzogna, o il groviglio dei fatti di ogni tipo che, in mezzo al caos,
si sono prodotti in Libia. Ciò che per me è assolutamente evidente è che
il governo degli Stati Uniti non è assolutamente preoccupato per la pace
in Libia, e non esiterà a dare alla NATO l'ordine di invadere questo
ricco paese, forse nel giro di poche ore o di pochissimi giorni.
Coloro che con perfide intenzioni hanno inventato
la menzogna secondo cui Gheddafi si sarebbe diretto in Venezuela, come
hanno fatto la sera di domenica 20 febbraio, hanno ricevuto oggi una
degna risposta dal Ministro delle Relazioni Estere del Venezuela,
Nicolas Maduro, quando ha dichiarato testualmente che esprimeva
“l'auspicio che il popolo libico trovi, nell'esercizio della sua
sovranità, una soluzione pacifica alle sue difficoltà, che preservi
l'integrità del popolo e della nazione libica, senza l'ingerenza
dell'imperialismo...”
Per parte mia, non immagino il presidente libico
che abbandona il paese, eludendo le responsabilità che gli vengono
addossate, siano o no false in parte o nella loro totalità.
Una persona onesta sarà sempre contro qualsiasi
ingiustizia venga commessa con qualsiasi popolo del mondo, e la
peggiore, in questo momento, sarebbe quella di stare in silenzio davanti
al crimine che la NATO si prepara a commettere contro il popolo libico.
La dirigenza di questa organizzazione bellicista ha
fretta di compierlo. E' doveroso denunciarlo!
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21 febbraio 2011
Dalla Libia un duro colpo all'Italia
Una intensa e martellante campagna propagandistica
sta accreditando la menzogna di un leader che massacra il suo popolo con
una repressione feroce fatta anche di bombardamenti aerei. Si parla di
diecimila morti che naturalmente si attribuiscono a responsabilità di
Gheddafi e del suo governo. Una potente e quasi impenetrabile cortina
fumogena si è alzata sugli avvenimenti. Filtrano solo le "notizie"
confezionate dalla batteria massmediatica occidentale. Gheddafi si trova
nella condizione in cui venne a trovarsi Milosovic durante la crisi del
Kossovo nella quale fu fatto credere all'opinione pubblica mondiale un
genocidio a danno degli albanesi quando invece erano i serbi ad essere
rastrellati, uccisi o costretti a scappare dalle loro case. I massmedia
arabi più importanti di proprietà dell'Arabia Saudita forniscono la
versione quotidiana degli avvenimenti e partecipano attivamente alla
congiura mediatica. Gli insorti vengono fatti passare per inermi
cittadini amanti della libertà e della democrazia e non viene spiegato
come abbiano fatto a conquistare militarmente tante città. Si tratta di
un colpo di Stato con epicentro in Cirenaica che è stato minuziosamente
preparato dagli USA e da Israele che in questo modo regolano i conti con
una realtà nazionale da sempre autonoma e non asservita come la Tunisia,
l'Egitto, il Marocco, lo Yemen, la Giordania, agli interessi coloniali e
geostrategici dell'Occidente. La posta in gioco è una profonda
modificazione degli equilibri politici che non mette in discussione il
lager di Gaza e che probabilmente si estenderà al controllo di tutto il
Libano. Da questa crisi abilmente manovrata dagli USA esce anche una
Italia più debole che dovrà rinegoziare gli accordi sugli
approvvigionamenti di gas e di petrolio con i nuovi padroni americani ed
i loro prestanomi. L'Italia e la Libia hanno realizzato per tantissimi
anni una politica di pace e di cooperazione basata sulla esistenza del
metanodotto ideato e concepito in Sicilia dall'Ente Minerario Siciliano
a suo tempo proposto come alternativa vincente al trasporto del gas con
navi. E' un durissimo colpo alla economia italiana ed alla sua sicurezza
energetica. L'Italia uscirà da questa crisi con le ossa rotte. Questa
crisi si sommerà alle tante altre che riguardano la nostra industria
manifatturiera a cominciare dalla Fiat e renderà assai difficile e
problematico il recupero. I guai non arrivano mai da soli!
Non sappiamo quale sarà il destino della Libia e se
resterà unita o si frammenterà in due o tre staterelli secondo la
tecnica del salame affettato che gli USA praticano con successo da anni
a cominciare dalla Corea. Può darsi che Gheddafi non sarà in grado di
continuare a controllare la Tripolitania anche perchè ha gestito il
governo soltanto in termini familistici e senza proporsi la costruzione
di un gruppo dirigente forte e preparato per lo Stato. Gheddafi è
anziano e non ha successione dentro l'attuale dirigenza. Ha fatto una
politica che ha garantito ricchezza ed indipendenza alla Libia ma non ha
curato lo Stato che è sempre stato una specie di masseria. Ma certamente
le condizioni del suo popolo sono migliori di quelle che hanno portato
alla rivolta i tunisini e gli egiziani. La Libia ha sempre avuto un
grande numero di lavoratori stranieri ai quali ha dato da mangiare per
tanti decenni ed il reddito dei suoi sei milioni di abitanti è stato di
15 mila dollari contro gli 8 mila della Tunisia, i 4.300 del Marocco ed
i 5000 mila dell'Egitto. Certamente ci sono problemi di diseguale
distribuzione del reddito e di riforme ma non si può dire che la
popolazione libica non abbia fruito dei proventi del petrolio in misura
certamente maggiore di quella che gli USA concedono in Iraq. La fine
della Libia indipendente si rifletterà sull'Europa che dovrà fare i
conti con una nuova situazione per gli approvvigionamenti energetici dal
Sud e non è detto che gli USA non preparino un colpo per spezzare le
reni alla Russia che non ha voluto fare gestire agli oligarchi integrati
nelle multinazionali di Wall Street le sue risorse petrolifere ed i suoi
gasdotti.
Tutte le pedine che gli USA muovono sullo
scacchiere mondiale sono finalizzate agli interessi particolari del suo
imperialismo. Sono tutte pedine.
Non c'è e non ci sarà mai una politica di pace ed
Obama non solo non è diverso da Bush nel suprematismo a stelle e strisce
ma è ancora più pericoloso per la capacità di manipolazione. Ricordate
che fece credere di essere con il Presidente dell'Honduras nello stesso
giorno in cui questi veniva rapito da un aereo militare americano!
Continua una guerra senza fine in Afghanistan ed a diffondere la favole
di AlQaeda e del terrorismo per giustificare il lager e le torture di
Guantanamo.
Pietro Ancona
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mercoledì 23 febbraio 2011
la rottura dello Stato Libico, la secessione della
Cirenaica
Giusto piangere i morti libici. Giusta
l'esecrazione del tiranno e della sua famiglia di spocchiosi
dissipatori. Ma tutto l'Occidente oggi in gramaglie non versò una sola
lacrimuccia per le centinaia di morti egiziani e neppure per tutti gli
altri che hanno pagato con la vita la richiesta di pane e giustizia
La rivolta libica è diversa: è una secessione
tribale sollecitata da forze straniere legate al controllo del
petrolio.La secessione della Cirenaica nè è una prova.... Ha ragione
Berlusconi ad avvertire sui pericoli del dopo Gheddafi. L'Italia rischia
di essere trascinata nell'abisso e non solo per i pericoli delle ondate
migratorie ma per gli interessi energetici e commerciali...
Non ho dubbi che il prossimo colpo sarà sferrato
contro la Russia. La cupola criminale delle multinazionali con sede a
Wall Street ha deciso di fare fuori l'Eni e l'Italia e farà di tutto per
sfasciare la Russia dopo il fallimento del suo tentativo di impadronirsi
del gas con l'Oligarca che Putin tiene giustamente in galera...
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Pietro Ancona
Pubblicato da pietro a 07:08 0 commenti
Emanuele Macaluso ricorda Mimì La Cavera
La scomparsa di Mimì La Cavera
di Alessia Bivona
Macaluso ricorda La Cavera. La legge per
l’industrializzazione della Sicilia, la rottura con la Confindustria
nazionale e la destra Dc, fino al sostegno alla svolta anti-racket di Lo
Bello.
Il patriarca dell’industrializzazione in Sicilia,
il grande vecchio dell’economia nell’isola, l’uomo delle battaglie per
portare l’Eni di Enrico Mattei in Sicilia, il padre nobile del
milazzismo, l’industriale con il sogno dello sviluppo della Sicilia se
n’è andato ieri, alle 7.30 del mattino nell’attico di via Libertà dove,
dopo tanti anni vissuti a Roma, era tornato ad abitare con la compagna
Eleonora Rossi Drago, la celebre attrice scomparsa quattro anni fa.
L’ingegnere Domenico La Cavera, per gli amici Mimì,
aveva 95 anni e l’inusuale talento di una straordinaria lungimiranza.
Per il suo novantesimo compleanno era arrivato a Palermo a festeggiarlo
l’allora presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. «Un
uomo tutto d’un pezzo, che ha combattuto sempre per lo sviluppo della
Sicilia. Uno che non si è mai arreso, e non si è mai venduto ai
padroni». La voce al telefono è di un commosso Emanuele Macaluso, tra i
più vicini testimoni della vita e dell’impegno di La Cavera.
Macaluso, avete attraversato insieme le più grandi
trasformazioni sociali del Paese e della Sicilia.
Conoscevo Mimì da 65 anni, da quando io, allora
23enne, ero segretario della Cgil e lui presidente degli industriali. Da
sempre il nostro è stato un rapporto di leale contrapposizione anche
nelle stagioni di lotte aspre, di occupazioni dei siti industriali.C’era
un fronte comune per sostenere lo sviluppo di una classe imprenditoriale
siciliana. Eravamo alleati in questa battaglia, gli industriali
siciliani e il sindacato, e avevamo l’appoggio politico di Alessi,
Milazzo e degli sturziani. Mimì riteneva, con l’ambizione tipicamente
lacaveriana, che questa legge sarebbe stata una importante leva per la
trasformazione della classe dirigente. Al posto di una tramontata
aristocrazia legata al latifondo poteva subentrare nei nuovi scenari
politici una borghesia legata all’industria.
L'affermazione di una classe imprenditrice locale
diventò poi un tema politico.
Il disegno di Mimì fu avversato dalla destra Dc di
Giuseppe La Loggia e dai poteri forti che avrebbero preferito che la
Sicilia restasse terra di colonizzazioni. Mimì ruppe il monopolio del
petrolio nell’Isola, affiancando a GulfOil l’Eni di Mattei. Causò una
frattura fra Sturzo e Alessi, ruppe con la Confindustria nazionale, con
il partito liberale. Finì al centro di uno scontro non solo economico,
ma anche politico. E la sua figura non fu più quella di un
rappresentante di una categoria produttiva, ma assunse le dimensioni e i
contorni di un soggetto politico.
Siamo nella seconda metà degli anni Cinquanta.
Nasce il governo Milazzo, sostenuto tra gli altri sia dal Pci che
dall’Msi. Un embrione di federalismo.
Milazzo prende le redini nel ‘58. La Malfa benedice
l’operazione. E’ l’inizio di uno scontro detonante all’interno della
destra, di una profonda frattura col governo nazionale. Il sicilianismo
resta uno dei principi più solidi delle vedute di La Cavera. Anche dopo
la crisi del milazzismo. Lui dirige la Sofis. Passa alla Cassa del
Mezzogiorno. Poi alla Svimez, e la sua azione politica si distingue
sempre per lo spiccato impegno a favore del Sud e della Sicilia.
La Cavera è stato meridionalista prima ancora che
si parlasse di federalismo.
Mimì La Cavera non si è mai venduto ai padroni.
Parole come queste oggi suonano strane. Non ha mai cambiato una casacca
per convenienza politica o economica, né per convenienza di posizione
personale. La fermezza della sua linea è uno dei motivi per cui è
diventato nel corso dei decenni uno dei principali punti di riferimento
nel panorama economico, politico e culturale. Il suo valore, la sua
coerenza sono stati sempre riconosciuti. La stessa Confindustria
siciliana gli ha riconosciuto la presidenza onoraria per chiudere un
passato di rapporti travagliati. Negli ultimi anni Mimì ha sostenuto
l’impegno antimafia di Ivan Lo Bello.
Per lei non era solo un co-protagonista di molte
battaglie, era anche un amico.
Da un rapporto di lealtà, di stima reciproca, di
collaborazione è nata poi una grande amicizia. Che si è consolidata sui
grandi temi e nella unione di vedute, ma si è consolidata poi nei gesti
quotidiani. Mimì da trent’anni ogni giorno mi telefonava alle 7.30. Era
una delle prime chiamate della giornata, chiacchieravamo della
situazione politica, economica. Dei fatti nazionali e delle storie
siciliane. E’ difficile pensare a una quotidianità senza le sue
sfuriate, le sue battaglie, senza i suoi strali contro la malapolitica.
L’Italia ha perso un grande uomo.
****
martedì 22 febbraio 2011
E' l'ENI l'obiettivo della insurrezione contro
Gheddafi?
Bisogna capire bene da che cosa è fatta
l'insurrezione contro Gheddafi in Libia, quanto c'è di sofferenza
popolare e giovanile e quanto di interessi tribali che si sono
aggrovigliati con quelli USA e delle multinazionali dell'Energia.
Quello che è certo è che il metanodotto che porta
il gas dall'Algeria alla Libia alla Sicilia è fermo. Non escludo che una
vittima designata di questa rivolta sia l'Eni e comunque la politica
commerciale autonoma dell'Italia che gli USA hanno "subito" con molti
mal di pancia. Il PD maramaldesco farebbe bene a stare più accorto nelle
critiche ed a distinguere l'Italia da Berlusconi e la Libia da Gheddafi
La grandiosa opera di pace del metanodotto,
estranea agli interessi delle Sette Sorelle, garantisce energie e
benessere da trenta anni all'Italia, all'Algeria, alla Libia. Gli Usa
sono stati ostili da sempre.
La politica fatta dal governo italiano nei
confronti della Libia e della Russia è la meno berlusconiana fatta dal
Governo Berlusconi. Viene da molto lontano, dalla illuminata apertura
terzamondista e pacifista di La Pira e Moro, di Nenni e di Fanfani.
Gli obiettivi dei rivoluzionari in Libia non sono
chiari, non sono stati espressi. L'anelito di libertà e di democrazia si
esprime in modi diversi.
Non difendo il regime di Gheddafi ma vorrei capire
chi lo sta demolendo.
L'Italia rischia di essere travolta non solo da una
ondata emigratoria ma dal crollo di suoi fondamentali interessi
economici rollo che va a sommarsi alla crisi ed al trasferimento della
Fiat in USA ed alla scomparsa della sua industria di base e
manifatturiera.
Anche la pace potrebbe essere travolta da una crisi
di tutta l'area del Mediterraneo dentro la quale mimetizzare l'attacco e
l'incenerimento dell'Iran e la fine della Palestina.
Pietro Ancona
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la vendetta dell'Impero del KKK: Gheddafi via dalla
Libiapubblicata
domenica 27 febbraio 2011
Il tiranno del mondo che impone a tutti gli Stati di parlare una sola
lingua (la sua) si vendica della Libia che è riuscita a non farsi
scippare il petrolio per quaranta anni. Reagan tentò di uccidere
Gheddafi nell'86 con una incursione aerea su Tripoli. Ora si distrugge
la nazione e si sconvolge il mediterraneo con milioni di sbandati
disperati. Se Gheddafi non sarà ucciso dai killer della Shell sarà
comunque um morto vivente come Arafat negli ultimi anni della sua vita.
Non si può dire che l'Impero del KKK abbia la saggezza che aveva
Roma. Governo minacciando e con una rete di mille basi militari nucleari
che intimidiscono i popoli e li costringono a deliberazioni disoneste ed
opportuniste quando votano all'ONU. Anche l'Italia che esce con le ossa
rotte dallo sconvolgimento libico con la perdita di un importante
polmone energetico e commerciale che si tradurrà in una perdita secca
del PIL per le conseguenze che ne avranno ENI FinMeccanica e altre
fondamentali imprese è costretto a sospendere il trattato di amicizia
con laLibia ed allinearsi agli ordini. Non è detto che la faccia franca.
Dobbiamo ancora pagare il conto per Putin.
Pietro Ancona
http://www.ilsalvagente.it/Sezione.jsp?titolo=Libia%2C+Obama+a+Gheddafi%3A+%27%27Vattene%27%27&idSezione=9844
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, February 28, 2011 9:05 AM
Subject: l'invidia di Gianni De Michelis
L'invidia di Gianni De Michelis
Gianni De Michelis, il dioscuro rampante che con Martelli, negli
anni della rifondazione socialista del Garofano si assunse il compito
di svellere le radici del socialismo e farne un moderna arma per una
politica corsara al servizio di Ghino di Tacco in guerra continua con
l'alleato dc ed il nemico pci, ieri parlava della fortuna che sarebbe
toccata a Berlusconi che, come a suo tempo D'Alema, si trova nella
condizione di arrecare servizi preziosi agli USA. D'Alema ebbe la
opportunità di offrire basi militari ed aerei per bombardare Belgrado e
quindi essere iscritto nell'albo degli amici della Casa Bianca.
Berlusconi ha le stesse opportunità riferite alla Libia, nel caso che
Gheddafi non accettasse l'esilio impostogli da Obama e decidesse di
resistere e magari di farsi uccidere nella difesa della Libia.
Questa singolare uscita di De Michelis è davvero strabiliante! Il
cinismo politico di cui
è frutto porta ad ignorare gli interessi dell'Italia per la quale la
caduta rovinosa di Gheddafi é una disgrazia con conseguenze pesanti sul
piano economico e sociale. Che fine farà l'interscambio commerciale per
miliardi di euro tra l'Italia e la Libia? Che cosa succederà al
metanodotto? Quanto pagheremo il petrolio ed il gas? Quante migliaia di
lavoratori occupati nelle aziende italiane in Libia resteranno senza
lavoro? Quanti dei tre milioni di lavoratori stranieri che vivono da
decenni in Libia si riverseranno verso il nostro Paese?
De Michelis sa benissimo che gli USA hanno fatto una doppietta con la
messa in crisi di Gheddafi: hanno abolito la sovranità della Libia ed
inferto un colpo durissimo all'Eni al quale fanno la posta da sempre,
fin dalla uccisione di Mattei. Ma questo a lui ed alla ipocrita e
disonesta casta politica italiana attenta soltanto alla carriera non
importa proprio niente.
Il pavido governo italiano è costretto a fare finta di niente. La
sua meschina opposizione lo incalza per la cancellazione del trattato
italo-libico. Berlusconi dovrà stare in riga e fornire il supporto
militare se si deciderà di bombardare Tripoli al fine di spaccare in due
od in tre la Libia oppure di mettere al potere la tribù fedele
all'Occidente dell'ex re Idriss. Il benessere della Libia sarà un
ricordo del passato come quello dell'Iraq di Sadam Hussein che era
diventato lo Stato più moderno industrializzato e colto tra i paesi
arabi. Gli USA non sopportano la crescita di civiltà diverse da quella
del suo capitalismo. Anche l'Iran dovrà essere schiacciata e riportata
all'età della pietra. Tutta la polemica contro l'Islam ed il
fondamentalismo islamico, contro il terrorismo, non è altro che il
manifesto ideologico di un Impero che non accetta di convivere con
entità autonome e culture diverse dalla sua. In lista di attesa per
essere omologata con le buone o le cattive sta la Russia. Farebbe bene
Berlusconi, prima che Obama decida di tirargli il collo e di ordinare ai
suoi "fedeli" in Italia di rivedere tutto, a rivedere, se può, le sue
posizioni verso Putin.
Intanto dalla Libia giunge un pesante silenzio. Tutto si è fermato
come se la macchina del tempo si fosse inceppata. Che fine hanno fatto i
rivoluzionari? Che cosa ne è del tiranno Gheddafi chiuso nel suo bunker
come Hitler secondo la descrizione della batteria massmediatica?
Persone provenienti da Tripoli intervistate da rai news 24 hanno detto
che niente di quanto raccontato dalle televisioni e dalla stampa è vero.
Tripoli è tranquilla e la vita vi scorre normalmente. E allora? Che cosa
sta accadendo?
Sta accadendo che le orde monarchiche manovrate da Obama e dalla Clinton
hanno avuto l'ordine di congelare la "rivoluzione" in attesa dei
negoziati con Gheddafi e la sua famiglia. Se questi accetterà di
andarsene dal paese dove è nato e dove ha governato per quaranta anni
non ci sarà bisogno dell'assalto finale al Palazzo d'Inverno. Se
Gheddafi resisterà la Libia farà la fine dell'Irak e dell'Afghanistan:
sarà invasa da truppe che qualcuno nella sinistra fariseica italiana
chiama "umanitarie". Vedremo in diretta lo spettacolo pirotecnico delle
bombe al fosforo che illuminano il cielo di Tripoli. Lo stesso
spettacolo che abbiamo visto sul cielo di Bagdad.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, March 04, 2011 10:05 AM
Subject: Scala mobile e salario minimo garantito
La crisi libica ha infiammato l'inflazione per il rincaro della
energia a causa di una velocissima manovra sui prezzi in cui è anche
forte una componente di speculazione e di vera e propria rapina.
L'effetto è immediato intanto sul costo dei carburanti che grava sui
lavoratori che nella loro grande maggioranza usano il mezzo privato per
raggiungere le aziende e sui costi di produzione di generi alimentari
che rincareranno tutti. Insomma tutto costerà da subito più caro. Altro
effetto negativo sarà prodotto dal federalismo municipale che aumenta
le tasse e dai rincari dei servizi delle ex municipalizzate. Insomma i
salari e le pensioni già abbastanza rinsecchiti corrono il rischio di
diventare evanescenti anche perchè sono fermi da circa venti anni. Dalla
abolizione della scala mobile avvenuta il 21 luglio 1992 e dagli accordi
di concertazione del 23 luglio 1993 ad oggi c'è stata una inesorabile
progressiva svalutazione dei salari costretti quasi alla immobilità
mentre tutto il resto è andato avanti secondo le leggi del mercato.
Salari e pensioni basse hanno contribuito
a non fare impennare di molto i prezzi data la minore possibilità di
consumi di lavoratori e pensionati come dire che la povertà del popolo è
servita a tenere in equilibrio il sistema. Ma è catastrofica la
situazione dei redditi fissi. Il 17 % dei pensionati di vecchiaia
riceve un assegno inferiore a 500 euro mensili. Il 6 % dei lavoratori
riceve un "salario" inferiore a 500 euro al mese ed il 25 % sotto i
1000 euro.
Questa situazione angoscia sopratutto i pensionati che non solo non
hanno mezzi di difesa, ma sono stati criminalizzati dal regime che li
vuole vampiri delle risorse che spetterebbero ai giovani, propaganda
alimentata anche da autorevoli economisti e professoroni come Monti, non
promette niente di buono ed evolve verso il peggio. Diventeranno i
pensionati italiani come i russi dopo la caduta dell'URSS costretti a
mendicare per le strade ed a morire di freddo e di fame? Grave è la
condizione dei lavoratori e delle loro famiglie. Sebbene l'economia
italiana sembri in ripresa moltissime sono le ore di CIG. La
contrattazione in deroga abbassa i minimi salariali ed i contratti in
regime di precariato addirittura li dimezzano. Insomma la situazione si
sta facendo assai critica per la sopravvivenza. Il liberismo ha imposto
regole che vanno ben oltre la legge bronzea dei salari di Ricardo. Non
solo il salario non va oltre la sussistenza dei prestatori d'opera ma é
spesso largamente al disotto. Si sopravvive con l'aiuto delle famiglie
fino a quando questo sarà possibile. Tutti i milioni di giovani
biagizzati sopravvivono con l'aiuto dei genitori e spesso anche dei
nonni. Nessuno è in grado di reggersi da solo e non basta neppure
l'aiuto dello stipendio della compagna, se precaria.
In queste condizioni diventa indispensabile il ripristino della scala
mobile, di un meccanismo di indicizzazione dei salari e delle pensioni.
La scala mobile può essere congegnata per evitare taluni effetti
negativi che le sono stati attribuiti. Non è vero che favorisce
l'inflazione se scatta soltanto un paio di volte l'anno e sempre dopo
la registrazione dell'andamento dei prezzi. Può addirittura essere uno
strumento di contenimento di questi, perchè le aziende e lo Stato
aumentando prezzi e tariffe dovranno tenere conto delle ripercussioni.
L'istituzione del Salario Minimo Garantito si rende indispensabile per
tutta l'area del precariato e del lavoro immigrato. Ma farà bene a
tutti bloccare la tendenza allo scivolamento verso il basso dei salari.
Sarà un fatto di civiltà e di rispetto della dignità.
Eviterà l'imbarbarimento di una società che si spacca in due, da un
lato i managers ed i politici che godono di retribuzioni scandalose e
dall'altro i reietti che la morale liberista vorrebbe fare sentire
falliti. Non è un fallito un giovane che dopo essersi laureato magari
con tanto entusiasmo è costretto a servire in un ufficio per
quattrocento euro al mese ma solo una vittima di un sistema che deve
essere cambiato subito prima che sia troppo tardi.
Si potrebbe rivendicare anche un tetto per gli amministratori ed i
managers. Cosa giusta specialmente nella pubblica amministrazione dopo
la scandalosa riforma Bassanini.
Lo sciopero del 6 maggio prossimo affronta la questione salariale e
delle pensioni? E' una domanda che mi pongo dal momento che mi pare
prioritario mettere qualche cosa in più nelle tasche vuote dei
lavoratori e dei pensionati.
Pietro Ancona
http://www.cgilbi.it/_salari.html
http://www.uilpensionati.it/Documents/Pubblicazioni/FEBBRAIO 2006
SINTESI rapporto inps istat.pdf
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it
Sent: Sunday, March 06, 2011 10:44 AM
Subject: Fw: tristezze . Lettera a Valentino Parlato
Caro Parlato,
innanzitutto mi permetto correggere un suo impreciso ricordo: non è
stato Bush a volere uccidere Gheddafi nell'86 ma Reagan. La casa
bombardata è in Libia monumento nazionale a testimonianza di una
violenza subita dall'Impero e che si può ripetere ed infatti si sta
ripetendo. In secondo luogo mi permetto di osservare la mancanza di
respiro politico del suo articolo di oggi "ipotesi sulla crisi libica"
che vuole fare entrare, come si dice in Sicilia. " u sceccu pa cuda" (
il somaro per la coda) facendone una variante della grande rivolta
giovanile che scuote l'Africa e la penisola arabica. Lei parla di una
gioventù libica "mobilitata" contro il regime nientedimeno con le stesse
parole d'ordine del libro verde di Gheddafi. Non mi pare che le facce
patibolari e vissute del cosidetto consiglio rivoluzionario che siede a
Bengasi e si proclama unico rappresentante della Libia sia proprio fatto
da facce giovanili. A me sembrano vecchi arnesi che inalberano la
bandiera della monarchia di Idris e che, con un colpo di stato
lungamente preparato con l'aiuto degli anglosassoni e di Israele, si
sono impadroniti per prima cosa degli impianti petroliferi, degli
aeroporti e dei porti per potere ricevere gli aiuti in armi e
contractors dall'Occidente e che, solo per finta, non chiedono
l'intervento dei bombardamenti navali o aerei dello Occidente (che ci
saranno e magari si dirà che erano chirurgici, mirati a non colpire la
popolazione ma soltanto i "mercenari" dell'odiato tiranno.).
Mi consenta ancora di osservare che la sua definizione di Gheddafi "
beduino colto" è razzista e sembra fuoriuscita dal ventre colonialista
della borghesia italiana che mandava Graziani ad impiccare i libici e
gasare le popolazioni dei villaggi. Che significa "beduino colto"? Che
normalmente i beduini non lo sono? E secondo quali criteri non sono
colti, forse perchè non hanno mai letto San Tomaso d'Aquino come lei?
Osservo ancora che non ha detto una sola parola sulla catastrofe
umanitaria provocata dalla insurrezione. Tre milioni di lavoratori
stranieri sono accalcati come mandrie ai confini della Libia e vengono
fatti passare con un filtro spaventosamente piccolo. Scene dei tanti
giovani che svenivano per gli strapazzi dentro una folla allucinante
dovrebbero provocare rimorsi in quanti lodano la rivolta anti Gheddafi
che è la rivolta contro la libertà e l'indipendenza della Libia.
Anche l'Italia uscirà con le ossa rotte dal marasma che prenderà il
posto della Libia. Una mazzata micidiale è stata assestata alla testa
dell'Eni da sempre invidiata dalle sette sorelle per il metanodotto e
per i rapporti privilegiati con la Libia. Venti miliardi di interscambio
con un paese che è stato finora la Svizzera opulente dell'Africa.
Migliaia di lavoratori italiani resteranno disoccupati.
Infine mi permetta di osservare che la visita di Gheddafi a Roma non è
stata una pagliacciata. Il gesto di Berlusconi di baciargli non so se la
mano o l'anello avrebbe dovuto compierlo anni orsono il governo di
centro-sinistra. Esso corrisponde al gesto di Willy Brandt al ghetto di
Varsavia. Chiedere perdono per la feroce e prolungata presenza coloniale
dell'Italia è un gesto da grandi statisti. Peccato che lo abbia fatto
Berlusconi ma è sempre una cosa buona per l'Italia.-
Pietro Ancona
http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=7467
Ipotesi sulla crisi libica di Valentino Parlato:
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/03/articolo/42...
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Original Message -----
From: Pietro Ancona
Sent: Wednesday, March 09, 2011 7:17 PM
Subject: L'Italia colpita assieme a Gheddafi
L'Italia colpita assieme a Gheddafi.
Non condivido chi dice che gli USA sono stati sorpresi dagli
avvenimenti che hanno scosso e continuano a scuotere quella che
alcuni, con locuzione colonialista, chiamano quarta sponda del
Mediterrano e la penisola arabica. Non credo proprio. Credo che la
rivolta del pezzo di classe dirigente libica che si è impadronita
subito della zona dei pozzi petroliferi sia stata lungamente e
minuziosamente preparata anche negli uffici delle grandi compagnie
petrolifere e naturalmente dal Pentagono. Non so se la Nato ne fosse
al corrente ma non dubito che i fratelli inglesi siano stati della
partita. Si tratta della più grande rapina organizzata dagli
anglosassoni dopo lo spaccio dei derivati fasulli. La Libia ha già
avuto sequestrati 70 miliardi di dollari di fondi sovrani e credo
che ci sia un piano di spartizione delle immense straordinarie
risorse petrolifere attuali e quelle avvistate nel golfo della
Sirte. I dirigenti del Comitato dei Rivoltosi che siede a Bengasi si
muovono negli uffici della Unione Europea, della Nato e dell'ONU con
la naturalezza di chi è conosciuto da tempo ed è stato riconosciuto
ancora prima di avere strappato il potere al colonnello Gheddafi.
Ci sono tante riflessioni da fare sulle " rivoluzioni" della
Tunisia, dell'Egitto, dello Yemen, del Behrein. Intanto,
all'indomani della rivoluzione vittoriosa in Tunisia i giovani che
l'hanno fatta scappano verso l'Europa a migliaia e migliaia. Ma
come! non dovrebbero essere i complici di BenAlì a scappare come
questi e la consorte hanno fatto
portandosi dietro 1500 chili di oro in lingotti ed avendo già
all'estero trenta miliardi di euro che non risulta siano stati
sequestrati dal solerti governi occidentali? Che ne è stato di Ben
Alì e di Mubarak.? Del primo ci è stata raccontata la storia che è
morto proprio allo indomani dell'espatrio e di Mubarak non sappiamo
più niente. Ci hanno raccontato che è malato e non ci dicono niente
ma proprio niente dei 50 miliardi di euro che questi ha depositato
all'estero. Il refugium peccatorum dei tiranni è l'Arabia Saudita
che con le sue televisioni scrive le veline a tutta la stampa
occidentale raccontando balle colossali che vengono accettate
nella colta Europa come notizie vere. L'ultima balla è la richiesta
di Gheddafi al Comitato Monarchico di Bengasi di trattare in cambio
di un salvacondotto per se, per la famiglia e per i suoi soldi......
Non credo proprio che quanto stia accadendo non sia stato
programmato. L'Impero studia i suoi piani e non sono mai piani di
pace, ma di arricchimento della cupola mafiosa delle multinazionali
e del pentagono a spese del mondo. Si rifanno delle perdite che il
sistema finanziario ha subito e che vengono recuperate spremendo i
popoli attraverso il FMI, costringendo l'Europa ad un welfare sempre
più povero, abbassando i salari dei lavoratori e riducendo quasi ad
elemosine le pensioni e con le guerre di rapina. Nel caso della
Libia ci sono in gioco tutta la ricchezza che è stata accumulata
negli anni dalla geniale lungimirante e saggia gestione di Gheddafi
e le risorse petrolifere. Inoltre, con la Libia si colpisce quasi a
morte l'Italia. Che fine farà la vituperata ENI a cui le Sette
Sorelle danno la caccia fin dall'assassinio di Enrico Mattei?
Cesserà l'interscambio di venti miliardi di euro annui tra Italia e
Libia e una grande pacifica cooperazione economica e culturale
entrerà in crisi forse per sempre. Con l'aggressione alla Libia c'è
anche un attacco sferrato all'Italia ed all'Europa. Non è forse
casuale la fuga dei buoi dalla stalla. Perchè la Fiat si trasferisce
negli USA? Perchè Bulgari si mette sotto l'ala della Francia?
Insomma, perchè c'è un fuggi fuggi delle maggiori imprese
dall'Italia? Si tratta solo di delocalizzazione oppure c'è
all'orizzonte un periodo difficile per il nostro Paese? Credo che si
stia programmando la retrocessione dell'Italia assieme a quella dei
paesi del Pigs....Per retrocedere l'Italia bisognava assestarle un
colpo mortale. Il colpo mortale arriva attraverso la Libia.
In fondo i potenti di sempre hanno sempre avuto disprezzo per il
nostro Paese. Non disse Metternick al Congresso di Vienna del 1815
che l'Italia era " una espressione geografica"?
Kissinger e le teste d'uovo dei neocon al potere non la pensano
diversamente. Senza Eni e Finmeccanica, senza il grande polmone
libico, diventeremo più piccoli e più poveri. Ci resta il rapporto
con la Russia. Ma anche di questo il Capo Mafia della casa Bianca
presto ci chiederà il conto....
Tutto il Mediterraneo risulterà diverso dopo la guerra alla Libia e
diventerà una sorta di lago americano. Alle importanti basi militari
USA di Napoli e Catania si sommerà il presidio del Nord Africa di
forti postazioni USA.
Per tutto questo e non solo per questo faccio il tifo per il
colonnello Gheddafi e la sua Libia. Ma è assai difficile resistere
ai progetti dell'Impero.-
Ieri sono state rese note le statistiche dell'Afghanistan relative
al 2010: 2800 morti in grande parte donne e bambini. Non sappiamo
quanti feriti, mutilati, malati... Non importa niente a nessuno.
Santoro non dedicherà a questi un numero di Anno Zero. In fondo si
tratta soltanto di una statistica di persone che scompaiono lontano
dalla nostra vista.
Pietro Ancona
****
La Liberazione
della Libia e
dell'Italia
"Ma mi ricordo che anche noi abbiamo avuto bisogno degli "alleati" per liberarci dal fascismo. Sì, Gheddafi......" Sono parole scritte da Rossana Rossanda, una stella del gruppo del Manifesto, una gloria della cultura italiana comunista.
Intanto il popolo libico non ha chiesto di essere liberato da Gheddafi con il quale stava benissimo in quella che è la Nazione può avanzata nella soddisfazione di bisogni primari e secondari dell'Africa e non solo. Ricordo per tutti la realizzazione di un acquedotto che cammina per migliaia di chilometri sotto il Sahara e porta l'acqua a tutte le città della Jamaria. Ricordo il metanodotto italo-algerino che da trenta anni svolge il ruolo di ponte di pace fra l'Africa e l'Europa, opera grandiosa di pace realizzata su progetto dell'Ente Minerario Siciliano di cui facevo parte. Il Libia c'è in atto una dolorosa frattura provocata da un pezzo del vecchio establiscement che si muove più o meno come la dissidenza iraniana nell'orbita delle multinazionali del petrolio. Ma vorrei tornare a questa storia di noi italiani aiutati nella liberazione dal fascismo dagli "alleati".
E' vero che gli USA sono intervenuti nella seconda guerra mondiale. Eserciti USA hanno attraversato l'Italia che veniva bombardata preventivamente da immensi stormi di fortezze volanti. L'Italia liberata fu un mucchio di rovine. Per ricostruirla furono necessari dieci anni di durissimo lavoro. Ma non è vero che fu liberata- Quando gli alleati giunsero in Italia questa era già stata liberata da Napoli (settembre 1943 a Milano 25 arile 1945). Gli alleati non fecero altro che attraversare le città liberate distribuendo caramelle , gomma da masticare chewing gum" e sigarette Camel. Questa storia della liberazione dal nazismo e dal fascismo fatta da marines che in parte erano nipoti dei nostri emigranti in USA è stata per cinquanta anni una leggenda alimentata da arte dai nostri governi per non mettere in discussione l'occupazione manu militari che gli USA hanno fatto e fanno della nostra patria, per alimentare sensi di colpa per essere stati fascisti e dalla parte di Hitler. Non c'è dubbio: la causa dei fascismi era profondamente sbagliata ed il nazismo è stato un Mostro scaturito dal cuore dell'Europa. Ma il nazismo è nato per responsabilità degli anglosassoni
che avevano costretto la Germania al pagamento di debiti di guerra pazzeschi. Il mostro nazista fu inseminato a Versailles. Tutto il popolo tedesco doveva lavorare soltanto per pagare i risarcimenti pretesi dagli americani e dai loro alleati. Soltanto l'anno scorso la Germania ha saldato i debiti che gli furono accollati specialmente dalla Francia. Dopo ben 92 anni! Poi si fece di tutto per fare fallire la Repubblica di Weimar che costituiva l'alternativa socialdemocratica e democratica ai movimenti fascisti che nascevano all'inizio degli anni venti.
La seconda guerra mondiale è finita dal 1945 con la terribile rivelazione di Hiroshima e Nagasaki, esibizione di un potere terroristico che ci avrebbe da allora accompagnato per sempre. Da allora gli USA sono praticamente padroni dell'Italia dove hanno oltre cento siti e basi militari che usano come enclavi USA nella nostra patria. Da Trapani a Vicenza siamo presidiati. Come noi sono presidiati soltanto i tedeschi. Insomma siamo considerati scon fitti e non alleati.
Nel 150 dell'Unità, l'Italia è una colonia degli USA che oggi diventa avamposto nel Mediterraneo nuovo mare magnum delle flotte civili e militari USA.
Liberati ed occupati. dal 1945
Pietro Ancona 11 aprile 2011
Pubblicato anche in http://pdcimilena.wordpress.com/2011/04/12/la-liberazione-della-libia-e-dellitalia/ , http://www.ilgiornaledipachino.com/la-liberazione-della-libia-e-dellitalia/99634 , http://lombardia.indymedia.org:88/node/37715
commenti
su facebook:
https://www.facebook.com/note.php?saved&¬e_id=229102050436549#!/note.php?note_id=218504831496271
Caterina
Arena
oh, finalmente
un articolo che
contesta il mito
americani brava
gente che viene
a salvarci dai
nazisti...
visione che con
la storia non
c'entra proprio
un tubo ma che
viene sdoganata
perecchio, in
questo
periodo...
Ivan Rade
Jacenich
gente
intelligente chi
ha scritto l'
articolo! 10 e
lode!
Armata Rossa
ottimo Pietro
11 aprile alle
ore 16.39
Salvatore Vaiana
La tua analisi
antimperialistica
è condivisibile
e il tuo impegno
di
controinformazione
su fb lodevole.
Entrambe
troverebbero più
sostenitori se
dimostrassi ai
tuoi lettori con
dati
inconfutabili e
non funzionali
alla tua
comunque seria
ana...lisi che
la Libia è un
paese
democratico, il
popolo libico
sta
economicamente
bene, Gheddafi è
un semplice capo
di Stato e non
un dittatore
"familista".A
pugno chiuso,
anche se démodé!
Pietro Ancona
La Libia è un
paese
ultrademocratico.
Cose per le
quali in Italia
la gente spasima
e soffre in
Libia da
quaranta anni
sono nella
comune
disponibilità:
casa, acqua,
pane,
energia,sanità,
cultura . La
gente sta meglio
a tripoli che ad
Agrigen...to, Se
poi pensi che è
bene essere
liberi come ad
Haiti ma con la
pancia vuota o
piena di
vermi...
Bisognerebbe poi
avere un
approccio più
consapevole ed
avvertito con la
jamaria che non
è familismo, è
una forma di
organizzazione
del potere
democratico
diverso dal
nostro,. Oppure
va bene soltanto
il modello
occidentale che
favorisce
soltanto ed
esclusivamente
Berlusconi e gli
squali come lui?
Salvatore Vaiana
Lascia stare
Haiti e
Berlusconi sui
quali non ci
sarebbe tra noi
due dialettica
di opinioni,
suggerisci
piuttosto a me e
ai tuoi lettori
link e
riferimenti
bibliografici
(non di parte)
per dimostrare
inconfutabilmente
ciò di cui
sopra.
Armata Rossa
Porta anche tu
Salvatore alcune
prove che non
siano però le
solite fregnacce
che hanno
riempito le
pagine di
rotocalchi della
disinformazione
di stampo
imperialista...Non
c'è giorno che
non vengano
sgretolati quei
castelli
menzogne
costruit...i ad
arte nelle
ultime
settimane, dalle
false fossi
comuni, alle
bombe nelle
piazze, ai
mercenari pagati
da Gheddafi.
Ormai anche i
ragazzini
dell'asilo hanno
ben inquadrato
le bufale
montate contro
Gheddafi. Prova
a comporre su
google le
fatidiche parole
"La libia che
non si legge sui
giornali" e
troverai
documenti in
quantità
industriale sul
tenore di vita
libico e quello
che il
colonnello ha
dato al suo
popolo. C'è
anche una
lettera
dell'ingegnere
Eni guido Nardo
molto
interessante che
ti consiglierei
di leggere
attentamente...
Giuseppina
Ficarra
Ti suggerisco di
leggerti un paio
di schede sulla
Libia e
sull'interscambio
italo-libico e
la relazione
dell'ONU che
indica nella
Libia un paese
ad alto rispetto
dei diritti
umani. Per
articoli non di
parte che
intendi? Molti
articoli "di
p...arte"
comunista li
trovi qui:
http://www.spazioamico.it/Egitto,_Tunisia_Libia.htm
Sono articoli
ben argomentati
e documentati a
differenza
dell'analisi
dogmatica e
frettolosa fatta
da Fabio Amato
responsabile
della politica
estera di
Liberazione che
già il
23/02/2011 aveva
capito tutto ma
senza dimostrare
"inconfutabilmente"
proprio niente.
Giuseppina
Ficarra
Libia: parla l'All
African People’s
Revolutionary
Party pubblicata
da Gabriele
Repaci il giorno
lunedì 11 aprile
2011 alle ore
14.45
di Contropiano
Bologna
http://www.contropiano.org/it/esteri/item/698-libia-parla-lall-african-people%E2%80%99s-revolutionary-party
Marco Monari
'azz.. o pietro
non sbagli un
colpo... Bravo a
te e a
Giuseppina...
Ciao
Sara Dipasquale
condivido parola
per parola,
virgola per
virgola. A chi
in buona fede
rimane incerto
di fronte a
certe
affermazioni,
suggerisco di
prendere in mano
un buon libro di
storia, anche di
scuola
secondaria,
troverà tutti i
riscontri. A
quelli in
...malafede, o
che sono
insofferenti
allo studio e
preferiscono la
melassa
mediatica, dico
solo che mi
spiace per loro.
E per i loro
figli, se ne
hanno. Questo
commento l'avevo
già scritto, ma
stranamente era
sparito. Vediamo
se adesso
rimane.
10/12/2014
Maria
Felicia
Crapisi
Pietro
Ancona, con
questa sua
pagina, dà
una chiara
prova di
possedere
una profonda
intelligenza
dei fatti
storici.
Merita
un'aperta
lode.
Maria
Felicia
Crapisi
Il Nazismo
nacque come
reazione dei
Tedeschi, al
progetto dei
cosiddetti
STATI
DEMOCRATICI,
che, dopo la
fine della
prima guerra
mondiale,
volevano
rendere la
Germania una
TERRA
TOTALMENTE E
DEFINITIVAMENTE
BRUCIATA :
condivido
pienamente
questa
indicazione
di Pietro
Ancona.
Vedi anche
Gheddafi: ci rendiamo
conto che non esiste un Parlamento in Italia... Solo l'amico popolo italiano
vuole la pace.
nota
di Giuseppina Ficarra
http://www.facebook.com/home.php#!/INFORMARE.CONTROINFORMANDO/posts/207263942632097
http://www.facebook.com/profile.php?id=1556086462#!/notes/pietro-ancona/la-liberazione-della-libia-e-dellitalia/218504831496271
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Original Message -----
From: Pietro Ancona
Sent: Wednesday, March 14, 2011 4:17 PM
Subject: Tripoli, bel suol d’amore: italiani feroci e
traditori, la Libia sa bene chi siamo
Tripoli, bel suol d’amore: italiani feroci e
traditori, la Libia sa bene chi siamo
Nel centenario (1911) dell’occupazione coloniale dell’Italia (di
Giolitti) alla Libia seguita da trenta anni di ferocia fascista ma anche
dopo quaranta anni di bella e pacifica cooperazione, abbiamo di nuovo
tradito il popolo libico. Lo ha ricordato Gheddafi junior minacciando
vendette. In ogni caso di vittoria o sconfitta di Gheddafi, l’Italia ha
perso tutto: la dignità e trenta miliardi di interscambio commerciale! Ecco
come sono continuate le “prodezze” italiane. Su un’oasi dove si pensava
fossero ancora i ribelli, che si concentrò l’attenzione italiana. Il 31
luglio 1930 quattro aerei al comando del tenente colonnello Roberto Lordi
partono da Gialo con l’ordine di distruggere Taizerbo. Vengono lanciate 24
bombe da 21 chili caricate a iprite e 12 bombe da 12 chili e 320 da 2 chili
con esplosivo convenzionale.
Anche Cufra, città santa dei senussiti nella Libia sudorientale, dove
intanto si erano ritirate le bande ribelli di Abd el Gelli Sef en-Nasser e
Saleh el Atèusc, subì un attacco dal cielo prima di essere presa nel gennaio
del 1931 da una colonna di “meharisti”, mercenari libici su cammelli e
autocarri.
I guerriglieri sopravvissuti fuggirono con le proprie famiglie ma i reparti
cammellati e l’aviazione li inseguirono per vari giorni fino ad annientarli
in gran parte: tra le vittime anche donne e bambini.
Cufra fu sottoposta a tre giorni di saccheggi e violenze: 17 capi senussiti
furono impiccati, 35 indigeni evirati e lasciati morire dissanguati, 50
donne stuprate; si registrarono anche 50 fucilazioni e 40 esecuzioni con
ascia, baionette e sciabole. Le nostre truppe vittoriose si abbandonarono a
ogni atrocità: alle donne incinte venne squartato il ventre e i feti
infilzati, giovani donne violentate e sodomizzate con le candele, teste e
testicoli dei loro compagni mozzati portati in giro come trofei, tre bambini
immersi in calderoni di acqua bollente, ad alcuni vecchi vennero estirpate
le unghie prima di essere accecati.
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Original Message -----
From: Pietro Ancona
Sent: Wednesday, March 14, 2011 4:17 PM
Subject: Le rivoluzioni scippate ed addomesticate
Le rivoluzioni scippate ed addomesticate
La signora Clinton che fa come le due signore che l'hanno preceduta
nell'importante incarico di Segretario di Stato Madeleine Albright e
Condolence Rice il lavoro "sporco" dell'Impero, si recherà nei prossimi
giorni in Egitto ed in Tunisia per incontrare i governi scaturiti dalle
rivoluzioni
contro Mubarack e Ben Alì. Questi due governi non hanno però nessun
rappresentante dei giovani di piazza Tahrir e di Tunisi. E neppure dei
personaggi che si erano proposti come alternativa come Mussa e Baradei Sono
ferreamente ancorati al passato ed al blocco sociale affaristico militare e
mafioso che si è arricchito in trenta anni di dittatura tutt'altro che
pacifica. Basti pensare che in Egitto lo stato d'assedio non è mai stato
revocato dal 1980 e non lo è tuttora. In Tunisia affari e proprietà sono dei
mafiosi siciliani Proprietà immobiliari notevoli sono delle cosche mafiose
trapanesi che considerano da sempre la Tunisia la loro Svizzera a due passi
da casa.
Non c'è dubbio che i due governi stiano aiutando in tutti i modi i rivoltosi
di Bengasi.
Bengasi è alle spalle dell'Egitto che ha fornito ai rivoltosi armi in
quantità enormi, mezzi, informazioni, contractors, specialisti ed aiuti
provenienti dagli USA e dalla Nato. Insomma
aiutano un colpo di Stato che vorrebbe trasferire il controllo sul petrolio
da Gheddafi ad altre persone che a quanto pare godono di accrediti in
Occidente fortissimi. Sono stati immediatamente riconosciuti da Sarkozy e
ricevuti dalla Comunità Europea. Il portavoce di questi loschi individui che
si muovono come l'UGK in Kossovo ha minacciato Cina e Russia che non avranno
petrolio libico se nella sede dell'ONU non voteranno a loro sostegno. Per
questa ragione la Clinton li raggiunge per impartire disposizioni sul
prosieguo della guerra a Gheddafi ed alla Libia (Gheddafi è la Libia)
La sinistra europea ha commesso un grosso errore di semplificazione
assimilando la situazione libica a quella di tutta l'area in movimento nel
Nord Africa e nella penisola arabica. In effetti trattasi di movimenti del
tutto diversi. In Libia si tratta di gruppi armati che hanno fatto
prigioniere le popolazioni di Bengasi e degli altri centri catturati ed
hanno trincerato le città contro l'esercito dello Stato. In Egitto ed in
Tunisia si è trattato di movimenti con radici profondissime nel disagio,
nella fame, nella disoccupazione di milioni di giovani che hanno anche dato
un tributo di sangue (cinquecento uccisi in Egitto di cui non si parla mai)
ma che sono stati manipolati ed asserviti da una operazione di maquillage
del regime. Sono anche stranissime la morte di BenAlì all'indomani del suo
trasferimento in Arabia Saudita e la malattia di Mubarak. Di questa gente,
che non viene bandita dal mondo come accade a Gheddafi, i beni non vengono
sequestrati e la stampa occidentale è molto parca di notizie. Non si sa
quasi niente.
Insomma queste rivoluzioni che cosa hanno prodotto? Due regimi che
continuano a sparare sulla folla e che appoggiano e coprono i rivoltosi di
Bengasi. Il fatto che le rivoluzioni non avessero parole d'ordine
antiamericane ed antiisraeliane non è naturale, non si tratta di un processo
di deideologizzazione delle masse che sono diventate empiriche e che anelano
ai valori dell'occidente, ma di una direzione delle sollevazioni molto ben
edotta dei suoi scopi. Forse gli USA ed Israele da trenta anni non erano i
tutori di Mubarak e di ben Alì? Perchè non sono mai stati chiamati in causa?
Farebbe bene la sinistra a riflettere sullo stato dell'arte del movimento
"rivoluzionario" del nord africa senza abbandonarsi alla retorica immotivata
ed estetizzante di quanto è bella la rivoluzione araba e di quanto è bella
la gioventù rivoluzionaria. Come mai la gioventù all'indomani della cacciata
di Ben Alì scappa verso Lampedusa? Non dovrebbe realizzare la rivoluzione in
patria? E come mai nessuno di piazza Tahrir è nel governo di Il Cairo?
Si ha quasi l'impressione che la destra abbia utilizzato l'immensa forza di
cambiamento delle masse per aggiustare i suoi assetti di potere sia a
livello locale che internazionale. Certo la signora Clinton si reca a Tunisi
ed in Egitto con la certezza di trovare interlocutori da lungo tempi usi a
riverirla ed a servirla. E' questa la rivoluzione araba?
Il tema che si dovrebbe porre la sinistra, a mio parere, è il seguente: Se
rivoluzioni di milioni di persone come quelle che abbiamo visto nascere
sviluppare e finire possono essere manipolate dall'Impero nei contenuti, nel
progetto, nella loro risoluzione, che cosa c'è che non va? Possibile che al
posto di idee di libertà, socialismo, eguaglianza, democrazia, ci sia
soltanto una immensa lavagna dove scrivono soltanto la Clinton, Obama, i
neocon? Allora è preferibile di gran lunga il fondamentalismo islamico e
meglio ancora il socialismo ad un tsunami della storia che finisce con
depurare le stesse acque e servirle in bicchieri diversi....
Si possono scippare i popoli anche delle loro rivoluzioni? A quanto pare
questo è il capolavoro della strategia del duo Obama-Clinton. Fare delle
rivoluzioni un mezzo per rinnovare il feroce potere degli USA sul mondo,
assorbire la pressione sociale per non cambiare niente dei blocchi di potere
delle classi dominanti, sostituire qualche vecchio arnese con nuovi rampanti
"rinnovatori".
Pietro Ancona
http://www.globalproject.info/it/mondi/Rivolta-in-Egitto-risposte-ad-alc.
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Fare la guerra con Gheddafi non contro Gheddafi
pubblicata da
Pietro Ancona
il giorno martedì 22 marzo 2011 alle ore 12.58
Fare la guerra con Gheddafi e non
contro Gheddafi
Ci sono
cose che riscattano un uomo di tante sue colpe e di tante suoi piccoli o
grandi vizi. Mi hanno molto colpito le parole di Berlusconi dedicate a
Gheddafi. " Sono molto addolorato per lui, quanto succede in Libia mi
colpisce personalmente." Naturalmente per avere detto questo sarà morsicato
ai polpacci dai tanti sciacalli e sciacalletti della politica italiana,
pieni di veleno razzista contro colui che chiamano spregiativamente raiss.
Berlusconi ha avuto la debolezza di avere aderito alla risoluzione dell'ONU
anche se lo ha fatto masticando amaro. Non era in condizioni di contrapporsi
nettamente alla Casa Bianca ed ai suoi voleri che sono legge in tutto
l'Occidente ed anche all'ONU diventato un ufficio ratifica delle
deliberazioni degli USA. Tuttavia sa bene come sanno tutti che la sconfitta
di Gheddafi sarà la sconfitta stessa dell'Italia che finora ha goduto di
straordinari privilegi politici ed economici in Libia. La Francia ha sempre
invidiato il ruolo dell'Eni e della Finmeccanica e l'interscambio
italo-libico di quasi trenta miliardi di euro l'anno. Sarkozy scalpita e
sgomita dentro l'alleanza del branco di squali accampato nel golfo della
Sirte per farci fuori al più presto e mettere il rubinetto anche al
metanodotto che ci porta da trenta anni il prezioso gas dalla Algeria. In
quanto agli USA che mostrano l'onnipotenza del loro esercito e non si
vergognano di infierire contro un piccolo popolo hanno inaugurato una
politica che vorrebbero spacciare di prudenza e di saggezza. . Obama parla
poco e si mostra quasi "coinvolto" più che artefice della aggressione
colonialista alla Libia. Dice da sempre che Gheddafi se ne deve andare e
nello stesso tempo ha ottenuto il suo deferimento al tribunale dei Crimini
di Guerra che gli USA ritengono di non riconoscere per loro. Nel primo
giorno di assedio alla Libia ha scaraventato una apocalittica quantità di
missili sulle infrastrutture civili e militari secondo la tecnica di ridurre
all'età della pietra quanto di civile si trova nel raggio di questi
terribili ordigni. Solo questo lancio è costato oltre cento milioni di
dollari. I missili sono tutti armati di uranio impoverito al fine di
diffondere il cancro nella popolazione e di manomettere le generazioni
future. Nasceranno mostriciattoli al posto dei bellissimi bambini berberi o
beduini di oggi! Obama è intervenuto in Libia ed ha orchestrato tutto
perchè
non ha mai gradito il rapporto privilegiato tra Italia-Libia e Russia che
avrebbe dato vita ad un progetto grandioso di oleodotti e metanodotti con il
gravissimo difetto di essere estraneo ed indipendente dai progetti
americani<L'opinione pubblica occidentale, avvelenata da massmedia embedded
che da sempre da quanto Gheddafi ha visitato l'Italia manifesta intolleranza
e disprezzo razzistico, è stata assunta per far credere che la rivolta
armata, il golpe partito da Bengasi fosse opera di un gruppo di puri
difensori della libertà e della democrazia. Sappiamo tutti che si tratta di
contractors libici arruolati dalla Cia e dal Mossad che non esitano ad
abbandonarsi anche al saccheggio, allo stupro, al delitto. Rimproverano a
Berlusconi di avere baciato la mano a coloro che chiamano spregiativamente "raiss"
un gesto che è stato di grande nobiltà e che ha rafforzato un clima di
amicizia e di superamento dei trenta anni di atroci delitti compiuti
dall'Italia nella Libia giolittiana e fascista. Molti considerano Gheddafi
un pagliaccio, un eccentrico perchè non ha mai indossato gli abiti grigi
della borghesia, la giacca e cravatta
dell'establiscement
occidentali. Ma i vestiti di Gheddafi hanno tutti un grande valore simbolico
come la tuta mimetica di Fidel Castro ed il camiciotto azzurro di Mao.
Sottolineano il carattere eversivo e rivoluzionario dell'uomo che li
indossa.. La Libia di Gheddafi è passato da un milione di abitanti del 1969
ai sei milioni di oggi, la vita media è di 77 anni, la mortalità infantile
bassa forse migliore di quella USA, il reddito procapite di 17 mila dollari,
il welfare tra i migliori del mondo. A questo è servito il petrolio: a
migliorare la condizione di sei milioni di persone che danno pane e lavoro a
tre milioni di stranieri come se l'Italia desse lavoro a trenta milioni di
immigrati!!
Dopo
questa guerra non ci sarà più niente di tutto questo e milioni di persone
dovranno decidere se morire di fame o tentare l'avventura
dell'attraversamento del mare.Il Nord Africa privato del centro di forza
economica e di stabilità della Libia diventerà un inferno come si vede
dall'esodo continuo dei tunisini verso l'Italia. Irak docet!</span>
L'opposizione italiana piuttosto che farsi carico di una analisi corretta
di quanto sta accadendo e di prendere le misure necessarie non trova di
meglio che criticare Berlusconi secondo strizzando l'occhio agli Usa come a
dire "vedete, se ci fossimo noi saremmo più attenti alle vostre direttive."
Napolitano si comporta come garante dell'atlantismo più becero dei sepolcri
imbiancati della guerra fredda. Per lui la cosa più importante è uscire da
questa vicenda senza fare arrabbiare gli USA. IL resto non conta!
Insomma, spero che il governo trovi modo di sganciarsi da questa sporca
avventura di petrolio e di sangue e, una volta tanto nella storia di questo
Paese, di non essere Maramaldo, voltagabbana, specialmente quanto i mafiosi
occidentali ci vogliono con loro togliendoci anche il pane di bocca.
Pietro
Ancona
Scambio
di opinioni con il Prof.Flores D'Arcais di Micromega
di Pietro Ancona
March 26, 2011
Palermo, 25 marz0 2011
Caro Flores
D'Arcais,
lei che non è pacifista ma
interventista mi vuole spiegare quali
sono gli interessi che muovono la
Francia e l'Inghilterra in questa loro
generosissima campagna d'Africa contro
il feroce dittatore Gheddafi?
Non crede che la Shell, la Total e la
multinazionale dell'acqua Suez c'entrino
qualcosa?
Li conosce gli interessi dell'Italia,
interessi di civiltà perchè trattasi di
commerci ed imprese che radicano la pace
ed il benessere, che verranno spazzati
via dalla vittoria della coalizione del
"volenterosi"?
Li conosce i dati della Libia del
Colonnello Gheddafi? Età media 77 anni,
mortalità infantile bassa, cultura,
salari, pensioni e sicurezza sociale
reddito medio 17 mila dollari e su sei
milioni di abitanti tre milioni di
immigrati. Lo sa che tutto questo non ci
sarà più dopo il passaggio della signora
Guerra e della Signora Morte e che la
Libia sarà ridotta alla stregua
dell'Iraq e della Somalia?
In ogni caso la guerra è la
sconfitta della ragione e la vittoria
dell'istinto belluino peraltro non di
tutte le razze animali.
Se questo è il girotondismo siete
anche peggiori di Berlusconi.
Se c'è da stare da una parte è quella
dei popoli oppressi dal colonialismo. A
Gheddafi fanno pagare quaranta anni dopo
la estromissione degli inglesi e degli
USA dalla Libia. Voi partecipate alla
vendetta ammantandola di ragioni
"umanitarie".
Pietro Ancona
Sono certamente interessi abietti,
l'ho scritto e riscritto, ma lei
evidentemente non legge i miei articoli.
Altrimenti saprebbe che il mio criterio
è semplice: sono con la rivolta, in
Libia come in Egitto e in Tunisia, e ora
in Siria e in Giordania, con i giovani
di queste rivolte, acculturati, laici e
disoccupati. Con la rivolta che a
Bengasi stava per essere schiacciata in
un bagno di sangue. Se Sarkozy per
motivi abietti impedisce che la rivolta
venga schiacciata, e garantisce
indirettamente la salvezza dei rivoltosi
e il possibile futuro della rivolta,
ciò è per me infinitamente più
importante dei motivi abietti di Sarkozy.
Piuttosto: lei è contro l'intervento,
magari scenderà anche in piazza per
chiedere che i raid aerei e ogni altra
forma di intervento occidentale finisca.
Se questo obiettivo dovesse essere
raggiunto, magari mentre è ancora in
piazza, la piazza dovrebbe esplodere di
gioia. Ma quanti in coscienza potrebbero
gioire, visto che tutti sanno, lei
compreso, che finiti i raid Gheddafi
occuperebbe tutto il paese in 48 ore,
con i massacri e la vendetta contro i
rivoltosi che ne seguirebbero? E vada
poi a raccontare ai giovani in rivolta
che saranno massacrati che chi ha
chiesto la fine dei raid non è
moralmente responsabile del loro
destino!
un cordiale saluto
Paolo Flores d'Arcais
Egregio Professore Floris D'Arcais,
credo che lei sia in malafede nel
sostenere le cose che scrive. In Libia,
pur trattandosi di un regime diverso da
quello italiano, non esiste niente,
proprio niente, che possa assomigliare a
quanto è successo a Tunisi, al Cairo, e
sta succedendo in tanti paesi. La
rivolta libica è capitanata da
personaggi che sono come Mousavi e
Rafsaniani in Iran interessati a
dividere con le multinazionali del
petrolio le risorse che oggi Libia ed
Iran dedicano al welfare dei loro
popoli. Stanno venendo in luce tutti gli
sporchi retroscena di questa
provocazione. Si rilegga o si legga i
dati sui fondamentali della economia e
della società libica di Gheddafi. Uno
dei paesi più avanzati del mondo per
reddito procapite, mortalità infantile,
welfare. La gente sta assai meglio dei
poveri degli USA dove possono anche
crepare delle malattie più banali se non
hanno i soldi.
Lei avrebbe dovuto fare qualche
conto prima di pronunziarsi a favore di
qualcosa che sconvolgerà per sempre
l'equilibrio del Mediterraneo a
vantaggio della Francia e degli
americani. L'Italia uscirà povera e
pazza da questo conflitto perdendo un
fondamentale e sicuro mercato per i suoi
imvestimenti ed il lavoro. Da quaranta
anni diecine di migliaia di nostri
tecnici ed imprenditori lavorano in
Libia. La Libia inoltre dava lavoro a
tre milioni di africani che sono stati
improvvisamente ridotti a sbandati
disperati. Trenta miliardi di
interscambio, un metanodotto, una fonte
continua di prosperità e di pace finita
per sempre.
La sua commozione per i rivoltosi
armati fino ai denti che verranno
schiacciati è ipocrita e pelosa. Perchè
non ha scritto una sola parola per i
cinquecento morti di Mubarak che erano
giovani inermi armati soltanto della
fede nella libertà?Perchè non si occupa
del Bahrein e della Siria e della
Giordania..e di tutto il resto?
Il suo interventismo è davvero
raccapricciante proveniente da una zona
della sinistra democratica e liberal
che io amo e che viene sfigurata per
sempre da questa scelta. Lei inoltre
dovrebbe sapere bene che i missili e le
bombe che vengono sganciate sulla Libia
sono caricate ad uranio impoverito che
diffonderà il cancro e farà nascere
mostriciattoli al posto dei bellissimi
bambini berberi o beduini.
Ma sono africani e olivastri di
colore. Chi se ne frega? Viva la razza
bianca e la sua primazia sul mondo.
Pietro Ancona
Ps: si documenti anche sull'acqua che
a miliardi di metri cubi è sotto il
Sahara e sugli interessi della
multinazionale Suez e su quello che i
francesi in questo campo combinano nel
mondo che non è meno criminale di quanto
non si faccia per il petrolio
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, March 27, 2011 11:41 AM
Subject: La sconfitta dell'Italia in Libia
La sconfitta dell'Italia in Libia
Bisognerebbe cominciare a fare qualche riflessione sulla "campagna" di
Libia intrapresa con impressionante mobilitazione di mezzi aerei e navali
dall'Occidente che è sempre capeggiato dagli USA anche se il ridicolo e
pericoloso capo dell'Eliseo si scalmana e vorrebbe farne una guerra tutta
sua, una vendetta personale per le centrali nucleari che Gheddafi non gli ha
fatto costruire in Libia e per la enorme commessa di aerei che non sarebbe
stata onorata. Gheddafi ha preferito continuare a fare affari e stringere
accordi con l'Italia che gli ha salvato la vita sopra i cieli di Ustica e
che da quaranta anni è presente in Libia con migliaia e migliaia di
ingegneri, tecnici, imprenditori, artigiani. Dalla Libia si diparte il
metanodotto, una grandiosa opera di pace che attraversa il Canale di Sicilia
e da decenni rifornisce l'Italia del prezioso gas algerino. Sarkozy era ed è
furioso per il quasi monopolio italiano di tantissime attività
imprenditoriali di stampo non colonialistico: ha invidia per l'Eni che
vorrebbe sostituire con la Total e della Finmeccanica e di tutta la miriade
di imprenditori che si occupano di tantissime aspetti della vita economica
del piccolo ma ricco e prospero paese: sei milioni di abitanti e tre milioni
di stranieri occupati, una iperoccupazione dovuta al genio di Gheddafi e
della sua amministrazione che ha fatto fare passi di gigante alla Libia
mentre il resto dell'Africa boccheggia e si contorce in preda a spaventosi
problemi anche di fame e mentre la Tunisia e l'Egitto offrono ai loro
cittadini soltanto la via della fuga in Europa.
La prima riflessione riguarda l'Italia ed i suoi servizi segreti. L'Italia è
stata colta di sorpresa mentre Usa, GB e Francia organizzavano da mesi
l'insurrezione ed avevano già elaborato piani esecutivi dettagliati.
L'Italia è stata esclusa da ogni informazione. Il progetto "insurrezionale"
si è sviluppato con la precisione di un meccanismo ben congegnato.
Da Bengasi l'insurrezione è dilagata in tutta la Cirenaica ed ha colto di
sorpresa il governo. Non ho dubbi che per realizzare questi risultati tutte
le persone leali con Gheddafi della Cirenaica siano state trucidate per fare
una sorta di pulizia etnica. Quando i rivoltosi parlano di diecimila morti a
Bengasi attribuite a Gheddafi penso che si tratti di loro vittime
sacrificate per rendere sicuro il loro controllo del governo che si sono
affrettati ad insediare e che a quanto pare era già stato riconosciuto
dall'Occidente.
La seconda riflessione riguarda il gruppo dirigente italiano. Ieri sera
Fabrizio Cicchitto riconosceva il carattere coloniale ed antiitaliano della
guerra a Gheddafi. Il governo ha sbandato e pur essendo irritato per essere
stato messo di fronte a fatti "epocali" e comprendendo il reale significato
della iniziativa francese non ha avuto il coraggio di schierarsi accanto
alla Merkel o addirittura di assumere una posizione ancora più chiara di
difesa della integrità dello Stato libico e del suo diritto di regolare le
sue questioni senza interferenze esterne. Anche se il governo avesse voluto
assumere un atteggiamento più consono alla tutela dei nostri interessi e
della pace nel Mediterraneo non avrebbe potuto con una opposizione che fa
sciacallaggio, che rimprovera a Berlusconi di avere baciato la mano di
Gheddafi e che fa di tutto per segnalarsi agli USA come più fedele
esecutrice della volontà imperiale. Ricordate il bombardamento di Belgrado
ad opera del governo D'Alema? Il governo si è trovato stretto tra la
pressione dell'Occidente e il tallonamento della sua opposizione. Ha
sbandato, continua a sbandare. Intanto c'è chi ha pensato di tenerlo
occupato e sotto pressione inviando in Italia migliaia e migliaia di
tunisini che, all'indomani di una "rivoluzione" che defenestra BenAlì
"decidono" di venire tutti in Italia.
Sembra chiaro un obiettivo strategico che la Corte Imperiale di Obama si è
data: distruggere Gheddafi e l'autonomia della Libia, vendicarsi delle basi
militari USA ed inglesi che Gheddafi estromise quaranta anni fa. L'Impero ha
la memoria di un elefante. Non dimentica. E' chiaro che il dopo Gheddafi
sarà molto americano, molto inglese e molto francese. Il popolo libico
tornerà alla povertà antecedente il lungo regno della Yamarihiya. Sarà
ridotto in miseria come è accaduto agli irakeni dopo l'omicidio di Sadam
Hussein e l'instaurazione di un governo petainista. Il simbolo della nuova
era è dato dalla presenza di una immensa base militare USA grande quanto il
Vaticano che troneggia e deturpa il centro storico di Bagdad.
Ieri l'ineffabile premio Nobel per la pace Obama ha dichiarato la sua
menzogna davanti al mondo: ha detto che l'intervento degli alleati ha
salvato tante vite umane. Non è vero! I missili scagliati sulla Libia hanno
ucciso migliaia di persone ed altre ne ucciderà l'uranio impoverito di cui
sono stati caricati. Tripoli, come Kabul, come Beirut, come Belgrado,
come Bagdad, come Mogadiscio, è ridotta ad un cumulo di macerie. Tutte le
infrastrutture civili sono state demolite. La ricostruzione servirà per fare
arricchire le imprese che saranno scelte dagli USA. Gli inglesi finalmente
potranno tornare a spadroneggiare in Libia dalla quale il coraggioso e
valoroso Gheddafi li aveva cacciati via.
Il piano italo-tedesco annunziato da Frattini, ammesso che esista, non
funzionerà. Arriva fuori tempo massimo. L'Italia si è squalificata per non
avere saputo difendere la libertà della Libia ed i suoi vitali interessi nel
mediterraneo. Si farà quello che è già stato deciso alla Casa Bianca.
Viviamo in un mondo in cui, con cadenza quasi biennale, un piccolo Stato di
cultura diversa da quella occidentale viene preso in pugno e stritolato.
L'Impero come Polifemo ad uno ad uno uccide e divora i compagni di Ulisse.
Oggi è la volta della Libia che scompare dalla carta geografica e torna ad
essere un segno geometrico tracciato sulla carta dell'Africa. Domani a chi
toccherà? Sarà la volta del Venezuela o dell'Iran? Oppure della Birmania
dove una cattivissima giunta militare tiene sotto controllo la signora Aung
e si rifiuta di fare installare le basi militare e nucleari che servono agli
USA per minacciare da presso la Cina? Succederà qualcosa in Tibet? La guerra
permamente al pianeta terra è la politica degli USA. Protetti da due oceani
e mai bombardati non conoscono sulla propria carne gli orrori della guerra
che fanno conoscere alle loro vittime. Usano soldati professionisti
reclutati nelle zone di disoccupazione del paese molti dei quali finiscono
suicidi o in grandissima miseria quando ritornano in "patria". Ma le
multinazionali e le banche accumulano potere e tanto tanto denaro.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, March 29, 2011 10:59 AM
Subject: Surreale masochismo in lingua inglese,
Surreale masochismo in lingua inglese
Il segretario dell'ONU Ban Chi Moon ha presentato Napolitano all'Assemblea
dell'ONU come " il grande saggio d'Europa, l'incarnazione della storia
italiana.... " Lo ha anche definito "una leggenda vivente".
Può fare piacere sentire questi apprezzamenti da una autorità mondiale come
il segretario dell'ONU se non facessero sorgere il dubbio che si tratti
della esagerazione di una cortesia rivolta ad una persona anziana arrivata
all'ONU per ricordare i 150 anni della storia d'Italia
Nelle stesse ore in cui Napolitano parlava all'ONU si riunivano inglesi,
francesi ed americani con l'aggiunta della Merkel per decidere le quote del
loro bottino di guerra in Libia. Gli USA hanno fatto sapere di avere speso
finora 600 milioni di dollari in missili e ore di volo e naturalmente si
aspettano di essere rimborsati e compensati adeguatamente.
Quindi all'apprezzamento per Napolitano non corrisponde un adeguata
considerazione della Italia e del suo ruolo. Non capisco poi perchè
Napolitano sia una "leggenda". La sua carriera si è svolta tutta
rigorosamente dentro i Palazzi del Potere. Il suo antifascismo non è stato
tale da procurargli il carcere o l'esilio come è successo a tantissimi altri
come Pertini, Saragat, Nenni, Terracini. E' stato eletto nel 1953 alla
Camera dei deputati e da allora è sempre stato rieletto fino alla nomina di
senatore a vita e poi di Presidente della Repubblica.
Il suo discorso di ieri è stato pronunziato in lingua inglese. Certo è la
lingua più conosciuta nel pianeta per via dell'espansionismo militare degli
USA e della loro presenza anche nei punti più lontani dall'Occidente con
basi militari. Ma credo che avrebbe fatto assai meglio se avesse parlato in
lingua italiana proprio nel giorno in cui presentava il 150° anniversario
della nascita della Nazione. Non è un bel vedere il Presidente di uno Stato
che parla una lingua che non è la sua e neppure della Unione Europea alla
quale appartiene..
Il contenuto del suo discorso è stato del tutto inaccettabile intessuto di
menzogne date per
verità dogmatiche a cominciare dalla accusa a Gheddafi di massacrare il suo
popolo..Gheddafi ha dovuto fronteggiare una rivolta armata di bande
criminali organizzate dai francesi che a Bengasi hanno trucidato la
popolazione civile rimasta fedele alla
Jamaria. Le bande criminali vengono salutate da Napolitano come il solo e
vero governo della Libia attraverso la stretta di mano all'ex ambasciatore
della Libia all'ONU. Una scelta che non è stata autorizzata dal Parlamento
italiano e che è estranea alle norme del diritto internazionale.
Napolitano ha anche in qualche modo accettata la dottrina neocon della
esportazione della "democrazia" sostenendo che non si può restare
insensibili al dolore di chi soffre sotto le tirannie. In verità, in
quaranta anni di jamaria presieduta da Gheddafi non abbiamo mai avuto
sentore di "dolore" del popolo libico. Il popolo libico è stato il più
prospero di tutta l'Africa ed ha dato da mangiare per decenni ad un gran
numero di immigrati. In quanto ai diritti civili lo stesso ONU nel quale
parlava Napolitano ha certificato per la Libia una situazione sicuramente
migliore di quella di tutti gli Stati con i quali confina.
Ma il dato sconcertante della posizione di Napolitano è la legittimazione
di un intervento militare che è chiaramente rivolto non solo contro la Libia
ma anche contro l'Italia che perde una zona di investimenti e di
interscambio di grande vitalità e consistenza economica. Una zona di
straordinaria importanza geopolitica. Ogni missile lanciato contro Gheddafi
è lanciato contro l'Italia la quale ha avuto finora in Libia una posizione
superprivilegiata ma non colonialista di dominanza economica attraverso
l'Eni la Finmeccanica e le sue più grandi aziende.
L'Italia avrebbe dovuto evitare la guerra. Una volta scoppiata si doveva
schierare con la Libia se avesse avuto un minimo di discernimento, di amore
proprio, se non fosse una "espressione geografica" in cui la classe
dirigente viene legittimata dagli USA e quindi
deve inghiottire rospi enormi facendo finta di essere d'accordo. Ora non
solo l'Italia dovrà assistere alla spartizione dei beni della Libia che sono
anche i suoi beni, ma dovrà anche fare finta di essere d'accordo. L'ondata
di ritorno della guerra sta arrivando con lo sbarco di migliaia di profughi
organizzata dal governo tunisino per tenerci occupati e lontano dal teatro
degli avvenimenti e giungerà con i profughi libici che per la prima volta
dopo quaranta anni di serena prosperità in patria saranno costretti a
varcare il Canale di Sicilia (che diventerà Canale Anglo franco americano).
In Italia, la sola forza politica di governo che aveva descritto la
questione libica per quella che era, è la Lega appunto perchè Bossi non
viene legittimato dall'Ambasciatore USA come la maggioranza dei suoi
colleghi di governo e di opposizione. Ma, per meschinissimi calcoli interni,
non ha insistito e si è limitata a fare il solito piagnucolio sugli
immigrati chiedendo sfragelli che non ci saranno.
Il surreale discorso di Napolitano all'ONU non potrà nascondere la tragedia
della perdita della indipendenza della Libia e la sventura dell'Italia che
uscirà da questa terribile tragedia povera e pazza.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, March 31, 2011 4:23 PM
Subject: Fora de ball
"Fora de ball"
Non ci poteva essere più disgraziata celebrazione del 150 dell'Unità
d'Italia della guerra di Libia e del marasma che ci avrebbe investito. E'
come se fossimo stati colpiti a tradimento da una grossa randellata sulla
testa, tanto grossa che ancora barcolliamo e non sappiamo come tenerci in
piedi. Usa, Francia, Inghilterra preparavano da mesi la ribellione armata
dei banditi libici tenendo contatti intensi con i rivoltosi sia in Libia
come a Parigi o Londra. Non ne abbiamo saputo niente. Di quanto bolliva in
pentola siamo stati tenuti all'oscuro dai servizi segreti del nostro
Esercito che probabilmente si sente molto "americano" e molto "Nato" ed
assai poco patriottico e dai servizi della Farnesina e della Presidenza del
Consiglio. Quando l'attacco alla Libia era questione di ore non abbiamo
saputo che cosa fare e non abbiamo saputo e potuto fare l'unica cosa giusta
: dire no alla guerra, negare le basi militari, impedire l' aggressione
alla Libia. Cosa realistica perchè senza l'Italia gli alleati non avrebbero
potuto fare molto. Ma la preoccupazione dei nostri governanti e della
opposizione non è stata quella di combattere la guerra e tutelare gli
interessi della pace in una zona geostrategica per la nostra sic urezza ma
di farci perdonare i nostri trascorsi con Gheddafi ed unirci in qualche modo
alla spedizione coloniale che si approntava nelle anticamere della Casa
Bianca. Un disastro terribile dal momento che abbiamo in Libia interessi
colossali essenziali per la tenuta dell'Italia e che avremmo dovuto
sopportare l'immigrazione in Italia alimentata da una base di tre milioni di
africani fino ad oggi immigrati in Libia. Avendo mostrato viltà e
debolezza ora siamo invisi a Dio ed ai nemici suoi. Gheddafi ci considera
traditori, gli americani masticano amaro e si vendicano dei nostri rapporti
triangolari con la Libia e la Russia, i francesi vogliono accaparrarsi del
nostro posto in Libia e gli inglesi sono pronti a ripristinare la base
militare che Gheddafi ha smantellato quarantadue anni orsono. Lampedusa
viene presa d'assalto da migliaia di tunisini Berlusconi si dedica ad uno
dei suoi show preferiti. Si reca a Lampedusa, compra un villone per
accattivarsi la concittadinanza, promette che smaltirà al più presto
l'enorme ammasso di tunisini che vaga per l'Isola. Intanto alla camera dei
deputati si scrivono le pagine più nere però di un altro pianeta che non
c'entra niente con quello che accade alle porte dell'Italia: il Ministro La
Russa aggredisce il Presidente Fini con linguaggio volgarissimo e scoppiano
tumulti per il cosidetto "processo breve" che Berlusconi vuole per farla
franca con il processo Mills- Su rainew24 si trasmette la conferenza stampa
in diretta di Maroni. Il Viminale ha fatto una ripartizione dei tunisini in
alcune regioni d'Italia tutte centro-meridionali ad eccezione della Liguria.
A seguito delle veementi proteste decide di individuare altre sette
tendopoli nel Nord finora escluso anche per obbedire all'editto di Bossi:
"fora e ball" rivolto ai migranti. I quali migranti scappano da Manduria,
attraversano l'Italia, giungono a Ventimiglia ma la Francia blocca il
valico. I migranti improvvisano cortei di protesta. Tornano indietro. Non
sanno dove stare. Un casino di cui nessuno riesce più a dipanarne la matassa
aggrovigliata.
Spettacolo inverecondo offerto dal Governo vile e piagnucoloso, dal
Parlamento che infierisce sulle ferite dell'Italia piuttosto che dichiarare
l'Italia zona di pace chiudendo le basi militari alla Nato ed anche dalle
Regioni che giocano tutte a rimpiattino con il Governo e tra di loro al
fine di scaricare al più fesso (nel caso Vendola per Manduria o Lombardo per
la Sicilia) l'arrivo e la sistemazione dei migranti. C'è intanto un enorme
girotondo di navi, di aerei, di pulman di gente che va e gente che
viene.....
Non siamo nè uno Stato nè una Nazione. Il governo non difende gli
interessi nazionali
ma si preoccupa di non essere "posato" dalla signora Clinton e dal signor
Obama. Cosa che questi signori hanno fatto, tanto fatto da ringraziare
l'Italia per l'aiuto offerto agli alleati.
Non credo che USA, Gran Bretagna e Francia si ringraziino tra di loro. Si
ringrazia l'Italia come la cameriera che è tanto tanto servizievole e brava
e tanto masochista da spararsi sui piedi...
La prosperità della Libia ha impedito finora l'afflusso di migranti in
Italia. La Libia ha assorbito inoltre migliaia e migliaia di nostri tecnici,
ingegneri, specialisti che sono già tornati in Italia e sarà difficile
trovare per loro del lavoro. Ora l'Italia sarà sommersa da una valanga
umana. Il Canale di Sicilia sarà traversato da quanti cercheranno di
sfuggire al dopo Gheddafi e quanti sono stati truffati dalle rivoluzioni con
conclusione controrivoluzionaria della Tunisia e dell'Egitto. L'Italia
potrebbe sfasciarsi sulla questione immigrazione assai di più che sul
federalismo o altre cose. Intanto sebbene i discorsi di Napolitano all'ONU
ed agli italo-americani vorrebbero dimostrare il contrario, l'Italia sta
tornando ad essere una mera "espressione geografica".
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, April 02, 2011 5:37 PM
Subject: disarmo ideologico e cerchiobottismo
Sarebbe interessante per un sociologo analizzare i cortei per la pace che
si svolgeranno oggi in alcune città italiane. Oramai è chiaro che il colore
prevalente non è più nè il rosso nè l'arcobaleno . Arcobaleno distrutto da
quasi un decennio di polemiche contro i "pacifinti", la diserzione della
CGIL, delle organizzazioni cattoliche e del PD. L'ultimo corteo pacifista fu
raggiunto a metà percorso da Fassino il quale marciò per un po' di strada e
poi si ritirò per non parteciparvi mai più. Era il 2004. Il PD si porta a
casa oggi la condanna di Gheddafi che costituisce il suo grande regalo
agli americani. In futuro forse qualcuno del PD parteciperà ancora a
cortei di pacifisti, forse alla marcia Assise-Perugia, oramai entrata tra le
"feste comandate" della Repubblica, costruita attorno ad un cosidetto tavolo
della pace al quale fanno capo i volontari di Santo Egidio che non
disdegnano tuttavia donazioni, se del caso, anche da fabbricanti di armi.
Il corteo di oggi sarà disertato da alcuni degli esponenti più autorevoli
del PD che non vogliono destare sospetti all'Ambasciata USA proprio mentre
lavorano per approntare una alternativa di governo al centro-destra
italiano. Nel PD si è sollevato un vespaio di polemiche. Moltissimi non ci
saranno e coloro che andranno al corteo vi daranno una connotazione
"gentile", alcune parole non ci saranno più, tra queste: guerrafondai,
imperialismo, colonialismo, capitalismo..parole oramai obsolete e
veterotutto.
Per una sorta di follia della politica le parole colonialismo ed
imperialismo vengono bandite anche dai comunisti del Manifesto. Dice la
Rossanda che la guerra contro Gheddafi non è stata fatta per il petrolio o
la posizione geostrategica della Libia, non ha motivazioni imperialiste o
neocolonialiste. La guerra è fatta perchè Sarkozy non vuole perdere le
elezioni in Francia e Camerun vuole stornare l'attenzione dalle sue scelte
che suscitano ire sempre più furibonde tra gli studenti, gli statali, i
pensionati... Insomma, la categoria per capire quanto sta accadendo nel
quadrante mediterraneo, non è quella dell'analisi "marxiana" dell'economia e
della politica ! Ciò non spiega lo straordinario spiegamento di forze
statunitensi nel Mediterraneo e l'impiego di centinaia di grandi missili
caricati ad uranio impoverito per uccidere subito ed in futuro. Ma pare che
questo particolare non interessi. Naturalmente il corteo è pervaso tutto da
profonda antipatia per Gheddafi. Non gli si perdona di essere stato amico di
Berlusconi ed a questi di avergli baciato l'anello (o la mano) non ho capito
bene! Non gli si perdona di avere tenuto una lezione di islamismo a
cinquecento ragazze italiane e di avere portato in Italia un campionario di
focosi cavallini arabi. Non gli si perdona ancora l'esibizione degli aerei
italiani sul cielo di Tripoli che, tuttavia, patriotticamente tracciarono un
tricolore e non il verde della jamaria come richiesto dal Colonnello. Questo
disprezzo per il Colonnello è stato alimentato da settimane di attacchi e di
sfottò praticato dalla stampa nazionale e da una casta di oligarchi della
politica che si sono divertiti a lungo attorno al Colonnello. Anche la
Lizzizzetto si è lasciata andare a schernire il vestiario di Gheddafi.
Questo sentimento di antipatia è sovrastante su tutto. Non credo che ci sia
molta pietà o alcuna commozione per la piccola nazione di appena sei
milioni di persone devastata dal più possente esercito alleato del mondo. Ed
è, senza saperlo, un sentimento profondamente autolesionistico e masochista.
La guerra contro Gheddafi è guerra contro l'Italia! Perderemo tutto. La
Libia è stata rapinata dei fondi sovrani. Circa cento miliardi di dollari
proprietà del popolo che sono stati incassati dalle banche USA ed europee.
L'Italia perderà il suo piedistallo economico e sociale che gli dà
prosperità da quaranta anni. Si tratta di qualcosa come trenta miliardi di
euro di esport-import e del pane di migliaia e migliaia di operai, tecnici,
ingegneri italiani. Quando gli ultimi fumi delle cannonate saranno svaniti
ci troveremo più poveri, più piccoli, senza sapere dove sbattere la
testa....
Il corteo vivrà di un sentimento che non promana da se stesso ma dai
ricordi della gente che vi partecipa. La gente, ricordando di essere stata
pacifista, no global, antinuclearista, per il lavoro, per i diritti crederà
di essere sempre dentro la stessa onda emotiva e politica della sua storia.
Ma le cose non stanno così. La contraddizione del corteo per la pace ma
anche contro Gheddafi che oggi è il punto della lotta antimperialistica da
difendere con maggiore forza c'è e resta. Resta anche odio ed antipatia nei
suoi confronti. Odio ed antipatia del tutto immotivati che in parte vengono
dal substrato culturale razzista della Italia di Graziani e Magliocco che
per trenta anni uccise, squartò, impalò i libici. Il corteo dirà no alla
guerra ma il risultato sarà eguale a zero perchè dirà no anche a Gheddafi
cioè alla libertà ed alla indipendenza della Libia. Si sa benissimo che gli
insorti sono una specie di UCK di Bengasi e che i tre che si spartiranno le
spoglie di uno Stato finora prospero e felice saranno gli USA, la Gran
Bretagna e la Francia.
Cortei sempre meno colorati, sempre più educati, gentili, giudiziosi,
animati da palloncini e striscioni con colori leggeri in cui vengono scritte
paroline gradevoli.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, April 07, 2011 10:08 AM
Subject: siamo tutti portoghesi
Siamo tutti portoghesi
Il Portogallo ha deciso di piegarsi alle frustate sempre più ravvicinate
che il "sistema" gli sta infliggendo, per ultima la svalutazione della
Agenzia Standard e Poor's che agisce come un cane da caccia ben addestrato
che ad un certo momento punta la sua preda indicandola ai cacciatori. Uno
di questi, il FMI, immediatamente interviene per proporsi di intervenire
prestando, naturalmente a interessi salati, i soldi necessari a salvare le
banche del disgraziato paese caduto nell'ultima battuta di caccia di
WallStreet. Se non il FMI, interviene la Unione Europea che ha costituito un
fondo apposta per queste evenienze. La prossima prevista sarà la Spagna. E
poi probabilmente l'Italia quando si saranno fatti sentire nel Bel Paese gli
effetti devastanti della crisi libica (venti miliardi in meno di
interscambio ed effetti della immigrazione).
Le condizioni per i portoghesi saranno durissime e del tutto simili a
quelle che hanno dovuto subire gli irlandesi ed i greci. Dovranno avere
sempre meno welfare per tutti i servizi sociali e per le pensioni. Ridurre i
salari specialmente quelli pubblici. Insomma impoverirsi e fare la corsa
all'indietro: il progresso è diventato soltanto regresso, la marcia del
gambero, un ritrovarsi sempre più poveri e pazzi nonostante il
miglioramento della produzione, delle esportazioni di tutto.
Si ha l'impressione sgradevole ed allarmante che queste crisi finanziarie
siano programmate e che si facciano scoppiare al momento più acconcio. In
effetti è da tempo che si parla di PIGS e qualcuno propone una revisione
dell'Europa facendone due o tre a "velocità" diverse". Le misure finora
proposte dai governi europei per stabilizzare il sistema sono tutte
insufficienti e non tolgono il pallino dalle mani degli speculatori.
Bisognerebbe vietare la negoziazione dei titoli di Stato assicurandone un
rendimento costante e fisso. Abolire le agenzie di rating che hanno assunto
un ruolo di killeraggio troppo evidente negli ultimi anni. Nazionalizzare il
sistema bancario e vietare la vendita dei derivati. Insomma evitare tutta la
speculazione cartacea sulla moneta. Disincentivare gli operatori di banca
dalla speculazione su titoli di depositi o altro.
A volte si ha l'impressione che ci troviamo difronte ad una sorta di
caccia grossa agli Stati fatta con strumenti diversi: l'Irak, l'Afghanistan,
il Pakistan, la Libia, la Costa d'Avorio, la Somalia vengono "trattate" con
bombardamenti ed occupazioni militari; Irlanda, Portogallo, Grecia con il
fallimento finanziario. L'Irak e la Libia sono state depredate delle loro
ricchezze valutarie e le loro risorse energetiche messe sotto controllo.
L'Unione Europea alla quale si sottraggono molte politiche di Francia,
Inghilterra e Germania, sta diventando sempre di più una trappola. La regola
di Maastricht è diventata un cappio al collo che non si può evitare soltanto
con deroghe all'indebitamento. La regola di Maastrict è la causa della
crescente asocialità delle politiche europee che caricano sul lavoro
dipendente, sulla regressione giuridica dei lavoratori e sullo
impoverimento della qualità della vita sociale il peso degli arricchimenti
delle classi dominanti e proprietarie fatte non solo di imprenditori ma di
dirigenti che guadagnano stipendi strepitosi come Marchionne o Geronzi.
Questa Europa piace sempre meno e sta diventando ossessiva ed oppressiva.
Aderisce ad un organismo come la Nato che agisce sempre di più come
strumento di aggressione e di imposizione della pax mafiosa degli USA; non
ha al suo interno regole che consentano investimenti ed una politica di
crescita equilibrata delle zone meno sviluppate. Ha fatto della Polonia,
della Romania, e di tutti i paesi provenienti dal Comecon colonie per la
delocalizzazione delle industrie decotte dell'Ovest e dove praticare salari
di fame. Le forze del lavoro europeo sono state usate come masse di manovra
per indebolirne la dignità giuridica e sociale. La sinistra non c'è più e
quando c'è, come in Francia, presenta programmi che non si contrappongono al
fanatismo liberista imperante.
La meta prossima della regola liberista imperante in Europa è la
proletarizzazione di mezzo miliardo di cittadini ridotti al livello medio
degli USA che oggi è più o meno povero come negli anni trenta. Questa regola
liberista distrugge la mobilità sociale verso l'alto e nel stabilisce una
soltanto verso l'inferno della miseria. Serve a creare una casta di
supermiliardari capaci di controllare le istituzioni della democrazia. Il
mercato sopra di tutti. Basti vedere l'insistenza con la quale si va avanti
sulla strada della privatizzazione della acqua per comprendere come la
resistenza delle democrazie al potere economico si riduce sempre di più.
Abbiamo bisogno di recuperare al controllo pubblico le banche e settori
fondamentali della industria. Il capitalismo è nemico del bene comune.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, April 08, 2011 4:54 PM
Subject: il manifesto dei Masochisti del 9 aprile.
Il Manifesto dei
Masochisti del 9
Aprile. Non chiedono
abrogazione legge
Biagi e Salario
Minimo Garantito
"il nostro tempo è
adesso", "non c'è
più tempo per
l'attesa", "siamo la
grande risorsa di
questo paese",
"siamo una
generazione
precaria", "vogliamo
tutti un altro paese
" non siamo più
disposti ad
aspettare", "non è
più tempo solo di
resistere ma di
passare all'azione",
siamo stanchi di
resistere ma non c'è
ne andiamo ".......
Ho trascritto i
titoli delle
proposizioni che
compongono l'appello
della manifestazione
del 9 aprile dei
precari alla quale
partecipano numerose
associazioni ma il
motore è la CGIL che
ne fa un momento
preparatorio dello
sciopero generale
nazionale del 6
Maggio.
Si tratta di una
manifestazione
puramente motoria,
un qualche segnale
di mobilitazione
lanciato a sei
milioni di persone
in grave sofferenza
e disperate per il
futuro che non c'è,
una manifestazione a
cui la CGIL ha
mozzato il capo. Non
ci sono richieste nè
per il Parlamento nè
per il Governo nè
per il padronato.
Niente di niente! Si
descrive la
tristissima ed
insopportabile
condizione dei
precari ma non si
dice niente, non si
indica un percorso,
non si chiede niente
per il suo
superamento.
Non si capisce
neppure perchè
questa
manifestazione viene
fatta. Forse si vuol
fare sapere che in
Italia abbiamo i
precari? Ma questo
si sa e come. Non
c'è famiglia
italiana che non sia
toccata da questo
problema. Che i
giovani sono stanchi
di aspettare? Che
vogliono che le cose
cambino? Tutte cose
scontate. Il punto è
un altro: che cosa
bisogna chiedere,
come chiedere,
quando e quanto
chiedere.
Qui casca l'asino.
La CGIL pratica il
precariato tra i
suoi dipendenti e
non ha alcuna
intenzione di
cambiare regime. La
stragrande
maggioranza dei
quadri "tecnici"
della CGIL (non i
sindacalisti) sono
assunti con uno dei
vari regimi previsti
dalla legge Biagi.
Negli accordi con il
governo Prodi del
luglio 2007 la CGIL
sottoscrisse
contenuti specifici
della Legge Biagi
che aveva negato
fino a qualche tempo
prima. Lo stesso
Prodi aveva vinto le
elezioni promettendo
ai giovani la lotta
al precariato ma si
rimangiò tutto nella
sadica gara a destra
ingaggiata con
Veltroni tra chi
sparava meglio nel
mucchio dei diritti
dei lavoratori.
Anche il PD che, con
la dichiarazione di
Fassina, appoggia la
manifestazione è per
il precariato che
viene praticato tra
i suoi dipendenti e
nel sistema della
cooperazione e delle
imprese controllate
dal PD. Inoltre
condivide le
posizioni di Cisl ed
Uil ed ha indotto la
CGIL a farle
proprie, "unitarie".
Oggi 8 Aprile, alla
vigilia delle
manifestazioni, il
cardinale Bagnasco,
bontà sua, afferma
che il precariato
deve avere un
termine, non può
essere a
vita.....Peccato che
la stragrande
maggioranza
dell'associazionismo
cattolico e le
imprese di Comunione
e Liberazione lo
pratichino con
grande
spregiudicatezza.
Ogni tanto si sente
qualche voce che
sembra ultramondana
ai giovani a
settecento euro ed a
partita iva come
fossero
professionisti come
quella del
governatore della
Banca d'Italia o del
Ministro Tremonti
che fanno sapere
come il posto fisso
sia superiore come
produttività
sicurezza sociale e
prospettiva e come
sarà deleteria per
l'Italia una
generazione che non
sarà mai
stabilizzata ed
attraverserà il
futuro senza averlo.
Ma trattasi di voci
che diventano puri
fumi accademici e
che possono essere
come tanti altri,
esempio la
rarefazione delle
materie prime, il
prezzo dei
carburanti....
Basterebbe due
richieste per dare
consistenza e valore
risolvente alla
manifestazione:
Abrogazione legge
Biagi e divieto di
tutte le sue forme
giuridiche
contrattuali ed
istituzione Salario
Minimo Garantito per
impedire alla
disonesta classe
imprenditoriale
italiana ed alla
stessa pubblica
amministrazione di
umiliare il lavoro
dei giovani.
Ma queste semplici
rivendicazioni non
ci saranno per il
semplice scopo che
la CGIL il PD ed i
loro alleati si
limitano a prendere
in giro i precari.
Non alzano un dito
in loro soccorso se
non per arrecare
qualche debole
miglioramento
assistenzialistico.
Sarebbe quindi utile
che le associazioni
che vogliono davvero
combattere il
precariato si
dissocino da questa
truffa.
Pietro Ancona
****
----- Original
Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Sunday, April
10, 2011 9:15 AM
Subject: ruolo della
cultura
universitaria
Carissimi di
Micromega,
sentivo stamane a
Prima Pagina con
vero e quasi fisico
disgusto leggere le
parole del Prof.
Deaglio sul
precariato, ripetere
per l'ennesima volta
da questo signore la
vulgata del
precariato
indispensabile per
tenere l'Italia sul
mercato ed anche
volgarissime e vili
insinuazioni contro
i pensionati che
sottrarrebbero
risorse ai giovani (
cosa questa non
vera, sono stato
consigliere
nazionale dell'inps
e assicuro che il
fondo pensioni è
sempre stato attivo
nella sua storia e
non ha mai tolto
niente a nessuno)
non tenendo conto
che i nostri figli
campano perchè
cediamo una parte
della pensione
altrimenti
affonderebbero
Mi sono messo a
pensare alla
responsabilità di
professori
universitari come
questo, Boeri,
Ichino, quelli della
Voce e tantissimi
altri che hanno
sospinto
ideologicamente e
dottrinalmente il
fronte
imprenditoriale
verso la demolizione
del rapporto di
lavoro riducendolo
da fatto inmportante
di civiltà giuridica
ad asservimento
schiavistico.
Molte di queste
persone si sono
fatta fama e ci
hanno guadagnato. Mi
è capitato di vedere
casualmente il
reddito di uno di
questi, mi pare il
prof.Boeri, circa
ottocentomila euro
l'anno e mi sono
chiesto quanto
rendano certe idee
confacenti ad
interessi precisi,
Tuttora questa
gente tiene banco.
Nessuno chiede
apertamente
l'abolizione della
loro costruzione
mostruosa: la legge
Biagi. Neppure le
stesse vittime
ridotte ad
elemosinare un
qualche lenimento
assistenzialistico
tramite la volpigna
posizione della
signora Camusso.
Soltanto il
Governatore della
banca d'Italia ha
avuto parole
allarmanti sul
precariato quando in
un discorso fatto se
nelle Marche se non
erro ha detto che il
paese si impoverisce
con il precariato e
si preclude il
futuro.
Mi domando come
mai il campo della
sinistra democratica
e liberal non prenda
posizione contro la
prostituzione
dell'insegnamento e
del prestigio
universitario agli
interessi padronali
attaccando questi
signori per la loro
subalternità e
collaborazionismo
alle mene più
asociali
dell'imprenditoria e
del "nuovo Stato"
ultrareazionario.
Pietro Ancona
****
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, April 14, 2011 11:56 AM
Subject: La democrazia di Rigoletto-Crozza?
La democrazia di Rigoletto-Crozza?
Il professor Asor Rosa interviene con una ingenuità disarmante nel
dibattito in corso sulla democrazia. Sostiene che Polizia e Carabinieri
dovrebbero fare un golpe (al posto di forze democratiche deboli o
inesistenti) e correggere le gambe ai cani. Richiama lontani episodi del
passato che evocano il fascismo ed Hitler per dire che se fosse
intervenuta la Casa Savoia e dato ordine di fermare la marcia su Roma forse
questa non si sarebbe fatta. Bah! Dice cose simili per Hitler. Se Hindeburg
gli avesse negato l'incarico non avremmo avuto il nazismo.
Ma è proprio così? L'Europa ha conosciuto venti anni di orrori per le
decisioni sbagliate di due persone ? Mi pare del tutto fuori dalla ragione
ritenere che il Re ed Hindeburg abbiamo agito prescindendo dagli interessi
presenti e futuri del blocco sociale che garantivano. Del resto, il fascismo
è dilagato quasi dappertutto in Europa con colori più o meno macabri e le
"democrazie" non riuscirono a gestire il potere dove l'avevano come in
Francia ed in Germania mentre in Spagna venivano sloggiate dal governo a
cannonate.
A parte la vocazione di salvatori della democrazia che io nego a Polizia e
Carabinieri bisognerebbe tenere conto di un altro dato: le forze armate
italiane dipendono quasi disciplinariamente dalle Forze Armate USA. Non si
muove foglia senza l'autorizzazione dei Comandi Nato (che poi sono comandi
USA). Ora gli americani darebbero via libera soltanto nel caso che avessero
deciso di liquidare Berlusconi cosa non del tutto fuori dalle ipotesi
possibili dal momento che il nostro è inviso a Washington per i suoi
rapporti pregressi con Gheddafi e Putin, rapporti giusti ed importanti dal
punto di vista dell'Italia che aveva creato un polo energetico di
importanza mondiale sottratto al controllo delle multinazionali e degli
interessi geostrategici degli USA.
Berlusconi ha osato troppo a sfidare le infernali regole dell'Impero.
Sebbene non abbia difeso Gheddafi e stia collaborando alla aggressione della
Libia oramai è nel libro nero che la Clinton tiene ed aggiorna
periodicamente.
Ma esiste davvero una "anormalità" della democrazia italiana rispetto ai
paesi occidentali?
Bisognerebbe approfondire la questione, scavare fino in fondo. La crisi
della democrazia in Italia non è molto diversa da quella che ha portato al
potere Sarcozy in Francia e che ha condannato alla sconfitta l'esperienza
socialista di Zapatero. Questo noi possiamo valutarlo se prendiamo in esame
le leggi in due fondamentali settori: il lavoro dipendente e l'ordine
pubblico. Per il resto l'unificazione legislativa e l'omologazione dei
comportamenti è già avvenuto. Noi abbiamo in comune con le democrazie
occidentali assai più cose. Il processo degenerativo delle tutele del lavoro
è avvenuto più o meno contemporanamente dappertutto. Il bipolarismo ha agito
come collante, ha unito maggioranza ed opposizione. L'opposizione strilla
per ora contro il processo breve. Ma non ha alzato un dito a difesa dei
lavoratori privati di giustizia dal collegato lavoro. Per due anni ha
collaborato alla stesura di una legge orribile ma della quale si mostrano
compiaciuti Sacconi, Letta e Treu. L'opposizione approva la legge Biagi.
Anche Napolitano approva la legge Biagi e incita l'Italia alla guerra
"democratica" contro la Libia. Le leggi elettorali funzionali al
bipolarismo sono state approvate da tutti e si basano sullo stravolgimento
del principio aureo della democrazia della tripartizione dei poteri. Se un
Presidente Regionale o un Sindaco si dimette dovrà rinnovarsi l'intero
Consiglio e questo è un deterrente enorme per la critica al potere
esecutivo. C'è una sostanziale unificazione "antropologica" del personale
politico italiano. Cetto la Qualunque è la maschera del politico italiano
come oggi viene percepito dalla gente "comune". Pulcinella rappresentativo
del ceto politico che ci sovrasta.
Debbo dire che la democrazia che si vorrebbe salvare è sguaiata e
stomachevole. Dobbiamo salvare la libertà di stampa quando questa di fatto
non esiste perchè finanziata dai governi e perchè influenzata dalla "velina"
che da la stessa versione degli avvenimenti internazionali. Dovrei salvare
la libertà della TV che ha dato meno dell'uno per cento alle ragioni di
Gheddafi e della Libia ed il 99 per cento alle ragioni dei contractors
cirenaici imbrogliandoci tutti i giorni ed istigando all'odio contro il
"tiranno"? Sono forse democratiche le corrispondenze della signora Bottari
dagli USA e della signora Coracci da Bengasi? Non sono embededd?
Causa della crisi della democrazia non è solo il conflitto di interessi o
la pretesa di Berlusconi di unire tutto il potere in uno come fece a suo
tempo Mussolini. E' anche l'adesione della opposizione alla politica di
"uccidi la bestia", cioè di riduzione dello Stato
a mera stazione appaltante piena di tesori e tesoretti per i privati.
Le politiche delle privatizzazioni, l'adesione alle regole del liberismo
interno ed internazionale hanno come effetto l'indebolimento progressivo
della democrazia fino alla sua scomparsa. Se un giovane infermiere o un
medico per lavorare si debbono rivolgere ad una "cooperativa" gestita da un
prestanome di Cetto la Qualunque che lo avvia al lavoro in un ospedale con
un salario del quaranta o cinquanta per cento inferiore al normale, credete
che avranno la percezione di vivere in uno stato democratico?
Sono anche stufo della democrazia dei talk show di Santoro, Floris, Gad
Lerner. Il giullare Rigoletto Crozza che interloquisce con i potenti in
poltrona che ridacchiano in continuazione facendo una satira che è quella
permessa dal Duca di Mantova mi risulta
insopportabile. Credo che anche i talk show hanno dato una mano alla
degenerazione italiana imponendoci gli stessi sepolcri imbiancati di sempre.
Il tumore che non fa capire più che cosa succede in Italia ad Asor Rosa non
si può baypassare con un golpe democratico. Bisognerebbe riflettere su ciò
che sosteneva Mario Monicelli quando incitava i giovani alla ribellione. Ma
oggi siamo nel punto più profondo di un pozzo senza luce.
Pietro Ancona
http://www.ilmanifesto.it/archivi/commento/anno/2011/mese/04/articolo/4446/
****
Morte di Vittorio
Il mondo è nelle mani di Mostri che usano la loro forza malvagia per
uccidere e distruggere quanto ritengono magari soltanto diverso dalla loro
idea di civiltà e di democrazia. Stamani i Mostri più grossi ed ingordi
hanno scritto una lettera a tre mani pubblicata sui capofila della loro
batteria massmedica New York Times, Times e FIgarò con la quale dichiarano
che è inimmaginabile il futuro della Libia con Gheddafi e che questo si deve
togliere di mezzo, se ne deve andare. Una ingiunzione mafiosa basata sulla
menzogna, menzogna che peraltro viene ostentata come a significare che
questi signori non hanno bisogno di spiegare le loro azioni. Sarcozy,
Cameron ed il premio Nobel per la Pace Obama si debbono rifare della
umiliazione che Gheddafi ha inflitto all'Occidente mezzo secolo fa
ingiungendo alle loro basi militari di sloggiare, la BP si deve rifare delle
perdite subite con Golfo del Messico e Sarkozy deve sfogare la sua immensa
invidia collerica contro l'Italia alla quale Gheddafi aveva concesso il
grosso del suo esport-import e relazioni quasi di appartenenti allo stesso
Paese. Ma Gheddafi resiste ed ieri si è mostrato in un raid automobilistico
al centro di Tripoli. Incoraggia il suo popolo alla resistenza. Il popolo
libico credo sappia che la fine di Gheddafi sarà la fine di un periodo
lunghissimo di prosperità pace cultura diritti sociali.Resiste assieme e con
lui.
Ma ieri è stato giorno di lutto per l'umanità e per ciò che ci rende umani e
ci fa sperare
in un futuro governato dalla ragione in cui i soldi si spendono per dare da
mangiare agli affamati e da bere agli assetati e non per ordigni bellici di
potenza spaventosa. Ieri è stata stroncata la vita di un giovane che fa
onore all'Italia ed al mondo intero: Vittorio Arrigoni attivista dei diritti
umani che ci ha permesso di sapere che cosa sono stati questi terribili anni
di assedio israeliano di Gaza, le persone morte come topi nei cunicoli
scavati per portare qualcosa da mangiare e qualche medicina a due milioni di
persone chiuse come bestiame in una città-trappola sottoposta a genocidio
permanente e dalla quale non possono andarsene. Questo avviene sotto gli
occhi dell'ONU una organizzazione da tempo squalificata e compromessa con il
potere imperiale, pavida e meschina contro Israele per quanto è baldanzosa e
dura contro la Libia.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso in modo orribile. Picchiato a morte e poi
impiccato. Una modalità non frequente di dare la morte in questi lugubri
scenari di guerra. E' stato ucciso probabilmente quasi subito dopo il
rapimento magari perchè, essendo del posto, aveva riconosciuto le persone
che lo avevano sequestrato oppure perchè l'ordine era quello di farlo fuori.
Vittorio è una icona, un testimonial troppo sgradito ai signori di Israele
vogliono azzerare e stanno azzerando la civiltà palestinese . Il delitto è
firmato. Rivendicato da Alqaeda che come sappiamo è una cellula creata dalla
Cia per creare un movimento terroristico mondiale che potesse servire da
giustificazione per le nefandezze dell'Occidente verso i popoli arabi.
Nefandezze compiute con la complicità di grossi intellettuali che hanno
orientato e dato il materiale di lavoro alla propaganda antiaraba.
Vittorio mi ha ricordato un'altro martirio: quello di Rachele Corrie che si
era posta contro la ruspa del soldato israeliano per difendere la casa
palestinese dove aveva preso il te con la famiglia che l'abitava. Un odio
cieco ed un disprezzo assoluto per la vita umana di coloro che si
frappongono ai progetti di annientamento palestinese per fare nascere dove
questi abitano da millenni una società razzista fondata sul sangue ebreo,
uno Stato che viene spacciato nel mondo come "l'unica" democrazia del Medio
Oriente ma che in effetti è soltanto uno stato apartheid e discriminatorio
per quandi non sono di sangue ebreo.
Vittorio Arrigoni e Rachela Corrie: due giovani occidentali che hanno dato
la loro giovane e bella vita alla causa dell'umanità. Spero che il libro di
Vittorio Arrigoni: "Restiamo Umani" venga letto ed adottato in tutte le
scuole. E' un raggio di sole nel buoi della tristissima epoca che stiamo
attraverso la tristissima epoca che stiamo attraversando, era di violenza c
he purtroppo non viene ancora bloccata di coloro che potrebbero farlo se
volessero: Russia, Cina, India, Brasile, SudAfrica.
Pietro Ancona
Il libro di Vittorio
http://www.indika.it/?p=1320
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From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Saturday, April 16, 2011 9:27 AM
Subject: Una grande sentenza
Una grande sentenza
Il 4 ottobre del 1969 mi trovavo ad Enna per presiedere una riunione del
Comitato Direttivo di quella Camera del Lavoro. Mentre ero riunito entrò in
sala il mio compagno ed amico Turi Zinna il quale mi disse che avrei dovuto
recarmi subito a Ragusa perchè mio fratello si era sentito male.
Nell'interminabile viaggio da Enna a Ragusa volevo assolutamente convincermi
che non era successo niente di irreparabile. Alle porte di Ragusa Vincenzo
Messana, l'amico che mi accompagnava, fermò l'auto e mi disse di prepararmi
ad un brutto evento. Non avrei trovato in vita mio fratello Fortunato.
Infatti, lo trovai dentro una rudimentale bara. Era di colore blu. Sembrava
ancora spaventato come a chiedere aiuto. Era stato ucciso da una scarica di
ventimila volt mentre si accingeva a riparare un filo spezzato da un
fulmine. Era rimasto appeso per il gancio che lo assicurava al palo almeno
per un paio d'ore, a testa in giù.
Era sposato da un mese. Aveva 26 anni ed era davvero un bel ragazzo. Il
processo andò per le lunghe e le condanne furono irrisorie. Nessuno andò in
carcere e la mortalità
nei posti di lavoro da allora è sempre cresciuta. L'Italia è piena di orfani
di caduti sul lavoro: ogni anno più di mille persone non tornano a casa e,
cosa della quale non si parla, l'Italia è piena anche di mutilati e malati,
persone che sono state spremute e praticamente consumate in lavori che li
hanno messo a contatto con sostanze maligne oppure hanno perso soltanto un
braccio, una gamba, qualche dito, un occhio....
Quando ieri il Tribunale di Torino ha condannato per omicidio il dirigente
della Thissen ed i suoi collaboratori affermando per la prima volta la
responsabilità penale per dolo per morte sul lavoro, ho provato il
sentimento di chi riceve finalmente giustizia e mi sono sentito ottavo
accanto ai parenti delle sette vittime. Le parole del magistrato di
grandissimo equilibrio ed umanità mi hanno reso rispettoso di una giustizia
che finalmente sembra esistere anche per i lavoratori specialmente quando ha
detto che la sentenza è epocale perchè da ora in poi la cultura della
sicurezza del lavoro dovrà entrare nei posti di lavoro e restarci. Ha dato
alla sentenza la valenza di uno spartiacque tra ieri e domani. Sarà così
anche se i condannati nei vari gradi di giudizi riusciranno ad evitare la
galera. E' difficile tornare indietro anche se l'esercito dei guastatori è
già in moto e non escludo financo interventi legislativi per cambiare il
contesto. Ho letto l'intervista della segretaria della CGIL Susanna Camusso.
Ha detto molte cose condivisibili tranne quando ha affermato di non sapere
se la sentenza ha un valore storico. Ha anche omesso di chiamare in causa le
responsabilità del sindacato che in molti casi è stato più attento alla
produzione che alla sicurezza.
Ho ancora davanti gli occhi l'immagine blu del mio povero fratellino e
quella di uno degli operai morti ripreso mentre, seduto a terra appoggiato
ad un barile, era in preda agli spasimi dell'agonia e sobbalzava come se
ricevesse continue scariche elettriche. E' importante recuperare il rispetto
per la vita dei lavoratori, rispetto che non c'è e che non si ha soltanto
con una legislazione più severa della sicurezza, ma cambiando atteggiamento
culturale e politico verso i lavoratori. Il punto di degrado è tale che è
diventata vera e propria violenza fisica e giuridica. E' violenza la legge
Biagi che consente
di stracciare il valore della prestazione rendendola precaria e pagandola
pochi centesimi. E' violenza il collegato lavoro che nega il diritto al
giudice e rende labirintica la ricerca di giustizia. E' violenza la
negazione della pensione ed il suo ritardo oramai quasi sine die.
E' violenza l'applicazione di metodi lavorativi che non uccidono ma
producono danni irreparabili allo scheletro, all'apparato muscolare e
nervoso come quelli applicati alla Fiat ed in gran parte degli stabilimenti
tessili ed in moltissime aziende in cui la tecnologia ultramoderna non tiene
conto che le persone sono fatte di carne ed ossa.
Ma, da questo punto di vista, il raggio di luce che viene dalla magistratura
torinese può restare un episodio che rischia di restare isolato. Il
padronato italiano, con la collaborazione di sindacati che hanno stabilito
che i diritti vanno sacrificati al lavoro e in questo hanno l'appoggio di un
Parlamento di oligarchi che vive distante dalla vita della gente, va in
direzione diametralmente opposta a quella che guida ed illumina la sentenza.
Sarà difficile passare dall'egemonia dell'azienda all'egemonia del lavoro.
Pietro Ancona
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Esibizione del Duo Veltroni-Pisanu
Veltroni per almeno un paio di volte ha quasi convinto della sua
voglia di lasciare la politica magari per andare in Africa e
dedicarsi ad opere di bene come certe vecchie zie che si dedicano
alla beneficenza ed alla casa della ragazza abbandonata. In effetti
non riesce a starci fuori neppure per qualche minuto perchè come
tutti sappiamo la politica è una passione travolgente, una malattia
dalla quale non si guarisce mai, perchè ha a che fare con il potere
in senso lato a differenza di tutte le altre attività umane in cui
il potere è limitato ed è settoriale o finanziario o scientifico o
imprenditoriale o professionale. Non è un caso infatti se persone
che si sono realizzate in un campo come imprenditori o magistrati e
che hanno poteri rilevanti come quelli di assumere o licenziare mano
d'opera o condannare o assolvere imputati scalpitano e fanno carte
false per "entrare" in politica.
Basta con la digressione ed occupiamoci del Nostro che ha l'occhio
acuto e che dentro il pollaio vociante e starnazzante della
Oligarchia del PD con tanti che si dimenano per farsi largo con i
gomiti, stringere Bersani fino a non farlo neppure respirare, e
cercare una "sponda" per distaccare tutti gli altri pretendenti .
Naturalmente la
"sponda" non può che essere la cosa che conta di più nella
politica dei palazzi: un passaggio per il governo. Per questo
Veltroni che è tipino sveglio fin da quando aveva i calzoni corti
ed assieme a D'Alema aspettava una sorta di benedizione, di
battesimo politico nel camper che Bettino Craxi teneva alle spalle
del Congresso e dove riceveva i postulanti, ha osservato nel campo
di Agramante-Berlusconi con il quale ha a lungo civettato ed ha
scoperto il reperto
"particolare"- Trattasi di Giuseppe Pisanu personaggio di
lunghissimo corso proveniente dalla grande DC, ultrasettantenne,
dai numerosi incarichi ministeriali e già Ministro degli Interni,
uomo espertissimo che si rende conto della crisi morale e politica
del berlusconismo e che, come Fini, pensa di dargli una soluzione
che si ricongiunga alla vecchia politica italiana, almeno al meglio
di questa.
La proposta è quella di un governo di decantazione nazionale per la
gestione del dopo Berlusconi dato da molti oramai ad un rapido
tramonto pieno di sussulti, di rantoli, di colpi di coda contro la
democrazia. Proposta subito bocciata dai concorrenti lasciati al
palo da Veltroni dentro il PD, approvata da Fini, ribocciata da
Schifani e da altri autorevoli esponenti del Pdl.
Comunque vada, il tandem Veltroni-Pisanu ha fatto la sua
apparizione sul teatrino, ha detto le sue battute e male che vada
resterà qualcosa almeno sul piano della "visibilità" dei personaggi.
E domani è un altro giorno.
Colpisce di questa uscita di Veltroni la sua machiavellica
collocazione dentro la macchina della politica dei palazzi e la sua
persistente intenzione di raggiungere il potere senza curarsi dei
suoi contenuti, attenendosi rigorosamente alla vulgata atlantista e
liberista. Veltroni è per la guerra in Libia (Pisanu forse un
pochino meno), è per la fabbrica di Marchionne cioè senza pausa
pranzo per gli operai, vorrebb unificare il lavoro riducendo tutti
alla condizione dei precari con un solo contratto praticamente privo
di diritti, propone una patrimoniale che in tre anni dovrebbe
ridurre il debito pubblico all'ottanta per cento del Pil (oggi siamo
oltre il 120%), proposta che sembra rivolta al dieci per cento dei
contribuenti insomma i più ricchi ma che poi, se mai si dovesse
fare, probabilmente si fermerebbe soltanto a loro. Propone anche di
ridurre dell'1% la spesa pubblica che oggi è falcidiata da ripetute
falciature tremontiane che tuttavia non toccano mai le sue zone
apicali.
Insomma, una risposta emergenziale all'Italia in eterna emergenza
in quella che lo stesso Veltroni definisce agitatissimo immobilismo.
In effetti non c'è nessun immobilismo perchè Berlusconi e la sua
destra è il gruppo ideologicamente più coerente e duro che l'Italia
abbia mai avuto e porta avanti una politica di destra organica
consistente in meno Stato welfare, più Stato stazione appaltante di
privatizzazioni a catena, politiche finanziarie e politiche del
lavoro e della occupazione che hanno avuto il potere di ridurre del
quaranta per cento i salari italiani, di cinquecentomila persone la
pubblica amministrazione, di azzerare quasi le pensioni inps ed oggi
si parla se mantenere o togliere il più grande ammortizzatore
sociale che il mezzogiorno ha avuto dal dopoguerra: la pensione
sociale concessa spesso a persone che puer avendo a volte lavorato
tutta la vita non avevano "marche" come non ne avranno i milioni di
precari biagizzati e condannati alla fame della legge Biagi.
In effetti la ragione della crisi attuale è da ricercarsi non
nella mancanza di convergenza sui programmi economico-sociali ed in
parte su quelli di revisione costituzionale. Sono anche tutti
d'accordo nella conventio ad excludendum della sinistra comunista
già condannata da Veltroni e Berlusconi a restare fuori dal
Parlamento se non supera la soglia del quattro per cento e comunque
anche se dovesse passare questa soglia avrebbe davanti una
discriminazione permanente appunto perchè comunista.
Ma nè questa proposta Veltroni-Pisanu, nè quella di Fini che
sembrava anche più innovativa e rinnovatrice della destra, nè
quante altre potranno farsi nei palazzi romani pieni di oligarchi
agiati, ben nutriti, frequentatori degli stessi ambienti lussuosi e
confortevoli e lontanissimi oramai dai problemi della gente, daranno
una risposta ad una crisi che rischia di incattivirsi, di diventare
maligna e di trascinarci nel pozzo senza fine di una lunga
instabilità. Specialmente dopo la guerra libica perduta dall'Italia.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@arabmonitor.info
Sent: Friday, April 22, 2011 2:03 AM
Subject: lettera a Napolitano
Illustre Presidente,
mi consenta di annotare negativamente la sua assenza all'arrivo della salma
di Vittorio Arrigoni, morto per la causa della pace e della libertà della
popolazione di gaza per la quale Lei che sempre richiama i valori civili di
libertà non hja mai alzato un dito. Lei ha ricevuto all'aeroporto le salme
dei nostri soldati che non erano affatto in missione di pace ma negli
eserciti che occupano dIraq ed Afghanistan. Avrebbe dovuto dire qualcosa di
più della deprecazione della barbarie della morte di Vittorio.
Il fatto che Lei e le istituzioni italiane si siano defilate dal prendere
posizione sulla morte di Vittorio peserà sul futuro dell'Italia.
Nello stesso tempo lei autorizza l'intervento nella guerra di Libia e
riceve il Capo dei Congiurati di Bengasi che con Francia ed Inghilterra
hanno orchestrato la distruzione della Libia per occupare interessi che
l'Italia ha finora curato con onore con trenta miliardi di interscambio ed
il lavoro di migliaia di ingegneri e tecnici ed altro. Non avete onorato il
trattato di Pace con la Libia e state trattando Gheddafi con mentalità
razzista ottocentesca e non di rendete conto che vi trovate di fronte ad un
geniale Statista che per quaranta anni ha assicurato la pace nel
Mediterraneo.
Tanto le dovevo per rappresentarle sentimenti ed umori esistenti nel Paese
e che qualcuno si illude di ritenere siano soltanto di una galassa
minoritaria e disperata,
Vittorio Utopia Arrigoni è il nuovo San Francesco italiano., E' anche, in
questa settimana pasquale, Cristo risorto in Palestina per condividerne il
dolore a fronte della ferocia sionista.
Con stima i miei ossequi
Pietro Ancona
già membro del CNEL, già dirigente della CGIL
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: primapagina@rai.it
Sent: Friday, April 22, 2011 8:39 AM
Subject: Gheddafi e lei
Caro Imarisio,
Gheddafi è un geniale statista. Si vada a studiare le opere che ha
realizzato nei quaranta anni di sua pacifica, prospera, civilissima gestione
di un paese preso dopo un secolo di colonialismo sanguinario , con una
popolazione portata da un milione di abitanti a sei milioni con in più tre o
quattro milioni di stranieri. Vada a vedersi la realizzazione dello
acquedotto più grande del mondo. Si legga le statistiche sui fondamentali
salute case etc..
Lei è in malafede quando dice che Gheddafi è stato attaccato perchè
sanguinario dittatore,. Fino a ieri era ricevuto dai potenti di tutto
l'Occidente e nessuno ha fatto una piega. Lei sa bene che trattasi di guerra
di rapina organizzata dai banchieri di wallstreet con la collaborazione di
Inghilterra e Francia e di guerra all'Italia che perderà moltissimo con la
caduta di Gheddafi.
Questi signori insorti sono contractors, squadroni della morte addestrati
dalla legione stranieri e dagli egiziani, gente che ha massacrato la
popolazione di Bengasi per non avere testimoni, gente che per prima cosa ha
pensato a farsi una Banca Centrale ,
E' vergognoso il livello di disinformazione al quale è giunto il
giornalismo occidentale
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: barbara spinelli
Sent: Friday, April 22, 2011 9:11 PM
Subject: : basta con i Talk show della sinistra per finta
Ieri sera, facendomi forza ho visto fino alla fine la puntata del Bunga
Bunga di Santoro. La qualità dei talk show è decaduta di molto ed è
diventato insopportabilmente insulso questo modo di fare sinistra in tv dei
Santoro, dei Travaglio, dei Floris, della Dandini, di Fazio, tutti oramai
fotocopia di un sarcasmo su berlusconismo senza alcuna novità, proposta,
senza niente,. che galleggia nel vuoto mentre Crozza continua a fare il
giullare, il Rigoletto dei potenti che partecipano ai salotti di mamma Rai.
Mi sono chiesto perchè è così decaduta la critica giornalistica di
sinistra al regime ed ho trovato la risposta che è una sorta di uovo di
colombo. Il PD condivide l'ideologia e la politica liberista del centro
destra, condivide la politica estera di atlantismo asinino, condivide molte
paure della lega sulla immigrazione. Non è in grado di criticare le
privatizzazioni, la legge biagi con peste annessa di contratti atipici, la
demolizione del sistema pensionistico, gli errori italiani nella questione
Libia (potevamo evitare la guerra).
IL centro-sinistra fa la posta a Berlusconi soltanto per dimostrare
all'Ambasciata USA di essere più affidabile di Lui ed alla Condindustria di
essere più bravo a randellare i lavoratori (vedi vicenda Marchionne
Fassino,Veltroni,D'Alema,Letta et)
I nostri valorosi conduttori di Talk Shaw non possono affrontare i
problemi che ho sopra enunziati perchè non possono mettere in imbarazzo
Bersani e soci. Ecco quindi la insulsaggine del bunga bunga e del
guardonismo italico che viene stimolato da varie interviste e raccontini di
ragazze coinvolte nell'immenso traffico di femmine del Berlusconi.
pietro ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Segretaria@cgil.it ; rassegna sindacale
Sent: Saturday, April 23, 2011 6:21 AM
Subject: funerali Vittorio Arrigoni
Cara Segretaria Dr.ssa Susanna Camusso
Domani si svolgeranno i funerali di Vittorio Utopia Arrigoni, attivista per
i diritti umani nella striscia di Gaza prigione spaventosa a cielo aperto
per quasi due milioni di palestinesi soggetti a vessazioni di ogni sorta
dallo stato di Israele che spesso bombarda con aerei e carri armati la
popolazione civile per tenerla in stato di genocidio a bassa intensità.
Vittorio è Cristo risorto in Palestina per condividerne il dolore ed
asciugarne le lacrime.
L'Italia ha accolto la salma con freddezza e senza gli onori conferiti ai
caduti militari all'estero. Soltanto i suoi amici e le persone che ci
riconosciamo nella sua opera lo abbiamo pianto.
Spero che lei, rappresentante di una organizzazione che ha gloriose
tradizioni pacifiste
(io stesso, nella qualità di rappresentante della CGIL ho partecipato a
Tripoli ad una conferenza per la Palestina e la Namibia negli anni ottanta)
vorrà essere presente ai funerali e di conforto alla madre ed a quanto
vollero bene a Vittorio.
Intanto le auguro Buona Pasqua.
Pietro Ancona
già segretario generale CGiL sicilia e membro del CNEL
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, April 24, 2011 8:28 PM
Subject: i funerali
I funerali
Scrivo questo articolo sui funerali di Vittorio Arrigoni. Sono le ore 20
e su internet ho letto tutte le notizie che arrivano da Bulgiaco dove oggi
pomeriggio si sono svolti . Sono centinaia i siti ed i giornali che se ne
occupano ma, come se si fossero messi tutti d'accordo, non si superano le
trenta righe. Una particolare notizia è stata data soltanto da uno o due dei
siti e riguarda la concelebrazione della messa da parte di Monsignor
Capucci, arcivescovo di Cesarea della chiesa ortodossa, persona che ha
impegnato la sua vita nella lotta per la liberazione del popolo palestinese.
Un prelato di 90 anni che si è sottoposto agli strapazzi di un lungo e
difficoltoso viaggio per salutare Vittorio e dirgli che è morto da santo, da
eroe, da martire.
La parola d'ordina velinata che ha mosso il gregge dei giornalisti che hanno
steso i pezzi evidentemente è stata quella di non aggredire di fare un
racconto breve di quello che è accaduto di dire quante persone c'erano
(alcuni scrivono due mila, altri alcune centinaia)
di essere se non proprio riguardosi soft politicamente corretti..
Anche questo taglio dato dalla disinformazione massmediatica ha dato il suo
contributo al silenziamento della vita, della storia, delle opere di
Vittorio del perchè è morto e di chi lo ha ucciso. Non crederò mai che si
tratta di una scelta di un gruppo di arrabbiati. Cui prodest la morte?
Prodest ad Israele che a giorni dovrà affrontare un nuovo tentativo dei
pacifisti europei di raggiungere Gaza e che ha interesse a distruggere ogni
possibile testimonianza che non sia embedded come certi servizi di rai3.
Non ho letto commenti dei nostri famosi opinionisti. Mi pare che il veleno
della destra è già stato schizzato dai giornali del Cavaliere e dello
ineffabile Angelucci miliardario che deve le sue fortune alla sanità
pubblica spolpata dal di dentro come da un terribile verme tenia. Vedremo se
nei prossimi giorni torneranno a parlarne ma ne dubito. La parola d'ordine è
un'altra.
Ho letto che l'unica corona di fiori è stata inviata dal Manifesto. Non è
stata data notizia di altri omaggi floreali provenienti dallo establiscemen
politico e sindacale italiano. Avevo chiesto alla signora Camusso di
partecipare ai funerali ma i giornali non ne danno conto. Non danno conto
neppure della presenza dei leaders della sinistra comunista. Bah!
Insomma il funerale ha dato una rappresentazione veritiera dello stato
dell'arte in Italia. Una militanza generosa ed appassionata, colta ed
impegnata che si estende dai cristiani ai comunisti agli anarchici. Una
galassia che il potere e non solo il potere ma anche l'opposizione tendono a
circoscrivere, isolare e magari criminalizzare.
L'assenza delle istituzioni e del Presidente della repubblica fanno
compiere un passo avanti verso la postdemocrazia e l'appiattimento totale
alle posizioni degli USA e di Israele. Forse è stato scelto di essere
assenti magari per essere più presenti altrove ad esempio nei bombardamenti
in Libia dove abbiamo vigliaccamente inviato gente dello Stato e forse
delle milizie private dei contractors ai quali apparteneva, ricordate?,
Fabrizio Quattrocchi.
Ieri a tarda notte ho visto un documentario trasmesso da rainew24. Una
intervista a Vittorio che colpisce per la pacatezza, per il tono sottovoce
con cui parla delle tragedie palestinesi, un tono che non diminuisce ma dà
maggiore forza alla sua militanza.
E' chiaro che oggi a Bulgiaco si è approfondita una frattura tra l'Italia
resistenziale ed umanitaria e le istituzioni. Ma forse si è preso atto di
un'altra frattura tra il movimento in qualche modo espresso da Vittorio e la
sinistra esistente che si contorce in gravissime contraddizioni e, per non
pagare dazio, si è inventata una differenza tra lotta di classe e
geopolitica (sic!). Ma forse Vittorio non è espressione di una minoranza
disperata ma di una Italia che comincia da Gobetti e dai fratelli Rosselli
che è viva e pulsa nelle arterie della cultura e della storia italiana.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, April 26, 2011 7:54 AM
Subject: una decisione orribile
Una orribile decisione
L'Italia, dopo tanti tira e molla di Berlusconi e Frattini, ha deciso di
partecipare al massacro della popolazione e delle città della Libia leali a
Gheddafi dopo il golpe dei gruppi cirenaici sostenuto dalla Francia ed ora
da tutto l'Occidente. La Francia, invidiosa della intensità delle relazioni
commerciali ed industriali tra Libia e Italia che dura da quaranta anni e
che produce un esport-import di oltre venti miliardi di euro l'anno e dà
lavoro in Libia a diecine di migliaia di ingegneri tecnici imprenditori
italiani, è stata la più baldanzosa della Triade con USA e Gran Bretagna
nell'assalto a Gheddafi. Il Capo della Libia è stato ricevuto poco tempo
fa in Eliseo e niente lasciava presagire l'odio di Sarcozy che sarebbe da
li a poco traboccato. Gheddafi è stato corteggiato da tutto l'Occidente per
le enormi disponibilità finanziarie della Libia alle quali attinge per aiuti
fin dai tempi di Agnelli e della sua partecipazione al capitale della Fiat.
La guerra contro la Libia ha consentito all'Europa ed all'USA di sequestrare
i fondi sovrani e questo è servito assai probabilmente a mettere una pezza
alla crisi finanziaria dell'Occidente. Una vera e propria rapina a mano
armata.
Nel quarantennio di governo di Gheddafi la Libia ha conosciuto il più
lungo periodo di prosperità della sua storia. Si è affrancata dal
colonialismo italiano iniziato dal 1911 con Giolitti e proseguito fino a
tutto il periodo fascista. Ha saputo costruire con l'Italia un rapporto
positivo e quasi di vicinanza che ha voltato pagina sul terribile passato di
atrocità e sofferenze inflitte alla sua popolazione. Questo rapporto
positivo è continuato nel tempo ed ha impegnato tutti i governi da Andreotti
in poi. Soltanto nell'ultimo decennio sono stati firmati dall'Italia tre
trattati da Giuliano Amato nel 2002, da Prodi nel 2007 e da Berlusconi nel
2009. L'Italia ha ricavato grandi frutti da questa politica di pace che l'ha
caratterizzata suscitando molte simpatie nel mondo arabo. Ora si scopre
improvvisamente che Gheddafi è un sanguinario tiranno che massacra il suo
popolo. L'aggressione alla Libia é stata concepita in Francia, in
Inghilterra ed in Usa per colpire assieme alla Libia anche l'Italia
mostratasi indisciplinata nella politica energetica con gli accordi
triangolari Libia-Italia-Russia.
Sgomenta la decisione del PD di aderire ai bombardamenti. Perchè lo fa?
Perchè è preminente nel PD il problema del ritorno al governo rispetto agli
interessi della pace e dell'Italia. Il PD fa da sponda agli USA e preclude a
Berlusconi di fare una politica diversa dai diktat che arrivano da
Washington. La Lega, che non ha mai avuto il problema della legittimazione
oltreatlantica del suo gruppo dirigente, si schiera decisamente contro la
guerra. Ma anche i suoi spazi sono limitati dallo sbarramento guerrafondaio
del PD ed alla fine dovrà acconciarsi.
Questa decisione dell'Italia è orribile se pensiamo che l'interesse
nazionale era ed è non solo di non partecipare alla guerra, ma addirittura
di impedirla. Ma non c'è niente da fare. Siamo una colonia con 113 basi
militari USA nel nostro territorio che servono assai più contro di noi che
contro ipotetici nemici che non esistono dopo la caduta dell'URSS avvenuta
venti anni orsono.
Con i bombardamenti l'Italia interrompe il quarantennio e ritorna al
colonialismo feroce del fascismo che usava gli aerei del generale Magliocco
per gasare la popolazione. Ora i nostri aerei lanceranno bombe all'uranio
che faranno morire diversamente la popolazione che subito non viene uccisa
con le radiazioni ed infine con le nascite di bambini deformi.
L'Italia stiracchia quanto più è possibile la decisione dell'ONU che
prevedeva soltanto la fly zone. Ma l'ONU, massimo ruffiano degli USA,
chiuderà un occhio e semmai si prepara ad assecondare lo sporco gioco in
corso contro la Siria.
Il PD con la decisione di bombardare chiude con il pacifismo e diventa
organico alla ideologia militarista del liberismo neocon. Purtroppo anche l'
ANPI, la gloriosa associazione dei partigiani recentemente colonizzata dal
PD, si è pronunziata e sostiene la guerra. Questo nella giornata
anniversario della guerra di Liberazione e della Resistenza.
La soddisfazione mostrata dai rivoltosi per la decisione dell'Italia è la
conferma del suo errore. L'errore di giocare alla roulette della morte in
una avventuristica e rischiosa decisione che cambia il destino del
Mediterraneo.
L'Italia, salvando la Resistenza, ha una storia orribile scritta dalle
sue classi dirigenti. Ricordo per tutte l'8 settembre quando si comunica
l'armistizio e si annunzia che la guerra continua senza dire contro chi.
Pietro Ancona
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Sent: Wednesday, April 27, 2011 7:33 PM
Subject: Una giornata nera per berlusconi e per l'Italia
Una giornata nera per Berlusconi e per l'Italia
L'incontro di ieri con Sarkozy a Berlusconi (ed all'Italia) è andato
così male che ho quasi riluttanza a parlarne. Nel momento in cui si
riunivano una multinazionale francese lanciava una Opa ostile sulla
Parmalat per impossessarsene. La Francia ha recentemente assorbito
Bulgari ed è in caccia dei nostri gioielli. Chissà se acquisterà da
Marchionne la nostra Ferrari, la Maserati... Su questo punto il
maligno Sarkozy ha persino schernito Berlusconi quando ha lodato
l'Italia per le sue piccole e medie industrie. Come dire: noi siamo
più grossi e non tarderemo ad inghiottirvi! Poi la soddisfazione
del francese era alle stelle e trapelava financo dalle sue grandi
orecchie da topone sulla questione libica nella quale l'Italia,
facendo l'ennesima giravolta, dovrà partecipare con bombardamenti
"mascherati" da precise operazioni chirurgiche all'uranio impoverito
fornito dagli USA. Non solo la Francia, in segreto accordo con gli
USA e Gran Bretagna, ha organizzato il golpe e poi l'intervento in
Libia per sottrarla alla enorme influenza italiana e rapinarla dei
suoi fondi sovrani e delle riserve auree di 150 mila tonnellate di
oro,
(lo Stato libico è ricchissimo di soldi e di oro e di opere
pubbliche realizzate ma ora distrutte), ma ci costringe a
partecipare all'assalto magari per poi lasciarci a bocca asciutta.
Berlusconi ha tentato di parare la botta facendosi telefonare da
Obama il giorno prima, ma si tratta di un mortificante espediente
che non cambia la sostanza dei fatti. Ne ricaverà danno in Italia
perchè la Lega, che non dipende dalla benevolenza USA come
Berlusconi ed il PD, si dichiara pubblicamente contro la guerra
aumentando il mal di pancia
dell'elettorato cattolico della destra. Un disastro! Infine un
accordo infame sulla circolazione delle persone prevista
dall'accordo di Schengen consistente in una noticina inviata alla
UE che potrebbe avere financo esito negativo. Bossi che è il
politico più scaltro che abbia la maggioranza è fuori dalla grazia
di Dio e minaccia . Magari alla fine si ritirerà, ma dopo avere
ottenuto sostanziose contropartite di potere a cominciare dalle
nomine importantissime in enti che dovrebbero farsi oggi.
Il ruolo dell'opposizione si potrebbe definire distruttivo e
canagliesco. Anzicchè ancorare l'Italia alla politica di pace
respingendo la barbarie della guerra che è il sonno della ragione e
cancella i tratti umani degli uomini, appoggiata da Napolitano al
quale fa di sponda, sfotte il governo per le sue contraddizioni e
debolezze e gonfia il petto davanti gli americani per mostrare la
loro superiorità "professionale" nel servire gli USA. L'opposizione
non si chiede che cosa ne sarà del metanodotto e degli immensi
interessi italiani in Libia, non si chiede quale destino avranno le
migliaia di ingegneri, tecnici, imprenditori, commercianti che da
quaranta anni forniamo alla Libia in un soddisfacente rapporto di
affari non colonialistico e si preoccupa soltanto di rilevare
l'insufficienza del governo nel servire la comunità internazionale
che appoggia l'aggressione. Comunità internazionale che è soltanto
una minoranza del genere umano essendo Cina, Russia, India, America
Latina, Sud Africa quattro miliardi di esseri umani contrari ai
bombardamenti.
A coronare la giornata nera del nostro Presidente del Consiglio la
enorme gaffe sulla questione del nucleare con la confessione
pubblica della temporaneità della rinunzia alla costruzione di
atomiche. Questo detto in faccia a Sarkozy il quale ci vende le sue
centrali obsolete e ridacchia fregandosi le mani alle nostre spalle.
Con la certezza che il dopo Berlusconi se sarà di centro-sinistra
sarà magari peggiore e ci regalerà amarezze e restrizioni avviamoci
a celebrare un 1° Maggio patriottico nel quale l'amore di patria
dovrebbe sostituire il lavoro che manca e riempirci la pancia.
Accanto a Berlusconi dobbiamo mettere Bersani e la Camusso assistiti
da Ichino. Anche questo fa parte della stagione del nostro
scontento che continuiamo a vivere con pochi barlumi di luce.
Pietro Ancona
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, April 28, 2011 4:43 PM
Subject: : Le nozze del secolo
Le nozze del secolo
"Dopo cinque minuti il via della ''sfilata'' degli aerei della Royal Air
Force che sfrecceranno su Buckingham Palace in omaggio alla coppia."
(http://www.asca.it/news-)
Saranno distolti per qualche ora dai bombardamenti in Libia, in Afghanistan
ed in altri posti dove massacrano dall'alto con bombe all'uranio la
popolazione terrorizzata.
I massmedia stanno impazzendo in un crescendo quasi isterico di notizie e
si sbizzariscono a descrivere i particolari di tutti gli oggetti, di tutti
gli ingredianti di quello che definiscono " il matrimonio del secolo".
Dovrebbe oscurare quello dei genitori del futuro re, per queste occasioni
chiamato soltanto Willians. Qualcuno sta facendo i conti di quanti milioni
di sterline verranno spesi. Sono comunque della opinione che saranno a
carico del popolo britannico e che questa famiglia secondo le tradizioni di
scrocconaggio che caratterizza l'altissima nobiltà britannica è anche capace
di avere programmato un guadagno facendo la cresta ai vari momenti dello
sfarzoso avvenimento. Ai giovani inglesi viene negato il diritto
all'istruzione superiore con tasse universitarie pesantissime fatte solo
per costituire una porta massiccia ed inespugnabile alle classi di ceto
popolare. Cinquecentomila impiegati pubblici hanno già perso il lavoro. Il
precariato sta riducendo in schiavitù le nuove generazioni di lavoratori e
poi meno sanità e meno scuola e meno pensioni per tutti. Ai popoli che hanno
la disgrazia di avere il petrolio sangue dolore e lutti da parte della
Regina Elisabetta che continua la tradizione della sua illustre ava che fece
le fortune della famelica e morta di fame nobiltà inglese con la pirateria
e la tratta degli schiavi.-
L'opinione pubblica europea sarà drogata dai massmedia ed influenzata
verso
il modello imperiale. Potrà la sartina inglese disporre di tre abiti da
sposa come Katia? Non potrà e forse non avrà i soldi per sposarsi e per
mettere su famiglia perchè il suo ragazzo guadagna qualcosa saltuariamente.
Ma non importa: si sta organizzando un trasfert strepitoso dalla novella
futura Regina alle ragazze della Gran Bretagna. Intanto dalle macerie della
Libia in fiamme aggredita senza ragione e dagli altri teatri delle criminali
imprese anglosassoni si alzano fumi neri, di un nero terribile, il nero
della morte delle bombe all'uranio ed al fosforo. Migliaia di madri piangono
i figli perduti mentre Londra si esibisce nello sfarzo della potenza
esibita e nei saloni di Palazzo Buckingham
si brinda e i ricconi blasonati si sollazzano e fanno la ruota dei tacchini.
All'ambasciatore siriano, in omaggio ai principi dell'umanitarismo
atlantico, é stato prima mandato e poi ritirato l'invito per sottolineare il
rifiuto morale della real casa per il popolo siriano attualmente sottoposto
a gravissime provocazioni fomentate dagli alleati.
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, April 28, 2011 6:36 AM
Subject: assalto al 1 maggio
Assalto al 1 Maggio
L'assalto alla Festa del 1 maggio attuato da numerosi Sindaci e dalla destra
italiana che vorrebbero i negozi aperti si inscrive in una linea di
desacralizzazione di una data finora rispettata dalle democrazie in omaggio
al lavoro ed alla sua fondamentale importanza. Non è un caso che gli USA il
Paese ideologicamente alla guida del capitalismo e che ha represso alla fine
dello ottocento con il sangue dei sindacalisti e dei lavoratori il loro
diritto ad esistere come classe non celebra il 1 Maggio che è una giornata
feriale come tutte le altre. Coloro i quali vogliono abolire la festa
affermano l'idea che quello che conta non è il lavoratore ma la sua
prestazione ed il valore di questa prestazione vogliono essere soltanto loro
a determinarla. Vuole cancellare il lavoratore come soggetto sociale
titolare di diritti e ridurre la sua funzione a quella di mero strumento da
impiegare per realizzare profitti.
Credo che in qualche modo l'iniziativa del sindaco pd di Firenze e del
sindaco di destra di Roma avrà un risultato. Il 1 Maggio comincerà ad essere
per i dipendenti del commercio una giornata di lavoro come tutte le altre.
Dal commercio si passerà presto a tutti gli altri settori. Questa tendenza
non è sufficientemente contrastata da tutti i sindacati e dalla opinione
liberal e di sinistra. Si inscrive in una linea di riduzione del ruolo
sociale e della funzione politica dei lavoratori che ha fatto grandi passi
in avanti in Italia segnando lo sgretolamento dello Statuto dei Diritti e
delle indicazioni della stessa Costituzione che mette il lavoro a
fondamento della Repubblica. Lavorare il giorno che celebra il riscatto del
lavoro è coerente con la legge Biagi, con il collegato lavoro, con la fine
del sistema pensionistico. E' un messaggio con il quale si rafforza
l'offensiva contro le classi lavoratrici per segnarne la sconfitta
definitiva.
Se la CGIL è davvero a difesa della festa del 1 Maggio dovrebbe
organizzare la contestazione dei negozi che alzano le serrande ed inviare
gruppi di sostegno a sostegno ai lavoratori del commercio spesso non in
condizioni di difendersi e che sono pagati malissimo con uno sfruttamento
"industriale" della legge Biagi che ne ha garantito la precarizzazione
diffusa. Dovrebbe dichiarare di considerarein sciopero itutte le aziende
commerciali che restano aperte e chiedere l'intervento degli ispettori del
lavoro per bonificare il lavoro nero che è assai diffuso Contrapporre
consumatori ai lavoratori è un gioco spesso aiutato da un giornalismo miope
o embedded e da partiti che strizzano l'occhio ai bottegai ed ai
supermercati. I lavoratori sono anche consumatori e non hanno meno diritti
di altri.
Non sottovalutare la guerra dei negozi aperti sarebbe opportuno per le
organizzazioni sindacali e la sinistra italiana. Ma viviamo in tempo di
frastornamento e forse ci si lascerà trascinare dalla corrente avversa.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, April 29, 2011 7:46 AM
Subject: Gli epigoni di Pio La Torre
Gli epigoni di Pio La Torre
Domani ricorre il ventinovesimo anniversario della morte di Pio La Torre
che fu segretario del PCI siciliano durante una delle più terribili
recrudescenze del dominio mafioso. Non è la prima volta che lo rievoco e
continuerò a farlo perchè il suo ricordo racchiude molte cose che hanno a
che fare con l'onestà, la pulizia morale e politica, la passione, la
dedizione ad un ideale in cui il partito diventa strumento non di scopi che
lo riguardano ma di interessi generali della popolazione e della società. Lo
ricordo con affetto perchè ebbi l'onore di collaborare con lui da segretario
generale della CGIL siciliana e di rendere possibile l'attuazione di tanti
dei momenti di lotta che programmava e realizzava con tenacia ed entusiasmo
quasi fanciullesco. Mi riferisco alla lotta per la pace e contro i missili a
Comiso. Ricordo che mi sostenne tutte le volte che la corrente comunista
poneva il problema della mia estromissione dalla direzione della CGIL. Io
ero (e sono) socialista . Ero unitario con i comunisti, ma ad alcuni non
andavo bene perchè ritenuto, come una volta ebbe a dirmi scherzosamente
Luigi Colaianni, "unitario ma egemonico".
Un gruppo di estimati dirigenti comunisti anni orsono creò il Centro Pio
La Torre che svolge una importante azione di sostegno alla lotta alla mafia
curando in particolare l'educazione delle nuove generazioni. Ma è il solo
punto nella politica e nella società siciliana in cui la figura di Pio
viene rievocata e diventa fonte di ispirazione e di azione didattica verso
le nuove generazioni nell'ambito del PD.
Il Partito di Pio La Torre non c'è più da anni così come non c'è più il
Partito di Piersanti Mattarella altro caduto sul fronte della mafia perchè
da Presidente della Regione pensava di fare qualcosa di buono, di liberare
l'amministrazione regionale dalla soggezione e dalla penetrazione mafiosa.
Il partito che ha raccolto la DC di Mattarella ed il PCI di La Torre è il
PD che è in atto impegnato in una difficile ed assai discussa collaborazione
con un massimo esponente dell'MPA, un movimento autonomista chiacchierato ed
indagato dalla Procura della Repubblica. Ne ha percorso di mala strada il
PD per arrivare dopo trentanni alla collaborazione con ciò che sarebbe
stato aborrito da Pio. In trenta anni la Sicilia che aveva tante speranze e
prospettive si è ridotta ad una Assemblea Regionale che vive guardandosi
l'ombelico e nutrendosi di velleitarismi dopo una manomissione dello Statuto
originario che l'ha messa nelle mani del Presidente della Giunta ed una
Regione piena di debiti alla quale non bastano le enormi entrate che ricava
dal suo Statuto speciale e che nel giro dei prossimi cinque anni avrà
svenduto grande parte del suo magnifico e ricco patrimonio demaniale per
pagare una pletora di consulenti, managers, appaltatori, dirigenti che come
pirana la divorano e la spolpano senza alcun ritegno. La spesa corrente
assorbe
e supera le entrate quando trenta anni fa si limitava ad essere il quaranta
per cento del bilancio regionale.
Gli epigoni di La Torre hanno dato vita assieme ad altri ad un partito che
non si propone nessuno dei tre grandi obiettivi di Pio La Torre: lotta alla
mafia, sviluppo, pace e dal punto di vista della sua cultura interna
soltanto i più anziani sono ancora legati a valori di trasformazione
socialista della Regione e di riforme sociali per fare entrare di più e
meglio le masse popolari dell'Isola in una società con meno disuguaglianze e
squilibri. La Torre fece grandissime manifestazioni a Comiso per la Pace.
Oggi assistiamo al via vai di aerei da bombardamento dall'aeroporto di
Trapani che portano il loro carico orribile di morte ai nostri fratelli
libici e nessuno alza un dito. Il PD siciliano appoggia la linea nazionale
del Partito per l'intervento armato contro la Libia che mai ci ha fatto
qualcosa di male. Pio La Torre, ne sono certo, non avrebbe permesso che
questo avvenisse ed avrebbe organizzato l'occupazione dello aeroporto di
Trapani. Pensava alla Sicilia come ad una grande piattaforma di pace per il
Mediterraneo non certo come base per aggredire i nostri vicini.
La cultura del PD è fatta di pragmatica adesione alla gestione del potere
così come esso è ed è tale da stroncare ogni tentativo di fare della
politica una missione, qualcosa di utile di buono e di giusto per tutti. Si
propone insomma di amministrare meglio e con più efficienza un potere che la
destra usa soltanto per il suo blocco sociale che esclude i lavoratori e non
li riconosce come classe sociale.
Il PDI è cosa profondamente diversa dal PCI di Pio La Torre che era lo
stesso PCI di Mommo Li Causi e l'erede dei fasci siciliani che ebbero in
Bernardino Verro, in Nicola Barbato, in Garibaldi Bosco ed altri grandi
apostoli i dirigenti di un movimento per la liberazione delle masse popolari
siciliane.
L'iniziativa di un gruppo di giovani capeggiati da Davide Faraone di fare
uno "strappo" a questo PD a cominciare dalla pulizia della lapide di Pio e
di Rosario di Salvo dalle sterpaglie che la ricoprono è un conato di
rifiuto verso ciò che è il PD oggi. Ma se si limita a togliere soltanto
sterpaglie senza recuperare i valori della ideologia e della tradizione del
movimento comunista e socialista siciliano, sarà soltanto una azione buona
per esssere raccontata dai giornali.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info-ambasciata@amb-libia.it
Sent: Saturday, April 30, 2011 8:17 AM
Subject: ammirazione per il Presidente Gheddafi
Esprimo grande ammirazione per il comportamento sereno, coraggioso,
dignitoso, giusto tenuto sotto i bombardamenti dal Presidente Gheddafi che
nonostante l'aggressione sia totalmente ingiustificata propone tuttavia di
trattare con la Nato rivendicando il diritto sacrosanto di non lasciare il
suo Paese che ha arricchito immensamente in quaranta anni di sapiente
oculata amministrazione che ha fatto anche la fortuna dell'Italia.
Spero per la sua salute e che non venga ucciso come usano fare i barbari
dell'Occidente verso coloro che ritengono di dovere punire quasi sempre
ingiustamente.
Pietro Ancona
ex consigliere CNEL
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, April 30, 2011 7:25 AM
Subject: Domani è il primo maggio
Domani è il primo maggio
Domani primo maggio festa del lavoro Non sappiamo se la ricorrenza che
simboleggia valori di libertà ed eguaglianza dei lavoratori e del loro
movimento di emancipazione sarà rispettata dappertutto. Il sindaco di
Firenze, mediocre successore di Giorgio La Pira, ha deciso di consentire
ai commercianti l'apertura dei negozi.. Vedremo quindi nel giorno sacro al
riposo dei lavoratori le commesse ed i commessi, le persone peggio pagate e
più sfruttate alle quali non si applica che raramente il contratto di
lavoro, stare dietro ai banchi o, come pretendono alcuni sadici
imprenditori, a fare da "statuine", in piedi per otto ore in atteggiamento
gradevole ma all'impiedi dal quale possono sciogliersi soltanto per servire
i clienti. Il fascista in doppio petto sindaco di Roma, il famoso Alemanno
che guida la città più violenta contro gli immigrati, i diversi, i rom si è
subito unito alla decisione del rampante giovanotto toscano che piace tanto
a Berlusconi. Anche Milano e Bologna sono della partita. Spiegava stamane un
signore al conduttore Mascini di prima pagina che sosteneva la tesi dei
negozi aperti come dal punto di vista economico e degli interessi delle
aziende, l'apertura per il primo maggio è del tutto inutile. Le famiglie da
molto tempo si sono fatte un budget di spesa dal quale è difficile
decampare. Non è quindi con un giorno di apertura in più che si spenderà di
più e, alla fine, l'apertura dei negozi è una perdita in termini di energia
consumata ed oneri da sopportare ivi compresi lo straordinario del
personale. Gli incassi del primo maggio non si sommano agli incassi di
tutti i giorni dell'anno. Difficilmente sono un di più. Perchè allora c'è
una campagna martellante, incensante, che coinvolge le "migliori penne" dei
grandi giornali? Sicuramente per motivi ideologici e politici. Lavoratori
senza il primo maggio festivo sono lavoratori più sconfitti ed umiliati. Si
tratta quindi di un tassello da aggiungere al lavoro nero, alla precarietà,
ai bassi infimi salari, alla incessante campagna sempre in corso per la
riduzione fino all'annichilimento dei diritti della classe lavoratrice. In
effetti, nel quadro generale della deregolation dei diritti sindacali a
cominciare dal ccnl la persistenza della festa del primo maggio rappresenta
una contraddizione, una colonna che resta in piedi circondata da macerie e
che va anche esse abbattuta.
Ho letto che il 1 maggio sarà ricordato dalle tre maggiori
confederazioni sindacali in moltissime località d'Italia dopo un anno di
polemiche non risolte. In effetti questa unità sindacale ostentata è una
sovrastruttura surreale di profonde divisioni. Da molto tempo non è più
possibile fare uno sciopero generale unitario e le ragioni delle divisioni
sono gravi: riguardano la Fiat, le deroghe contrattuali, l'adesione di Cisl
ed Uil al patto dei "complici" di Sacconi. Riguardano anche la scuola e si
allargano a tanti altri campi. Perchè allora si continua a stare insieme
dando all'Italia una rappresentazione bugiarda della realtà? Perchè nella
CGIL c'è una forzatura che viene dal vertice confederale e dal PD suo
partito di riferimento per realizzare l'unità ed alle condizioni dettate
dalla Cisl di Bonanni. In fondo la CGIL avrebbe firmato gli accordi di
Pomigliano e di Mirafiori ma ha dovuto astenersi per la vivace opposizione
della Fiom titolare sgradita alla Camussi della trattativa. In altre cose
la CGIL ha soltanto finto di essere in disaccordo con il governo: mi
riferisco alla "riforma delle pensioni", al collegato lavoro e sopratutto al
precariato che ha condiviso con gli accordi del 27 luglio 2007 firmati con
Prodi.
Il disagio per una celebrazione unitaria è dovuto essenzialmente alle
mancate risposte "unitarie" al profondo malessere dei lavoratori che si è
espresso anche in forme di disperazione come l'ondata di neostiliti e
l'Isola dei Cassi Integrati o con i pietosi suicidi registrati nel corso
dell'anno.
Cinquecentomila lavoratori pubblici perdono il posto di lavoro e tra questi
oltre centomila insegnanti. Il precariato sta diventando maggioritario e
presto sarà l'unica forma di lavoro dipendente. Questo genera disagio rabbia
rancore collera in milioni di persone che non possono ipotizzare il loro
futuro, ma il vertice della CGIL insiste nella sua politica unitaria fondata
sull'accettazione dei dicktat Cisl e Confindustria. Firma a Genova un "patto
sociale" con Confindustria su quattro punti cruciali e non non sottoscrive
in pieno gli accordi con Confindustria e Governo sui temi della
"produttività" ancora in discussione non perchè contrario ma per motivi di
opportunità e di gestione della sua base sociale. La Cgil vorrebbe smottare
a destra senza pagare dazio, in modo soft indolore.
L'unità sindacale presentata il 1° maggio è piena di contenuti contrari
agli interessi dei lavoratori. Realizziamo in Italia la contraddizione delle
contraddizioni: sindacati forti di oltre undici milioni di iscritti tra i
maggiori del mondo occidentale che gestiscono iscritti impoveriti e con
processi di impoverimento salariale e giuridico in corso assai pesanti!
Sindacati ricchi e potenti e loro iscritti che vivono la vita di fabbrica
quasi con terrore ed umiliati dalle minacce di licenziamento o di riduzione
coatta del salario. Quindi bisognerebbe che la CGIL convochi un Congresso
straordinario per una riflessione radicale sulla linea di politica sindacale
oppure che si cominci a pensare ad una nuova Confederazione che unisca il
dissenso interno alla CGIL alla militanza del sindacalismo di base. Insomma
fare una nuova Confederazione capace di riscoprire e difendere gli interessi
dei lavoratori nel solco della tradizione del movimento operaio italiano
anteriore alla fase della concertazione (1992).
Forse la Cgil è riformabile? E' riconducibile alla sua natura di sindacato
di classe e non di conglomerata di servizi? Questo è molto dubbio. Bruno
Buozzi e poi Giuseppe Di Vittorio dopo la capitolazione di Rigola e
D'Aragona, i due primi segretari generali della CGIL (1906/1926), al Patto
di Palazzo Vidoni imposto da Mussolini, ci misero tantissimo lavoro per
recuperare la CGIL dalla perdita di se stessa e della sua identità profonda
di strumento del movimento operaio. Ma questo ora è quasi impossibile
perchè la CGIL ha una forte maggioranza di destra e perchè i partiti del
socialismo pci e psi non ci sono più ed i loro epigoni sono liberisti e
confindustrialisti. Nei partiti quello che resta fuori dal PD è un
pulviscolo che tarda ad aggregarsi. Inoltre la stessa sinistra "radicale"
non è tutta assente da processi di ammaloramento politico. Il Sel di Vendola
aspira a congiungersi con il PD e PRC stenta a spiccare un nuovo volo
assieme agli altri frammenti del comunismo italiano. Per avere un segnale
di cambiamento di linea serio la CGIL
dovrebbe abrogare i contratti atipici applicati al suo personale tecnico
ed amministrativo ed al personale delle sue conglomerate. Sarebbe
interessante sapere come viene assunto il personale del Caf e come viene
retribuito. Quali cambiamenti sono avvenuti nel trattamento del valoroso
personale dell'Inca da quanto è stata varata la legge Biagi. Bisognerebbe
inoltre convincere la CGIL a fare la grande guerra al precariato ed a
rinunziare alla concertazione disdicendo gli accordi firmati nel 1993 da
Bruno Trentin. Combattere e non assecondare la cosidetta contrattazione di
secondo livello se questa diventa sostitutiva del ccnl. Recuperare
tantissimi temi della sua storia sempre validi e sempre attuali. Non c'è
niente di obsoleto in ciò che faceva prospera l'Italia. Le politiche
liberiste jugulatorie di oggi fanno infelici i lavoratori e rovinano
l'Italia come ha rilevato allarmato Draghi. Nel fallimento di CGIL CISL UIL
c'è anche il fallimento della Confindustria trattata a pesci in faccia dalla
Fiat ed insidiata da vicino dalla sua consorella francese che ha steso una
Opa gigantesca non soltanto su Parmalat, ma su quanto resta dei gioielli
della nostra media industria.
L'abbandono della CGIL del campo antimperialistico e della pace genera
sbandamenti come l'adesione o il silenzio sui bombardamenti dei nostri
fratelli e delle nostre sorelle libiche. Non credo proprio che la CGIL di Di
Vittorio o di Lama o di Vittorio Foa avrebbe mai ammainato le sue bandiere
ed appoggiato i raid aerei e le tante guerre ascare al servizio delle
multinazionali USA. La scelta della pace senza se e senza ma deve tornare ad
essere un punto fondamentale di rifondazione della nuova CGIL. Ma forse il
gruppo dirigente centrale soffocherà ogni tentativo in questa direzione e
continuarà a trasformarsi in sindacato di servizi e poi sindacato
imprenditore.
Inni e bandiere sono simboli dell'identità, della storia, della cultura
delle organizzazioni. Al tremendo concertone di Roma che si ripete da anni e
che vive di una sua vita staccata dalla realtà del Paese non si suoneranno
l'inno dei lavoratori e l'internazionale. Si suoneranno invece al loro
posto "va pensiero" e l'inno di Mameli. Una scelta nazionalistica contraria
alla tradizione internazionalista. Non capisco il "Va pensiero" se non come
omaggio agli ebrei che piangono la patria perduta. In effetti la patria
perduta la piangono oggi i Palestinesi ed in quel poco che è loro rimasta ci
vivono prigionieri. In moltissime manifestazioni non si intoneranno gli inni
proletari. E' molto triste quanto accade ed è segno non di una linea
sindacale che cambia e diventa più "moderna", ma di una forza che smarrisce
la coscienza di sè, la coscienza di essere un grande corpo collettivo
dotato di intelligenza sociale. I lavoratori rischiano di restare soli, e in
parte già lo sono, di fronte a coloro dai quali dipende la loro vita.
Non va bene, non va proprio bene. E' una regressione dallo spirito di
appartenza alla classe operaia che ci riporta all'epoca pre moderna degli "spirits
anemals" del capitalismo che ritornano alla grande.
Pietro Ancona
già membro del CNEL già segretario regionale della Cgil sicilia.
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 03, 2011 1:54 PM
Subject: Obama e l'imbarbarimento dopo Bush
Obama e l'imbarbarimento dopo Bush
Da ieri i massmedia ci martellano senza tregua raccontandoci l'omicidio di
Bin Laden spesso ingarbugliandosi e contraddicendosi per la necessità di
ammettere alcuni falsi clamorosi come la foto del povero morto con gli occhi
cavati che ha fatto il giro di tutte le prime pagine. Il quarto potere è da
tempo al servizio del potere economico e politico e la libertà di stampa
viene negata dalla pratica del velinaggio.
Colpisce molto il ruolo servile, acritico, inginocchiato davanti
all'Occidente, della stampa. Giornali con testate autorevoli, alcune
gloriose come il Washington Post, dal New York Times a Repubblica che hanno
sparato titoloni, sono impegnate al massimo per la versione data dalla casa
Bianca. Nel tentativo di montare il più possibile l'indignazione dei lettori
verso i terroristi ed acquisire come dato tacito ed indiscutibile l'omicidio
di Bin Laden hanno riesumato gli spot dell'11 settembre e mostrato ancora
una volta con crudeltà il film di Sadam Hussein a cui un marines fruga tra i
capelli ed in bocca. Una scena che mette grande disagio nelle persone che
hanno una normale umanità alla quale ha fatto seguito la scena del cappio al
collo, dell'impiccagione dello stesso Sadam e del vilipendio del suo
cadavere. Qualcosa di peggio di Piazzale Loreto dove
la barbarie verso Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù fu consumata
nel fuoco delle passioni e delle sofferenze di una lunga guerra civile. Qui
si è trattato di un prigioniero di guerra sconfitto dagli americani e la cui
patria è stata ed è tuttora invasa da truppe ed basi militari USA.
Il direttore di Rai New 24 ha mostrato con un sorriso furbetto la scena
in un aeroporto di Obama che con fare circospetto ma tale da attirare
l'attenzione di tutti prende dalla tasca si mette in mano e poi si passa in
un'altra mano un bigliettino che poi consegna ad uno dei generali che sono
ad aspettarlo. Corradino Mineo ha fatto intendere che poteva trattarsi dello
ordine di uccisione di Bin Laden, del via libera alla operazione. Obama a me
è apparso mafioso tanto quanto Provenzano che usava i pizzini per
trasmettere i suoi ordini. In ogni caso, il Capo della più potente nazione
del pianeta alla guida dell'Occidente e del mondo anglosassone, agisce con
le maniere spicce di un boss ritenendosi arbitro della vita altrui al
disopra dello Stato di Diritto e di ogni legge e di ogni organismo
legislativo o parlamentare. Ha compiuto un gesto di enorme brutalità contro
il diritto e contro le istituzioni internazionali e del suo stesso paese.
Mi ha molto colpito la scena di Obama e della Clinton attorniati da una
diecina di alti papaveri della amministrazione che sembrano assistere in
diretta all'omicidio di Bin Laden. Mi ha ricordato che gli USA sono il
paese della pena di morte che viene eseguita in modo crudelissimo davanti ai
parenti del condannato. Giustizia è fatta! Hanno assistito in diretta ( a
fingono di assistere) all'omicidio in diretta di Bin Laden. Vogliono
sembrare i parenti più stretti degli USA colpiti dal cattivissimo con
l'incendio delle Torri Gemelle!!
Sgomenta il fatto che Obama esibisca fatti e gesti che avvengono al di
fuori delle regole delle legge e dei principi fondamentali di tutte le Carte
dei Diritti a cominciare dalla Dichiarazione Universale dei diritti
dell'uomo. Per gli USA l'obiettivo di morte che si prefiggono supera tutte
le resistenze dell'etica e dei diritti. E' il soldato blu che taglia la gola
al pellirossa che oppone resistenza e non vuole andare via dalla sua terra.
E' la Giustizia a difesa di un ordine sociale e politico che non ammette
contraddizioni e diversità.
Riflettevo che in fondo tutto quello che sappiamo di Bin Laden, a parte
le sue apparizioni sospettate di essere funzionali alle politiche USA, ci
sono state dette soltanto dagli americani. Lo stesso dicasi per i
prigionieri di Guantanamo. Nessuno sa con esattezza di che cosa sono rei.
Sappiamo che sono sospettati di terrorismo. Ma non abbiamo mai potuto
sentire la loro difesa. Sono in galera senza quel minimo di diritti che i
siracusani attribuivano ai prigionieri ateniesi chiusi nelle latomie.
Obama vuole abituare il mondo alla sua barbarie. Dovremmo essere
amministrati tutti da Lui che stabilisce di volta in volta che cosa ci vuole
per noi. Ha detto: "il mondo deve parlare una sola voce". Una dichiarazione
di enorme e pericolosa megalomania perchè mai il mondo ha parlato una sola
voce nella sua lunga storia. Non ai tempi dei Romani e dei Persiani o dei
Cinesi. Sta andando molto oltre il bushismo e sarebbe ora che ammetta un
contraddittorio sulla questione del terrorismo. Termine usato e stiracchiato
per consentirgli di fare le cose anche le più sporche come il bombardamento
con 130 missili Cruise della Libia che viene distrutta e riportata al
tempo della dominazione coloniale.
In un solo caso Obama e gli USA potrebbero essere credibili: nel caso che
le Torri Gemelle fossero state abbattute dai terroristi di Bin Laden. Ma
sappiamo tutti e lo stesso Obama sa che l'abbattimento delle torri Gemelle
è opera degli stessi USA e che mai e poi mai sarebbero potute cadere
all'impatto degli aerei se non fossero stati minuziosamente minati prima.
Il martellamento dei massmedia sull'omicidio di Bin Laden sta crescendo
di volume e di intensità. A che cosa mira? A che serve questa imposizione
di un false flag sempre pià ridicolo e fragile ? La coppia Obama Clinton
dove va a parare? Che cosa vogliono dal mondo che tengono in stato di
agitazione continua?
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Nico Valerio Salon Voltaire Valerio
Sent: Tuesday, May 03, 2011 11:39 PM
Subject: Wojtyla ed il potere della Chiesa
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, May 02, 2011 8:27 AM
Subject: Wojtyla ed il potere della Chiesa
Wojtyla ed il potere della Chiesa
Una scenografia da fare invidia ai migliori professionisti di Holliwood ha
fatto da sfondo alla lunghissima, estenuante cerimonia di beatificazione di
Papa Woitila. Una folla enorme, il gregge di Dio, ha resistito per ore ed
ore stretta in piedi in piazza San Pietro e nelle vie e piazze circostanti
quasi nessuno era in grado di vedere o sentire qualcosa a parte i suoi
vicini. Una folla convenuta da tutti i continenti per partecipare all'evento
e raccontare poi si esserci stata. Qualcosa di Simile a quanto si vede in
Arabia Saudita per il pellegrinaggio alla Mecca senza i giri concentrici
attorno alla pietra nera reliquia del Profeta. Le religioni hanno bisogno di
reliquie e di luoghi sacri. La reliquia scelta per Papa Woitila sarà una
ampolla del suo sangue conservato miracolosamente per tanti anni ora chiusa
in un prezioso oggetto simile a quello che racchiude il sangue di San
Gennaro. Tra i convenuti anche sedici Capi di Stato e tanti tanti politici
italiani desiderosi di farsi vedere e notare.
Il Papa sfoggiava paramenti e vesti sicuramente assai più lussuosi di quelli
lussuosi che normalmente indossa. Una manifestazione di potenza della
Religione-Stato voluta il giorno del 1 Maggio in cui i lavoratori di tutto
il mondo ricordano i loro martiri e fanno bilanci delle loro lotte. Debbo
dire che ho sempre provato un senso di grande fastidio tutte le domeniche
nel vedere la folla di Piazza san Pietro anche se abbiamo notizie certe di
un calo della religiosità in tutto l'Occidente. Ancora di più ne ho provato
per questa manifestazione nella quale più di un milione di persone, di cui
bisogna rispettare il sentimento di fede, convengono a Roma fornendo un
pubblico enorme ad un Papa e alla sua corte schierata in ordine di
importanza, distinta financo per colori, che svolge un rito quasi esoterico
di concelebrazione di se stessi e del proprio potere. Napolitano e
Berlusconi erano tra la folla dei fedeli seppur nella zoma riservata ai
potenti e francamente non ho provato piacere a vederli li, nella veste di
fedeli, in posizione certamente di soggezione difronte al Papa Monarca che
li dominava dall'alto della sua pretesa di rappresentare Dio in terra. E'
stata quella di ieri una delle più alte manifestazioni di potere della
Chiesa Cattolica che ha voluto aumentare la sua presa e la sua importanza
nel gioco dei potenti del mondo. La figura stessa del Papa scelta per la
beatificazione è un messaggio di ciò che la Chiesa è diventata e vuole
sempre di più diventare: una entità non di fede religiosa ma di potenza
della fede religiosa. Una operazione di marketing per lanciare con forme
nuove e sempre più esigenti il vecchio prodotto del potere temporale della
Chiesa che nel corso di molti secoli di storia ha fatto e disfatto Stati e
Governanti come oggi gli USA fanno e disfanno bombardando o invadendo le
nazioni. Basti ricordare la lunghissima notte europea della lotta tra Papato
ed Impero, delle lotte alle dissidenze interne come quella dei Catari, della
guerra contro i protestanti. Papa Wotila è stato scelto perchè il più
"temporale" dei papi moderni, colui che ha partecipato all'assalto ed alla
conquista dell'URSS e del comunismo europeo, che ha sostenuto le dittature
di destra dell'america latina, che ha represso i movimenti progressisti
cattolici, come quello della teologia della Liberazione e dei preti operai,
tacciandoli di marxismo, che ha dato un assetto di centro-destra al corpo
del Vaticano non consentendo alcuno spazio se non alle correnti integriste
dei cattolici come Comunione e Liberazione e sopratutto l'Opus Dei, la
struttura più misteriosa rivolta all'alta borghesia mondiale ed ai suoi
interessi terreni nella finanza e nel controllo degli Stati.
Mentre il Governo appare sempre più debole e confuso cresce l'influenza
clericale sulla Italia ad opera di cardinali come Bagnasco Bertone Ruini ed
altri abili e grossi personaggi assai scaltri. L'influenza della Chiesa
sulla politica italiana è diventata tale che i laici che hanno sempre
sollecitato leggi per realizzare libertà essenziali sono diventati timorosi
di proporle dal momento che oramai il Parlamento ne promuove del tutto
opposte alle loro speranze giungendo financo ad imporre gravissime
limitazioni ai diritti della persona come la legge sul diritto di disporre
della propria vita. Siamo al punto che si afferma essere la vita umana non
nella nostra disponibilità ma soltanto di Dio e cioè della Chiesa che ne può
disporre a piacere.
Credo che con la esibizione di potenza di ieri crescerà in Italia molto
l'influenza della Chiesa anche se non cresce e non si diffonde la fede e c'è
addirittura una crisi di vocazioni e di frequentazione delle parrocchie.
Berlusconi sospettoso degli USA che non sembrano gradirlo come una volta si
appoggia sempre di più alla Cei ed a questo Papa che non hanno nei suoi
confronti alcuna remora di natura morale o di scandalo per il suo
libertinaggio. Con il centro destra sempre meno laico e disponibile avremo
leggi sempre più oscurantiste e un potere della Chiesa sullo Stato sempre
più evidente. Lo sapremo presto a cominciare dalle nomine del nuovo
direttore della Rai e dei suoi massimi collaboratori.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 03, 2011 7:06 AM
Subject: 6 maggio CGIL
6 Maggio CGIL: diamo proposte forti ad uno sciopero forte
Diamo proposte forti ad uno sciopero che sarà forte
La sciopero del 6 maggio sarà forte perchè lo stato di insofferenza dei
lavoratori, dei precari, dei disoccupati e delle famiglie è diventato quasi
insostenibile. I salari tendono a precipitare spinti dalle retribuzioni
ridicole dei precari che variano dai quattrocento agli ottocento euro al
mese. Milioni di lavoratori che sono stati assunti negli ultimi anni
regolati da contratti atipici con retribuzioni scandalosamente infime e e
negazione d tutti i diritti, a cominciare dallo stesso status di lavoratore
dipendente. Ho un'amica laureata in economia con specializzazione equina.
Insomma lavora con i cavalli E' a prestazione professionale e non ha
diritto a niente. Per ora è infortunata per una caduta. Si è rotta di brutto
una costola. Non ha diritto a niente e potrà avere qualcosa solo da una
assicurazione privata che si paga con il suo modesto stipendio. Questa
condizione esistenziale non è una eccezione. Abbiamo anche centinaia di
migliaia di lavoratori a progetto. Ma quanti progetti ci sono in Italia? Ci
sono tante altre situazioni di gravissimo fumus giuridico bordline. Ci
sono i lavoratori invisibili. Conosco infermieri che lavorano negli
ospedali ma la loro presenza è regolata da agenzie dai quali dipendono.
Ricevono in media il trenta per cento in meno dei loro colleghi e con
cadenza spesso irregolare. Debbono stare attenti a non protestare perchè
altrimenti "l'interinale" o la cooperativa non li chiamano più. Credo che si
stia toccando il massimo della alienazione e della umiliazione. Se queste
condizioni durassero poco la gente se ne farebbe una ragione. Ma sono
programmate a durare a lungo. Infatti il lavoro precario non esiste, esiste
il lavoratore precario. Lo stesso posto può essere riassegnato allo stesso
lavoratore tante volte fino a quando conviene al datore di lavoro oppure
concesso ad un altro. La maggioranza dei precari vive la sua condizione
anche da un decennio e non sanno ancora come finirà-
Ora, questa condizione non solo deve essere denunziata come fa la CGIL ma
rimossa. Come? Rivendicando l'abrogazione della famigerata legge Biagi o
legge trenta che è la madre di tutte le nefandezze ed ingiustizie perchè è
lo scudo che copre il padronato e legittima le sue scelte . La legge Biagi
è un bazar in cui gli imprenditori si possono sbizzarrire a cercare e
trovare la cosa più acconcia per mettere un cappio al collo ai loro
disgraziati dipendenti.
Ebbene lo sciopero del 6 gennaio non pone il problema della rimozione della
causa del precariato ma si limita a denunziarne l'infelicità ed a chiedere
qualche modesto e miserabile ammortizzatore sociale. Epifani era riuscito ad
ottenere qualcosa dal micragnoso Sacconi e dal governo ma non superava i
2500 euro annui e non per tutti. Una cosa mostruosa giuridicamente che
differenzia e limita i trattamenti di integrazione salariale e
disoccupazione senza fissare un minimo sotto il quale è indecente e non si
deve andare. Fuori da ogni idea di diritto sociale.
Questione fondamentale per bloccare e mettere un off limits in basso ai
salari è il Minimo Salariale Garantito che esiste in moltissimi paesi del
mondo. Si tratta di una legge da fare che proibisce di corrispondere al
lavoratore meno di quanto indica la Costituzione per la tutela sua dignità
e per la sua sopravvivenza. Diciamo 1000 euro al mese. Questa
rivendicazione mette il dito nella piaga della precarietà che viene
praticata per ridurre le paghe a livelli di fame. E' il cuneo che bisogna
inserire nella gigantesca ruota della ruspa che sta schiacciando e riducendo
proprio male tutti. I precari che stanno diventando maggioranza come invoca
un giorno si e uno no dal corriere della Sere De Vico sgretolano le
condizioni dei "garantiti" e cioè il lavoro contrattualizzato secondo le
regole appunto per la grande attrattativa che il padronato ha dei bassissimi
salari. Bisogna non piagnucolare "se non ora quando" ma dire che cosa si
deve fare ora.
Altri punti importanti sono la qualità del lavoro in fabbrica e della sua
libertà. C'è un processo di militarizzazione del lavoro operaio robotizzato
senza alcun riguardo per la salute. I sistemi che la Fiat ha introdotto nei
suoi stabilimenti condannano con certezza ad una serie di patologie nervose
scheletriche e psichiche dalle quali sarà difficile sfuggire,. Provate a
chiedere quanti casi di tunnel carpale si hanno alla catena di montaggio.
L'operaio non può continuare ad essere un "usa e getta". Siamo giù assai
costernati per la ecatombe di morti per amianto ed altre porcherie
chimiche.
Sollevo la questione del recupero generalizzato dei salari che dovrebbe
essere di almeno il venti per cento e di tornare ad un sistema di protezione
dagli incrementi del costo della vita che potrebbe essere una nuova forma di
scala mobile. Se viviamo in libero mercato perchè tutti i fattori vengono
lasciati liberi ed a briglia sciolta tranne il salario?
Dobbiamo essere chiari con noi stessi e con la gente. Chiedere il recupero
senza se e senza ma dei cinquecentomila dipendenti pubblici e tra questi
oltre centomila insegnanti che si sono in grande parte licenziati. Non è
vero che sono un più ma vittime sacrificate alle privatizzazioni con le
quali lo Stato spenderà assai di più di quanto spende ora. Le
privatizzazioni nel solo settore della sanità hanno rincarato i costi del
servizio e messo in crisi molte regioni. Ma si sono creati imperi
miliardari privati come quelli di Angelucci e di Don Verzè capaci di
mantenere anche giornali spesso di ricatto verso i politici ed il governo.
Riassumendo : la piattaforma rivendicativa della CGIL si può dire che va
bene ma è lontana dalla sensibilità attuale della classe lavoratrice che
sprofonda nelle sabbie mobili della miseria e della depressione. Lo sciopero
generale non è solo un momento bello da celebrare con i suoi sentimenti, le
passioni, i colori delle bandiere, la cultura. Ogni sciopero ha una sua
cultura una sua identità. Quello del 6 maggio potrebbe essere della
chiarezza dei no e dei si; no al precariato, no alle leggi Gelmini e
Brunetta,no alle privatizzazioni, si al SMG, alla scala mobile, a pensioni
più eque. Non possiamo rimestere sempre le stesse cose generiche,. Facciamo
chiarezza con richieste nette. Quando la CGIL si darà semplici parole
d'ordine si riguadagnerà la strada per uscire dal pozzo.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, May 05, 2011 12:29 PM
Subject: Uno sciopero due linguaggi
Uno sciopero due linguaggi
Lo sciopero di domani sarà certamente forte, combattivo perchè nutrito
da una protesta che prevale ancora sulla rassegnazione. Rassegnazione
al ricatto ed al violenza illiberale della Fiat che organizza referendum
sui suoi diktat additando nella Fiom il nemico e annunziando che va via
se i lavoratori dovessero decidere per il no. Si tratta di forzature e
di vere e proprie estorsioni di consenso già perpetrate a Pomigliano ed
a Torino e bisognerebbe trovare un modo per impedire queste plateali
manifestazioni di dominanza padronale nelle quali si cerca l'isolamento
della Fiom e dei sindacati di base e si istiga la pressione dei
lavoratori preoccupati su di essa e sui suoi dirigenti. Ieri lo sciopero
ha avuto il peggior viatico possibile dalla segretaria della CGIL la
quale si è schierata con la RSU contro la Fiom. Bonanni gongola e grida
di gioia che la Camusso la pensa come lui e che finalmente si potrà
fare a meno della influenza della Fiom. In effetti quasi tutti i
lavoratori della ex Bertone hanno votato per il si ma è un voto dettato
dallo stato di necessità che non ci sarebbe stato certamente se non ci
fosse stato il ricatto di non recuperare lo stabilimento dopo sei anni
di cassa integrazione. Non è soltanto l'azienda a premere sui lavoratori
ma anche i sindacati confederali ed il sindacato giallo della Fiat.Credo
che abbia fatto bene il gruppo dirigente nazionale della Fiom a non
firmare il contratto restando coerente alle critiche fatte alla proposta
Fiat che riguardano questioni essenziali della libertà e del lavoro in
fabbrica.
Lo sciopero di domani sarà forte e si nutrirà della larga opposizione
dei lavoratori al peggioramento delle loro condizioni salariali e di
vita. Ma la piattaforma rivendicativa dello sciopero è generica e si
occupa di alcune cose certamente importanti ma che lasciano intatto ed
irrisolto il focus della protesta. Si chiedono investimenti ed un piano
di sviluppo industriale, l'attuazione dei referendum ed un piano
energetico nazionale, si parla della emigrazione e dei conti pubblici
dello Stato. Si chiede l'imposizione di una patrimoniale sul 5% dei
contribuenti più ricchi del Paese che darebbe 18 miliardi di euro da
impiegare utilmente a sostegno della occupazione. Insomma si chiedono
cose giuste ma assai generiche e che sono distantissime dai problemi
scottanti che assillano la gente e che richiederebbero un aumento
generalizzato dei salari, la abrogazione della Legge Biagi per
cancellare la madre di tutte le precarietà, l'istituzione del SMG
(salario minimo garantito) a 1000 euro mensili, una immediata e drastica
revisione della normativa pensionistica che è diventata assurda, il
blocco delle privatizzazioni nella pubblica amministrazione.
Queste rivendicazioni che io ho sommariamente richiamato corrispondono
ai bisogni profondi dei lavoratori. Metterebbero un blocco allo
smottamento a destra che, aiutato da una inflazione crescente e non
contrastata da nessuno strumento, espone a impoverimenti ulteriori la
massa salariale del paese già salassata da livelli bassi di retribuzione
e dal profondo avvallamento di esse nel crescente precariato. Quasi un
terzo dei lavoratori italiani guadagna meno di mille euro al mese e
questa condizione non è più sostenibile.
Lo sciopero parlerà due linguaggi. Quello del gruppo dirigente della
CGIL sarà evasivo e poco propenso ad impegnarsi in proposte concrete.
Quello dei lavoratori sarà di forte contestazione e chiederà il
cambiamento.
Ma lo vedremo domani. Gli scioperi vivono sempre di una loro propria
vita che a volte travolge i paletti che qualcuno vorrebbe porre. Credo
che la Camusso non veda l'ora che sia finito e di chiudere il suo
fascicolo. Già lo sciopero arriva con un ritardo di almeno un anno. Ha
saltato il momento dei grandi scioperi europei contro la stretta
economica e per la scuola di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia,
Irlanda.......ed è confinato a valle di tante cose che si sarebbero
dovuto combattere fino in fondo come le leggi Gelmini ed il collegato
lavoro e l'attacco di Brunetta e Tremonti ai pubblici dipendenti.
Insomma interviene quando i buoi sono fuggiti dalla stalla ed i giochi
sono stati fatti. Tuttavia è possibile recuperare su qualche punto. Ma
non credo che il 7 maggio si andrà avanti e forse tutto peggiorerà. CGIl
ha come referente politico principale il PD che da molto tempo non ama
più la classe operaia e preferisce la Confindustria. Il PD frena i punti
del movimento che sono di reale alternativa alla camicia di forza che
governo e confindustria hanno messo
alla realtà italiana.
Ma, come dicevo, lo sciopero potrebbe forzare la mano ai suoi
avversari ed aprire una strada nuova. Bisogna tentare. Bisogna
partecipare.
Pietro Ancona
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: sindacale@fiom.cgil.it
Sent: Thursday, May 05, 2011 1:32 AM
Subject: dalla parte di landini
Dalla parte di Landini
Ci sono sciacalli della politica e della lotta sociale italiana che
gioiscono della sconfitta della Fiom nella faccenda Bertone. La Fiom
sarebbe stata sconfitta dalla sua stessa rappresentanza operaia che ha
in maggioranza ha votato il si allo scellerato referendum imposto da
Marchionne e si sarebbe avviluppata in un mare di contraddizioni da
Pomigliano a Mirafiori alla Bertone oggi, avrebbe tenuto comportamenti
dissimili e tali da fare dubitare della saldezza della sua impostazione
dell'azione e delle scelte.
Io credo invece che la Fiom si sia comportata benissimo in tutti e tre
le situazioni e che per quanto a qualcuno possa sembrare paradossale
anche hanno scelto bene i delegati aziendali a invitare a votare se. La
situazione in uno stabilimento chiuso da anni non aveva alternativa:
"scegliere tra la fine della fabbrica annunziata dal padrone o
continuare a testimoniare diritti che si ritengono inalienabili. La
scelta, in un contesto dominato da continue minacce alla occupazione e
da processi di degrado di interi distretti industriali, non poteva che
essere obbligata: si sceglie il lavoro. Questa è la scelta operaia e non
è contraddetta dalla Fiom che dice no e dice che i diritti non si
debbono manomettere.
Turba molto l'assedio che continua ad essere posto alla Fiom quando la
considerazione che bisogna fare è se è compatibile con la libertà e la
democrazia il potere enorme che Marchionne ha avuto in tutte le vicende
Fiat e se non sarebbe giusto sollevare il problema nelle sedi
istituzionali e politiche di una limitazione appunto di questo potere a
norma della Costituzione repubblicana che parla di diritti ed anche di
funzione sociale dell'impresa che non è un luogo in cui si possono
manomettere diritti conquistati e confermati dall'ordinamento
costituzionale dello Stato.
Debbono stare molto attenti CGIL e PD a non schierarsi dalla parte di
Landini il quale non è un "duro" estremista ma un dirigente appartenente
alla tradizione riformistica del sindacalismo italiano che comprende
anche Vittorio Foa e una cultura di intransigentismo per quanto riguarda
i diritti e di flessibilità per quanto riguarda i rapporti di lavoro.
Il mio maestro di sindacalismo Peppe Grado mi insegnò una massima che
all'apparenza è banale: diritti e doveri. L'operaio deve collaborare al
successo della impresa che è anche la sua impresa ma deve avere fino
all'ultimo centesimo di quello che gli spetta eed essere tutelato nella
sua salute e nei diritti che derivano dal lavoro: ferie, malattia e
quanto altro.
Chi pone in alternativa diritti e lavoro è fascista e vorrebbe
precipitare l'Italia in un lager di operai disperati che si affannano
come scimmie impazzite in fabbriche spinte al massimo della cosidetta
produttività e che sfruttano l'energia umana delle persone senza
ritegno. La fabbrica non può e non deve diventare un lager come vorrebbe
Marchionne. L'elogio che spesso Marchionne fa agli operai che vivono
nella spettrale Detroit e sono disposti a tutto pur di avere un tozzo di
pane e dei sindacalisti americani che sono kapò è inaccettabile e
dovrebbe essere respinto dalle forze politiche che credono nella
democrazia. Quando sparisce il diritto in fabbrica presto sparisce anche
nella società. Sparisce il diritto dell'operaio alla pausa ed il diritto
del magistrato ad esercitare in autonomia la sua professione.
Per questo bisogna sostenere la Fiom con tutte le sue contraddizioni.
La Fiom vive immersa nella cultura della CGIL che è diventata
iperrealista verso il padronato e che ha rapporti con Cisl ed Uil che
sono oramai apertamente dalla parte della Confindustria. Questa cultura
genera contraddizioni. E' un problema della democrazia italiana non
piegare e "recuperare" Landini alla realtà della Confindustria ma
recuperare tutta la CGIL alla resistenza ed al contrattacco della
sconfitta operaia subita,
Pietro Ancona
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May 07, 2011 1:11 AM
Subject: Dopo lo sciopero della CGIL
Dopo lo sciopero della CGIL di Pietro Ancona
Scrive Giorgio Cremaschi che lo sciopero è riuscito e che la CGIL deve
andare avanti senza Cisl e senza Uil. Io aggiungo: aprendosi molto al
sindacalismo di base dal quale raccogliere una profonda carica di
insoddisfazione e di critica del capitalismo ed autonomia nei posti di
lavoro. Oggi abbiamo avuto conferma di una CGIL nella quale i lavoratori,
pur non condividendone la condotta degli ultimi anni, la considerano sempre
il loro sindacato e partecipano alla sua chiamata di lotta anche se
anacronistica e tardiva . Il messaggio che viene dallo sciopero è dato dal
dualismo del linguaggio di netta denunzia della condizione umana del lavoro
e di richiesta di rapidi e radicali cambiamenti dei partecipanti e dal
discorso di Susanna Camusso che interpreta assai poco questa spinta ed è
oppressa da un senso di responsabilità sbagliato e ripete burocraticamente
inviti a Cisl ed Uil ad una impossibile azione comune. La Segretaria ha
anche rivolto addirittura un appello alla Confindustria aspettandosi chissà
che cosa da una assise del padronato italiano che comincia ad essere
perplesso verso la destra ma non per questo meno aggressivo verso i
lavoratori. Insomma la CGIL della Camusso vorrebbe quadrare una impossibile
intesa con Cisl Uil e Confindustria voluta fortemente dal PD. Ma questa
intesa può avvenire soltanto alle condizioni dettate dalla Marcegaglia e
questo confligge con la spinta popolare dello sciopero. La CGIL si deve
riproporre come il grande sindacato riformista e progressista di Giuseppe Di
Vittorio, di Fernando Santi ma anche dell'intransigentismo radicale di
Vittorio Foa che riusciva a coniugare contenuti profondamente liberatori ed
innovativi della condizione umana con la necessità di far crescere e
salvaguardare lo sviluppo della fabbrica. Oggi siamo di fronte alla proposta
inaccettabile di uno sviluppo della fabbrica e della economia a costo di una
profonda e radicale cessione di diritti e della salute stessa dei
lavoratori. Aggiungo che il venire meno del sindacalismo di matrice
cattolica e socialista della Cisl e dell'UIL alle sue grandi tradizioni ed
all'azione come Pastore Carniti e Storti e per l'Uil dello stesso Benvenuto
attore della stagione delle riforme e la riduzione di Cisl ed UIL a
collaboratori subalterni di Confindustria e Governo non riesce ad isolare la
CGIL che è sempre il sindacato per antonomasia. Sacconi ha tentato con la
cordata dei "complici" e con l'ostracismo a metterla in un angolo ma senza
riuscirci.
Ma la CGIL nell'ultimo decennio ha subito molto il processo degradante della
cultura unitaria. Al suo interno pratica la legge Biagi e questo è
inaccettabile e tende a diventare una conglomerata di servizi e di enti
bilaterali. Bonanni teorizza la sussidiarietà ed il rafforzamento degli enti
bilaterali in un nuovo corporativismo in cui alla lotta di classe si
sostituisce il servizio. Credo che bisognerà fare chiarezza su questo punto
essenziale e sciogliere la CGIL- movimento dalla CGIL- servizi staccandosi
dagli enormi interessi che si gestiscono insieme a Cisl ed Uil ma anche al
padronato italiano.
La sciopero ha legittimato l'autonomia della politica sindacale della CGIL
ed il valore sociale enorme del suo disconoscimento degli accordi separati.
La Fiom ha fatto molto per questa nuova condizione opponendosi fieramente
alle scelte liberticide e disumane della Fiat a Napoli, a Torino, a Milano.
Non deve essere emarginata in una sorta di ghetto dei rivoltosi.
Due giornalisti di Rai New 24 commentando oggi pomeriggio l'esito dello
sciopero parlavano di una CGIL che continua ad essere la "grande
organizzazione". Ne avevano ammirazione. Io ne ho ammirazione e rabbia.
Rabbia per l'influenza negativa che le politiche capitolarde del PD vi
esercitano, rabbia per l'assenza di una piattaforma chiara sul salario, sul
precariato, sulle pensioni. Vorrei che la CGIL chiedesse l'abrogazione della
legge Biagi e lottasse con molto più vigore la politica antiwelfare delle
privatizzazioni e dello splafonamento verso il basso dei salari con una
legge per il Salario Minimo Garantito. Insomma piuttosto che proporre un
iperealismo rivolto ad accettare il peggio delle politiche padronali e
governative rilanciare il realismo della prosperità legata ai processi di
miglioramento. Come ha notato il Governatore della Banca d'Italia a
proposito del precariato, l'Italia non starà affatto bene se non investirà
in certezze lavorative ed esistenziali. L'Italia del precariato e dei
contratti derogati per degradare e sfruttare la gente è infelice e povera ed
alla lunga porta indietro anche le altre classi sociali che non si salvano
affondando la classe operaia.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Sunday, May 08, 2011 10:17 PM
Subject: Gli Stati Generali della Confindustria
Gli Stati Generali della Confindustria
Lo sciopero generale della CGIL, riuscito e non troppo criticato dalla
stampa embedded del regime che ha un occhio di riguardo per la Camusso ma
nessuna simpatia per la Fiom è già nel passato che, non si sa come, sembra
che si allontani a velocità straordinaria. La scena è stata riempita dagli
"stati generali della confindustria" di Bergamo, titolo enfatico per un
raduno di circa seimila imprenditori, che si riuscono addirittura a porte
chiuse, lontani dai giornalisti lasciati fuori ad aspettare la velina o
l'intervista della Marcegaglia. Per caricare di pathos e quasi di un tocco
di drammaticità e di eccezionalità l'evento si lascia capire che le
decisioni assunte sono state e sono di carattere davvero speciale se non
proprio epocale.
Invece le cose non sembra sia andate diversamente da tutti gli altri
pronunziamenti degli industriali italiani nel corso degli ultimi cinquanta
anni e cioè da una richiesta di sussidi che però vengono chiamati "riforme".
Si critica il governo di non fare abbastanza. Pare che gli industriali
abbiamo il verme tenia: sono insaziabili e sempre scontenti di quanto
ottengono. L'ultimo regalo di Tremonti e Berlusconi è la privatizzazione
delle spiagge italiane ed i grossi ostacoli frapposti ai referendum per il
nucleare e per l'acqua che interessano moltissimo i convenuti di Bergamo.
Gli industriali italiani sono davvero ingenerosi verso il loro governo.
Nella storia della Repubblica non c'è mai stato un governo più squilibrato
ideologicamente e politicamente verso la Confindustria: il collegato lavoro
ed la politica sindacale di Sacconi non possono certamente dare agli
industriali di più di quanto non sia stato finora dato. La scuola è stata
letteralmente svuotata e la pubblica amministrazione perde cinquecentomila
dipendenti e diventa un campo di sfruttamento con le privatizzazioni in
tutti i settori. Financo il Ministero della Difesa è diventato SPA.
Lo Stato è stato sottomesso completamente ai privati anche se ogni tanto
Tremonti si concede la civetteria di qualche uscita di "sinistra" sul posto
fisso o altre velleità che subito rientrano. Credo che resti ben poco che lo
Stato possa ancora concedere alla Marcegaglia. Tutto è stato già traslato
dal pubblico al privato e si è accentuato lo squilibrio tra le classi
sociali.
La classe operaia è stata fottuta a vantaggio delle altre classi sociali
in particolare della borghesia delle professioni. La quota parte di Pil data
dalla massa salariale del lavoro dipendente ed dalle pensioni, è stata
ridotta di almeno dieci punti a favore dei profitti e non potrà essere
recuperata dal momento che sembra essere diventato tabù la richiesta di
miglioramenti salariali alle aziende e di ritocchi alle pensioni.
Da Bergamo non è giunto alcun segnale di apertura verso i lavoratori e
la linea delle deroghe ai contratti è stata confermata. L'unico punto di
convergenza con la CGIL sembra quello fiscale. Non c'è altro. L'ostilità
verso i diritti viene confermata dalla discriminazione della Fiom vissuta
come sindacato comunista.
La Confindustria non offre molte opportunità alla CGIL e non risponde
neppure alle generiche e miti richieste del suo sciopero generale. Non ci
sarà una schiarita mentre si spera che la vicenda ex Bertone diventi una
mina che esploda dentro la Fiom. E così l'Italia avrà perso due importanti
occasioni per tentare una coesione sociale, una intesa per un generalizzato
aumento dei salari e per la eliminazione del precariato. L'Italia ha bisogno
di avere i suoi ventiduemilioni di lavoratori e le loro famiglie uscire dal
bordline della mera sopravvivenza. Solo questo miglioramento aiuterebbe e
darebbe slancio al recupero, al ritorno alla normalità ed alla luce.
L'idea che migliorando la condizione di quanti oggi stanno male si aiuta
il Paese ad uscire dalla crisi non viene accettata e molti sperano, a
cominciare da Marchionne e dalla Marcegaglia di prosperare sempre di più
affondando la classe operaia.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, May 09, 2011 9:35 AM
Subject: la partita dentro la CGIL
La partita dentro la CGIL
Prosegue l'assedio alla Fiom. Tutto il moderatismo italiano (che per me è
estremismo di destra) si muove per espugnare la fortezza Fiom e cerca di
buttare dalla torre il suo segretario Landini, compagno di grande spessore
morale , coraggioso, capace di andare controcorrente non per ostinazione ma
per difesa di principi che non debbono essere abbandonati. La Marcegaglia
attacca a testa bassa dopo avere applaudito quelli della Tyssen e
Marchionne. La partita che si incrocia attorno alla Fiom riguarda il futuro
del sindacalismo italiano tout court che ora deve trovare la forza di
sottrarsi ai ricatti dei "modernisti" di coloro che propongono lavoro senza
diritti e senza rispetto per la persona umana dei lavoratori e per quello
che rappresentano le loro organizzazioni. Hanno tentato il colpo grosso
contrapponendo la decisione del si della RSU della ex Bertone al no secco
sereno e ragionato della Fiom. Gli operai ex Bertoni hanno votato si in
stato di necessità. Erano stati avvertiti che sono non avessero votato si la
Fiat non avrebbe investito i 55 milioni necessari. E' referendum questo? E'
democrazia questa? Quale margine di scelta è stata concessa al 1100 operai?
Mi chiedo anche: sono legittimi questi referendum-truffa fatti per estorcere
il si ai lavoratori e contrapporli ai loro sindacati? Non potevano che
accettare gli operai ed hanno agito secondo coscienza e da buoni padri di
famiglia. Ha fatto bene la Fiom a non firmare il contratto dal momento che
ha scelto la via difficile della difesa intransigente di diritti
inalienabili che non possono essere svenduti. Il no della Fiom è condiviso
nel cuore da tutti gli operai che hanno votato si!!! Alla ex Bertone non c'è
stata contrapposizione sostanziale tra Fiom e fabbrica e questo dovrebbe
fare riflettere chi nella CGIL lavora per un cambiamento "culturale" della
coscienza operaia. Trovo invece inquietante la lettera della rsu di Melfi
che rimprovera alla Fiom di non cedere alle pretese di Marchionne sostenute
da Cisl ed Uil. Inquietante perchè a differenza della ex Bertone mostra un
cambiamento culturale che potrebbe essere allarmante, il segno di una resa
definitiva, di una capitolazione al lavoro regolato e stimato soltanto dal
padrone. Questa posizione assunta a Melfi dove tanti lavoratori sommano alle
otto ore di lavoro altre cinque o sei di viaggio giornalieri per una paga
modesta per la quale sono soggetti ad una catena di montaggio sempre più
disumana e fonte di malattie nervose e muscolari è frutto di timore di fare
la fine di Termini Imerese. Ora l'assedio alla Fiom riguarda la CGIL, in
grande parte è opera della CGIL che condiziona il comportamento di tante
strutture fiom locali. La natura penetrante ed invasiva della confederalità
CGIL, un tempo ritenuta un valore, fa vivere la Fiom dentro la sua cultura.
La resistenza ideologica ed organizzativa della Fiom non può andare oltre
certi limiti e questo lo sa bene la Camusso quando manovra per l'isolamento
del suo gruppo dirigente Ma il futuro del sindacalismo italiano non è
nello pseudo riformismo della CGIL della Camusso ma nella capacità del
gruppo dirigente di Fiom di tenere alte le bandiere della autonomia della
classe operaia e del suo sindacato. Ai valori della Fiom si ispirano le
parti più combattive del movimento dei lavoratori e degli studenti. Se cade
la Fiom la CGIL si ricongiungerà alla Cisl ed all'Uil in una linea
paraconfindustrialista che tuttavia piace tanto al PD.
Credo che la Fiom dovrebbe tuttavia aprirsi al sindacalismo autonomo che è
assai più forte benchè emarginato di quanto si vorrebbe far credere e
dovrebbe sopratutto rilanciare, non giocare di rimessa. Proporsi come
l'altro sindacato generale come è avvenuto nel corso dello sciopero del 9
ottobre al quale hanno aderito tantissime altre categorie, i precari, gli
studenti.
Pietro Ancona
già dirigente CGIL e membro del CNEL
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 10, 2011 6:34 AM
Subject: una brutta novità
Una brutta novità
Il Comitato Centrale della Fiom ha registrato una brutta novità: la
maggioranza si è divisa sulla valutazione della "complessa" posizione
assunta dall'organizzazione all'ex Bertone dove i delegati aziendali hanno
votato si a fronte della minaccia di chiusura dello stabilimento mentre la
Fiom nazionale ha mantenuto la sua linea di opposizione ai decreti della
Fiat. Il gruppo che si richiama a Giorgio Cremaschi ha ritenuto sbagliata la
posizione assunta dai delegati aziendali e concordata con la segreteria
nazionale e non ha approvato la relazione di Landini che ha ottenuto
soltanto il 70 per cento dei voti. La minoranza della Fiom ha mantenuto il
suo venti per cento e ,forte dell'appoggio della CGIL, ha invitato al
"realismo" insomma ad una riconciliazione con la Cisl e l'UIL. Credo che sia
un momento triste non solo per la Fiom ma per il sindacalismo italiano. La
frattura nella maggioranza con l'astensione di un gruppo di compagni vicini
a Giorgio Cremaschi deve rientrare al più presto specialmente difronte alla
sfida della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese già decisa e
programmata entro il 2011.Forse sarebbe stato meglio evitare l'astensione
di Cremaschi che si riduce ad una mera testimonianza di un dissenso che
potrebbe anche essere giusto ma che si poteva esprimere diversamente senza
intaccare la maggioranza.. Landini esce dal Comitato Centrale certamente con
una larga maggioranza ma indebolito. . Non ho dubbi che il padronato
italiano tenterà di usare questo indebolimento per travolgere la linea di
resistenza al suo progetto organico di mimimizzazione del contratto di
lavoro e del ruolo del sindacato in fabbrica. Tutte le forze democratiche
del Paese sono interessate allo immediato superamento di questo momento di
crisi. Se così non sarà continuerà lo smottamento a destra della CGIL e
la impossibilità a contenerlo ed a proporre ai lavoratori ed all'Italia
qualcosa di diverso dal "realismo" della presa d'atto passiva e consenziente
delle posizioni del padronato. Passa la linea lavoro senza diritti
Sarebbe sbagliato dividersi in sostenitori di Landini o di Cremaschi. La
classe operaia italiana ha bisogno di entrambi ed i i due generosi
dirigenti della sinistra sindacale debbono subito tornare ad essere uniti
per fare passare la lunga nottata che incombe dopo gli stati generali della
Confindustria e dopo l'affossamento nel dimenticatoio del grande sciopero
generale della CGIL. Il gruppo di compagni che ha votato con Cremaschi non
deve essere isolato a vantaggio di un nuovo equilibrio tra la maggioranza di
Landini e la minoranza di Durante che sarà tentata dalla CGIL. Non si deve
cambiare linea anche se il padronato è riuscito ad infilarsi come il diavolo
nel nostro schieramento. Non sarà facile reggere tutto il peso di una linea
difficile nelle difficoltà dell'isolamento dell'embargo imposto da Cisl ed
Uil.Bisogna aprire subito al sindacalismo di base per una forte alleanza dei
diritti e del lavoro.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, May 11, 2011 8:09 AM
Subject: l'anomalia italiana
L’anomalia italiana
Pietro Ancona
L'anomalia italiana non è costituita soltanto da Berlusconi, dal suo enorme
conflitto di interessi e dai suoi ripetuti attacchi alle Magistrature dello
Stato ed alla Costituzione. Fosse soltanto questo potremmo liberarcene alla
prossima o ad una delle prossime elezioni. L'anomalia è strutturale e
riguarda questioni fondamentali del funzionamento della Repubblica e della
legittimazione della sua classe politica. Concentrare tutta l'attenzione sul
personaggio Berlusconi che da venti anni imperversa sull'Italia è sbagliato
e fuorviante. La sconfitta di Berlusconi non recupererà la nostra democrazia
azzoppata.
La
prima anomalia è legata alla legittimazione della classe dirigente di
governo. Quanti aspirano a governare l'Italia si preoccupano in primo luogo
di avere la benevolenza degli USA e del Vaticano. L'Italia è trattata dagli
USA come nazione perdente la seconda guerra mondiale. L'Italia e la Germania
sono le due nazioni europee con maggiore quantità di basi militari (113 in
Italia!). I gruppi politici di maggioranza e di opposizione sgomitano per
accreditarsi presso gli USA come i più fedeli esecutori dei loro ordini.
Questa sudditanza agli USA dei gruppi dirigenti è tale da sacrificare gli
interessi dell'Italia. Esemplare è la questione libica. L'Italia avrebbe
dovuto opporsi alla guerra a Gheddafi perchè contraria ai suoi interessi ed
alla pace del Mediterraneo. L'Italia al limite avrebbe dovuto intervenire a
fianco di Gheddafi e non contro di lui. Come sappiamo l'Italia partecipa
all'aggressione non tenendo conto dei suoi immensi interessi costituiti da
trenta miliardi di interscambio e da ragioni geostrategiche essenziali. Le
opposizioni non rimproverano questa partecipazione ma sono parecchio
arcigne nel verificare la perfetta aderenza del Governo agli ordini degli
USA e della Nato. Tentano di scavalcare il governo in servilismo verso
l'Impero. La prima anomalia italiana è dunque nella ricerca di
legittimazione dei suoi gruppi dirigenti nella investitura USA.
L'altra anomalia è data dalla legge elettorale che priva i cittadini del
diritto di scegliersi i parlamentari e stabilisce un forzato bipolarismo. Le
"riforme" fatte alle leggi elettorali per le Regioni e gli enti locali
stravolgono i principi essenziali della tripartizione dei poteri. Le
assemblee vengono sciolte in caso di impedimento o dimissioni del sindaco o
del "governatore" e questo vanifica il loro potere sugli esecutivi..
Il
trattamento economico che gli oligarchi della politica si sono attribuiti è
causa di disgregazione morale. La politica costa in Italia una cifra enorme
qualcosa come cento miliardi di euro (non tenendo conto di tutta la
parapolitica dei consulenti e degli impiegati) Anche i partiti ed i giornali
sono costosissimi e la libertà di stampa non viene garantita da giornali
finanziati dallo Stato.
Legittimazione "imperiale", legge elettorale e privilegi della oligarchia
sono gran parte dell'anomalia italiana. Rimuovere Berlusconi senza
sdradicare questi "mali" dalla Repubblica non cambierà di molto la nostra
condizione. La cosa più difficile da fare è liberarsi dalla pesante
dipendenza degli USA. Soltanto La Lega allo stato sembra non dipendere
dall'Ambasciatore USA. Non sarà facile recuperare all'Italia una condizione
di minore servaggio dagli USA. Ma l'involuzione della "sinistra" e la sua
voglia morbosa di governo sono difficili da rimuovere.
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, May 13, 2011 7:46 AM
Subject: Fw: Libia. collateralismo della CGIL al PD
Libia: collateralismo della CGIL al PD
Il Direttivo della CGIL ha rifiutato l'approvazione di un ordine del giorno
contro i bombardamenti in Libia. In questo rifiuto c'è solo un ottuso
allineamento al PD, il neo collateralismo iniziato dopo Cofferati dalla
gestione Epifani ed ora accentuato ultra petita dalla segretaria Camusso che
si sta dimostrando persona attentissima sopratutto al teatro o teatrino
della politica. Cofferati è stato davvero l'ultimo segretario della CGIL nel
senso che ne esprimeva la volontà e che non aveva timore a collidere con la
linea del PD quando era necessario.
Questo silenzio imposto sui bombardamenti che hanno già sconvolto e
continuano a seminare morte e distruzione a pochi chilometri dai nostri
confini sembra una reazione rabbiosa al trattato di pace che c hiudeva il
doloroso capitolo del colonialismo italiano in Libia . Dal 1911 e fino alla
seconda guerra mondiale è durato il regime di occupazione militare italiana
che ha inflitto sofferenze inenarrabili alla popolazione come gasamenti con
iprite e gas nervini, impalamenti, impiccagioni, decimazioni, espropri
forzati. Non credo che la CGIL rifiutandosi di chiedere la fine dei
bombardamenti (ieri l'ONU ha chiesto un cessato il fuoco) abbia onorato il
suo buon nome e la sua grande tradizione di lotta per la pace e contro
l'imperialismo fin dalle guerre di Corea e sopratutto del Vietnam.
Un rifiuto che è anche approvazione dell'intervento militare dell'Italia
contro la Libia
che fino a ieri era in pace con noi, una pace durata quaranta anni e che era
stata feconda di prosperità per l'Italia che intratteneva uno scambio
commerciale annuale di trenta miliardi di euro ed occupava in Libia diecine
di migliaia di lavoratori, tecnici, professionisti, ingegneri, imprenditori
grandi e piccoli. Basti pensare per tutti agli interessi dell'Eni e della
Finmeccanica. Basti pensare al metanodotto. La guerra contro la Libia anche
se condotta dall'Italia è guerra contro l'Italia ed a vantaggio del
neocolonialismo della triade USA, Gran Bretagna e Francia. La Francia aspira
a sostituirci in Libia.
E' talmente grave la decisione della CGIL, l'inqualificabile disonore della
approvazione dell'assassinio di massa con armi caricate all'uranio
impoverito che avranno effetti spaventosi anche sulle future generazioni dei
libici, da reclamare decisioni di disobbidienza da parte delle migliaia e
migliaia di organizzazioni che fanno capo alla CGIL. Spero che a cominciare
dalla Fiom si firmino ordini del giorno di solidarietà con la Libia e per la
salvezza della vita di Gheddafi. L'omicidio di Gheddafi è la ragione dei
bombardamenti. L'Occidente sa che Gheddafi rappresenta la Libia autonoma,
indipendente, sovrana. Uccidendo Gheddafi si vuole uccidere la Libia moderna
e farla regredire all'epoca del colonialismo italiano o inglese.
Il collateralismo al PD della CGIL è parte dell'anomalia italiana. Oggi si
sviluppa all'interno del moderatismo e questo confligge con gli interessi
rappresentati dalla stessa CGIL. Ma questo non sembra essere di freno alla
segreteria della CGIL. Il peggioramento delle condizioni generali delle
classi lavoratrici italiane conseguenza delle scelte di moderatismo non
sembra frenare il gruppo dirigente CGIL che traduce burocraticamente ed
ottusamente le volontà del partito di riferimento: il PD.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, May 13, 2011
Subject: Fw: Trigesimo della morte di Vittorio
Trigesimo della morte di
Vittorio
Trenta giorni fa veniva rapito ed
ucciso a Gaza Vittorio Arrigoni. E' stato
ucciso subito dopo il rapimento forse
strangolato, forse soffocato in una busta di
plastica, forse con un colpo netto che gli
ha rotto l'osso del collo. La foto che è
stata mostrata dagli assassini ritrae la
testa di Vittorio sorretta da mano cpme
a volerne impedire il penzolamento. Si è
voluto far credere che la morte di Arrigoni
sia dovuta ad un gruppo di fondamentalisti
salafiti per punirlo della introduzione di
corruttela occidentale dei costumi e delle
idee. Tutti e tre i rapitori sono stati
uccisi e non sapremo mai la verità. Di certo
è da escludere che Vittorio potesse urtare
la sensibilità palestinese con modi e
comportamenti e liberalità occidentali.
Vittorio viveva a Gaza da anni e si era
adeguato completamente alla cultura degli
abitanti del luogo dai quali era molto amato
specialmente dai bambini dai contadini e dai
pescatori che cercava di proteggere dal
genocidio a bassa intensità israeliano.
Vittorio non esitava a fare scudo del suo
corpo ai bambini quando li accompagnava
a scuola o ai contadini quando andavano
a lavorare la terra a ridosso del muro.
Quindi la causa della morte non può essere
stata la sua diversità, una diversità che
Vittorio aveva quasi del tutto annullato
comportandosi in ogni circostanza come
palestinese.Di certo la morte priva Gaza di
un testimone eccezionale che proprio
domani avrebbe potuto redigere servizi sulla
Flottilla 2 che vorrebbe rompere
l'isolamento criminale della striscia di
Gaza. Vittorio è morto come Enzo Baldoni. La
causa è sempre la stessa: giornalismo non
embedded di Israele la stessa per la quale
stava per essere uccisa in Irak Giuliana
Grena. Israele e gli USA non sopportano
testimoni nei luoghi dei loro misfatti.
Ricordate il carro armato USA che sparò
cannonate contro la stanza del decimo piano
dell'Hotel Palestina a Bagdad? Ed il
fotografo italiano ucciso a Ramallah? Nel
caso di Vittorio poi non si trattava di un
giornalista testimone occasionale ma di
persona impegnata a condividere le ragioni
dei palestinesi in un blog che costituisce
un impressionante affresco del genocio
palestinese ad opera degli israeliani.
Sono convinto che i tre siano meri
esecutori del delitto e che i mandanti si
trovino in Israele che, in molte occasioni
aveva mostrato ostilità per Vittorio e lo
aveva anche bastonato. E sono anche convinto
che si tratta di una vendetta e di un
delitto preventivo. Una vendetta per una
persona che aveva elencato scrupolosamente
tutte le crudeltà israeliane e ne aveva
scritto, un delitto preventivo allo scopo di
cancellare un possibile autorevole e
coraggioso testimone dei prossimi eventi
palestinesi.
Ma con il martirio Vittorio è diventato
testimone di verità ed esempio per migliaia
di giovani di tutto il mondo. La sua storia
ispirerà l'impegno di tanti giovani che
accorreranno dovunque si difende la causa
della giustizia e della pace. Il sangue
versato feconda un impegno morale che può
diventare quello di una generazione che
nell'era del massimo dominio mondiale degli
israeliani e degli americani trovino la
strada per presentare la loro alternativa.
"Restiamo umani" non incattiviamoci per la
loro cattiveria, non diventantiamo come loro
qualunque cosa ci facciano o ci hanno già
fatto. La strada del futuro si apre da
questo rifiuto a diventare come i predatori
dell'umanità. Vittorio, come Cristo,
condivideva le pene le sofferenze del popolo
palestinese. Era in mezzo ai palestinesi per
aiutarli a resistere, per incoraggiarli a
continua a credere nel futuro.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, May 13, 2011 12:48 AM
Subject: Politicantismo della CGIL
Politicantismo della CGIL,
all'indomani dello sciopero generale assai riuscito, vibrante di sentimenti
e di rivendicazioni di libertà e di giustizia sociale che avrebbero dovuto
essere raccolti e tradotti in precise richieste al padronato ed al governo,
il Direttivo della CGIL si riunisce per assumere la decisione politica di
ignorare lo sciopero. Lo sciopero è stato infatti ignorato come fatto
successo che ha impegnato milioni di uomini e di donne e che momento di
forte richiesta di cambiamento e come evento capace di influire sulla scelta
della CGIL. E' come se non fosse mai accaduto e l'agenda che la CGIL
continua a svolgere è quella concordata con Confindustria e Cisl ed Uil. Lo
sciopero generale è diventato passato, un passato che rischia di diventare
remoto ed addirittura estraneo al linguaggio ed alla vita della CGIL di
oggi. Di che cosa si occupa il Direttivo della CGIL? Di soddisfare la
pretesa della Confindustria e del moderatismo italiano di un indebolimento
del contratto nazionale di lavoro a vantaggio di un secondo livello che in
Italia se esiste è assai problematico. Si afferma di essere contro la
derogabilità dei contratti ed in effetti si propone la deroga incorporata
nella contrattazione. Si fa senza bisogna di derogare. Ma la sostanza è
giocare al ribasso degli interessi salariali e contrattuali dei lavoratori.
Il Direttivo si è anche occupato dei problemi della rappresentatività che
tuttavia tratta e rappresenta in modo mafioso. Non si capisce perchè le tre
confederazioni debbono avere dei seggi fissi nelle RSU anche se non
esistono nel posto di lavoro.
La decisione del Comitato Direttivo della CGIL dimostra come non si sia
alcun reale rapporto tra la sua dirigenza costituita quasi tutta da
funzionari a tempo pieno la cui legittimazione avviene in primo luogo
attraverso il PD ed i milioni di iscritti della CGIL che possono si
scioperare (e non molto)ma non determinare l'orientamento politico della
Confederazione,. All'indomani dello sciopero generale abbiamo avuto gli
stati generali della Confindustria con i relativi applausi per gli assassini
della TyssenKrupp e la pretesa di ottenere ancora ed ancora altri privilegi
dal Governo. La Confindustria ha fatto anche pesanti incursioni contro la
Fiom. Sulle questioni sollevate dallo sciopero la Confindustria ha risposto
arroccandosi ma anche il Direttivo della CGIL le lascia cadere per approvare
un documento che accetta l'idea che per sbloccare il paese bisogna
fluidificare la contrattazione e spostarla a livelli sempre più bassi. "Dove
vai? Porto pesci". Insomma si ignora lo sciopero ed il suo immenso carico di
speranze e di proposte per recuperare un posto nella negoziazione di vertice
che si fa nelle stanze del Potere alle spalle e contro i lavoratori
italiani. Il basso livello di salari, il precariato che oramai riguarda
tutti i nuovi assunti, le pensioni quasi del tutto scomparse, il
licenziamento di mezzo milione di persone nella pubblica amministrazione, le
privatizzazioni e quant'altro costituiscono fattori di debolezza e di
ingiustizia crescente della società italiana vengono ignorati. Continua
l'assedio alla Fiom e si usa il ricatto del lavoro contro diritti
approvandolo apertamente all'ex Bertone ed usandolo contro una Fiom che
vorrebbe continuare a difendere i diritti.
Insomma, la CGIL va per la sua strada in compagnia di Bersani che la spinge
tra le braccia di Bonanni e della Marcegaglia. Lo sciopero generale è stato
un dente che la Camusso si è strappato ma che non ne condizionerà nè
l'agenda nè i suoi contenuti. I poteri forti della Confindustria e del PD
contano assai di più dei lavoratori nella CGIL. Sarà molto difficile, ma
assai difficile che la CGIL di Camusso convochi un altro sciopero generale.
Non lo farà neppure se si creerà una condizione simile a quella greca.
Come sempre mi ero fatto delle illusioni. Avevo sperato che la CGIL
ritrovasse se stessa in simbiosi con la sua base. Mi sono ingannato ancora
una volta. La forza di trascinazione del motore della destra è assai più
forte di uno sciopero generale o della sofferenza di dieci milioni di
precari. Vince l'ideologia della destra che è sempre la più forte, tanto
forte da suggerire attraverso l'OCSE l'escamotage per evitare il referendum
sull'acqua con la istituzione di una Autority che appunto serve a questo a
dare una risposta fasulla ma "efficace "al grave problema che le
privatizzazioni pongono alla libertà e democrazia. C'entra questo con il
Direttivo della Cgil? C'entra, c'entra...
Pietro Ancona
http://www.rassegna.it/articoli/2011/05/12/74227/contratti-ecco-la-proposta-della-cgil
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
Sent: Saturday, May 14, 2011 8:20 AM
Subject: Rifondare la CGIL
Rifondare la CGIL
La riunione del Direttivo della CGIL dei giorni scorsi che apre la strada
ad un forte ridimensionamento dei contratti collettivi ha chiuso ogni
speranza di recupero della grande organizzazione che fu di Di Vittorio ad
una linea di coerente difesa dei lavoratori. Inoltre sanziona lo smottamento
a destra della sua collocazione internazionale. La CGIL è per i
bombardamenti in Libia, condivide le "missioni militari" italiane
all'estero, ha ribaltato le alleanze dai palestinesi ad Israele, non mette
in discussione Mastricth e Lisbona e cioè l'assetto liberistico dell'Europa.
E' uscita dal movimento pacifista. Non intende assumere una posizione
contraria alla Legge Biagi e si limita a chiedere qualche elemosina di
ammortizzatore sociale non arrivando neppure a proporre la flexisecurity. Ha
accettato la demolizione del sistema pensionistico e la sua riduzione a
prestazioni scadenti che faranno fare la fame ed innalzato anche in modo
fraudolento (se n'è vantato Tremonti a Bruxelles). Ha cinto di assedio la
Fiom appoggiando apertamente l'opposizione interna e suggerendo l'adesione
alle proposte di Marchionne. Ha spinto la sua iniziativa contro la Fiom fino
al sostegno della ribellione di esponenti delle RSU alla linea nazionale. La
CGIL aderisce alla linea lavoro senza diritti ed avrebbe firmato gli accordi
di Pomigliano, Mirafiori e ex Bertone.
Il governo ha varato un programma di riduzione di cinquecentomila dipendenti
statali attraverso i tagli alla scuola ed alla università ed il turnover
senza opposizione sociale. Gli insegnanti sono stati lasciati soli e la CGIL
si è sempre rifiutata di organizzare una azione di sostegno con lo sciopero
generale come è stato fatto in Francia ed altrove. Sostiene la linea delle
privatizzazioni o al massimo si limita a non approvarle ma senza osteggiarle
davvero.
Non c'è un solo punto del conflitto sociale in cui la CGIL abbia una
posizione chiara. Tutta la vicenda della crisi occupazionale è gestita nel
quadro delle convenienze confindustriali e gli stessi ammortizzatori sociali
sono rimasti quelli di venti anni fa insufficienti e paternalistici ed
arbitrari come avviene per la CIG.
Con il collegato lavoro che è stato fatto passare, con il consenso del PD,
l'arbitrato che peggiora la condizione dei più deboli e cioè dei lavoratori
e la loro possibilità di avere giustizia.
Questo e altro costituisce la lista delle doglianze da rivolgere alla CGIL.
Bisogna aggiungere ad essa le questioni riguardanti l'organizzazione, il
ricorso sistematico alla legge Biagi per il personale tecnico ed
amministrativo della CGIL, i legami sempre più importanti con il padronato,
la Cisl e l'Uil attraverso la cosidetta sussidiarietà e l'esistenza di
migliaia di enti bilaterali.
La CGIL, pur essendo un sindacato fiorente ricco di quasi sei milioni di
iscritti che pagano regolarmente le quote, non destina niente per il
sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie. Non una iniziativa per i
figli dei disoccupati e dei cassi integrati, non un sostegno per le
situazioni occupazionali di emergenza. Niente di niente.
Credo che sia necessario abbandonare questa organizzazione oramai incapace
di essere di aiuto ai lavoratori per andare a ricostituire la CGIL da
un'altra parte, magari con il sindacalismo di base. Fare quello che fece Di
Vittorio nel 1911: andarsene. La gestione Camusso ha tratti drammaticamente
in comune con quella D'Aragona che nel 1926 si sciolse nelle mani di
Mussolini dopo avere approvare il Patto di Palazzo Vidoni. Allora Bruno
Buozzi la ricostruiì da un'altra parte. Con questa CGIL, con la sua
subalternità agli interessi del PD, con i suoi rapporti con la
Confindustria e con Cisl ed UIL, i lavoratori italiani cesseranno di essere
protagonisti della loro storia. Viene disconosciuta la loro funzione di
classe sociale e con la fine del contratto collettivo nazionale si vuole
concludere anche la storia del movimento operaio italiano. Niente più azioni
collettive, niente più scioperi generali. Il sindacato come ausilio
dell'ufficio risorse umane.
I lavoratori italiani hanno bisogno di un sindacato autonomo dai partiti e
dai governi, un forte coraggioso prudente sindacato non riformista e non
massimalista che li difenda davvero in una linea di pieno riconoscimento del
loro ruolo sociale e dei loro diritti contrattuali e di cittadinanza.
E non abbiamo molto tempo davanti. Bisogna fare presto. Bisogna andarsene da
un'altra parte.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, May 16, 2011 3:18 PM
Subject: l'errore suicida della CGIL
L'errore suicida della CGIL
Quando facevo l'attivista sindacale CGIL ad Agrigento il mio strumento di
lavoro era il contratto di lavoro. Che cosa spiegavo ai muratori alle
quattro del mattino a Porta di Ponte che era il luogo in cui venivano
ingaggiati a giornata? Spiegavo i loro diritti scritti nel contratto di
lavoro. Il contratto di lavoro è il libro fondamentale di ogni sindacalista
e di ogni lavoratore. Se questo libro viene ridotto nelle sue pagine perchè
i suoi contenuti diminuiscono o perchè verrebbero trasferiti ad un "secondo
livello" la sua funzione di scudo si indebolisce. Pensate a tutti gli edili
del Sud d'Italia, ai braccianti agricoli, alle commesse dei negozi ed a
quanti non hanno tutele giuridiche forti come i pubblici dipendenti. Milioni
di lavoratrici e di lavoratori specialmente del Sud non hanno null'altro
che il contratto di lavoro. Deroghe o contrattazione di secondo livello non
possono che peggiorare la loro condizione. Ecco: lo scopo della deroga o del
secondo livello è soltanto il peggioramento. Ma allora perchè la CGIL si sta
avviando verso questa prospettiva?
Nelle gelide mattinate d'inverno i disoccupati della mia città si riunivano
come ho ricordato a Porta di Ponte in attesa di venire ingaggiati oppure di
tornare a casa delusi infreddoliti e con le guance arrossate dal gelo come
mi capitava di vedere tornare il mio povero fratello Fortunato in famiglia
(chiamato affettuosamente Fufù) che era uscito con il buio in cerca di un
lavoro anche duro, durissimo, come era quello di "ittare a soletta" (buttare
la soletta) una sorta di gara di velocità con il rapprendimento del cemento
quando non venivano usate impastatrici. Da allora ad oggi le condizioni sono
migliorate per gli edili e per tante categorie di lavoratori. Ma ora c'è una
grande voglia di tornare indietro. Ricordo che il padronato era duro, ma
oggi è duro e spietato. Al miglioramento dei contratti non è intervenuto un
miglioramento dei rapporti umani, delle relazioni sociali.
E questo perchè i lavoratori sono soli. Non hanno più i grandi partiti della
classe operaia a proteggerli, il pci ed il psi. I sindacati sono fortissimi
ma non li rappresentano più se non in qualche vertenza, per fare il 730, per
una pratica all'Inca o per una questione di lavoro in azienda. La forza dei
sindacati si è spostata dalla parte della Confindustria. Da molti anni le
Confederazioni CGIL Cisl UIL firmano accordi o approvano leggi che ogni
volta tolgono qualcosa ai lavoratori.
Ora la CGIL, in una surreale riunione del suo Direttivo che ignora lo
sciopero generale appena fatto, vara un documento che avvia un processo di
smantellamento del ccnl. Una presa di posizione che da un lato riapre i
giochi di palazzo con i "complici" di Sacconi e dall'altra chiude per sempre
la speranza di un recupero della CGIL ad un sindacalismo autonomo dalle
debilitanti influenze del PD e davvero espressivo degli interessi non solo
contingenti ma anche di lungo periodo e storici della classe operaia.
La CGIL non tiene conto, quando accetta l'idea della contrattazione
articolata, della dimensione pulviscolare delle aziende italiane che sono
per tre milioni con meno di 5 dipendenti, l'85 per cento del totale ed un
terzo del totale dei lavoratori occupati. Pensare che in queste aziende
possa aver luogo una qualche trattativa è soltanto grottesco. Finora l'
'unico punto di riferimento di queste aziende è il contratto nazionale. Mi
domando perchè la CGIL che certamente non agisce per motivi ignobili, per
corruzione o politiche di scambio, si comporta in questo modo, non ascolta
la voce della sua base di milioni di uomini e donne e li lascia urlare alla
luna e nel deserto? La risposta è nella politica e sopratutto nelle scelte
liberiste ed occidentaliste compiute dal PD che è il partito di riferimento
di tutta la struttura organizzativa e gerarchica della CGIL. Come il PD la
CGIL è per la legge Biagi, come il PD è per i bombardamenti in Libia, come
il PD è per pensioni sempre più leggere., per le privatizzazioni, per le
riforme del welfare.Finora il grado di condizionamento del PD è stato forte
ma in qualche misura è stato bilanciato. Cofferati ha resistito alle
richieste del PD per l'art.18. Ma la grande muraglia che Cofferati ha eretto
attorno all'art.18 è stato il canto del cigno, l'ultima manifestazione di
autonomia della CGIL.
Ora il progetto della CGIL è tutto interno al Palazzo. Fare un patto
sociale con Confindustria Cisl ed Uil, essere la versione sindacale del PD,
rientrare nel gioco decisionale di un'agenda politica dettata dal padronato.
Più o meno il sindacato che Mussolini proponeva a Palazzo Vidoni e che fu
accettato da Rigola e D'Aragona che sciolsero la CGIL. Ma Bruno Buozzi, capo
dei meccanici ed artefice della occupazione delle fabbriche, ricostituì la
CGIL da un'altra parte. Ed è quello che qualcuno della
sinistra della CGIL dovrebbe fare quasi un secolo dopo.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 17, 2011 6:24 AM
Subject: Primo commento di contentezza al voto
Primo commento di contentezza al voto
Alcuni pennivendoli della destra governativista attribuiscono la sconfitta
eclattante di Berlusconi e del centro destra ad errori di comunicazione e di
percezione di umori negativi della pubblica opinione. Insomma ad un difetto
tecnico che non riguarda la sostanza del centro destra, le sue politiche, il
modo come amministra e per chì amministra. Non è così. La condanna è
radicale per le politiche praticate. Il centro destra è noto per le sue
cricche e per le sue politiche di parte dovunque sia arrivato al potere in
Italia. Ha quasi azzerato il procedimento amministrativo controllato
abusando di procedure di emergenza diventate la normalità dell'intervento
con Bertolaso. Ha fatto della Protezione Civile un pericolo per la
democrazia italiana. Bertolaso ha speso oltre dieci miliardi di euro senza
alcun controllo godendo financo di regalie sessuali per la sua compiacenza
alla solita cricca di amici. A Milano la petroliera Moratti e soci perdono
anche perchè il loro blocco sociale si è frantumato nella "sciarra "furiosa
per il controllo degli appalti di Expo e per la fruizione degli espropri di
ettari di terreno edificabile in città. La figura di Li Gresti si staglia
dietro la testa della Moratti ed incombe sul destino di una città che ha
conosciuto tempi migliori e che, se è stata la culla del fascismo e del
berlusconismo, lo è stata anche del socialismo umanitario e delle
amministrazioni pubbliche vocate al bene della popolazione specialmente
della meno fortunata. Sono venti anni che la destra spolpa lo Stato in tutte
le sue articolazioni sulla base della teoria reaganiana di "uccidere la
bestia" oppure ridurla in servitù. Una quantità enorme di risorse è volata
dal pubblico verso il privato con le privatizzazioni che non hanno dato
buoni servizi ma hanno peggiorato e reso esoso i servizi esistenti.
Arricchendo i privati specialmente nella sanità. Comunione e Liberazione è
diventata un impero economico enorme succhiando sangue dagli enti pubblici.
Per giudicare una città basta guardarne le periferie. Le periferie di Milano
sono "coree" inabitali, mostruose, flagellate da ratti enormi e da fognature
a cielo aperto.
Il PD fruisce dell'ondata antiberlusconiana dell'elettorato italiano. Il PD
non merita la strepitosa vittoria politica perchè a Torino si è schierato
con Marchionne e dappertutto non è contrario alla privatizzazione
dell'acqua. Non ha lottato con convinzione contro la smobilitazione del
welfare ed adotta per sè taluni dei moduli più odiosi e asociali del
liberismo. La sinistra non riesce a recuperare il suo vero spazio politica e
si ferma a percentuali ancora molto basse ma sono significative le vittorie
di De Magistris a Napoli e di Pisapia a Milano in segno discontinuo con il
bassolinismo e con il destrismo dei pd milanesi. Se si fanno i referendum
sull'acqua e sul nucleare e li vinciamo la sconfitta della destra italiana
sarà fatale e dovrà abbandonare finalmente il potere al quale è aggrappata
con tutte le sue forze. Ma l'elettorato ha usato gli strumenti che la
opposizione gli ha fornito. La vittoria del PD non vuol dire molto di
diverso da ciò che fa il partito di Berlusconi oggi tranne che sul piano
morale se consideriamo Napoli ed il bassolinismo una esperienza a parte. La
Lega, nonostante abbia avuto regalato dal PD il Piemonte con la sostanziale
rinunzia a ricorsi fondatissimi, boccheggia. Il suo messaggio pieno di
ignoranza e presunzione contro il Mezzogiorno è stato respinto. Anche
Tremonti esce ridimensionato dal voto. Ma il PD fa male ad assecondare il
federalismo facendo a gara con la Lega a chi è il più federalista. Il
federalismo è una spada di Damocle terribile che pesa sui contribuenti
italiani che saranno falcidiati e spremuti come limoni e finiranno con il
ribellarsi alla novella schiavitù della oligarchia. La oligarchia
superstipendiata dei politici resta un enorme problema etico e sociale da
risolvere. Più di un milione di famiglie campano lautamente con il
parassitismo della politica professionistica. Anche i partiti ed i giornali
lucrano troppo da una Nazione stremata dalla crisi.
La vittoria diffusa in tutto il Paese dei partiti di opposizione indica un
cambiamento di tendenza dell'Italia sull'orlo del baratro. Alla vigilia di
sconvolgimenti traumatici della Costituzione l'Italia ha innestato la
retromarcia ed ora Berlusconi ha perso tutta la magia del suo potere di
investito dal popolo. Ha preso manciate di voti a Milano. Berlusconi dovrà
rassegnarsi ad essere un cittadino come gli altri e fino a quando resta al
Governo un Primo Ministro con poteri "normali". Insomma dalla tornata
elettorale è venuto molto di più di un raggio di sole. Si profila una
splendida giornata a ricominciare dalla democrazia che riprende il suo
spazio garantito dalla Costituzione e dalla volontà dei cittadini.
Bisognerebbe avere anche tanta giustizia sociale ma questa l'avremo quando
l'opposizione deciderà di affondare la legge Biagi ed il liberismo
sindacale.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, May 18, 2011 12:05 PM
Subject: Perché la Lega perde voti
Perché la Lega perde voti
La lega scarica il suo insuccesso elettorale sull'imbarazzante alleato
Berlusconi e sugli errori di comunicazione commessi dal PDL in campagna
elettorale dalla gaffe della Moratti contro Pisapia alle intemperanze oscene
della Santanchè ai comizi del lunedì antiprocura dello stesso Berlusconi. Ed
in effetti non si può dire che il centro-destra abbia fatto una buona
campagna elettorale. E' stato sempre dominato dal nervosismo e dalla voglia
di brutalizzare gli avversari politici.
Eppure non credo che sia stata questa la causa della perdita rilevante di
consensi della Lega. Faremo conti dettagliati quanto saranno resi noti i
risultati dal Ministero degli Interni. Ma sappiamo che c'è una indubbia
perdita di consensi. E' vero che la Lega spunta miracolosamente a Bologna ma
nei suoi tradizionali domini perde voti. Perchè?
La prima causa è il federalismo. La lega si è caratterizzata come il
partito federale caricando questa scelta di un significato quasi
separatistico di autonomia e di sovranità. Calderoli ha svolto un duro e
sudato lavoro per varare con successo il federalismo demaniale, poi quello
comunale e poi ancora il federalismo fiscale. Mano a mano che i contenuti
dei decreti giungevano a conoscenza dell'elettorato leghista veniva fuori
una realtà sgradevole: il Nord avrebbe pagato più tasse pur liberandosi dei
pesi di solidarietà con il Sud. Queste tasse sarebbero state pagate ad una
Oligarchia locale distribuita tra Regione Province e Comuni che non avrebbe
avuto alcun freno o limite sia nella imposizione dei balzelli sia nella
deliberazione dei propri trattamenti economici e normativi. Già i
consiglieri regionali sono equiparati ai senatori. La professionalizzazione
della politica ha ricevuto un impulso decisivo. La Lega ha prodotto una
classe di politici che grava per intero sui contribuenti. Trattasi di
migliaia e migliaia di persone delle quali sarà possibile fare un conto. Gli
enti locali riformati dalla legge sul federalismo diventano mere stazioni
appaltanti di servizi a privati. I servizi saranno tutti appaltati agli
amici ed ai famuli dei partiti che governano. Tra tutte brilla la
privatizzazione dell'acqua e dei trasporti. Tutto più caro. La
privatizzazione delle spiagge imposta da Tremonti avrà tra gli altri effetti
quello di privare le famiglie povere ed i lavoratori dell'accesso gratuito
alla spiaggia. Famiglie di operai che facevano le ferie al mare saranno
costrette a rinunziarvi. Tutto questo a causa dell'ossessione privatistica
del centro-destra.
La gente comincia ad allarmarsi seriamente per gli effetti del federalismo
e questo mette in crisi tutto l'impianto ideologico e politico della Lega.
Potrà mai realizzare un federalismo a costo zero? No.
Il malcontento è destinato ad aumentare in tutto il Nord ed aumenteranno
le difficoltà della Lega che non ha davvero grandi prospettive. La Regione
Piemonte è stata, più che conquistata elettoralmente, una regalia del PD che
magari ha ora ottenuto un aiuto per la elezione di Fassino a Torino. La
Bresso aveva vinto le elezioni regionali ed anche il ricorso al Tar. Ci
furono proteste e minacce della Lega e non so che altro c'è stato. Cota fa
il presidente della Regione ed è uomo di punta nei talk show televisivi e
Fassino si insedia a Torino in un clima cittadino di embrasse nous. Stento a
credere che gli operai della Fiat siano con Fassino che sta dalla parte di
Marchionne come il suo predecessore. Insomma credo che la campagna
elettorale torinese sia stata vinta da Fassino con intese di buoni rapporti
con Cota e Bossi. Non ho alcuna prova di questo ma credo che ci sia stata
una grande battaglia politica a Torino.
In sostanza, sono convinto che le perdite elettorali della Lega siano
imputabili alle tante crepe dell'ideologia federalista. Ora piuttosto che
scaldare il cuore dei padani li riempie di paure per i gravami fiscali che
annunzia e per la dipendenza politica dagli oligarchetti locali che
comporta. La sinistra dovrebbe fare una grande battaglia contro il
federalismo e per l'abrogazione dei decreti già fatti.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, May 19, 2011 4:28 PM
Subject: la doppia doppietta della Francia
Doppia doppietta della Francia
Alla fine le cose sono sempre molto più semplici e chiare di quanto
riusciamo ad immaginare. Con la violenta uscita di scena di Strauss-Kahn, il
Presidente francese fa una doppietta: si libera di un pericolosissimo
concorrente per le imminenti elezioni presidenziali e piazza il suo Ministro
delle Finanze al Fondo Monetario Internazionale la signora Lagarde.
Complimenti! Questa doppietta si somma all'altra in corso di realizzazione
in Africa: la cattura di Gboba presidente della Costa d'Avorio dopo più di
dieci anni di guerra e l'assoggettamento dell'importante paese alla Francia
e la guerra contro la Libia che scompagina e distrugge gli interessi
italiani in quel paese a cominciare da quelli dell'Eni . Intanto ha luogo
la rapina di mille miliardi di fondi sovrani e beni vari del popolo libico
"congelati" in Europa in attesa della loro spartizione banda bassotto Obama,
Cameron e Sarcozy medesimo. Mizzica! L'azione a volte è più veloce della sua
ideazione! Il ritmo degli avvenimenti è quasi frenetico illuminato dai
bagliori delle terribili bombe da oltre una tonnellata piene di uranio che
vengono gettate su Tripoli in numero impressionante. Presto ci saranno più
bombe che edifici.
L'attivismo dell'Occidente guidato dalla triade quasi giovanile è davvero
mirabolante. La Grecia viene spinta sull'orlo del fallimento. Per salvarsi
deve accollarsi debito con interessi usurai ed imporre ai suoi cittadini un
regime a pane ed acqua e nient'altro. La Spagna ed il Portogallo sono in
lista per pagare il loro pegno. Se vogliono continuare a stare inEuropa se
non vogliono affrontare il disonore del fallimento si debbono privare del
welfare e ridurre drasticamente il loro tenore di vita. Il fatto che grande
parte del loro debito è costituto da interessi non viene preso in
considerazione,. Eppure ci troviamo nella condizione di quell'esercizio
commerciale che oppresso dal debito mafioso non è in grado di fare fronte
alla moltiplicazione degli interessi passivi. Il FMI, la Banca Mondiale, la
UE si comportano come il mafioso verso il commerciante che è riuscito a
sottomettere con il pizzo.
Intanto i giovani spagnoli stanno dando vita ad una grande manifestazione
di protesta contro il precariato e la disoccupazione. In Spagna come in
Italia le Confindustrie ed i Governi hanno puntato sul drastico abbassamento
delle condizioni dei lavoratori per sopravvivere alle crisi e transitare
verso la ripresa. Ma la crisi non si supera mai perchè è una politica del
capitalismo per tenere sotto scacco la classe operaia. La crisi viene
fomentata e reinventata quanto langue. In Italia la Marcegaglia pretende
di superare le difficoltà portandosi dietro l'enorma palla di piombo di
dieci milioni di precari e di venti milioni di lavoratori con una massa
salariale degradata a meno di mille euro operaio.
Non è detto che le ricette salvifiche siano quelle di Trichet e degli
altri pescicani liberisti.
Può darsi che una operazione "rivoluzionaria" di separazione del debito
dagli interessi maturati possa rimettere in cammino i paesi del PIGS che si
vorrebbero affossare dopo averli spremuti e che l'abolizione del precariato
in tutta l'area europea e la fissazione di un minimo salariale garantito
possano portare una nota di slancio e di entusiasmo ad una economia
altrimenti cupa e pessimista. Qualcosa del genere ha proposto recentemente
Draghi ma dubito che oggi si voglia esporre ancora sostenendo il posto fisso
e salari più alti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, May 20, 2011 9:12 AM
Subject: Il mondo libero è un regime
Il mondo libero è un regime
Se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale probabilmente vivremmo in
un sistema totalitario basato sulla dominanza della razza ariana di ceppo
germanico e su vari gradi o livelli di sottomissione dei popoli sconfitti.
La seconda guerra mondiale è stata vinta dagli "alleati" ed in particolare
dagli USA che, a distanza poi di settanta anni facevano saltare in aria il
sistema socialista del loro principale alleato la grande URSS. Ora gli
anglosassoni sono i padroni dell'Occidente e, sebbene non siano crudeli e
totalitari come il nazismo dentro i loro confini (sono crudelissimi con i
popoli ai quali fanno la guerra) tuttavia esercitano una pesante tirannia
attraverso gli strumenti militari, finanziari e della comunicazione. Non
sappiamo cosa sarebbe stato il nazismo anche se lo immaginiano attraverso
quanto abbiamo scoperto ad Auschwitz. Ma i nuovi padroni del mondo, del
cosidetto mondo libero, hanno Guantanamo e Gaza e tengono sotto costante
ricatto i loro alleati come usava fare Atene con la Confederazione di Delo.
La Germania e l'Italia sembrano nazioni libere e non lo sono: sono
lardellate da centinaia di basi militari USA. Nonostante l'intervento della
Resistenza che liberò le principali città italiane dai nazisti prima
dell'arrivo degli alleati, l'Italia è costretta ad umilianti episodi di
sottomissione come l'allargamento della base militare di Vicenza o il
dovere, contro i suoi interessi, di impugnare le armi contro la Libia con
cui era legata da quaranta anni di felice collaborazione e diversi trattati
di pace.
Il sistema della comunicazione garantisce una opinione pubblica sempre più
malleabile. Non esiste un solo giornale in tutto l'Occidente che sia in
grado di sostenere apertamente una tesi diversa da quelle delle veline USA e
di Israele. Prendete il caso Gheddafi e della guerra libica: è stata diffusa
la notizia di orribili massacri "contro il suo stesso popolo" perpetrati da
Gheddafi come verità sacrosanta e si tratta di una bugia mediatica. In
questi giorni abbiamo il caso del Direttore del Fondo Monetario Internazione
arrestato e sbattuto come mostro il prima pagina. Non abbiamo mai visto la
donna che lo accusa del terribile crimine di stupro e credo non la vedremo
mai ammesso che non si volatilizzi senza lasciare tracce di se. Strauss-Kahn
è accusato di violenza sessuale. Mi sono chiesto come si può usare violenza
in un rapporto sessuale orale quando la persona non consenziente può
staccare il pene dello stupratore con un morso. E' chiaro che si è trattato
di un rapporto con persona consenziente che viene manovrata da forze
potentissime contro il "pollo" caduto nel trappolone. Cui prodest? Gli USA
ci guadagnano la conservazione del FMI cosi com'è senza "le riforme"
proposte da DSK e che sarebbero state sostenute dal Bric ed altri Stati che
gemono sotto la dittatura finanziaria di Wall Street; Sarkozy fa un doppio
guadagno liberandosi di un pericolosissimo concorrente per l'Eliseo e
piazzando la sua amica Lagarde al posto di DSK. Il povero malcapitato non
potrà contare su una corrente massmediatica a lui favorevole e dovrà
togliersi dalla scena al più presto possibile se non vorrà passare il resto
della sua vita in galera.
Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla messa in scena dell'omicidio di
Bin Laden rivendicato da Obama che si è sollazzato a mostrarsi assieme alla
Clinton ed una diecina di collaboratori mentre assistono a un diretta della
cattura ed uccisione dell'inerme capo di Al Qaeda. Tutta la batteria
massmediatica dell'Occidente ha dato per verissime e per scontate le favole
raccontate. Ci è stato financo riservato il seguito del morto che parla, di
una cassetta preregistrata da Bin Laden con la quale si annunziano altre
minacce e sfragelli che non sono mai accaduti. L'unico sfragello accaduto è
l'11 settembre ma si tratta di un colossale false flag che ci si ostina a
ritenere vero al cento per cento.
La libertà di stampa era una sorta di tabù ed era financo diventato un mito
negli anni del Watergate e del Washington-Post. Ora, ammesso che anche
quella storia sia stata davvero opera spontanea ed autonoma di giornalismo
investigativo, tutto è cambiato. La stampa in occidente è al servizio dei
governi e delle maggiori società industriali o finanziarie. Un centinaio di
giornalisti, alcuni di grossi calibro, dal NYT a La Repubblica cucinano
giornalmente la stessa velina. Anche le agenzie di stampa sono rigorosamente
embedded e difficilmente filtrano notizie provenienti da ambienti come la
Russia, il Brasile, la Cina.
Nel mondo della comunicazione il potere delle società editrici sulla carta
stampata e sulla televisione condiziona la nostra vita. Vivere in Occidente
è vivere in un regime. Se prendete in mano due giornali uno nordamericano e
l'altro francese o tedesco vi accorgerete che dicono esattamente le stesse
cose, quasi con le stesse parole. Ci sono poi una trentina di opinionisti
che danno la "interpretazione" dei fatti e ne forniscono la vulgata
politica. Non sapremo mai realmente cosa sta accadendo a Tripoli e quante
bombe all'uranio sono state sganciate sulla popolazione civile. Non c'è un
solo giornale, un solo giornalista che sia in grado di scriverlo. D'altronde
l'uccisione di quasi quattrocento giornalisti nei teatri di guerra ultimo
dei quali Vittorio Arrigoni che forniva nel suo blog un diario del genocidio
a bassa intensità ma continuo della popolazione ci dicono quanto importanza
annetta l'Impero alla comunicazione.
Il mondo "libero" in cui viviamo è in verità un regime. L'opinione pubblica
non esiste perchè viene manipolata da una stampa asservita. Provate a
chiedere a dieci persone che incontrate per strada del perchè della guerra
libica. Vi risponderanno tutte perchè Gheddavi stava massacrando il suo
popolo! Il fatto che la notizia sia una menzogna non ha alcuna importanza.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, May 23, 2011 6:43 AM
Subject: Il Dr.Stranamore alla casa Bianca
Il Dr.Stranamore alla Casa Bianca
Non riesco proprio a capire le ragioni per le quali una parte della sinistra
italiana , seppur con timidezza e con gli occhi bassi, continui a sostenere
Obama. Ha aggredito assieme a Cameron e Sarkozy la Libia senza tentare un
minimo di discussione con Gheddafi al quale ha intimato subito di andarsene
dal suo paese oppure di morire sotto le macerie dei bombardamenti. La
ragione dell'assalto alla Libia è stata che Gheddafi sparava al "suo stesso
popolo". Una menzogna. Non si resiste per mesi all'aggressione degli
eserciti della Nato senza il sostegno della popolazione. Gheddafi ha il
sostegno del suo popolo mentre non si può escludere che i "rivoltosi",
riconosciuti dal mondo occidentale fino allo scandalo della signora Ashton
che vuole aprire la rappresentanza diplomatica europea a Bengasi, non solo
sparano contro il loro popolo ma invocano l'invasione di terra degli
alleati pur di distruggere Gheddafi e con lui lo stato libico.
Ora Obama si inventa (dopo dieci anni) che Iran ed Hezbollah sono i
responsabili degli attentati dell'11 settembre. Bisognava prima far morire
Bin Laden per aprire questo inaspettato scenario su uno dei più gravi fatti
della storia moderna che ha già causato milioni di morti in Afghanistan ed
in Iraq. Un fatto che è difficile accettarlo come attentato terroristico
perchè è un colossale false flag. Basterebbe pensare che se i grattacieli
non fossero stati minuziosamente minati da qualcuno ci avrebbero messo
giorni prima di cadere in polvere. Da aggiungere che tracce di esplosivo
sono state trovate nelle macerie. Gli Hezbollah sono una forza regionale,
l'unica che ha inflitto ad Israele l'umiliazione di una sconfitta e tuttora
sono un cuneo tra Israele e le sue mire espansionistiche sul Libano. L'Iran
è la più popolosa nazione del medio oriente non infiltrata da basi militari
americane e perseguitata con discriminazioni dalla cosidetta "comunità"
internazionale su istigazione degli Usa. Obama si dichiara disponibile a
fare uccidere un presunto capo terrorista anche violando la sovranità di una
nazione come è stato fatto in Pakistan ritenendo suo dovere primario
rassicurare gli USA. Dichiara pericolosa per la pace nel medio oriente
l'unità del popolo palestinese. Minaccia la Siria. La pagliacciata delle
occhiatacce a Netanjau sui confini del 67 è durata meno di ventiquattrore.
All'incontro con una potente lobby ebraica si è rimangiato tutto.
Insomma, il Capo della Casa Bianca tiene il tempio di Giano con le porte
sempre spalancate e sembra alla ricerca costante di cani ai quali
raddrizzare le zampe. Mentre gli antichi romani si dedicavano alle conquiste
di popoli che poi univano all'impero assicurando la pace, le guerre degli
USA di oggi non sempre hanno una logica e servono soltanto a giustificare il
loro immenso apparato militare che costa milioni di dollari al giorno.
Dopo dieci anni di guerra in Iraq che cosa hanno ottenuto gli Usa? Non certo
il sostegno del popolo irakeno ma soltanto una immensa base militare di
cemento armato costruita nel cuore della millenaria Bagdad. Tutte le guerre
USA appaiono illogiche, ingiustificate se non come preparazione alla grande
guerra contro la Cina e la Russia. Il progetto USA è la dominazione del
mondo e non è molto dissimile nelle motivazioni da quello di Hitler.
C'è anche da temere l'uso di bombe atomiche "tattiche", intanto tutti i
proiettili finora sparati in tutti i teatri di guerra contengono uranio
impoverito diffusore di cancro tra la popolazione e di malformazioni
genetiche gravissime a coloro che ancora debbono nascere.
Anche gli strumenti finanziari sono usati per tenere in tensione ansiosa
il mondo. Basta pensare alle ricorrenti campagne contro i paesi del
cosidetto PIGS. La Grecia ridotta a pane ed acqua per pagare interessi
usurai agli organismi internazionali controllati dagli USA.
La resistenza di Cina, Brasile, India, Russia è ancora troppo debole. Pur
rappresentando la maggioranza del genere umano il Bric non sembra in grado
finora di frenare l'iniziativa belligerante degli USA e dei loro alleati
Nato, né di impedire i massacri e la distruzione di tanti beni.
Colpisce il fatto che dentro gli USA non ci siano movimenti di opposizione
alla guerra ed anche alle politiche di immiserimento praticate da Barak
Obama. Questi sottrae fondi al welfare per destinarle ai progetti folli dei
generali del pentagono. La sua riforma sanitaria è stata una pagliacciata
che ha procurato enormi vantaggi alle assicurazioni che hanno in mano la
salute degli americani.
E' come se la vita civile dentro gli USA si fosse spenta e tutti sono
dietro ad agitare bandierine di carta a stelle e strisce ed a versare
lacrime estorte da una emotività artificiale creata dai massmedia
sull'undici settembre.
Sembra che la profezia di Stanley Kubrik si sia avverata: il Dr.Stranamore
è arrivato alla Casa Bianca. Negli USA non ci sono più resistenze capaci di
fare da antidoto alla folle avventura di guerre continue. La democrazia
americana è morta da tempo. Gli unici movimenti sono quelli contro i diritti
delle persone del cosidetto thea. La cultura,
gli intellettuali liberal i movimenti liberal sono scomparsi. Dominano
soltanto le Lobby degli ebrei e delle armi. I neocon hanno conquistato
l'Impero.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 24, 2011 7:36 PM
Subject: Non basta sconfiggere Berlusconi
Non basta sconfiggere Berlusconi
Numerosi sono i commenti al rapporto Istat 2010 che descrive una Italia in
declino ed in certi settori addirittura boccheggiante. La presentazione del
rapporto ha coinciso con una relazione della Corte dei Conti che diffida
dalla riduzione del carico fiscale almeno per i prossimi dieci anni e con
gravi notizie che giungono dalla cantieristica italiana con la proposta di
smobilitazione dei cantieri di Castellammare e Genova.
Molti si affrettano ad attribuire la responsabilità del disastro soltanto al
governo Berlusconi ed alla linea di rigore acefalo del Ministro Tremonti. Ma
input notevoli all'impoverimento del paese giungono da organismi
internazionali come l'Ocse, il FMI e la stessa UE che sembrano ossessionati
del conseguimento di obiettivi di riduzione della spesa pubblica e dei
salari. C'è sempre un enorme dito dietro l'Italia che le intima a non fare
la fine della Grecia ed il peso sulle scelte economiche nazionali di
Mastricth e di Lisbona sta diventando davvero opprimente. Inoltre altre
responsabilità sono legate alla egemonia della ideologia liberista sia nel
governo come nell'opposizione che ha creato una situazione per certi versi
surreale e grottesca: l'opposizione non rimprovera al governo di essere
liberista ma di applicare male il liberismo proponendosi come migliore
esecutrice dei dettati che imperano nell'Occidente e che stanno creando
problemi gravi a centinaia di milioni di lavoratori e di appartenenti al
ceto medio. Bersani non rimprovera a Berlusconi le liberalizzazioni, ma la
loro cattiva realizzazione. L'opposizione non si rende conto che l'Italia ha
bisogno di fare stare relativamente bene tutta la sua popolazione e che la
spinta feroce della dottrina "l'uomo vale quello che produce" può anche
abbassare i costi alla Fiat ma tutta Pomigliano d'Arco e Torino vivranno
peggio con meno operai e pagati male. Esiste una economia complessiva da
alimentare. Si possono avere aziende ricche in un paese poverissimo e
maltrattato. E' questo c he vogliamo? Vogliamo una Suv costosa ma
competitiva realizzata da operai a 1100 euro al mese? Non sarebbe meglio
produrre cose accessibili a tutti pagando meglio i lavoratori che le
producono?
La responsabilità del declino italiano è anche da attribuire alla voglia
dei comunisti di farsi perdonare di essere tali. Dopo la caduta del muro di
Berlino e l'abiura della Bolognina del gruppo dirigente nazionale c'è stata
una corsa febbrile alla smobilitazione del cardine fondamentale del
benessere italiano: l'industria pubblica. I maggiori economisti del PCI
hanno teorizzato le privatizzazioni. Inoltre Prodi ha liquidato grande
parte del patrimonio pubblico in pochi mesi. Molti settori sono quasi
spariti del tutto come l'acciaio e la chimica ed il sistema delle
Partecipazioni Statali criminalizzato e sfottuto come quello dei panettoni
di Stato è stato smantellato. Una enorme capacità scientifica ed economica è
andata perduta. Ora ci restano soltanto l'ENI e la Finmeccanica ma la guerra
di Libia forse le ridurranno a pezzi.
Gli accordi di concertazione del 93 con la triangolazione
sindacati-governo-padronato hanno rovinato venticinque milioni di lavoratori
che, dopo avere perduto la scala mobile, sono obbligati a chiedere aumenti
salariali soltanto dentro i margini della "inflazione programmata". Dal 93
ad oggi questo infernale marchingegno ha ribassato di almeno il quaranta per
cento la massa salariale italiana che è passata dal 68 per cento del PIL al
56 per cento ed ora è di nuovo in picchiata dopo la crisi del ccnl e la
pratica delle deroghe.
Cgil Cisl UIL condividono responsabilità gravissime nel precariato imposto
a sei milioni di giovani ed ora esteso a tutti i nuovi assunti. Hanno anche
la faccia di bronzo di celebrare una volta l'anno i padri della precarietà
come D'Antona o Biagi.
Per rovesciare la situazione non basta mandare a casa il governo
Berlusconi. Bisogna abbracciare una nuova dottrina che abbia molti elementi
di socialismo e che sia capace di strutturare azioni di alta utilità
sociale. Bisogna abrogare la legge Biagi, fissare un Minimo Salariale
Garantito, ripubblicizzare subito settori essenziali come le ferrovie e le
comunicazioni. Ma il PD ed i suoi alleati sono ora e sempre iperliberisti!!!
Il programma elaborato dalla Plaza de Sol spagnola, a differenza di quelli
del popolo viola e della meschinella opposizione italiana, contiene elementi
di grande interesse e che riguardano anche il sistema politico. Liberismo e
bipolarismo sono inscindibili. Se si vuole democrazia economica ci vuole un
sistema elettorale proporzionale. Gli spagnoli hanno capito un nesso
fondamentale della modernità.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, May 27, 2011 3:35 PM
Subject: la legge trenta: una legge per violare la legge.
La legge trenta: una legge per violare la legge
Anche il Papa ha ritenuto di spendersi contro il
precariato che "sottrae futuro e serenità ai giovani." Sono oramai in
molti ad esprimersi contro i guasti provocati dalla legge Biagi ma
nessuno azzarda un gesto concreto, la proposta della sua abrogazione.
Per liberare dalle catene della schiavitù milioni di persone costrette
nelle gabbie del precariato basterebbero due cose: abrogare la legge
Biagi e fissare a 1000 euro il Salario Minimo Garantito. Stabilire
inoltre che nessun lavoratore a qualsiasi titolo può essere privato dei
diritti garantiti dalla Costituzione come il riposo, le ferie, la
remunerazione dei giorni di malattia, la pensione, gli assegni
familiari. Ma questa "riforma" non sarà mai fatta dal governo Berlusconi
il cui Ministro del Welfare è un killer del padronato nè potrà essere
fatta da un eventuale governo di centro-sinistra in gara con la destra
per acquisire i favori della Confindustria. Il PD condivide la legge
Biagi ed ha costretto la CGIL a firmarla con gli accordi del 20 luglio
2007 con il governo Prodi. A parte qualche lacrimuccia di circostanza
che Napolitano ed altri notabili del Regime versano per la condizione di
tantissimi giovani, non esiste una sola iniziativa per liberare l'Italia
della legge Biagi e semmai viene agevolata la tendenza a farne la legge
universale per l'avviamento al lavoro. Non è casuale il fatto che ogni
anno Napolitano e l'oligarchia sindacale ricordino Marco Biagi con
sollenne lectio magistralis in Università.
Per rimuovere questo grimaldello della giustizia sociale
italiana ci vorrebbe o una rivolta cruenta dei biagizzati e degli
studenti italiani in grado di spaventare l'establiscement e costringerlo
a riprendere comportamenti umani, o una iniziativa della magistratura
che impugni la totale illegalità delle normative e delle opzioni
previste. La CGIL non alzerà mai un dito perchè essa stessa applica il
precariato con i suoi dipendenti. La Cisl si vanta con Bonanni di avere
addirittura immaginato e creato la legge nel 2003 con Maroni ministro
del welfare. I partiti politici, le cooperative, i sindacati, le
associazioni di produttori, gli enti bilaterali, migliaia e migliaia di
enti applicano il precariato al loro personale e non faranno mai niente
per sostituirlo con qualcosa di decente.
Il precariato è un flagello di tutte le famiglie ed in
particolare di quelle della classe operaia. E' un vero e proprio choc
per quanti, conseguita la laurea magari con ottimi voti, si vendono
costretti a svendersi per pochi soldi e nessun diritto. Ne restano con
le ali spezzate e l'amaro in bocca. Viene raccontata la favola di un
mutamento intervenuto nel profondo dell'economia che incide sul mercato
del lavoro. Non è vero: i posti di lavoro sono sempre quasi tutti
stabili e fissi; cambia la loro erogazione che viene ora assegnata ad
una manodopera a bassissimo costo e che deve essere ricattata. La
condizione del lavoro precario è orami diffusa e penetrata in tutto il
mondo del lavoro e tende a pervaderlo tutto. Il lavoro a tempo
indeterminato è influenzato dal precariato dal momento che non ci vuole
molto al padronato per inventarsi una ristrutturazione dalla quale fare
uscire con le ossa rotta i dipendenti costretti ad accettare una nuova
condizione precarizzata e deprezzata, prendere lo lasciare.
Nonostante tutto questo il padronato italiano continua
a dichiararsi insoddisfatto. Vuole ancora di più. Il Presidente della
Fiat il giovane Elkan ha oggi rimproverato la Confindustria di non fare
abbastanza per avere ancora più "flessibilità". La Marcegaglia ha
attaccato il governo dichiarandosi insoddisfatta degli ultimi dieci anni
italiani. Avrebbe voluto di più. Forse i lavori forzati? Naturalmente
Bersani è pronto a strizzare l'occhio alla Marcegaglia e fargli
intendere che se al governo arriva lui ed il suo partito le condizioni
per gli industriali saranno migliori. Più flessibilità, flessibilità ed
ancora flessibilità.
Forse è necessario una manifestazione come quella
spagnola di Puerta del Sol e forse bisognerà andare oltre verso un
conflitto sociale di nuovo tipo. Uno scontro davvero duro. La crisi
dichiarata nella cantieristica ed il trasferimento della Fiat negli USA
lasciano intendere che l'Italia, nella divisione internazionale del
lavoro è stata destinata a perdere la manifattura pesante e l'industria
di base. L'Italia viene immaginata dal capitalismo globalizzato come
un'area senza aziende importanti, senza leggi, senza diritti, dove fare
investimenti mordi e fuggi, dove sfruttare eserciti di persone
sottopagate. L'Italia ha bisogno di fuoriuscire da questa oramai finta
democrazia governata dal bipolarismo e darsi un nuovo assetto. Dopo la
guerra di Libia niente sarà più come prima. L'alternativa alla rivolta
è una condizione di perdita del futuro e della stessa possibilità di
sopravvivenza. E' fatale la prospettiva della rottura sociale. La vile e
mostruosa borghesia italiana non lascia alternative. E' certamente la
peggiore d'Europa. In Germania ed in Francia le classi imprenditoriali
hanno avuto la mano più leggera. In Italia si è giunti all'assurdo di
giovani costretti a pagare per lavorare...Non si può più continuare
così.
Pietro Ancona
già segretario della CGIL siciliana e membro del CNEL
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, May 30, 2011 7:14 PM
Subject: Vince l'alternatività
Vince l'alternatività
Un primo sommario esame del risultato elettorale - uno squarcio di luce
nella tetra involuta inquietante situazione italiana - mette in risalto
novità importanti che potranno guidare la politica della sinistra nei
prossimi mesi.
In primo luogo vince l'idea del rinnovamento sui vecchi oligarchi della
politica. Il PD in parte per forza maggiore trascinato dalle primarie in
parte per il buon senso di Bersani che preferisce vincere senza essere il
protagonista principale piuttosto che perdere essendolo ha compiuto una
operazione politica di leale collaborazione con i candidati Pisapia e De
Magistris (anche quando questo ne ha rifiutato l'apparentamento) e con gli
altri candidati del Sel o dell'Italia dei Valori. Si è mostrato saggio ed
ha mostrato la saggezza dei forti.
I risultati elettorali dimostrano che i moderati possono trovarsi
benissimo a sostenere la radicalità di scelte politiche. Non è vero che i
moderati votano soltanto programmi moderati. Votano per scelte
programmatiche e politiche di convincente buon senso legate e rispettose
dello spirito e della lettera della Costituzione. Pisapia e De Magistris
incarnano
l'idea di una borghesia fatta di buon senso che non vuole stare bene dentro
una popolazione che sta male, che è illuminata dalla voglia di fare della
pubblica amministrazione una leva per il miglioramento delle condizioni di
vita della gente.
I risultati dimostrano quindi che vince l'alternatività alla brutalità ed
alla violenza delle scelte della destra sulla scuola, sui servizi sociali,
sulle privatizzazioni, sull'integrazione interetnica, sull'acqua, sulla
gestione delle municipalizzate, sulla rarefazione dell'assistenza sociale.
Adeguarsi alla cupa e asociale idea liberista di meno pubblico e più privato
non rende e la sinistra credo abbia capito che debba allontanarsi il più
distante possibile da certe tentazioni liberiste.
Molto importante la vittoria di Napoli con quasi il settanta per cento dei
voti. E' una vittoria contro il centro-destra ma anche contro il
centro-sinistra, contro il bassolinismo, contro una idea di condivisione con
la destra di scelte scellerate come quelle degli inceneritori o dei
gasificatori.
Un contributo importante alla vittoria è stato dato dalla federazione della
Sinistra e farebbe bene il PD a riconoscerlo ( e forse anche il Sel). I
militanti comunisti hanno dato alla campagna elettorale il loro generoso
contributo arricchendola dei temi del lavoro e della giustizia sociale e
della lotta contro il precariato.
Se l'elettorato avesse avuto più tempo per rendersi conto della asocialità
dei decreti sul federalismo la sconfitta della Lega nel Nord sarebbe stata
bruciante. I decreti aumentano le tasse ed il potere dei signorotti locali
in modo intollerabile.
Questo risultato da una fortissima indicazione a favore di un ritorno alla
democrazia vera, quella del proporzionale. Il proporzionale può consentire
ad una sinistra di esprimersi oltre il PD ed a questi di stipulare alleanze
sociali e politiche senza confondere le sue caratteristiche di partito di
centro-sinistra.
Insomma il risultato c'è stato, è incoraggiante, dimostra che sbagliano
coloro che immaginano una vocazione di destra al popolo italiano. L'Italia
ha una destra ma ha anche una borghesia progressista ed una classe operaia
che alleate possono sconfiggerla.
L'Italia non è berlusconiana ed in queste elezioni si è mostrata stufa
della volgarità e della corruzione della sua idea di politica.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, May 31, 2011 8:50 PM
Subject: La Relazione del Governatore
La relazione del Governatore
Il discorso tanto atteso del governatore della Banca d'Italia è stato
"giudizioso" secondo il costume dell'establiscement mondiale, "politicamente
corretto", adatto a persona che si accinge a ricoprire la responsabilità di
Governatore della Banca Europea e che quindi diventerà uno degli esecutori
più importanti, forse il più importante, della filosofia di Maastricht e di
Lisbona. Naturalmente non deve pestare i calli a quelli di WallStreet nè
esprimere alcuna critica per il modo come diverse nazioni europee vengono
messe alla gogna dai sicari delle agenzie di rating e poi ghigliottinate con
prestiti usurai a condizione di ridurre le loro classi lavoratrici a pane ed
acqua.
L'Italia ha (aveva) un interscambio commerciale di oltre venti miliardi di
euro con la Libia alla quale era unita da un metanodotto ed una quantità
enorme di affari riguardanti migliaia di operatori economici grandi,
piccoli, piccolissimi. Stupisce l'assenza di riferimento alla guerra di
Libia dalla relazione come se si trattasse di un evento che non avrà alcuna
ripercussione sui dati macroeconomici analizzati.
La Fiat ha deciso di investire i suoi capitali negli USA e praticamente di
americanizzarsi. Si può dire che si potrebbe chiamare benissimo Chrisler e
non più Fiat. L'investimento è di 10 miliardi di euro che saranno sottratte
alle aziende italiane che vengono ridimensionate o chiuse (termini imerese).
C'è un fenomeno esteso di deindustrializzazione dei distretti economici più
importanti. La cantieristica decide di chiudere.Sembra che l'Italia debba
cessare di essere un paese industrializzato che partecipa con settori
fondamentali alla divisione internazionale del lavoro. Ebbene tutto questo
viene ignorato o soltanto accennato senza però alcuna enfasi e senza la
giusta drammatizzazione che alcuni fenomeni richiedono.
Si accenna alla questione della concorrenza senza dire che le
liberalizzazioni seppur timidissime fatte dal Ministro Bersani sono state
presto trascurate e che non esiste alcuna concorrenza in settori essenziali
come l'energia, i medicinali, le assicurazioni, le spese di notariato. Tutto
avviene in regime di monopolio e le privatizzazioni si limitano a
privatizzare servizi che agiranno in regime di monopolio con semplice
passaggio di gestione dal pubblico alla speculazione privata.
In un discorso tenuto qualche tempo fa in una Università delle Marche il
Governatore aveva detto cose gravissime sul precariato e sulle sue
conseguenze nefaste sul futuro della Italia. Questo tema ritorna nella
relazione con timidezza sub specie flessibilità che non viene contestata e
che quindi riscuote l'apprezzamento positivo della Confindustria.
Si dice che il declino per l'Italia non è inevitabile. Ma il declino c'è
già per venti milioni di lavoratori le cui condizioni sono diventate
premoderne e pesantissime e che guadagnano meno di quanto hanno bisogno per
vivere. Soltanto sommando più salari in una famiglia è possibile vivere come
un metalmeccanico tedesco con il suo solo salario.
Non aggiungo altro su questa relazione fatta per i notabili della Penisola
con l'occhio al possibile commento del Financial Times. Una delle relazioni
più omissive che si siano lette in questi ultimi anni. Non dubito che il
Governo ne sarà contento.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, June 02, 2011 10:31 AM
Subject: La Festa di Napolitano
La Festa di Napolitano
Mentre i nostri aerei bombardano Tripoli seminando dolore e morte nella
capitale di uno Stato che, nonostante i nostri trascorsi di seviziatori
coloniali, per quaranta anni ci è stato amico ed ha contribuito in modo
incisivo sul nostro benessere, altri aerei volteggeranno sul cielo di Roma
per festeggiare l'avvento della Repubblica e, quest'anno, anche il 150°
anniversario dell'unità d'Italia.
I festeggiamenti sono particolarmente pomposi: sono stati invitati una
ottantina di Capi di Stato con le loro consorti che saranno ospiti illustri
del nostro Presidente della Repubblica e, naturalmente, dell'impresentabile
Berlusconi che farà gli onori di casa. Non avrà consorte da presentare
essendone stato ripudiato e certo non potrà presentare la "fidanzatina" che
afferma di avere e che qualcuno ha cercato di scoprire tra le decine di
divette ed escort che hanno frequentato le sue ville tiberiane.
Non potremo presentarci ai numerosi illustri invitati come la patria del
calcio mondiale. Proprio oggi il nostro sport nazionale viene squassato da
uno scandalo enorme. Le partite giocate sono state spesso "aggiustate" per
favorire scommesse e vittorie immeritate. La ragione è sempre la stessa:
soldi, affari, affari e soldi.....
L'Italia che Napolitano presenta pomposamente all'estero assomiglia intanto
sempre di più al regime mussoliniano almeno per quanto riguarda i suoi
potenti: i capi del partito di governo sono sempre di più gerarchi
inamovibili: ieri si doveva nominare il segretario del Partito al posto dei
tre Coordinatori ed invece avremo i tre Coordinatori più il segretario del
Partito: Bondi, Verdini e La Russa sembrano inamovibili ed Angelino Alfano
appare come il quarto quadrunviro alla testa di un partito sempre più diviso
ed in preda a processi di crisi sempre più diffusi.
Il neo segretario del Partito vanta come titoli di merito una fedeltà
canina al suo padrone. Ha approntato gruppi di volenterosi "giuristi" che
gli hanno preparato le varie proposte con le quali Berlusconi ha ridotto il
Parlamento ad un organismo preposto a votare leggi per salvarlo dai processi
e dalla prigione. Ma Bondi, Verdini e La Russa non erano fedeli al Capo
quanto Angelino Alfano? Forse a noi poveri mortali qualcosa sfugge....
Diverse volte, dopo l'esito infausto per il suo governo delle elezioni
amministrative, Berlusconi ha tentato di fare uscire allo scoperto
Tremonti, il suo enigmatico Ministro che gli nega i soldi per fare tutti i
giorni campagna elettorale con il pubblico denaro. Ma Tremonti resta muto
come una tomba e si limita ad aspettare un'altra rovinosa caduta del
Cavaliere che potrebbe essere la perdita dei referendum sull'acqua, sul
nucleare e sul legittimo impedimento (fatto su misura per il Cavaliere).
L'opposizione, forte dello esito delle amministrative, dice che i referendum
non sono contro il governo. La lega sembra gradirne qualcuno. Ma, nonostante
questo, il raggiungimento del quorum se ci sarà sarà un ceffone madornale
per il Cavaliere che aveva tentato financo un trucco per evitarli.
L'Italia che festeggia con un ricevimento imperiale di non si sa quanta
gente non è la Repubblica voluta dalla maggioranza democratica creatasi dopo
la guerra di Liberazione.
Moltissima gente sta male. Tutto il lavoro dipendente è sotto il torchio
di Confindustria che ne ha ridotto i salari ed i diritti. E' impegnata
all'estero in varie missioni colonialiste come ascara degli Stati Uniti, un
impero belligerante che non vuole assicurare la pace al mondo ed è sempre a
caccia di qualche nemico da distruggere in nome della democrazia.
Otto milioni di giovani vivono una magra vita da precari sostenuti dai
nonni o dai genitori e la prospettiva di chi studia è il precariato. I
diritti dei lavoratori sono stati cancellati dalla Costituzione materiale
del Paese.
La parata militare che costituirà il punto spettacolare della festa
celebra una Italia militarista che la retorica nazionalista del 150°
alimenta. Celebrare le armi che servono non più per la difesa della patria
ma per uccidere massacrare ferire altri popoli a cominciare dai fratelli
libici ed afghani non è proprio corrispondente alle corde profonde di una
popolazione che forse vorrebbe vivere un po' meglio e senza uccidere
nessuno.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, June 11, 2011 5:17 AM
Subject: Amarezza dopo la gioia della vittoria
Amarezza dopo la gioia della vittoria
Le prime mosse politiche del sindaco Pisapia e del PD a Milano suscitano
amarezza dopo la gioia provata per la vittoria elettorale sul centro-destra
nella città chiave della politica e dell'economia italiana. Berlusconi vi si
era candidato e aveva legato molte cose all'esito della battaglia di Milano.
Sono deluso per le scuse chieste al giornalista di TG1 che aveva fatto una
domanda provocatoria ed impertinente alla quale il pubblico presente in sala
aveva risposto rumoreggiando giustamente. Il giornalista voleva sapere cosa
Pisapia pensasse della mancata estradizione di Cesare Battisti in Italia
tema sul quale il governo italiano strilla e si dimena contro il Brasile in
maniera sproporzionata ed indecente. Ebbene chiedere scusa non è un atto di
cortesia istituzionale ma di sottomissione ad una cultura forcaiola e di
parte per la quale si affiggono le gigantografie di Sakineh in odio al
governo iraniano, si disprezza Gheddafi mentre si uccidono i suoi familiari
e la popolazione ed i valorosi soldati libici, con la quale si sceglie
Israele mentre i palestinesi continuano ad essere martoriati.
Sono molto deluso ed amareggiato per la esclusione della sinistra dal
governo della città. in obbedienza al dicktat che a suo tempo Veltroni ha
scagliato contro di essa dopo averla dissanguata e messa in gravissima
difficoltà nel governo Prodi, condannandola all'isolamento. Veltroni poi ha
avuto la disonestà di invitare al "voto utile" convincendo gli elettori
comunisti a votare per lui appunto per non "disperdere" il voto che
rischiava molto con il vergognoso ed antidemocratico sbarramento del 4 per
cento.
"Conventio ad excludendum è una locuzione latina con la quale si intende
definire un accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti sociali,
economiche o politiche, che abbia come fine l'esclusione di una determinata
parte terza da certe forme di alleanza, partecipazione o collaborazione.L'espressione,
molto usata nel linguaggio politico italiano, venne coniata negli anni
settanta da Enrico Berlinguer, "il quale denunziava le forze del
pentapartito di praticarla contro il PCI. Ora, segno della involuzione e del
cammino all'indietro percorso dalla politica italiana, la conventio viene
praticata per isolare la Federazione della Sinistra e come pegno di
moderatismo di un atto o di una scelta politica. Oggi bisogna dimostrare di
essere per l'appunto moderati e cioè di considerare possibile ed ammissibile
qualsiasi spostamento a destra e di aborrire la comunicazione con la
sinistra radicale.
Nella giunta di Milano entra Tabacci, intelligente personaggio dell'UDC
milanese, espressione di ambienti della finanza e dell'economia delusi dalla
gestione berlusconiana della borghesia italiana e viene tagliata fuori la
rappresentanza della sinistra. La scelta compiuta è politicamente assai
grave perchè indica una strada che sarà seguita in Italia dal partito di
Vendola per quanto riguarda il dopo Berlusconi. C'è in questa scelta un
messaggio preciso di rassicurazione al cosidetto "centro" cioè alla
borghesia italiana che in questi giorni manda i suoi grandi emissari a Saint
Tropez alla riunione segreta del gruppo di Bilderberg Gli interessi
rappresentati dalla Fds e che sono quelli dei lavoratori del welfare di una
politica estera dell'Italia meno servile verso gli USA non diventeranno mai
parte di un programma di governo. Il massimo "rivoluzionario" al quale ci si
spingerà sarà il capitalismo compassionale largamente rappresentato nella
giunta Pisapia. Non diritti ma assistenza, non un corso diverso della
politica dei salari, della casa, dei trasporti, ma al massimo sussidiarietà.
Una versione non violenta ma financo inclusiva del rapporto con la classe
operaia che tuttavia deve restare fuori dalla stanza dei bottoni e dal cuore
delle alleanze della nuova maggioranza italiana. Pisapia è una persona
intelligente ed occulterà questo dato . Ma la realtà è questa. Vendola si
sbilancia per una alternativa che non è di sinistra ma interna al blocco
sociale della borghesia italiana.
La Camera del Lavoro di Milano dominata dagli interessi politici del PD
applaude le scelte di Pisapia. La delimitazione a sinistra si estende dal
partito al sindacato confederale.
Si tratta di una scelta che indebolisce il potere sociale dei lavoratori e
la possibilità di un miglioramento delle loro condizioni di vita e di
lavoro. I lavoratori milanesi non avranno nella giunta della città un punto
di forza nella loro lotta contro l'aggressione confindustriale ai contratti
di lavoro ed alla stabilità del posto.
Osservo che la scelta di Pisapia anche se formalmente legittima è
antidemocratica. Non tiene conto dei sentimenti prevalenti nella voglia di
cambiamento espressi dall'elettorato milanese. Questi sentimenti non vengono
raccolti ed rappresentati correttamente in una giunta ideologicamente
centrista e che ha il suo uomo-simbolo in Tabacci. E' evidente che l'inverno
del nostro scontento è destinato a durare ancora a lungo e che dobbiamo
immaginarci un coacervo che va dal terzo polo al pd al Sel. Gli "estremisti"
come Ferrero dovranno restare fuori. Ma dubito molto che questo fronte sarà
in grado di fronteggiare la protesta sociale e politica che viene da
condizioni di vita di venti milioni di lavoratori sempre meno accettabili.
In Italia non si può sopprimere il socialismo e la lotta di classe con i
giochi della politica. Mi auguro che la Fds faccia valere con fermezza e
serenità le sue ragioni non pietendo un posto a tavola ma rappresentando
l'antidemocraticità di uno schieramento che vuole essere espressivo soltanto
del blocco sociale borghese.
pietro ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, June 13, 2011 8:33 PM
Subject: Il referendum quotato in borsa
Il referendum quotato in borsa
Ho sentito in auto un pezzo di una trasmissione di Radio 24 che
riportava i riflessi in borsa dei risultati del referendum. I titoli delle
società che si occupano di energie rinnovabili hanno fatto un balzo in
avanti del 12 per cento distanziandosi da tutti gli altri. I titoli legati
alla privatizzazione dell'acqua hanno avuto un cedimento notevole di circa
il sei per cento. Questo commento del mondo degli affari è assai eloquente.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili ne sono incoraggiati e può darsi
che ne scaturirà una spinta alla crescita produttiva in un settore
avveniristico che può trovare in Italia un ambiente migliore di quello
tedesco. Bisognerà fare molta ricerca per averne molta innovazione.
L'altro commento del referendum è stato dato dagli italiani che si sono
riuniti spontaneamente nelle piazze per gioire insieme, per ridere, per
dichiarare la propria soddisfazione. E' come se una cappa plumbea si fosse
sciolta. Ci sentiamo tutti più liberi. La democrazia è fatta di
partecipazione e la partecipazione è libertà e liberazione. Una democrazia
basata sulla passivizzazione delle masse private dai partiti del diritto
financo di scegliersi i propri rappresentanti, fatta di telespettatori
chiamati solo ad assistere alle finte lotte tra Rinaldo ed Orlando non è
vera è oligarchia, telecrazia, è autoritarismo in cui una parte della
società opprime l'altra, quella più debole.
Ho assistito a parte dello svolgimento del voto referendario nelle sezioni
della scuola del mio quartiere a Palermo. La gente giungeva alla
spicciolata, ad ondate, per famiglie, per gruppi e si infilava con molta
decisione nelle sedi di voto. Usciva con le facce raggianti, sorridenti,
come chi era sicuro di avere avuto finalmente in mano uno strumento per
punire colui che ci ha umiliato per anni, per esprimere una voglia di
rinnovamento che aveva già avuto modo di manifestarsi in occasione delle
amministrative. Non avevo mai visto gente tanto contenta all'uscita dei
seggi. Come se avesse vinto un terno al lotto.
Ma l'esito elettorale di ventiseimilioni di persone che dicono decisamente
no alla privatizzazione dell'acqua e dei servizi cozza con interessi dei
partiti che si sono consolidati lontano dalle aspettative popolari e spesso
contro di loro. Il PD ha recuperato schierando la sua enorme organizzazione
per i quattro SI, ma non dimentichiamo che si ritirò dal gruppo
referendario, criticò Di Pietro, promise e non so se fece la presentazione
di un disegno di legge di iniziativa popolare alternativo al referendum. Il
tempo e notevoli sensori sugli orientamenti della pubblica opinione lo hanno
ricondotto sulla retta via. Ma un grande contributo è stato dato da
migliaia di organizzazioni volontaristiche, dalla nascita di un grande
sentimento popolare di rivolta contro tutto quello che le privatizzazioni
rappresentano a cominciare dalle bollette dell'acqua, ma non solo, di tutte
le angherie alle quali la società liberista, ma profondamente autoritaria,
ha inflitto ai cittadini utenti o consumatori comprese le ganasce ed i
pignoramenti per le rate insolute spesso per una manciata di euro.
Non c'è in Italia una sola privatizzazione che non sia diventata una soma
pesante sulle spalle delle famiglie. Il mercato in Italia non esiste.
L'acqua avrebbe avuto nella privatizzazione un monopolio angarioso di un
privato come avviene per le poste per le telecomunicazioni per le ferrovie.
Ma il referendum è stato soprattutto un atto di separazione dell'Italia da
Berlusconi e dalla sua consorteria. La borghesia violenta ed intollerante
del berlusconismo è stata sconfitta da una borghesia liberale e civile
alleata alla classe operaia per una gestione corretta dello Stato.-
Spero tanto che si organizzino referendum per l'abrogazione della legge
Biagi e delle leggi sulle pensioni. Bisogna liberare i giovani ed i
pensionati dalle terribili tagliole di Sacconi e Tremonti. Bisogna anche
abrogare i decreti sul federalismo che danno poteri eccessivi ai signorotti
locali ed aumentano le tasse.
Spero che cessi la conventio ad excludendum verso la federazione della
sinistra e che si il popolo del PD che ha sentimenti socialisti e
democratici si trovi a condurre battaglie unitarie per la classe operaia,
per i salari, per pensioni giuste. Spero in una scuola pubblica forte e
sostenuta da leggi che ne facciano un motore per la prosperità del Paese.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: Giuseppina
Sent: Saturday, June 18, 2011 12:29 PM
Subject: La distanza abissale tra Bologna e genova
La distanza abissale tra Bologna e Genova
Nella giornata di ieri due manifestazioni hanno animato la politica
italiana: la conferenza del pd a Genova sul lavoro e la celebrazione del 110
anniversario della Fiom a Bologna che ha mobilitato la squadra di Santoro
più Benigni più Teresa De Sio. Il successo della manifestazione della Fiom è
stato enorme e reca il segno poderoso incisovi da Maurizio Landini che ha
parlato come usava parlare Di Vittorio alla sua gente, ai lavoratori, al
popolo. Mentre questa manifestazione suonava in piena armonia con la svolta
avvenuta nella società italiana con le elezioni amministrative e sopratutto
con i referendum la Conferenza di Genova è apparsa anacronistica, pensata
per rassicurare il capitalismo italiano e convincerlo ad optare per il
centro-sinistra. Si è parlato di un patto politico e sociale. In sostanza il
PD forte della sua influenza decisiva sulla CGIL ma anche sulla Cisl e
sulla Uil garantisce al capitalismo italiano che avrà la piena
collaborazione dei sindacati per la realizzazione degli obiettivi di
competitività e di flessibilità che costituiscono le paroline magiche che
coprono una regressione all'era precontrattuale dell'economia italiana.
Mentre la piazza di Bologna vibrava delle voci dei precari e di tanti
rappresentanti della sofferenza sociale italiana (colpiva l'intervento sulle
periferie milanesi e del movimento dei pastori sardi), a Bologna ci si
rifugiava nelle stratosfere della macroeconomia e delle macropolitiche e si
designava un approccio alla globalizzazione basato esclusivamente sulla
mobilità e sui bassi salari e sulla cancellazione del welfare. Nessuna
richiesta è stata fatta per la cancellazione della legge madre del
precariato, la legge trenta o Biagi e la questione salariale ha avuto un
approccio dal lato fiscale e basta come se fossero sufficienti i quattro
spiccioli che si ricaverebbero da una riformicchia per sanare una situazione
di salari che per venti milioni di lavoratori difficilmente superano la
media di 1000 euro. Il PD si disegna come partito confindustrialista e non
interclassista come era la vecchia DC o classista come il vecchio PCI. Il
suo riferimento non è il lavoratore ma il lavoro. Una scelta equivoca dove
per lavoro si intende tutto ma sopratutto l'impresa ed i suoi interessi che
diventano interessi generali. L'operazione ideologica compiuta dal PD è
davvero copernicana: non più la classe operaia come classe generale
espressiva di interessi totalizzanti ma l'impresa. L'impresa diventa il
centro dell'universo politico e gli industriali la nuova classe generale
alla quale sono affidati i destini di tutti e della nazione.
Si tratta di una linea che giunge in ritardo ed in controcorrente con la
spinta di rinnovamento che viene dalla Fiom, una linea anacronistica che
tuttavia coincide con il disegno del potere capitalistico mondiale che usa
il ricatto delle declassazioni delle agenzie di rating per spingere a pane
ed acqua le classi lavoratrici e le popolazioni dell'intera Europa.
E' una linea perdente che punta alla buona salute delle aziende a costo
della depressione dei lavoratori e delle loro famiglie e dello
smantellamento dello stato sociale. Che vale se l'auto che si produce è
competitiva se il prezzo è un operaio sfruttato come un limone, maltrattato
nei diritti e con un salario con il quale non può campare la famiglia,
mandare un figlio alla università, offrire un gelato alla famiglia la
domenica?
Eppure questa linea liquidazionistica del patrimonio del movimento operaio
italiano sembra ancora non sufficiente a gente come Ichino, Morandi ed altri
che si riuniscono in un documento nel quale mostrano di essere più realisti
del re, di chiedere più della stessa Confindustria.
Alla Conferenza del Lavoro di Genova naturalmente è stato suonato soltanto
l'inno di Mameli. Potevano suonare l'Inno dei Lavoratori ad una assemblea
partecipata da Confindustria, UGl, Cisl ed Uil? Non potevano!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, June 21, 2011 8:53 PM
Subject: precari d'italia
Collocamento pubblico, abrogazione
legge Biagi e SMG (Salario Minimo
Garantito)
La cattiveria
profonda di una certa Italia che ha spesso
la prevalenza sull'altra o sulle altre
affiora prepotente nella questione del
precariato. Ieri "la Repubblica" pubblicava
in prima pagina la foto di un ragazzo con
una maschera di gesso bianco ed un
cartellone in mano in cui era scritto: "Sono
il fantasma del precario"! Il giornale ha
dedicato tre intere pagine ricche di
testimonianze e di servizi a questo
dramma tipico delle generazioni che hanno
completato gli studi dopo l'approvazione del
pacchetto Treu e della legge Biagi.
Generazioni a cui sono state spezzate le
ali, fatte da ragazze e ragazzi che
laureati, spesso hanno due lauree, hanno
dei masters, corsi di specializzazione,
insomma superqualificati che vengono
traumatizzati da un mercato del lavoro che
indica loro la via dell'incertezza e da
salari a volte talmente umilianti da essere
incredibili. Non è soltanto "La Repubblica"
a fare simili denunzie e non solo da ora.
Ricordo che questo importante giornale
liberal raccolse migliaia e migliaia di
lettere di precari nei primi anni di
applicazione della legge trenta. Anche
Liberazione, il Fatto, il Manifesto, tutta
la stampa italiana descrivono in termini di
grande allarme sociale il fenomeno. Ma se
andiamo a vedere le redazioni di questi
giornali esse sono gremite da precari che ne
garantiscono i servizi da fantasmi. Nel
giornalismo come in tutte le altre
professioni si è creato un lumpenproletariat
magari dotato degli stessi titoli e
provvisto delle stesse qualità professionali
dei "normali" giornalisti o dipendenti o
professionisti ma asserviti da una
condizione di lavoro infinitamente peggiore.
Conosco giornalisti pagati a 30 euro il
pezzo e a mesi di distanza dalla sua
consegna. Anche negli studi legali o di
architetti o di ingegneri accade lo stesso.
Sostanzialmente il solo che ha la
possibilità di accedere alla titolarità
dello studio è il figlio del proprietario.
La borghesia si trasmette per via parentale
e chiude la porta in faccia a quanti
ritenevano di potere accedere alla
professione soltanto attraverso in corso
onorevole di studi. E' davvero stupefacente
che il giornale che denunzia il precariato
come male sociale lo pratica
abbondantemente e direi spietatamente con
molti suoi dipendenti. Questa scissione
delle redazioni in un gruppo di "normali"
circondati da molti moltissimi ed
intercambiali provvisori ha portato il
giornalismo professionista ad essere sempre
più conservatore e financo reazionario.
Pochi di noi rammentano le memorabili
riunioni delle redazioni per stabilire la
linea redazionale o esprimere il consenso
alla scelta del Direttore indicata dalla
Proprietà. Ora se ne stanno tutti con due
piedi in una scarpa! Il precariato di
tantissimi bravi colleghi è sempre sotto i
loro occhi a testimoniare la condizione che
li attende se tirano troppo la corda con gli
editori!
Oramai tutta la generazione dei
biagizzati è vicina ai quaranta anni o li
ha superati. Molti sono precari nello stesso
posto di lavoro da anni. Perchè in
effettivi posti di lavoro davvero precari
non ne esistono. Esistono posti di lavoro
stabili occupati da precari!
Nei confronti dei precari il
Potere fa muro di gomma. Il Papa depreca la
loro condizione ma le attività commerciali
ed industriali di tutte le organizzazioni
che fanno capo alla Chiesa si servono senza
alcuno scrupolo dei precari ed anche di un
uso disinvolto delle ONLUS. Comunione e
Liberazione ha un impero economico in cui
soltanto una piccola parte di dipendenti non
è precaria. Lo stesso dicasi delle
organizzazioni sindacali che hanno diecine
di migliaia di dipendenti cocopro e precari
di tutte le varietà. Anche i partiti e le
associazioni professionali e di categoria.
Infine lo Stato si serve del precariato in
un sistema integrato con le
esternalizzazioni, i sub appalti e tutte le
diavolerie inventate dai privati per
spolpare al meglio la pubblica
amministrazione.
Lo stesso Presidente della
Repubblica non è esenta da questa
schizzofrenia: è solidale con i giovani
privi di futuro ma ogni anno celebra con
riti solenni carichi di significati
simbolici le figure di Marco Biagi e di
D'Antona che furono tra i
massimi manipolatori del diritto alla
stabilità del lavoro.
Il precariato è diventata una
piaga sociale che per essere guarita
abbisogna di cure drastiche. La prima cura
è l'abrogazione della legge Biagi e di tutte
le leggi e leggine che lo hanno reso legale.
Su questo punto l'attuale Parlamento e quasi
tutti i partiti ed i sindacati sono
contrari. Si accontentano di qualche
spicciolo di ammortizzatore sociale e di
qualche piccola attenuazione. La seconda
cura è il ripristino della legge sul
collocamento la 264 del 1949 che faceva
obbligo ai datori di lavoro di chiedere agli
uffici di collocamento la mano dopera da
assumere e soltanto in termini numerici e
non nominativi.La terza cura è l'istituzione
di un Salario Minimo Garantito ad almeno
1000 euro mensili con pesanti sanzioni per
coloro che non lo rispettassero.
Abrogazione legge biagi,
ripristino legge sul collocamento pubblico e
abolizione delle agenzie interinali e
salario minimo garantito sono le tre
rivendicazioni che potrebbero cambiare la
situazione. Ma bisogna avere una immensa
forza politica e sociale per realizzarle!
Bisogna che la deriva liberista della
società italiana venga bloccata da movimenti
simili a quelli che si stanno verificando in
Spagna ed in Grecia che si sono già visti
in Francia ed in Inghilterra e che presto
torneranno ad infiammare l'Europa attaccata
dai killers di Bilderberg. Ma non è detto
che il vento gentile del referendum non
diventi un tempestoso vento di scirocco atto
a cancellare la ingiustizia di milioni di
persone private del loro stesso futuro!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, June 29, 2011 9:36 PM
Subject: Note su un accordo
Note su un accordo
Preceduto da incontri di una diplomazia segreta che ha preso slancio da
quando si è capito che il centro-destra non sarà riconfermato alle elezioni
del 2013, ci è stato spiattellato oggi l'ultimo dei tanti accordi
interconfederali dettato dalla Confindustria e materialmente scritto dal suo
ufficio studi. L'accordo va letto assieme ai suoi precedenti, al dibattito
che si è sviluppato su Pomigliano e su Torino ed è frutto ideologico e
politico della voglia del centro-sinistra di mostrarsi più scaltro e più
dotato di mezzi nella gestione delle politiche imposte dalla Unione Europea.
L'accordo farà trovare il grosso del lavoro sporco già fatto alla compagine
che si installerà a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi e Tremonti. Questo
accordo come alcuni di quelli che lo hanno preceduto compie una operazione
giuridica e politica di enorme portata: sposta la soggettività contrattuale
dai lavoratori ai "sindacati" e non a tutti, soltanto a quelli ammessi nel
cerchio magico della legittimità anticomunista. Gli accordi non vanno
approvati dai lavoratori ma dal sindacato per almeno il 50 per cento dei
rappresentati della RSU, una percentuale che non ha alcuna importanza dal
momento che i tre stammo assumendo tante di quelle affinità elettive da
poter presto fondersi in un unico supersindacato a cui vengono assegnati
quasi d'ufficio dodici milioni di iscritti. E' un processo giuridico e
giuslavoristico guidato da menti raffinatissime che porta genericamente il
titolo di sussidiarietà e che prevede la privatizzazione della giustizia,
del lavoro ed il graduale quasi impercettibile spostamento del sindacato da
rappresentante dei lavoratori o del lavoratore (se è il caso) a soggetto che
agisce con una propria autonomia ed un proprio potere di somministrazione di
diritti rispetto il quale il lavoratore viene del tutto passivizzato in una
figura che da sola non conta più assolutamente niente. E' quello che è
accaduto nel sindacalismo americano di stampo neoliberistico. Tutto il
gruppo dirigente del PD è impegnato con Confindustria e con i superpoteri
europei a realizzare il disegno che ha trovato oggi un suo momento
importante nell'accordo stipulato. In sostanza si realizza un momento di una
manovra che in Grecia sta costando quasi una rivoluzione per mettere insieme
quello che in modo silenzioso e con una perfetta triangolazione con il
governo in Italia si sta realizzando senza che le classi dirigenti ne
paghino dazio: quaranta miliardi di tagli pagati per il 95 per cento dai
redditi di lavoro e di pensione e strumenti al padronato per una gestione
totalitaria delle aziende. Tutto quello che si fa a livello istituzionale e
delle grandi organizzazioni sociali contraddice le spinte profonde che sono
venute dal referendum contro il nucleare e la privatizzazione. Il PD sembra
sospinto a destra piuttosto che a sinistra dal sentimento popolare che si
innalza dal paese. E' diventato sordo, sordissimo alle migliaia di proteste
dei precari, della scuola, degli operai e tira avanti per la sua strada che
è la stessa dei governi di centro-destra e socialisti europei. L'obiezione
all'accordo è venuto da Cremaschi e da Landini. Obiezione data per scontata
e tuttavia terribile nel suo isolamento politico e sociale. Pur rispondendo
ad interessi fondamentali ed irrinunziabili dei lavoratori italiani, le
gravissime denunzie scivolano senza lasciare profonde tracce nel corpo
enorme dei gruppi dirigenti delle tante categorie che fanno capo alla CGIL.
La logica che prevale in questo corpo è quella di un centralismo autoritario
dal quale bisogna avere fegato per dissentire specialmente per chi ha scelto
di fare il funzionario sindacale a tempo pieno. Come ha giustamente detto
oggi Susanna Camusso l'accordo di oggi chiude un periodo e ne apre uno
nuovo. La CGIL non è più in bilico tra moderatismo ed autonomia di classe.
Ha scelto per sempre il moderatismo e di stare con Bonanni e con Angelletti.
Bonanni è il vero leader della nuova fase unitaria. Napolitano ne è l'alto
patrocinatore. Che importa se i lavoratori ne ricaveranno soltanto amarezze
delusioni disagi e povertà? Se si leggono gli atti fondamentali del fascismo
dal 1926 al 1938 si scopre una somiglianza impressionante con gli accordi
dei tre con la Confindustria e con il Governo di oggi. Ma il processo di
deidentificazione della classe lavoratrice non era sollecitato ed attuato
con forme così penetranti come quelle di oggi. Pietro Ancona
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----- Original Message ------
From: pietroancona@tin.it
To: Alberto Lombardo
Sent: Thursday, July 14, 2011 7:42 PM
Subject: La Francia e l'Occidente tradiscono la Rivoluzione dell'89
Oggi si ricorda la presa della Bastiglia simbolo del potere della
aristocrazia e avvio della rivoluzione francese che avrebbe sconvolto
l'Europa riorganizzando il patto sociale basato sui principi che ancora
impregnano largamente la legislazione delle cosidette democrazie
occidentali. I principi di eguaglianza, libertà, fraternità che tuttavia
non vengono rispettati nè dentro le democrazie nè nei rapporti tra queste ed
il resto del mondo.
Mentre a Parigi i francesi si raccolgono nella piazza che fu della
Bastiglia, un possente dispositivo militare fatto di portaerei,
sommergibili, navi, aerei, elicotteri da guerra è spiegato sul mare
antistante la Libia per conculcarne la libertà, distruggerla come nazione,
depredarla. Appena ieri la Costa d'Avorio è stata massacrata dai francesi
per portare al potere un loro uomo disponibile all'uso coloniale delle
risorse della sua terra. Le potenze che si ispirano alla democrazia sono
tutte unite in una alleanza controllata dagli USA ed occupano militarmente
nazioni come l'Irak e l'Afghanistan, tengono sotto tiro il Pakistan e si
accingono ad aggredire la Siria e l'Iran. La Francia e gli USA hanno
provocato in Siria un vero e proprio tumore fatto di rivoltosi che
vorrebbero farne il cortile di casa di Israele e distruggerne la cultura e
la sovranità. Non è possibile fregiarsi dei valori dell'89 per negarli con
la violenza agli altri popoli che si vorrebbero sottomettere. La libertà e
l'eguaglianza e la fraternità sono indivisibili dalla pace. Nessun popolo ha
diritto di opprimere un altro popolo nè di insediarne la prosperità come sta
accadendo con i paesi sottoposti alla speculazione finanziaria dei signori
di Wall Street. Oggi i valori della Rivoluzione francese e della stessa
Costituzione americana sono incarnati dalla resistenza dei popoli al
colonialismo. Hanno un loro alfiere in Gheddafi, nei rivoluzionari egiziani,
tunisini, palestinesi ed i loro eroi in martiri come Lumumba, nelle classi
lavoratrici e nei partiti comunisti che lottano in Europa contro la
regressione delle condizioni di civiltà conquistate con lunghi anni di
lotte. Il capitalismo si è separato dalla democrazia e dai valori
provenienti dalla rivoluzione dell'89. Non vuole libertà, eguaglianza e
fraternità ma potere per se e nuova diseguaglianza dei ceti, una
diseguaglianza pari a quella dei popolani parigini con i nobili
dell'aristocrazia. Oggi tra il precario ed il suo datore di lavoro
intercorre la differenza che c'era tra il contadino ed il suo nobile
proprietario terriero. Una nuova rivoluzione è necessaria per inverare le
aspirazioni dell'89.
Oggi se vogliamo davvero l'affermazione dei diritti individuali e
collettivi voluti dalla Rivoluzione dobbiamo riferirci al pensiero di due
grandissimi europei: Carlo Marx ed Emanuele Kant. Il diritto sociale che
scaturisce dall'opera di Marx e quello delle nazioni e sulla pace di Kant
dovrebbero essere il riferimento di una nuova sinistra progressista.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, July 17, 2011 5:10 PM
Subject: la sentenza di Torino
La sentenza di Torino
Landini ha espresso soddisfazione per la sentenza di Torino che riconosce
alla Fiom il diritto di stare in fabbrica seppur non firmataria degli
accordi aziendali. In effetti mi pare che starà in fabbrica come un coniuge
separato che avrà alcuni diritti ma non potrà essere partecipe dei processi
decisionali riservati ai firmatari degli accordi. Su questo ha influito
certamente l'accordo interconfederale che la CGIL assieme a Cisl ed Uil
hanno firmato il 28 giugno scorso con la Confindustruia accordo che sembra
avere ispirato la soluzione trovata dal giudice.
Inoltre la Fiom ha perso la causa nel suo focus più significativo
riguardante il riconoscimento della Newco. E' stato c hiaro a tutti e sotto
la luce del sole che la Newco viene costituita per azzerare lo stato delle
relazioni interne alla fabbrica per danneggiare i diritti dei lavoratori che
vi prestano attività. Ma la NEWCO per essere tale deve avere proprietà,
capitali e ragione sociale davvero diversi da quelli di prima (come nel caso
Alitalia) Qui la proprietà era Fiat e Fiat rimane, si producevano automobili
e si produrranno automobili, niente viene modificato rispetto a prima. Si
tratta di una operazione camaleontica di una mera sostituzione della insegna
allo ingresso dello stabilimento. Perchè il giudice accetta una così
plateale truffa ai danni dei dipendenti? Si è aperta la strada a quanti
vorranno liberarsi dei gravami che maturano in anni di attività nei
confronti di terzi e di metterli davanti all'alternativa di accettare una
conditio ex novo o di andarsene a casa. Come se un operaio che ha
quarantacinque anni e che da venti lavora in fabbrica possa tornare alla
condizione iniziale della sua occupazione,alle nuove condizioni dettate dal
datore di lavoro.
I giudici non vivono dentro una torre eburnea separati e distanti dalla
società in cui esercitano la magistratura. Il giudice di Torino e prima di
lui quello di Melfi sanno che il vento spira per spogliare i lavoratori di
ogni loro diritto. Sanno che la CGIL ha mal visto e tollerato appena
l'intransigenza della FIOM . Sanno che l'accordo del 28 giugno è stato
incubato maturato e scritto per favorire un riferimento interconfederale
alle ragioni della Fiat. Sanno che la Camusso ha posizionato il Direttivo
della CGIL con 117 voti contro 21 per la logica che sottosta alla sentenza
del Giudice. Perchè il Giudice dovrebbe dare ragione alla FIOM e
scontentare la Fiat e con essa la CGIL, il PD, il Sindaco di Torino ?
e tutto l'establiscement italiano? Lo avrebbe dovuto fare per ragioni di
giustizia, per scrivere una pagina liberale nella storia della magistratura
del lavoro. Non ha voluto farlo ed ha cercato e trovato una mediazione
opportunistica squilibrata a vantaggio della Fiat. Il giudice ha sentito
che il giuslavorismo della Bocconi di Ichino di Boeri oggi è suffragato
dagli orientamenti della CGIL, del PD, di parte della sinistra italiana e sa
che le prossime leggi di questo Parlamento saranno in coerenza con le scelte
generali di politica economica che hanno devastato il welfare italiano. Una
fabbrica organizzata in coerenza con le scelte liberiste che postulano un
impoverimento dei produttori a vantaggio dei proprietari e degli
imprenditori. Una fabbrica meno libera con salari insufficienti in un Paese
impoverito ed angosciato dai messaggi terroristici che arrivano dal potere
sulla stabilità finanziaria e sullo stesso valore dell'euro.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, August 03, 2011 8:30 PM
Subject: art.18 e la crisi
L'art.18 e la crisi
L'ultima seduta della Camera dei Deputati si è conclusa con il dibattito
sulla relazione di Berlusconi sullo stato dell'Italia.Da domani la Camera
dei Deputati sarà chiusa fino al 6 settembre un mese cruciale per la sorte
del nostro Paese che possiamo immaginarci come una nave in mezzo ad una
spaventosa tempesta. La relazione di Berlusconi è stata come doveva essere:
concepita e svolta da chi sa che ogni parola sarà soppesata dai centri
europei ed internazionali che contano e dai cosidetti "mercati". Berlusconi
ha negato con molta forza e solide inattaccabili argomentazioni ogni
giustificazione all'attacco rivolto ai nostri titoli di Stato che,
all'indomani della manovra finanziaria per circa ottanta miliardi varata dal
governo, sono caduti rovinosamente. Berlusconi non ha mai pronunziato la
parola "speculazione" ma non c'è dubbio che ha difeso l'Italia da un attacco
che non ha basi vere e che sembra un'aggressione "politica" di poteri
internazionali che vogliono che la disgrazia cada sul nostro Paese.
Sarebbe stato utile all'Italia , patriottico e giusto, che i "fondamentali"
difesi da Berlusconi fossero difesi da tutto il Parlamento. Così non è
stato. La prima smentita al nostro Governo è venuta dal suo stesso
Parlamento. Domani "il mercato" ci farà a pezzi.
Il discorso di Bersani è stato quanto di più maramaldesco si potesse
immaginare. Ha rimproverato a Berlusconi di essere stato trascurato nel
corso di questi anni ed ha in effetti avvalorato le tesi della speculazione
internazionale contro l'Italia. Ha detto in sostanza che la crisi l'abbiamo
davvero e che il "mercato" ha ragione di criticarci e di attaccarci. Inoltre
ha detto che è disposto a collaborare per creare una via d'uscita dalla
"crisi" a condizione che Berlusconi si dimetta. "Se Berlusconi fa un passo
indietro, noi faremo un passo avanti".Quasi in contemporanea con Bersani,
l'ineffabile Marchionne chiedeva un nuovo leader per l'Italia e annunziava
che nel 2015 lascerà la Fiat provocando una piccola crisi in borsa.
La seconda parte del discorso di Berlusconi è stata di apertura ai partiti
ed al parlamento per creare un fronte di lotta alla crisi. Tra i punti che
ha enunziato per rassicurare i mercati c'è l'abolizione dello Statuto dei
Diritti dei Lavoratori naturalmente con l'art.18 compreso. Insomma la
vecchia fallimentare logora ricetta di spoliazione dei diritti dei
lavoratori come toccasana per attirare investimenti in Italia. Berlusconi
non si sarebbe esposto ad una proposta così grave se non avesse su questo
punto assicurazioni precise dal PD e dalla CGIL. Sono tutti d'accordo a
presentarsi al mondo con una classe lavoratrice umiliata e priva di tutele.
Da domani tutti in vacanza. Tutti coloro che se lo possono permettere e
tra questi certamente gli oligarchi ed i miliardari che affolleranno la baia
antistante villa certosa con le loro "barche" sempre più moderne,
avveniristiche e lussuose.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, August 09, 2011 5:29 PM
Subject: cgil, cisl ed uil non difendono l'art.18
CGIL,CISL ed UIL non difendono l'art.18
Privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni. Sono queste le indicazioni
perentorie date all'Italia che sarebbe commissariata per fare cose che sono
nel programma del suo governo ed anche della sua opposizione da sempre. Il
"commissariamento" europeo è una messa in scena per fare passare come fatale
e non rifiutabile la macelleria sociale che viene imposta. Vendere i beni
ed i servizi di proprietà dello Stato per destinarne il ricavato al
risanamento del debito. Non è detto che la vendita apporti i benefici che
vengono fatti balenare: uno Stato che vende parte del suo patrimonio diventa
più povero, più "leggero". E' quello che predicano i neocons che considerano
lo Stato una bestia da affamare e da fare dimagrire fino quasi alla morte.
E' l'anarchia dei ceti ricchi, l'ideologia del the party che sembra oggi
guidare la cultura politica dell'Occidente. Una ideologia per la quale lo
Stato della California vede bruciare le sue foreste senza poter intervenire
efficacemente perchè non ha i mezzi per mantenere una adeguata rete di
protezione civile. Ed i mezzi mancano perchè le migliaia di miliardari
californiani considerano un attentato alla loro libertà ed alla Costituzione
americana dovere pagare le tasse.
La richiesta riguardante le pensioni è sfacciata, indecente. L'Italia ha
modificato in peggio il suo sistema pensionistico fino quasi a renderlo
inaccessibile alle nuove generazioni precarie. Ma l'Inps ha un tesoro di
alcuni miliardi di euro che fa gola e che probabilmente sarà espugnato.
Anche il tesoro dell'INAIL è nel mirino di chi sta facendo l'inventario
delle risorse. Credo che l'estensione alle lavoratrici private della regola
della pensione a 65 anni sarà una delle cose che saranno deliberate assieme
alla quasi abolizione della pensione di anzianità.
Ma il punto di attacco più duro sarà l'abolizione dell'art.18 e lo
svuotamento dello Statuto dei Lavoratori. Milioni di lavoratori con
contratto sono stati finora protetti dai licenziamenti arbitrari, senza
giusta causa, dall'art.18. La norma ha consentito la preservazione nelle
aziende di un corpo di lavoratori che ha maturato diritti connessi
all'anzianità riguardanti il loro stato contrattuale. Ebbene, si vorrebbe
realizzare la cosidetta "flessibilità in uscita", licenziamenti senza
giustificazione per sostituire l'attuale classe operaia con nuovi assunti
magari attraverso le agenzie interinali e la legge Biagi. Realizzare la
precarizzazione di tutti i lavoratori. La totale mercificazione della
prestazione realizzata in una condizione di altissima ricattabilità.
Ho maturato la convinzione che a CGIL, Cisl ed UIL non dispiacerebbe una
drastica riduzione dei diritti dei lavoratori, della loro condizione
giuridica. Da tempo i sindacati gestiscono un potere nella contrattazione
che viene imposto a coloro che dovranno rispettarlo. Le rare consultazioni
con referendum e con pronunziamenti degli organismi avvengono tutti a
posteriori, a cose già fatte. Il sindacato non è più di classe ma un
organismo di regolazione ademocratico. Lavoratori licenziabili senza giusta
causa sono ricattabili non solo dal padronato. Diventano più vulnerabili e
meno forti nel rapporto con le loro strutture sindacali . Insomma, come in
USA! Nella fabbrica il sindacato diventa una sorta di collaboratore
dell'ufficio risorse umane ed il lavoratore come individualità deve stare
attento a come parla ed a quello che fa se non vuole perdere il suo pane
quotidiano. Ecco: sindacati collaborazionisti preferiscono lavoratori con
poco o nullo peso giuridico. Una merce che può essere cambiata se non sta
al gioco della nuova fabbrica marchionniana.
Per questo credo che l'art.18 diventerà presto un ricordo di una epoca
diversa.
Pietro Ancona
****
Caro Direttore,
lei ha permesso la pubblicazione,
nella prima pagina di Repubblica, di un
grottesco articolo dal titolo " Ma l'utopia
di Gibellina è un disastro spettrale" del
signor Francesco Merlo.
Questo barocco giornalista che
è a quanto pare di origini siciliane nutre
rancore verso la sua terra di origine, una
sindrome questa comune a molti costretti a
sdradicarsi e trasferirsi al Nord. Non è la
prima volta che peschiamo il signor Merlo
con le mani nel sacco di un viscerale odio
pieno di stupidi pregiudizi antisiciliani. A
proposito della delinquenza araba c he non
si manifesta in Sicilia ebbe a scrivere "
Niuro cu niuro un tinge". Per dire che siamo
talmen te delinquenti da integrare senza
traumi l'immigrazione a differenza di quanto
accade nel Nord. (Nero con nero non tinge)
Ora scrive su Gibellina
nuova voluta da Ludovico Corrao come di un
luogo i cui la cultura italiana ha
violentato la storia, la natura, le
tradizioni, l'integrità di una comunità
contadina costretta ora a subire i monumenti
di Pomodoro o di Consagra. Ha dimenticato di
ricordare che Gibellina nuova è stata
edificata a seguito di un referendum dei
suoi abitanti a differenza degli esiliati
aquilani.
Non c ondividiamo il suo
giudizio su Gibellina e farebbe bene il
nostro Merlo ad occuparsi della nuova
L'Aquila questa si davvero spettrale e
allucina nte.
Infine quando dice che la
Venere di Morgantina sarebbe stata assai
meglio a Los Angeles si esprime in perfetto
stile coloniale razzista come quegli inglesi
che ancora oggi non restituiscono alla
Grecia i fregi e le metope del Partenone
ritenendoli più degnamente custoditi nei
loro musei.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
Sent: Saturday, August 13, 2011 6:33 PM
Subject: spigolature sulla manovra
Il 1 Maggio va celebrato il 1 Maggio, il 25 aprile va celebrato il 25
aprile, il 2 giugno va celebrato il 2 giugno. Lavoro, Resistenza e
Costituzione non sono postergabili al lunedì successivo. Postergare equivale
a sopprimere. Il recupero in termini di produttività se c i fosse non paga
la perdita in termini di disonore e perdita di identità dell'Italia.
Disonestà del governo. Sacconi manipola l'art.18 rendendolo revocabile con
una mostruosità giuridica, un inganno dentro l'altro inganno dell'erga omnes
dei contratti aziendali, e nega di averlo toccato. Vigliaccheria di chi è
consapevole di fare del male ai lavoratori. Presto comincerà la grande
ristrutturazione delle aziende basate sulla perdita di tutela dell'art.18.
Saranno colpiti sopratutto coloro che hanno una età media di 45 anni
Non ho dubbi che Sacconi si sia fatto richiedere dalla BCE l'abolizione
dell'art.18. La linea del governo ha complici in basso tra i servili
collaborazionisti dei sindacati confederali ed in alto, nelle alte sfere
della Cupola Mafiosa del Liberismo europeo che con il terrore, minacciando
default, sta plasmando le legislazioni degli stati europei in senso
premoderno e fortemente classista anticeti medi ed operai.-
La manovra non risolve la "crisi" perchè lo stato di crisi è una scelta
permanente del capitalismo oc cidentale per finanziarsi spremendo il ceto
medio e la classe operaia, riducendo al minimo le pensioni ed il welfare.
Entro sei mesi ci diranno che sono necessarie altre misure magari
proporranno la giornata lavorativa di 12 ore e l'abolizione delle ferie. E
poi ci chiederanno altro e altro ancora
Salari alti, una moderata dose di assenteismo , sicurezza del futuro, orari
flessibili inferiori alle quaranta ore settimanali, welfare elevato e
capillare, rendono assai più produttive le aziende ed il Paese. C'è una
produttività generale che viene dal buon funzionamento dei pubblici servizi
ed aiuta il sistema economico. Privatizzazioni, bassi salari, terrorismo
padronale, rendono il c ontesto mefitico ed improduttivo
L'estensione erga omnes degli accordi aziendali è una contraddizione in
termini che svela la menzogna padronale e del governo : un contratto è
aziendali perchè riferito ad una realtà particolare. Se diventa erga omnes
non si capisce più perchè è stato stipulato se ne abbiamo uno nazionale.
1 maggio, festa del lavoro, 2 giugno festa della repubblica e 25 aprile
festa della Resistenza sono state soppresse. Si dice per ragioni di
produttività ma in effetti perchè sono tre ricorrenze invise ed odiate da
sempre dalla destra italiana. Berlusconi solo recentemente ha accettato di
ricordare il 25 aprile. Questa soppressione è un atto di odio verso i
lavoratori e verso la democrazia e la resistenza.
Se sciopero ci sarà (e della sola CGIL) sarà a cose fatte e soltanto per
registrare una protesta e non per segnalare una vera volontà di cambiamento
della manovra.In fondo le libertà che vengono concesse al padronato per
legge erano state già annunziate dagli accordi del 28 giugno e dalla
sostanziale adesione di Camusso agli accordi di Pomigliano.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, August 14, 2011 3:27 PM
Subject: fari trasiri u sceccu pa cuda. (fare entrare l'asino per la coda)
Erga Omnes
Ezio Vigorelli, Ministro del Lavoro
Fari trasiri u sceccu pa cada (fare entrare l'asino per la coda"- Erga Omnes
Modo di dire siciliano per esprimere meraviglia per qualcosa di forzato, di
sbagliato, di contrario al buon senso. L'asino si fa entrare in stalla
accompagnandolo per la cavezza e non certo prendendolo per la coda. Mi sono
ricordato di questo modo di dire leggendo la levantina norma del decreto
sulla manovra, decreto approvato da Napolitano a tamburo battente come il
nostro Presidente usa fare quando vuole lanciare un forte segnale di
appoggio incondizionato al governo. La norma che mi ha fatto trasecolare è
la possibilità di fare diventare "erga omnes" (valido per tutti) i contratti
aziendali. Dentro questa mostruosità giuridica se ne scopre un'altra: la
negoziabilità a livello aziendale dell'art.18 dello Statuto. Le parti in
azienda possono fare un accordo in deroga al contratto collettivo nazionale
di lavoro ed in questo accordo inserire una norma con la quale si abroga
l'art.18. Estendendo questo accordo a livello nazionale con il meccanismo
erga omnes si estende automaticamente anche l'abrogazione dell'art.18 per
tutti i lavoratori interessati. Quale finissimo capolavoro di logica
giuridica! Quali mente volpine, quali legulei topi di tribunali del lavoro
hanno assistito il Ministro Sacconi nella sua missione di lotta senza
quartiere ai diritti dei lavoratori! Ministro Sacconi che negli anni in cui
si è occupato del lavoro italiano ha fatto di tutto per trasformare la
razionale costruzione del diritto del lavoro fatto da grandi maestri come
Donat Cattin e Gino Giugno in un labirinto in cui i lavoratori per
cavarsela senza troppi danni dovrebbero essere assistiti da stuoli di fior
fiore di giuristi.
Ministro Sacconi che usa agire dietro l'angolo, a tradimento, come ha fatto
quando ha modificato le pensioni assieme ai "complici" nel silenzio generale
e come ha sempre fatto introducendo peggioramenti ed ostacoli all'accesso
alla giustizia per i lavoratori n elle finanziarie o nel cosidetto collegato
lavoro nascondendo il veleno e le trappole nel mare magnum di normative le
più diverse.
Osservo prima di tutto che un contratto aziendale non può derogare in
pejus dal contratto nazionale. Il contratto aziendale non può essere esteso
a tutti i lavoratori del settore appunto per la sua natura particolaristica
e non universalistica. Le condizioni dalle quali scaturisce il contratto
aziendale non sono eguali e quelle in cui operano quanti agiscono nel
settore fuori da quella specifica azienda. C'è quindi una contraddizione tra
la natura dalla quale nasce la contrattazione aziendale e la sua
applicabilità e validità generale.
Osservo ancora che la legge erga omnes è stata dichiarata
anticostituzionale sin dal 1960. La legge erga omnes nacque in un momento di
grande civiltà giuridica dei governi e del Parlamento italiano e voleva
assegnare a milioni di lavoratori sprovvisti di contratto per ragioni legate
alla storia economica e sociale del territorio un diritto aggiuntivo a
quello riconosciuto dalla Costituzione. La finalità della erga omnes era
elevatissima e faceva parte di quella cultura della coesione e della
solidarietà che univa cattolici a comunisti. Ezio Vigorelli fu un grande
ministro del Lavoro, socialdemocratico, uomo della resistenza.
Ma la Corte Costituzionale bocciò la proposta erga omnes perchè in carenza
dell'applicazione dell'art.39 della Costituzione (tuttora carente)-
Ma ora il Ministro Sacconi, indecente epigone di una tradizione illustre
che ha onorato il Ministero del Lavoro, vorrebbe usare l'erga omnes per
colpire non per migliorare la condizione dei lavoratori: Il contratto
aziendale erga omnes diventerebbe un contratto "nazionale" e ne usurperebbe
la funzione, il dominio. Una cosa grottesca scaturita da menti avvelenate
dall'odio di classe che pensano soltanto per danneggiare e non per
migliorare la civiltà di questo paese.
Napolitano conosce la storia dell'erga omnes perchè in politica attiva
durante il Ministero Vigorelli. Si è esposto alla brutta figura di approvare
un decreto che,nella parte che ho richiamato, è illegale, è grottesco.
Non ho dubbi che Napolitano farà pressioni sulla CGIL perchè non faccia lo
sciopero generale. Queste pressioni sarànno forse condivise dal PD il quale
vorrebbe incassare il lavoro sporco fatto dal governo Berlusconi e
succedergli. Sono certo che Cisl ed Uil non faranno una sola ora di
sciopero. Tuttavia credo non si possa fare rivivere dopo mezzo secolo l'erga
omnes allo scopo truffaldino di abolire l'art.18 che non si vuole affrontare
a viso scoperto. Spero che qualcuno faccia sapere alle alte sfere del potere
che non tutto si può manipolare nonostante squadre di "giuristi" si
prestino a fare da guastatori al servizio di Sacconi e della Marcegaglia.
Chi lo ricorda alla signora Camusso che l'erga omnes è incostituzionale?
Pietro Ancona
http://it.wikipedia.org/wiki/Decreti_Vigorelli
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From: pietroancona@tin.it
To: direzione@repubblica.it ;
repubblicawww@repubblica.it ;
palermo@repubblica.it ;
fmerlo@repubblica.it
Sent: Sunday, August 14, 2011 5:15 PM
Subject: ignoranza e razzismo del signor Francesco Merlo
Caro Direttore,
lei ha permesso la pubblicazione, nella prima pagina di Repubblica, di un
grottesco articolo dal titolo " Ma l'utopia di Gibellina è un disastro
spettrale" del signor Francesco Merlo.
Questo barocco giornalista che è a quanto pare di origini siciliane nutre
rancore verso la sua terra di origine, una sindrome questa comune a molti
costretti a sdradicarsi e trasferirsi al Nord. Non è la prima volta che
peschiamo il signor Merlo con le mani nel sacco di un viscerale odio pieno
di stupidi pregiudizi antisiciliani. A proposito della delinquenza araba c
he non si manifesta in Sicilia ebbe a scrivere " Niuro cu niuro un tinge".
Per dire che siamo talmen te delinquenti da integrare senza traumi
l'immigrazione a differenza di quanto accade nel Nord. (Nero con nero non
tinge)
Ora scrive su Gibellina nuova voluta da Ludovico Corrao come di un
luogo i cui la cultura italiana ha violentato la storia, la natura, le
tradizioni, l'integrità di una comunità contadina costretta ora a subire i
monumenti di Pomodoro o di Consagra. Ha dimenticato di ricordare che
Gibellina nuova è stata edificata a seguito di un referendum dei suoi
abitanti a differenza degli esiliati aquilani.
Non c ondividiamo il suo giudizio su Gibellina e farebbe bene il nostro
Merlo ad occuparsi della nuova L'Aquila questa si davvero spettrale e
allucina nte.
Infine quando dice che la Venere di Morgantina sarebbe stata assai
meglio a Los Angeles si esprime in perfetto stile coloniale razzista come
quegli inglesi che ancora oggi non restituiscono alla Grecia i fregi e le
metope del Partenone ritenendoli più degnamente custoditi nei loro musei.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, August 27, 2011 9:02 PM
Subject: Un Ministro "intellettuale"
Un Ministro "intellettuale"
Oggi il Ministro Tremonti, come tanti altri a cominciare dal Presidente
Napolitano, si è portato in pellegrinaggio a Rimini per rendere omaggio a
Comunione e Liberazione. Trattasi come è noto di una Corporation di
conglomerate ideologico affaristica che maneggia miliardi di euro in genere
di provenienza pubblica in servizi ed altre cose per le quali impiega
personale "volontario" a costi stracciati che induce ad fanatismo
allucinante non inferiore a quello delle sette.
Ebbene Tremonti dopo avere fatto una enorme ruota da tacchino ed avere
gonfiati i bargigli fino ad un rosso vermiglio accecante ci ha spiegato la
sua politica di Grande Ministro della Economia che ha dedicato tutto se
stesso alla creazione degli Eurobond.
Ha spiegato la storia europea contemporanea ricorrendo a tre eventi
emblematici: Waterloo, Westfalia e Versailles che non c'entrano per niente
con le cose che voleva dire ma che hanno fatto tanto tanto "cultura". Per
Tremonti Waterloo è il fallimento della globalizzazione napoleonica (sic!),
Westfalia il trionfo dei nazionalismi religiosi e Versailles i patti leonini
imposti ai perdenti della storia. Il tutto per dire alla Germania che deve
stare attenta a non mollare l'Italia ed i paesi del PIGS dal momento che
esporta in questi oltre cento miliardi di merci. Insomma il tedesco non può
essere attento soltanto alle sue esportazioni ma deve badare ad altro ed
assolvere ad obblighi di europeismo.
Infine ha parlato degli Eurobond di cui si è proclamato profeta fin dal
1995 come ha ricordato con modestia. Ne ha parlato come di una necessità
immanente che prima o poi deve essere soddisfatta. Ne ha parlato con il tono
di chi indica la strada della salvezza che deve essere per forza imboccata.
Mi permetto umilmente di pensare che se si faranno gli Eurobond sarà per
gli italiani una randellata peggiore dell'euro. Quanti Bot ci vorranno per
fare un Eurobond? Ricordate che per fare Un euro i tedeschi ci misero
soltanto un Marco un marco. Noi la bellezza di quasi duemila lire. Sarà una
tassa straordinaria per la stabilità del trenta o del quaranta per cento del
valore dei nostri titoli di Stato? L'operazione Eurobond potrà essere la più
grande svalutazione della moneta italiana dopo quella dello scambio
lira-euro.
Tremonti si è anche compiaciuto di denunziare lo spaventoso ruolo delle
istituzioni finanziarie sulle economie reali. A sentirlo sembrava fresco di
letture di Carlo Marx e di Lenin. Ma è stato soltanto un vezzo da
"intellettuale" della politica. Un discorso da salotti perchè il lavoro vero
è un altro. Mizzica! Abbiamo un Ministro colto e filosofo di sinistra. Ma
soltanto per il tempo del discorso fatto a Rimini. Per il resto è autore di
una Manovra che dimagrirà molto l'Italia che lavora ed è autore di "manovre"
precedente tutte impregnate ad un rigoroso liberismo ideologico. Il suo
lavoro è demolire il welfare e privatizzare cioè impoverire lo Stato. Il suo
collega ed amico Sacconi si dedica a demolire i diritti dei lavoratori.
Dopo aver fatto il suo discorso alla Germania ed ai doveri della
Cancelliera poteva dirci qualcosa sulle catastrofiche conseguenze
sull'economia italiana della disintegrazione della Libia e del suo passaggio
nella sfera di influenza francese ed anglosassone. Ma su questo non ha detto
una parola.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: <pietroancona@tin.it>
Sent: Monday, September 05, 2011 6:52 PM
Bagno di sangue e orrori in Libia nel silenzio dei massmedia occidentali
e
del giornalismo prezzolato embedded
Nota pubblicata da Pietro Ancona il giorno lunedì 5 settembre 2011
La carneficina pianificata giorno dopo giorno in Libia con migliaia di
bombardamenti mirati e rastrellamenti organizzati dagli specialisti
anglosassoni e francesi che guidano gli "insorti" banditi criminali,
genocidi di tutte le persone di colore nero che vedono ed alle quali sparano
a vista,.
Il settantenne Gheddafi come l'eroe che lo ha preceduto, il grande Omar
Leone del Deserto, resisterà dando prova di coraggio di patriottismo ed
anche di genio militare. Per sei mesi è sfuggito ai tradimenti ed alle bombe
di profondità ed ai gas usati per catturarlo "vivo o morto". E'
indubbiamente uno Statista più grande del torvo e miserabile Obama e dei
suoi compari mafiosi Sarkozy e Cameron. Obama è un fallito perchè, mentre
Gheddafi anche se sarà sconfitto ed ucciso ha dato quaranta anni di pace e
prosperità al popolo libico ed a tanti africani, Obama non è riuscito a
tenere a bada i nuovi ed insaziabili mostri dell'egoismo e del militarismo
che gli USA hanno nel ventre. Anche noi italiani sianmo stati nutriti dalla
cooperazione economica con la Libia ché è stata imponente (trenta miliardi
esport-import). Gheddafi sarà ucciso ma Obama non sarà rieletto e sarà
dimenticato. Gheddafi entrerà nella storia della Libia e della Liberazione
africana!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, September 05, 2011 9:06 AM
Subject: lo sciopero "dopo" la sconfitta
Lo sciopero arriva a giochi fatti e con i lavoratori già spogliati di tutto
La vendetta del padronato italiano sulla classe lavoratrice che era
riuscita a conquistare diritti di livello europeo finalmente trova sfogo
nell'attacco all'art.18. Padronato alleato di sindacati che si appropriano
di un diritto personale dei lavoratori per gestirlo al loro posto ed
ingigantire a dismisura il loro potere. Tutto con una norma illegale assurda
ma che diventa legge
ad libitum!!!
Licenziamenti ad libitum (secondo la propria volontà padronale) appena
approvata la "manovra" con una norma grottesca assurda illegale. I padroni
si sbarazzeranno dei lavoratori "pesanti" ( quelli con dieci o venti anni di
anzianità) per sostituirli con carne fresca interinale biagizzata
temporanea. La chiamano "flessibilità" in uscita. I lavoratori arrivano allo
sciopero del 6 nudi. Non gli resta più niente! Saranno alla mercè del
padronato che potrà farli fuori quando e come vorrà.
I lavoratori sono fritti!! C'è una intesa sotterranea tra PDL e PD per
tutta la materia dell'art.8 della manovra. Non si sarà battaglia ma qualche
finta scaramuccia per fare un po di scena. Lo sciopero avverrà a cose fatte
e con la CGIL firmataria di ben due documenti con la Confindustria
Note di pessimismo
Cinque o sei scioperi generali della CGIL dal 2008 ad oggi, un paio fatti
di mala voglia perchè strappati dalla Fiom a Epifani oppure alla Camusso.
Scioperi contrappuntati da accordi interconfederali peggiorativi della
condizione contrattuale e giuridica dei lavoratori ultimo dei quali quello
del 28 giugno. Intanto leggi velenose come il collegato lavoro e "riforma"
delle pensioni.
Parteciperò alla manifestazione di Palermo ed al comizio di Landini per il
quale ho grande stima sperando che la sua vicenda non sia quella di Don
Chisciotte cavaliere dell'ideale ma destinato a prendere sempre sberle ed a
sentire i morsi della fame. Ma non ho alcuna fiducia che lo sciopero potrà
in qualche modo indurre la dirigenza della CGIL a cambiare linea e
rinunziare al collaborazionismo. Lo sciopero non smuoverà il gruppo
dirigente del PD dalla sua posizione sempre più filoconfindustrialista.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Tuesday, September 06, 2011 8:23 PM
Subject: Fw: il sindacato soggetto terzo tra imprese e lavoratori
Il sindacato soggetto terzo tra imprese e lavoratori.
C'è una mutazione genetica in corso nel Dna della Cgil indotto da una
nuova dottrina del suo rapporto con i lavoratori che merita di essere
studiata a fondo per le sue inquietanti conseguenze sulla "natura" del
Sindacato. Sono state introdotte per legge norme come quella dell'arbitrato
ed ora sui licenziamenti che di fatto trasferiscono diritti indisponibili
dalla persona del lavoratore ai sindacati. La rappresentanza sindacale nel
collegio arbitrale di impianta sul diritto del lavoratore ad avere un
giudice naturale a cui rivolgersi e lo sostituisce. Se passa l'art.8 con il
quale l'art.18 diventa disponibilità di parti sociali un diritto soggettivo
fondamentale alla giusta causa viene affidato alla "benevolenza" del
sindacato a cui il lavoratore si rivolge per farsi assistere. Insomma si
spogliano i lavoratori di potestà giuridiche, si riducono a pura merce, e si
affidano ruolo nuovi al sindacato. Quindi il sindacato non è più lo
strumento che agisce per conto del lavoratore e lo difende accrescendo il
corpus dei suoi diritti e rivendicando le sue ragioni nei confronti della
azienda ma una entità terza a se stante al quale il lavoratore è costretto a
rivolgersi dalla legge e che acquista un potere drammatico su di lui. La
Cisl è il principale veicolo di questa nuova dottrina. Il cittadino è
dotato di tanti diritti che vengono perduti nel momento in cui diventa
lavoratore e per esercitarli è costretto a rivolgersi ad un sindacato.
Siamo ad una mostruosa involuzione del giuslavorismo.
Intanto la moltiplicazione degli enti bilaterali e delle iniziative comuni
tra le organizzazioni padronali e quelle dei lavoratori crea un groviglio
fittissimo di interessi alimentato da una normativa contrattuale che destina
a specifici scopi parti del salario che crea financo un conflitto di
interessi tra il lavoratore che non vorrebbe rinnovare il contratto in un
certo modo ed il suo sindacato che deve continuare ad alimentare il suo
rapporto con la parte datoriale.
Avremo un processo di scollamento di interessi tra i sindacati ed i
lavoratori fino al punto di diventare divergenti e fino ad annullare ogni
potere effettivo degli iscritti sulle loro rappresentanze.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Wednesday, September 07, 2011 9:04 PM
Subject: Gli indignati
Il movimento degli indignati il 15 a piazza montecitorio
il movimento degli indignati che farà un presidio-accampamento attorno a
Montecitorio per cacciare via questo Parlamento è iscritto nelle iniziative
manovrate del genere "rivoluzioni a colori" che gli USA usano quando
vogliono provocare la caduta di un equilibrio politico. In Egitto l'hanno
usato contro Mubarak, in Spagna contro Zapatero (hanno desistito quando
questo ha comunicato di non ricandidarsi). In Italia vogliono cacciare via
Berlusconi perchè deve essere punito per i suoi accordi petroliferi c on
Libia e Russia. C'è una regia occulta magari decisa a Bilderberg per
cambiare la politica italiana dopo avere deprivato l'Italia del suo immenso
polmone libico (trenta miliardi di esport-import).
Attenzione quindi a non scambiare lucciole per lanterne e non farsi menare
per il naso!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, September 09, 2011 10:02 AM
Subject: la manina di Bonanni ed il minuetto della Camussi
La manina di Bonanni ed il minuetto della Camusso
Di fronte alla valanga di critiche arrivate dai lavoratori ed in qualche
modo consapevole dei gravissimi danni inferti dall'art..8 che Sacconi ha
lungamente discusso e concordato con lui ma anche con "esperti" del PD,
Bonanni cerca di nascondere la manina e propone a Cgil e Uil un patto di
desistenza , di non applicazione dell'art.8 della legge. La parola magica è
"sterilizzazione!" Il discorso è semplice e chiaro: basta che le
confederazioni decidano di non applicare l'articolo 8 per renderlo sterile.
Sentita questa proposta la segretaria della CGIL si è affrettata ad
accoglierla facendone addirittura l'inizio di una nuova fase di accordi
intersindacali. Come se aspettasse un segnale prestabilito, la Camusso ha
subito iniziato un minuetto attorno a Bonanni.
Se mancavano prove alla connivenza del sindacalismo confederale
all'aggressione allo Statuto dei Diritti basterebbe questo atteggiamento
"realistico" per avere conferma del fatto che il lungo percorso che va dal
pacchetto Treu alla legge Biagi al collegato lavoro alla manovra di ieri è
unito da un solo filo che è quello del capovolgimento del diritto del lavoro
che diventa diritto dei sindacati che lo amministrano "sui lavoratori" e
d'intesa con i datori di lavoro.
Naturalmente a nessuno dei signori che hanno in mano le potenti
confederazioni viene in mente di osservare che la legge non si può
privatizzare e che i lavoratori hanno diritto a ricorrere ad un giudice.
Avallano un processo di corporativizzazione fascista della società italiana
in cui un datore di lavoro ed un sindacalista riuniti possono sbarazzarsi
senza giusta causa di una presenza scomoda, una testa calda, uno che fa
storie per rivendicare i suoi diritti che ora non sono più tali, o anche di
un padre di famiglia per sostituirlo con uno che costa di meno.
Ieri il Senato ha divorato in un solo boccone i tre pilastri dei diritti
del lavoro: lo statuto, l'art.8 ed il contratto nazionale. Con un perfido
quanto illegale marchingegno il contratto aziendale diventa il tribunale
supremo in cui alcune persone decidono della vita e della morte di un
lavoratore. Possono licenziarlo senza giusta causa e credo che al
malcapitato non sarà neppure concessa la facoltà di rivolgersi ad un
tribunale. I tre gradi di giudizi non valgono più per il mondo del lavoro.
Il diritto di avere un giudice a Berlino è stato cancellato.
Si apre l'era sacconiana dei "sindacati complici". La persecuzione di
Sacconi verso la CGIL alla luce di quello che realmente accade nella fredda
realtà appare come un escamotage teatrale per avere il suo consenso sia pure
in tempi differiti. Non c'è dubbio alcuno che la classe operaia italiana non
ha mai avuto davanti a sè un nemico cosi forte ed avvertito sorretto da
nugoli di giuslavoristi ansiosi di compiacere l'imprenditoria italiana e
capace di una strategia di alto profilo strategico che conduce alla cattura
ed alla corporativizzazione del sindacalismo rendendolo inerte e, appunto,
"complice".
Naturalmente la proposta di sterilizzare l'art.8 fatta a caldo e nelle ore
della collera operaia è destinata a cadere nel tempo che tutto macina e che
gioca a sfavore dei lavoratori. La posta in gioco è una nuova Italia con
connotazioni fortemente autoritarie e con le fabbriche e uffici popolati da
lavoratori terrorizzati di perdere il loro pane. Da qui a sei mesi o un
anno la tentazione di usare il nuovo potere dell'art.8 diventerà fortissimo
negli imprenditori e produrrà i primi eventi. L'obiettivo è un grande
immenso turnover: allontanare i lavoratori "pesanti" che hanno maturato
diritti e che hanno un'età media di 40 anni tuti a tempo indeterminato ( si
tratta di cinque o sei milioni di persopne) e si sostituirli con una mano
d'opera giovane o immigrata biagizzata, precarizzata, nelle mani delle
compagnie di avviamento tipo le agenzie interinali che hanno sostituito il
vecchio malandato ufficio di collocamento difeso da Brodolini spesso
inefficiente ma che garantiva almeno il diritto di essere considerati esseri
umani e non merce.
E chissà se non saranno gli stessi sindacati a costituire le cooperative
per avviare i sostituti dell'art.8!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Wednesday, September 14, 2011 6:31 PM
Subject: CAMPANE A MORTO PER I DIRITTI
CAMPANE A MORTO PER I DIRITTI
In un clima convulso dominato dal terrorismo diffuso a piene mani dai
massmedia sul possibile fallimento dell'Italia, con la fretta imposta da
tempi minimi per il passaggio nelle due aule affollate da mille oligarchi
ben pasciuti e distanti dalla realtà e dai bisogni della popolazione, la
Camera dei deputati ha approvato la cosidetta manovra. Probabilmente non
sarà l'ultima perchè l'Italia è nella morsa della speculazione che agisce
senza regole e che può rovinare una nazione sovrana. Ci era capitato già con
Soros che fece perdere all'Italia di Ciampi quarantamila miliardi di lire.
Ci sta capitando ora con due manovre da cento miliardi quando fino ad un
paio di mese fa non si sentiva il bisogno di nessun intervento correttivo.
Il debito italiano per quanto alto non deve essere pagato tutto in un giorno
ed è garantito da una situazione patrimoniale del Paese che lo vale per
venti volte. Ed è appunto questo lo obiettivo della speculazione:
costringerci a svendere il nostro patrimonio a cominciare dai gioielli della
industria.
Nella manovra hanno infilato il famigerato articolo otto che privatizza la
legge dello Statuto e ne affida la gestione ai padroni ed ai sindacati
aziendali. L'articolo otto è un concentrato di illegalità perchè generalizza
ed estende i contratti aziendali che per loro natura sono riferiti ad una
realtà ben definita; perchè l'erga omnes e cioè il processo di
generalizzazione della norma è stato condannato dalla Corte Costituzionale
cinquanta anni fa con il respingimento della legge Vigorelli, perchè
feudalizza il diritto che non è più del lavoratore ma affidato al suo datore
di lavoro ed ai sindacati "maggiormente rappresentativi" esistenti in
azienda. I lavoratori potranno essere licenziati senza giusta causa e non
esiste neppure la possibilità di impugnare in unTribunale il licenziamento.
Il marchingegno diabolico è stato inventato appunto per sfuggire alla
competenza della Magistratura del Lavoro.
Cade l'art.18 lungamente difeso da uno schieramento che ora si è capovolto.
La CGIL non è più quella di Cofferati ed ha scelto di partecipare al
processo di corporatizzazione del diritto assieme a Cisl ed Uil. Si tratta
del secondo strappo dopo la creazione dell'arbitrato. Il ricorso al giudice
del lavoratore è reso ancora più difficile dalle tasse che sono state
introdotte all'uopo dall'occhiuto regista di questo lunghissimo assedio
vittorioso ai diritti delle persone. Annichilire i lavoratori per dare più
potere ai sindacati ed ai datori di lavoro.
IL codice civile viene cancellato per i lavoratori. Dentro la fabbrica o in
ufficio si hanno meno diritti dei comuni cittadini. In quanto lavoratori si
è oramai imbrigliati in una rete inestricabile di norme repressive.
Viviamo in un universo assurdo e piuttosto che la CGIL a protestare contro
la manovra e l'art.8 udiamo gli strilli della Confindustria. La signora
Marcegaglia è scontenta per non avere riempito il carniere si altre
sostanziose prede oltre l'art.8.
La Camusso ripete l'ipocrita annunzio già fatto in occasione di altri scippi
del ricorso alla Corte Costituzionale. Serve a calmare le acque e fare
intendere la continuazione di una difesa dello Statuto dei diritti che non
c'è mai stata davvero. Lo sciopero è stato un espediente burocratico per
mettere a tacere la Fiom e tenere le parti più critiche della Confederazione
in un quadro unitario.
Il Presidente della Repubblica si è seccato per la richiesta della Fiom di
bocciare l'illegale art.8. Non è un buon segno,.Può darsi che stasera stessa
sentiremo suonare le campane a morte per l'art.18. Milioni di lavoratori che
hanno accumulato anzianità potranno essere sostituiti da carne fresca,
biagizzata, a metà salario. Che cosa è il lavoratore? E' una merce come ho
sentito dire una volta in tv a Guglielmo Epifani.
Essere licenziati senza giusta causa fa regredire a tempi lontanissimi ed
avrà effetti deleteri nell'ordine sociale. Il lavoro che oggi è base della
repubblica diventa una cosa disprezzabile e maltrattabile.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, September 20, 2011 12:36 AM
Subject: xx settembre di delusioni
XX Settembre di delusioni
Il XX settembre di quest'anno coincide con il 150 anniversario dell'Unità
d'Italia che facciamo datare dal 1861 ma che in effetti si sarebbe compiuta
nove anni dopo appunto con la presa di Roma nella quale dilagarono i
bersaglieri attraverso la breccia di Porta Pia.
In queste occasioni si fanno bilanci e si tenta di darsi un'idea di che
cosa ci è accaduto e come siamo arrivati al punto in cui siamo.
Indubbiamente la fine del potere temporale del Papato è stata una enorme
conquista ed ha liberato grande parte dell'Italia centrale di una
dominazione dello Stato della Chiesa durato per molti secoli. Uno Stato che
funzionava usando la forca ed il rogo verso tutti coloro che venivano
dubitati nella loro fede cattolica e che nel corso di oltre un millennio era
riuscito ad esercitare una influenza enorme su tutte le corti europee fino
allo scisma inglese ed alla nascita degli stati protestanti. Il potere della
Chiesa diminui in qualche modo dopo la rivoluzione francese e la diffusione
della sua cultura in Europa attraverso i movimenti rivoluzionari e le
armate napoleoniche. Nel 1849 ebbe vita breve ma molto significativa la
Repubblica Romana fondata da Mazzini e difesa da Garibaldi, Mameli ed altri
patrioti e che fu stroncata dopo quasi sei mesi dall'intervento della
Francia oramai distante dagli ideali rivoluzionari. La Costituzione della
Repubblica Romana è il documento più importante, più fulgido del
Risorgimento (dimenticato).
Ma il bilancio di oggi è del tutto negativo per i valori della laicità
dello Stato sempre più sottoposto alla tutela "spirituale" e politica del
Vaticano. Il potere di interferenza della Chiesa nella legislazione
italiana e nello svolgimento della sua vita politica e sociale è diventato
enorme. Noi abbiamo un governo espressione di una classe politica che ama
definirsi moderata ma in effetti è estremista nella negazione dei valori
della socialità rappresentata da Berlusconi che è quanto di più distante
ci possa essere dal cristianesimo. Una persona che mena scandalo ed è
diventata imbarazzante per l'Italia che tuttavia gode dell'appoggio delle
gerarchie ecclesiastiche che lo proteggono e lo sostengono in cambio dei
cospicui finanziamenti che il Vaticano riceve e sopratutto della
clericalizzazione della legislazione su punti fondamentali come la nascita,
la morte, la sessualità, la donna, la scuola. Il cinismo di questo scambio
del cattolicesimo con il berlusconismo è scandaloso e non c'è eccesso
amorale della destra italiana e del suo leader che riesca a turbare la
gerarchia e schiodare i cardinali
dalla loro alleanza.
Se da un lato c'è l'alleanza destra-vaticano dall'altro lato l'opposizione
presente in parlamento ha rinunziato a qualsiasi rivendicazione di laicità
in campi fondamentali come la scuola ed ha un atteggiamento non di critica e
di richiamo ai valori del Risorgimento e della autonomia dello Stato ma di
concorrenza. Offre alla Chiesa di più e di meglio di quanto Berlusconi oggi
garantisce ai cattolici italiani.
L'Italia è un paese concordatario a sovranità limitata. Limitata dal
Concordato che gli impone degli obblighi pesanti che ne limitano
l'autonomia. Nonostante il chiaro orientamento laico e progressista della
Costituzione l'articolo 7 costituisce la palla di piombo che tiene
prigioniero il Paese. Bisognerebbe abolire l'art.7, una cosa richiesta anche
dalla parte più illuminata del cattolicesimo ma che tuttavia non troverà
alcun riscontro negli imminenti rimaneggiamenti della Costituzione che
probabilmente porteranno ad un aggravio dei pesi della tutela religiosa
sulla politica italiana.
Non possiamo che essere insoddisfatti. L'Italia affonda nel materialismo
del connubio cinico destra-chiesa basato su scambi e sul mantenimento ed
estensione del potere. Tutto si può dire della Chiesa Cattolica tranne che
sia oggi una centrale di spiritualità in grado di aiutarci a venire fuori
dalle gravi difficoltà che ci affliggono. I documenti della Cei
apparentemente preoccupati per le questioni del lavoro, del salario, dello
sviluppo, del Mezzogiorno in effetti sono soltanto pezzi di carta ai quali
non viene attribuito alcun reale significato. Quello che conta per il
Vaticano è la gestione dei suoi rapporti con Berlusconi e la sua cricca al
potere.
La legittimazione che la Chiesa ha fatto delle oligarchie dominanti in
Italia e la sua alleanza con esse hanno contribuito non poco alla crisi
che stiamo vivendo che è certamente una crisi economica ma che si alimenta
dall'assenza di valori, di prospettive, di centri di coesione capaci di dare
orizzonti e traguardi.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Thursday, September 22, 2011 8:44 PM
Subject: Italia: sciopero generale politico
Sciopero generale politico
Prima di addentrarci nel calvario alla cui fine c'è il default dell'Italia
per poi fare soltanto scioperi di protesta del tutto inconcludenti e di mera
disperazione come quelli greci bisognerebbe fare uno sciopero generale
politico per chiedere le dimissioni del governo e per attaccare le
istituzioni internazionali che puntano all'annichilimento dell'Italia.
Italia che deve essere punita per non avere voluto la privatizzazione
dell'acqua e la costruzione di centrali nucleari e per avere osato stipulare
accordi nel campo energetico con la Libia e la Russia ed avere in qualche
modo avuto perplessità per l'aggressione imperialistica alla Libia.
Per l'Italia è stata decisa una lenta agonia alla fine della quale sarà
come l'Argentina, una nazione dotata di grandi risorse naturali con una
classe di miliardari padroni di centinaia di miliardi depositati all'estero
ma che ha ridotto il suo ceto medio all'elemosina ed alla fame. Migliaia di
persone sono stati ridotte a diventare raccoglitori di cartone e di carta
per rivenderli ed acquistare un pò di pane. Persone che stavano
relativamente bene ma che quando si sono presentate alla loro banca per fare
un prelievo o riscuotere la pensione o lo stipendio hanno trovato muri
costruiti nella notte che ne ostruivano l'ingresso.
Oggi i killers dei poteri internazionali che hanno fatto pollice verso per
l'Italia hanno declassato sette tra le più importanti banche. Ieri è stata
declassata la Fiat ed il debito pubblico italiano ha perso quattro punti e
costerà molto più caro contrarlo. Il governo è nel pallone ed è afflitto da
una contraddizione che lo paralizza. In effetti la coltellata alla schiena
è arrivata all'improvviso alla fine di giugno e fino ad allora sembrava che
navigassimo in acque tranquille.
Oggi una indecente Camera dei Deputati ha salvato dall'arresto Milanese
ritenendo con ciò di salvare se stessa attraverso la conferma della
maggioranza di governo. Si è messa la coda tra le gambe quando Feltri ha
avvertito i peones che avrebbero perso 15 mila euro al mese di prebenda e
tutto il resto se avessero votato per l'arresto di Milanese e quindi per la
crisi. Non sappiamo che cosa ci aspetta oggi pomeriggio o domani. Oramai si
vive giorno per giorno.
Dal momento che il Parlamento non vuole disarcionare il governo e mandarlo
a casa qualcuno deve farlo. Non lo farà il Presidente della Repubblica che
non intende chiedere a Berlusconi di dimettersi e ne subisce
l'impresentabilità e la squalifica internazionale che non riesce più a
compensare neppure con pesanti servizi all'imperialism come la guerra alla
nostra alleata Libia.
Solo uno sciopero generale politico contro il governo e contro la
speculazione può creare le condizioni per una discontinuità politica. Ma le
forze dell'opposizione e le centrali sindacali non sono qualificate
moralmente per dirigere questo sciopero. Il PD è liberista ed atlantista
come la destra che sorregge il governo e le confederazioni sindacali hanno
firmato accordi con la Confindustria contro gli interessi dei lavoratori. La
sinistra comunista ed i sindacati di base potrnno fare qualcosa ma sono
deboli. Insomma il paese non ha la guida necessaria per combattere e
sconfiggere questo governo e la destra che lo sorregge. Eppure lo sciopero
generale politico si deve fare lo stesso. Magari i dirigenti scaturiranno
dal movimento che si creerà. L'alternativa allo sciopero politico è una
agonia sempre più dolorosa che getterà nella più nera miseria i lavoratori i
pensionati e le loro famiglie.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, October 02, 2011 8:28 PM
Subject: "Soldi, soldi veri!" (Marcegaglia)
"Soldi, soldi veri!"
Il Presidente Napolitano non ha gradito il manifesto a pagamento fatto
dall'industriale Della Valle contro i politici italiani ed ha ammonito a non
attaccare la politica. Per quanto risulti sorprendente e fuori tempo massimo
la presa di distanza di un industriale dalla politica non mi riconosco
nella reprimenda di Napolitano che non può difendere l'indifendibile senza
una sola parola di autocritica per la degenerazione morale che travolge il
Parlamento ed in essa la Casta degli Oligarchi in grande parte consapevoli
yesman del Grande Corruttore Berlusconi al quale non ha mai rimproverato una
condotta di vita riprovevole e scandalosa e tale da danneggiare il decoro
dell'Italia. Non rientra nei poteri del Presidente della Repubblica
rimproverare o contestare il Presidente del Consiglio? Rientra nei suoi
poteri quando il comportamento di questo diventa pregiudizievole per gli
interessi dello Stato e per la pubblica moralità. Ma Napolitano ha sempre
fatto opera di copertura costituzionale dell'operato di Berlusconi e del suo
governo, ha firmato a tamburo battente tutte le leggi che questi gli ha
proposto e che mai avevano avuto una seria discussione in Parlamento che si
è quasi sempre limitato a votare la fiducia in uno scandaloso svuotamento
dei suoi poteri che hanno indebolito la democrazia italiana.
Certo gli industriali italiani da Marchionne alla Marcegaglia a
Montezemolo allo stesso Dalla Valle non hanno le carte in regola per
contestare il governo ed i titoli per chiedere di sostituirlo. Per quindici
anni si sono spellati le mani nei Convegni ad applaudire in Berlusconi il
loro uomo e si sono limitati a spremerlo, a chiedere leggi di riduzione o
abolizione dei diritti dei lavoratori, a chiedere soldi, "soldi veri" come
reclamava la signora Marcegaglia. La Confindustria italiana è infognata in
un fitto reticolo di affari con gli uomini al potere e sta partecipando con
le privatizzazione ad una grande opera di sventramento e di spoliazione
dello Stato. Non ha alcuna ragione di lamentarsi di Berlusconi. Negli ultimi
quindici anni la fetta di PIL degli industriali e delle rendite è
aumentata del 15 per cento segnando un impoverimento senza precedenti dei
redditi da lavoro . Lo stesso Della Valle si è arricchito come un Creso
sfruttando i lavoratori delle sue aziende. Ma da tempo è più un uomo di
finanza e di banche che un imprenditore con interessi che si estendono negli
USA in modo cospicuo.
I
l progetto degli industriali
italiani sembra quello di proporsi come alternativa per la successione a
Berlusconi. Questo progetto non è ostacolato dal PD che si propone come
personale politico in grado di realizzare gli scopi della Confindustria.
Letta ha dichiarato che il programma del PD consiste nel realizzare i punti
della lettera della BCE che sono più o meno gli stessi di quelli proposti
dalla Marcegaglia. Insomma la cordata degli industriali e la cordata del PD
si propongono di fare le stesse cose con più efficienza e meglio di come la
cordata di Berlusconi è riuscita a fare. A Berlusconi rimproverano ritardi
ed incertezze. E' incredibile ma PD ed industriali hanno lo stesso
programma di spoliazione dell'Italia dei lavoratori e del welfare.
Interpretano le direttive che vengono da oltreoceano e dall'Unione
Europea. In atto c'è una contestazione forte a Wall Street degli "indignati"
americani che protestano per l'aumento e la diffusione della povertà e nello
stesso tempo di concentrazione di ricchezza nella mani di pochi. Diceva
Moore che 400 miliardari americani hanno più soldi di 150 milioni di
persone!
Anche in Europa si vuole inasprire ed approfondire un abisso tra ricchi e
poveri. Come negli USA e si vuole lo Stato ridotto ad una larva di se stesso
ed incapace di svolgere i servizi che dalle origini della storia del mondo
ad oggi ha sempre svolto in tutte le civiltà da quella sumera a quella
ateniese: Imporre tasse, erogare servizi, garantire la sicurezza.