RASSEGNA STAMPA
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Nell' immaginario collettivo Calabria e Sicilia sono regolarmente assimilate alla ' ndrangheta e alla mafia, con effetti devastanti nella percezione di sé che si offre alle giovani generazioni. «Palermo e la Sicilia hanno bisogno di recuperare la loro identità e la loro storia, che non è il risultato solo di stragi e crimini ma anche delle lotte che le hanno contrastate». Umberto Santino
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Su questa base si fondano visioni come
sicilianità e sicilitudine, sinonimi di insularità e di irredimibilità.
Storicamente e culturalmente la Sicilia più che un'isola è stata un
crocevia, il succedersi delle colonizzazioni si spiega con il fatto che essa
era al centro del Mediterraneo, che per secoli ha rappresentato il cuore
della civiltà occidentale e i siciliani non sono gli eredi degli abitanti
primigeni ma il frutto di una mescolanza di etnie e di culture. Tali visioni
richiamano modelli esistenziali e comportamentali diffusi, fondati sull'immodificabilità
dello stato di cose esistenti. Si potrebbe parlare di una sorta di sindrome
depressiva di massa, all'insegna dell'alterità e dell'inferiorità ("sicilianite"),
facilmente diagnosticabile; capita di sentire quotidianamente affermazioni
come: "i siciliani siamo fatti così", che sottintendono che tutto quello che
accade altrove è positivo, in ogni caso "normale", in Sicilia tutto è
negativo e "anormale".
Si appaia allo stereotipo sicilianità-sicilitudine, lo stereotipo
sicilianista, una vera e propria ideologia mafiosa o filomafiosa, secondo
cui la Sicilia deve tutti i suoi mali all'esterno, allo Stato centrale e
tutti i siciliani dovrebbero unirsi nella richiesta di aiuti, a riparazione
di torti storici e attuali, in varie forme, dai fondi speciali alla
concessione di poteri speciali. Sotto questa bandiera si è sviluppato in
Sicilia il separatismo, fortemente intriso di interessi mafiosi, ispirato a
un interclassismo che strumentalizzando disagi e bisogni diffusi si è sempre
risolto a vantaggio dei soggetti dominanti. Storicamente questo schema,
falsamente liberatorio, è stato incrinato e accantonato dalle mobilitazioni
popolari quando, per esempio con le lotte contadine, hanno assunto programmi
e moduli organizzativi fondati sull'autonomia e non sulla dipendenza dagli
interessi consolidati.
Se si vuole parlare di cultura siciliana, si deve necessariamente riscontrare al suo interno la presenza dei codici comportamentali mafiosi ma pure quella di idee e pratiche antimafiose, senza ricorrere nell'un caso e nell'altro a mitizzazioni. Nella storia della Sicilia c'è stata e c'è la mafia e c'è stata e c'è l'antimafia. La realizzazione di un'alternativa concreta deve partire da questa consapevolezza, al di là di illazioni generalizzanti e di pessimismi o ottimismi infondati.